LA CITTA DELLA MUSICA

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1 LA CITTA DELLA MUSICA Una risorsa per Milano Una ricerca dell Associazione MeglioMilano Dicembre 2008

2 Ringraziamenti Questa ricerca non sarebbe stata possibile senza la disponibilità e la collaborazione di numerose persone e organizzazioni operanti nel sistema musica milanese. Il nostro riconoscimento va, in primo luogo, a ciascuno dei 41 testimoni che hanno gentilmente accettato di essere intervistati dai ricercatori di MeglioMilano. I loro nomi e riferimenti sono riportati all inizio della seconda parte del Rapporto. Ringraziamo inoltre: - Stefano Losurdo, segretario regionale dell Agis Lombarda, per i suoi utilissimi consigli e suggerimenti operativi; - Gian Franco Greco, responsabile del Coordinamento Statistico Attuariale dell ENPALS, per aver messo a disposizione i dati sulle attività dello spettacolo e del settore musicale in particolare relativi all area milanese; - Gianfranco Vicinelli, amico di MeglioMilano, che ha collaborato alla raccolta delle informazioni. La città della musica. Una risorsa per Milano è il frutto dell impegno di: Sandro Lecca Alessandra Micalizzi Monica Bergamasco Alessandro Sivieri Carla de Jong Ellida Massone Segretario Generale di MeglioMilano, responsabile e coordinatore del progetto, che ha curato altresì la redazione dei cap 1, 2, 3, 4, 6 e 9 del Rapporto finale di ricerca. Dottore in Comunicazione e Nuove Tecnologie, ricercatrice esterna di MeglioMilano per la ricerca in oggetto, che ha collaborato alla realizzazione delle interviste e ha curato la redazione dei cap. 5, 7 e 8 del Rapporto finale di ricerca. Collaboratrice di MeglioMilano, che ha collaborato alla rilevazione ed elaborazione dei dati. Stagista di MeglioMilano, che ha curato la redazione delle mappe inerenti la distribuzione spaziale delle diverse attività musicali. Segretaria di MeglioMilano, che ha curato l editing del Rapporto. Responsabile delle Relazioni Esterne di MeglioMilano, che ha collaborato alla preparazione del convegno di presentazione del Rapporto finale di ricerca. 4

3 Indice Presentazione 7 Parte prima Il sistema musica milanese Un quadro d insieme 1.1 Un primo censimento La musica registrata Gli strumenti musicali La musica dal vivo La musica insegnata La musica conservata La musica comunicata Imprese e lavori della musica 2.1 Le imprese I lavoratori Domanda e offerta di musica dal vivo 3.1 La domanda L offerta: eventi, festival e luoghi 41 Mappe 49 Parte seconda La città della musica si racconta Milano città della musica? Tra tradizione e innovazione Spazi e luoghi Educare alla musica Reti e non reti Verso Expo Sintesi e considerazioni conclusive 115 5

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5 Presentazione: motivazioni, fonti e metodi della ricerca Il perché di una ricerca La presenza di grandi e prestigiose istituzioni storiche (dal Teatro alla Scala, al Conservatorio, alle Scuole Civiche), un forte tessuto di associazioni musicali, una vasta e articolata offerta di spettacoli di musica dal vivo, la più grande piazza del mercato musicale in Italia e nel bacino mediterraneo: tutto questo, e altro ancora, fa di Milano una città della musica. Eppure questa antica e straordinaria risorsa di Milano è ancora poco conosciuta e appare in qualche misura messa in ombra da altre eccellenze cittadine, come ad esempio il sistema moda-design. Obiettivo primario della ricerca è quindi quello di contribuire a migliorare la conoscenza di questa complessa e vitale città della musica che è in Milano, città di città. Essa è parte essenziale e costituente di quella più vasta società della conoscenza e della cultura, che si pone come l orizzonte strategico del futuro di una città sempre più aperta al mondo e ormai entrata nella fase avanzata del suo sviluppo post-industriale. Abbiamo elaborato statistiche originali, disegnato mappe, ascoltato i racconti dei protagonisti diretti con l intento di fornire una rappresentazione della città colta nelle sue articolazioni e soggettività. Abbiamo messo le musiche cosiddette colte sullo stesso piano di quelle della cosiddetta popular music, termini e distinzioni oggi inadatti a cogliere gli intrecci e le contaminazioni che sempre più contrassegnano l evoluzione del campo musicale e dei suoi rapporti con le altre arti. Abbiamo messo i teatri accanto alle chiese accanto ai circoli accanto alle strade accanto ai luoghi più disparati. Abbiamo insomma cercato di osservare questa città orizzontale e proteiforme che fa la musica. Attraverso le testimonianze raccolte ci siamo proposti di evidenziare i punti di forza e quelli di debolezza della città della musica con l obiettivo di fornire materiali di riflessione per l individuazione di possibili percorsi futuri. Perché la città della musica è qualcosa che c è e che nello stesso tempo non c è ancora. Esiste, ma appare non ben dispiegata nelle sue risorse e potenzialità. La ricerca si propone quindi come un contributo di conoscenza al divenire di Milano città della musica. Lo spazio di riferimento La città è Milano, dentro i suoi confini comunali, ossia la città della musica per così dire a portata di mano, quella che vediamo e sentiamo all opera ogni giorno. Una scelta dettata più da ragioni pratiche si tratta di una piccola quanto faticosa ricerca fatta in casa, autoprodotta da MeglioMilano - che teoriche. Perché lo spazio della città della musica va ben oltre i confini del Comune; è banalmente, come minimo, il contesto metropolitano disseminato di filiere, sottosistemi, luoghi, eventi ma poi anche quello regionale e sovraregionale, punteggiato da altre città della musica. Ma la vera dimensione in cui andrebbe colta e indagata la città della musica è forse quella dello spazio regionale globale, ossia di quel sistema di scambi e connessioni che accomuna le città della musica del mondo. Per dire, Londra con Parigi con Barcellona con New York con Tokio, ecc. 7

