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1 Religione Scuola Città 3/2007 RIVISTA PER LA SCUOLA DELLA DIOCESI DI ROMA Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Editoriale I santi, modelli di vita cristiana Gli hadit nella tradizione islamica Il vantaggio educativo dell IRC Insegnare religione nella scuola del XXI secolo Tutta un altra storia: Costantino Le opere e i giorni Riprese & dettagli: Arancia meccanica Insegnare IRC felici Lettere per pensare A classi aperte: Un antipatico Gianburrasca Notizie legali e sindacali: Ipotesi di accordo Diario scolastico Materiali e documenti: Carta dei valori della cittadinanza Indicazioni per il curricolo (selezione e commenti)

2 RIVISTA PER LA SCUOLA DELLA DIOCESI DI ROMA Religione Scuola Città Sommario RIVISTA PER LA SCUOLA DELLA DIOCESI DI ROMA Anno XII (2007) n. 3 Direttore responsabile Angelo Zema Direttore Manlio Asta Consiglio di redazione Carmine Brienza - Giuseppe Iovino Filippo Morlacchi - Alessandro Tarzia - Grazia Palma Testa Pasquale Troìa Immagini e didascalie Pasquale Troìa Registrazione Tribunale di Roma Autorizzazione n. 137 del Progetto grafico e impaginazione Studio PardiniApostoliMaggi Stampa Tipolitografia Trullo S.r.l. Via Idrovore della Magliana, Roma Finito di stampare nel mese di novembre Contributo per le spese di stampa e 15,00 in c.c.p. n intestato a: Amministrazione Ufficio Catechistico Vicariato di Roma indicare la causale del versamento Editore Diocesi di Roma Direzione, redazione e amministrazione Piazza S. Giovanni in Laterano, 6/a ROMA tel ufficioirc@vicariatusurbis.org Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma + supplemento Editoriale I santi modelli di vita cristiana Gli hadit nella tradizione islamica Il vantaggio educativo dell IRC Insegnare religione nella scuola del XXI secolo Tutta un altra storia: Costantino Le opere e i giorni Riprese & dettagli: Arancia meccanica Religione Scuola Città Insegnare IRC felici Gosh! I m getting old! Lettere per pensare A classi aperte: Un antipatico Gianburrasca Notizie legali e sindacali: Ipotesi di accordo Diario scolastico Materiali e documenti: 1) Carta dei valori della cittadinanza Indicazioni per il curricolo (selezione) 2) Valutazioni del prof. Fiorin e della CEI 3) Lettera dei responsabili IRC del Lazio 3/2007 EDITORIALE Manlio Asta Alessandro Di Marco Valentina Sagaria Rossi Teodora Rossi A.N.I.R. TUTTA UN ALTRA STORIA Federico Corrubolo Stavolta parliamone!... I santi, modelli di vita cristiana Gli hadit nella tradizione islamica Il vantaggio educativo dell IRC Insegnare religione nella scuola del XXI secolo La conversione di Costantino LE OPERE E I GIORNI Pasquale Troìa Le opere e i giorni RIPRESE & DETTAGLI Andrea Monda Arancia meccanica INSEGNARE FELICI Gennaro Zucchero REDAZIONALE A CLASSI APERTE Ferragina & Basile Gosh! I m getting old! Lettere per pensare Un antipatico Gianburrasca NOTIZIE LEGALI E SINDACALI Angelo Zappelli Ipotesi di accordo per il contratto scuola DIARIO SCOLASTICO Filippo Morlacchi Settembre - Ottobre MATERIALI E DOCUMENTI La Cei e l Irc Carta dei valori della cittadinanza Indicazioni per il curricolo (selezione e commenti)

3 Editoriale L insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane ha fatto di nuovo parlare di sé in occasione della recente inchiesta del giornale la Repubblica volta a denunciare il costo della Chiesa Cattolica sulle spalle dei contribuenti italiani. Il giornalista Curzio Maltese, in un Stavolta parliamone!... L articolo del 24 ottobre scorso, ha inserito tra questi costi anche gli stipendi degli insegnanti di religione, tentando di presentarlo come un ennesimo abuso da parte Chiesa. Di fronte a certe provocazioni, talvolta tacere può essere utile; ma stavolta parlare è doveroso. Mi sembra necessario anzitutto dire che la questione, così posta, è pretestuosa. Quando si parla di IRC, il problema di fondo non è quello dei soldi: il lavoro degli IdR è regolato da un preciso contratto, esattamente come quello di ogni altro insegnante di qualsiasi disciplina. Ci troviamo quindi di fronte a una serie di prestazioni lavorative che devono essere retribuite, e retribuite secondo giustizia. Non è certamente un illecito o una colpa assumere a tempo indeterminato lavoratori che consentano allo Stato di assicurare un insegnamento quello della Religione Cattolica che lo Stato stesso, per libera scelta, ha voluto garantire ai cittadini, in base ad impegno concordatario. I soldi che vanno nelle tasche degli IdR non sono un surplus che arbitrariamente la Chiesa si sarebbe aggiudicato, ma la doverosa retribuzione nei confronti di lavoratori come tutti gli altri. Né ha senso l obiezione secondo la quale non tutti si avvalgono della prestazione lavorativa degli IdR, quindi non è giusto che tutti debbano pagarla. Allo stesso titolo si potrebbe dire che non tutti si avvalgono ad esempio della prestazione dei docenti di lingua greca o di diritto commerciale, né tutti gli alunni purtroppo! frequentano le ultime classi della scuola secondaria. Tutte e singole le discipline fan- 3

