La Chiesa di Santo Spirito in Agrigento
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- Arnoldo Savino
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1 Marcella La Monica La Chiesa di Santo Spirito in Agrigento Stucchi di Serpotta e illusionismo pittorico-architettonico Contributi di Salvatore Alfano, Antonella Chiazza e Simona Sanzo E D I Z I O N I P A L E R M O
2 Printed in Italy 2009 Editrice Pitti Edizioni Palermo ISBN
3 INDICE Pag. 7 Premessa di Marcella La Monica» 9 Simona Sanzo 1. Cenni sull architettura della Chiesa di Santo Spirito.» Ingresso-Cantoria.» Aula liturgica.» Presbiterio.» 23 Marcella La Monica 2. Le opere scultoree e pittoriche nella Chiesa di Santo Spirito.» La scultura in stucco tra Barocco e Rococò: Giacomo Serpotta.» La committenza della decorazione.» Le componenti materiche dello stucco serpottiano.» Stile, iconografia e attribuzioni probabilistiche.» Confronti iconografici e implicazioni iconologiche.» La scultura in marmo: la Madonna di Domenico Gagini.» a. Materiali e tecniche.» b. Lo stile e la forma.» Cenni iconografici ed iconologici.» La scultura in marmo: l Altare maggiore di Vincenzo Mosca e gli altari minori di autori ignoti.» La scultura in marmo: l acquasantiera di autore ignoto.» La scultura in legno: il Crocifisso con il Reliquiario e la Madonna del Rosario.» a. Il Crocifisso con il Reliquiario: G. Cardilicchia, Moscato ed Avocato. Materiale e tecnica.» b. Brevi note stilistico-formali e iconografiche. 5
4 Pag La Madonna del Rosario di autore ignoto. Materiali e tecniche.» La porta: Domenico Provenzani.» Il tetto a cassettoni e la tela dello Spirito Santo: autori ignoti.» La Strage degli Innocenti: Antonio Napolitano.» La Madonna con San Benedetto e san Bernardo: Apelle Politi.» Gli affreschi parietali: autore ignoto.» La finta cupola: Giacomo Di Stefano.» a. Materiale e tecnica.» b. Aspetti formali.» c. Iconografia.» d. Spunti iconologici.» Riflessioni conclusive.» 151 Appendici» 153 Marcella La Monica 1. Profili di Giuseppe Serpotta, Procopio Serpotta e Domenico Provenzani.» a. Giuseppe Serpotta.» b. Procopio Serpotta.» c. Domenico Provenzani.» 159 Antonella Chiazza 2. «Presentazione di Gesù al tempio»: proporzioni e prospettiva.» 169 Simona Sanzo 3. Cenni sullo stato di conservazione.» a. Degrado degli stucchi.» b. Degrado della finta cupola.» c. Degrado del soffitto ligneo cassettonato.» d. Degrado della porta lignea di Domenico Provenzani.» 189 Elenco delle foto 6
5 Antonella Chiazza 2. «Presentazione di Gesù al tempio»: proporzioni e prospettiva. Il quadrone in stucco raffigurante La presentazione di Gesù al tempio, situato nella chiesa di Santo Spirito entrando a sinistra lungo la navata, è racchiuso all interno di un perimetro regolare di forma rettangolare le cui misure sono: 2,134 ml di larghezza per 2,70 ml di altezza, escludendo la cornice esterna che lo delimita. Si trova a 2,071 ml di altezza dal piano di calpestio e l altezza totale da quest ultimo è di circa 5 ml. Il testo di riferimento della rappresentazione scultorea realizzata da Giacomo Serpotta agli inizi del XVIII secolo, è il racconto descritto nel Vangelo di Luca (2,22-38) (v. quanto scritto precedentemente nel saggio di M. La Monica). Un dettagliato rilievo metrico e fotografico ha permesso di individuare i sistemi proporzionali e compositivi del quadrone serpottesco, all interno del quale si alternano sia figure a tuttotondo, sia altorilievi che bassorilievi. La statua a tuttotondo, raffigurante la figura maschile di Simeone (Fig. 136), la cui altezza complessiva è di 1,31 ml, è proporzionata secondo le proporzioni medie dello scheletro dell uomo: la testa, la cui misura è di 0,175 ml, è compresa sette volte e mezzo. Non viene pienamente rispettato (anche se di pochissimo) il canone classico policleteo che individua la misura della testa pari ad 1/8 dell altezza totale del corpo; si tratta, in realtà, di una lieve imprecisione probabilmente verificatasi durante la fase esecutiva dei lavori. Il canone proporzionale da unico che era nel Rinascimento, si moltiplicherà in diverse 1 ipotesi di rapporto tra testa e corpo. La presenza dell ampio panneggio che avvolge interamente la figura non ha consentito di poter effettuare un analisi dettagliata delle proporzioni anatomiche del corpo umano. Si è quindi analizzato il rapporto proporzionale tra la misura della testa e l altezza dell intera figura. Esaminando dettagliatamente il volto (Fig. 137) sono state individuate alcune proporzioni auree basate sul numero irrazionale detto Φ = 1+ 5/2 = 1, che è noto con il nome di numero aureo, e definito come il rapporto della sezione aurea, o proporzione aurea. 159
6 160 Fig Proporzionamento della statua di Simeone secondo il canone classico: testa = 1/8 dell altezza totale. Il canone non è pienamente rispettato: testa = 7½ circa. h tot. = ml 1,31; testa = ml 0,175; modulo = 7½ circa; Scala 1:10.