6 E di certo, questo, lo spazio reticolare di Milano moda-design. Ma è anche o può diventarlo e per cosa lo spazio di Milano musica? In parte lo è già, se si pensa a Bruce Springstein allo Stadio Meazza, cioè a Milano solo come una piazza del mercato dove tutti devono passare, prima o poi. Ma nei network in uscita o in quelli di altre musiche meno business oriented cosa succede? La ricostruzione e l analisi delle interconnessioni internazionali appare di fondamentale importanza per la migliore comprensione di una città della musica come Milano, per altri versi già proiettata nella sua identità di nodo della rete globale. 1 Ecco un altro perché della ricerca: aprire l orizzonte di altre ricerche e comparazioni. La ricerca è articolata in due sezioni distinte. La prima, di carattere prevalentemente quantitativo, è basata sull elaborazione di una serie di dati, diversi dei quali raccolti direttamente da MeglioMilano, che nel loro insieme concorrono a fornire una prima rappresentazione del sistema musica milanese. La seconda sezione, di carattere esclusivamente qualitativo, presenta i principali risultati di una indagine sul campo condotta tramite interviste somministrate a rappresentanti qualificati del mondo della musica. L analisi quantitativa La città della musica non gode di molte fonti conoscitive, mentre non figura nel novero delle tante ricerche dedicate a Milano. 2 Del resto, anche a livello nazionale manca ancora una vera e propria analisi empirica o di quadro del sistema musica, colto nelle sue diverse filiere e osservato nelle sue caratteristiche strutturali, sociali, attoriali e relazionali. Ciò sembra fare parte di un ritardo più generale dell analisi dei fenomeni culturali in termini anche territoriali, urbani e distrettuali. Il primo e più importante obiettivo della parte quantitativa della ricerca è stato quello di ricostruire l universo del sistema musica milanese. Tale risultato è stato conseguito attraverso un impegnativo lavoro di spoglio di una serie di fonti puntuali o nominative (elenchi, annuari, siti web, ecc.) contenenti le informazioni di base (denominazione, attività, localizzazione) di tutte le organizzazioni individuate riconducibili al sistema musica (case discografiche, case editrici musicali, sale prove e studi di registrazione, strumenti musicali, scuole, associazioni, promoter, negozi, biblioteche e archivi, mass media). Là dove prima non c era nulla ora c è almeno una directory di quasi mille organizzazioni, che vale il tempo che vale data anche una certa loro volatilità. Per ciascun sottosistema abbiamo delineato un breve profilo, citando esperienze e organizzazioni che ci sono apparse, da persone esterne al mondo della musica, comunque significative e sapendo di trascurarne altre egualmente importanti. Si tratta peraltro di una prima e superficiale ricognizione della città della musica, condotta proprio a volo d uccello, a cui ci si auspica possano seguire i necessari approfondimenti. La rappresentazione del sistema musicale milanese è infine ampliata facendo ricorso ai dati di fonte ENPALS (l istituto previdenziale dei lavoratori dello spettacolo), utili soprattutto per l analisi del lavoro e delle professioni, mentre una rilevazione degli eventi condotta sui quotidiani ha consentito di arricchire l analisi dell offerta degli spettacoli di musica dal vivo (basata sui dati ufficiali SIAE) e di elaborare la geografia dei luoghi musicali della città. 1 Mauro Magatti (a cura di), Milano, nodo della rete globale, Bruno Mondatori, Milano, Fa parziale eccezione lo studio recente: Centro Ask-Bocconi, L impatto del Festival MITO Settembre Musica a Milano, Skira-Egea, Milano,

7 L analisi qualitativa L analisi qualitativa si basa sulla restituzione e sulla lettura delle testimonianze raccolte nel periodo aprile-luglio 2008 tramite intervista semistrutturata presso un campione (privo ovviamente di qualsiasi rappresentatività statistica) di 41 soggetti a vario titolo operanti nel sistema musica (etichette discografiche, edizioni musicali, studi di registrazione, istituzioni orchestrali, associazioni, enti di formazione, singoli artisti ed esperti). I nominativi delle persone intervistate sono riportati all inizio della seconda parte del Rapporto. Utilizzando una traccia d intervista articolata su una serie di temi, ma non rigida, l indagine sul campo ha inteso raccogliere le percezioni e le valutazioni dei testimoni sulla città della musica partendo da due interrogativi di fondo: Milano è una città della musica? Quali i suoi punti di forza e quali i suoi punti di debolezza? Ne sono scaturiti racconti diversi, a volte convergenti a volte no, che mostrano il profilo di una città della musica estremamente complessa, eterogenea, vivace, ricca di risorse, ma soprattutto assai stimolante per le questioni che pone e i bisogni che esprime. Di ogni singolo racconto abbiamo riportato i brani o i frammenti ritenuti esemplificativi, mettendo a confronto punti di vista diversi. Abbiamo inoltre cercato di conservarne per quanto possibile il loro carattere orale, apportando soltanto, laddove necessario, gli aggiustamenti indispensabili alla loro migliore comprensione. Verso un Osservatorio della città dello spettacolo? Non rientrava tra gli obiettivi della ricerca la verifica d interesse, e tanto meno di fattibilità, per la realizzazione a Milano di un possibile Osservatorio permanente della città della musica, ma a ricerca conclusa la domanda, come si suol dire, nasce spontanea. Un Osservatorio, in realtà, non della sola musica ma esteso alle altre forme di spettacolo dal vivo (teatro, danza, performing arts) con le quali, tra l altro, la musica intrattiene un rapporto sempre più stretto, diventando così l Osservatorio permanente della città dello spettacolo. Il suo compito dovrebbe consistere in primo luogo nel raccogliere e organizzare, in un sistema di osservazione coerente, informazioni e conoscenze disperse in una pluralità di centri di raccolta (Stato, Enti locali, centri di ricerca, organizzazioni professionali, ecc.) per renderle facilmente disponibili ai cittadini. Esso potrebbe quindi diventare, in particolare, il punto di riferimento della comunità degli artisti e degli operatori, costituendo altresì una leva efficace del marketing urbano. Tale Osservatorio potrebbe articolarsi tenendo conto anche dell esperienza maturata nella nostra ricerca - su cinque principali aree di monitoraggio: le attività, gli attori, i pubblici, i finanziamenti, le infrastrutture. Ci sembra quindi che uno strumento del genere potrebbe utilmente contribuire a sviluppare una maggiore consapevolezza di Milano città della cultura e orientare in modo più incisivo la stessa azione pubblica. 9

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9 Parte prima Il sistema musica milanese 11

