Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi

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1 Strumenti e metodologie nel post-adozione: le esperienze plurime dei gruppi Marco Chistolini Psicologo e psicoterapeuta familiare Il gruppo è, indubbiamente, una della modalità più importanti ed efficaci del lavoro con la famiglie adottive. Si tratta di uno strumento prezioso che ha il pregio di essere altamente efficace ed economico, consentendo di monitorare e sostenere un buon numero di coppie con un investimento di tempo complessivamente limitato. Solitamente questo intervento è rivolto ai genitori adottivi, ma sono in corso anche importanti esperienze di gruppi rivolti ai bambini 1. In questa sede parleremo, essenzialmente, dei gruppi relativi ai genitori. Finalità generali La convinzione che l attivazione del gruppo di sostegno per i genitori adottivi costituisca un metodo di lavoro estremamente utile ed efficace ci viene dalla consapevolezza che, attraverso questo intervento, è possibile conseguire numerosi e diversi risultati. Tra i più evidenti e ricorrenti citiamo: sostegno alla genitorialità in generale e a quella adottiva in particolare; verifica sull andamento dell adozione e sullo stato di benessere del nucleo; contenimento dell ansia e dei timori connessi all esercizio del ruolo genitoriale; contenimento delle situazioni di crisi; accompagnamento e sostegno ad affrontare i TSA (temi sensibili dell adozione) 2. rafforzamento del ruolo e dell identità di genitori adottivi; incremento delle competenze teoriche, relazionali, educative e di problem-solving dei genitori; creazione di una rete di relazioni tra i partecipanti; incremento della competenza degli operatori. 1 Per una rassegna di alcune delle esperienze di gruppi nell ambito dell adozione, si veda Minorigiustiza n. 2/ Con l espressione temi sensibili dell adozione, s intende indicare alcune tematiche ricorrenti e importanti che caratterizzano l esperienza adottiva. Il lettore potrà trovare ulteriori riferimenti nell articolo dello stesso autore: Il sostegno post-adottivo: obiettivi e contenuti, contenuto nella parte seconda di questo volume. 279

2 PARTE TERZA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEL POST-ADOZIONE È importante chiarire che il gruppo costituisce una sorta di organismo con vita propria e proprie regole di funzionamento. Tutto ciò lo rende un contesto complesso e ricchissimo di possibilità creative, con un effetto potenziale di crescita e cambiamento veramente straordinario non solo per i genitori che vi partecipano, ma anche per gli operatori che lo conducono. Naturalmente, il suo funzionamento e la sua efficacia dipendono molto dalle scelte che vengono operate in merito alla sua struttura, agli obiettivi specifici, ai contenuti e alla conduzione. Queste variabili sono molto importanti perché concorrono a determinare la fisionomia del gruppo, il suo funzionamento, la sua efficacia e, non da ultimo, la sua gestibilità. L esperienza condotta nell ambito dei servizi territoriali e degli enti autorizzati ci mostra una pluralità di soluzioni relativamente a queste variabili. Schematicamente cercheremo di dar conto di questa molteplicità di interventi, riflettendo sulle loro diverse caratteristiche, sui loro punti di forza e sui loro limiti. Obiettivi specifici e tipologie di gruppi Il primo aspetto che contrassegna il gruppo è relativo agli obiettivi specifici. Precedentemente abbiamo chiarito quelle che sono le finalità generali di questo tipo di intervento. Va detto che molte di esse sono, in buona misura, intrinseche all attività del gruppo stesso, ovvero non richiedono di essere perseguite con intenzionalità, ma emergono spontaneamente dal lavoro del gruppo. Diverso è il discorso per gli obiettivi specifici che vanno individuati consapevolmente e sono sostanzialmente alternativi. Vediamo le tipologie più frequenti. Tipo A: centrato sull esperienza. La prima tipologia è relativa a quei gruppi che hanno, quale oggetto del loro lavoro, l esperienza stessa dei partecipanti. Si tratta di una modalità di lavoro poco strutturata che si centra su quello che i partecipanti vivono nell esperienza di genitorialità adottiva e sentono utile portare al confronto con gli altri genitori. Quindi, ciascun incontro si apre con la richiesta di fare il punto della situazione rispetto a quanto avvenuto nel periodo intercorso dall incontro precedente e raccontare se ci sono eventi o pensieri o stati d animo che si desidera condividere con gli altri. Il vantaggio di questo tipo di gruppi è quello di consentire ai partecipanti un ampia libertà espressiva e di essere molto sintonizzati con l esperienza vissuta. Dovendo lavorare sulla loro quotidianità i partecipanti sono obbligati a parlare di loro, del rapporto con il figlio, dei sentimenti, dei pensieri e delle azioni che lo caratterizzano. Lo svantaggio è riconducibile a una maggiore difficoltà di conduzione, dettata dal non avere un programma di lavoro predefinito, al rischio che alcuni temi e/o alcuni partecipanti prendano il sopravvento 280

