BOLLETTINO n. 39 ASSOCIAZIONE CONSORTI DIPENDENTI M.A.E.

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1 BOLLETTINO n. 39 Anno XXVIII Settembre 2006 ASSOCIAZIONE CONSORTI DIPENDENTI M.A.E.

2 IN COPERTINA: RESIDENZA RAPPRESENTANZA PERMAMENTE D ITALIA PRESSO LA N.A.T.O. BRUXELLES

3 AD CMAE ASSOCIAZIONE CONSORTI DIPENDENTI M.A.E. Ministero Affari Esteri - D.G.PE. - Ufficio VI - La Farnesina, Roma Tel. 06/ Fax 06/ / acdmae@esteri.it Bollettino annuale d informazione dell Associazione Consorti Dipendenti M.A.E. anno XXVIII - numero SOMMARIO p. 3 Il Consiglio Direttivo p. 8 Introduzione del Presidente PARLANO I NOSTRI SOCI p Sede: Ambasciatrice in Brasile di Elena Valensise p. 13 La mia prima sede di Loredana di Porcia e Brugnera p. 15 Mamma in trasferta di Mariangela Carante p. 18 Firenze: un occasione da considerare di Manuela Varvesi p. 20 Situazione Scuola Europea a Bruxelles di Guido Ricci p. 21 Una consorte ancora in sede di Loriana Inserra p. 23 Una bottiglia in mare di Angela Delfino Puccio...E TORNIAMO A NOI p. 26 Perché iscriversi all Associazione dei Consorti del M.A.E.? p. 28 Associazionismo o Individualismo p. 31 XXII Conferenza Eufasa a Vienna p. 35 Poesia: Moving p. 36 Riunione Eufasa a Roma p. 37 Gruppo Giovani Consorti p. 38 Gruppo Giovanissimi p. 40 Sanità e Assicurazioni 1

4 p. 40 Come e Dove p. 41 Insieme a Roma p. 44 Programma Generale COMMENTI E RECENSIONI p. 46 Viaggio alla scoperta del bambino che è in noi Serena Capitani p. 50 Visti da vicino - Recensione di un libro non più in stampa Elena Mezzalama p. 54 Quattro passi nella memoria sportiva del Circolo degli Esteri Ugo Colombo Sacco p. 58 Antonietta e i Borboni di Emilia Bernardini Angela Delfino Puccio p. 59 La carriera di Enrico Guastone Belcredi Anna Visconti di Modrone p. 60 L'avventura diplomatica di Francesco Mezzalama Anna Visconti di Modrone p. 61 Bagaglio diplomatico Giada Ossella Lentini VARIE p. 63 Open Day - 7 febbraio 2006 p. 64 Incontro con la medicina coreana - 19 maggio 2006 p. 65 Garden party di beneficenza - 8 giugno 2006 p. 66 Ricevimento di fine anno sociale - 12 giugno 2006 p. 67 SCHEDA RINNOVO QUOTE 2

5 IL CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Anna Visconti di Modrone Vice Presidente Angela Delfino Puccio Virginia Martinez Tagliavia Tesoriere Greta Rustico Segretario Rossella Spinelli Membri del Consiglio Direttivo Responsabili dei Gruppi di Lavoro Anna Maria Spinetti Come e Dove Angela Delfino Puccio Relazioni Esterne - Eventi Speciali Rossella Spinelli Residenze e Dotazioni Milena Padula Giovani Consorti - Giovanissimi - EUFASA Dorothée Bascone Sanità - Assicurazioni Virginia Martinez Tagliavia Liana Schmidlin Gruppo Insieme a Roma Milena Padula EUFASA Angela Delfino Puccio Bollettino - Notiziario Anna Visconti di Modrone Pensioni - Consulenza Giuridica Segreteria Bice Pugliese Comitato di Controllo Giovanna De Caterina Marika Franchetti Pardo Pucci Rastrelli Membro Supplente Anna Bellini 3

6 Il CONSIGLIO DIRETTIVO è stato validamente affiancato da: Come e Dove Emilia Peca Eufasa Francesca Vattani Giovani Consorti - Giovanissimi - Informatica Ilda Chiodi Anna Lisa Giglio Giada Ossella Lentini Insieme a Roma Michèle Fleri Beatriz Guiducci Giovanna De Caterina Notiziario - Bollettino Claudia Cacciaguerra Ranghieri Giada Ossella Lentini Pensioni Giovanna De Caterina Pucci Rastrelli Segreteria - Informatica Ilda Chiodi Anna Maria Spinetti Responsabile del Bollettino Angela Delfino Puccio Progetto Grafico e Impaginazione Claudia Cacciaguerra Ranghieri Giada Ossella Lentini 4

7 I bilanci dell anno sociale sono in visione presso l uff i c i o dell Associazione e saranno allegati alla lettera di convocazione di tutti i soci all Assemblea Generale. 5

8 Bice Pugliese, la colonna portante della nostra Associazione. Con aureola incorporata, il suo motto potrebbe essere Un momento!, unica arma contro il tiro incrociato delle richieste - tutte nello stesso istante - della fauna che popola il nostro ufficio. Propongo la protezione UNESCO essendo Bice, rara, unica e insostituibile!! 6

9 Sempre dietro di noi per suggerire, correggere, porgere fogli, che solo lei sa dove sono e soprattutto... per proteggere i computer da mani incaute!! Che faremo noi senza la colonna portante Bice onnipresente e onnisciente Un grazie dal profondo del cuore!! Il nostro angelo custode e il nostro prezioso Figaro, è anche la memoria storica dell Associazione (ma come si faceva prima senza di lei?)... La sola capace di far funzionare le stampanti dell ufficio che si inceppano non appena vengono toccate da noi altre. La sua presenza discreta ma preziosa e i suoi deliziosi biscottini nell armadio la rendono semplicemente formidabile!! Indispensabile, unica e insostituibile!! Sempre presente per i nostri continui SOS, le nostre richieste di cose dolci dall armadio e il nostro caffé!! Mille volte in una settimana di lavoro Bice sente esclamare il suo nome, per lo più da parte di chi non trova, non sa, non riesce a far funzionare i macchinari bizzosi - insomma ACDMAE è sinonimo di Bice. 7

