Dati relativi all intero comparto food confezionato Mese di Febbraio 2017 Vs Febbraio 2016 TREND VENDITE A VOLUME. *trend a prezzi costanti

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1 A MIF MARKET INDEX FOOD ALIMENTANDO IL QUOTIDIANO DEL SETTORE ALIMENTARE TREND VENDITE A VALORE TREND VENDITE A VOLUME A in collaborazione con Dati relativi all intero comparto food confezionato Mese di Febbraio 2017 Vs Febbraio 2016 TREND VENDITE IN VALORE DELLE PL PRESSIONE PROMOZIONALE ALIMENTANDO IL QUOTIDIANO * PL = Private Label *trend a prezzi costanti +2,93% +1,95% 27,86% +2,61% DEL SETTORE ALIMENTARE IL CASO Stop al semaforo Alle pagine 12 e 13 Sei multinazionali favorevoli all adozione, in tutta l Unione europea, dell etichetta a colori. Dure le reazioni nel nostro Paese, da sempre contrario a questa soluzione. Che penalizza il made in Italy, non informa il consumatore e promuove alimenti poco sani. DATI & MERCATI SCENARI A pagina 31 Vi spiego chi è, veramente, Donald Trump Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, Meda (MB) - Tel /4/5/9 Fax Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011 Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. Snack e panificati negli Stati Uniti Alle pagine 14 e 15 Le origini del tycoon americano. Perché è stato eletto proprio in questo periodo. Il protezionismo, i rapporti con l Unione europea e con la Russia. Conversazione a tutto campo con Mattia Ferraresi, corrispondente da New York del quotidiano Il Foglio. Un comparto in crescita. Che evolve secondo le preferenze dei consumatori. FOCUS ON LO STELLONE DELLA DISCORDIA Presentato il bollino realizzato dal Poligrafico dello Stato per tutelare il made in Italy. Ideato dai ministri Calenda e Martina, dovrebbe privilegiare il luogo dell ultima trasformazione. Ma non tutti sono d accordo. E sul tema è polemica. ANNO 6 - NUMERO 4 - APRILE 2017 DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO PRIMO PIANO A pagina 22 IL CASO Alle pagine 16 e 17 Tarocco Napoletano MISTERY SHOPPING DE GRAN IVA S U L C S E L ex direttore del Sole 24 Ore si autosospende, dopo l iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Milano. L ipotesi di reato: false comunicazioni sociali, in merito al numero delle copie digitali multiple indicate dalla società. Intanto i conti del quotidiano continuano a peggiorare. L EVENTO I giganti del retail: Walmart resta leader Indagine di Deloitte su 250 catene. Il podio è tutto a stelle e strisce. Amazon entra nella Top 10. Le italiane? Coop, Conad, Esselunga ed Eurospin. Alle pagine 26 e 27 Alle pagine 20 e 21 Nasce Unione Italiana Food. Perché? Al via una nuova associazione di categoria. Raggrupperà Aidepi e Aiipa. Ovvero produttori di dolci, caffè, tè, miele e altro ancora. Un alternativa a Federalimentare? Il futuro secondo Carrefour Il punto vendita di via Garibaldi 49, a Milano, rappresenta un nuovo format dell insegna: Urban Life. Due piani dedicati a vendita, ristorazione, take away e area relax, nel cuore del quartiere Brera. A pagina 36 Alle pagine 10 e 11 L INTERVISTA Alternative 100% vegetali: i tempi sono maturi Parla Paola Cane, direttrice dell Osservatorio VeganOk. Che definisce i tratti di un segmento ancora poco conosciuto. Ma che vale oltre 700 milioni di euro. E che suscita l interesse dei grandi player dell alimentare. Sempre più. SCENARI Emirati: nuovo paradiso del food In sensibile rialzo la spesa per alimenti e bevande nelle economie islamiche. Che ormai incide per il 17% sui consumi mondiali. Un business destinato a crescere nei prossimi anni. Anche in vista di Expo Dubai Alle pagine 28 e 29 FIERE & DINTORNI Ife 2017: bilancio di un successo Numeri sempre in crescita per l evento più importante, nel Regno Unito, dedicato al food & beverage. 30mila i buyer presenti. In fiera anche una nutrita presenza di aziende italiane. Alle pagine 32 e 33 PRIMO PIANO Seeds&Chips: in scena la food innovation Il summit si svolgerà dall 8 all 11 maggio a Fiera Milano. Per rilanciare i grandi temi di Expo con speaker da tutto il mondo. La partnership con Tuttofood. Il ruolo strategico dell Italia. Parla Marco Gualtieri, ideatore e chairman dell evento. A pagina 24

