SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale. Prof. MICHELE SABATINO PARTE II

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1 SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO PARTE II

2 La teoria delle scelte collettive Nei sistemi democratici ad economia miste le decisioni economiche vengono prese attraverso due meccanismi di scelta: il mercato o il processo politico. In particolare le decisioni che riguardano il prelievo e la spesa pubblica fanno parte del secondo processo di scelta. Nella realtà, i processi decisionali presenti in una collettività sono complessi: elettori, partiti politici, legislatori, l'amministrazione e gruppi di pressione ne sono gli attori, ed è bene notare che ciascun attore tende a massimizzare la propria funzione obiettivo. Dal punto di vista pratico la teoria si interessa di individuare i meccanismi su come: interessi, preferenze e giudizi di numerosi individui che compongono una collettività, possono essere aggregati in una decisione collettiva il cui risultato finale dipende: dalle informazioni possedute, dalle interazioni dei diversi attori e dalle regole vigenti. 1

3 La teoria delle scelte collettive La teoria delle scelte collettive può perciò essere definita come lo studio economico di decisioni prese al di fuori del mercato o, l'applicazione di metodologie di teoria economica ad argomenti di tipo politico (esempio la distribuzione della ricchezza al fine di massimizzare il benessere della collettività). I meccanismi di aggregazione, sono di varia natura in funzione di ciò che si vuole aggregare: interessi economici o opinioni politiche; ovvero in base al fine: massimizzare il benessere collettivo o massimizzare il consenso collettivo.

4 La teoria delle scelte collettive La teoria economica delle scelte collettive studia il modo in cui le decisioni individuali si trasformano in scelte pubbliche. L economia ha seguito una duplice impostazione: 1. La teoria delle votazioni fa riferimento alle procedure di voto proprie di quegli organi collegiali da cui normalmente scaturiscono gli obiettivi per gli interventi di politica economica. 2. La teoria assiomatica delle scelte sociali fa riferimento a una serie di teoremi che esplorano sistematicamente le proprietà di tutte le regole concepibili di scelta di un comitato per verificare se esse soddisfano certe caratteristiche assiomatiche considerate desiderabili.

5 Le regole delle scelte collettive nelle società democratiche Le scelte pubbliche nelle società democratiche si formano o attraverso decisioni assunte direttamente dagli individui su cui l esito delle scelte ricade (democrazia diretta) o da loro rappresentanti (democrazia indiretta). Ai nostri fini una comunità/comitato di cittadini è quindi definito come un gruppo di persone che perviene a una scelta tra più alternative attraverso il voto. Come si vota? Chi propone le diverse alternative sottoposte a votazione? In che ordine vengono sottoposte alla votazioni?

6 DEMOCRAZIA DIRETTA Voto all unanimità Se la decisione di produrre un bene pubblico e di ripartirne il finanziamento venisse assunta sottoponendo a votazione le diverse alternative e si raggiungesse su una di queste l unanimità, il risultato sarebbe efficiente. Il metodo di Lindahl, ad esempio, consente di raggiungere un accordo unanime sulla fornitura del bene pubblico puro stabilendo anche in che misura ciascun individuo debba contribuire.

7 DEMOCRAZIA DIRETTA Voto all unanimità Ipotizzando che ciascuno dichiari correttamente le proprie preferenze, Lindhal ha proposto un modello di decisione all unanimità: ogni individuo vota per la stessa quantità di bene pubblico ma paga un prezzo/tassa diverso (prezzo di Lindahl). Problema: non sempre gli individui esprimono correttamente le proprie preferenze.

8 Il teorema di Lindahl Il MODELLO DI LINDAHL mostra le combinazioni di prezzo/imposta e livello di fornitura di bene pubblico decise all unanimità. Ipotizziamo due individui (Adamo ed Eva) e un solo bene (r). Indicando con SA la quota di Adamo e SE la quota di Eva all aumento del prezzo/contributo di Adamo questo chiederà una quantità di r minore e viceversa. La distanza verticale dall origine O misura il prezzo di Lindahl. Analogamente per Eva la sua quota aumenterà al ridursi del prezzo di Lindahl e cioè dalla distanza dall origine O. E evidente l analogia con i prezzi di mercato e la domanda di mercato di un bene. L equilibrio è dato dall insieme di prezzi di Lindahl tali per cui ogni individuo vota per la stessa quantità di bene pubblico r*.

9 DEMOCRAZIA DIRETTA Voto all unanimità Immaginiamo che l autorità decida Il MODELLO DI LINDAHL mostra le combinazioni di prezzo/imposta e livello di fornitura di bene pubblico decise all unanimità. La domanda fondamentale è: Come raggiungere l equilibrio? di imporre un certo prezzo/imposta. In base alle loro rispettive curve di domanda, Adamo ed Eva votano per il numero di bene pubblico che desiderano. Se l accordo non è unanime, l autorità stabilisce un altro prezzo/imposta e il processo continua sino a che Adamo ed Eva scelgono la stessa quantità di bene pubblico (nella Figura r*). In questo modo la determinazione della quantità di bene pubblico avviene in modo abbastanza simile a quello del mercato. Come per il mercato, anche in questo caso si può dimostrare che l allocazione è Pareto-efficiente.

10 DEMOCRAZIA DIRETTA Voto all unanimità Il procedimento proposto da Lindahl ha però due problemi. In primo luogo, assume che gli individui esprimano sinceramente le loro preferenze: se Adamo riesce a indovinare il prezzo massimo che Eva è disposta a pagare per avere i beni pubblici e non rimanere senza, può costringerla a quella allocazione. Ciò vale anche per Eva. Se adottano un comportamento strategico è probabile che Adamo ed Eva non raggiungano mai l equilibrio di Lindahl. In secondo luogo, è probabile che ci voglia molto tempo per trovare il prezzo/imposta che soddisfi entrambi. Se si tiene conto che le decisioni importanti coinvolgono molti individui e che per ottenere il consenso di ciascuno si devono sostenere costi elevati, il voto all unanimità può risultare un sistema molto lungo e costoso.

11 DEMOCRAZIA DIRETTA Voto a maggioranza Poiché l unanimità è difficile da raggiungere, sono preferibili i sistemi che non richiedano l unanimità e per i quali è sufficiente la votazione a maggioranza. In questo sistema, una proposta viene approvata se si pronuncia a favore la metà più uno dei votanti. E il sistema più usato nelle decisioni collettive.

