INDICE. Presentazione 3

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1 L APPRENDISTATO NEI TRASPORTI DELLA PROVINCIA DI ROMA L IMPATTO E LE POTENZIALITÀ DI UNA POLITICA ATTIVA DEL LAVORO, TRA DINAMICHE DI SVILUPPO E MUTAMENTI DEI FABBISOGNI FORMATIVI DELLE IMPRESE Roma, Dicembre 2010

2 INDICE Presentazione 3 PARTE PRIMA - IL CONTESTO STRUTTURALE E LE DINAMICHE EVOLUTIVE DEL SISTEMA PROVINCIALE: SVILUPPO E COMPETITIVITÀ DELL'AREA ROMANA Premessa 7 1. Le prospettive esistenti in ambito provinciale: il sistema economico La crisi internazionale L Italia un osservato speciale Le luci e le ombre del sistema economico della Provincia di Roma Le infrastrutture della provincia romana Gli indicatori di dotazione infrastrutturale economiche e sociali Criticità e potenzialità del sistema infrastrutturale dei trasporti Il sistema logistico attuale e programmato La domanda di trasporto merci nel Lazio e nella provincia di Roma L organizzazione della rete logistica e distributiva attuale Gli indirizzi di sviluppo del sistema logistico Le infrastrutture strategiche programmate Il confronto sulle vocazioni logistiche della provincia di Roma 47 PARTE SECONDA - IL QUADRO DELL'OFFERTA FORMATIVA PROVINCIALE E REGIONALE 1. Alcuni elementi sull offerta formativa Formazione Tecnica Superiore I principali aspetti e l offerta nella Regione I canali di finanziamento Formazione Continua I principali aspetti e l offerta nella Regione I canali di finanziamento Percorsi individuali di orientamento e inserimento professionale 68 i

3 4.1. L apprendistato L apprendistato professionalizzante nella provincia di Roma Formazione post-universitaria L offerta universitaria I master di primo e secondo livello 78 Bibliografia 82 Sitografia 83 APPENDICE STATISTICA - I DATI EXCELSIOR SUI FABBISOGNI PROFESSIONALI PER L'OCCUPABILITÀ NEL LAZIO E NELLE PROVINCE PARTE TERZA - L'INDAGINE PRESSO LE IMPRESE 1. Il processo di individuazione delle imprese intervistate Considerazioni introduttive ed aspetti metodologici Altre informazioni sulle imprese e le principali dinamiche Gli addetti: chi lavora attualmente nelle imprese nelle attività logistiche Le difficoltà nella ricerca di nuovo personale Le assunzioni nel prossimo biennio: primi elementi qualitativi Le competenze ricercate Profili specialistici più richiesti e l impatto dei contratti di apprendistato secondo l analisi dei testimoni privilegiati Il quadro informativo (Osservatorio nazionale sul trasporto merci e la logistica - Isfort) Monitoraggio dell intervento della Provincia di Roma (Direzione lavoro Provincia di Roma) Alcuni suggerimenti Considerazioni conclusive 139

4 Presentazione Il presente rapporto illustra i principali risultati delle attività di ricognizione svolte da Isfort nell ambito del servizio di ricerca e di promozione dell apprendistato nel settore dei trasporti e della logistica svolto per conto di Capitale Lavoro, società in house della Provincia di Roma. L obiettivo principale di tale attività, coerentemente con la proposta formulata da Isfort in sede di presentazione del progetto, è stato quello di valutare l impatto della strategia dei contratti di apprendistato sul contesto economico provinciale a partire da una pluralità di percorsi di ricerca. Tali percorsi in particolare hanno riguardato: la ricostruzione di un quadro di riferimento generale, la identificazione del complesso dell offerta formativa regionale e provinciale, la realizzazione di una indagine campionaria presso le imprese. Al termine di questo complesso itinerario è difficile poter esprimere una valutazione sintetica della politica di sostegno all occupazione svolta dalla Provincia e dal resto dei livelli della Pubblica amministrazione che a vario titolo hanno concorso all implementazione presso le imprese della strategia dei contratti di apprendistato, tuttavia emergono alcuni spunti di riflessione di cui sarà opportuno tenere conto per il futuro. Senza dubbio il primo dato da rilevare riguarda il successo in termini numerici dell iniziativa nel suo complesso. Le imprese, soprattutto di alcuni specifici comparti (quali l edilizia ed il commercio), hanno accolto con favore le agevolazioni proposte, anche se non ne hanno condiviso per intero gli obiettivi. Infatti se l obiettivo della politica era quello di incentivare l ingresso dei giovani nel mondo del lavoro per favorirne, in seguito, la stabilizzazione (una sorta di start-up verso il contratto a tempo indeterminato), le imprese lo hanno interpretato come una nuova forma, incentivata, di contratto a termine. Questo forse è il dato più preoccupante, ovvero la limitata conversione dei contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato. Il secondo aspetto che lascia piuttosto perplessi, ma che in fin dei conti è una logica conseguenza dell interpretazione temporanea del rapporto di lavoro avviato con i contratti di apprendistato, riguarda la modesta integrazione tra attività lavorativa e percorso formativo. In altre parole, oltre ad una scarsa effettiva realizzazione delle ore di formazione previste da contratto, si avverte anche una certa distanza tra l attività in azienda e la crescita professionale dell assunto in formazione (sia in termini di incremento di competenze che di Know-How). Ciò è legato, in parte, a difficoltà di carattere organizzativo, o di impedimento materiale come, ad esempio, la concentrazione degli enti di formazione accreditati per l erogazione della formazione in aula nell area urbana di Roma e la diffusione delle sedi delle imprese al di fuori del tessuto urbano nei comuni della provincia, ma è anche (e forse soprattutto) dovuto alla scarsa flessibilità dei percorsi formativi, i quali spesso sono distanti dalle esigenze operative e di mercato delle imprese stesse. Ma in alcuni comparti, come quello dei trasporti e della logistica, si avverte anche una ridotta disponibilità ad utilizzare i contratti in formazione. Delle 206 aziende consultate nell ambito dell indagine campionaria, solo 3 imprese hanno dichiarato che nel prossimo anno stipuleranno contratti di apprendistato e soltanto altre 15 hanno dimostrato un qualche interesse per questa opportunità. Il resto delle imprese hanno dichiarato di non aver intenzione di assumere. 3

