La dimensione del Bilancio Comunitario è molto contenuta; molto federale americano o del bilancio pubblico degli Stati Uniti.

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1 Corso Politiche Economiche Europee Appunti lezione 30 ottobre Docente MG Briotti LA POLITICA DI COESIONE DELL UNIONE EUROPEA (Paragrafo 4.3 del Rapporto Sapir) TUE. Obiettivo dell Unione rafforzamento della coesione economica e sociale. TICE La Comunità propria azione per rafforzare la sua coesione economica e sociale in particolare la Comunità mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni il ritardo di talune regioni comprese le zone rurali In Europa i processi politici nazionali e sovranazionali sono improntati a un forte spirito di coesione: intensa redistribuzione interpersonale dai sistemi fiscali, prestazioni sociali, normativa) => Politiche nazionali (S.M.) e locali => Piccolo numero strumenti sovranazionali nel quadro delle politiche di coesione dell unione per compensare le disparità di redditi che il processo stesso di integrazione può determinare a livello nazionale e regionale. 1

2 La dimensione del Bilancio Comunitario è molto contenuta; molto federale americano o del bilancio pubblico degli Stati Uniti. più piccola del bilancio Il bilancio dell Unione Europea ammonta complessivamente, nel 2013, a 152 miliardi di euro di stanziamenti d impegno, ossia l 1,11 % dell PIL dell UE. Il bilancio dell Unione copre un periodo di 7 anni: Il prossimo sarà E organizzato su 6 rubriche. Le principali sono: Crescita sostenibile, cioè le politiche di sviluppo regionale e le politiche di R&S Natural resources, cioè le politiche agricole. Ad esse si aggiungono altre azioni esterne ed interne all Unione. La dimensione del Bilancio comunitario si è ridotta, seppur lievemente, negli ultimi periodi di programmazione. 2

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4 Le Politiche Regionali dell Unione Europea: l analisi teorica Teoria economica della crescita: analisi dei processi di convergenza/divergenza fra aree geografiche differenti. Convergenza processo per cui economie meno avanzate mostrano tassi di crescita economica più elevati rispetto a quelli delle economie più avanzate (quali il PIL pro capite o la produttività) Divergenza processo opposto per cui aumentano nel tempo le disparità fra regioni (nazioni) 4

5 Teoria economica distingue due indirizzi: Il primo è rappresentato dalle teorie neoclassiche (Solow 1956 e sue estensioni successive) che ipotizzano meccanismi di crescita automatici che portano alla convergenza del reddito procapite nel lungo periodo (es. le economie più povere crescono a tassi più elevati). Le ipotesi di base dei modelli neoclassici sono: Economie di scala costanti; produttività marginale del capitale decrescente; sostituibilità fra capitale e lavoro; progresso tecnico determinato esogenamente e uniforme (o in via di ) Libere forze di mercato (automatismi) => convergenza Es libera circolazione fattori produttivi e merci => prod. marg. e redditi si allineano Es. Diverse condizioni di partenza: specializzazione nei settori dove si detiene un vantaggio comparato, spostamento dei capitali, redditi più bassi aumentano più rapidamente (Teorema di Stolper-Samuelson) 5

6 Approfondimento Il teorema di Stolper-Samuelson, in economia, collega intensità fattoriali e prezzi relativi dei beni con le remunerazioni reali dei fattori produttivi. In particolare, il teorema afferma che un aumento del prezzo relativo del bene nella cui produzione un fattore è usato in modo più intensivo porta ad un aumento della remunerazione reale di quel fattore e alla diminuzione della remunerazione dell'altro. Il teorema venne formulato originariamente nel 1941 da Paul Samuelson e Wolfgang Stolper nell'ambito della teoria del commercio internazionale, per studiare gli effetti sulla distribuzione del reddito dell'apertura al commercio internazionale all'interno del modello di Heckscher-Ohlin. 6