12 Il paradosso del voto Ma le votazioni a maggioranza, purtroppo, non danno sempre risultati così netti. Ci sono casi in cui anche se le preferenze di ogni singolo votante sono coerenti, quelle della comunità non lo sono. Questo fenomeno prende il nome di paradosso del voto. Es: Presenza di tre cittadini devono votare per tre livelli di fornitura A, B e C

13 Confronto a coppie Tra A e B e tra B e C vince sempre B Paradosso del voto - Problemi: Manipolazione dell ordine del giorno Ciclicità delle decisioni Sistema delle preferenze degli individui Tra A e B Vince A - Tra B e C Vince B - Tra C e A Vince C

14 Ciclicità del voto Un altro problema che si verifica in queste circostanze è che la collettività può andare avanti all infinito senza che venga presa una decisione definitiva. Se i cittadini sono chiamati a decidere tra A e B, vince A. Se C viene opposto ad A vince C, ma se B viene opposto a C, vince B e si può continuare così all infinito. In questo caso si parla di ciclicità del voto.

15 Preferenze unimodali vs. preferenze bimodali Un picco nelle preferenze di un individuo è quel punto che si trova più in alto rispetto a tutti i punti adiacenti Un individuo ha Preferenze unimodali se, man mano che si allontana dall esito che preferisce, il suo beneficio cala costantemente. Un individuo ha invece, Preferenze bimodali se, allontanandosi dalla soluzione che preferisce, il suo beneficio prima diminuisce e poi aumenta.

16 Preferenze unimodali vs. preferenze bimodali Cosimo e Giorgio: Preferenze unimodali Eliana: Preferenze bimodali Generalmente sono le preferenze di Eliana che creano situazioni di paradosso del voto.

17 Il teorema dell elettore mediano L elettore mediano è l individuo le cui preferenze occupano la posizione intermedia nell insieme delle preferenze di tutto il gruppo, cioè metà degli elettori vorrà una quantità maggiore di quel bene rispetto all elettore mediano e l altra metà ne vorrà una quantità minore (se ipotizziamo di mettere a votazione solo la quantità di bene da produrre). Il teorema dell elettore mediano afferma che se tutte le preferenze sono unimodali il risultato di una votazione a maggioranza rifletterà la preferenza espressa dall elettore mediano.

18 Il teorema dell elettore mediano Es. Livello di Spesa preferito Passaggio da 0 a 5 approvato da tutti Passaggio da 5 a 100 approvato da 4/5 Passaggio da 100 a 150 approvato da 3/5 Passaggio da 150 a 160 non approvato (solo 2/5 votano sì)

19 Lo scambio dei voti Un limite del sistema di votazione a maggioranza semplice è che non consente agli individui di esprimere quanto stia loro a cuore un certo problema. Il fatto che un votante abbia solo una leggera preferenza per una delle alternative, oppure ci tenga moltissimo, non influisce sul risultato finale. Con lo scambio dei voti è possibile però che i votanti riescano a esprimere quanto tengono a una certa proposta convincendo gli altri votanti a votare per una loro proposta in cambio di un voto in altra votazione (vedi le votazioni in sede di Consiglio UE tra Stati membri) Tuttavia alcuni sostengono che lo scambio di voti possa far prevalere sempre interessi particolari con l approvazione di progetti privi di benefici per la collettività e spesso costosi.

20 Lo scambio dei voti Lo scambio dei voti può portare alla costituzione di maggioranze di voto (coalizioni) che procurano vantaggi a gruppi di votanti e il cui costo ricade sulle minoranze. Quindi malgrado il voto di scambio consente di raggiungere un risultato più efficiente rispetto al voto a maggioranza non sempre questo accade. Il tutto dipende anche dal beneficio totale netto.

21 Il teorema dell impossibilità di Arrow Il premio Nobel Kenneth Arrow (1951) ha sostenuto che, in una società democratica, il metodo di scelta collettiva debba soddisfare i seguenti criteri (assiomi): Completezza: stabilire una graduatoria tra tutti i risultati possibili. Condizione del dominio universale (unrestricted domain): la società dovrebbe darsi un apparato normativo sufficientemente generale e capace di risolvere tutte le possibili controversie, evitando di dover modificare la norma quando si presentano particolari configurazione di preferenze dei cittadini. La generalità richiesta è assicurata solo dalla considerazione di tutte le possibili costellazioni delle preferenze individuali.

22 Il teorema dell impossibilità di Arrow Condizione del principio di Pareto debole o dell unanimità: L ordine di preferenza della società deve riflettere quello degli individui. Condizione dell indipendenza dalle alternative irrilevanti: l ordine di preferenza che la società assegna alle alternative A e B deve dipendere solo dalle preferenze dei votanti riguardo ad A e B. Esemplificando, l ordine di preferenza in cui una società colloca le spese per la difesa e per la cooperazione internazionale non deve dipendere da come gli individui ordinano queste alternative rispetto a una terza, per esempio le spese per la ricerca sull AIDS Condizione di non dittatorialità: le preferenze della società non devono riflettere solo le preferenze di un singolo individuo.

23 Il teorema dell impossibilità di Arrow Nel loro complesso questi criteri sembrano abbastanza ragionevoli, ma la sorprendente conclusione a cui giunge Arrow è che, in generale, è impossibile trovare un metodo di decisione che li soddisfi tutti. Questo teorema mette in dubbio la possibilità per i sistemi democratici di funzionare. James Buchanan: aspetto positivo è la formazione di maggioranze mutevoli che attraverso il voto maggioritario adottano scelte provvisorie e sperimentali sottoposte a verifica continua.

24 La democrazia rappresentativa Per quanto sinora abbiamo detto sui sistemi di votazione, il punto di partenza è una visione dello Stato poco realistico. Si tratterebbe di un enorme computer che raccoglie le preferenze dei cittadini e le utilizza come informazioni per produrre decisioni sociali. Lo Stato non ha un interesse proprio, è neutrale e benevolente. In realtà lo Stato è fatto di individui (politici, giudici, burocrati ecc...) e un modello realistico di decisione collettiva deve studiare gli obiettivi e i comportamenti di chi ha il compito di governare. Di seguito, prenderemo in considerazione alcuni modelli di forme di governo in cui le motivazioni e i comportamenti di chi dirige (politici) sono mirati alla massimizzazione dell interesse personale.