3 STRUMENTI E METODOLOGIE NEL POST-ADOZIONE: LE ESPERIENZE PLURIME DEI GRUPPI sugli altri monopolizzando lo svolgimento degli incontri o che il livello degli interventi sia superficiale e confuso, passando da un tema all altro senza un ordine che consenta degli approfondimenti adeguati. Riteniamo, quindi, che questa tipologia di gruppo richieda una conduzione sufficientemente esperta e una durata ragionevolmente lunga da consentire di creare un senso di appartenenza tra i partecipanti, requisito indispensabile per poter parlare di sé e delle proprie esperienze personali e per consentire un periodo iniziale di assestamento in cui il livello del confronto resta più in superficie. Tipo B: centrato su temi specifici. Il gruppo di tipo B, centrato su temi specifici, comporta la discussione e l approfondimento di singoli temi precedentemente definiti. Naturalmente ciò non significa dare un impostazione formativa dove i conduttori insegnano e i partecipanti apprendono. Si tratta, piuttosto, di individuare degli argomenti sui quali le coppie vengono invitate a intervenite a partire dalla loro esperienza concreta, esprimendo le loro opinioni e i loro vissuti. La differenza con il gruppo di tipo A sta nell aver definito precedentemente le tematiche, magari a seguito di una consultazione con i partecipanti. Questa modalità di lavoro rende più facile il compito dei conduttori che possono contare su di una scaletta predefinita che contiene e dà ordine agli interventi. Inoltre, essi possono prepararsi in modo da poter essere maggiormente pronti per rivolgere al gruppo domande e stimoli in grado di sollecitare il confronto. Il limite di questo tipo di organizzazione può essere individuato nel rischio che il confronto sia eccessivamente ingabbiato dai temi fissati in precedenza o che i conduttori assumano un ruolo didattico trasformando il gruppo in una sorta di conferenza. Si dovrà, pertanto, porre attenzione per evitare che ciò accada avendo cura di facilitare lo scambio tra i genitori. Tipo C: misto ovvero centrato sull esperienza e su temi specifici. Una possibile integrazione tra i modelli A e B è rappresentata dal modello misto che contempla entrambe queste modalità di confronto. In pratica si tratta di partire dall esperienza dei partecipanti per far emergere, di volta in volta, un tema specifico da approfondire. In sostanza gli argomenti da trattare, a differenza del tipo B, non vengono scelti in precedenza, ma emergono, in tempo reale, durante il lavoro del gruppo. Anche in questo caso è necessario che i conduttori sappiano coniugare un approccio garbato, che non faccia sentire il gruppo forzato su certe tematiche, con la direttività indispensabile per fare sintesi e indicare i temi su cui soffermarsi. 281