5 Quest ultimo aspetto merita un ulteriore commento. L attuale congiuntura economica, come l indagine presso le imprese locali dimostra, non rappresenta di certo il miglior momento per l attuazione di una politica di sostegno all occupazione. Le dinamiche internazionali e nazionali sono critiche e soprattutto incerte, le imprese consultate nell ambito dell indagine campionaria in buona parte hanno difficoltà a mantenere gli occupati già in organico, in grande maggioranza non hanno nessuna intenzione di ampliare il numero degli addetti e solo una quota minoritaria vorrebbe effettuare nuove assunzioni, prediligendo perlopiù l ingresso di addetti già qualificati con un bagaglio ricco di esperienza lavorativa pregressa. Anche se è difficile separare i fattori interni e quelli esterni che possano giustificare il successo o l insuccesso dei contratti di apprendistato, si possono tuttavia formulare una serie di ipotesi che sicuramente potrebbero favorirne una più efficace utilizzazione. 1. Se l impresa deve essere il luogo di formazione e di crescita professionale del neo assunto, il percorso di formazione individuale si deve avvicinare in modo flessibile alle esigenze operative dell azienda e non il contrario. 2. Se il contratto di apprendistato deve essere lo strumento per favorire la stabilizzazione dei giovani neo-assunti, oltre all incentivo fiscale e contributivo, sarebbe opportuno prevedere una maggiorazione dell agevolazione in relazione al livello di specializzazione richiesto, favorendo l attivazione di contratti in formazione di profili più elevati e disincentivando quelli senza nessuna qualifica. 3. Infine, e a coronamento delle due precedenti considerazioni, i contratti in formazione devono essere parte di processi di innovazione e di ricerca da parte delle aziende; senza un piano di riferimento volto alla ricerca di nuovi mercati, all innovazione di prodotto o di processo, al trasferimento di nuove tecnologie, difficilmente, e ancor più in fasi di crisi come l attuale, è molto improbabile che si aprano opportunità di lavoro stabili per i giovani. Le considerazioni che poc anzi sono state sinteticamente accennate sono più diffusamente argomentate all interno delle tre parti di cui si compone il volume. La prima parte rappresenta il tentativo di ricostruire il quadro delle dinamiche di sviluppo della provincia di Roma e di individuare, con particolare riferimento alla dotazione di reti e servizi di trasporto, i punti di forza e di debolezza del settore economico dei trasporti e della logistica. L analisi della domanda e dell offerta di infrastrutture, di servizi logistici e di trasporto è stata messa a punto grazie al componimento di vari tasselli tutti in qualche misura significativi. Vi è infatti, in primo luogo, la necessità di inquadrare la dimensione locale nelle dinamiche internazionali, nazionali e regionali al fine di comprendere coerenze ed incoerenze del tessuto economico provinciale. In seconda battuta occorre delineare l orizzonte programmatico e degli investimenti degli ordinamenti nazionali e regionali al fine di comprendere l offerta attuale e quella programmata. I primi capitoli del testo si occupano pertanto di riportare le tematiche in precedenza evidenziate all ambito della provincia di Roma, fornendo un inquadramento delle principali traiettorie di sviluppo economico e sociale vissute negli ultimi decenni dal territorio romano e provando in successione a ricostruire lo scenario in composizione per quanto riguarda sia l assetto di infrastrutture e servizi di accessibilità, sia le particolarità del sistema logistico e distributivo. Tale scenario è ottenuto focalizzando, in primo luogo, la domanda di reti e di servizi espressa dalle imprese

6 localizzate e, inoltre, guardando all orizzonte dei progetti esistenti e alle prevedibili ricadute di questi sull accessibilità e il trasporto delle merci nell area. Infine tenendo conto delle dinamiche di sviluppo, della programmazione in essere e dell andamento dell economia provinciale, si tenta di stimare le prospettive di crescita del territorio per poter apprezzare, nelle parti successive, le caratteristiche della domanda di nuove assunzioni, sia in termini generali, sia, nel particolare, nel comparto dei trasporti e della logistica. La seconda parte descrive il quadro dell offerta di formazione nel Lazio, e nella provincia di Roma nello specifico, attivata non solo dalle Amministrazioni pubbliche ma promossa anche attraverso fondi interprofessionali, autofinanziamenti aziendali e dalle associazioni imprenditoriali o sindacali. La parte in questione offre anche un primo spaccato dell attuazione dei contratto di apprendistato nella regione Lazio e nella provincia di Roma elaborato a partire dalle informazioni raccolte dall Agenzia Lazio Lavoro e dalla stessa Provincia di Roma. La sezione è poi arricchita da un appendice statistica che tenta una stima di massima dell occupazione emergente nel settore. Si tratta in verità solo di un primo affondo conoscitivo di tipo statistico sulla domanda di figure professionali espressa dalle imprese a partire dalle informazioni aggregate offerte dalla banca dati Excelsior. La terza parte infine presenta i risultati di una indagine diretta presso gli operatori svolta a cavallo tra il mese di novembre e di dicembre del Il contributo è fondamentale per approfondire le attese delle imprese del settore e per orientare l attività formativa verso le figure immediatamente collocabili sul mercato del lavoro. Il complesso delle indicazioni formulate dalle aziende offre utili informazioni ai fini di una più esatta identificazione dei percorsi formativi da intraprendere per assecondare le esigenze del settore riguardanti tanto la preparazione al lavoro dei nuovi addetti, quanto la riqualificazione degli operatori già collocati. 5