25 I politici: il teorema dell elettore mediano Il teorema dell elettorato mediano torna utile per spiegare il comportamento dei rappresentanti (politici) e come giungono a occupare la loro posizione politica. Considerando due candidati/partiti e le preferenze dei votanti siano unimodali i votanti distribuiranno i loro voti in modo di massimizzare la loro utilità, mentre i candidati massimizzeranno il numero di voti ricevuti. Il politico che intende massimizzare i voti adotta il programma preferito dall elettore mediano, cioè dal votante che si trova esattamente al centro della distribuzione delle preferenze. Nella figura successiva si illustra una distribuzione ipotetica tra due schieramenti politici progressista e conservatore. Il candidato Bianchi (progressista) adotta una posizione M, nel punto mediano, e il candidato Bruni (conservatore) una posizione S più a destra. Poiché i votanti avranno preferenze unimodali voteranno il candidato che massimizzi la loro utilità.

26 I politici: il teorema dell elettore mediano Bruni: si mette su S e prende i voti a destra di S e parte di quelli tra S ed M Bianchi: si mette su M prende i voti a sinistra di M e parte di quelli tra S ed M

27 Il sistema politico bipolare Il sistema politico bipolare risulta quindi più stabile, nel senso che entrambi i poli tendono a posizionarsi verso il centro. Tuttavia visto che le preferenze politiche non possono essere ordinate secondo un unico schieramento (l elettore mediano sarà diverso a seconda del tema politico), il teorema dell elettore mediano non vale più. L identità dell elettore dipende dal tema in oggetto. A volte inoltre la personalità del candidato può influire sull elettore così come l ideologia o sua volta il politico può influire sulle scelte degli elettori. Inoltre coloro che si posizionano all estremo potrebbero decidere di non votare. E ancora vi sono costi per l acquisizione dell informazione per votare: costi elevati e percezione di non influire sulla votazione possono indurre il cittadino a non votare.

28 I burocrati: il teorema di Niskanen Le leggi o le decisioni approvate dai politici devono poi essere concretizzate dai funzionari pubblici (burocrati). Uno Stato non può funzionare senza burocrazia. Tuttavia spesso la burocrazia non realizza i desideri e le decisioni dei cittadini e dei loro rappresentanti. Niskanen (1971) sostiene che se in un impresa privata l incentivo a rendere più redditizia e efficiente è data dal salario, in un soggetto pubblico l interesse del burocrate è dato dalla reputazione, dal potere, dal clientelismo e non dal miglioramento salariale (lento e difficile da ottenere). Il potere e lo status sono in relazione diretta con la dimensione del bilancio a disposizione del funzionario/dirigente il quale mira a massimizzarlo.

29 I burocrati: il teorema di Niskanen Q: output della burocrazia V: Valore dell output Q dal legislatore (pendenza di V: utilità marginale sociale dell output) C: Costo totale (La pendenza è il costo marginale per ogni unità di output). Alla fine il burocrate sa che il legislatore accetterà l aumento dei costi totali fino al raggiungimento del valore dell output (C=V) e quindi convincerà il politico a proporre un livello Qbc finché i costi eguaglino l utilità. Tuttavia questo valore sarà inefficiente. Il livello più efficiente è quello invece in cui il costo marginale sociale eguagli il valore marginale per ogni unità di output Q* e in cui le pendenze siano uguali.

30 I burocrati: il teorema di Niskanen Il burocrate quindi presenta la sua proposta al politico come o tutto o niente. Purtroppo il vantaggio informativo del funzionario rispetto al politico porta inevitabilmente ad accettare. E compito del legislatore quindi assumere informazioni tali da trovare soluzioni più efficienti. (Competenza della classe politica) A questi bisogna aggiungere i Gruppi di pressione. Si tratta di in un triangolo tra burocrati, gruppi di pressione e rappresentanti (triangolo di ferro) che determina le scelte, laddove i cittadini non hanno sufficienti informazioni o forza per opporsi: Benefici concentrati e Costi diffusi.

31 La crescita della spesa pubblica Molti dei problemi relativi alle decisioni politiche sono sorte con l estensione del ruolo e del peso dello Stato nell economia.

32 La crescita della spesa pubblica La crescita della spesa pubblica è stata spiegata in più modi non necessariamente alternativi. La prima è che la spesa pubblica è espressione delle preferenze dei cittadini. Supponiamo che la domanda di beni e servizi pubblici (G) del votante mediano sia funzione del Prezzo relativo dei beni e dei servizi pubblici (P) e del Reddito (I) G = f (P, I ) I modi in cui una simile funzione di domanda di beni pubblici G porta a un incremento delle percentuali di reddito devolute al settore pubblico sono molti. 1. L elasticità della domanda rispetto al reddito è maggiore di 1 ovvero che, all aumentare del reddito di una certa percentuale, la quantità di beni e servizi pubblici domandati aumenta di una percentuale maggiore. 2. L incremento della percentuale di risorse gestite dal settore pubblico può verificarsi se l elasticità della domanda rispetto al prezzo di G è minore di 1 e P aumenta nel tempo.

33 La crescita della spesa pubblica Nell approccio marxista l aumento della spesa pubblica è intrinseco al sistema politico: il settore privato tende alla sovrapproduzione e lo Stato, controllato dai capitalisti, aumenta la spesa per assorbire questa produzione. Questo avviene in genere aumentando sia le spese militari sia la spesa per i servizi sociali. Quest ultima componente servirebbe anche per controllare il malcontento della classe operaia. Si sostiene, inoltre, che l aumento della spesa non sia sostenibile finanziariamente e che lo Stato capitalista sia destinato a crollare. Connessione tra sistema economico e sistema politico

34 La crescita della spesa pubblica In antitesi alle teorie che spiegano l incremento dell intervento statale come fatto inevitabile, vi sono quelle che considerano il fenomeno una conseguenza di eventi fortuiti. In periodi normali la spesa pubblica cresce solo moderatamente, ma possono verificarsi eventi esterni, come per esempio la guerra, che richiedono livelli di spesa pubblica maggiori e nuovi metodi di finanziamento. Al termine della crisi, però, la spesa pubblica si mantiene al nuovo livello per inerzia. Peacock e Wiseman hanno spiegato così l evoluzione della spesa pubblica e hanno definito questo fenomeno effetto spiazzamento.