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11 1. Un quadro d insieme Non è semplice descrivere una città della musica come Milano. Anche se osservata nel campo ristretto dei confini comunali, essa sembra non finire mai, talmente numerose e diverse sono le parti che la compongono. Un territorio concentrato, ma nello stesso tempo vastissimo, perché denso di attività, soggetti, eventi, relazioni, luoghi. Un grande e complesso sistema culturale, fatto di tanti sottosistemi, in cui operano organizzazioni in genere di piccole dimensioni e spesso polifunzionali. Questo capitolo introduttivo parte da un piccolo numero, che è stato faticoso comporre: 973 organizzazioni individuate, che strutturano il sistema musica milanese Un primo censimento L oggetto di prioritario interesse della presente ricerca è costituito dal sistema della musica dal vivo nella città di Milano. Un sistema certamente oggi più dinamico di quello della musica registrata, il cui mercato risulta, nel corso degli ultimi anni, in netta e continua flessione. Ad essere in crisi, specie dopo l avvento e lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, è più un canale di consumo della musica che non la musica in sé. La musica dal vivo fa parte di un sistema musica più ampio, con il quale intrattiene relazioni più o meno intense e funzionali. Non è poi raro il caso di realtà produttive o promozionali che agiscono su entrambi i fronti della musica registrata e dal vivo (o su altri ancora). Ci è sembrato quindi utile iniziare il Rapporto di ricerca con una rappresentazione quantitativa del sistema musica milanese colto nelle sue principali componenti. Attraverso un lavoro puntuale condotto su un serie di fonti anagrafiche (annuari, siti internet, elenchi vari, opuscoli, ecc.) siamo riusciti a ricostruire la fotografia, ossia l universo, del sistema musicale milanese. Cosa intendiamo qui nel contesto e nei limiti della nostra ricerca - per sistema musica? Intendiamo l insieme di una serie di attività organizzate che concorrono, a vario titolo, alla produzione e diffusione della musica e della cultura musicale e, più precisamente, l insieme dei sottosistemi : - della musica registrata (case discografiche, edizioni musicali, sale di registrazione, negozi specializzati); - degli strumenti musicali (produzione e distribuzione); - della musica dal vivo (associazioni, organizzatori di eventi, locali); - della formazione musicale (scuole e conservatori); - della comunicazione (radio-tv, carta stampata). A tali sottosistemi organizzati va aggiunto quello della musica conservata, ossia delle strutture (archivi, biblioteche, musei) preposte alla conservazione di documenti e oggetti intesi come beni musicali e operanti spesso all interno delle organizzazioni censite o in altri casi di istituzioni (come ad esempio le chiese e le biblioteche) le cui attività non sono specificatamente orientate ai contenuti musicali. Per quanto riguarda il sistema professionale (autori, compositori, interpreti) che di fatto sta alla base dell intero sistema-musica rinviamo la sua trattazione al capitolo successivo. 13

12 Sono invece escluse dalla rilevazione e dall analisi altre componenti del sistema musica, che - seppure numericamente contenute svolgono un ruolo di assoluto rilievo, ossia gli enti di regolazione e programmazione (la SIAE; il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il suo Fondo Unico per lo Spettacolo; l ENPALS, l ente di previdenza e assistenza dei lavoratori dello spettacolo) e gli Enti Locali. Una precisazione va fatta con riguardo ai luoghi della musica dal vivo, ossia agli spazi fisici nei quali la musica, attraverso i suoi esecutori, incontra il pubblico. La geografia della fruizione della musica eseguita dal vivo presenta una varietà così ampia e crescente di luoghi (canonici o meno che siano) tale da costituire un aspetto fortemente connotativo dell intera scena urbana. Può quindi apparire riduttivo considerare nel nostro censimento soltanto il segmento dei locali commerciali più o meno live, che si aggiunge peraltro a quello di molte associazioni-circoli sedi di musica dal vivo. Ma sulla tematica degli spazi e dei luoghi della musica a Milano avremo modo di tornare ampiamente. Tenendo conto di queste puntualizzazioni e sulla base della mappatura effettuata nel corso della primavera del 2008, il sistema musica milanese risulta costituito da quasi 1000 organizzazioni distinte secondo le tipologie di attività di cui al prospetto seguente. Attività Numero Case ed etichette discografiche 68 Case editrici musicali 81 Sale prove e studi di registrazione 87 Negozi di musica 84 Associazioni e Fondazioni 203 Locali 126 Promoter 68 Strumenti musicali 84 Scuole di musica 98 Mass media 74 Totale 973 Il sistema musica milanese appare ben strutturato e solido in tutte le sue componenti. Colpisce in particolare l elevato numero delle associazioni - che come vedremo possono svolgere una pluralità di funzioni - e delle scuole di musica (per lo più private). Ciò mette in rilievo l esistenza, a Milano, di una domanda e un offerta di spettacoli di musica dal vivo e di cultura musicale che ha probabilmente, almeno sul piano quantitativo, pochi riscontri nel resto d Italia. Una breve descrizione delle singole componenti del sistema musicale di Milano è contenuta nei paragrafi che seguono. 14

13 1.2. La musica registrata Case discografiche, case editrici musicali e studi di registrazione rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel sistema musica in quanto è attraverso l attività di queste organizzazioni che le opere degli autori diventano dei prodotti "industriali" fruibili dal vasto pubblico. Per certi aspetti le case editrici - nate storicamente molto prima delle case di produzione - rappresentano il vero fulcro dell'industria discografica moderna, dal momento che dove c'è un opera musicale non solo c'è sempre un autore (compositore, paroliere, arrangiatore) ma anche (quasi sempre) un editore. Ogni casa discografica tende inoltre ad avere una propria divisione dedicata al publishing e organizzata a volte, come nel caso di tutte le majors, in forma di società autonoma. Seppure non sempre facilmente distinguibili nella pratica, case editrici e case discografiche non vanno tra loro confuse. L'editore svolge in buona sostanza le funzioni di "manager" dell'autore con cui ha stipulato un apposito contratto di edizione o di cessione dei diritti, assumendo il rischio imprenditoriale connesso alla gestione economica e artistica delle opere affidategli (produzione e diffusione degli spartiti, rapporti con le case discografiche, con gli interpreti e gli arrangiatori, utilizzo delle opere in ambiti diversi da quelli strettamente musicali, ecc.). La casa discografica provvede invece, principalmente, a pubblicare le opere musicali su supporto sonoro, a curarne la diffusione presso i diversi canali distributivi e mediali e a promuovere l'immagine pubblica dei propri artisti. Secondo la nostra ricognizione risultano oggi localizzate a Milano 236 imprese operanti complessivamente nella filiera della musica registrata. E un numero sorprendentemente alto, e forse anche un po' "sospetto", se si pensa alla situazione di profonda crisi che attanaglia da diversi anni il mercato discografico nazionale e internazionale. Le case discografiche A Milano hanno stabilito la loro sede italiana le quattro "grandi sorelle" del business musicale mondiale, ossia Emi/Capitol, Sony/BMG, Universal e Warner Music, che da sole concentrano quasi il 75% del mercato nazionale. In città operano inoltre altre imprese globali, come ad esempio la Edel Italia (filiale del gruppo tedesco Edel Music AG), che svolge soprattutto un'importante attività di distribuzione per conto di diverse etichette indipendenti. Secondo i dati di uno studio della Fondazione Rosselli, Milano, con il 35% delle imprese, genera ben l'85% del fatturato prodotto dall'intera industria discografica a livello nazionale (seguita a lunga distanza da Roma). Milano si pone quindi, in Italia, come la capitale indiscussa dell "economia della musica" e primo nodo d'interconnessione con il sistema mondo. Una capitale, peraltro, collocata in un contesto nazionale piuttosto asfittico, se si considera che il fatturato realizzato nel 2005 dall'intera industria discografica italiana è inferiore a quello di una sola impresa come Lavazza. 3 Largamente concentrato per il peso schiacciante occupato dalle major, il sistema discografico appare nello stesso tempo fortemente disperso in una pletora di etichette indipendenti, che si ripartiscono il restante 25% del mercato. Solo a Milano città se ne contano oltre sessanta. Si va dalla Sugar (la "piccola major" italiana diretta da Caterina Caselli), a etichette medie, piccole e soprattutto piccolissime costituite per lo più da imprese individuali, che producono 1-2 dischi all'anno (e a volte, negli ultimi anni, nessuno). Tra i tanti possibili esempi ci piace citare qui la indie non profit Canebagnato, che con sette dischi in catalogo si autodefinisce, nel proprio sito, come "una etichetta orgogliosamente fatta in casa". 3 IEM-Fondazione Rosselli, L industria della musica registrata in Italia: esiste un ruolo per la piccola e media impresa?, tavola rotonda al Quinto Summit sull industria della comunicazione, Roma , in 15