7 Parte prima IL CONTESTO STRUTTURALE E LE DINAMICHE EVOLUTIVE DEL SISTEMA PROVINCIALE: SVILUPPO E COMPETITIVITÀ DELL AREA ROMANA

8 Premessa Obiettivo del presente capitolo è ricostruire il quadro delle dinamiche di sviluppo della provincia di Roma e di individuare, con particolare riferimento alla dotazione di reti e servizi di trasporto, i punti di forza e di debolezza del settore economico della logistica, considerato sempre più strategico. Nel Programma delle Infrastrutture Strategiche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si afferma che, nell ultimo quinquennio, è maturata la consapevolezza che proprio nella organizzazione della logistica, della qualità dei servizi di trasporto e nella ottimizzazione dei processi di scambio risiedono i margini per un recupero della competitività nazionale. Lo scenario economico della provincia di Roma, in un contesto di crisi internazionale e nazionale, si presenta con alcune luci ma, anche, con qualche ombra in grado di condizionarne lo sviluppo futuro. Il settore della logistica può però giocare un ruolo importante, aspirando a far diventare la provincia di Roma un nodo di eccellenza, anche grazie alle opportunità derivanti dal costituire uno dei principali mercati di sbocco nazionale e dalla sua centralità geografica rispetto all Italia e al bacino del Mediterraneo. Appare, però, non più rinviabile la razionalizzazione dell offerta dei servizi di trasporto privati e collettivi, sia delle merci che delle persone, attraverso progetti finalizzati all ottimizzazione del Sistema dei Trasporti, privilegiando interventi di potenziamento delle reti e dei servizi di trasporto a minor impatto ambientale (soprattutto per le connessioni urbane) e rinviando alla programmazione di nuove realizzazioni infrastrutturali solo in assenza di altre alternative. Tale strategia può essere attuata con: - un piano strategico di livello regionale fortemente condiviso in grado di indicare e di realizzare le priorità di intervento (con particolare attenzione al nodo di Roma); - un maggiore coordinamento nelle politiche di Trasporto tra i tre livelli dell Amministrazione locale (Regione, Province e Comuni) e con gli enti pubblici e privati nazionali e locali (FS, Aziende Logistiche, altro). Lo studio tratteggia un quadro di massima delle dinamiche di sviluppo della provincia di Roma (aggiornamento delle analisi già effettuate nell ambito dello studio condotto sempre da Isfort nel 2005 per conto dell Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Roma). Inoltre consente di individuare, con particolare riferimento alla dotazione di reti e servizi di trasporto, il quadro degli scenari di offerta e di domanda del settore, attuali e programmati. In particolare, il disegno di questi scenari tiene conto delle indicazioni di sviluppo del Piano Regionale delle Merci, in corso di approvazione da parte dell Amministrazione regionale, e del Piano delle Merci Provinciale, già approvato, nel quadro degli interventi strategici programmati per il Lazio dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture aggiornati al mese di settembre Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Programmare il territorio, le Infrastrutture e le Risorse: le Strategie, Programma Infrastrutture Strategiche, 8 Allegato Infrastrutture, Settembre

9 1. Le prospettive esistenti in ambito provinciale: il sistema economico 1.1. La crisi internazionale La rappresentazione del quadro strutturale ed evolutivo del sistema economico della provincia di Roma non può prescindere dalla crisi economica mondiale in atto. La crisi, originatasi tra il 2007 e il 2008 negli Stati Uniti con l esplosione di una bolla speculativa immobiliare, ha investito il sistema creditizio e ipotecario internazionale generando una forte riduzione della capacità di consumo e risparmio della popolazione mondiale. La recessione globale La crisi si è manifestata a settembre 2008: la bancarotta di diverse società legate al credito ed alla finanza immobiliare innesca la prima recessione su scala mondiale degli ultimi 60 anni. Nei sei mesi tra ottobre 2008 e marzo 2009 il prodotto interno dei paesi industrializzati diminuisce del 4% e il commercio internazionale si riduce di circa un sesto. A sventare un possibile collasso del sistema finanziario e a contenere la caduta delle attività economiche contribuisce la risposta delle politiche economiche (monetarie e fiscali), straordinarie per la varietà e l entità degli strumenti impiegati e per il grado di coordinamento raggiunto tra Autorità e tra Paesi. Nel 2009, tra la fine del II e l inizio del III trimestre, dopo ben quattro trimestri consecutivi in cui si era registrata una crescita del PIL negativa, si assiste all avvio della fase di ripresa in quasi tutte le economie più industrializzate, ma con tassi di crescita significativi solo per le principali economie dei paesi emergenti (fig. 1). Fig. 1 - Modifiche del prodotto interno lordo (anno 2009) Fonte: CIA world factbook estimates Una ripresa economica fragile La fase di ripresa, confermata anche dall andamento del PIL dei primi tre trimestri del 2010 (tab. 1), appare tuttavia ancora debole e condizionata da alcuni elementi di fragilità. 8