10 INTRODUZIONE DEL PRESIDENTE Care amiche, cari amici, eccomi con voi a tracciare un bilancio dell'attività della nostra Associazione nell'anno Alla rapidità e complessità dell' evoluzione dei processi storici sulla scena internazionale deve, logicamente, corrispondere un sostegno più intenso e articolato a favore dei dipendenti e delle loro famiglie, cellule viaggianti del nostro Paese verso realtà diverse e quasi mai facili. Questo è l'obiettivo principale che, nel nostro piccolo, ci siamo posti: dobbiamo essere più informati e consapevoli, e nello stesso tempo avere antenne ancor più sensibili per captare le difficoltà e le aspettative di una famiglia nel servizio diplomatico del terzo millennio. Fondamentale, come sempre, è per noi partecipare alla Conferenza EUFASA, soprattutto ora che l'allarg a m e n t o dell'unione ha arricchito l'orizzonte comune di nuove esperienze. Il dialogo fra le Associazioni partecipanti, che si sviluppa lungo tutto il corso dell'anno, ci permette di continuare a confrontarci su argomenti di comune interesse. Quest'anno in particolare abbiamo partecipato al gruppo di lavoro sui cambiamenti nel ruolo del consorte nei nostri tempi, di cui leggerete più avanti i dettagli. Nella stessa ottica abbiamo proseguito con gli incontri di pre-posting, dedicando una mattinata agli aspetti di carattere pratico e amministrativo e una seconda alle consuetudini del cerimoniale. In autunno ne terremo un altro per chi rientra a Roma: riorganizzarsi non è sempre facile, venendo dall'estero, e noi cercheremo di rendere più agevole il ritorno, con una serie di consigli pratici e d informazioni. Approfittando del fatto che ormai moltissimi hanno un indirizzo di posta elettronica, abbiamo lanciato un'iniziativa chiamata Filo Diretto, p e r mettere in contatto attraverso l'associazione chi, dall'italia o dall'estero, desideri sottoporre un problema o chiedere consigli o informazioni a chi è già stato in un determinato paese o può essersi trovato in situazioni a n a - loghe. Continuano poi le riunioni periodiche delle giovani consorti, e il programma per i più piccoli, con successo sempre crescente. Seguire gli sviluppi della polizza sanitaria SAI ha comportato un lavoro enorme; i dettagli li troverete più avanti, ma la valanga di telefonate, comunicazioni e richieste di spiegazioni che hanno dovuto fronteggiare le nostre valorose responsabili, non pote- 8

11 te neanche lontanamente immaginarla. E' stato inoltre completato, stampato e messo in distribuzione un prontuario aggiornato sulla sanità a Roma, completo di indirizzi, recapiti telefonici e riferimenti dettagliati. L'attività del gruppo Insieme a Roma, alla cui direzione Liana Schmidlin ha dovuto per il momento rinunciare per motivi di salute, è stata portata avanti con grande entusiasmo ed efficienza da Vi rginia Martinez Tagliavia. Oltre ai programmi tradizionali abbiamo avuto diversi eventi straordinari, alcuni con la collaborazione delle socie straniere, fra questi la dimostrazione di pittura su porcellana presso la residenza dell'ambasciatrice del Giappone presso la S.Sede,e la conferenza sulla medicina coreana da parte di specialisti, seguita da un b u ffet tipico preparato dall Ambasciatrice di Corea presso la S.Sede. Il nostro ricevimento di giugno è stato sponsorizzato dalla Regione Sicilia; sotto elezioni, e quindi in faccende più importanti affaccendati, i responsabili sono stati, calcisticamente parlando, marcati stretti, finchè non hanno, dopo lunghe incertezze, risposto positivamente. Il risultato è stato splendido, e anche qui non si può immaginare quanta fatica e quante ansie fossero dietro al successo dell'evento. Unico rimpianto, l'assenza di Liana, alla quale auguriamo di rimettersi presto per vederla di nuovo tra noi. Mi raccomando Liana! Sul fronte delle pensioni non si registrano novità. Il Comitato, che se ne occupa e del quale la nostra Associazione fa parte, ha ora un attivissimo presidente. Siamo in contatto per qualsiasi iniziativa comune intenda prendere a sostegno e tutela dei pensionati. Stiamo sempre cercando di chiudere con una transazione la nostra annosa vertenza con l'intendenza di Finanza, per poter finalmente uscire da questo eterno contenzioso e dall'incertezza che ne deriva. Sotto il profilo più strettamente giuridico, stiamo studiando una modifica all'attuale regime normativo del Ministero che renda più facile e meno gravosa per un consorte la scelta di lavorare all'estero. Inoltre stiamo ripensando la definizione di socio secondo il nostro statuto, per comprendervi eventualmente, come ormai accade nei principali paesi sviluppati, anche i consorti di fatto. La proposta di modifica, in corso di elaborazione, dovrà essere sottoposta all'approvazione dell'assemblea. Un problema cronico, di cui soffre l'associazione, è quello di difficoltà di comunicazione. Sia per la nostra semiclandestinità sia perché forse grava ancora su di noi il vecchio cliché del gruppo di signore, che si riuniscono in alternativa al tè delle cinque, l'esistenza e l'attività dell'associazione sono relativamente poco conosciute all'interno del Ministero. Abbiamo quindi indetto una giornata di Porte Aperte, 9

12 prolungando l'orario di apertura dell'ufficio fino al pomeriggio, e facendo intervenire i nostri consulenti per l'assicurazione sanitaria e per la pensione integrativa. La risposta è stata timida, ma non scoraggiante; la consideriamo un primo tentativo, e pensiamo quindi di ripeterlo. A questo si aggiungono i contatti stabiliti con la Cassa Mutua Prunas, che vanta un notevole numero di iscritti e che si occupa di questioni in parte simili alle nostre, sulle quali vorremmo instaurare rapporti di collaborazione. Insomma, come vedete, c è parecchia carne al fuoco, e sempre più bisogno di suggerimenti, idee ed energ i e nuove. Rinnovo il tradizionale appello a chiunque abbia un po di tempo da dedicare all Associazione, perché si renda disponibile. Mentre in genere negli altri paesi europei ogni Ministero degli Esteri ha un family office, da noi l unica struttura che si occupa delle famiglie è la nostra A s s o c i azione! Il vostro sostegno è più necessario che mai. Chiudo confessandovi che sono stata a lungo riluttante all'idea di assumere l'incarico di presidente. Ero convinta di non poter dedicare tempo ed energie sufficienti ad un impegno così vasto. Devo perciò ringraziare tutte le amiche del Consiglio Direttivo, e n o n solo, per avermi rassicurato e convinto, e soprattutto per aver condiviso così affettuosamente il lavoro, che a questo punto non mi preoccupa più! Anna Visconti di Modrone 10