7 Fig Particolare della testa della statua con le relative proporzioni auree individuate: la distanza fra il margine inferiore del mento e l occhio, e dall occhio sino all apice della fronte; la distanza tra la fronte e la bocca rispetto alla distanza tra la bocca e il mento. Sono uguali le distanze tra la fronte e l occhio e tra la bocca e il mento. Si individua una figura quadrata che misura la distanza tra l arcata sopraccigliare e il mento. (Scala 1:3) 161
8 La sezione aurea è considerata come legge universale dell armonia, la giusta proporzione tra due elementi, perché essi appaiano armoniosi all occhio umano. Nel XVIII secolo, periodo al quale risale l opera del Serpotta, si scoprì che i rapporti tra i numeri della sequenza di Fibonacci (matematico pisano del XIII secolo) convergono proprio sul numero irrazionale phi. Questo significa che ogni numero della sequenza è circa 1, volte più grande del numero che lo precede. Il numero aureo, conosciuto presso gli antichi Greci e ripreso nel Rinascimento, troverà applicazione anche nei secoli successivi nella pittura, nell architettura, nella botanica e nella musica suscitando sempre molto interesse ed ammirazione. Gli studi sulle proporzioni del corpo umano, dal Rinascimento in poi, si amplieranno legandosi a moduli sempre più complessi come quelli che, per l appunto, definiscono le regole della sezione aurea. Ritornando al volto della statua di Simeone, le proporzioni governate da numeri irrazionali infinitesimali regolano la distanza tra il mento e il margine inferiore dell occhio e da quest ultimo sino all apice della fronte. Inoltre, la distanza tra la fronte e la bocca si pone come segmento aureo rispetto alla distanza tra la bocca e il mento. Risultano uguali le distanze tra la fronte e l occhio e tra la bocca e il mento. Nel volto si individua, infine, una figura quadrata che verticalmente misura la distanza tra l arcata sopraccigliare e il mento. Oltre lo studio delle proporzioni si sono analizzati alcuni elementi della grammatica visiva come la composizione e lo spazio. La Fig. 138 evidenzia come nel quadrone, dove fa da sfondo un ambientazione architettonica, la prospettiva centrale non è applicata in modo rigoroso. Tutte le linee parallele tra loro e perpendicolari al quadro prospettico non convergono in un punto posto di fronte l osservatore (punto di fuga). La molteplicità dei punti di fuga (ne sono stati individuati tre) comporta un continuo movimento dell occhio, facendo così percepire uno spazio dinamico. La prospettiva diventa, pertanto, non più uno strumento di conoscenza razionale dello spazio ma, al contrario, una realtà immaginaria, uno spazio più ampio del reale, quasi infinito, grazie all utilizzo di elaboratissimi artifici visivi. Un artificio visivo, per esempio, è costituito dalla presenza della concavità (un po forzata) del colonnato di ordine composito e della trabeazione che sembra dilatare lo spazio dando origine ad un effetto avvolgente. Il colonnato, inoltre, sembra scandire la sequenza ritmica e temporale dell episodio evangelico; l ultima colonna a destra è perfettamente in corrispondenza di Simeone e del Bambino Gesù. 162
9 Fig Analisi della rappresentazione prospettica dello spazio: la prospettiva centrale viene stravolta per la presenza di molteplici punti di fuga (F1, F2, F3); si percepisce uno spazio dinamico ed illusionistico grazie all utilizzo di artifici visivi. 163
10 Tale sfondo architettonico (un esplicito richiamo al classicismo romano), si rifà alle nicchie borrominiane di Casa Professa a Pa- 2 lermo. L inclinazione, secondo un angolo di circa 30, del piano orizzontale inferiore del quadrone (la cui profondità è di circa 0,54 ml), sembra realizzata in modo da creare un palcoscenico inclinato che proietta le immagini scultoree in avanti verso l osservatore, il quale viene invitato ad entrare a far parte della scena; la figura di Simeone, grazie a questo artificio, sembra leggermente sovradimensionata. In realtà, come già detto, essa rispetta il canone proporzionale