Principali metodologie per l'identificazione e la valutazione dei rischi

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1 Principali metodologie per l'identificazione e la valutazione dei rischi A cura di Marialuisa Diodato Servizio Prevenzione e Protezione V IA A LBERTONI, BOLOGNA! FAX spp@aosp.bo.it MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 1 di 19

2 INDICE DEGLI ARGOMENTI INTRODUZIONE...3 ANALISI CAUSA/CONSEGUENZE...4 ANALISI/STUDI STATISTICI...5 CALCOLO DELLE CONSEGUENZE...6 CHECKLIST...7 ETA (EVENT TREE ANALYSIS)...8 FMECA (FAILURE MODES EFFECTS AND CRITICALITY ANALYSIS)...9 FTA (FAULT TREE ANALYSIS)...10 HEA (HUMAN ERROR ANALYSIS)...11 HAZOP (HAZARD AND OPERABILITY STUDY)...12 INDICE DOW...13 MODELLI DI VULNERABILITÀ...14 PHA (PRELIMINARY HAZARD ANALYSIS)...15 SAFETY REVIEW...16 UCSIP (UNION DES CHAMBRES SYNDACALES DE L INDUSTRIE DU PETROLE)...17 WHAT IF...18 BIBLIOGRAFIA...19 MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 2 di 19

3 INTRODUZIONE Numerose sono le metodologie che si sono sviluppate al fine di identificare e valutare, in maniera più o meno qualitativa o quantitativa, i rischi. Lo scopo che ci si è prefissati con questo lavoro, e che si spera di aver raggiunto, è quello di fornirne un elenco (in ordine alfabetico) di quelle più diffuse in ambito tecnico-ingegneristico; sono state pertanto approntate delle schede contenenti gli elementi fondamentali che caratterizzano una metodologia in modo da dare uno strumento agile nell utilizzo ed essenziale nei contenuti. Alcune di queste metodologie, come la Checklist, si basano essenzialmente sugli insegnamenti acquisiti in passato e sull aderenza delle situazioni agli standard di buona tecnica presentando comunque delle forti limitazioni come la totale inapplicabilità a tecnologie nuove o a situazioni non espressamente previste. Altre metodologie, di recente concezione come l HAZOP, FMECA e PHA, si basano su schemi analitici complessi ed altamente strutturati permettendo una valutazione preventiva dei rischi. La grande limitazione posta da questi metodi consiste nelle ampie risorse che richiedono sia in termini economici che umani. Tutte le metodologie individuate infine, richiedono comunque, per essere applicate correttamente, gruppi di lavoro ben organizzati e con la partecipazione di esperti in numerose aree tematiche (ingegneri, tossicologi, chimici, ecc.); in alcuni casi sono necessarie ulteriori specializzazioni all interno delle stesse aree tematiche (impiantisti elettrici, meccanici, igienisti ambientali, ecc.). Un particolare ringraziamento va alla signora Orietta Venturi per la collaborazione offerta nella traduzione dei testi. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 3 di 19

4 ANALISI CAUSA/CONSEGUENZE Partendo da un evento stabilito (incidente), ne studia contemporaneamente le possibili vie di sviluppo tramite un procedimento che è una combinazione tra il pensare in anticipo dell ETA (Event Tree Analysis) e il pensare a ritroso dell FTA, (Fault Tree Analysis). Il risultato è un diagramma che si sviluppa appunto in due direzioni, perché considera l interrelazione tra le conseguenze dell incidente e le cause su cui queste si basano. La sequenza dell incidente è scomposta in una serie di eventi, ognuno dei quali rappresenta l evento top per un analisi del tipo FTA. E uno strumento molto duttile che racchiude in sè alcuni vantaggi sia dell ETA che dell FTA. Come analisi può essere utilizzata per fare una previsione della frequenza di accadimento delle conseguenze. S Risulta essere piuttosto complessa anche se utilizzata in sequenze relativamente semplici. Presenta tutti gli svantaggi dell ETA e dell FTA.(vedi). Rara, può essere attuata sia nella fase di disegno dell impianto che in piena operatività per valutarne i potenziali incidenti. Il team addetto all analisi è preferibilmente costituito da 2-4 persone con svariate esperienze: una persona pratica di ETA e di FTA e le altre esperte delle interazioni tra i sistemi oggetto dell analisi. La sua complessità logica ne rende difficile l utilizzo al fine di ottenere una visione completa e più incisiva delle sequenze evolutive o causali. Un analisi dettagliata può richiedere alcune settimane, essendo in relazione soprattutto alla complessità del supporto fornito dall FTA MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 4 di 19