4 no parte dell unica «offerta formativa dello Stato», e il lavoro dei docenti che assicurano il loro insegnamento deve esser retribuito equamente. Mi pare quindi necessario ritenere che siamo di fronte a un ennesimo attacco per mettere in discussione la presenza dell IRC nella scuola italiana. A questo punto, dobbiamo ribadire perché è necessario un insegnamento di religione nella scuola ed è opportuno che questo insegnamento sia cattolico, cioè caratterizzato confessionalmente. Innanzi tutto rileviamo che la modalità tipica della scuola per educare è quella di favorire un accesso critico alla cultura viva del paese in cui i giovani crescono. Ammesso e non concesso che sia possibile una società in cui la religione non faccia parte del suo patrimonio, è di solare evidenza che la cultura religiosa è di fatto parte integrante e non secondaria della cultura italiana ed europea: di conseguenza, senza un appropriato insegnamento della religione la scuola non potrebbe raggiungere in pienezza le sue finalità. La scelta operata dallo Stato italiano di perseguire queste finalità mediante l insegnamento della religione cattolica, realizzato con la collaborazione della Chiesa scelta sancita nel 1984 con la firma dell Accordo di revisione del Concordato è a mio avviso ancor oggi una scelta attuale e la migliore, proprio a causa della laicità dello Stato italiano, se questa espressione viene correttamente intesa: «l attitudine laica dello Stato-comunità, [ ] risponde non a postulati ideologizzati e astratti di estraneità, ostilità o confessione dello Stato-persona o dei suoi gruppi dirigenti, rispetto alla religione o a un particolare credo, ma si pone a servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini» (cfr. Corte Costituzionale, sentenza 213/89). Tale concezione della laicità consiglia allo Stato di non assumersi in prima persona la responsabilità di realizzare l insegnamento della religione, ma di chiedere la collaborazione delle concrete confessioni religiose. La Chiesa Cattolica ha voluto rendersi disponibile a questa collaborazione per una disciplina scolastica, cosa che non si è verificata per altre confessioni religiose che hanno stipulato intese con lo Stato. Aver accettato di essere presente nella scuola con una disciplina scolastica che fa sue le finalità della scuola stessa (e non come ciclicamente lamenta qualcuno allo scopo di indottrinare creature indifese mediante un ora di criptocatechismo) implica che l IRC, nonostante la sua chiara natura confessionale, possa essere offerto a tutti: credenti e non credenti, cattolici e non cattolici. Per gli uni sarà occasione per riflettere sui motivi di credibilità della propria fede; per gli altri opportunità per conoscere una grammatica fondamentale della cultura in cui vivono e per interrogarsi sulla plausibilità di una visio- 4

5 ne del mondo che, nonostante la crescente secolarizzazione, rimane vitale. Anche per questo, non è corretto considerare il suo costo come un finanziamento alla Chiesa Cattolica. Detto questo, si può pure passare a confutare almeno alcune delle sciocchezze scritte da Curzio Maltese (scrivo sciocchezze e non calunnie perché non voglio mettere in dubbio la sua buona fede). Come ho appena ricordato, l IRC non è un insegnamento del catechismo e non propone un esperienza diretta della fede: è piuttosto un accostarsi in modo scolasticamente corretto (perché critico) al sapere religioso cattolico. L IRC non è neanche come insinua ancora Maltese nel suo articolo un ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici (affermazione che peraltro confligge in modo grottesco con l accusa precedentemente formulata di essere un ora di insegnamento dogmatico); esprime piuttosto lo sforzo che alcune volte riesce ed altre no, come avviene per ogni altra disciplina nella concretezza della vita scolastica di conoscere e pensare la fede. È ancora un falso colossale affermare che «la sola ipotesi di affiancare all ora di cattolicesimo altre religioni procura un immediata patente di estremismo, lobbismo ebraico»: già nel 1986 (ventun anni fa!) l ufficio CEI competente affermava: «Con un più qualificato insegnamento della religione cattolica, e di altre eventuali confessioni, si aprono anche possibilità ecumeniche nuove» (cfr Enchiridion CEI, vol. IV, n. 171). Purtroppo finora le altre confessioni religiose presenti in Italia si sono rifiutate di realizzare un insegnamento scolastico dei contenuti della loro fede. Saremmo invece ben lieti che le forze di tutti i cristiani si impegnassero ad offrire un insegnamento religioso efficace; o che anche altre religioni accettassero di entrare nella logica della collaborazione fra Stato e comunità religiose «per la promozione dell uomo e per il bene del Paese» (Accordo di revisione del Concordato, art. 1), dunque con una sincera preoccupazione per l educazione dei giovani tramite una riflessione culturale e critica, insegnando, con la propria competenza specifica, i fondamenti e la plausibilità della loro fede. Chiaramente, in una logica non di competizione e di rivalità, ma di contributo rispettoso delle identità di ciascuno, in una logica quindi pienamente interdisciplinare e interreligiosa. Infine, soltanto per slealtà sì, qui non riesco nemmeno a presumere la buona fede di Maltese si può affermare che la CEI chieda «il non svolgimento nei fatti dell ora alternativa»: le lamentele dei Vescovi italiani perché l alternativa all IRC è un «ora del nulla» sono costanti, almeno a partire dal Sarebbe invece assai bello che si attivasse una seria alternativa all IRC; e senza assumere toni di sfida, sarà interessante, qualora questo insegnamento venisse finalmente attivato in 5

6 modo diffuso, verificare quanti alunni sceglierebbero un altra ora di lezione invece dell IRC. Forse, meno di quelli che oggi scelgono di uscire di scuola un ora prima o di bighellonare tra i corridoi. * * * Detto questo, solo poche righe per presentare in breve i contenuti di questo fascicolo. Gli articoli di Di Marco, Sagaria e Rossi affrontano tematiche di interesse didattico: l uso dell agiografia in classe, la conoscenza del concetto di tradizione nella cultura islamica, l identità del destinatario dell IRC con i criteri epistemologici della disciplina. Speriamo che gli IdR possano giovarsene. Nella sezione di Materiali e documenti offriamo invece il testo commentato della recente Carta dei Valori della cittadinanza : per ogni insegnante è necessario conoscerla e può essere utile farla conoscere. Infine, a distanza di qualche tempo dal clamore suscitato all indomani della loro presentazione al mondo della scuola, riproduciamo un estratto delle nuove Indicazioni per il curricolo, corredate da alcuni sintetici ma pertinenti commenti. Buona lettura! Manlio Asta In copertina: Paul KLEE, Hauptweg und Nebenwege (Strade principali e secondarie), 1929, Colonia, Museum Ludwig. Amburgo, Hamburger Kunsthalle. Le strade non hanno soltanto la prospettiva dell intenzione di chi viaggia o di chi si prefigge una meta. Perché non sono linee in fuga dove non si distingue il prima e il dopo, l immediato e il passato, il collaterale e il distante. La strada viene composta dai passi che i piedi segnano. Insieme a quelli degli altri che in visibili presenze o sconosciute assenze ti fanno compagnia. Una rivista è come un insieme di strade. Fatte di parole, di frasi, di articoli, di immagini : sono queste le pietre di un cammino proposto ai lettori e come tutte le strade non sono neutre (altrimenti non condurrebbero in nessuna parte ed ogni intenzione si vanificherebbe). Anche le pagine di una rivista non sono neutre. I colori delle sue parole e le parole delle sue immagini rivelano aspettative, desideri, intenzioni e speranze. E queste strade parallele sono tali perché all infinito si incontrano. È questa realtà di prospettiva inversa che le tiene parallele e le distingue. Senza quell infinito che li fa incontrare, oggi non sarebbero molteplici e diverse, differenti e distinte creando il miracolo non ancora percepito dell unità nella diversità. Dove il diverso è accolto dal comune ed il condiviso fa la differenza. A differenza di quest opera, quasi musiva, in cui «le strade lontane, che si perdono in una prospettiva improbabile, fino a lambire un orizzonte stratificato e sbilenco, sono appunto il simbolo dell abbandono della temporalità», anche se «la pietra dei ciottoli, che compongono le strade, porta su di sé l usura e le cicatrici di un tempo remoto disegnando a sua volta, all interno dei singoli tasselli, altri ipotetici cammini, altre strade nelle strade, in un infinito percorso della memoria». (M. De Serio). 6