13 PARLANO I SOCI 1 SEDE: AMBASCIATRICE IN BRASILE Elena Valensise Sono molto contenta di aver letto nel bollettino di settembre 2005 due storie nelle quali mi sono riconosciuta e che proseguono con tanta felicitá. Non avrei mai pensato di poter lasciare serenamente il mio lavoro, che amavo moltissimo. Ho sempre avuto un'alta considerazione del ruolo di moglie, ma non l'avevo mai visto in contrapposizione con un'attivitá professionale. Negli ultimi quattro anni il mio incarico mi aveva portato a vivere tra Venezia e Roma. Dirigevo la comunicazione della Biennale di Ve n e z i a, Fondazione culturale che org a n i z z a la Biennale d'arte, la Mostra Internazionale d'arte Cinematografica e i Festival di Danza, Musica e Teatro. Quando mi sono trovata di fronte alla fatidica scelta di sposarmi (con un diplomatico), avevo cominciato a fare grandi ragionamenti e cercavo nella razionalitá una soluzione, che come sempre arriva dal cuore. I primi mesi mi domandavo: come faró ad occuparmi solo di colazioni e pranzi e a fare semplicemente la moglie quando ho passato la mia vita a pianificare, progett ar e, comunicare attivitá culturali, a relazionarmi ogni giorno con la stampa? Invece questa nuova vita è stata una grande rivelazione, mi trovo in una cittá, a dodici ore di volo dall'italia, che di simile con Venezia ha solo l'unicitá. Ho iniziato una stimolante avventura facendo tesoro dell'esperienza passata. Ovviamente con tutte le difficoltá del caso. Sto mettendo a frutto la mia esperienza lavorativa e sto cercando di rendermi utile in Ambasciata, non solo per l'attivitá di rappresentanza (e per il coordinamento del personale, operazione laboriosa in Brasile), ma anche per la promozione della cultura italiana. Arrivata in Brasile, dopo aver chiuso in bellezza con la Mostra Cinematografica di Venezia, ho aiutato l'ambasciata a portare, in anteprima, i 7 film italiani che avevano partecipato alle varie sezioni della Mostra, creando cosí ex novo un festival di cinema italiano molto apprezzato, coinvolgendo il Ministero della Cultura brasiliano e tutti gli altri responsabili locali, oltre alle cittá di Brasilia e San Paolo. Un evento di successo che ripeteremo anche quest'anno. Conoscendo le procedure di selezione dei film di Venezia e anche le 11

14 persone che vi lavorano, mi è stato piú facile contribuire da qui a promuovere questa iniziativa. L'abbiamo concepita come un'occasione, utile per l'immagine dell'italia, di offrire qualcosa di piú della semplice proiezione di alcuni film, sia pure inediti. Ci siamo, infatti, prefissi l'obiettivo di far conoscere in Brasile, accanto ai film, l'istituzione della Biennale di Venezia, la sua storia e la sua forza di irradiazione nel mondo della cultura a livello internazionale. Sulla scia di questo esperimento e di altri simili ho anche progettato, e insieme all'ambasciata realizzato, una festa nazionale differente per il 2 giugno, per promuovere un'immagine positiva e attraente del nostro Paese. Seguendo uno schema di lavoro, che mi era abbastanza familiare a Venezia, ho interessato a questo evento una serie di soggetti e organismi nuovi rispetto al passato, nella predisposizione di un ricevimentovetrina italiana. L'Ambasciata è riuscita a mobilitare in breve tempo un paio di Regioni italiane alle quali avevamo proposto di offrire una rappresentazione non rituale e di elevato livello delle rispettive produzioni enogastronomiche e della loro cultura della tavola. Grazie ad una c o r e o g r a- fia inconsueta e originale abbiamo potuto personalizzare in maniera simpatica ed elegante una festa che per forza di cose potrebbe essere a volte anche un pó ripetitiva e scontata. Ne è nata una serata di grande charme e molto piacevole a detta di tutti (anche se non dovrei essere io a ricordarlo!). Allo stesso modo abbiamo fatto per i concerti, mostre e esposizioni (in Ambasciata abbiamo un bellissimo spazio che si presta molto bene), curandone soprattutto la scenografia. Ho conosciuto persone straordinarie che mi hanno molto aiutato, ho imparato tanto da un paese cosí diverso come il Brasile e soprattutto ho capito che si puó dare molta gioia a persone meno fortunate regalando un semplice sorriso: a Natale e a Pasqua abbiamo aperto l'ambasciata a 182 bambini, di famiglie bisognose, organizzando giochi, cinema e merende. Insomma le energie che dedicavo al mio lavoro sono adesso utilizzate in modo differente, anche un po per me stessa e per i rapporti umani di qualitá. Per adesso non mi sono mai voltata indietro con rimpianti, ma solo con grande allegria. Mi sono resa conto che lavorare per il proprio Paese può essere molto gratificante, si possono fare le stesse cose e forse con un beneficio maggiore. Ci vuole solo un po di coraggio! 12

15 LA MIA PRIMA SEDE Loredana di Porcia e Brugnera Quando mio marito mi telefonò in ufficio, una sera di più di due anni fa, dicendomi che ci saremmo trasferiti a Tokyo, confesso di aver provato una sensazione difficilmente esprimibile a parole. Da un lato era la realizzazione di un desiderio che ho sempre avuto - vivere in Estremo Oriente - dall'altro però improvvisamente significava dover iniziare a ripensare da zero la mia vita. Non era tanto la preoccupazione di arrestare o rinunciare alla carriera nel senso tradizionale del termine, cosa che in realtà avevo già mentalmente affrontato da tempo, a darmi quella sensazione, né si trattava del pensiero del distacco dagli affetti quotidiani. Era il fascino fortissimo, l'adrenalina, di sapere che stavo cambiando radicalmente e che da lì in poi tutto sarebbe stato una sorpresa. Sono partita entusiasta e questo ha sicuramente influenzato la riuscita di tutte le cose che ho fatto da quel momento in avanti. Anche i racconti di chi, prima di me, aveva fatto quest'esperienza mi sono stati d'aiuto e devo ringraziare per gli utili consigli che mi sono stati dati e del cui valore mi sono resa conto una volta arrivata in Sede. So di essere stata fortunata: Tokyo è una città cosmopolita, strabordante di vitalità, di intrattenimenti, di occasioni culturali e mondane per tutti i gusti, ma al tempo stesso incredibilmente sicura e molto vivibile, a suo modo bella, sicuramente interessante. Ed il Giappone è certo un Paese affascinante, non fosse altro che per la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura così lontani anche mentalmente dal mondo occidentale, un'occasione già di per sé di arricchimento che si offre a chi ha la fortuna di vivere qui per qualche tempo. L'arrivo dunque non ha certo presentato problemi, anzi, sin dall'inizio è stato divertente esplorare la città, conoscere tantissime persone e familiarizz a r e con gli oneri della vita di rappresentanza. Al momento non mi sono preoccupata dell'idea in sé di una vita senza obblighi lavorativi nel senso comune del termine, ma mi è sempre piaciuto arrivare alla fine della giornata con la sensazione di aver fatto qualcosa di utile, produttivo, di aver in qualche misura dato un contenuto al tempo. E c'era infatti un'occasione che sin dal principio mi ero ripromessa di non perdere: imparare il giapponese, 13