14 Animato da questo spirito artigianale e un po' antimercantile, rivolto soprattutto ai giovani artisti emergenti e particolarmente aperto alla sperimentazione, il vivace mondo delle piccole etichette indipendenti - per lo più circoscritto alla musica pop-rock e in cui sono presenti anche realtà consolidatesi nel tempo - svolge un'importante funzione "di rottura" e di "brokeraggio", lanciando nuove tendenze e scoprendo nuovi talenti, che non raramente entrano poi nel giro delle major. Ma c'è anche chi vive riproponendo i vecchi e intramontabili successi del passato oppure realizzando, insieme a qualche album, jingle pubblicitari o contenuti mobile per gli operatori delle telecomunicazioni. Le case editrici musicali La Casa Ricordi, il più antico e importante editore musicale italiano, nasce a Milano, fondata da Giovanni Ricordi, nel 1808 (lo stesso anno in cui viene inaugurato il Conservatorio), ponendo le basi di quello che diventerà poi il "diritto d'autore". Grande esempio dello spirito d'iniziativa della società milanese, la Casa Ricordi - che oggi fa parte del gruppo multinazionale Universal - detiene (tra catalogo e archivio storico) un patrimonio immenso, nel quale è contenuta gran parte della storia musicale d'italia degli ultimi 200 anni: da Verdi, a Rossini, a Donizetti, a Bellini, e così via, sino ad autori più "contemporanei" come Casella, Malipiero, Busotti, Nono, Maderna, Donatoni. Non solo musica "colta", ma anche "popolare", attraverso la Dischi Ricordi, la casa discografica fondata nel 1958 e acquisita nel 1994 dalla multinazionale BMG, nel cui catalogo figurano praticamente tutti i grandi nomi della musica pop italiana degli anni '60 e '70 del Novecento. Oltre alla Ricordi, a Milano sono ancora attive altre due case editrici musicali storiche: la Casa Musicale Sonzogno (fondata da Edoardo Sonzogno nel 1874 e oggi particolarmente attenta alla musica contemporanea) e le Edizioni Curci (fondata a Napoli nel 1860 dalla famiglia Curci, ma poi trasferitasi nel capoluogo lombardo, il cui catalogo odierno, dedicato in prevalenza alla musica leggera, conta più di 40 mila titoli). In questo contesto si possono citare ancora la Casa Musicale Lombardo, editrice dell'operetta italiana, fondata nel 1918 (con sede legale a Milano) dal compositore napoletano Carlo Lombardo, nonché la Allione Edizioni Musicali, che nasce a Torino nel 1919 per spostarsi nella città meneghina agli inizi degli anni '30. Insomma, la "grande" storia dell' editoria musicale italiana è passata tutta da Milano, città dell'impresa e della cultura. Finiti i tempi d'oro della "musica stampata" - costituendo oggi la vendita e il noleggio di spartiti musicali un business ormai secondario se non marginale - le case editrici musicali continuano di certo a operare per la tutela dei diritti degli autori, ma hanno visto sostanzialmente venire meno il mercato "di massa" dei musicisti dilettanti per il quale costituivano nel passato il riferimento pressochè esclusivo. 4 Un'eco di questa importante funzione di divulgatori musicali si può rintracciare nell'attività di alcuni editori odierni (come ad esempio Rugginenti), che operano principalmente nel campo della didattica musicale. Partiture digitali interattive, servizi di "library" per l'utilizzo di brani musicali a scopi commerciali, compilations, colonne sonore, eventi, editoria libraria, edizioni musicali e discografiche: queste sono le voci maggiormente ricorrenti che compongono il menù delle attività delle odierne case editrici musicali, non molto diverso, a dire il vero, da quello delle case discografiche. Le sale prove e gli studi di registrazione Sale prove e studi di registrazione - che nascono spesso per iniziativa di singoli musicisti, compositori o ingegneri del suono - sono i luoghi della progressiva messa a punto del progetto musicale sino al suo missaggio e "mastering" definitivo. Si tratta di servizi diffusi non solo in città 4 C. Balestra, A. Malaguti (a cura di), Organizzare musica, Franco Angeli, Milano,