35 La crescita della spesa pubblica Infine, si sostiene che la spesa pubblica aumenti perché gli individui a basso reddito ricorrono al sistema politico affinché il reddito venga ridistribuito a loro favore: i politici ottengono i voti di chi ha un reddito pari o inferiore a quello mediano offrendo benefici che impongono un costo netto a coloro i cui redditi sono superiori a quello mediano. Finché il reddito medio supera quello mediano, i politici sono incentivati ad aumentare il grado di ridistribuzione del reddito operato dallo Stato. Questa teoria ha un limite, in quanto non considera i metodi utilizzati dallo Stato per ridistribuire il reddito. Se fosse corretta, la maggior parte dei trasferimenti di reddito dovrebbe essere diretta ai meno abbienti e dovrebbe assumere una forma che massimizzi il loro benessere, cioè, dovrebbe trattarsi di trasferimenti diretti in contanti. Invece, l impatto dell intervento pubblico sulla distribuzione del reddito non è chiaro e può accadere che la spesa pubblica favorisca le classi di reddito medio-alto.

36 La crescita della spesa pubblica Esiste infatti un altra teoria sul ruolo dello Stato nella ridistribuzione del reddito: Stigler (1970) sostiene che «La spesa pubblica ha come principale beneficiario la classe media ed è finanziata dalle imposte in massima parte a carico di poveri e ricchi». Questi punti di vista necessariamente non si escludono a vicenda, perché i programmi di trasferimento a favore di classi di reddito diverse possono senz altro coesistere, e il nocciolo della questione è ciò che li accomuna: le coalizioni politiche, i gruppi di interesse e i burocrati si votano i programmi a vicenda, aumentandone sempre più le dimensioni.

37 Tenere sotto controllo la Spesa Pubblica Tenere il Bilancio sotto controllo non è un problema per chi è convinto che le scelte fiscali del settore pubblico rispondano ai bisogni dell elettore mediano, mentre lo è per chi percepisce il crescente intervento statale come sintomo di debolezza e/o di spiazzamento dell economia. Sul ruolo dello Stato si distinguono due posizioni. Secondo alcuni una quota rilevante delle spesa pubblica non è controllabile o almeno è rigida (impegni già assunti, diritti acquisiti, ect..). Secondo altri i programmi pubblici possono essere ridotti e il problema è delle istituzioni pubbliche che gestiscono tali programmi. Ecco alcuni rimedi: a) Cambiare gli incentivi alla burocrazia (legare il salario ai risultati o esternalizzare i servizi, privatizzare) b) Cambiare il processo di determinazione del Bilancio (creare vincoli o limitazioni vincoli costituzionali al pareggio di Bilancio). Spesso però molte variabili macroeconomiche sono incerte ex-ante e quindi il pareggio non è facile assicurarlo vista l evoluzioni di grandezze economiche esogene.

38 La ridistribuzione del reddito: aspetti teorici

39 E questione di cui si devono occupare gli economisti? La prima questione da affrontare è se la distribuzione del reddito rientri nella sfera di competenza degli economisti, dal momento che non esiste un opinione generalmente condivisa sull argomento. La risposta al quesito su quale dovrebbe essere la giusta distribuzione del reddito richiede giudizi di valore, sui quali non si può trovare un accordo in base a un metodo scientifico. Pertanto, alcuni sostengono che, poiché il dibattito sulle questioni riguardanti la distribuzione del reddito non si può condurre secondo i criteri di oggettività che caratterizzano l economia come scienza, gli economisti dovrebbero limitarsi ad analizzare i problemi sociali esclusivamente in termini di efficienza (Kristol, 1980).

40 E questione di cui si devono occupare gli economisti? Questo approccio ha due limiti: La teoria dell economia del benessere dimostra che l efficienza, da sola, non è sufficiente per valutare una data allocazione delle risorse. Quando si confrontano allocazioni alternative delle risorse devono essere presi in considerazione criteri diversi dall efficienza. E possibile sostenere che la discriminante sia l efficienza, ma questo è già di per sé un giudizio di valore. I politici sono interessati alle implicazioni in termini di distribuzione del reddito delle loro decisioni. Se gli economisti eludono la questione, i politici finirebbero per sottovalutare gli aspetti relativi all efficienza, decidendo solo in base a criteri di equità distributiva.

41 Cause dell ineguaglianza del reddito da lavoro Intelligenza Applicazione Salute Istruzione Decisioni di matrimonio Discriminazioni di sesso o razza Previdenza sociale Fortuna Molti economisti sostengono che oggi le principali differenze salariali sono dovute alle innovazioni tecnologiche e all incremento del rendimento dell istruzione con un gap tra professioni di alto profilo e professioni di basso profilo.

42 L interpretazione dei dati sulla disuguaglianza Quale variabile economica (reddito o consumo) è più adatta a rappresentare il benessere degli individui? Il consumo non è soggetto alle fluttuazioni di breve periodo del reddito ed è anche meno influenzato dal ciclo di vita. E più stabile del reddito. Il consumo riflette non solo le concrete opportunità di spesa ma anche le preferenze. La scelta tra consumo e reddito dipende anche dalla disponibilità dei dati Se si considera il reddito lordo non si tiene conto degli effetti redistributivi delle imposte Il reddito censito non include i trasferimenti in natura (sovrastima) Il reddito viene misurato su base annua (sovrastima dovuta all eterogeneità demografica Quale unità di analisi (famiglia o individuo) è più appropriata? La famiglia è preferibile in quanto punto di riferimento del benessere individuale; il riferimento al singolo individuo comporterebbe l attribuzione di reddito a nullo a soggetti (casalinghe, bambini) che godono di benessere a livello familiare. Definire l aggregato famiglia Quali criteri consentono di rendere omogenei i confronti tra famiglie con diverse caratteristiche socio-demografiche? La scala di equivalenza è un insieme di coefficienti che consente di confrontare il benessere di famiglie non omogenee (componenti, figli minori, portatori handicap). In Italia è utilizzato l ISE (Indicatore della Situazione Economica)

43 Misure di disuguaglianza Una delle più antiche misure di disuguaglianza è la curva di Lorenz che individua la quota del reddito totale posseduta da frazioni (decili) cumulate della popolazione, ordinata per livelli non decrescenti di reddito. Se i redditi sono distribuiti in parti uguali la curva di Lorenz coincide con la retta di equiripartizione; all opposto, se tutto il reddito è posseduto da un solo individuo la curva di Lorenz assume un andamento ad angolo retto, coincidente con l asse orizzontale. La curva di Lorenz rappresenta un ordinamento incompleto: se due curve si intersecano non si può dire quale delle due rappresenti una distribuzione più o meno diseguale.