16 o almeno provarci seriamente. Così, quasi immediatamente dopo il mio arrivo ho iniziato a prendere lezioni, dapprima con un'insegnante privata, poi iscrivendomi ad una vera e propria scuola: lezioni tutte le mattine per 4 ore, studio a casa, pratica ogni volta possibile per nove mesi. Un po' faticoso se sommato a tutti gli impegni che abbiamo qui, e al lavoro che si deve fare agli inizi per far ridecollare la propria vita in un nuovo Paese, ma ne è davvero valsa la pena. Parlare la lingua in una Nazione come il Giappone, in cui l'inglese - contrariamente a quanto si potrebbe pensare - è tutt'altro che diffuso, mi ha enormemente aiutata non solo nella vita quotidiana, ma anche nell'approfondimento della conoscenza e comprensione di questo Paese e delle persone che vi abitano. Sta contribuendo a farmi superare alcuni dei più diffusi stereotipi che per esempio vogliono i giapponesi irrimediabilmente rigidi e formali e mi sta aiutando a capirne pian piano atteggiamenti e comportamenti. Credo infatti che la lingua sia uno strumento eccezionale per cercare di capire il modo di essere di un popolo, perché ne è il risultato in divenire. Le espressioni, le parole, i loro rispettivi ideogrammi e significati, sono una fonte inesauribile (nel vero s e n s o delle parola visto che sono migliaia!) di informazioni interessanti e di curiosità. Potendo comunicare, ora posso anche godermi più profondamente tutte quelle cose giapponesi da cui, appena arrivata, sembrava che gli stranieri fossero in qualche misura tenuti lontani, dai locali evidentemente freq u e n - tati solo o quasi da giapponesi, alle piccole ryokan (locande) tradizionali, dove ti trattano come se fossi un ospite di casa, alla condivisione di una chiacchierata con le altre donne a mollo nell'onsen (terme). Certo non è finita e per arrivare ad un buon livello ci vorranno sicuramente tutti e 4 gli anni, ma già dopo uno e mezzo le soddisfazioni sono enormi. E' un po' come se adesso dire che vivo in Giappone fosse più vero di prima e a questo Paese mi affeziono sempre più pericolosamente. Un'altra grande occasione della vita all'estero, soprattutto se vissuta da una prospettiva privilegiata come la nostra, è data dalle occasioni di confronto e dall'acquisizione di duttilità. Ricostruirsi una vita ogni volta in un Paese diverso non è semplice. Quattro anni non sono pochi per farlo ma, più tempo ci si impiega, meno si gode della sede e delle sue possibilità e più si ha la sensazione di essere stati solo di passaggio. Questo tipo di vita obbliga ad un training non sempre facilissimo, ma credo contribuisca a formare il carattere. L'occasione poi di incontrare molte persone dal background personale e 14

17 professionale vario e interessante dà stimoli di crescita preziosi. Spesso infatti si ha la possibilità di un confronto di alta qualità con gente in gamba da cui si può imparare molto. L'esperienza di vita internazionale in sé e per sé dunque ritengo possa essere considerata un'occasione non comune di sviluppo della propria persona. Si dice che chi ben comincia sia a metà dell'opera; spero di non sfatare il detto e di continuare a poter essere felice della vita che facciamo e di poterne riparlare con altrettanto entusiasmo in futuro e auguro la stessa cosa a tutti coloro che sono prossimi alla partenza. MAMMA IN TRASFERTA Mariangela Carante Sono sull'aereo Alitalia Roma-Milano- Caracas: questa mattina sono partita alle 6:40 a.m. Mia figlia Teresa mi ha accompagnata all'aeroporto con la sua nuova macchina, insieme ad un'amica; le ho lasciato le istruzioni scritte circa la via da seguire per tornare a casa ovvero: -Segui ROMA GRA -Direzione FIRENZE -Prendi l'uscita 3a CASSIA verso Tomba di Nerone -Vai dritta fino a Corso Francia e poi sai dove sei. Spero di arrivare in tempo a Caracas per vedere anche solo una parte dello spettacolo, a cui partecipa Massimiliano, ormai 17enne, spilungone e timidone. Mi auguro che vengano a prendermi con la Jeep 4x4 così potremo fare la strada della montagna, perchè, essendo crollato il ponte dell'unica strada decente che collega la città con l'aeroporto, le altre vie di comunicazione sono assai precarie e garantiscono code dalle 2 alle 4 ore. Questa è la vita di una tipica mamma diplomatica e della sua famiglia. Ci vuole comprensione, amore, coraggio, ottimismo, versatilità soprattutto accettazione dell'idea di essere o quanto meno di diventare una mamma in trasferta. Non importa che scuola scegliamo per i nostri figli nè quanto loro stiano più o meno bene, vivendo questo tipo di vita: l'unica certezza che tutti noi a b - biamo è che prima o poi prenderanno una strada loro, che non sarà probabilmente quella dietro casa o della città natale. Questo modo di vivere offre esperienze diverse tanto per noi mamme come per loro ed è questo che possiamo 15

18 insegnare loro a fare: utilizzarle per inserirle nel loro bagaglio culturale personale. Ricordo la prima volta che i due sono partiti da Roma per la Russia: avevano 4 e 6 anni e, nonostante una fosse nata a New York e l'altro ad Atene, si definivano abitanti della campagna toscana, dove avevano trascorso solo 6 mesi, ma in modo libero e sereno. Quest esperienza era sembrata a loro meravigliosa, più che la vita di città vissuta in un appartamento. Rientrare in Italia con l'alitalia dopo 4 mesi di Mosca aveva fatto capire al piccolo che c'era un mondo a cui lui apparteneva: entrato sull'aereo si era messo a gridare Mamma parlano come noi, ci capiscono, sono italiani!. In poche parole, nonostante la scuola italiana e gli amici italiani, lui aveva ritrovato il mondo perduto quasi come E.T. Oggi Teresa è felice di vivere a Roma, anzi non potrebbe proprio vivere in campagna; Massimiliano preferirebbe Milano-perchè è tifoso del Milan-ma le loro mete ed aspirazioni li proiettano verso l'estero, ormai hanno imparato questo stile di vita. Cosa possiamo fare noi mamme per integrarli in questo mondo forse veramente globale, a cui loro sono esposti, a parte insegnare loro le lingue straniere che gli permetteranno di comunicare? Credo che questa sia la domanda che tutte ci poniamo, o dovremmo porci, e premetto che qui non troverete una saggio filosofico di come affrontare il problema, ma solo qualche informazione spicciola, che a volte potrà apparire banale, ma che sarà pur sempre importante non dimenticare per affrontare questa vita di mamma in trasferta. Prima di tutto dobbiamo insegnare a loro come vivere in mezzo alle incertezze, tanto sociali come climatiche, affrontarle senza paura, ma tenendo conto di un minimo di programmazione. Poi attivare al massimo il loro senso di tolleranza verso culture diverse, società più o meno mobili e non ultimo verso il rientro periodico a Roma: per molti di coloro che non hanno una famiglia a Roma è un' esperienza quasi frustrante, finchè non si trova la propria cerchia. Importante talvolta è far capire ai nostri figli che essere tristi o trovare faticoso un momento particolare della nostra vita, soprattutto al rientro da un viaggio più o meno corto, può essere un sintomo normale di alienazione, che spesso ci accompagna in questa vita da trottamondo. Un trattamento speciale fuori dal normale, una coccola, possono aiutare a superarlo inizialmente. E poi, volontà, volontà e tanta buona volontà. Se a un certo punto vediamo che i nostri figli girano a vuoto o si sentono persi è il momento di affrontarli, fermarli e farli riflettere su quello che potrebbe piacergli. Più di una volta ho perso i bambini al Supermercato o 16