5 ANALISI/STUDI STATISTICI Con questa metodologia viene esaminata l esperienza acquisita in passato relativa ad una certa tipologia di impianti, da cui trarne poi dati analizzabili in modo sistematico. Risulta essere rapida da un punto di vista qualitativo. Nel caso in cui si possano avere sufficienti informazioni e realizzare una buona similitudine di impianto in cui operare, si possono ottenere dati realmente affidabili e difficilmente contestabili. S La validità dei risultati è strettamente correlata alla qualità del data-base disponibile. Si possono presentare frequentemente difficoltà di comparazione di un dato storico alla situazione contingente inoltre, non è utile ai fini dello studio di eventi a bassa probabilità di accadimento. L utilizzo di dati relativi a situazioni non perfettamente identiche porta a giudizi soggettivi, a volte anche molto fuorvianti. Abbastanza frequente. Non possono essere utili nell applicazione alle tecnologie più nuove. Sono spesso usati solo per fornire il data/base a metodologie più articolate quali l FTA e l ETA, ecc. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 5 di 19

6 CALCOLO DELLE CONSEGUENZE Permette la valutazione degli effetti fisici di un incidente provocato da sovrappressione, irraggiamento o concentrazione di sostanza tossica partendo da una serie di situazioni anomale, ad ognuna delle quali si fa corrispondere uno scenario incidentale, questo, utilizzando o, alberi degli eventi standardizzati o, procedendo per intuito. Un approccio così articolato è consigliabile solo nel caso di situazioni critiche, altrimenti, più concretamente, è opportuno procedere ad una riduzione dei casi possibili in categorie omogenee (per tipo e entità delle conseguenze) ognuna delle quali rappresentante un certo scenario, semplificando anche fino ad un solo tipo di incidente. Esprime le conseguenze in modo semplice e scarsamente emotivo. Tranne i modelli di calcolo relativi alla dispersione di nubi dense, gli altri sono disponibili al pubblico e possono essere applicati manualmente o su personal computer. S Deve essere integrato da altri tipi di analisi per ottenere una correlazione diretta dei danni effettivi provocati dall incidente sulla popolazione e sui materiali. I risultati ottenuti dalla simulazione di certi fenomeni non possono ancora essere considerati del tutto affidabili. Frequente, l uso è appropriato per valutare le possibili conseguenze per l ambiente esterno (popolazione circostante, risorse idriche, ecc.). La sua sperimentazione dovrebbe essere fatta su media e larga scala per convalidarne appieno i risultati ma è difficile e costosa. Presenta spesso molte incertezze, ma rimane sempre un presupposto necessario all applicazione dei modelli di vulnerabilità. Per un impianto medio in fase preliminare si possono considerare categorie di incidenti, se lo studio è più dettagliato. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 6 di 19

7 CHECKLIST Consiste in una lista di voci di controllo basate sulle esperienze precedenti e da utilizzare in caso di determinate analisi per evitare situazioni già verificatesi, per attivare i procedimenti necessari o confrontare la rispondenza di apparecchiature, materiali, procedure e sistemi di sicurezza con standard di buona tecnica ingegneristica e normative vigenti. Con questo metodo è assicurato il livello minimo richiesto nella valutazione dei rischi per qualsiasi tipo di lavoro e può essere applicato ad ogni livello di sviluppo dell impianto o della fase di progettazione dello stesso. Si tratta di uno dei metodi più semplici e meno costosi per la valutazione dei rischi; molto utile per rilevare gli errori di progettazione più comuni e di grande aiuto per tecnici con poca esperienza in questo campo. S Ha il limite di essere fortemente dipendente dall esperienza acquisita dal suo o dai suoi autori per cui non è in grado di identificare rischi non esplicitamente già previsti. Semplice e frequente, può evidenziare una situazione che richiede una valutazione più dettagliata. Di checklists ne esistono più tipi, ognuna utilizzabile per scopi specifici e dovrebbero essere regolarmente verificate e aggiornate. Molte organizzazioni utilizzano questa metodologia dalla fase di progettazione dell impianto alla chiusura dello stesso. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 7 di 19