15 ma anche nei comuni dell'hinterland - verso cui sempre più si decentra la filiera produttiva discografica -, che assolvono funzioni non meramente tecniche. "Lo studio di registrazione" - si legge nella "home" del milanese Bob Studio - "è, per un musicista, ciò che il laboratorio rappresenta per lo scienziato: un luogo di ricerca e sperimentazione, di incontro tra colleghi e tra differenti esperienze". Sale prove e studi convivono per lo più, anche se non sempre, in un' unica struttura le cui dimensioni e caratteristiche possono variare notevolmente: dalle piccole sale con piastra di registrazione sufficienti per fare i "demo", in genere gestite da un solo addetto, ai grandi "studios" ipertecnologici e polifunzionali (come può essere ad esempio a Milano il Massive Arts Studio). Ancora una volta si tende a sconfinare nelle attività tipiche di altri attori: diverse sale e studi hanno infatti delle proprie scuole di musica, noleggiano strumenti musicali, a volte sono sede di etichette discografiche. Nella città dei tanti gruppi musicali giovanili le sale prove rivestono un ruolo di particolare importanza. E' in queste "stanze" da 25 metri quadrati che il gruppo trascorre la maggior parte del suo tempo, sviluppa le proprie idee e la propria creatività, cresce musicalmente e professionalmente, mette insomma alla prova se stesso lasciandosi alle spalle la mitica quanto rumorosa "cantina" odiata dai vicini. Si tratta quindi di un'esperienza importante, per certi versi decisiva, che precede l'altra prova fondamentale, quella dell'esibizione davanti a un pubblico, quando viene meno la "rete di protezione" della sala-studio e contano soltanto le emozioni dal vivo. Tuttavia, non sempre le sale prove di buona qualità sono accessibili ai gruppi musicali giovanili, che hanno tanta passione ma pochi soldi. Le tariffe orarie praticate dalle sale prove private milanesi variano (più o meno) da 9 a 15 euro, prezzi forse in assoluto non proibitivi, ma capaci di generare dei costi globali (da diverse centinaia a qualche migliaio di euro all'anno a seconda dell'intensità d'uso) tutt altro che insignificanti per le tasche dei nostri giovani musicisti. Sale prove che costituiscono anche dei centri di aggregazione giovanile e luoghi di animazione territoriale. Non a caso si presentano a volte come uno spazio gestito dalle associazioni culturali e sono oggetto dell'intervento delle amministrazioni comunali (tipicamente dei loro "assessorati ai giovani", come è successo negli anni passati anche a Milano). Per tutte queste ragioni, una rete di sale prove dotate di adeguati standard tecnici e facilmente fruibili dai gruppi amatoriali rappresenta una condizione cruciale per valorizzare la creatività giovanile e favorire la nascita di nuovi talenti artistici, contribuendo a disegnare il volto di una città vitale e aperta all'innovazione Gli strumenti musicali Sin dall'epoca rinascimentale, l'italia è il paese dei "liutai", artisti-artigiani che hanno creato oggetti musicali di grandissimo valore entrati nella storia e nell'immaginario culturale di tutto il mondo (basti solo pensare al violino Stradivari). Una tradizione di creatività e qualità che oggi continua e si rinnova, in particolare, nel distretto lombardo della liuteria di Cremona. L'Italia è anche il paese dei produttori di fisarmoniche, organetti e bandeneòn - strumenti largamente presenti nella musica tradizionale italiana - che trova nel distretto marchigiano di Castelfidardo il suo centro più importante. Strumenti a corda e a mantice costituiscono le produzioni distrettuali di un made in Italy di notorietà internazionale, dove la persistenza di un artigianato di eccellenza si combina con lo sviluppo della moderna industria degli strumenti musicali, nella quale trovano impiego tecnologie innovative sempre più sofisticate. Un'industria che nonostante abbia visto ridursi negli ultimi anni la propria 17

16 quota di mercato mondiale, a causa soprattutto dei prodotti a basso costo provenienti dalla Cina, appare nel complesso in buona salute economica. 5 Nel contesto nazionale, Milano svolge soprattutto un ruolo di piattaforma distributiva e, attraverso la presenza delle aziende importatrici, di connessione con il mercato globale. Seppure l'attività di commercializzazione prevalga su quella produttiva, non mancano in città botteghe e laboratori a carattere artigiano impegnati nella costruzione, nel restauro e nella riparazione di strumenti musicali (in particolare di quelli ad arco). Alcuni liutai realizzano copie di strumenti antichi, rinascimentali e barocchi, altri si specializzano nella chitarra classica o nella ricerca di strumenti rari e pregiati, dando luogo anche a collezioni private di grande valore storico, altri ancora negli strumenti vintage. Negozi nati tra le due guerre mondiali (come Mitarotonda, per i pianoforti) o subito dopo la seconda (come Milanfisa, per le fisarmoniche) e attraverso i quali sono passate intere generazioni di musicisti, professionisti e amatori costituiscono dei veri e propri beni storici e culturali della città. A Milano è inoltre attiva la Civica Scuola di Liuteria - sorta nel 1978 e frequentata da studenti sia italiani che stranieri - per la formazione di operatori esperti nel campo della creazione e del restauro di strumenti ad arco e a pizzico. Nella capitale dell'innovazione i saperi e le abilità di un antico mestiere come quello del liutaio trovano quindi ancora un loro posto importante. Un negozio di strumenti musicali è qualcosa di più di un negozio che semplicemente vende (o noleggia) violini, pianoforti, chitarre, percussioni, ecc., e accessori vari (nuovi e usati) e magari anche spartiti. Esso è un punto di riferimento di soggetti un po' speciali come i musicisti, affermati o emergenti, gli insegnanti e gli studenti di musica, i diversi professionisti del mondo musicale, per i quali, non raramente, diventa un vero e proprio luogo d'incontro. A volte, poi, presso il negozio si svolgono corsi di musica, seminari, eventi culturali, quando non anche (è il caso ad esempio di Sound Metak) dei "live shows". Dalla bottega del liutaio al punto vendita delle strumentazioni elettroniche di ultima generazione, i negozi degli strumenti musicali non sono luoghi secondari o meramente tecnici della città della musica, costituendone semmai una indispensabile nervatura culturale, attraverso cui circolano non solo oggetti, ma anche conoscenze, pratiche, relazioni e apprendimenti, alimentando trasversalmente i circuiti della musica registrata come quelli della musica dal vivo e della musica insegnata La musica dal vivo La partecipazione dei cittadini italiani agli spettacoli musicali è inferiore a quella che si registra mediamente negli altri paesi europei. 6 Nonostante ciò, la musica dal vivo riveste un ruolo di primaria importanza nello sviluppo del capitale culturale e sociale del nostro Paese, sebbene in realtà tale ruolo sia ancora poco riconosciuto e valorizzato. Anche in termini economici il contributo del settore della musica è senz altro apprezzabile. Il suo "volume di affari" (misurato principalmente dalla spesa degli spettatori) ha raggiunto, nel 2007, un valore di oltre 481 milioni di euro in Italia (+14% rispetto al 2006) e di 98 milioni nella sola provincia di Milano (+8%), dove si concentra quindi più del 20% dell'intero mercato nazionale. La componente musicale aumenta inoltre il suo peso (dal 7,3% all'8,5% in Italia e dall' 11,3% al 13,5% a Milano) sul volume d'affari complessivo prodotto da tutta l'industria dello spettacolo, che nel suo insieme risulta in contrazione (-1,8% in Italia e -9,3% a Milano). 7 In un contesto contraddistinto dalla crisi del mercato discografico e dalla più generale stagnazione dei consumi la domanda di 5 Università Bocconi-Ask, Economia della musica in Italia. Rapporto 2007, Università Bocconi, Milano, Vedi il cap. 3 del presente Rapporto. 7 SIAE, Annuario dello Spettacolo