7 Secondo indirizzo In realtà l attività economica non si ripartisce in modo uniforme nell ambito di un area sia pure integrata. Ad esempio si addensa in zone industriali => agglomerazione: => New economic geography model (Krugman 1991; Krugman e Venables 1995; Fujita, Krugman e Venables 1999). Rendimenti di scala crescente e fenomeni di polarizzazioni all interno di date aree a scapito di altre (più povere) Inoltre il progresso tecnologico può essere endogeno: = > modelli di crescita endogena (Romer 1986; 1990; Grossman e Helpman 1991; 1994) Se guardiamo al progresso tecnico come accumulazione del capitale umano (acquisizione di abilità e conoscenze attraverso l istruzione) o come delle esternalità (ad esempio durante il processo di accumulazione del capitale possono essere ideati nuovi e più avanzati processi produttivi) possono portare ad una crescita dell economia con produttività del capitale non decrescente e quindi con crescita destinata a perpetuarsi piuttosto che convergere verso lo stato uniforme 7

8 Tali modelli superano le ipotesi neoclassiche dei rendimenti decrescenti e del progresso tecnologico esogeno => Centrale è l esistenza di esternalità positive che generano rendimenti crescenti ed economie di agglomerazione Tali teorie ipotizzano l esistenza di forze economiche che possono produrre, attraverso un imperfetto funzionamento dei mercati e l azione di economie di scala di diversa natura, divergenza: Diverse implicazioni in termini di politica economica: Nei modelli neoclassici la politica regionale non è efficace, non potendo influenzare il tasso di crescita di lungo periodo. (Barro e Sala-i-Martin, 1991). Negli altri modelli, la politica regionale è potenzialmente efficace: incentivando l accumulazione di capitale sia fisico che umano e promuovendo l innovazione e la diffusione tecnologica può influire positivamente sul tasso di crescita di lungo periodo. 8

9 Riquadro 4.3 pag 107 Trattato 1957 la questione dello sviluppo regionale è materia nazionale e non comunitaria. Grande fiducia sull effetto di sviluppo del mercato comune. Unica istituzione comunitaria: BEI eroga prestiti per infrastrutture. Stati membri intervengono con politiche di incentivo alle imprese e realizzazione di infrastrutture 1973 Rapporto Thompson disparità regionali potenziale danno processo di integrazione. Metà anni 70: nasce il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR ha dotazione limitata; Metà anni 80: allargamento mediterraneo acuisce disparità di sviluppo nella Comunità Rapporti Padoa Schioppa (1987) e Cecchini (1988) sottolineano rischi di aggravamento dei divari regionali a seguito della maggiore integrazione comunitaria. Processi di polarizzazione spaziale dello sviluppo. Atto Unico 1987 => Politica della coesione economica e sociale diviene parte integrante del completamento del mercato unico. Raddoppio delle risorse destinate ai fondi per lo sviluppo regionale (insieme a riforma PAC e bilancio). 9

10 Regolamento adottato dalla Commissione (1988) basato su 5 principi. Concentrazione: le risorse vanno concentrate su 5 obiettivi, sia territoriali che funzionali: Ob. 1 regioni in ritardo di sviluppo (con PIL procapite PPA < 75% media comunitaria) Ob.2 riconversione regioni industriali in declino (individuate con zonizzazione fine) Ob.3 lotta alla disoccupazione lunga durata Ob.4 promozione occupazione giovanile Ob.5 a adeguamento strutture agricole Ob. 5 b sviluppo zone rurali 1992: Maastricht viene creato il Fondo di Coesione (per Stati membri e non regioni con PIL pro capite < 90% media comunitaria). Politiche di sviluppo ancora più necessarie perché moneta unica, con eliminazione cambi, può creare ulteriore, forte polarizzazione territoriale dello sviluppo economico. 10

11 AGENDA 2000 Riconfermata centralità politica di sviluppo regionale: mercato unico e unione monetaria possono aggravare gli squilibri, in presenza di lavoro poco mobile fra regioni e paesi. Possibile allargamento ad Est dell Unione può portare problemi regionali ancora più rilevanti Periodo : totale stanziamento di 213 miliardi di euro a favore della politica di coesione di cui circa 195 miliardi (90%) per i fondi strutturali e 18 miliardi (10%) fondo di coesione (Grecia, Spagna, Irlanda (fino al 2003) e Portogallo) Fondi strutturali 3 obiettivi (invece di 6) 70% fondi adeguamento strutturale regioni in ritardo sviluppo Sviluppo regioni affette da declino industriale Adeguamento e modernizzazione sistemi istruzione e formazione Fondi coesione (nato nel 1993, portata nazionale piuttosto che regionale) suddiviso in 3 parti 65% a regioni a basso reddito 25% obiettivi orizzontali 10% orientamento nazionale 11

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