4 PARTE TERZA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEL POST-ADOZIONE Tipo D: centrato sui vissuti. Un ultima tipologia di gruppo è quella che prevede di lavorare esclusivamente sui vissuti dei partecipanti con un approccio marcatamente clinico. Si tratta di un impostazione basata sulla convinzione che, nella relazione genitori-figli e nelle diverse tematiche che caratterizzano l adozione (il passato del figlio adottivo, la famiglia di origine, l abbandono, la sterilità, ecc.), le componenti interne e fantasmatiche abbiano un importanza preponderante. È evidente che questo approccio privilegia l analisi introspettiva in un contesto che assume valenze, più o meno spiccate, terapeutiche. Pur condividendo l importanza e la significatività di questo tipo di intervento, riteniamo che esso presenti numerose controindicazioni e sia scarsamente generalizzabile nei contesti dei servizi territoriali e degli enti autorizzati. I rischi maggiori ci pare siano quelli di: incoraggiare aspettative inappropriate e scarsamente gestibili nei partecipanti; richiedere una durata notevole per evitare che i bisogni suscitati siano lasciati senza risposte esaustive; necessitare di conduttori con un ragguardevole livello di competenza ed esperienza clinica. Sulla base di quanto esposto riteniamo, pertanto, che questo tipo di gruppo mal si adatti alle finalità proprie del sostegno postadottivo. La struttura e l organizzazione Chiariti quelli che possono essere gli obiettivi e le tipologie del gruppo, passiamo a esaminare le variabili relative alla sua struttura e organizzazione. Come vedremo tra poco e come è facile intuire, la scelta degli obiettivi pone dei vincoli importanti sulla struttura e sull organizzazione del gruppo. Target Un primo aspetto molto importante è quello relativo alle caratteristiche dei partecipanti. In genere le variabili più frequentemente utilizzate per selezionare l accesso al gruppo sono: l età dei figli adottivi; il tempo trascorso dall arrivo del bambino in famiglia; specifiche problematiche dei bambini; il Paese di provenienza dei bambini. Riteniamo che l età dei figli sia la variabile più significativa, tra le quattro elencate, per definire la partecipazione, in quanto è quella che maggiormente caratterizza il tipo di esperienze dei partecipanti. Schematicamente possiamo individuare quattro fasce di età, corrispondenti a diverse tappe evolutive. Esse sono: 0-5 anni; 6-10 anni; anni e anni. Ovviamente si tratta di classificazioni che non vanno interpretate rigidamente, ma al solo scopo di creare un gruppo sufficientemente omogeneo. 282

5 STRUMENTI E METODOLOGIE NEL POST-ADOZIONE: LE ESPERIENZE PLURIME DEI GRUPPI Pur rivestendo minore importanza, anche il tempo trascorso dall arrivo del bambino costituisce una componente significativa nel determinare contenuti e vissuti nella famiglia adottiva. Sappiamo che nei primi mesi dell adozione le energie dei genitori e del bambino sono logicamente rivolte alla conoscenza reciproca e alla definizione delle diverse relazioni. Inoltre, solitamente, l emergere di alcune questioni importanti richiede che sia trascorso un certo lasso di tempo dall arrivo in Italia. Un gruppo organizzato in base a una specifica difficoltà dei bambini può, in talune occasioni, avere un senso ed essere considerato alla stregua di un intervento di secondo livello, configurandosi come occasione di sostegno e accompagnamento a genitori che devono misurarsi con una problematica particolarmente impegnativa. Si pensi, ad esempio, a minori che hanno subito delle esperienze di abuso sessuale oppure affetti da un handicap o da un disturbo specifico dell apprendimento. Infine, il gruppo organizzato sulla base della provenienza può essere congruo all interno di un progetto di lavoro relativo alla identità etnica dei figli adottivi. Per quanto concerne il numero dei partecipanti riteniamo che essa possa oscillare da un minimo di cinque coppie a un massimo di 12 3, al fine di garantire una rappresentanza di esperienze sufficientemente ricca, ma allo stesso tempo tale da consentire a tutti di potersi esprimere. Numero degli incontri, frequenza e durata degli stessi L aspetto dell estensione del gruppo nel tempo, della frequenza e della durata degli incontri è chiaramente molto connesso alle risorse disponibili. Spesso, infatti, la definizione del numero degli incontri del gruppo è stabilita sulla base delle energie concretamente investibili in questo intervento. La realtà riscontrabile nei servizi territoriali e negli enti autorizzati è estremamente variegata, passando da percorsi molto contenuti a gruppi sine die che si incontrano anche per molti anni. Ciò detto non possiamo trascurare il fatto che la durata del gruppo vincola significativamente gli obiettivi dello stesso. Infatti, se in generale possiamo affermare che essa può stare in un range che va dai 4 ai 10 incontri, dobbiamo aver chiaro che quanto più la vita del gruppo è limitata, tanto più è opportuno orientarsi per una modalità di lavoro centrata su temi specifici. Ciò in quanto il confronto sull esperienza richiede, come già sottolineato, che si crei un certo affiatamento all interno del gruppo e quindi una durata dello stesso sufficientemente congrua. In generale possiamo affermare che i gruppi che hanno vita breve dovranno avere un taglio prevalentemente tematico e formativo, senza 3 Va considerato che, se il gruppo ha una certa durata, si verificherà inevitabilmente qualche assenza. 283