10 Tab. 1 - Andamento trimestrale del PIL dei paesi europei, degli Stati Uniti e del Giappone Stati 2007 IV 2008 I 2008 II 2008 III 2008 IV 2009 I 2009 II 2009 III 2009 IV 2010 I 2010 II Belgium 0,2 0,8 0,5-0,4-2,2-1,7 0,1 1,0 0,4 0,1 1,0 : Bulgaria 2,1 1,5 1,3 1,4 0,6-6,3 0,0-0,1-0,2-0,5 0,5 : Czech Republic 1,0 0,3 0,7 0,2-0,7-3,8-0,5 0,5 0,5 0,4 0,9 : Denmark 0,6-1,4 0,8-0,7-2,2-1,8-2,4 1,1 0,2 0,7 1,7 : Germany 0,3 1,4-0,7-0,5-2,2-3,4 0,5 0,7 0,3 0,6 2,3 0,7 Estonia 0,4-2,2-1,0-2,7-5,7-5,6-3,7-1,4 1,4 1,1 1,9 : Ireland 3,3-2,7-1,8-0,3-4,6-2,8-0,1-0,3-2,5 2,2-1,2 : Greece 0,5 0,7 0,6 0,1-0,7-1,0-0,3-0,5-0,8-0,8-1,8 : Spain 0,6 0,5 0,0-0,8-1,1-1,6-1,1-0,3-0,2 0,1 0,3 0,0 France 0,2 0,5-0,6-0,3-1,5-1,5 0,1 0,2 0,6 0,2 0,7 0,4 Italy -0,4 0,4-0,7-1,1-2,0-2,9-0,3 0,4-0,1 0,4 0,5 0,2 Cyprus 1,1 0,8 1,2 0,2 0,0-1,1-0,9-0,7-0,1 0,4 0,5 0,6 Latvia 0,9-3,0-2,2-1,1-4,2-11,6-1,5-3,2-1,2 0,9 0,8 : Lithuania 1,7 1,0-1,2-0,1-1,1-13,6 0,1-0,5-0,2-0,1 0,5 : Luxembourg 1,8 1,0 0,3-1,5-4,1 0,0-2,6 3,5 1,3 0,8-0,3 : Hungary 0,6 1,2-0,2-1,0-2,1-3,2-1,3-0,8 0,0 1,0 0,4 0,8 Malta 0,9 1,1 1,0 0,0-1,4-1,9-0,1 1,2 1,0 1,4 0,1 : Netherlands 1,4 0,8-0,3-0,3-1,2-2,4-1,3 0,7 0,6 0,5 0,9-0,1 Austria 1,3 1,4 0,3-0,6-1,6-2,1-0,8 0,6 0,4 0,0 1,2 0,9 Poland 2,2 1,4 0,8 0,7-0,3 0,3 0,5 0,7 1,2 0,6 1,0 : Portugal 0,9 0,1-0,1-0,7-1,4-1,8 0,6 0,3-0,1 1,1 0,3 : Romania 3,2 3,8 1,5-0,4-2,2-4,1-1,5 0,1-1,5-0,3 0,3 : Slovenia 0,8 1,7 0,7 0,2-3,3-6,1-0,6 0,4 0,1-0,1 1,1 : Slovakia 5,2-1,4 1,0 1,2 0,6-7,6 1,1 1,2 1,3 0,8 1,0 0,9 Finland 0,9 0,3 0,3-0,5-3,1-5,7-0,8 1,1 0,3 0,1 1,9 1,3 Sweden 1,2-1,0-0,2 0,1-3,9-2,7 0,3 0,5 0,6 1,5 1,9 : United Kingdom 0,3 0,5-0,3-0,9-2,1-2,3-0,8-0,3 0,4 0,4 1,2 0,8 Iceland -5,1 1,8-0,8 2,4-3,6-2,4-0,8-4,2-0,3-1,2-3,1 : Norway 0,8-0,9 0,4-0,5-0,1-0,5-1,1 0,7-0,2 0,5-0,2-1,6 Switzerland 0,9 0,8 0,5-0,7-1,1-1,0-0,6 0,7 0,7 1,0 0,9 : Croatia 0,6 0,8 0,6-0,6-0,8-4,1-0,7-0,3-0,1-1,2-0,6 : Turkey : : : : : : : : : : : : United States 0,7-0,2 0,1-1,0-1,7-1,2-0,2 0,4 1,2 0,9 0,4 0,5 Japan 0,4 0,3-0,7-1,4-2,7-4,2 2,4-0,4 1,0 1,6 0,4 0,9 Con carattere rosso sono evidenziati, i trimestri consecutivi con andamento negativo. Fonte Eurostat III 9

11 La ripresa del gruppo dei paesi più industrializzati, sino ad oggi, è stata essenzialmente sostenuta dal processo di ricostituzione delle scorte e dalla domanda generata dagli interventi di politica espansiva monetaria e fiscale. Alcuni degli economisti italiani 2 hanno espresso la preoccupazione sulla possibilità che l attuale ripresa possa tramutarsi in una robusta e duratura espansione se non sarà accompagnata da uno sviluppo della domanda del settore privato. Una ripresa quest ultima che appare difficile senza una crescita del mercato del lavoro nei paesi industrializzati. Se il rischio del mantenimento di una politica monetaria espansiva è quello di poter innescare un processo inflazionistico, il mantenimento di una politica fiscale fortemente espansiva si scontra con le condizioni di sostenibilità delle finanze pubbliche, come dimostrano anche le recenti pressioni dei mercati sui Paesi identificati con l acronimo anglosassone PIGS 3 (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) caratterizzati generalmente da un forte deficit nei conti con l estero e da un alto tasso di disoccupazione L Italia un osservato speciale Tra i Paesi sotto osservazione vi è anche l Italia. Il Paese ha superato il periodo di recessione, tra il secondo semestre 2008 ed il primo semestre del 2009, con un ritmo di crescita tra i più bassi in Europa. Le condizioni di bassa crescita dell economia italiana appaiono comunque strutturali e antecedenti alla crisi internazionale. Prima della crisi, l'economia italiana ha registrato performance economiche inferiori a quella dei maggior partner della zona euro, con una crescita media annua di quasi un punto percentuale inferiore alla media. L'Italia ha registrato una crescita reale del PIL in media pari all 1,6 per cento nel periodo , un valore più basso di circa 2 punti percentuali rispetto al decennio precedente. La serie storica del PIL italiano (graf. 1) evidenzia come il declino della crescita italiana sia soprattutto legata allo scarso contributo dato dai fattori totali produttivi (TFP). Come viene sottolineato, in un recente rapporto del FMI 4, dal 1998 la crescita percentuale dei fattori totali produttivi, rispetto al contributo offerto dal lavoro e dal capitale, ha subito un andamento negativo e, quindi, un crollo con l arrivo della crisi finanziaria. Il contributo dei TFP è diminuito significativamente nel corso del periodo , un rallentamento che è risultato particolarmente accentuato nel settore manifatturiero e nei settori non legati al commercio. Viceversa, il contributo alla crescita fornito dal lavoro dal 1996 è stato positivo: sebbene il contributo del capitale sia rimasto sostanzialmente stabile, il contributo di ore lavorate è aumentato in misura significativa. La crisi, secondo alcuni economisti 5, avrebbe investito l economia italiana in una fase di profonda ristrutturazione del sistema produttivo rendendo ancora più fragili le imprese coinvolte in tale processo con possibili ripercussioni negative nel medio periodo M. Lossani, La Congiuntura, la Dinamica del Credito e la Struttura Finanziaria Delle Imprese, seminario su Credito, capitale e regole: quale equilibrio dinamico per lo sviluppo economico in un contesto di sana concorrenza Castello dell Oscano - Perugia, 11 marzo 2010, Assbb, Quaderno N A volte l acronimo utilizzato è PIIGS dove si fa comprendere anche l Italia. Hanan Morsy, and Silvia Sgherri, After the Crisis: Assessing the Damage in Italy, International Monetary Fund, Working Paper, ottobre Bugamelli, M., R. Cristadoro, G. Zevi, La crisi internazionale e il sistema produttivo italiano: un analisi su dati a livello di impresa, Banca d Italia, Questioni di economia e finanza, n. 58,