8 ETA (Event Tree Analysis) Partendo da una condizione potenzialmente pericolosa o da un incidente particolarmente complesso, generati da una deficienza del sistema o da errore umano, ne costruisce, per metodo induttivo, le possibili evoluzioni in forma dicotomica, assegnando ad ogni scelta una determinata probabilità di accadimento. In questo modo si ottiene un duplice percorso evolutivo per ogni fase da considerare e il risultato è un certo numero di scenari incidentali proporzionale, geometricamente, alla quantità di proposizioni inserite. Riuscendo ad evidenziare lo sviluppo cronologico degli incidenti susseguenti un evento iniziale, in base a risposte positive o fallimentari dei dispositivi di sicurezza, si capisce come questo tipo di analisi sia utile ai fini dell identificazione delle scelte critiche che più contribuiscono allo sviluppo negativo dell evento iniziatore o, al contrario, ad una sua attenuazione (per es., nuovi interventi). S Nel caso di sviluppi paralleli e contemporanei o cause comuni di guasto, si possono presentare difficoltà di elaborazione. La valutazione quantitativa di alcune opzioni rischia di essere molto soggettiva. L incertezza dei risultati ottenuti dipende dalla stessa incertezza presente in ogni singola possibilità introdotta e quindi aumenta ampliando il loro numero. E limitata ed è auspicabile non adottare un numero troppo alto di opzioni per non complicare eccessivamente l albero, se però si tratta di cause comuni di guasto, allora devono essere considerate attentamente. Può essere utilizzata anche come sistema diagnostico e decisionale. Questa analisi può essere eseguita da un analista, preferibilmente da un gruppo di 2-4 persone. Un unità di processo di piccole dimensioni può richiedere pochi giorni, mentre sono necessarie molte settimane per quelle più grandi e complesse. struttura MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 8 di 19

9 FMECA (Failure Modes Effects and Criticality Analysis) Metodologia altamente strutturata che consiste in una tabulazione dei singoli componenti dell impianto, delle relative modalità di guasto e dei corrispondenti effetti. Di ogni componente studia inoltre gli eventi iniziatori del peggior caso verificabile. Le sue caratteristiche di completezza e rigorosità fanno sì che si presti particolarmente allo studio di impianti di tipo componentistico, costituiti cioè da 10 o più items, può fornire informazioni utili all applicazione di metodologie sistemistiche (FTA, ecc). S Utilizzato da solo non è sufficiente ad identificare le possibili interazioni di guasto tra i vari sistemi dell impianto. Non è adatto alla identificazione di cause di processo, di utilities, ecc. A volte, la valutazione quantitativa dei singoli livelli si dimostra complessa e il risultato è un giudizio troppo soggettivo. Rara, può essere eseguita da una squadra multidisciplinare di professionisti o anche da due soli analisti. Applicata dettagliatamente risulta essere onerosa per cui può essere sostituita da PHA (Preliminary Hazard Hanalysis) o What if. In media, ad ogni analista è sufficiente poco tempo per 2-4 operazioni di controllo. Con questo tipo di analisi non vengono presi in considerazione gli errori umani ma i loro effetti sono comunque descritti. I risultati sono fortemente dipendenti dall esperienza di tipo tecnico dell analista. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 9 di 19

10 FTA (Fault Tree Analysis) L FTA parte da un evento incidentale procedendo per metodo deduttivo alla stesura di una sequenza logica di cause iniziali e intermedie che ne determinano, singolarmente o per interconnessione, la possibilità di accadimento. Il grafico che ne risulta è una rappresentazione ad albero composto da vari livelli alla fine di ciascuno dei quali gli eventi intermedi si trasformano a loro volta in cause iniziali con una loro probabilità di accadimento. La frequenza dell evento principale dipende da quella dei vari insiemi. Minore è il numero degli eventi intermedi, maggiore è la probabilità di verificarsi dell evento finale. Analizza l evento principale studiando le possibili combinazioni degli eventi intermedi individuando i punti a rischio che più contribuiscono al verificarsi dell incidente e quindi anche le misure preventive più idonee per ridurne la probabilità. E una tecnica molto utile per lo studio degli errori umani e delle cause comuni di guasto. S Se applicato dettagliatamente può essere molto oneroso perciò, è consigliabile effettuarne l applicazione agli eventi più rappresentativi. Limitata. L analista addetto deve consultarsi frequentemente con tecnici e operatori. Il risultato, di tipo qualitativo, ma potenzialmente anche quantitativo, è un elencazione degli scenari dei fallimenti dell apparecchiatura e/o dell operatore relativa ad un determinato evento. Il tempo necessario a questo tipo di analisi può essere di un giorno, se si tratta di una piccola unità di processo, o di più settimane se l apparecchiatura è grande e complessa. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 10 di 19