6 PARTE TERZA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEL POST-ADOZIONE che la trattazione di contenuti emotivi sia completamente esclusa. Viceversa i gruppi che hanno una vita medio-lunga (almeno 8-10 incontri), possono essere maggiormente centrati sull esperienza e sui vissuti. Chiarito quanto sopra, occorre affermare che la durata auspicabile di un gruppo di sostegno è di uno/due anni, con possibile evoluzione in un formato di mutuo-autoaiuto e riproposizione ai genitori di percorsi di sostegno in gruppo durante successive fasi delicate della crescita dei figli quale, ad esempio, l adolescenza. La frequenza degli incontri può variare da una cadenza quindicinale a una mensile, in funzione della durata complessiva (più incontri sono previsti, più ampio può essere l intervallo tra uno e l altro). Il tempo dedicato a ciascun incontro deve essere proporzionato al numero dei partecipanti, oscillando dalle 2 alle 3 ore di lavoro. Grado di apertura/chiusura Generalmente è utile che la composizione del gruppo non venga modificata in itinere in quanto eventuali cambiamenti in uscita (genitori che interrompono la partecipazione) e ancor di più in entrata (partecipanti che si inseriscono a percorso avviato) disturbano la creazione del vissuto di appartenenza al gruppo. Ciò nonostante, riteniamo che, nel caso di gruppi che compiono un cammino prolungato (indicativamente 8/10 o più incontri), sia possibile prevedere l inserimento di nuovi partecipanti in progress, purché in numero contenuto (non superiore al 20-30% del totale) e in una fase non troppo avanzata dei lavori (non oltre un terzo del cammino). Questa possibilità, oltre che verificarsi per eventi accidentali, può essere utilmente prevista in territori dove l attivazione dei gruppi non è particolarmente frequente e, quindi, può risultare vantaggioso poter inserire delle coppie che adottano anche una volta che il gruppo ha avuto avvio, evitando che le stesse debbano attendere un tempo molto lungo per poter usufruire di questa forma di supporto. La conduzione È superfluo dire che il ruolo dei conduttori del gruppo rappresenta una variabile estremamente importante per il suo funzionamento. Essi, infatti, esplicano diverse e delicate funzioni, quali: garantire il corretto andamento degli incontri (rispetto dei tempi, dei contenuti, delle modalità di lavoro, della funzionalità degli spazi, ecc.) e il conseguimento degli obiettivi; costituire la memoria del gruppo, configurandosi come depositari delle informazioni relative ai partecipanti e tutori della dimensione processuale del percorso comune; facilitare la partecipazione di tutti nel rispetto delle caratteristiche individuali; 284