7 I santi, modello di vita cristiana di Alessandro di Marco Nel numero precedente di Religione Scuola Città è stato (incautamente?) pubblicato un mio articolo, dedicato alla possibilità e alle motivazioni dell uso delle vite dei santi nella didattica scolastica; in quella sede tuttavia, considerando l argomento da un punto di vista più teorico che pratico, lasciavo la questione come in sospeso. Certo è che, se è stato piuttosto agevole proporre una serie di riflessioni per lo più astratte per stimolare un uso fecondo dell agiografia a scuola, più arduo è invece calare la proposta da un piano teorico ad uno più concreto. Tutti sappiamo infatti che può essere facile volare sicuri come aquile lungo le vette dei cieli della speculazione dottrinale, ma quando si plana verso i complicati meandri della realtà (in questo caso scolastica) si rischia di fare la figura dei polli. Ciò premesso, la presente proposta didattica è stata elaborata sintetizzando in maniera personale le mie esperienze con quelle di vari colleghi con cui mi sono confrontato (secondo il vecchio adagio impara l arte e mettila da parte ); ed è da me concepita come uno schema Dopo aver presentato da un punto di vista teorico l apporto che l agiografia può offrire alla didattica dell IRC (vedi RSC 1-2/2007, pp. 6-12), Alessandro Di Marco abbandona le vesti di dottorando in Storia del Cristianesimo e indossa i panni dell IdR. Ci presenta così una Unità di apprendimento sullo studio dei santi da lui sperimentata con successo in una V primaria. aperto, un work in progress, che necessita di perfezionamenti a cui tutti siete invitati. Prima di entrare nelle specifico, desidero fare riferimento al punto che aveva fatto da filo conduttore al mio precedente ragionamento. Ricordo infatti che nel PECUP 1 si fa espresso rinvio alla necessità che il ragazzo abbia maturato il senso del bello : è questo il punto chiave da cui intendo ripartire, da quella bellezza che promana in modo unico e paradossale dalla vita dei santi. Le loro vite infatti, a causa della loro particolare vicinanza a Dio, emanano, ci trasmettono quel mix di fascinans e tremendum tipico dell esperienza che l uomo fa della divinità Ma è meglio non dilungarsi troppo e andare al dunque: l unità di apprendimento da me considerata fa riferimento alla mia attuale situazione di IdR di scuola Primaria ed è da rivolgersi ad alunni della classe V. Ovviamente non è che uno dei tanti modi possibili in cui l argomento può essere sviluppato. 1 Il PECUP (Profilo Educativo Culturale e Professionale dello studente) definisce le competenze che un ragazzo di 14 anni dovrebbe aver maturato durante la Scuola primaria e secondaria di primo grado. Si tratta di ciò che dovrebbe sapere e saper fare, valorizzando la sue capacità per essere la persona e il cittadino di domani. Le competenze indicate sono sette ed è bene averle sempre presenti perché al loro raggiungimento contribuiscono tutte le discipline, compreso appunto l IRC. Scrivendo a cavallo tra due successive normative scolastiche, anche se la riforma Fioroni non fa alcun esplicito riferimento al Profilo ho ugualmente fatto riferimento a questo documento. 7

8 OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO Classe V OBIETTIVI FORMATIVI CONOSCENZE La Chiesa popolo di Dio nel mondo: avvenimenti, persone e strutture. COMPETENZE Riconoscere nei santi e nei martiri, di ieri e di oggi, progetti riusciti di vita cristiana Evidenziare l apporto che, con la diffusione del Vangelo, la Chiesa ha dato alla società e alla vita di ogni persona Individuare significative espressioni d arte cristiana, per rilevare come la fede è stata interpretata dagli artisti nel corso dei secoli. Rendersi conto che nella comunità ecclesiale c è una varietà di doni, che si manifesta in diverse vocazioni e ministeri L alunno: 1. Conosce i Santi come persone che hanno scelto di vivere mettendo Dio al primo posto e che così facendo hanno contribuito a migliorare la società. 2. Sa che ci si può porre alla sequela di Gesù in molti modi diversi. 3. Capisce che per i cristiani sentirsi perdonati da Dio è necessario per la conversione in una vita nuova. PERCORSO DIDATTICO PERSONALIZZAZIONE Esperienze/approccio Brainstorming sulla vita di diversi personaggi che si sono posti alla sequela di Gesù. Attività di gruppo Attività di approfondimento/fonti At 8, 1-4; At 9, 1-30; 1Cor 3, Ricerche sul santo omonimo e su altro santo Attività di appropriazione: Attività di gruppo; disegno di un episodio che lo ha colpito; uso di una o più opere d arte raffigurante/i il soggetto trattato Competenze Il bambino conosce la vita di alcuni santi e la rielabora ponendo l accento sugli elementi che più lo hanno colpito. Il bambino coglie gli elementi essenziali che connotano l essere cristiano ieri,oggi e sempre. Valutazione competenze Corretta espressione dei contenuti assimilati Attenzione al saper essere e saper stare con gli altri. Verifica conoscenze/abilità Controllo realizzazione delle ricerche; Verifica dei lavori di gruppo; Attenzione agli interventi in classe; Domande orali e/o scritte Verifica finale COLLEGAMENTO CON ALTRI AMBITI DISCIPLINARI: Storia, Arte e immagine, Geografia. Percorso didattico (totale 5 lezioni) 8