19 peggio una volta mi è capitato in una via affollata di Parigi e così ci siamo ritrovati: avendo loro insegnato a fermarsi in un posto e aspettare pazientemente che mamma li trovasse, nel frattempo distrarsi pensando a qualche cosa di piacevole ed interessante. Certamente come mamma ora e come figlia prima, ho spesso affrontato lunghi periodi di distacco dalla mia famiglia. Parlo dunque molto basandomi sui ricordi della mia gioventù, quando da giovane studentessa mi trasferivo a studiare in Italia dal Venezuela, in un momento in cui il telefono si usava una volta al mese per le telefonate a distanza. Ogni volta che avevo nostalgia di casa non mi restava che prendere una penna in mano, e se la mia mamma voleva aiutarmi poteva raccontarmi un pò di pettegolezzi o inviarmi un pacchetto dei dolcetti favoriti. Certo la risposta sapevo che non sarebbe stata imm e d i a t a. Dopo tutto crescere comporta imparare ad essere indipendenti, questo è quanto più possiamo incoraggiare noi mamme diplomatiche o mamme in trasferta nei nostri figli. Il resto, lo lasciamo a loro ed ai loro amici, che gli auguriamo sempre di saper scegliere in questo mondo globale che attraversano. Evidentemente, abbiamo bisogno di non essere affiancati dalla sfortuna nera, perchè è evidente che i rischi ci sono più per loro che per altri. A volte mi sono domandata nei momenti in cui prendevo il taxi in città sconosciute, se mai mi fosse capitato qualche disgrazia chissà mai quando mamma e papà lo avrebbero saputo. Quindi avevo imparato a prendere certe precauzioni all'inizio del viaggio circa i mezzi pubblici consigliati ed i luoghi comuni da evitare. In quanto a noi mamme, possiamo appoggiare i nostri figli nei loro esperimenti di vita ed essergli vicini quando possiamo, ricordandoci però che abbiamo anche un compagno, che ci terrà periodicamente lontano da loro. Questa è la vita che abbiamo scelto quando lo abbiamo affiancato in questo percorso diplomatico. Impegnarci nel condurre un vita da tipica mamma italiana, credetemi ci renderebbe tutto molto complicato e forse di scarso successo. Dopo tutto, i nostri figli si adeguano a schemi di mamme alternative e ci amano anche per questo. 17

20 FIRENZE: UN'OCCASIONE DA CONSIDERARE Manuela Varvesi Prima di iniziare a parlare della mia esperienza a Firenze, devo forse spiegare perché mio marito ed io siamo finiti in una delle più belle città di Italia. Nel 1975 venne fondato sulle colline di Fiesole, in un antico convento voluto da Cosimo de Medici, l'istituto Universitario Europeo, prestigiosa istituzione che raccoglie il meglio dei laureati europei e li prepara con un dottorato di ricerca di quattro anni a diventare i futuri dirigenti europei o docenti universitari nei campi economico, giuridico, politico e storico. Si entra solo con una borsa di studio dopo una durissima selezione sia nazionale che europea. L'Istituto Universitario europeo è equiparato ad un organismo internazionale diretto da un Presidente, scelto tra le nazioni europee e da un Segretario Generale di solito italiano e, fino adesso, proveniente dal Ministero degli Esteri. Nel marzo del 2001 mio marito è stato nominato Segretario Generale dell'istituto e ci siamo quindi trasferiti a Firenze, o meglio a Fiesole. Non parlerò del lavoro di mio marito, anche perché per una volta tanto, il mio ruolo ufficiale di moglie è stato molto limitato. L'Istituto ha la sua sede di rappresentanza, il suo catering, il suo cerimoniale, la sua organizzazione perfetta; anche quando si è trattato di ricevere le delegazioni straniere in visita o personaggi importanti come l'allora presidente Ciampi con la moglie, il Presidente austriaco o il principe Carlo d'inghilterra, il mio apporto consisteva nel sorvegliare che tutto fosse in ordine, aiutare gli ospiti a sentirsi a casa e cercare di mantenere una conversazione che fosse all'altezza dei miei interlocutori. Poi bastava portarli sulla terrazza di Villa Schifanoia, arrampicata sulle pendici di Fiesole ad ammirare il tramonto sulla piana di Firenze, con la cupola del Duomo che spiccava netta su tutte le altre costruzioni per determinare il successo della serata. Avevo quindi molto tempo per dedicarmi alle cose che più mi interessano, la storia, la cultura, l'arte. Molto tempo per vivere Firenze dall'interno e non fermarmi solo, come turista, alle facciate delle chiese e dei palazzi, per scoprire che le famiglie famose, che la storia fiorentina ci aveva consegnato, continuano ancora adesso a fare la storia e anche l'economia di Firenze. I Guicciardini, gli Strozzi, gli Antinori, i Frescobaldi, i Corsini, per citarne solo alcuni, sono ancora tutti lì, negli 18