7 STRUMENTI E METODOLOGIE NEL POST-ADOZIONE: LE ESPERIENZE PLURIME DEI GRUPPI favorire il confronto tra le diverse opinioni ed esperienze; riassumere e sottolineare i contenuti più significativi; connettere i temi trattati; favorire e contenere l emergere degli aspetti emotivi; fornire informazioni qualificandosi come esperti dell adozione. Da quanto affermato dovrebbe risultare chiaro che ai conduttori è richiesto di essere competenti sia nella gestione del gruppo (competenza che si acquista, in gran parte, con l esperienza), sia sul tema adozione. Non crediamo, infatti, opportuna una conduzione affidata a operatori esperti nella gestione dei gruppi, ma non preparati sullo specifico dell adozione, con il compito di facilitare e rendere efficace il confronto. Ciò in quanto il gruppo potrebbe pervenire a posizioni estremamente incongrue e deleterie (per esempio: è utile dire al bambino che i suoi genitori lo hanno abbandonato perché erano poveri) senza che nessuno abbia la competenza e/o l autorevolezza per fornire indicazioni più corrette. Dal punto di vista delle tecniche di conduzione, tema che richiederebbe una lunga disamina, ci limitiamo a ricordare la tipologia di interventi più frequenti che fanno parte dello strumentario dei conduttori. Interventi di apertura Sono quegli interventi che aprono il confronto, stimolando la partecipazione del gruppo, quali ad esempio: «Sentiamo cosa pensa il gruppo di questo problema», oppure «la signora X pone un interessante domanda, proviamo a risponderle, chi ha qualche idea?», e così via. Interventi di sottolineatura Si hanno quando i conduttori intendono sottolineare un concetto importante, richiamando l attenzione dei partecipanti su aspetti specifici. Interventi di collegamento Si tratta di interventi finalizzati a connettere un certo argomento con un altro o una determinata situazione con una altra simile o diversa che ha contenuti simili. Interventi di contenimento Sono finalizzati a contenere l eccessiva loquacità di qualche partecipante e/o l eventuale manifestazione di emozioni che risultino, per quantità e/o qualità, di disturbo al lavoro di gruppo e non congrue con il contesto. Interventi informativi Sono quegli interventi che forniscono delle informazioni ai partecipanti su vari aspetti dell adozione e che i conduttori possono effettuare proprio in forza della loro competenza sull argomento. 285

8 PARTE TERZA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEL POST-ADOZIONE Interventi di consulenza Si tratta di interventi che forniscono un parere ai genitori adottivi su un determinato problema presentato al gruppo e per il quale gli stessi chiedono aiuto. I conduttori utilizzano questa forma di intervento quando intendono sollecitare i genitori ad assumere una propria posizione autonoma, aiutandoli con un opinione non vincolante (del tipo: «si potrebbe fare così»). Interventi prescrittivi Infine, citiamo gli interventi prescrittivi, intendendo quei casi in cui risulta necessario fornire al gruppo un opinione più netta e vincolante in merito a una specifica situazione. Naturalmente la modalità di intervento sarà estremamente garbata e rispettosa, con l attenzione a connotare sempre positivamente le opinioni e/o i comportamenti dei genitori, invitandoli però a riflettere con fermezza sull opportunità di assumere una certa posizione in merito a un determinato problema. Va da sé che il tema della conduzione del gruppo costituisce un passaggio particolarmente delicato del suo funzionamento. Sono diversi, a questo proposito, gli aspetti che devono essere definiti. Innanzitutto il numero e la qualifica dei conduttori. La nostra opinione è che la co-conduzione gestita da due operatori con diversa qualifica professionale (psicologo/a e assistente sociale) sia la soluzione più appropriata. L essere in due garantisce un attenzione più puntuale sulle dinamiche del gruppo e sull efficacia del suo lavoro, consentendo un azione di supervisione reciproca tra i due operatori e una visione dell andamento del gruppo maggiormente articolata. L avere una diversa formazione professionale permette, invece, sia un osservazione competente su aspetti differenti dell interazione del gruppo, sia la possibilità di fornire contributi di conoscenza più puntuali e diversificati da parte dei conduttori. Per quanto concerne il ruolo istituzionale riteniamo preferibile che la conduzione sia assunta da operatori appartenenti all istituzione che organizza il gruppo (servizio territoriale o ente autorizzato) e non venga affidata a operatori esterni. Ciò perché consideriamo il gruppo un intervento basilare della strategia di sostegno attivata in favore del nucleo, in tal senso ci appare poco congruo che esso venga delegato a terzi come spazio indipendente e avulso dall agire più complessivo degli operatori referenti 4. Consideriamo, infine, il ruolo dell osservatore. Presenza utilissima per fornire feed-back a coloro che 4 Diverso è il discorso se i conduttori pur non appartenendo in modo organico al servizio, sono attivamente coinvolti e partecipi nel complessivo lavoro di sostegno postadottivo. 286