44 Curva di Lorenz L'area compresa tra la curva così definita e la retta di equidistribuzione (la retta a 45 ) è detta area di concentrazione e può essere utilizzata come base per la definizione di appositi rapporti di concentrazione, di cui l'indice di Gini costituisce un esempio. Maggiore infatti è la concentrazione osservata, maggiore sarà tale area.

45 Indice di Gini Per ottenere un ordinamento completo tra distribuzioni in termini di maggiore o minore disuguaglianza si fa ricorso a indici sintetici. L indice di Gini misura la disuguaglianza di una distribuzione e ha valori tra 0 (equidistribuzione) e 1 (massima disuguaglianza).

46 La povertà: definizioni e misura La misura della povertà presuppone l identificazione dei poveri. Il riconoscimento di tale condizione si basa sulla fissazione di una linea della povertà, cioè una linea di demarcazione tra chi è povero e chi non lo è. Come si definisce la povertà? Povertà relativa: si misurano le risorse economiche di ognuno in relazione a quelle possedute dagli altri. La soglia di povertà è fissata in relazione ad un indice di posizione (media o mediana) della distribuzione dei consumi o dei redditi familiari. Il concetto di povertà relativa può confondersi con la nozione di disuguaglianza. Povertà assoluta: si basa sull individuazione di un paniere di beni e servizi essenziali che garantisce il soddisfacimento di bisogni minimi. Il valore del paniere individua la linea della povertà assoluta. La nozione di povertà assoluta è utilizzata dagli organismi internazionali, possiede un carattere di oggettività e non è influenzata dal ciclo economico. E difficile definire in modo non ambiguo nelle società industrializzate il concetto di sussistenza.

47 Diseguaglianza in Europa 1. Periodo: Indicatore: Rapporto tra quinti di reddito 80% più ricco / più 20% povero 3. Nel periodo la diseguaglianza è cresciuta in generale in Europa e in particolare nei Paesi dell Est, Grecia, Spagna, Danimarca e Italia.

48 Povertà relativa in paesi OECD Periodo: 2006 Indicatore: Percentuale del reddito mediano Otto paesi OECD hanno più del 20% della popolazione che ha meno del 60% del reddito mediano: Australia, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna, UK, USA.

49 La diffusione della povertà, OECD

50 Diseguaglianza in Italia 1. Ripartizione geografica: nel Sud il 34% delle famiglie è nel primo quintile di cui il 18,7% nel primo decile mentre nell ultimo decile di quasi il 27% delle famiglie è residente al Centro-Nord 2. Età: La concentrazione nel primo decile delle famiglie il cui capo famiglia ha meno di 44 e la concentrazione nell ultimo decile delle famiglie con capo famiglia compreso tra i 45 e i Composizione familiare: i nuclei familiari con 5+ figli sono collocati nel quinto decile della distribuzione (13,9%) o addirittura nell ultimo decile (13,9%) a conferma che le famiglie numerose hanno redditi più elevati. Al contrario i singol sono per il 22% nel primo decile.

51 Analisi positiva L analisi positiva studia in quale direzione e misura la finanza pubblica modifica la distribuzione dei redditi operata dal mercato La distribuzione dei redditi è determinata dalla combinazione di due elementi: La disponibilità individuale dei fattori, il capitale umano e il capitale materiale; I prezzi unitari che gli individui riescono ad ottenere per la vendita dei servizi del loro capitale La distribuzione del capitale materiale è determinata dalle condizioni familiari e sociali; la capacità di lavoro di un individuo dipende dalle sue doti innate, dalle capacità acquisite con l istruzione (e con le prestazioni sanitarie) e dalle sue preferenze Le remunerazioni unitarie dei fattori produttivi in un mercato non concorrenziale non dipendono solo dalla produttività marginale ma anche da fattori quali sesso, età, condizione sociale.

52 Politiche correttive Per correggere la distribuzione si può intervenire sia sulla proprietà dei fattori che sulla remunerazione dei fattori Gli interventi sul capitale materiale si esplicano attraverso le imposte sui patrimoni, quelli sul capitale umano prevalentemente con la spesa per l istruzione e la sanità. Gli interventi sulla remunerazione dei fattori avvengono con le imposte progressive e mediante trasferimenti (per esempio con assegni familiari, sussidi di disoccupazione). Lo "stato assistenziale attenua le conseguenze della distribuzione diseguale ma non ne rimuove le cause, tranne che con gli interventi a favore del capitale umano.

53 Analisi Normativa L analisi normativa esamina i criteri per valutare la distribuzione dei redditi esistente in termini di equità e quali interventi redistributivi adottare. Diverse formulazioni della funzione di benessere sociale.

54 La funzione del benessere sociale utilitaristica L economia del benessere assume che il benessere della società dipenda dal benessere degli individui che la compongono. Formalmente, se una società è composta da n individui e l utilità dell i-esimo individuo è Ui con i = 1,, n, il benessere sociale, W, sarà una funzione ( ) delle utilità individuali: W = F (U1, U2,, Un). L Equazione sopra riportata viene talvolta chiamata funzione del benessere sociale utilitaristica, in quanto viene messa in relazione con le teorie dei filosofi utilitaristi del XIX secolo. Data questa funzione del benessere sociale, una variazione di una qualunque Ui accresce W: qualunque cambiamento migliori la condizione di un individuo, senza peggiorare quella di un altro, accresce il benessere sociale.