12 Graf. 1 - I contributi alla crescita: variazioni percentuali annue del PIL reale Fonte: Elaborazione del FMI su dati OECD Altri economisti, viceversa, pongono l accento sulla sostanziale solidità del sistema bancario italiano, il quale avrebbe consentito un assorbimento relativamente agevole dell impatto della crisi finanziaria, contenendo le perdite permanenti di capacità produttiva. Quest ultima valutazione è coerente con i risultati ottenuti da simulazioni 6 su scenari economici condotte per quantificare il contributo della crisi internazionale su alcune variabili macroeconomiche. Si è stimato che nel triennio la crisi ha sottratto 6,5 punti percentuali alla crescita del PIL italiano. In particolare, i fattori di crisi avrebbero gravato per quasi 10 punti percentuali, prevalentemente nel 2009; mentre le politiche economiche e gli stabilizzatori automatici ne avrebbero mitigato l impatto per circa 3,5 punti percentuali. La maggior parte degli effetti della crisi italiana sarebbe, quindi, attribuibile all evoluzione del contesto internazionale; un ruolo meno rilevante, anche se non trascurabile, avrebbero avuto il peggioramento delle condizioni di finanziamento delle imprese e la crisi da sfiducia che si è accompagnata alla recessione. I risultati della simulazione evidenziano, inoltre, che senza la crisi e senza le contromisure messe in campo dalle autorità monetarie e fiscali per farvi fronte la crescita dell economia italiana sarebbe stata comunque modesta. In una prospettiva di più lungo periodo, la crisi sembra comunque avere inciso in misura non trascurabile sulle potenzialità di sviluppo della economia. Il ritmo di crescita del prodotto potenziale è stimato a circa lo 0,3 per cento annuo, un valore inferiore di oltre mezzo punto percentuale a quello, già basso, precedente alla crisi. Più ottimistiche le stime indicate, dal FMI secondo cui l aumento del PIL italiano avrebbe dovuto attestarsi attorno all 0,8% nel 2010 e all 1,2% nel Le stime ufficiali fornite da Banca d Italia con riferimento al biennio prevedono, invece, una minor crescita pari allo 0,5% anche in conseguenza dell impatto deflazionistico della manovra stessa (decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010). 6 Caivano M., L.Rodano, S. Siviero, La trasmissione della crisi finanziaria globale all economia italiana. Un indagine controfattuale, , Banca D Italia, Questioni di Economia e Finanza, n. 64, aprile

13 1.3. Le luci e le ombre del sistema economico della Provincia di Roma Il sistema economico 7 provinciale di Roma negli ultimi dieci anni ha fatto registrare performance economiche, con riferimento ad alcune variabili macroeconomiche, migliori rispetto al dato medio del Paese, a conferma di un processo di ristrutturazione e consolidamento del sistema produttivo locale che sino ad oggi è stato trainante anche per il resto della regione. La crisi internazionale ha però investito anche la provincia di Roma, le cui imprese hanno visto crollare le proprie esportazioni, ricorrendo massicciamente alla cassa integrazione per far fronte al calo di fatturato. Si segnala come elemento positivo, invece, la diminuzione per le Banche del peso delle sofferenze: ai minimi storici, alla fine del 2008, sia in Italia che nella provincia di Roma. In particolare al 30 giugno 2009, l indice sofferenze/impieghi riferito ai residenti in provincia di Roma (2,6%) si attestava al di sotto del corrispettivo valore nazionale Il trend di sviluppo delle imprese romane Le imprese della provincia romana, registrate negli archivi della Camera di Commercio, a fine 2009 risultavano pari a , il 7,1% del totale nazionale. Dal 1998 il numero è cresciuto del 30,3% con un tasso medio di crescita annua del 2,4%. Solo nel biennio e nel biennio i tassi di sviluppo pur positivi sono risultati inferiori al tasso medio di crescita annuale. In particolare, nel biennio , in piena recessione, le imprese sono cresciute rispettivamente dell 1,7% e dell 1,5%; nello stesso periodo il tasso medio nazionale è risultato negativo (-0,3%) per tutti e due gli anni. La crescita delle imprese romane è stata trainata essenzialmente dalle società di capitale cresciute, tra il 1998 e il 2009, del 67%. Nello stesso periodo, il numero delle imprese individuali è cresciuto del 15% e le società di persone del 2%; più significativo il tasso di crescita, pari al 33%, delle altre forme societarie. Il trend di crescita delle società di capitale ha consentito il sorpasso sulle imprese individuali (graf. 2). Nel 2009 le società di capitale si confermano le imprese più numerose: il 41% del totale contro una media italiana del 21,5%. Le società individuali costituiscono il 39% contro il 55,6% della media italiana; le società di persone il 15% (media italiana 19,5%), stabile e di poco inferiore al 5% il peso delle altre forme di imprese. In valore assoluto il 54,4% delle imprese romane si concentra in tre settori: il Commercio all ingrosso e al dettaglio; le Costruzioni; le attività di Alloggio e Ristorazione. Il settore principale, il Commercio, assorbe il 30,5% delle imprese contro il 27% della media italiana. Il settore Costruzioni con il 16,4% presenta valori comparabili al dato medio italiano (15,8%); le imprese che forniscono servizi di Alloggio e Ristorazione costituiscono il 7,4%, contro una media italiana del 6,5%. A livello nazionale i primi tre settori, in grado di raggruppare il 58,1% delle imprese, sono: Commercio all ingrosso e al dettaglio, Costruzioni e, a differenza del contesto provinciale romano, Agricoltura, silvicoltura e pesca. 7 La fonte principale dei dati economici utilizzati per la stesura del paragrafo fa riferimento ai valori statistici del consuntivo strutturale 2009 della Camera di Commercio di Roma: Tavole 8 Giornata Economia di Roma. 12