9 STRUMENTI E METODOLOGIE NEL POST-ADOZIONE: LE ESPERIENZE PLURIME DEI GRUPPI conducono, aiutandoli a non perdere i pezzi: la sua presenza, se non correttamente spiegata, può costituire un fattore di disturbo e innescare vissuti persecutori nei partecipanti. Per queste ragioni è importante chiarirne il ruolo, sottolineando che la sua funzione è quella di aiutare i conduttori e limitarne la presenza a una unità per gruppo. Metodologia di lavoro Solitamente il metodo elettivo del lavoro di gruppo è quello del confronto verbale. I partecipanti vengono invitati a parlare della propria esperienza e a esprimere opinioni e vissuti, attraverso le domande e le osservazioni dei conduttori. Se, dunque, la parola è lo strumento essenziale del confronto, non si possono escludere ulteriori e integrative modalità di lavoro. Tra queste citiamo le esercitazioni in sottogruppo, la visione di video, la lettura di articoli, l ascolto di testimonianze, eccetera. È anche possibile chiedere ai partecipanti di lavorare tra un incontro e l altro, dandogli il compito di leggere, pensare, scrivere o altro ancora. I contenuti Chiarito precedentemente che i gruppi di sostegno per i genitori adottivi non devono avere una finalità terapeutica, ma essere uno strumento di accompagnamento all esperienza genitoriale, vediamo quali sono i contenuti che possono essere affrontati in questo contesto. I temi più ricorrenti possono essere così elencati: l inserimento del bambino nella famiglia: comportamenti e relazioni; le strategie di gestione attivate dai genitori; le relazioni con le famiglie estese; le relazioni con la rete sociale; gli stati emotivi dei partecipanti; generale confronto e verifica dell andamento dell adozione e della vita familiare. Oltre a questi aspetti che sono dimensioni trasversali dell esperienza adottiva, è opportuno assegnare uno spazio congruo ai TSA (temi sensibili dell adozione) 5, essi sono: l informazione sull essere stati adottati; la rottura del legame con i genitori naturali (l abbandono) e il confronto con il passato; la costruzione di una positiva identità di genitori adottivi; la costruzione di un equilibrata identità etnica; 5 Cfr. nota

10 PARTE TERZA. UNA COMUNITÀ DI PRATICHE E DI PENSIERO NEL POST-ADOZIONE la costruzione di una buona relazione di attaccamento bambino-genitori; l inserimento a scuola e nel contesto sociale; la presenza di traumi specifici nel bambino. Ovviamente se il gruppo organizzato è di tipo B andranno scelti dei temi per ciascun incontro, se di tipo A o C gli argomenti emergeranno dal confronto tra i partecipanti, con l aiuto e la guida dei conduttori. I gruppi rivolti ai figli adottivi Le esperienze dei gruppi rivolti ai figli adottivi sono ancora scarse anche se, da qualche anno, cominciano a registrarsi alcune iniziative in questa direzione. Chiaramente obiettivi, contenuti, metodologia e organizzazione variano significativamente a seconda dell età dei partecipanti a cui ci si rivolge. Nel caso di bambini prevalgono tecniche di conduzione di tipo osservativo, espressivo e psicomotorio. Con preadolescenti, adolescenti e adulti, la modalità di lavoro è più frequentemente quella del confronto verbale. Le esperienze più diffuse sono relative al gruppo dei bambini parallelo a quello dei genitori e a gruppi su temi specifici dell adozione. In generale possiamo ipotizzare che la scarsa diffusione di questa modalità di lavoro sia da imputarsi alla comprensibile cautela nel coinvolgere soggetti deboli e feriti in attività che possono produrre turbamento e alla scarsa consuetudine che caratterizza tanti operatori psicosociali a lavorare con i bambini. C è da augurarsi che questa prassi si diffonda maggiormente (naturalmente con la dovuta attenzione a sollecitare in modo appropriato soggetti fragili che potrebbero essere colpiti dall esperienza del gruppo), in quanto riteniamo che il confronto con altri che condividono la medesima condizione esistenziale dell essere stati adottati, costituisca un importante fattore protettivo e di sostegno, fin dai primi mesi dell inserimento del bambino nella famiglia adottiva. Riferimenti bibliografici Andresen, I.L Behavioral and school adjustement of year-old internationally adopted children in Norway: A research note, in «Journal of Child Psychology and Psychiatry and Allied Disciplines», 33, p Barth, R.P., Berry, M Adoption and disruptions: Rates, risks and responses, New York, Aldine de Gruyter 288

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