21 stessi palazzi dalle lunghe scalinate di pietra serena, nelle stesse vie che portano il loro nome. Forse proprio questa è stata la cosa che più mi ha colpito di Firenze: il senso della sua storia, la conservazione gelosa e tenace dei suoi tesori e della sue tradizioni, la sobrietà e la compostezza che solo chi è conscio del suo ruolo può avere. Partivo da una Roma spesso chiassosa, ostentata, sempre sopra le righe, dove spesso apparire è meglio che essere, e approdavo in una città dove poco o nulla viene concesso al lusso, dove l'idea prevalente è che bisogna lavorare molto per conservare il palazzo ed i tesori che gli avi hanno consegnato e non venderle alla prima diff i c o l t à per sperperarne il ricavato, come hanno fatto rampolli di prestigiose famiglie romane. Firenze è una città insieme facile e difficile, niente ti viene concesso gratuitamente: ti devi guadagnare stima, fiducia, simpatia e devi trovare il tuo posto, il tuo ruolo e allora tutto si incastra e prende forma. Io sapevo che volevo occuparmi di arte e dopo aver fatto un giro di indagine tra le associazioni culturali, sono approdata agli Amici di Palazzo Pitti, che, come dice il nome, ha sede in uno dei più bei e complessi palazzi della città e organizza visita guidate, concerti, conferenze e corsi d arte. E' stata una bellissima esperienza, per le persone che ho avuto modo di incontrare e per tutto quello che sono riuscita ad imparare. Mi sono sentita felice quando sono stata scelta, io non fiorentina, a far parte del Consiglio Direttivo. L'ufficio ha sede nell'ultimo piano del palazzo ed ha una terrazza con una vista mozzafiato su Firenze e le sue colline. Per entrare dovevo esibire il mio tesserino e mi sono sentita a casa quando i custodi dei vari musei hanno cominciato a salutarmi. Mi piaceva andare in ufficio il lunedì, quando il palazzo era chiuso ai visitatori, perchè potevo camminare indisturbata tra i quadri, gli oggetti, le pietre dure collezionate dai Medici. Avevo in mano una grossa chiave che apriva la pesante porta di noce che immetteva nel corridoio del nostro ufficio e per poche ore mi sentivo la proprietaria di tanta bellezza. Forse sono un'anima semplice, ma ritrovarmi da sola davanti alla dolcissima e tenerissima Madonna della seggiola di Raffaello, nel silenzio e nella penombra della galleria Palatina, mi dava un piacere sottile e sublime. Ho fatto carriera e sono entrata anche nel consiglio Direttivo del FAI, il Fondo per l'ambiente italiano. Poiché io sono tendenzialmente una pigra, per non cedere alla mia pigrizia devo costringermi a riempire le mie giornate di tante cose, ho chiesto ad un nostro amico, restauratore di quadri, di prendermi a bottega da lui per un pò ed insegnarmi alcuni dei suoi segreti. Io non so creare, non ho abbastanza fantasia, cultura, immaginazione, 19

22 spirito d'osservazione, senso del colore e delle proporzioni, ma mi piaceva contribuire alla conservazione di chi invece sapeva creare. Pulire un quadro e vedere riemergere sotto la patina nerastra del tempo e del fumo, il blu di un cielo, il rosa degli incarnati o il verde degli alberi è la cosa che più mi ha affascinato. Mi piaceva l'odore dei solventi, dei colori, delle colle messe sul fuoco, la prima volta che ho imparato a rifoderare un dipinto ero terrorizzata dall'idea di dovere strappare la vecchia fodera e mettere a nudo la pittura. Siamo rimasti a Firenze quasi cinque anni, poi, per circostanze indipendenti dalla nostra volontà, il Ministero ci ha richiamato a Roma. Purtroppo non c'è ancora il nostro successore e me ne dispiace. Certamente Firenze è stata la mia sede estera più bella, quella che più mi ha arricchito e gratificato. SITUAZIONE SCUOLA EUROPEA A BRUXELLES Guido Ricci Le Scuole europee sono un organismo intergovernativo istituito da una convenzione tra tutti gli Stati membri dell'ue. Esse hanno per missione l'educazione dei figli dei funzionari comunitari, del personale delle rappresentanze permanenti presso l'ue, delle altre rappresentanze degli Stati membri, e di altre categorie. Esse si avvalgono per lo più di docenti distaccati dagli Stati membri e seguono, nelle diverse sezioni linguistiche, un curriculum comune riconosciuto negli Stati membri. Esistono attualmente 13 scuole europee, delle quali 3 sono a Bruxelles e ospiteranno a settembre 2006 circa 3000 allievi ciascuna, a fronte di una capacità massima nominale di La quarta scuola di Bruxelles dovrebbe aprire nel nel quartiere di Laeken. Il 28 aprile 2006, il Consiglio superiore delle Scuole europee, riunito all'aja, ha deciso che la nuova scuola sarà popolata senza trasferire sezioni esistenti di altre scuole. In un primo tempo si paventava il trasferimento forzoso della sezione italiana di un'altra scuola europea dal quartiere di Woluwé, dove quella italiana è la principale comunità straniera, a Laeken, dove è quasi assente. E' stata invece accettata la richiesta italiana di aprire nella scuola di Laeken una nuova sezione italiana. 20

23 I genitori interessati sono ovviamente soddisfatti di questo risultato, ottenuto anche grazie ai rappresentanti del nostro Paese nel Consiglio Superiore, all'interessamento diretto del Ministro degli Esteri e di membri italiani del Parlamento Europeo e della C o m m i s s i o n e. Nella stessa riunione, il Consiglio Superiore ha deciso di creare un autorità centrale per le nuove iscrizioni a Bruxelles, con compiti di supervisione a partire dalle iscrizioni per l'anno scolastico Purtroppo i criteri di questa supervisione non sono ancora molto chiari. Per le iscrizioni per l'anno scolastico , i direttori delle due scuole più affollate hanno accettato le iscrizioni di nuovi alunni solo se avevano fratelli o sorelle nella stessa scuola, o se la sezione linguistica richiesta non esisteva in nessun'altra scuola. Molte decisioni sono state impugnate da genitori che avevano stabilito la propria residenza da anni nei pressi di una scuola, e, venuto il momento di iscrivervi i figli, si sono visti dirottare in un'altra. I comitati dei genitori rimangono quindi vigilanti per assicurare che la residenza della famiglia e la continuità delle classi abbiano il giusto peso a fronte dell'esigenza dichiarata di popolare la nuova scuola di Laeken. E' prudente che chi si stabilisce a Bruxelles con figli in età scolare verifichi la situazione aggiornata prima di fissare la residenza. Per maggiori informazioni: UNA CONSORTE ANCORA IN SEDE Loriana Inserra Il mio contributo, come consorte di diplomatico, è sicuramente atipico rispetto alla media dei consorti che scrive per il Bollettino dell'associazione. Non per mia volontà, ma perché sono sposata da neanche tre anni e non sono ancora partita per una sede estera. Per ora la sede continua a essere Roma, la mia città natale, a cui sono molto legata come vera romana, nata nel quartiere Ludovisi con piazza Barberini e Villa Borghese nel cuore, m a alla quale contrappongo, per mamma neozelandese, una forte attrazione per quelle coraggiose genti a nglossassoni e irlandesi, avventuratesi agli antipodi dell'europa. Un paese che è davve- 21