11 HEA (Human Error Analysis) Si tratta, in sostanza, di un insieme di più tecniche che descrive le condizioni fisiche e ambientali in cui l operatore svolge i propri compiti, valutandone gli errori, tenuto conto anche delle capacità e delle abilità a lui richieste. I dati raccolti sono poi utilizzati sia per l individuazione degli elementi ergonomici che più influiscono che per la creazione di un data-base utilizzabile in altre tecniche quali l ETA e l FTA. Qui l errore umano è inteso nel suo senso più ampio in quanto sono studiati anche gli errori di gestione, di revisione o di progettazione e non solo quelli operativi o di manutenzione. Permette la comprensione dell influenza dei fattori umani nello svolgimento di operazioni normali o di emergenza come cause iniziali o come concause incidentali e inoltre permette di riconoscerne il meccanismo di formazione. Conseguentemente, vengono anche fatte proposte di modificazione al sistema per ridurne l incidenza. S La materia è in una fase iniziale rispetto al livello raggiunto dalle altre metodologie inoltre, coinvolgendo argomenti e situazioni non facilmente razionalizzabili, è ancora soggetta a molte incertezze. E rara e richiede molta attenzione. Il tempo necessario ad identificare l origine di un errore varia secondo i compiti richiesti all operatore, ma l analisi può in ogni caso essere completata in poco tempo. I dati necessari all analista sono quelli relativi alle procedure dell impianto, altri desumibili da interviste rivolte al personale e la conoscenza della planimetria e dei comandi dell impianto. Si può utilizzare anche nella progettazione di strumenti o ambienti di lavoro, nella gestione del personale, nello studio dei procedimenti operativi, ecc. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 11 di 19

12 HAZOP (Hazard and Operability Study) Sostanzialmente questa metodologia identifica gli eventi iniziatori del caso peggiore ipotizzabile: Il risultato finale consiste nell identificazione dei rischi e dei problemi operativi che potrebbero compromettere le capacità dell impianto nel raggiungimento della produttività prefissata. Nel corso dell analisi, all interno del team, si usano parole guida riferite ai punti cruciali del disegno dell impianto ( study modes ) in modo da identificarne le potenziali deviazioni rispetto al progetto d origine. Si tratta di una metodologia molto articolata che garantisce un alto livello di completezza conservando i pregi della Safety Review. Anche rispetto all FMECA (Failure Modes Effects and Criticality Analysis) mantiene un margine di vantaggio perché nonostante la loro similarità nella sistematicità adottata, l HAZOP non studia solo i singoli items, ma anche le interrelazioni di ciascuno di essi con il resto della struttura. S Richiede un team dotato di una grande conoscenza nel campo processistico-impiantistico. Non è totalmente idoneo per l identificazione degli errori umani. Relativamente frequente, si rivela particolarmente adatta all industria di processo ed ottima dal punto di vista economico se riferita ad un nuovo impianto, il cui disegno sia quasi ultimato, o se applicata ad impianti già esistenti e per i quali è previsto un ingrandimento del disegno d origine. Il team deve essere preferibilmente costituito da 5-7 professionisti. Può essere applicato ai fini di un risultato di tipo semi-quantitativo e adesso se ne sta perfezionando un sistema automatizzato. In generale, i costi e i tempi relativi sono strettamente correlati alle dimensioni e alle caratteristiche dell impianto. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 12 di 19

13 INDICE DOW Questo metodo si basa sulla comparazione tra i rischi da incendio ed esplosione di diversi impianti mettendo in relazione le proprietà, il tipo di utilizzo e la quantità dei materiali adottati. Sono assegnati penalità o accrediti a seconda che gli elementi del procedimento analizzati contribuiscono ad incrementare o viceversa a diminuire la probabilità di eventi incidentali e le relative conseguenze. Combinando poi gli accrediti e le penalità si ottiene appunto un indice che dà la misura del rischio presente nell impianto. Rapido nell uso, può essere impiegato nelle fasi preliminari di un progetto o di uno studio di sicurezza. S Fornisce solo indicazioni generiche e in termini relativi. Metodo semplice e diretto che però fornisce elementi relativi ai rischi di incendio ed esplosione riferiti soltanto a impianti a processo chimico. Rara. La metodologia richiede, per essere applicata, un esperto in chimica e una planimetria dell unità di processo in esame. La valutazione di ogni singola unità può essere successivamente proseguita da un analista che conosca il tipo di procedimento. Il risultato è una schedatura di tipo quantitativo-qualitativo del possibile danno a cui è sottoposta l apparecchiatura in seguito a propagazione dell incidente. Il metodo può essere utilizzato basandosi o sul disegno dell impianto per identificarne le zone vulnerabili e le eventuali protezioni, oppure sull impianto stesso in attività per indicare dove i safety upgrades possono rivelarsi utili. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 13 di 19