17 musica dal vivo sembra quindi conoscere un nuovo e forse imprevisto slancio. Le persone che frequentano, più o meno abitualmente, i diversi eventi musicali non saranno tantissime, ma di certo testimoniano come la musica dal vivo continui a occupare una posizione di primo piano nella vita culturale delle nostre società e nelle aspettative dei cittadini. La musica dal vivo mobilita una pluralità vasta di attori e luoghi che sono poi quelli che "fanno" la città della musica. Si tratta di un sistema piuttosto eterogeneo, all'interno del quale si possono distinguere tre grandi categorie di soggetti: - le associazioni e fondazioni, che sono i principali protagonisti della vita musicale cittadina e hanno la forma di organizzazioni non profit; - i promoter, che producono e organizzano gli eventi musicali e sono per lo più delle imprese profit; - i locali commerciali, profit per definizione, che combinano l'ascolto della musica (non sempre live) con altre attività di intrattenimento. Il vero discrimine tra le organizzazioni appartenenti alle diverse categorie non è tanto la funzione svolta quanto la forma giuridica adottata (profit/non profit). Un'associazione culturale può essere contemporaneamente un locale, un organizzatore di eventi e altre cose ancora. Nei punti che seguono presentiamo un breve profilo descrittivo di ciascuna tipologia, iniziando dalle associazioni Associazioni e fondazioni Sono 203 le organizzazioni non profit (16 Fondazioni e 187 Associazioni) che a Milano si occupano a vario titolo di musica, operando, nella stragrande maggioranza dei casi, nel settore della musica dal vivo. 8 Soltanto una rilevazione puntuale potrebbe quantificare il numero di persone - tra dipendenti, volontari e associati - gravitanti intorno a tali organizzazioni, ma di certo si tratta di diverse migliaia. Un capitale umano e culturale la cui importanza peraltro va molto al di là del puro dato quantitativo. Al di là delle maggiori istituzioni concertistico-orchestrali che agiscono sotto il cappello giuridico della Fondazione (La Scala, La Verdi, I Pomeriggi Musicali), il tessuto musicale cittadino è in grandissima parte composto da piccole e piccolissime associazioni senza le quali una parte rilevante dell'offerta di musica dal vivo semplicemente non esisterebbe. Alimentando reti, valorizzando risorse artistiche e professionali, intrattenendo un rapporto di prossimità con le domande degli utenti, contribuiscono allo stesso sviluppo del lavoro musicale, nonché al miglioramento della qualità della vita dei contesti territoriali in cui sono radicate. Esse tendono a caratterizzarsi quindi, in molti casi, come delle vere e proprie imprese culturali. Per queste ragioni le strutture associative costituiscono (o dovrebbero costituire) un riferimento essenziale delle istituzioni pubbliche, per le quali rappresentano, sotto diversi aspetti, dei partner ideali e non soltanto dei soggetti che coprono più o meno efficacemente i deficit dell'azione pubblica. Abbiamo suddiviso le 203 organizzazioni sulla base dell'attività prevalente (o meglio che è sembrata tale) svolta da ciascuna di esse ottenendo la "tassonomia" di cui al prospetto seguente. 8 Non vengono considerate qui, anche per evitare duplicazioni, le associazioni (comunque di numero limitato) che svolgono attività prevalentemente formative e quelle (assai rare) che gestiscono delle etichette discografiche. Al fine di non frammentare troppo la rappresentazione del mondo associativo si è preferito invece conteggiare le organizzazioni (numericamente contenute) con interessi musicali ma non impegnate nel campo della musica dal vivo. 19

18 Organizzazione Numero Con attività orchestrale o piccole formazioni musicali 33 Con attività coristica 44 Promozionale 79 Circolo, centro culturale e sociale 27 Rappresentanza 13 Ricerca e sviluppo 7 Totale 203 Non si tratta ovviamente di tipologie "pure". Un'associazione (o una fondazione) che gestisce o sostiene un'orchestra piuttosto che un piccolo gruppo può svolgere anche compiti di carattere promozionale o formativo. Un circolo o un centro sociale non si occupa soltanto di musica, anche se questa ha uno spazio importante nell'ambito dell'attività più complessiva. Diverse associazioni organizzano inoltre corsi di musica. Associazioni orchestrali e piccole formazioni musicali La formula associativa ricorre spesso tra le orchestre e gli ensemble stabili operanti nel campo della musica "colta" (costituendo un po' la regola prevalente). La stessa Filarmonica della Scala (con un organico di 120 elementi) è un'associazione (convenzionata con la Fondazione La Scala), così come sono associazioni le formazioni orchestrali intermedie (l'orchestra dell'università degli Studi di Milano, l'accademia delle Opere, l'accademia Litta, l'orchestra dell'assunta in Vigentino), quelle "minori" (come l'orchestra da Camera Milano Classica, nata dell'estinta e gloriosa Orchestra Sinfonica dell'angelicum, dove esordì come direttore Claudio Abbado) e infine i diversi e piccoli ensemble dai nomi suggestivi (come Sentieri Selvaggi e Divertimento Ensemble, particolarmente attivi nell impervio campo della musica contemporanea, e quindi Bachesis, Il Setticlavo, Musica Rara, Amadeus, Repertorio Zero, LaRis e altri ancora). Operano invece all'interno delle rispettive fondazioni l'orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico Giuseppe Verdi (con l'orchestra Sinfonica Junior e il Coro di Voci Bianche), i Pomeriggi Musicali (con l'orchestra i Piccoli Pomeriggi Musicali), l'orchestra Ueco e l'accademia d'arcadia. Si tratta nel complesso di 23 organizzazioni senza fini di lucro che di fatto rappresentano la quasi totalità delle formazioni strumentali attive a Milano nelle musiche antica e barocca, classica e contemporanea. 9 A parte le tre "grandi" (La Filarmonica, La Verdi, I Pomeriggi), tali organizzazioni gestiscono solitamente repertori abbastanza limitati e a volte di nicchia, ma tutte concorrono ad arricchire e diversificare le stagioni musicali milanesi. Un tessuto artistico e associativo, quindi, prezioso, dove la dimensione del volontariato (che caratterizza in particolare alcune di esse ) convive o si combina con quella professionale e nel cui ambito si affermano spesso esperienze eccellenti di prestigio nazionale e internazionale. Un patrimonio di talenti, di passioni, di giovani ardimentosi, di conoscenze e di relazioni di vitale importanza per la crescita culturale della città. 9 Ad esse si possono aggiungere poche altre formazioni stabili, che formalmente non appaiono essere delle associazioni, come ad esempio l'ensemble barocco Silete Venti!, gli ensemble espressione del Teatro alla Scala (il Quartetto d'archi, i Solisti, l'ensemble dell'accademia) e alcune realtà nate all'interno delle scuole di musica (come l'orchestra Esagramma dell'omonima cooperativa sociale e l'ensemble L'Accademia dei Contrari nata di recente nell'ambito dell'accademia Internazionale della musica delle Scuole Civiche di Milano). 20