14 Graf. 2 - Le imprese delle provincia di Roma tra il ,00% 45,00% 40,00% 35,00% 30,00% 25,00% 20,00% 15,00% 10,00% 5,00% 0,00% Distribuzione delle forme giuridiche nelle imprese romane Società di capitale Ditte Individuali Società di persone Altre forme Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Gli altri settori di riferimento sono: le Attività manifatturiere (6,8% e inferiore al dato medio nazionale pari all 11%); i Servizi immobiliari (Roma 5,9%, Italia 4,8%); Altri servizi (Roma 5,2%, Italia 3,9%); Servizi vari di supporto alle imprese (Roma 4,9%, Italia 2,6%); Attività professionali tecniche scientifiche (Roma 4,2%, Italia 3,2%). In definitiva le imprese romane si caratterizzano per elevati quozienti di specializzazione nel terziario: il 73% del comparto produttivo romano contro il 57,7% del dato medio italiano. L analisi dell incidenza dei diversi settori di attività economica in ambito provinciale e la corrispondente quota a livello nazionale consente di evidenziare l attività il cui grado di specializzazione presenta un valore più elevato rispetto all aggregato nazionale (tab. 2). Volendo stilare una sorta di graduatoria delle attività del terziario con i quozienti più alti (limitandosi a quelle di maggiore consistenza numerica in termini d imprese) si rileva il valore più elevato per: Servizi di Informazione e comunicazione (2,09), Noleggio, Agenzie di viaggio, Servizi di supporto alle imprese (1,88), Sanità e Assistenza sociale (1,55), Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (1,48), Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (1,48), Attività Finanziare e assicurative (1,46), Istruzione (1,39), Altre attività di servizi (1,32), Attività Professionali scientifiche e tecniche (1,31), Trasporti e magazzinaggio (1,31), Attività immobiliari (1,23), Attività dei servizi alloggio e ristorazione (1,13), Commercio all'ingrosso e al dettaglio (1,12). L unica sezione di attività economica con una certa specializzazione rispetto al contesto nazionale che non sia riconducibile al macrosettore dei Servizi è, invece, quella delle Costruzioni (1,03). Le specializzazioni più basse si confermano per i settori Agricoltura e pesca, Attività manifatturiere e Estrazione di minerali. 13

15 Il dato della crescita delle imprese per settore economico rileva che nel 2009 hanno registrato il maggiore incremento in valore assoluto e percentuale le attività non classificate: imprese in più per una crescita pari al 32%. Se si esclude il contributo di tale imprese, il saldo delle imprese romane risulterebbe negativo: imprese in meno rispetto al 2008, lo 0,5% del settore produttivo. Tab. 2 - L incidenza dei settori di attività economica provinciale rispetto al dato nazionale Settori economici Incidenza Organizzazioni ed organismi extraterritoriali 9,56 Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 3,69 Servizi di informazione e comunicazione 2,09 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 1,88 Sanità e assistenza sociale 1,56 Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 1,49 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 1,48 Attività finanziarie e assicurative 1,46 Istruzione 1,39 Altre attività di servizi 1,32 Attività professionali, scientifiche e tecniche 1,31 Trasporto e magazzinaggio 1,31 Attività immobiliari 1,23 Attività dei servizi alloggio e ristorazione 1,10 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli 1,13 Costruzioni 1,04 Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 1,03 Estrazione di minerali da cave e miniere 0,73 Attività manifatturiere 0,61 Agricoltura, silvicoltura pesca 0,24 Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Le attività economiche della provincia di Roma che hanno registrato un saldo positivo superiore a 50 unità sono elencate in tabella 3. Le attività che hanno registrato la percentuale più alta di crescita, superiore al 3,5%, fanno tutte riferimento ad attività di servizio con un alto valore aggiunto. L unica attività che non rientra nel settore servizi a registrare un trend positivo nel 2009 è quella dei Lavori di Costruzione specializzati. 14