14 MODELLI DI VULNERABILITÀ Determinano i danni prodotti da una certa attività industriale su beni materiali e popolazione. In particolare, riguardo a quest ultima, la valutazione può essere espressa in termini espliciti (cioè feriti, morti o malattie), o impliciti (per esempio la concentrazione di sostanze tossiche). La prima è da ritenersi migliore per la determinazione dell entità e della diffusione degli effetti ultimi sulle persone, anche se l applicazione in termini impliciti provoca reazioni molto emotive. Permettono di esprimere quantitativamente il rischio individuale e sociale. Un approccio di tipo esplicito è utile sia ai fini della determinazione della distanza ottimale tra attività industriali e popolazione sia per una valutazione di carattere assicurativo. Uno studio in termini impliciti è invece preferibilmente utilizzato nella pianificazione territoriale e urbanistica (distanze tra impianti diversi e nell ambito dello stesso impianto) infine, applicati a prodotti tossici, possono fornire suggerimenti utili per la gestione dei casi di emergenza. S Riguardo il rilascio di sostanze tossiche sono disponibili poche informazioni sugli effetti mediati o differiti dall ambiente. Più in generale, i dati a tutt oggi in possesso, relativi anche alle sostanze più conosciute, si riferiscono ad esperimenti condotti su animali e pertanto rapportabili all uomo con molte riserve ed incertezze. Nell applicazione dei Modelli di Vulnerabilità, peraltro abbastanza frequente, non bisogna dimenticare di considerare l azione mitigatrice svolta da schermature, pioggia o vegetazione, perché il non farlo potrebbe significare una sopravvalutazione dei danni. E allo studio una loro classificazione che prende in considerazione il rapporto tra danni subiti e parametri fisici, il risultato è una loro suddivisione secondo tre tipi di approccio: quello statistico indicizzato; quello di vulnerabilità on-off e un Modello probabilistico di vulnerabilità (indice probit). MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 14 di 19

15 PHA (Preliminary Hazard Analysis) E utilizzata nella fase di ideazione dell impianto o quando il progetto è ancora scarsamente dettagliato o se l esperienza precedente non può fornire quei dati necessari alla sicurezza e alle procedure adottate. L analisi procede sistema per sistema o item per item dando un giudizio di criticità di tipo semiquantitativo. Si dimostra molto flessibile e può essere considerata un precursore per l applicazione di altre metodologie quali l UCSIP (Union des Chambres Syndacales de l Industrie du Petrôle) o l FTA. Avendo come scopo quello di riconoscere con anticipo i rischi questo si traduce in un risparmio di tempo e di denaro in quanto i rischi possono essere ridotti o quantomeno controllati già ad uno stadio iniziale. Può essere molto utile per la scelta del luogo in cui costruire l impianto. S Non garantisce carattere di sistematicità, nè per l identificazione dei rischi che per l individuazione delle cause. Relativamente frequente; viene applicata più o meno dettagliatamente o autonomamente, o sulla base di una Safety Review, rendendola però più completa. Questo tipo di analisi deve essere preferibilmente condotta da 1 o 2 tecnici esperti nel settore della sicurezza. Il risultato finale consiste in una elencazione dei rischi relativi all impianto e ai materiali (allo stato grezzo e come prodotto finito), e in una serie di consigli ai progettisti onde ridurre gli incidenti. A volte è adottata come sistema di revisione per vedere come l energia può essere liberata senza alcun controllo. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 15 di 19