24 ro molto lontano da raggiungere, la Nuova Zelanda, una autentica fatica, ve lo assicuro Per questo motivo sono abituata ad abitare a Roma, ma a essere allo stesso tempo lontana con la mente, per sentirmi più vicina possibile ai miei cari sparsi tra Auckland, Wellington e Sydney. Vita dura la lontananza, come sapete bene, soprattutto se c'è vero affetto familiare, ma anche una grande opportunità di maggior conoscenza del mondo e minor timore di lasciare Roma. Incoraggiata da questa doppia nazionalità, mi sono laureata in Lettere a Roma, specializzandomi in Storia del Teatro, cercando però di proiettarmi sempre in scelte professionali che potessero darmi opportunità di lavoro sia in Italia che in Nuova Zelanda. Il percorso non è stato facile ma in dieci anni sono riuscita, con la mia casa editrice di libri bilingui di teatro per bambini e ragazzi, ad arrivare in Australia e a conoscere mio marito: due obiettivi importanti! La mia casa editrice, in collaborazione con il Teatro Argentina, il Comune di Roma, il MIUR e il M.A.E. ( l a Commissione Nazionale Editoria a Roma e i vari direttori d'istituto It. di Cultura in Australia), ha portato avanti per 4 anni il Progetto Ragazzi, da me ideato, sotto il vaglio della dottoressa Lanzara d e l l ' U fficio I dei Culturali, per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero. Con grande successo abbiamo esportato un importante esempio di come, attraverso il teatro, sia possibile attuare forme di integrazione fra ragazzi disabili e non. Questo progetto rivolto ai disabili, per il quale collaboro tuttora, ha dimostrato di essere all'avanguardia sia in Australia che negli Stati Uniti, paesi in cui il disabile viene più ghettizzato che integrato. Di recente all'università di Harvard di Boston, lo psicologo e pedagogo Seidel ha riconosciuto con grande sorpresa il fatto che in Italia si siano riusciti a coniugare due ambiti professionali diversi come la scuola e il teatro, impresa non facile e spesso volta a fallire. Alla luce di queste esperienze, mi sento di suggerire ai consorti che seguono all'estero il proprio coniuge di provare sempre, in qualsiasi ambito professionale, a esportare ciò che di meglio si è venuto a delineare negli ultimi anni in Italia; perché gli altri Paesi non sono perfetti e le pecche esistono ovunque, anche in quelli che sembrano vantare maggior senso civico e avanzamento tecnologico. E' importante mettere in risalto il meglio dell'italia e tenere le critiche fra le quattro mura di casa, valorizzando il sistema scolastico italiano, imparando a padroneggiare prima di tutto la nostra lingua madre, sia nello scritto che nel parlato, e poi le altre lingue straniere. Insomma facendo resistenza a quelle forme di esterofilia, che tolgono vigore necessario all'immagine dell'italia che si rappresenta all'estero. 22

25 All'interno dell'associazione, ho potuto apprezzare come consorti piemontesi e siciliane, per esempio, si diano un gran da fare per valorizzare la loro Regione di provenienza e come lo facciano con passione. Ecco, è molto importante credere in ciò che si fa, e a tal proposito spero tanto abbia un seguito serio l'intento dell'associazione di creare un anello di solidarietà tra tutti i soci che desiderano lavorare quando si trasferiscono all'estero. Anello oggi facilmente realizzabile attraverso internet, per comunicarsi informazioni utili sulle opportunità di lavoro retribuito. Non solo confido in questo ma anche in altre iniziative, di valido interesse, svolte dall'acdmae. Trovo che la partecipazione al bene comune sia il motivo principe al quale aderire per entrare a far parte dell'associazione Consorti Dipendenti M.A.E., mettendo da parte tutte quelle facili critiche che, come sappiamo, accompagnano da sempre coloro che hanno delle buone idee e le mettono in pratica, apprezzandone invece l'essenza stessa della sua esistenza, quale punto di riferimento per chi parte, per chi torna e, perché no, anche per chi permane. UNA BOTTIGLIA IN MARE Angela Delfino Puccio Carissime/i, ci è pervenuto un invito a comunicare di più e meglio circa i problemi dei nostri figlioli. Tempo fa, durante i nostri gruppi d'ascolto alla presenza della dottoressa Sandra Zagaglia, partendo dalle esperienze personali, abbiamo parlato e discusso di svariati temi riguardanti il rapporto genitori-figli di fronte ai continui trasferimenti. Abbiamo dato particolare attenzione: al problema dell'identità, sia in una famiglia di origine italiana sia in un ambito di nazionalità mista; come accorgersi nel bambino di atteggiamenti negativi come di ripiegamento su sé stesso fino ad un' iniziale depressione, per esempio a causa di distacchi vissuti come perdite definitive; la difficoltà a mantenere un tessuto sociale nei confronti del quale rapportarsi e con il quale crescere per l'adolescente; la relazione el'interscambio tra il proprio vissuto di adulto e quello del figlio. Scritto così sembra poco, ma in realtà bisogna pensare alla volontà positiva 23

26 di chi ha portato la propria esperienza, alla partecipazione attiva di quanti sono stati presenti, chi a tutti gli incontri chi a qualcuno, alla professionalità con cui sono stati preparati e svolti gli argomenti di approfondimento delle tematiche Ore e ore! Chi ha partecipato è uscita rasserenata dal constatare di non essere sola di fronte ad un problema, contenta di aver condiviso dubbi e di aver trovato chi poteva fornire un bagaglio d'informazioni utili. Il timore di aprirsi, pur sentendo il bisogno di appoggiarsi, è stato superato dal vantaggio ottenuto. Vorrei da qui dare degli spunti di riflessione e spero ricevere dei commenti, perché a tutti noi preoccupano le difficoltà scolastiche ma ancor più quelle affettive e psicologiche dei nostri figli. Una famiglia, anche la meglio assortita, non può non vivere delle difficoltà di accettazione e di dialogo perché queste difficoltà sono insite nel cammino evolutivo delle singole persone e non si elidono, bensì possono aumentare nel gruppo familiare. Una famiglia è in sé un esempio in piccolo della società: i due genitori procedono costruendo nel tempo un equilibrio tra le loro personalità e l educazione ricevuta a cui si aggiungono figli, proprii o adottivi, comunque altre tipologie. Questo è fondamentale per imparare la convivenza con sé e con gli altri: ognuno possa per la sua età esprimere ciò che è, anche se diverso dalle aspettative del genitore. Infatti più delle volte c'è un genitore che prevale nel rapporto con i figli: nelle nostre famiglie è frequente che sia la madre per assenza giustificata del padre. Quando le nostre due figlie erano piccole, dalla nascita al primo rientro a Roma, mio marito non sapeva bene come relazionarsi con loro: troppe ore in ufficio, che toglievano persino il momento comune della cena, o a volare da un posto ad un altro. Il week-end era il tempo ideale per ritrovarlo. Il dialogo è iniziato quando lui le ha sentite più grandi o meglio quando loro per relazionare con lui, sono state capaci di mettersi più vicino possibile alla sua soglia d'ascolto. Da quel momento ho fatto ben volentieri un passo indietro, lasciandoli incontrare e scontrarsi per la conquista di un rapporto. I trasferimenti si inseriscono in questa problematica di crescita relazionale, comune a tutte le famiglie, anche se stanziali, riportando il problema del distacco inteso come perdita: quando iniziamo questo tipo di vita lo viviamo nei confronti della nostra famiglia d'origine e di persone e di luoghi, che costituiscono la nostra identità; quando i figli sono grandi e non possono più condividere queste nostre peregrinazioni per motivi di studio o lavoro, lo possiamo vivere nei loro confronti. E loro nei nostri, ma è più raro per un 24