9 Prima fase: un approccio biblico alla questione Si potrebbe iniziare in molti modi, magari ognuno dal proprio santo preferito, da quello che si conosce meglio perché, per un motivo o per un altro, è più legato alla sua storia, anche dal punto di vista affettivo. Tuttavia, dopo un attenta valutazione, sono persuaso che la cosa migliore da fare sia iniziare dal dato della Rivelazione, dalla Scrittura, vista l ovvia centralità che essa ha nella vita della Chiesa e del cristiano. Partire dalla Bibbia significa perciò iniziare da una delle figure più importanti della comunità cristiana primitiva e più in generale della Chiesa di tutti i tempi: San Paolo. Dopo aver narrato ai ragazzi la sua vita, così carica di pathos, travagli, mutamenti anche radicali, e cercando sempre di calare il personaggio nel suo contesto storico quotidiano (ad esempio, spiegare come ai tempi di San Paolo ci si spostava e come si comunicava da una città all altra; che lingua parlavano le persone; cosa e come si mangiava), si legge insieme in classe la sua storia attingendo alle fonti: il suo passato burrascoso (At 8,1-4) e la sua conversione (At 9,1-30). Importante può essere a mio avviso anche la lettura di 1Cor 3,4-11 (i miei in classe hanno fatto il dettato dell intero brano!), che permette di riportare tutto il discorso a Gesù Cristo come unico modello di santità, anche alla luce di quanto sarà sviluppato in seguito e alla concreta situazione delle comunità cristiane degli inizi. Alla lettura segue il momento della riflessione per testare la comprensione degli alunni: è il momento del brainstorming, che può essere stimolato con opportune domande come ad esempio, «Cos è la conversione? Che importanza ha? Perché gli Apostoli hanno accolto Paolo nonostante fosse un loro nemico accanito?» e così via. Dopo la lettura e il brainstorming, se c è ancora del tempo, si può far disegnare ai bambini l episodio che più li ha colpiti. Per concludere questa prima fase, ho assegnato ai bambini una ricerca sul santo che porta il loro nome, o alle brutte (mai capitato in classe un bambino di nome Kevin?) su qualcuno con cui si è in un modo o nell altro legati, magari il santo cui è intitolata la propria chiesa parrocchiale. Per far perdere l abitudine ai ragazzi di presentarsi con i testi scaricati da internet, ho maturato l idea che è meglio assegnare una ricerca guidata, naturalmente scritta a mano, articolata in precise domande, tipo: dove e quando nasce san(ta).? Che vita fece quando era piccolo/a? Quali sono le cose più importanti che ha fatto? ecc. Importante può essere la presenza di bambini di altre religioni, chiamati in questo caso a svolgere una ricerca sui propri santi 2. Seconda fase: dal fenomeno al fondamento Le ricerche precedentemente assegnate sono lette in classe, scegliendo magari, tra le tante, personaggi lontani nel tempo e nello spazio, invitando a prestare attenzione alle caratteristiche salienti della vita di varie figure; i bambini sono perciò sollecitati a svolgere un lavoro di razionalizzazione, secondo me il più importante dell intera Unità: è il passaggio dal fenomeno al fondamento, dall esperienza al dato oggettivo. Le narrazioni infatti in questa fase vengono come schedate, 2 La eventuale presenza di un alunno di diversa appartenenza religiosa può essere occasione di confronto; anche per considerare su un piano più pratico (quindi più vicino alle modalità conoscitive del bambino) le eventuali differenze tra la nostra e le altre tradizioni. Per un approfondimento della santità nelle altre religioni rimando alle seguenti pubblicazioni e alla relativa bibliografia: S. BOESCH GAJANO, La santità, Laterza, Bari 1999, pp , specie in riferimento alla santità nel mondo ebraico; A. SCA- RABEL, «Aspetti della santità nell Islam» in I Quaderni di Avalon n. 55 (2006), pp ; G. BURRINI, «La santità buddista: dall arhat del piccolo veicolo all odissea cosmica dei Bodhisattva», ivi, pp

10 Caravaggio ha composto due opere sulla conversione di san Paolo. La prima, su tavola di cipresso (caso rarissimo nella produzione caravaggesca), è del 1598, e appartiene oggi alla collezione Odescalchi Balbi; la seconda, su tela, risale agli anni e può essere ammirata nella cappella Cerasi di S. Maria del Popolo a Roma. Il soggetto fu commissionato al pittore in occasione del giubileo del 1600, ma l opera venne rifiutata dal committente, forse perché non conforme al racconto biblico, dal momento che la tavola non riproduce la «luce dal cielo» descritta nel testo lucano (cfr i tre racconti della conversione in At 9,1-9; 22,6-21; 26,12-18), bensì Cristo in persona, quasi trattenuto da un angelo, che si rivela a Saulo. Caravaggio fu costretto così ad affrontare nuovamente il soggetto, ma ne mutò significativamente l impianto: Saulo è ora visto di spalle, riverso per terra, folgorato da una luce accecante, con le braccia protese al cielo, ai piedi del robusto cavallo da cui è caduto. Si deve però notare che la proverbiale caduta da cavallo di san Paolo non è affatto descritta nel racconto biblico: il testo infatti non accenna neppure all esistenza di un cavallo o di altra bestia da soma. In questo è più fedele la tradizione antica, rappresentata ad esempio dal manoscritto bizantino qui riprodotto: nella lunetta superiore è raffigurato Saulo che, a piedi, rimane accecato dalla luce proiettata da Cristo, avvolto in una sfera celeste di trascendenza. Sulla destra un compagno è pronto a tendergli la mano per condurlo a Damasco, nella casa dove poi Anania gli imporrà le mani. La metà inferiore raffigura Saulo secondo i canoni consueti dell iconografia tradizionale più originaria: con l aureola, stempiato (tratto convenzionale per caratterizzare i sapienti) e intento alla scrittura. Ancora assente la spada, che solo più tardi diventerà il suo simbolo principale (come le chiavi per san Pietro).

11 catalogate dall alunno/a per ravvisare al loro interno tutte le peculiarità principali, al di là delle varie particolarità. Si pongono alcune domande scritte fra cui è importante la seguente: «Indica gli elementi in comune delle vite dei santi che abbiamo letto in classe», a cui poi segue un commento di gruppo, in cui l insegnante rinforza il lavoro fatto dai ragazzi, esplicitando appunto le caratteristiche dei santi di ogni tempo, cioè l eroismo delle virtù, magari utilizzando testi della tradizione ecclesiastica 3. Questa attività può essere accompagnata da una di tipo più ludico, come «disegna un episodio della vita di un santo letta in classe che ti ha colpito e spiega perché». Terza fase: attività pratiche e interdisciplinari Infine come compito si chiede ai ragazzi di portare da casa per la lezione successiva tutti i santini che trovano. Accogliendo un suggerimento datomi da un dirigente scolastico, lo scorso anno un esperienza positiva è stata quella di coinvolgere i parenti in questo tipo di attività: ho chiesto ai ragazzi di reperire, tramite i genitori, nonni, zii o chi per loro, quanti più santini ci fossero a disposizione a casa, magari andando a rovistare in vecchi armadi o andando direttamente a chiederlo ai nonni, per poi utilizzarli in classe per la realizzazione di cartelloni 4. L esperimento è ben riuscito (anche se qualcuno s è raccomandato per la restituzione): abbiamo completato quattro cartelloni divisi per categorie; per Maria e Gesù ne è stato realizzato uno ciascuno a parte. È facile poi sviluppare attività interdisciplinari con arte e immagine. Ad esempio, sempre a proposito di S. Paolo, si possono illustrare alcune opere d arte importanti sulla sua conversione, come ad esempio quella di Caravaggio (o su altri episodi della sua vita: l iconografia è abbondantissima), chiedendo, magari in forma scritta (scripta manent, verba volant) dove è ambientata l immagine, quali sono i personaggi raffigurati, se l artista ha aggiunto qualcosa di personale che va oltre il testo biblico e - se sì - cosa, ecc. In alternativa, si può anche svolgere un attività interdisciplinare con geografia, tipo «prepara con i tuoi compagni un cartellone o una cartina dei viaggi di S. Paolo»; oppure «preparate un cartellone nel quale indicate i le comunità destinatarie delle lettere di Paolo e i luoghi dai quali egli le spedì». Quarta fase: attività di verifica Per la verifica che è un momento indispensabile dell Unità di apprendimento è auspicabile aggiungere alle domande che vengono poste in corso d opera un momento dedicato specificamente allo scopo. Si può cioè svolgere un compito scritto di verifica, basato su alcune domande sulla vita di San Paolo, del santo omonimo, sulla santità in generale. Come conclusione si può premiare l eventuale bravura e attenzione dei ragazzi con la visione di un cartone animato a tema; lo scorso anno mi è capitato fra le mani Padre Pio, che tuttavia mi sembra più adatto a ragazzi più grandi; c è comunque una certa abbondanza di offerta. 3 In un testo del II secolo si legge: «Noi adoriamo Lui (Cristo) che è Figlio di Dio. I martiri poi giustamente li amiamo come discepoli e imitatori del Signore, a cagione dell insuperabile amore verso il proprio Re e Maestro, dei quali anche noi diventiamo partecipi e condiscepoli». Martyrium Polycarpi, XVII, 3, cit. in L. DATTRINO, Padri e maestri nella fede, Messaggero, Padova 1994, p Se l idea dei cartelloni può apparire antiquata, con ragazzi più grandi si può provare a fare un lavoro con Powerpoint su CD/DVD abbinando l immagine a brevi cenni biografici. 11