dello scheletro dell uomo (Fig. 137). Attraverso un analitico esame geometrico del quadrone è plausibile affermare che l inclinazione del piano geometrale abbia contribuito non poco ad alterare la rappresentazione centrale dello spazio, facendo convergere alcune rette perpendicolari al quadro prospettico nel punto di fuga F1 situato su una linea d orizzonte (luogo dei punti di fuga degli infiniti fasci di rette orizzontali e non parallele al quadro) più alta rispetto alle altre individuate (Fig. 139). L altezza della linea d orizzonte corrisponde anche all altezza del punto di vista e viceversa. Avendo individuato più punti di vista separati tra loro, si può ragionevolmente supporre che la rappresentazione sia stata creata su un accurato ed artificioso montaggio di più prospettive. L opera, pertanto, presenta una impostazione visiva centrica, anche se tale veduta preferenziale non viene mantenuta a causa della presenza della molteplicità dei punti di fuga, creando una serie di rimandi visivi che si concludono nella figura in posizione asimmetrica di Simeone e del Bambino Gesù. La geometria e la prospettiva perdono l originaria funzione di porre con scientificità gli oggetti nello spazio, lasciando il posto allo stupore, grazie alla grande forza comunicativa che esse impongono, coinvolgendo l osservatore sia sul piano percettivo che su quello affettivo: egli «entra» e partecipa alla storia del racconto evangelico raffigurato davanti ai suoi occhi. Le aberrazioni o espedienti applicati alla prospettiva fanno si che la rappresentazione venga osservata non dal corretto punto di vista o con il giusto angolo visuale. In tal modo tale il ciclo della restituzione visiva, ripetendosi più volte, costringe l osservatore ad una percezione più attenta e ad una analisi più approfondita dell opera scultorea. Un espediente prospettico usato dal Serpotta anche nei teatrini degli oratori palermitani consiste nel collocare le figure a bassorilievo dietro le sculture a tuttotondo e tra gli elementi architettonici. Questa differenziazione del rilievo, che diventa minimo in alcuni punti, pone lo spetta- 164
11 Fig Proporzioni auree nell architettura del quadrone: s individua un rettangolo aureo tra la larghezza compresa dalla prima colonna a destra alla base della prima colonna a sinistra e l altezza del colonnato e della trabeazione. La larghezza e l altezza dell apertura ad arco a sesto ribassato sono proporzionati secondo un rapporto aureo. La finestra rettangolare sopra la trabeazione è anch essa un rettangolo aureo. 165
12 tore su un piano percettivo nel quale la profondità spaziale sembra più estesa di quanto non lo sia in realtà; così pure le gambe del putto seduto, che debordano dalla cornice delimitante il quadrone, invadendo lo spazio reale, generano una falsa percezione della profondità spaziale e suggeriscono una continuità fra spazio reale e spazio rappresentato. Mentre nei teatrini serpotteschi la prospettiva viene affrontata con un certo rigore scientifico desunto dall influente libro di Paolo Amato «La nuova pratica di prospetti- 3 va» (pubblicato in parte a Palermo nel 1714) nelle opere della maturità, in particolare nei fastosi stucchi della chiesa di S. Spirito, sembra che venga a mancare il grande rigore dello scultore palermitano, forse a causa dell intromissione durante l esecuzione dei lavori di aiutanti o del fratello Giuseppe. Da questa produzione di équipe probabilmente «derivano gli scompensi qualitativi riscontrabili in alcune parti delle decorazioni»..., ma, comunque, «la qualità plastica dei rilievi agrigentini è sufficientemente alta per dare per 4 certo l intervento di Giacomo nel lavoro». La rappresentazione illusoria dello spazio di cui Giacomo Serpotta era un interprete eccezionale come infinita e molteplice continuità spaziale, nasce da una nuova concezione dello spazio maturata dalla crisi della cultura umanistica e rinascimentale, in seguito alla lunga serie di sconvolgenti scoperte scientifiche succedutesi lungo l intero arco del 500 e