16 Tab. 3 - Le imprese che hanno registrato un saldo positivo superiore a 50 per divisioni di attività. ATECO 2007 Sezioni e divisioni di attività Trend % Saldo X Imprese non classificate 32, C33 Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 19,7 181 N82 Attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese 7,7 681 F42 Ingegneria civile 6,1 60 M70 Attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale 4,1 153 N81 Attività di servizi per edifici e paesaggio 3,9 188 L68 Attività immobiliari 1,8 415 R93 Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento 1,8 67 F43 Lavori di costruzione specializzati 0,5 184 S96 Altre attività di servizi per la persona 0,4 67 I56 Attività dei servizi di ristorazione 0,4 100 Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Nell analisi dei tassi di sviluppo delle imprese che si occupano di trasporto e logistica si deve tener conto che dal 1 gennaio 2008 l'istat ha adottato una nuova classificazione delle attività economiche, denominata Ateco 2007: la versione nazionale della nomenclatura europea 8. Poiché per la prima volta l Istat, il fisco e le Camere di Commercio adottano la stessa classificazione delle attività economiche si registra un importante passo in avanti nel processo di integrazione e semplificazione delle informazioni acquisite, ma si rende più difficoltoso il confronto della serie storica. La nuova classificazione prevede 22 sezioni di cui la sezione H è riferita a Trasporti e Magazzinaggio. Essa comprende tutte le attività di trasporto passeggeri o merci effettuate con servizio regolare o meno per ferrovia, mediante condotte, su strada, per via d'acqua o aereo e le attività ausiliarie quali servizi ai terminal, parcheggi, centri di movimentazione e di magazzinaggio di merci eccetera, l'attività di noleggio di mezzi di trasporto con autista od operatore, i servizi di ristorazione e bar effettuati dalle stesse imprese che effettuano il trasporto. Sono, anche, incluse le attività postali ed i servizi di corriere. Dalla sezione sono, invece, escluse le riparazioni o modifiche apportate ai mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli), le attività di costruzione, manutenzione e riparazione di strade, ferrovie, porti, campi d'aviazione, le attività di manutenzione e riparazione di autoveicoli e il noleggio di mezzi di trasporto senza autista od operatore. Le differenze principali rispetto alla classificazione Ateco 2002 sono registrate all interno delle attività ausiliare, dove non sono più comprese le agenzie di viaggio, e in quella delle attività postali, dove non sono più presenti le attività delle telecomunicazioni. 8 Nace Rev. 2, pubblicata sull'official Journal il 20 dicembre 2006 (Regolamento (CE) n.1893/2006 del PE e del Consiglio del 20/12/2006) 15

17 In definitiva, le imprese registrate come attività di trasporto e magazzinaggio nella provincia di Roma con la codifica ATECO 2007, nel 2009 risultano essere , rappresentative del 3,9% del sistema produttivo (tab. 4). Il trend nell anno peggiore della crisi, il 2009, è stato negativo (-1,1%). Tab. 4 - Imprese trasporti 2009 (ATECO 2007) Settore Trasporti e Magazzinaggio Registrate 31/12/2008 Registrate 31/12/2009 Trend % H49 Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte ,96 H50 Trasporto marittimo e per vie d'acqua ,38 H51 Trasporto aereo ,49 H52 Magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti ,16 H53 Servizi postali e attività di corriere ,41 Totale ,09 Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Tale andamento non ha però contraddistinto i settori con la stessa intensità. In valore assoluto hanno subito il maggior numero di cessazioni le attività di Trasporto terrestre e in valore percentuale (-2,2%), le attività di Magazzinaggio e di supporto ai trasporti; stabili le Attività postali e di corriere; in crescita del 6% circa il settore aereo e quello marittimo. La classifica ATECO 2002 identifica aziende del settore trasporti, pari al 4,7% del totale delle imprese. Con il codice ATECO 2007 sono state declassificate dalle attività di trasporto circa imprese, attualmente il settore trasporti identifica circa l 82,8% delle imprese della precedente classifica (tab. 5). Le imprese classificate come trasporti terrestri e aerei hanno subito poche variazioni; i trasporti marittimi hanno visto crescere del 7,5% il numero di imprese classificate. Viceversa, il settore Attività ausiliare dei trasporti e agenzie di viaggio ha subito con la nuova classificazione lo scorporo di attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse, che incidono per il 38%. Nel 2009 tali attività sono state quantificate in e hanno subito un decremento dello 0,9% rispetto al Ancora più significativo lo scorporo delle attività di telecomunicazioni (1.555) pari all 86,3% che, rispetto al 2009, ha subito un decremento del 2,4%. Se dal dato ATECO 2002 si escludono le attività delle agenzie di viaggio, identificate dalla nuova classifica ATECO con il codice N79, e quelle del settore telecomunicazione, identificato dal codice J61, le imprese risultano essere rappresentative del 98% delle attività registrate dall omonima sezione ATECO Questo dato consente di poter effettuare un analisi qualitativa dell andamento della serie storica. La serie storica del decennio è disponibile per la classifica ATECO In graf. 3 è possibile rilevare come il trend di crescita delle imprese del trasporto sia stato piuttosto basso con tassi di crescita medi annui inferiori all 1% per i trasporti terrestri, per i trasporti marittimi e intorno all 1% per i trasporti aerei. I tassi più significativi di crescita sono stati registrati dal settore I64, rispetto al quale nel 2009 i servizi postali sono rappresentativi solo del 14% delle attività. La crescita significativa tra il 2003 e il 2006 è imputabile intermente al settore delle telecomunicazione. 16

18 Tab. 5 - Imprese di trasporto Settore Trasporti ATECO ATECO ATECO Trend % Trend % I 60 Trasporti terrestri e trasporto mediante condotta ,91% 8,75% I 61 Trasporti marittimi e per vie d'acqua ,06% 4,49% I 62 Trasporti aerei ,49% 10,81% I 63 Attività ausiliarie dei trasporti e ag.viaggi (1) (1) ,00% 72,11% I 64 Poste e telecomunicazioni (2) (2) ,01% 439,22% Totale ,00% - (1) Il settore I63 ATECO 2002 è stato scomposto nel settore H52 (Attività ausiliare dei Trasporti e N79 (attività di servizi agenzie di viaggio, ecc.) (2) Il settore I64 ATECO 2002 è stato scorporato nel settore H53 servizi postali e attività di corriere e settore J61 imprese di telecomunicazioni. Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Graf. 3 I tassi di sviluppo delle imprese di trasporto nel decennio (Codice Ateco 2002) 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0-10, ,0 I 60 Trasporti terrestri-trasp.mediante condotta I 62 Trasporti aerei I 64 Poste e telecomunicazioni Fonte Elaborazione Isfort su dati Unioncamere I 61 Trasporti marittimi e per vie d'acqua I 63 Attivita' ausiliarie dei trasp.-ag.viaggi La struttura localizzativa delle imprese La distribuzione territoriale della struttura produttiva laziale è fortemente polarizzata sul territorio della provincia di Roma che raccoglie il 73,5% delle imprese del Lazio. Latina, la seconda provincia per numero di imprese, raccoglie il 9,8%, Frosinone il 7,8%, Viterbo il 6,4% e Rieti solo il 2,6%. 17