12 In conclusione, mi limito ad riassumere alcuni passaggi che mi sembrano i più importanti di questa unità di apprendimento: 1) l intenzione è quella di far capire ai bambini che il messaggio di Gesù si realizza tramite una grande varietà di vite esemplari, eroiche; 2) partendo dal dato biblico, si personalizza poi il contenuto tramite la ricerca sul santo che porta il proprio nome; 3) si realizza un lavoro di riflessione, sugli aspetti che accomunano i vari personaggi analizzati; 4) si svolgono dei lavori che raccordino i santi con le altre materie, anche per dare ad essi la concreta dimensione di uomini/donne vissuti in una certa epoca, e non personaggi mitici; 5) si fa un lavoro di scavo nell identità familiare, mostrando la rilevanza che questi personaggi hanno per alcuni dei propri parenti. Per chiunque abbia consigli, critiche o suggerimenti, il mio indirizzo di posta elettronica è: a.dima@yahoo.it. 12

13 Le fonti e la lingua Queste annotazioni parziali e frammentarie vorrebbero fornire lo spunto per considerare le fonti della tradizione islamica alla luce della loro forza espressiva. Per indagare sul contenuto, il carattere e il linguaggio della tradizione nell islam occorre risalire al periodo successivo alla morte di Muhammad, evento che generò una vasta letteratura basata sui fatti e sui detti attribuiti al profeta. Alla sua scomparsa, la comunità dei primi seguaci si trovò di fronte a una Rivelazione al-qur - an e alla memoria viva di un uomo; su questi due cardini si è costruita la Tradizione islamica. Da una parte s impone, dunque, il testo sacro, ab aeterno e increato, il Libro per eccellenza, alkitāb, percepito dai credenti nella sua globalità e unità è sufficiente recitare una parte di un versetto per far emergere il Corano nel Il linguaggio della Tradizione islamica. Qualche riflessione Valentina Sagaria Rossi, bibliotecaria presso la Biblioteca dell Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana e docente di lingua araba presso l Università degli studi di Napoli l Orientale, ci presenta lo strettissimo e delicato rapporto sviluppatosi nel mondo islamico fra la tradizione religiosa e gli strumenti linguistici che la veicolano. Con la competenza della specialista, ma senza lo stile iniziatico e oscuro delle pubblicazioni di settore, l articolo chiarisce il valore fondativo del Corano e dei detti di Muhammad, consentendo agli IdR di conoscere meglio questo mondo misterioso, ma oggi così presente in mezzo a noi. di Valentina Sagaria Rossi suo complesso, la parola che incarna Allāh, il locutore, rivolta agli uomini, i destinatari; dall altra troviamo il corpus dei racconti, chiamati hadīth o khabar, che trasmettono gli avvenimenti sulla vita profeta e dei suoi compagni, come vedremo più avanti. La storia della rivelazione, estremamente controversa e complessa, non è certo compiuta; nuove ipotesi sono sorte di recente per «inquadrare maggiormente il messaggio maomettano nel contesto della storia dei diversi movimenti o tendenze che hanno animato la penisola arabica» 1. L argomento è di portata talmente vasta che mi limiterò a fornire qualche spunto di analisi sotto l angolo visuale dell espressività del linguaggio, combinazione di significati e significanti, in una dimensione quella islamica tipicamente sincronica, nella quale l interpretazione degli uni coincide nell os- 1 C. GILLIOT, Le Coran et les contraintes de l histoire, in The Qur an as a text, ed. by S. Wild, Leiden, Brill, 1996, pp. 3-26, in part. p. 5; lo studio fa il punto su questa particolare questione. Cfr. S. MERVIN, L Islam. Fondamenti e dottrine, Milano, Mondatori, 2001, pp