27 giovane, che normalmente non vede l'ora di provare a sé ed ai genitori cosa è capace di fare anche da solo. Anzi questa è la molla conoscitiva implicita sin nel bambino, che emula per arrivare a superare. Soprattutto trasferire le nostre ansie come fossero quelle dei figli è la trappola più insidiosa nella quale cadere, perché inizia quando il figlio è un bambino, che seppur piccolo tende a capire più di quello che noi vorremmo c o n c e d e rgli. Infatti egli finisce per assumere qualcosa che non è da lui, ma gli viene inconsciamente dal genitore e quindi per lui non è rifiutabile. Il legame si attorciglia, rimandando da genitore a figlio, da figlio a genitore qualcosa che non permetterà di crescere e creerà sofferenza ad entrambe. Come accompagnare i nostri figli a prendere la loro strada invece d'esasperarli? Quanti di noi si ritrovano con figli che lavorano in posti diversi, chi in Italia chi all'estero? Eppure la famiglia resta il fulcro, che si ritrova utilizzando i periodi di lunghe vacanze, quelle natalizie e quelle estive. Momenti in cui il racconto delle esperienze personali arricchisce la reciproca consapevolezza e conoscenza, alternati ai momenti della memoria che radica l' identità. Quali difficoltà per organizzare l'incontro? Quali gioie nel ritrovarsi? Anche nel rapporto più lineare il distacco genitori/figli potrà essere doloroso, ma chiunque provi dolore per l'entità e la profondità di questo legame deve poterlo provare. Intendo dire che i sentimenti fanno parte della vita umana, espressione non linguistica del nostro essere più profondo. La tendenza d'oggi è di anestetizzare questi figli, perché la loro sofferenza è anche la nostra. Allora questa anestesia giova più a noi o a loro? Del bene di chi siamo alla ricerca? Di quale bene parliamo? Socrate ci ricorda che gioia e dolore sono intrinsecamente legati e da una deriva l'altro e viceversa. Siddarta sperimenta tutto ciò nel suo cammino. Il nostro compito non è forse aiutare noi ed i figlioli a pensare in positivo, a focalizzare il punto di luce piuttosto che vedere solo la zona d'ombra e buio? Quanti volessero scrivere al riguardo possono inviare un a: - angelina.delfino@fastwebnet.it - acdmae@esteri.it Sarete ricontattati nel rispetto delle vostre intenzioni. 25

28 TORNIAMO A NOI PERCHÉ ISCRIVERSI ALL ASSOCIAZIONE CONSORTI M.A.E.? Anna Maria Spinetti Premetto che sono socia dal 1978, anno di fondazione dell'associazione e che partecipai, come giovane consorte, da pochi anni laureata in Scienze Politiche, all elaborazione delle bozze del primo statuto. C'era allora lo spirito pionieristico e l'entusiasmo di dare vita ad una Associazione in cui si riponevano speranze per una maggiore visibilità dei problemi dei consorti. Oggi ci sono ancora entusiasmo e buone ragioni per far parte di questa Associazione? Sono convinta di sì soprattutto se crediamo nella solidarietà e nell'utilità di unire le forze per la difesa degli interessi comuni. Prima ragione - condivisione dei problemi - Condividere le esperienze e i problemi familiari, di lavoro, di salute, di solitudine e altri, per non allungare l'elenco, con persone che affrontano o hanno affrontato prima, questi stessi problem i ed esperienze è, a mio parere, importante e migliora la qualità della vita. E' interessante parlare di esperienze comuni con persone che le hanno vissute prima o dopo di noi; se incontro, ad esempio, una persona che ha vissuto nella stessa sede all'estero dove ho trascorso un periodo della mia vita, sento che la condivisione di luoghi, abitudini, amicizie locali etc. spiana la strada ad un rapporto personale non superficiale e, anche se ci si incontra per la prima volta, c'è la base per una possibile futura amicizia. Parlare, poi, di un problema che mi affligge, mi disturba, mi disorienta e scoprire che quello stesso problema è stato condiviso e risolto da altri prima di me, non solo diminuisce l'impatto psicologico del problema stesso, ma mi rinfranca lo spirito, mi rianima, mi dà coraggio e ragionevole certezza che, come gli altri, anch'io troverò la mia soluzione. Seconda ragione - spirito di solidarietà - Abbiamo interessi comuni, abbiamo difficoltà e problemi comuni, a prescindere dalle varie carriere che ci sono nel Ministero. Lavoriamo insieme, dunque, per accrescere i contatti, 26

29 conoscerci meglio, delineare e raggiungere gli obiettivi comuni. Terza ragione - l unione fa la forza - Se l'associazione si arricchisce di nuovi Soci, questi vi portano la loro esperienza, validissima qualunque sia l'età del nuovo socio: chi è consorte di dipendente M.A.E. da lungo tempo ha esperienza in senso stretto del termine; chi è, invece, consorte di un dipendente da poco entrato al Ministero porta l'indicazione di come cambiano i tempi e, quindi, fornisce all'associazione gli spunti necessari alla sua evoluzione. Da parte sua, l Associazione, è pronta ad accogliere questi nuovi e motivati soci, sicura che dal loro contributo trarrà grande beneficio e arricchimento. Bastano queste ragioni? No, ne occor - re un'altra. - una motivazione ideale - Io credo che il futuro nuovo socio debba trovare una motivazione personale capace di suscitare l'entusiasmo e la voglia di unirsi al gruppo di Consorti già iscritti. Questa buona ragione per iscriversi dovrebbe avere un contenuto ideale forte, più che scaturire da un calcolo materiale di costi e benefici, poiché deve sconfiggere l'apatia, l'individualismo, la diffidenza, lo scetticismo e, soprattutto, il male strisciante di oggi che ci ha derubato del nostro tempo libero. Solo con la consapevolezza e il desiderio di riappropriarsi del proprio tempo libero si potrà dedicarne una parte, anche piccola, all'associazione. 27

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