19 Tale polarizzazione è ancora più significativa per le attività di trasporto e relativi servizi ausiliari. L 80% delle imprese laziali del settore è localizzato in provincia di Roma. La maggiore concentrazione, pari al 96,5% dell intero dato regionale, si registra per il trasporto aereo. Seguono le imprese che effettuano servizi postali e di corriere, l 86,3%, e le attività di magazzinaggio e di supporto ai trasporti, circa l 84%. Sono concentrate in provincia di Roma il 78,5% delle imprese di trasporto terrestre laziali e il 77% delle imprese di trasporto marittimo. La polarizzazione sul capoluogo della provincia di Roma della struttura produttiva è confermata anche dal dato della distribuzione territoriale delle nuove imprese del 2009: il 70% risultano localizzate nella Capitale. La quota rimanente è localizzata per il 50% sui principali poli provinciali: il polo Pometino (Pomezia, Anzio, Nettuno e Ardea ), l area Nord Est (Guidonia Montecelio, Monterotondo), il polo di Fiumicino (Fiumicino, Ladispoli), il polo di Civitavecchia (Civitavecchia, Cerveteri), l area dei Castelli (Velletri, Marino) e il polo di Tivoli. La forte attrazione esercitata da Roma è confermata anche dal dato sul numero di aziende che scelgono di avere una sede locale nella provincia di Roma, ben il 52,2% contro il 20,3% della media Italiana Il mercato del lavoro provinciale Dal 1995 al 2003 gli addetti in provincia di Roma sono aumentati di 167mila unità, con un trend superiore alla media nazionale. La crisi ha rallentato la crescita, ma ancora nel 2009 il tasso di occupazione riferito alla popolazione di età è risultato più elevato rispetto al tasso italiano (61,8% contro 57,6%), pur associato ad un tasso di disoccupazione superiore a quello medio nazionale (8,1% contro 7,8%). Sono in crescita nella provincia di Roma, in controtendenza al dato nazionale, le persone in cerca di occupazione, dal 2004 al 2009 sono aumentate del 18,9%; in leggera diminuzione (-0,7%) il dato italiano. Il peso del mercato del lavoro della provincia di Roma è confermato anche dal numero di contribuenti collaboratori iscritti nei registri dell'inps: il 10% degli iscritti nazionali (anno 2007), comparabile al peso dei contribuenti dell intero Sud Italia e delle Isole (11,5%). Gli effetti della crisi sono evidenziati dai dati dell Osservatorio sulle Ore Autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (Cig) di fonte INPS, disponibili per l intero anno Questi segnalano, sia in Italia che nella provincia di Roma, un ricorso esteso alla prestazione integrativa. Sono oltre 918milioni le ore accordate nel 2009 alle imprese e ai lavoratori sul territorio nazionale (di cui il 63% in gestione ordinaria), circa 695milioni di ore in più di quelle autorizzate nel corso dell anno precedente, con un aumento percentuale del +311,4%, in prevalenza, richieste per operai addetti all industria, incluso l artigianato (circa 498milioni di ore in più). Le ore di Cig sono state autorizzate prevalentemente a favore degli operai (circa 733milioni di ore), anche se la crisi ha interessato pesantemente gli impiegati, che hanno disposto, nei dodici mesi dell anno, di oltre 185milioni di ore autorizzate, circa sei volte le ore concesse in tutto il In provincia di Roma, si è registrato un aumento annuo delle ore autorizzate di Cig di oltre 24milioni, corrispondenti ad una variazione del +513,9%, per la quasi totalità (90,4%) in gestione straordinaria (crisi aziendale, procedure concorsuali, ecc.) e, in prevalenza, richieste per impiegati occupati in imprese industriali artigiane (oltre 16milioni di ore in più). 18

20 Significativa è anche la differenza dalla media nazionale e regionale per quanto riguarda la remunerazione del capitale umano, misurato dal rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto (graf. 4). Graf. 4 La remunerazione del capitale umano tra il ,00% Renumerazione del capitale umano: Costo del lavoro/ Valore Aggiunto 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone ITALIA 0,00% Fonte Elaborazione Isfort su dati Unioncamere Da sottolineare come l andamento dell indicatore sia in linea con quello medio nazionale: ciò dipende dalle variazioni del costo del lavoro, che segue un trend uniforme sull intero territorio nazionale. La minore incidenza del costo del lavoro nella provincia di Roma è legata ad attività meno labour intensive. La remunerazione del capitale proprio è maggiore rispetto alle medie regionali e nazionale Innovazione e ricerca del sistema produttivo romano Uno dei punti di forza della provincia di Roma è rappresentato dalle risorse umane: rispetto al dato medio nazionale nel 2008 si registra una percentuale più alta di persone residenti con il titolo di diploma media superiore (39,3%, contro il 32,7% nel resto d Italia) e con laurea (17,6%, contro il 10,7% dell Italia). Il Lazio, inoltre, si caratterizza per la quota più alta di addetti impiegati in ricerca e sviluppo (5,9 ogni abitanti, contro una media italiana di 3,5). L Emilia Romagna, la seconda in classifica, si caratterizza per 5,4 addetti ogni abitanti, il Piemonte per 4,9. In valore assoluto è però la Lombardia a registrare il maggior numero di addetti alla ricerca (39.592), seguita dal Lazio con addetti. L Emilia Romagna, terza in classifica con circa addetti, registra circa addetti in meno del Lazio. 19

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