55 La funzione del benessere sociale utilitaristica additiva Qual è la posizione degli utilitaristi in relazione alla ridistribuzione del reddito da parte dello Stato? Il reddito va ridistribuito a condizione che W aumenti. Per capire meglio, consideriamo un caso particolare dell equazione sopra illustrata, ossia una funzione del benessere sociale additiva: W = U1 + U2, + + Un Se l obiettivo dello Stato è quello di massimizzare il valore di W, può ottenere questo risultato aumentando le risorse di uno qualsiasi degli individui coinvolti, non necessariamente del più povero. Per questo si dice anche che la funzione del benessere sociale utilitaristica addittiva è neutrale da un punto di vista distributivo.

56 La funzione del benessere sociale utilitaristica additiva Nel grafico sono rappresentate le utilità di due soggetti Pietro e Paolo. Le allocazioni di A, B e C si equivalgono. Sul punto D entrambi hanno un livello di utilità inferiore malgrado una distribuzione equalitaria.

57 Questa funzione del benessere sociale ci consente di ottenere risultati non neutrali da un punto di vista distributivo solo se introduciamo alcune assunzioni ulteriori. In particolare se assumiamo che: 1. tutti gli individui abbiano funzioni di utilità identiche che dipendono soltanto dal loro reddito; 2. queste funzioni di utilità presentino un utilità marginale del reddito decrescente, ossia man mano che il reddito di un individuo aumenta, il suo benessere cresce, ma in misura sempre minore; 3. la quantità totale del reddito disponibile sia fissa allora la distribuzione che massimizza W è quella che assegna a ciascun individuo una quota eguale di risorse.

58 Distribuzione ottimale del reddito La distanza OO è la quantità di reddito totale disponibile. Le utilità marginali di reddito sono misurate dalle assi verticali e sono uguali ed entrambe decrescenti nonché speculari. All inizio la distribuzione del reddito è Oa e O a. Se avviene una redistribuzione dal più ricco al più povero l area di utilità del più povero aumenta di abfe che è maggiore della riduzione di utilità del più ricco abdc. L area in grigio cefd rappresenta la crescita dell utilità dovuta alla redistribuzione. Il benessere sociale raggiungere il massimo valore nel punto p* in presenza di redditi uguali.

59 Critiche 1. E impossibile stabilire se persone diverse hanno funzioni di utilità uguali 1.1. L utilità non è misurabile 1.2. Le capacità di consumo sono differenziate 1.3. Potrebbe trattarsi di una posizione etica 2. L utilità marginale del reddito non è necessariamente decrescente 2.1. Se è costante e uguale, la redistribuzione non comporta miglioramenti 3. Produzione e distribuzione non sono separabili 3.1. Le scelte di lavoro sono influenzate da sussidi e imposte 3.2. Trade-off tra efficienza ed equità

60 Il criterio del maxmin Un criterio alternativo di giustizia distributiva è quello utilizzato da Rawls il quale assume che gli individui nella situazione iniziale, quando cioè sono avvolti da un velo di ignoranza e non sanno quale sarà il loro status sociale, manifestino avversione al rischio infinito e scelgano una funzione del benessere sociale basata sul criterio del maximin, in quanto rappresenta una forma di assicurazione contro gli esiti più disastrosi. In altre parole gli individui temendo di finire tra i ceti più deboli sono favorevoli all intervento dello Stato a favore dei più poveri. Il criterio del maxmin, è rappresentato dalla seguente funzione: W = minimo (U1, U2,, Un) In questo caso, il benessere della società dipende unicamente dall utilità dell individuo che sta peggio di tutti. Si parla di criterio del maxmin (massiminimo) perché la collettività ha come obiettivo la massimizzazione dell utilità dell individuo con il minimo livello di utilità. Questo criterio è stato introdotto dal filosofo Rawls nel suo libro intitolato The Theory of Justice.

61 Il criterio del maxmin Il passaggio da A a B non aumenta il benessere collettivo proprio perché in B aumenta quello di Pietro ma rimane invariato quello di Paolo che è il soggetto con la utilità inferiore. Il miglioramento si ha solo da A a C con una variazione dell utilità di Paolo e non di Pietro. Tutto ciò implica che bisogna perseguire la equa distribuzione del reddito accettando però quelle disparità che servono ad accrescere l utilità delle persone che stanno peggio.

62 Redistribuzione Pareto-efficiente La redistribuzione di stampo utilitarista o secondo il criterio del maximin non comporta un miglioramento paretiano. Un tentativo di rendere compatibile la redistribuzione con l'ottimalità paretiana è basato sulla interdipendenza delle funzioni di utilità (Hochman / Rodgers).L utilità delle persone ricche non dipende solo dal loro reddito ma anche dal reddito dei più poveri. Una redistribuzione del reddito può comportare un miglioramento paretiano. Il problema della redistribuzione è riconducibile al concetto di esternalità. L utilità delle persone ricche può dipendere anche dal fatto che i più poveri consumino specifici servizi (redistribuzione in natura) La redistribuzione può essere considerata un bene pubblico: il livello di disuguaglianza all interno della società influisce sull utilità di tutti i cittadini ma è necessaria la coercizione dello Stato per imporre la redistribuzione.

63 Come redistribuire? Lo Stato può effettuare interventi redistributivi sia attraverso politiche di spesa che attraverso lo strumento tributario. Analizziamo le politiche di spesa nella redistribuzione del reddito (welfare state).

64 Beni pubblici e distribuzione del reddito Una buona parte della spesa pubblica è destinata al finanziamento di beni pubblici, ossia a quei beni che possono essere consumati contemporaneamente da più di una persona. Come noto, in questo caso i consumatori non sono incentivati a rivelare quanto valutano i beni pubblici, ma se non conosciamo il valore attribuito a questi beni, come possiamo stabilirne l effetto sulla distribuzione del reddito? In termini monetari, di quanto è aumentato il reddito di ciascuna famiglia? Tutte le famiglie ne hanno tratto beneficio in ugual misura? Se non è così, i poveri ne hanno tratto minor beneficio dei ricchi, o viceversa? Dare una risposta definitiva a questi interrogativi è praticamente impossibile.