19 I gruppi di musica popular - molto più diffusi di quelli di musica non popular - assai raramente assumono le vesti di una associazione, trattandosi quasi sempre di aggregazioni informali (e spesso cangianti, quando non di durata effimera) di singoli artisti. Pochi gruppi-associazioni, quindi, attivi per lo più nelle musiche tradizionali (come il Barabàn, storico e raro gruppo di musica popolare italiana operante a Milano, che pure negli anni '60 fu la capitale della ricerca etnomusicologica in Italia, con Roberto Leydi, i Dischi del Sole, l'istituto Ernesto De Martino fondato da Gianni Bosio, ecc.) o nelle musiche etniche (come la neonata Orchestra di Via Padova, composta da musicisti italiani e stranieri, che parte dalla realtà del quartiere, analogamente a quanto è successo prima a Roma con l'ormai famosa Orchestra di Piazza Vittorio e poi anche a Genova con l'orchestra di Piazza Caricamento). E poi la Banda d'affori, nata nel 1853, un'altra associazione, un'altra rarità milanese. 10 Perchè è davvero inconsueto assistere a Milano ad un concerto bandistico all'aperto, contrariamente a quanto accade nelle altre città europee. E' che le bande oggi sono a rischio di estinzione, come i panda. "Tremila complessi sono in crisi e senza soldi, è un delittto culturale", ha detto di recente il maestro Riccado Muti, lanciando un appello accorato per il loro salvataggio. 11 Spesso, nei centri minori come nei quartieri delle grandi grandi città, o c'è la banda a fare intrattenimento popolare ed educazione musicale dei giovani o non c'è altro. Per questo salvare le bande musicali è un atto dovuto di democrazia culturale. Non si può non ricordare qui, nell ambito della musica jazz, la Civica Jazz Band, nata nel 1996 in seno ai Civici Corsi di Jazz e diretta da Enrico Intra, protagonista della stagione Jazz al Piccolo - Orchestra Senza Confini. Associazioni coristiche Ancor più delle bande, e assai più diffuse, le formazioni corali rappresentano il luogo della "socializzazione primaria" del fare musica attraverso l'uso del primo "strumento musicale" dell'uomo, che è la voce. E' con la pratica corale che la musica diventa - o può diventare - un bene culturale comune: esperito direttamente e non solo fruito in modo più o meno attivo. Da qui la sua straordinaria importanza non solo per lo sviluppo dell'educazione musicale ma anche per la formazione umana complessiva, dal momento che nel cantare assieme si fa comunità ed esperienza dell'altro, conoscendo meglio se stessi. Il coro ha insomma una forte valenza ermeneutica. E dalla notte dei tempi, quando non esisteva ancora la musica strumentale, e la voce, insieme alla poesia, era la musica. 12 Non è perciò un caso che la più antica istituzione culturale di Milano sia un coro: la Cappella Musicale del Duomo, con sei secoli di storia alle spalle. Quarantaquattro le associazioni corali milanesi da noi censite, ma i cori attivi in città sono molti di più, essendo numerosi i gruppi informali che operano all'interno delle parrocchie o che nascono nell'ambito delle istituzioni formative (anche se qui siamo lontani dalla ricetta ideale di "una scuola un coro"). Si tratta di migliaia di persone, di ogni età e condizione professionale (dalla casalinga al professore universitario), che esprimono una domanda di musica attiva e di partecipazione culturale. Ed è forse un po' strano constatare che questo accada in una città dal volto apparentemente così poco "canterino" come Milano, anche se in realtà il "cantare assieme" è diffuso soprattutto nelle 10 Insieme alla Banda dei Martinitt e, soprattutto, alla Civica Orchestra dei Fiati, nata nel 1869 come Corpo Musicale della Guardia Nazionale e poi divenuta Banda Municipale, che purtroppo ha conosciuto nel tempo una progressiva riduzione dell'organico, uno smagrimento del "corpo" appunto, passato dagli oltre 40 elementi stabili di un tempo ai 22 attuali. 11 Il Corriere della sera del Enrico Fubini, Estetica della musica, Il Mulino, Bologna,