2 POLE POSITION 2 Direttore Responsabile ANGELO FRIGERIO Direttore Editoriale RICCARDO COLLETTI Editore: Edizioni Turbo Srl Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, Meda (MB) Tel /4/5/9 Fax Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio Poste Italiane SpA Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N 46) Art. 1 Comma D.C.B. - Milano Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Periodico mensile anno 6 - numero 4 aprile 2017 Una copia 1,00 euro Poste Italiane S.P.A. Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI L editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l invio di informazioni commerciali. In base all Art. 13 della Legge n 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: Edizioni Turbo S.r.l. Responsabile dati: Riccardo Colletti Questo numero è stato chiuso in redazione il 31 marzo 2017 La disoccupazione non esiste Pochi mesi fa cercavamo una persona per la reception della redazione. L idea era di inserire un neodiplomato che, dopo uno stage iniziale, avrebbe potuto essere assunto a tempo indeterminato. Un bell impiego, soprattutto per uno che inizia ad affacciarsi al mondo del lavoro. In un ambiente giovane, dinamico, soprattutto vicino a casa. Il che non è male. Dopo un attenta selezione, compiuta utilizzando elenchi provenienti dalle scuole, abbiamo cominciato con le prime telefonate. Della prima tornata facevano parte solo figure femminili. Questo il tono della conversazione: «Buongiorno stiamo cercando una ragazza neodiplomata che possa venire a lavorare da noi come segretaria. Non sono richieste particolari conoscenze se non una buona preparazione di base e una minima conoscenza della lingua inglese. Offriamo uno stage all inizio e un contratto a tempo indeterminato successivamente». Monica, nome di fantasia, è una delle prime a rispondere. Mi manda il CV e scopro che è di Desio, un paese distante forse cinque chilometri da Meda, in Brianza, sede dei nostri uffici. Dopo un breve colloquio telefonico ci accordiamo per un appuntamento il giorno successivo. Ma verso le ricevo una mail: «Buonasera Dr Frigerio, abbiamo fatto un consulto di famiglia e deciso che il luogo di lavoro è troppo distante dalla mia abitazione. La ringrazio e la saluto». Me li vedo il papà e la mamma mentre, a cena, discutono con la figlia del suo futuro. «Ma no, non è possibile Monica, troppo lontano. Pensa in inverno: il freddo, la neve. Questo lavoro non fa proprio per te»: la madre. Di rimando, il padre: «Ha ragione la mamma. E poi una come te merita altro (nota bene: il voto globale alla maturità era, tradotto, un sei stirato)». Un altro episodio me lo racconta il direttore del personale di una nota catena alimentare. Siamo in provincia di Milano e si cercano delle cassiere. Tempo determinato per qualche mese e poi assunzione. Si presenta la madre di due figli. E disoccupata da un anno e il marito è un operaio. Faticano a tirare la fine del mese. Il dirigente s impietosisce e l assume con un contratto a sei mesi. Siamo a marzo. All alba del 31 luglio, il dirigente riceve la lettera di dimissioni della lavoratrice. Stupito scende nel punto vendita e le chiede la motivazione. Questa la risposta: «E no, avevo già programmato le vacanze. Non posso perderle». L altro episodio arriva dal Veneto. Cristiano Gaifa, titolare della catena di ristoranti giapponesi fusion Zushi, si sfoga con un giornalista del Corriere, raccontando la sua esperienza: «Cerchiamo camerieri ma anche direttori e vicedirettori di ristorante. Ho fatto i colloqui io stesso con i potenziali neoassunti: un disastro. Tre su tre, disoccupati, sono venuti, mi hanno detto Vi faccio sapere ma non hanno telefonato nei giorni successivi. Li ho richiamati. La loro risposta: No grazie. Ma la storia migliore è quella della ragazza della casa: trent anni, prima esperienza lavorativa. La sera prima di cominciare chiama il ristorante: Mi spiace, non vengo più. Papà mi ha regalato una casa e per i prossimi mesi dovrò arredarla». Non voglio, a questo punto, dilungarmi in analisi sociologiche sulla disoccupazione. M interessa altro. Gli episodi che ho raccontato testimoniano una situazione drammatica in cui i primi imputati sono comunque i genitori. Gente che non ha ancora tagliato il cordone ombelicale con i propri figli. Che li tiene stretti stretti con la paura di perderli. Che li difende da tutto e tutti. Cosa faranno mai questi ragazzi una volta entrati nella giungla della vita? Senza aver provato la fatica, il dolore, la solitudine, la rabbia. Ma soprattutto senza aver vissuto il rischio, l avventura della vita che è molto più grande del proprio paesello e dei propri amici. Saranno degli sbandati. Alla mercè di gente senza scrupoli che saprà approfittare delle loro debolezze. Viene alla mente un bel film di Giacomo Campiotti: Come due coccodrilli. Racconta la storia di un uomo, interpretato da Giancarlo Giannini, con due famiglie: una regolare e l altra nascosta. Entrambe con due figli. I primi avuti dalla moglie, gli altri dall amante. Una sera il papà è nella casa dell amante. Sul divano, stravolti dalla fatica dei giochi, i due figli piccoli. Tutti e due dolcemente addormentati. Giannini li guarda teneramente. E in quel viso di papà, stanco e preoccupato, c è la domanda: «Che ne sarà di loro?». E la domanda della vita. Che ognuno di noi, padre o madre che sia, deve porsi. Se vogliamo veramente bene ai nostri figli. