BUONE PRATICHE CONTRO LO SPRECO, VERSO UNA ECONOMIA SOSTENIBILE

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1 BUONE PRATICHE CONTRO LO SPRECO, VERSO UNA ECONOMIA SOSTENIBILE La lotta agli sprechi, oltre ad essere una questione di civiltà per un paese moderno, è un impegno molto significativo in un tempo in cui la crisi spinge al risparmio delle risorse. La parola sostenibilità può essere declinata in tanti modi, con elementi che trovano concretezza nella nostra vita di ogni giorno; possiamo parlare di sostenibilità ambientale, energetica, sociale così come di sostenibilità alimentare. L opinione pubblica coglie in misura significativa quanto sia importante evitare lo sperpero di alimenti. Dobbiamo cambiare in positivo i nostri stili di vita riducendo lo spreco di cibo e adottando scelte alimentari più sane. Lo sperpero, che diventa rifiuto, comporta a sua volta dispendio di risorse naturali e idriche utilizzate per produrre gli alimenti, emissioni di anidride carbonica, per non parlare del consumo inutile di fertilizzanti o concimi. Si tratta, quindi, di lavorare perché i valori si traducano in comportamenti e si afferri fino in fondo l utilità di agire in modo virtuoso. Le Amministrazioni comunali possono fare molto in termini di sensibilizzazione, mettendo in atto delle buone pratiche che sappiano influire sul cittadino e sugli enti pubblici, ad esempio attraverso una maggiore attenzione nel trattare gli alimenti in scadenza o appena scaduti (problema cruciale, visto che molto spreco passa per questo snodo) oppure stimolando ad una migliore cura della spesa, finalizzata ad evitare l acquisto di una quantità eccessiva di alimenti rispetto al necessario. La sostenibilità è un principio cardine per un paese moderno ed attento al bene comune, come l'italia che ha in mente il Partito Democratico. I NUMERI dello spreco Lo spreco alimentare è un fenomeno dalle dimensioni preoccupanti: solo il 43% dell equivalente calorico dei prodotti coltivati a scopo alimentare a livello globale viene direttamente consumato dall uomo. La FAO stima uno spreco annuale mondiale di 1,3 miliardi di tonnellate, pari a un terzo della produzione di cibo destinato al consumo umano, con il quale si potrebbe sfamare circa metà della popolazione mondiale. Gli sprechi domestici di cibo nei paesi industrializzati ammontano a 222 milioni di tonnellate, quasi quanto la produzione alimentare netta nell africa sub-sahariana. Secondo stime del Barilla Center for Food & Nutrition, in Italia si sprecano 146 kg di cibo pro/capite, per un valore medio di 1600 euro a persona all anno. L Osservatorio WasteWatcher, stima che, nel 2013, il solo spreco alimentare domestico in Italia vale circa 8,7 miliardi di Euro, pari allo 0,56% del PIL. L indagine evidenzia che il 40% degli intervistati dichiara di gettare avanzi o cibo non buono, mentre il 14% lo fa almeno una volta alla settimana.

2 DOVE sprechia mo Mentre nei paesi in via di sviluppo le perdite più significative si concentrano nella prima parte della filiera, nei paesi industrializzati una quota importante si manifesta in fase di consumo. In Europa il 42% del totale degli sprechi si consuma all interno delle mura domestiche. Infatti, 76 kg di alimenti pro-capite, ovvero il 27% del cibo acquistato, finiscono nella spazzatura ogni anno. Secondo uno studio di Waste Resources Action Programme (WRAP), almeno il 60% dello spreco domestico potrebbe essere evitato. PERCHE sprechiamo Alla base degli sprechi alimentari ci sono cause diverse che intervengono in vari punti della filiera: nella produzione, nella distribuzione e nel consumo domestico e non domestico.