16 SAFETY REVIEW Consiste essenzialmente nel controllo degli aspetti tecnici e/o operativi di un impianto sotto l aspetto della sicurezza eseguita da un gruppo di esperti in chiave di brainstorming; comprende generalmente una serie di interviste rivolte al personale presente all interno dell impianto quali lo staff della sicurezza, gli ingegneri, gli addetti all amministrazione e altri operatori a seconda del tipo di organizzazione. E generalmente adottata in fase di progettazione. Questo metodo risulta molto efficace nell impiego dell esperienza ingegneristica, in quanto, basandosi sul contributo di più gruppi di persone nell ambito dello stesso impianto, dà la possibilità di ottenere un controllo particolareggiato sotto vari punti di vista. S Non è garante né di completezza né di sistematicità, inoltre, essendo utilizzata soprattutto in fase di progettazione, non prende in considerazione i rischi probabili legati per esempio all ingrandimento dell impianto o all utilizzo di nuove tecnologie. Il ricorso a questa metodologia è relativamente frequente ed in particolare si applica ai processi operativi degli impianti ma anche ai laboratori, alle attrezzature di immagazzinamento, agli impianti pilota e alle funzioni di supporto. Una analisi completa di questo genere richiede un gruppo di 2-5 persone esperte. Le persone designate per l effettuazione della revisione devono avere una buona esperienza in procedure e modelli di sicurezza e hanno il compito di stendere un rapporto finale che includa tutte le variazioni dei procedimenti rispetto a quanto pianificato in origine. Raramente il procedimento e i risultati sono formalizzati. Nel corso della revisione possono essere utilizzate tecniche di valutazione dei rischi quali Checklists e What-if. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 16 di 19

17 UCSIP (Union des Chambres Syndacales de l Industrie du Petrole) E una metodologia di tipo statistico, con risultati di tipo semi-quantitativo, il cui utilizza può essere considerato un buon approccio preventivo. Può avere un applicazione simile a quella della tecnica Dow ma col vantaggio di quantificare in modo assoluto e più dettagliato i rischi in quanto si applica singolarmente ad ogni apparecchiatura (item per item). Rapida nell uso, fornisce dati di livello intermedio, diversamente ottenibili solo utilizzando metodologie più complesse su: identificazione delle sequenze incidentali e conseguenze; probabilità delle sequenze incidentali e calcolo delle conseguenze sulle sequenze incidentali. S Riguardo alla stima della verosimiglianza dell evento, il suo utilizzo è limitato alle raffinerie e con cautela anche agli impianti petrolchimici. E limitata; usata come supporto ad altre metodologie quali l FMECA, What-if o PHA, dà risultati rapidi di criticità di tipo quantitativo. Può essere utilizzata come classificazione di eventi da studiare più dettagliatamente con metodologie quali per es. la PHA o la Safety Review. I dati, relativi alle conseguenze e alla verosimiglianza dell evento, possono essere invece già ritenuti validi ai fini di uno studio sulla sicurezza o in previsione di un emergenza. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 17 di 19

18 WHAT IF La base di partenza è una Safety Review con applicazione, nella versione più dettagliata, componente per componente. Con essa vengono considerate le sequenze di eventi imprevisti identificandone al tempo stesso le probabili conseguenze e di queste le varie combinazioni e i mezzi per ridurle; tutto questo esaminando le divergenze rispetto al disegno e alla costruzione d origine dell impianto. E così chiamata perchè pone domande che iniziano con What if ; le domande costituiscono poi vari gruppi secondo l area studiata (per es. Sicurezza del personale, Antincendio,) e ognuna di queste è seguita da un team di 2-3 esperti. Rende più completa la Safety Review, ma risulta essere meno utilizzabile come fonte d informazioni per altri tipi d analisi. Fra i suoi scopi primari è compresa la stima delle conseguenze del peggior caso verificabile. Ha il pregio di poter essere applicata, secondo le esigenze, più o meno dettagliatamente. S Applicata dettagliatamente può essere molto onerosa senza però ottenere il grado di completezza dell HAZOP essendo, rispetto a quest ultima e anche all FMECA, meno strutturata. Rara e ci sono pochissime pubblicazioni a riguardo. E comunemente applicata ad impianti esistenti e nel caso di proposte di modifiche relative agli stessi. I tempi e i costi per la sua applicazione sono proporzionali al tipo di impianto e al numero delle aree oggetto dello studio. Nell ambito dell industria si fa spesso riferimento a questa procedura; può rivelarsi potente se applicata da un esperto. I dati richiesti per una sua applicazione sono costituiti dalla documentazione relativa all impianto, alle procedure e al processo più le interviste fatte al personale operativo. MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 18 di 19

19 BIBLIOGRAFIA Macchi Giorgio, Morici Alessandro: Problematiche e metodologie nell analisi di rischio degli impianti industriali. Roma: Università degli Studi di Roma La Sapienza - Scuola di Specializzazione in sicurezza e protezione industriale, 1988 Guidelines for Hazard Evaluation Procedures. New York. (Prepared by Battelle Columbus Division for THE CENTER FOR CHEMICAL PROCESS SAFETY of the American Institute of Chemical Engineers), 1985 MET. VAL. RISK SPP 1996 REV. 0 Pagina 19 di 19

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