14 servanza canonica con la stretta codifica formale degli altri. Per ricondurci dunque, alla matrice linguistica, la Tradizione ha in comune la lingua araba classica, al- arabiyyah, la koiné utilizzata nelle città mercantili dell Hiğāz, punto d incontro delle tribù che parlavano dialetti differenti. È la lingua che permette di esprimere e comprendere tutto; il Corano vi affonda le sue radici, la trasforma attraverso significati derivati, la ricompone tramite un processo di sacralizzazione. Di fatto koiné era anche la lingua dei poeti dell antichità araba, ma lo stile del Libro si distingue dalla poesia e dalla prosa comune; esso è stato trasmesso in una prosa cosiddetta rimata, sağ 2, priva di un metro o di una rima sistematici, con qualche ritornello o ripetizione. Il Corano: al-kitāb o «il Libro per eccellenza» Per stabilire correttamente la natura del Corano occorre partire dal suo significato e dalle accezioni del nome stesso. I filologi derivano la parola Qur ān dalla radice qara a, che vuol dire recitare, leggere salmodiando ; il lato estetico della lingua coranica lingua che si presenta al suo esordio con un grado di maturazione e compiutezza davvero sorprendenti è legato infatti alla recitazione e alla salmodia, pratica basilare della vita comunitaria e individuale. Ancor prima di essere compreso il discorso coranico è una musica, per i beduini dell epoca preislamica, per gli uditori non arabofoni per gli arabi di oggi, un pullulare di immagini e di metafore, una profusione di sensi che impressionano chi ascolta e ne colpiscono l immaginazione, «un orchestrazione musicale e al tempo stesso semantica di concetti chiave tratti da un lessico arabo comune, che per secoli ne è stato trasformato e governato» 3, come coglie acutamente Muhammad Arkoun, filosofo e storico dell islam. Viene da chiedersi: questa parola è considerata il contenuto di un messaggio espresso attraverso un linguaggio umano, o è qualcosa che include il linguaggio come suo elemento essenziale? Il Corano è la parola di Allāh: su questo punto non vi è mai stato dissenso tra i musulmani nel corso dei secoli. Naturalmente non si tratta di singoli toni sussistenti nell essenza divina, ma come definisce il noto islamista Bausani «di un verbum mentis che non consiste in suoni e lettere» 4 ; queste sono temporali, ma rappresentano nello stesso momento i segni del linguaggio eterno divino. Il Corano si definisce da sé un libro chiaro e semplice, per il credente perfetto. Ma qual è la modalità della comunicazione all interno del Libro? Il canale attraverso cui la parola di Allāh viene rivelata a Muhammad corrisponde al concetto di wahyī, la cui radice indica il suggerire, il rivelare, e da qui il significato più esteso di comunicazione misteriosa non verbale, che esprime un modello già in uso nella letteratura araba preislamica. Nel Corano si afferma chiaramente l esistenza di tre soli possibili canali di comunicazione tra Allāh e l uomo: per ispirazione, oppure dietro un velame come parlò a Mosé nel roveto e sulla montagna, o infine mediante un messaggero o mediatore, un rasūl (dalla radice rasala che vuol dire propriamente inviare ). Il wahyī, forma di comunicazione non verbale, non può essere sinonimo di 2 La radice sağ indica, nel suo significato primigenio, il tubare dei colombi, o anche il gridare della cammella, da lì esprimersi con assonanze. 3 M. ARKOUN, Lectures du Coran, Paris, Maisonneuve et Larose, 1982, p A. BAUSANI, L Islam, Milano, Garzanti, 1987, p

15 parola di Allāh 5. Benché universale e rivolto a tutti gli uomini, il messaggio coranico è come abbiamo già detto in lingua araba, ma in base a questo non si può evidentemente considerarla, come fecero i musulmani arabi, una lingua di per sé sacra; può aiutarci, però, a comprendere quanto acceso e intricato sia stato il dibattito interno riguardo alla presunta esistenza ab aeterno della Tradizione coranica, come vero e proprio attributo divino. Il punto è che sembra mancare in ambito islamico un analisi frontale, e non puramente strumentale o celebrativa, delle diverse strutture linguistico-comunicative del testo, dei piani narrativi più o meno sincopati, dei livelli semantici dei significanti. Questo approccio è possibile soltanto se si tengono distinti senza per questo ignorarli i diversi piani di indagine storica ed esegetica, le considerazioni sull origine del contenuto del messaggio del kitāb Allāh, e persino le continue sovrapposizioni e le trasformazioni operate dalla lingua coranica sulla storia culturale dell islam. Ancora Nasr Abū Zayd, nel tentativo di ricondurre a una posizione storiografica il discorso religioso sul linguaggio coranico, pone l accento sulla particolarità di lessico esercitante influssi e, parallelamente, sull azione che i significati possono esercitare sui segni con i quali la lingua si esprime. Ci spiega lo studioso: «La particolare dinamica linguistica, attraverso la quale il linguaggio del Libro ha influenzato la lingua araba, ha a sua volta trasformato i singoli lemmi del vocabolario in elementi della semeiotica» 6. In altre parole, lo storico tenta di elevare la sfera dei segni linguistici a elemento di raffronto e verifica, tenendo distinti i piani del linguaggio religioso veicolato dal Libro realtà invisibile che Abū Zayd non mette in discussione da quelli della realtà visibile, a cui appartengono gli āyāt, segni o versetti. I racconti sulla vita di Muhammad o hadīth Da un modello di lingua passiamo ora a un modello di vita, dove pure l espressione è fattore di unificazione e coesione. Nel corso dei primi tre secoli dell islam andò elaborandosi attorno al Libro una sterminata e incontrollata quantità di racconti che costituì la storiografia islamica di ambito religioso parte integrante della Tradizione trasmessa e mediata dai primi credenti 7. Nella vastissima letteratura hadīth, imperniata su discorsi o cronache indipendenti dal Corano ma sorti attorno ad esso, Muhammad assunse il ruolo particolare di suggello dei profeti precedenti e fondatore del credo islamico. Due corpus di testi contribuirono alla realizzazione di un modello basato sulla sua esistenza: il primo è composto dai racconti di vita, chiamati sīrah, letteralmente modo di agire, modo di procedere, e il secondo costituisce la sunnah, consuetudine, precetto, regola che, applicata alle azioni e alle parole del profeta, è divenuta norma di condotta universale per i credenti musulmani. Il Racconto della vita del profeta (al-sīrah alnabawiyyah) di Ibn Hishām (m. 833) divenne il riferimento di base anche se non l unico in materia di biografia di Muham- 5 Sul dibattito intorno a questo spinoso terreno si veda l interessante contributo dello studioso egiziano di tematiche legate all islam classico e contemporaneo Nasr Abū Zayd, accusato dai fondamentalisti islamici e processato nel suo paese per apostasia, Islam e storia. Critica del discorso religioso, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, in part. pp N. ABŪ ZAYD, Islam e storia cit., p Di questa branca del sapere islamico si occupa la tradizionistica, ilm al-hadīth, letteralmente la scienza della tradizione e della sua trasmissione, che studia la posizione storica, l attendibilità morale dei vari e innumerevoli trasmettitori di tradizioni. 15