65 Trasferimenti in natura vs. trasferimenti monetari Spesso si pensa che i trasferimenti in natura siano programmi rivolti agli individui dal reddito più basso e si pensa esclusivamente all edilizia popolare e alle pensioni sociali. Tuttavia, anche le persone delle classi medio-alte traggono vantaggio dai trasferimenti in natura: l istruzione e l assistenza sanitaria pubblica sono i due esempi più evidenti. A differenza dei beni pubblici puri, istruzione e sanità sono beni consumati in diversa misura dai diversi individui e stimarne il valore per i diretti destinatari è difficile; così come non è semplice stabilire se siano più opportuni trasferimenti in denaro o in natura. Certo è che l effetto dei trasferimenti in natura e in denaro è diverso a seconda delle preferenze individuali.

66 Trasferimenti in natura vs. trasferimenti monetari Nel caso specifico il consumatore, nell ambito del proprio vincolo di bilancio AB, riceve un sussidio di 300 che ripartisce tra il consumo di un bene formaggio e altri beni. Prima del sussidio il consumatore massimizza la sua utilità sul punto E1 con 260 unità di altri beni e 20 Kg formaggi. Con il sussidio in natura (formaggio gratuito) il consumatore avrà un nuovo vincolo di bilancio AFD e consumerà 60 Kg di formaggio e il reddito residuo in 300 unità di altri beni. In alternativa lo Stato fornirà un sussidio monetario pari al valore di 60 Kg pari a 120 (2 /Kg). In questo secondo caso. Il nuovo vincolo di bilancio sarà HD e il consumatore consumerà 40Kg di formaggio e 340 unità di altri beni. Vista la curva di indifferenza il trasferimento in denaro migliora di più il benessere del consumatore.

67 Trasferimenti in natura vs. trasferimenti monetari A seconda delle curve di indifferenza al contrario il trasferimento in natura in questo caso migliora di più il benessere del consumatore.

68 I sistemi e le politiche di Welfare State

69 Le origini del Welfare State Storicamente, si individuano 3 forme di sicurezza sociale: - Mutuo soccorso di corporazioni e gilde (società di muto soccorso volontarie) - Obbligo alla tutela dei datori di lavoro in epoca feudale - Pubblica assistenza ai poveri tra

70 Le caratteristiche del Welfare State Caratteristiche dei sistemi moderni di assicurazione sociale: Sistemi regolati da ordinamenti nazionali; Le prestazioni erogate a garanzia del reddito coprono rischi standard quali: infortuni sul lavoro, malattie, invalidità, vecchiaia, morte o disoccupazione dell assicurato; Non si applicano a singole categorie professionali, ma dipendono da criteri più generali di reddito o status occupazionale, che consentono la copertura di più ampie fasce di popolazione;

71 Le caratteristiche del Welfare State Sono di natura obbligatoria, cioè impongono l assicurazione a determinati gruppi, oppure prevedono l obbligo per lo Stato di finanziare i programmi volontari Oltre agli assicurati, partecipano al finanziamento lo Stato e/o i datori di lavoro Riconoscono un diritto soggettivo individuale alle prestazioni e la loro fruizione non comporta alcuna discriminazione sociale o politica [Alber 1986]

72 Le caratteristiche del Welfare State Primo passo: introduzione dell assicurazione obbligatoria (tutti i paesi europei, tra il 1880 e il 1915) Primo schema obbligatorio: infortuni Secondo schema: malattie Terzo schema: vecchiaia/invalidità Quarto schema: disoccupazione

73 Le caratteristiche del Welfare State Fattori contestuali: risposta a problemi funzionali emersi dal processo di modernizzazione Fattori specifici: mobilitazione dei lavoratori (nascita dei primi partiti socialisti) Caratteristiche delle società che vedono l avvio del Welfare State: - Aggravamento dei problemi di sicurezza a seguito di crescita demografica, urbanizzazione, industrializzazione - Ridefinizione delle situazioni di emergenza come problema sociale a seguito del processo di laicizzazione e della diffusione dei moderni mezzi di comunicazione - Politicizzazione dei problemi sociali con l affermarsi del ruolo dello Stato nazionale e con la mobilitazione sindacale nella politica dei lavoratori - Crescita dei poteri statali a seguito della razionalizzazione dell amministrazione statale attraverso il riordino delle finanze pubbliche e l istituzionalizzazione delle statistiche ufficiali - Assenza di conflitti bellici per un periodo prolungato.

74 Le caratteristiche del Welfare State I primi programma di assicurazione sociale possono essere distinti rispetto a 5 dimensioni: - Penetrazione statale; - Estensione delle fasce assistite; - Generosità delle quote erogate; - Grado di redistribuzione (orizzontale o verticale); - Controlli disciplinari sugli assistiti.

75 Le caratteristiche del Welfare State Fase di consolidamento del Welfare State (periodo tra le 2 guerre): da assicurazione dei lavoratori ad assicurazione sociale. Gli schemi di protezione sociale si estendono dai lavoratori dipendenti ad altri segmenti di popolazione. Esempi: - Malattie: prestazioni mediche anche per congiunti dell assicurato e per pensionati - Vecchiaia: estesa ai lavoratori autonomi; assicurazione pensionistica estesa ai superstiti - Disoccupazione: tutela estesa a quasi tutti i paesi Europei

76 Le caratteristiche del Welfare State Inghilterra: PIANO BEVERIDGE dalla culla alla tomba Universalità dell assistenza pubblica Servizi sociali come diritto per tutti i cittadini Copertura sanitaria universale (1948: National Health Service)

77 Le caratteristiche del Welfare State Fase dell espansione ( ) 1. Incremento del volume delle prestazioni di welfare (grazie a boom economico) 2. Maggiore competizione elettorale (la questione sociale diventa centrale nell agenda politica)

78 Le caratteristiche del Welfare State modello UNIVERSALISTICO (Beveridge): universalità della copertura; prestazioni egualitarie; finanziamento principalmente dal gettito fiscale modello OCCUPAZIONALE (Bismarck): copertura graduale, colmando i vuoti dello schema di assicurazione sociale; pluralità di schemi professionali, con regole e prestazioni differenziate, finanziato con contributi sociali

79 Le caratteristiche del Welfare State Ancora oggi, il modello Beveridge è prevalentemente seguito da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, dove predomina una forma di finanziamento attraverso il gettito fiscale. Il modello Bismarck, che adotta come base finanziaria i contributi, si riscontra negli altri paesi della UE.