precisate poi dai risultati delle indagini successive: scoperte che sovvertirono la tradizionale concezione geocentrica e antropocentrica del mondo. Le scoperte di Copernico fecero crollare la convinzione della centralità della terra e, quindi, venne infranta anche la tradizionale concezione dell uomo come centro della terra e dell Universo. Ma furono soprattutto le scoperte di Keplero sulla rotazione dei pianeti intorno al sole secondo ellissi, e di Galilei sull estensione e sulla consistenza materica dell Universo celeste che generarono effetti riconoscibili soprattutto sulla concezione visiva della natura e dello spazio nella cultura barocca. La «perdita del centro», la disgregazione della concezione antropocentrica dell Universo, il rinnovato legame dell uomo «nuovo» col divino identificato e compenetrato con il continuo divenire della natura, delle emozioni, delle sensazioni e dell esistenza umana, si concretizzano nella rappresentazione illusiva dello spazio che si estende al di là dei limiti reali implicando anche un illusiva traduzione visiva di tempo infinito. In alcuni dei putti presenti nel quadrone si evidenziano delle incertezze anatomiche: gli arti superiori, in particolare, presentano una muscolatura sviluppata in maniera esagerata rispetto al resto del corpo; le teste, al contrario, appaiono sottodimensionate rispetto all altezza e alla corporatura. 166
13 I putti del Serpotta, infatti, non hanno corpi infantili «ma sono adulti in miniatura, 6 con muscolature pronunciate e titaniche». La mano della donna genuflessa protesa in avanti è troppo grande rispetto al corpo. Altre imperfezioni compositive si osservano al di là del colonnato nelle aperture ad arco a sesto ribassato, scolpite a bassorilievo, che non sono sempre precise da un punto di vista geometrico e sembrano illusoriamente archi a tutto sesto. Inoltre, la prima colonna a sinistra presenta un anomalia nel fusto. La rastremazione di quest ultimo inizia a 1/3 circa della sua altezza (mentre le altre colonne hanno il fusto interamente rastremato); visivamente la colonna risulta instabile ed insufficiente a «sorreggere» il peso della struttura sovrastante. Tale instabilità ricomposta ai limiti dell equilibrio, è tipica del linguaggio barocco, così come il virtuosismo tecnico che contribuisce a ricreare tale equilibrio producendo esiti stupefacenti. L equilibrio compositivo viene ricomposto grazie alla presenza di alcuni rapporti proporzionali basati sul numero aureo che regolano l architettura presente nell opera (Fig. 140). In particolare la larghezza tra la prima colonna a destra e la base della prima colonna a sinistra e l altezza del colonnato e della trabeazione delineano un rettangolo aureo. La larghezza e l altezza dell apertura ad arco a sesto ribassato sono proporzionati secondo un rapporto aureo. Così come la finestra di forma rettangolare sopra la trabeazione non è altro che un rettangolo aureo. Equilibrio ed instabilità, spiritualità e materialità, infinito e finito, divinità e natura, coesistono e si identificano continuamente, così come coesiste nell osservatore la sua duplice identità di attore e spettatore privilegiato della «rappresentazione teatrale» voluta e diretta dalla Divina Provvidenza. 167
14 NOTE 1 Marco Bussagli, Il corpo umano. Anatomia e significati simbolici, Electa, Milano, 2005, pag. 93. Per la proporzione e la sezione aurea si vedano: Erwin Panofsky, Il significato nelle arti visive, Einaudi, Torino, 1962; Cesare Bairati, La simmetria dinamica. Scienza ed arte nell architettura classica, Electa, Milano, 1993; Antonella Chiazza, Proporzioni delle statue. Analisi e cenni storici, in Marcella La Monica, Il monumento a Filippo V, Palermo, 2007, pagg Donald Garstang, Giacomo Serpotta e i serpottiani, Flaccovio, Palermo, 2006, pag Donald Garstang, op. cit., pag Giovanni Carandente, Giacomo Serpotta, Torino, 1967, pag Aa.Vv., La storia dell arte, vol. 12, Electa, Milano, 2006, pag Donald Garstang, op. cit., pag
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