16 mad e il fondamento di qualsiasi altro racconto sulla sua vita. Il significato di sīrah, abbastanza vicino a quello di sunnah, è indicativo di come i due concetti siano stati istituiti nel momento in cui i musulmani erano alla ricerca di norme proprie. La sīrah del profeta è dunque l insieme dei comportamenti utili a evidenziare una figura fuori dal comune e un modello da seguire per la società che li aveva prodotti, l immagine di un nuovo inviato che superasse quelle dei profeti precedenti, ispirata alla rivelazione coranica, ma anche radicata nei grandi temi delle religioni monoteistiche. All inizio i termini «Una parola comune tra noi e voi»: così si intitola la lettera aperta firmata da 138 esponenti del mondo islamico e indirizzata a papa Benedetto XVI e ai capi delle diverse Chiese e confessioni cristiane allo scopo di promuovere maggiore comprensione tra le due fedi. «Musulmani e cristiani si legge in apertura del documento insieme rappresentano più della metà della popolazione mondiale. Senza pace e giustizia tra queste due comunità religiose, non ci può essere una pace significativa nel mondo. Il futuro del mondo dipende dalla pace tra musulmani e cristiani». Come base del comune impegno per la pace si afferma che «l Unità di Dio, l amore per Lui e l amore per il prossimo formano un terreno comune su cui Islam e Cristianesimo (ed Ebraismo) sono fondati». Il documento porta la data del 13 ottobre 2007, ultimo giorno del Ramadan; forse solo per un caso la data coincide con il primo anniversario della pubblicazione di un analoga lettera che fu diffusa da 38 studiosi islamici all indomani della famosa lezione di Regensburg di Benedetto XVI (cfr RSC 3/2006, pp ), il cui testo, che citava incidentalmente Maometto, aveva sollevato vivaci reazioni polemiche. La lettera, disponibile anche in italiano sul sito merita attenzione, perché come si evince dall articolo della Sagaria Rossi oltre al Corano e agli sīrah e sunnah erano quasi sinonimi, distinti in seguito dai primi sviluppi dottrinali. L uno passò a designare il racconto della vita di Muhammad nella sua esemplarità, l altro il suo contegno, l insieme dei suoi enunciati e del suo operato o a lui attribuiti e ritenuti fonti irrinunciabili. Nella nozione di sunnah vi è insito il concetto di un precedente da riprodurre, di una pratica, di un uso, e aveva, sin dai tempi degli arabi antichi, una connotazione positiva; ad esso si contrapponeva il verbo ahdatha, che significa creare, inventare, introdurre qualcosa di nuovo dalla stessa radice di hadīth utilizzato con una connotazione peggiorativa. In seguito questi due vocaboli furono introdotti e stigmatizzati nel lessico islamico e la sunnah divenne la sunnah del profeta, fonte della sharī ah, la legge religiosa, dalla radice shara a, tracciare, stabilire, prescrivere, e da questo dettare legge. Dire sunnah infatti equivale a nominare l insieme dei fatti e della gesta, discorsi e prese di posizioni anche tacite attribuiti a Muhammad: in essi si trovano sia le pratiche arabe preislamiche quelle s intende approvate dal profeta, che quelle più normative provenienti dalle province dell impero e assimilate come islamiche dalla comunità. hadīth, la comunità islamica si fonda anche sulla iğmā ovvero il consenso dei teologi; pertanto un documento di pace sottoscritto da un cospicuo numero di autorità provenienti da numerosi paesi e denominazioni del mondo islamico costituisce un interessante novità. (F.M.) 16

17 Entrambi gli edifici sīrah e sunnah furono costruiti a partire dallo stesso materiale, quei hadīth trasmessi oralmente e riferiti a fatti realmente accaduti 8. Prima dell avvento dell islam hadīth designava informazioni e notizie di carattere generale o rinviavano a racconti leggendari legati alla memoria delle tribù beduine; durante il periodo successivo vennero elaborati racconti incentrati sul profeta, integrando alle antiche tradizioni la nuova forma di sapere; i compagni di Muhammad parlarono di lui, trasmisero i racconti che lo riguardavano ai discepoli e ai musulmani che li interrogavano. Tali racconti, ripresi e fatti circolare dalle generazioni successive, contribuirono a garantire la coesione della nuova comunità, plasmandone l identità. Prescindendo dalle questioni storiche relative al processo della loro formazione e diffusione, l elaborazione paradigmatica del hadīth ha da sempre sollevato problemi dalla critica radicale mossa da alcuni studiosi fino all ammissione dell autenticità di valori simbolici e fondanti della comunità islamica circa la forma più genuina della loro espressione. Ma vediamone gli elementi più nel dettaglio. La Tradizione profetica si compone di due parti, seguendo l ordine di presentazione: la catena di trasmettitori, o catena di garanti (isnād), che enumera il succedersi dei nomi di coloro che hanno tramandato l informazione risalendo fino al primo compagno che se ne fece relatore e, in ultimo, al profeta stesso; il testo (matn, lett. parte principale di un testo). Le prime raccolte apparvero nei vari centri dell impero dalla fine dell VIII secolo e, siano esse autentiche, manipolate o apocrife 9, restano tuttavia uno specchio che riflette e contraddistingue l espressività di una tradizione culturale e religiosa entro la quale furono senza dubbio elaborate. Il corpus dei hadīth fornì dunque ai credenti sunnah di tutti i tipi, con una profusione tale da suscitare scontri e accesi dibattiti dottrinali 10, che esulano dalla riflessione. Altre fonti per così dire derivate, che pure attengono alla Tradizione e da questa discendono, sono il consenso (iğmā ) dei teologi e il ragionamento sui dati tradizionali (kalām, lett. discorso ), ma riguardano piuttosto la teologia, sorta come scienza nell islam soprattutto con scopi apologetici, nel momento in cui alcuni pii musulmani vollero difendere con armi razionali la rivelazione. Il linguaggio dell interpretazione coranica e dei hadīth Da un punto di vista del dibattito storiografico, le fonti della Tradizione sono state radiografate a più riprese, passate al setaccio dall esegesi, soppesate nel loro gravità ma, forse proprio perché sottoposte a troppi riflettori, non ne è stata restituita l espressività pura e semplice del linguaggio, né lasciata affiorare la loro immagine di documenti, scevra come dovrebbe da paradigmi ideologici e dalla ricerca quasi ossessiva di parallelismi con altre tradizioni religiose. Tornando al linguaggio del Qur ān, esso contiene numerosi passaggi ellittici nel senso di non articolati in forma compiuta e fin troppo condensati 8 Dalla radice hadatha, narrare, raccontare ; in essa va evidenziato non vi è racchiuso né sotteso alcun significato legato a una elaborazione o necessità di chiarimento del contenuto della narratio. 9 Cfr. G.H.A. JUYNBOLL, Muslim Tradition. Studies in chronology, provenance and authorship of early Hadīth, Cambridge, Cambridge University press, 1983, cap. IV. 10 Cfr. IBN QUTAYBA, Le Traité des divergences du hadîth, trad. de G. Lecomte, Damas, Institut français d études arabes, 1962, cap. III. 17