80 Le caratteristiche del Welfare State Tuttavia «a partire dalla metà degli anni Settanta, il Welfare State è entrato in una lunga e travagliata crisi, originata dalla crescente inadeguatezza delle vecchie soluzioni a fronte di nuovi problemi»

81 Spese in protezione sociale nei Paesi UE ( )

82 Tipologie di Spese in protezione sociale nell UE (2010)

83

84 La spesa sanitaria

85 La spesa sanitaria e gli interventi in caso di disoccupazione Una delle voci più importanti della spesa pubblica in Europa è la spesa per la protezione sociale (in rapporto al PIL nel 2010 era pari al 28,2 % per l Europa a 27). Si tratta anche della voce di spesa maggiormente discussa nel corso degli ultimi anni e provvedimenti per il suo contenimento sono stati adottati da un po tutti gli Stati. In Italia il rapporto spesa sociale-pil è in linea con la media europea (28,6%) e la differenza principale con gli altri Paesi è il peso degli interventi a protezione della vecchiaia, ossia la spesa previdenziale (che conta per oltre il 50%, contro un 40% della media europea). Elemento comune a eventi come malattia e disoccupazione è l incertezza: le imprese di assicurazione vendono polizze a protezione. Come mai per la malattia e la disoccupazione prevale però l intervento pubblico? E quanto cercheremo di capire.

86 Le diverse prestazioni di protezione sociale in Europa

87 Le ragioni dell intervento pubblico in sanità Come già ricordato, i servizi sanitari non sono beni pubblici puri, in quanto escludibili e rivali. A proposito dell intervento pubblico nella sanità è utile distinguere tra motivazioni di efficienza e motivazioni di equità. Nel primo caso si tratta di correggere un fallimento del mercato, nel secondo caso di interventi sulla distribuzione delle risorse finalizzati ad assicurare alcuni diritti alla persona.

88 Servizi sanitari e mercati assicurativi Per cogliere alcune delle peculiarità del mercato dell assistenza sanitaria è essenziale capire il ruolo che in questo settore possono svolgere le assicurazioni. L assicurazione è la soluzione privata all assistenza sanitaria e funziona in questo modo: l acquirente versa una somma di denaro, che prende il nome di premio assicurativo, alla compagnia di assicurazione; la compagnia di assicurazione accetta di erogare una somma di denaro all assicurato qualora dovesse verificarsi un evento sfavorevole che interessa la sua salute, come nel caso di una malattia.

89 Perché si sottoscrivono contratti di assicurazione? Il valore atteso Consideriamo il caso di Emilia, che ha un reddito annuo di euro; supponiamo che vi sia una possibilità su 10 che si ammali in un dato anno e che il costo della malattia (in termini di spese mediche e tempo perso al lavoro) ammonti a euro. Per valutare le opzioni di Emilia, dobbiamo capire il concetto statistico di valore atteso, ossia la somma che un individuo può aspettarsi di ricevere in media quando si trova di fronte a esiti incerti. Dal punto di vista algebrico, in caso di 2 esiti (salute e malattia), Valore atteso (VA) = (probabilità dell esito 1 x indennizzo nell esito 1) + + (probabilità dell esito 2 x indennizzo nell esito 2)\

90 Le due opzioni di Emilia VA (opzione 1) = (9/10)( ) + (1 /10)( ) = Qualora non voglia correre il rischio di vedere ridotto le sue entrate a può decidere di sottoscrivere una assicurazione con un premio. Premio equo: somma che copre il rimborso atteso delle spese (+ margini per l impresa). Senza margini: (9/10 x0) + (1/10 x ) = Nell opzione 2 l assicurato pagherà un premio di sia che si ammala sia che non si ammali. Se non si ammala il suo reddito è se si ammala la sua perdita sarà sopportata dall assicurazione e il suo reddito sarà sempre di

91 Perché si acquistano assicurazioni? Perché Emilia preferisce l opzione 2 (di assicurarsi) che le fornisce lo stesso reddito ma con certezza? Vediamo la FUNZIONE DI UTILITA Utilità marginali decrescenti. U ae = (9/10)U( ) + (1/10)U( ). Graficamente ciò corrisponde a spostarsi del 90% in alto da U A a U B lungo l asse verticale in C, con U C se non si assicura, a cui preferisce il punto D, che raggiunge se si assicura con U D > U C. Quindi: stesso valore atteso ma diversa utilità attesa.

92 Perché si acquistano assicurazioni con premi più alti di quelli equi? Ipotizziamo che l impresa assicuratrice richieda un premio di > (premio equo). La decisione se non assicurasi (fig. qui sotto) o assicurasi (fig. seguente) dipende dall avversione al rischio (forma della FUNZIONE DI UTILITA ). Il punto E corrisponde alla circostanza in cui Emilia riceve euro con certezza, circostanza che si raggiunge se si assicura fino a pagare un premio pari a euro. Pertanto è disposta a pagare fino a euro per assicurarsi. Se la compagnia chiede euro Emilia non si assicurerà.

93 dipende tutto dall avversione al rischio Maggiore curvatura della Funzione di Utilità significa maggiore diminuzione dell U del reddito e quindi maggiore disponibilità a pagare per assicurarsi contro la perdita (Maggiore Avversione al rischio). In questo caso Emilia è disponibile a pagare fino a (la differenza tra e ). Differenza tra quanto richiesto dall assicurazione e premio equo = quota di ricarico.

94 Ma torniamo alla nostra domanda iniziale: che cosa ha di speciale questo mercato? Dopotutto, dato che esiste un incentivo a fornire assicurazioni sanitarie (in un mercato concorrenziale, le quote di ricarico consentono agli assicuratori di ottenere un profitto normale), perché c è bisogno di un intervento da parte del settore pubblico?

95 Uno dei limiti del mercato assicurativo Uno dei limiti del mercato assicurativo nasce da un fallimento di mercato a cui abbiamo già accennato, ossia l informazione asimmetrica, che si produce quando una delle parti coinvolte in una transazione dispone di informazioni che l altra non possiede. Vediamo le implicazioni delle presenza di assicurati con diversa rischiosità (figura successiva). L impossibilità di selezionare gli assicurati con diverso grado di rischio (applicando premi proporzionali al rischio) induce l assicurazione a tutelarsi applicando a tutti un premio corrispondente al rischio medio, il che scoraggerebbe gli assicurati più virtuosi.

96 Informazione asimmetrica

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