3 COSA sprechiamo nelle nostre case Concentrandoci sul consumo domestico, secondo l Associazione per la difesa e l orientamento dei consumatori (ADOC) in casa si spreca il 35% dei prodotti freschi, il 19% del pane e il 16% di frutta e verdura. Anche nell indagine di Waste Watcher queste categorie risultano frequentemente oggetto di spreco: il 54% degli intervistati dichiara di gettare almeno una volta al mese della frutta, seguita da verdure fresche (50%), formaggi (33%) e pane fresco (28%). LE CONSEGUENZE dello spreco Perdite e sprechi alimentari generano impatti negativi ambientali ed economici, sollevando inoltre importanti questioni di carattere sociale. I dati raccolti dal Barilla Food Center for Food & Nutrition, evidenziano come la frutta e gli ortaggi gettati via nei punti vendita abbiano da soli comportato il consumo di piu di 73 milioni di m 3 d acqua in un anno, l utilizzo di risorse ambientali pari a quasi 400 m 2 equivalenti e l emissione in atmosfera di piu di 8 milioni di kg di CO 2 equivalente.

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5 COSA POSSONO FARE GLI ENTI LOCALI La "CARTA PER UNA RETE DI ENTI TERRITORIALI A SPRECO ZERO" indica le BUONE PRATICHE con le quali Regioni, Province e Comuni, coerentemente con la Risoluzione del Parlamento europeo, s impegnano per diminuire lo spreco alimentare: 1. Promuovere la campagna "Un anno contro lo spreco", sensibilizzare sul valore del cibo e dell alimentazione e sulle conseguenze dello spreco alimentare dal punto di vista economico, ambientale e sociale; 2. Contribuire concretamente all obiettivo di dimezzare entro il 2025 gli sprechi alimentari come richiesto dalla Risoluzione del Parlamento europeo; 3. Sostenere le iniziative che recuperano, a livello locale, i prodotti invenduti e scartati lungo la filiera agroalimentare per ridistribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini meno abbienti; 4. Modificare le regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità privilegiando, in sede di aggiudicazione e a parità di altre condizioni, le imprese che garantiscano la ridistribuzione gratuita a favore dei cittadini meno abbienti e che promuovono azioni per la riduzione a monte degli sprechi accordando la preferenza ad alimenti il più possibile a Km Zero; 5. Istituire programmi e corsi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi e del loro impatto sulla società e insegnare come rendere più sostenibile l acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale degli alimenti. 6. Regolamentare le vendite scontate di un prodotto vicino alla scadenza; 7. Semplificazione delle diciture nelle etichette degli alimenti per la scadenza: due date, una che si riferisce alla scadenza commerciale, l altra che riguarda il consumo. 8. Promuovere l istituzione di un Osservatorio/Agenzia nazionale per la riduzione degli sprechi con l obiettivo di minimizzare le perdite e le inefficienze della filiera agroalimentare favorendo la relazione diretta fra produttori e consumatori e rendere più eco-efficiente la logistica; 9. Adottare come orizzonte di lungo periodo lo Spreco Zero; 10. Confrontare, condividere, valutare e mettere in rete le buone pratiche finalizzate a prevenire lo spreco alimentare e costituire una Rete di Enti Territoriali a Spreco Zero. Ecco alcuni esempi virtuosi: Comune di Genova: Progetto FRUTTOMETRO nell'ambito della ristorazione scolastica promuove l educazione alimentare ma anche la riduzione dello spreco, dando agli scolari a metà mattinata, come merenda, la razione di frutta prevista per il pranzo; è sì un atto educativo, ma anche un azione concreta per riduzione dei rifiuti infatti a quell'ora, quando gli alunni sentono il bisogno di uno spuntino sono più disposti a gustare la frutta di quanto non lo siano al termine del pranzo. Provincia e Comune di Parma: Progetto "SOCIAL MARKET", coinvolge partner commerciali, soprattutto della grande distribuzione organizzata, e ha come beneficiarie una quindicina di realtà caritative del territorio. La Cooperativa sociale ogni giorno raccoglie le donazioni dai partner e nell'arco della stessa giornata distribuisce i generi alimentari ritirati agli enti benefici. Nel 2012 sono state recuperate oltre 200 tonnellate di alimenti destinate al macero e sono state circa 700 le persone servite.