18 come anche brani più estesi, che riprendono temi biblici, estrapolati, sviluppati e completati per renderli più espliciti. Sfiorando soltanto l argomento varrà più l esempio di tanti commenti: «Recita 11! In nome del tuo Signore, che ha creato, ha creato l uomo da un grumo di sangue! Recita! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato l uso del calamo, ha insegnato all uomo ciò che non sapeva». Sono questi i primi cinque versetti della Sura del grumo di sangue (Corano, XCVI, 1-5), secondo la tradizione il primo brano rivelato; benché non vi sia alcuna dimostrazione certa di questo primato, in essa vi sono racchiuse le idee di fondo del sistema islam il Dio creatore di tutto e soprattutto dell uomo, al quale insegna ciò che prima ignorava, ma soprattutto il linguaggio forte, stentoreo, tipico delle sure brevi. Se ci concentriamo sull espressività di questi versetti essenziali e significativi, emergono alcune impressioni immediate: l uso efficace dell imperativo, di un attributo generosissimo dal colore inconfondibile, di parole chiare come creare e insegnare che guidano il lettore, lo sovrastano, ma non lo accompagnano. La parola di Allāh come abbiamo visto ha il primato assoluto nella Tradizione, ma ciò non esclude la necessità di spiegarla e interpretarla, al fine di rendere le sue prescrizioni applicabili in ogni circostanza. Due termini designano l atto di commentare il Libro: tafsīr e ta wīl, il primo vuol dire chiarimento, spiegazione e fu applicato all attività di commento del significato letterale del Corano, l altro interpretazione che riconduce a un senso originario passò a indicare un esegesi di tipo esoterico mirante a ritrovare il significato originario delle fonti. Ma nel corso dei primi secoli, al genere tafsīr, comunemente tradotto come commento coranico, venne assimilata una folta schiera di opere, nelle quali prevalse nettamente l azione interpretativa di tipo letteralistica dei singoli segmenti del testo arabo; di conseguenza il lettore che non conosca la lingua araba ne perde gran parte del contenuto interpretativo. Il processo ermeneutico del ta wīl improntato sul ragionamento astratto e il parere personale finì infatti per essere considerato pericoloso e venne subordinato al tecnicismo dell esegesi lessicale, nel quale si era ormai cristallizzato il tafsīr coranico 12. Questo scivolare verso lo stretto senso letterale si può spiegare ancora con una motivazione legata al linguaggio: l ampiezza straordinaria del lessico arabo supplisce al parlare per astrazione e l uso della metafora, così tipico dei popoli semitici, è già un espressione allusiva. Mi spiego: il vocabolario della lingua araba classica è talmente ricco e descrittivo che ogni parola ha un suo peso univoco e corrispondente a un preciso significato, espresso attraverso una determinata radice magari ripetuta e non tramite uno dei tanti possibili sinonimi, simile nel senso ma con sfumature diverse. Il processo di astrazione è già perfettamente racchiuso nel singolo termine utilizzato e il ragionare per analogie non comporta uno sforzo interpretativo particolare da parte di chi legge. Ma siamo soltanto sul piano di considerazioni personali. 11 Molti traducono «Grida!», rifacendosi all usanza dei tempi del profeta di cantilenare ad alta voce. 12 Per approfondimenti sul tema rimando a C. GILLIOT, Les débuts de l exégèse coranique, in «Revue du monde musulmane et de la Méditerranée», 58 (1990), in part. pp

19 Un esempio di stile: gli orari della preghiera Al di là delle categorie a cui si è ricorso per classificare i hadīth, è ancora su un esempio di linguaggio che volgiamo lo sguardo, riportando qui alcuni brani sull orario e i meriti della preghiera, tratti dalla raccolta di Muhammad ibn Ismā īl al-bukhārī ( ), uno dei sei grandi compilatori di questo genere di tradizioni 13 : «Il figlio di Šihāb riferì che Umar figlio di Abd al- Azīz ritardò un giorno l orario della preghiera. Gli fece allora visita Urwah figlio di al-zubayr e lo informò che anche al-mu gīrah aveva ritardato l orario della preghiera nel periodo in cui si trovava in Irāq. Ma subito era andato da lui Abū Mas ūd al-ansārī e gli aveva detto: Che fai, Mu gīrah? Sai o non sai che Gabriele Iddio lo benedica e gli dia eterna salute appena sceso dal cielo compì la preghiera e la compì anche l inviato di Dio Iddio lo benedica e gli dia eterna salute? Poi Gabriele la compì di nuovo e la compì anche l Inviato di Dio. Poi Gabriele la compì una terza volta e la compì anche l Inviato di Dio. Poi Gabriele la compì una quarta volta e la compì anche l Inviato di Dio. Poi Gabriele la compì una quinta volta e la compì anche l Inviato di Dio. Infine Gabriele disse: Questo è quanto ti è stato comandato! [ ] Disse Amr al- Shaybānī, indicando la casa di Abd Allāh: Il padrone di questa casa mi raccontò: Domandai una volta al Profeta: Qual è la cosa più gradita a Dio? Egli rispose: La preghiera a suo tempo. E poi? La sollecitudine del figlio verso i genitori. E poi? La lotta sulla via di Dio. [ ] Abū Hurayrah disse d aver sentito l Inviato di Dio dire: Pensate di avere un ruscello che scorra davanti alla porta di casa vostra e che voi vi ci laviate cinque volte al giorno. Si potrebbe mai pensare che vi rimanga dello sporco addosso? Assolutamente no gli risposero, non rimarrebbe certo dello sporco. Egli allora riprese: Così è delle cinque preghiere: con esse Iddio cancella i peccati». Quali prime impressioni si colgono? Innanzitutto risaltano le ripetizioni, scandite, coerenti, ma utili soprattutto a non lasciare nulla di sottinteso o di non chiarito; il paragone della preghiera e del ruscello sotto casa in cui purificarsi è molto efficace e di presa immediata: un immaginario diretto, semplice, che non lascia adito a dubbi di interpretazione. Queste e altre letture del testo possono essere stimolate, ispirate o persino negate; resta tuttavia il suggerimento di un approccio più meditato con l elemento comunicativo di una tradizione che tanto deve alla sua lingua. 13 AL-BUKHĀR Ī, Detti e fatti del profeta dell Islam, a cura di V. Vacca, S. Noja e M. Vallaro, Torino, UTET, 1982, pp e l introduzione. 19

20 La Basilica di Sant Eufemia a Grado (Venezia) fu fondata nel 579 e restaurata più volte. I mosaici pavimentali più antichi risalgono al V secolo d.c., i capitelli delle colonne sono di provenienza greco-romana. Decisamente insolito il pulpito, sul quale sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti, ma che è sormontato da una cupola dal sapore decisamente arabo. La laguna di Venezia fu luogo di scambio costante con il mondo dell Oriente e, dal secolo VIII in poi, con il mondo islamico. Se da un lato la christianitas volle affermare senza equivoci il proprio primato in terra d occidente come documentato ad esempio dalla straordinaria quantità di chiese edificate a Venezia e dintorni, che subito dovevano chiarire a chiunque attraccasse nella laguna l identità religiosa di quella terra nondimeno l influsso dell arte araba e islamica non tardò a farsi sentire, dando origine a singolari fenomeni di ibridazione. E così possiamo ammirare questo pulpito, sulla cui sommità svetta una croce, ma che potrebbe agevolmente ospitare una mezzaluna. Historia magistra vitae

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