20 regioni urbane e industriali del Nord (e in particolare del Nord-Est). 13 Una parte significativa delle associazioni corali è specializzata nella polifonia sacra e profana rinascimentale, barocca e romantica, e a volte nella musica liturgica (Coro Bach, Coro Haendel, Corale Polifonica Nazariana, Schola Gregoriana Mediolanensi, Cappella musicale San Marco, Uncoropermilano, gruppo vocale Chanson d'aube, e altri ancora), ma in genere prevale la tendenza ad eseguire repertori misti, che possono comprendere, oltre la polifonia sacra e profana, il gospel, la lirica, il jazz, i canti di Natale, il canto popolare e, in alcuni casi, il canto politico (dall'ensemble Vocale Ambrosiana, al Coro Ensemble, al complesso vocale Syntagma, al Coro Hispano- Americano, al Coroincontrotempo, al Coro Orlando di Lasso, al Cantosospeso, sino al Coro ebraico Hakolott di musica yiddish, solo per citarne alcuni). Tutte le Università milanesi hanno i loro cori, non necessariamente costituiti come associazione, mentre esistono anche alcuni cori "alpini" o di canti della montagna e altri formati da soli ragazzi e bambini (come I Piccoli Cantori di Milano). Oltre a svolgere attività concertistica, i gruppi corali promuovono rassegne, incontri, corsi di formazione, sviluppano iniziative solidaristiche in collaborazione con le associazioni di volontariato, partecipano a concorsi, intrattengono relazioni con altri cori nazionali ed esteri. Cori di dilettanti, di "amatori", per lo più, ma non per questo meno capaci e professionali, che coltivano tradizioni e memorie, mantengono in vita musiche rare, introducono innovazioni. Ma al di là degli aspetti qualitativi, il gruppo corale rappresenta l'unica vera istituzione musicale diffusa, perchè quando nasce un coro sono mediamene dalle 30 alle 40 persone in più che fanno musica attiva. E quando invece muore è un "lutto culturale", un po' come si è detto per la banda. Associazioni promozionali In questo gruppo, il più numeroso, rientrano le associazioni (in qualche caso fondazioni) che svolgono attività definibili in senso lato come "promozionali": organizzazione e promozione di concerti, festival, rassegne e concorsi, diffusione della cultura e della pratica musicale, valorizzazione delle opere di un singolo autore, e così via, impegnandosi magari anche sul terreno della didattica, dell'editoria, della ricerca e della solidarietà. Si tratta di un tessuto associativo che presenta esperienze assai diverse tra loro in termini di funzioni, dimensioni e generi musicali, riconducibili in sostanza a tre segmenti. In primo luogo le associazioni-agenzia, che promuovono attività concertistiche più o meno impegnative (stagioni, rassegne, cicli, festival) e che in diversi casi si caratterizzano come dei veri e propri promoter. Esse operano prevalentemente nel campo della musica colta, come per esempio la storica e prestigiosa Società del Quartetto di Milano; la Società dei Concerti ( che è una fondazione); Milano Musica (che organizza da 17 anni un importante festival di musica contemporanea); l'associazione per il Festival Internazionale di Milano (presieduta dallo stesso Sindaco e responsabile di MITO SettembreMusica); l Associazione Amici di Musica/Realtà (con la sua particolare attenzione ai compositori contemporanei); la Cappella Musicale (con i suoi "Vespri d'organo"); l'aslico (con il suo prezioso progetto educativo "Opera Domani" rivolto agli alunni delle scuole medie); la Fondazione Fodella (con i suoi cicli di concerti alla Basilica di San Marco). Particolarmente vivaci sono poi alcune associazioni (come gli Amici della Musica, Secondo Maggio, U.E.C.A., Felix Company), che promuovono repertori misti tra musica classica, lirica, jazz, musical e operetta. Un riferimento particolare merita qui l Associazione Musica Oggi, Ambrogino d oro del Comune di Milano, che promuove le rassegne Jazz al Piccolo, Break in Jazz e dirige i Civici Corsi di Jazz, 13 I cori associati alla Feniarco (Federazione Nazionale Associazioni Regionali Corali) sono attualmente (di cui 346 in Lombardia, 324 in Veneto, 295 nel Friuli Venezia Giulia, 193 nel Trentino-Alto Adige, 185 nel Piemonte, 165 in Emilia Romagna. Cfr. 22

21 collaborando sia con Secondo Maggio sia con l attivissima Associazione delle Arti e delle Corti, promotrice di Ritmo della Città (che apre nuovi spazi alla musica nella periferia urbana) e di Maurizio Franco Incontra il Jazz. Si devono infine almeno citare altre associazioni importanti attive nel settore della popular music (quali Sana Records, "agenzia" legata all'arci; Rockit, organizzatrice di Mi Ami, uno dei più importanti festival di musica indipendente italiani; Collettivo Jam, con il suo Ah-Um Jazz Festival; Jumpin'Jazz, con un nutrito programma di concerti svolti nella propria sede; Music Priority, nata di recente con lo scopo di promuovere la musica elettronica italiana). Un secondo segmento è costituito dalle associazioni amiche di, che svolgono per lo più una funzione di sostegno alle attività di specifiche istituzioni musicali (Amici della Scala, Amici del Loggione del Teatro alla Scala, Amici di Milano Classica, Amici del Conservatorio G. Verdi, Amici della Musica dell'università Cattolica, ecc.). Una terza modalità di fare promozione e divulgazione musicale è quella seguita dalle associazioni specializzate nella valorizzazione, ottenuta in vari modi, delle opere di singoli autori o compositori (come Aldo Finzi Diacronia, Mozart Italia, Vittorio Gnecchi Ruscone, Giovanni Carissimi, Museo Enrico Caruso, Wagneriana di Milano, Club Abbadiani Itineranti, Fondazione Giorgio Gaber, Fondazione De Andrè) o di specifici generi musicali (come Novurgìa, nel campo della musica contemporanea, piuttosto che l'associazione Punto Flamenco in quello della musica popolare). Da sottolineare infine la presenza di associazioni solidaristiche (come AB Harmoniae, De Musica, l'associazione musicale Franceschi) impegnate, in modo particolare, nel portare la musica nei luoghi (case di riposo, carceri, ospedali, comunità di recupero) dove vivono persone in situazione di isolamento. Circoli culturali e centri sociali Abbiamo voluto tenere distinti i circoli e i centri culturali-sociali dalle altre associazioni di promozione musicale - rispetto alle quali condividono, per certi versi, le finalità promozionali, essendo però maggiormente caratterizzati come luoghi di eventi - dal momento che la musica occupa, nelle loro attività, un ruolo importante anche se non esclusivo. Attraverso di essi la musica arriva spesso nelle zone periferiche della città, combinandosi all'azione culturale complessiva svolta sul territorio. Il radicamento nelle realtà di quartiere costituisce forse l'unico elemento unificante di queste organizzazioni, che per il resto si differenziano più o meno nettamente sul piano delle pratiche associative e dei riferimenti culturali e ideologici. Si va insomma dal centro culturale legato alla parrocchia, al circolo Arci, al centro sociale militante. Luoghi quindi molto diversi tra loro dove risuonano musiche altrettanto diverse (dal reggae, al metal, all'elettronica, al jazz, alla world music, alla taranta, alla lirica, alla classica, all'operetta, ecc., dal dj-set, al live, alla performance) che rispondono a motivazioni e bisogni diversi. E che si rivolgono anche a pubblici, in certa misura, anagraficamente diversi. Si tratta di un tessuto associativo che svolge un ruolo importantissimo di democratizzazione della vita culturale della città, facilitando l'accesso ai beni musicali e artistici da parte di categorie a ridotto potere di acquisto come sono generalmente i giovani, e non raramente gli stessi anziani, che altrimenti rischierebbero di rimanerne escluse. Altre associazioni Un breve cenno merita anche il gruppo residuale delle "altre associazioni", i cui rapporti con la musica dal vivo sono in genere piuttosto indiretti. L'insieme più numeroso è quello delle associazioni di rappresentanza (quali FIMI, Federazione 23

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