6 COSA PUO FARE CIASCUNO DI NOI Alcune semplici raccomandazioni per assumere nella vita di tutti i giorni dei comportamenti volti a una progressiva riduzione ed eliminazione degli sprechi alimentari: comprare solo quello che si prevede di consumare controllare sempre le date di scadenza ricordare che sprecare cibo significa sprecare denaro controllare che il frigorifero sia regolato correttamente mettere in vista i prodotti prossimi alla scadenza riutilizzare quel che avanza dai pasti non servire porzioni eccessive conservare il cibo in modo corretto

7 IL QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO L art. 29 comma 1 della Direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008 : introduce l obbligo per gli stati membri di adottare programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre Nell ordinamento italiano, il nuovo art. 180 (prevenzione della produzione di rifiuti) del D.lgs n. 152 del 3 aprile 2006, (cd. Testo Unico Ambientale), così come modificato ad opera del D.lgs di recepimento n. 205 del 3 dicembre 2010, tiene conto di tale disposizione e dell attuazione del D. lgs 18 Febbraio 2005 n 59, concernente la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento. La risoluzione del Parlamento Europeo del 19 Gennaio 2012 : riconosce la sicurezza alimentare come un diritto fondamentale dell umanità, esercitabile per mezzo di politiche tese a incrementare la sostenibilità e l efficientamento delle fasi di produzione e di consumo. Analizza cause e conseguenze che portano a gettare, sprecare e convertire ogni anno, nel nostro continente, circa il 50% del cibo prodotto, chiedendo a Consiglio, Commissione e Stati membri di affrontare con urgenza il problema, definendone gli orientamenti e sostenendo strategie a vantaggio di un operazione di miglioramento della catena agroalimentare dai campi, fino alla tavola del consumatore. L Unione Europea ritiene imperativo che vengano adottati provvedimenti finalizzati alla riduzione dello spreco alimentare, puntando alla definizione di obiettivi specifici per ciascuno Stato. La mozione del PD in Parlamento del 23 Maggio 2013: impegna il Governo ad adottare misure concrete, come l etichettatura con doppia scadenza (commerciale e di consumo), le vendite scontate per prodotti danneggiati, la realizzazione di campagne informative per indicare le modalità migliori di conservazione degli alimenti e a prevedere, in sede di aggiudicazione di appalti pubblici, norme di vantaggio per le imprese che ricorrano ad approvvigionamenti in ambito locale e territoriale, salvaguardando la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Il Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti Italiano, adotatto con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, (pubblicato sulla GU Serie Generale n.245 del ) individua i rifiuti biodegradabili tra i flussi prioritari di rifiuti che dovranno essere oggetto di misure di prevenzione; affronta in particolare il problema degli sprechi alimentari in sintonia con quanto indicato dalla Commissione Europea nella tabella di marcia verso un'europa efficiente nell'impiego delle risorse. Ad oggi, coerentemente con la tabella di marcia verso un'europa efficiente nell'impiego delle risorse e con la risoluzione europea sullo spreco alimentare, oltre 500 Comuni Italiani, hanno sottoscritto la Carta per una rete di enti territoriali a spreco zero promossa da Last Minute Market, spin-off accademico dell Università di Bologna. Concretizza l impegno a ridurre gli sprechi e le perdite lungo la filiera agro-alimentare nei territori, nelle comunità economiche e civili di loro competenza. Dall esperienza della Carta, nel Dicembre 2013, nasce l Associazione Sprecozero.net, Rete Nazionale dei Comuni contro lo spreco coordinata dal Comune di Sasso Marconi.

8 Per approfondire La Mozione del Partito Democratico hlight=1&parolecontenute=%27mozione%27. Il Tavolo istituito dal Ministro Orlando, le lenee guida e il piano contro gli sprechi Febbraio.pdf eguida.pdf Il Ministro Galletti rinnova l impegno alimenti-per-il-ministro-galletti-la-lotta-allo-spreco-di-cibo-e-una-priorita.html La Carta per una rete di enti territoriali a spreco zero Food Right Now Last Minute Market Lo spreco alimentare: cause, impatti, proposte (BCFN, 2012) Un anno contro lo spreco Waste Watcher osservatorio sugli sprechi alimentari delle famiglie italiane

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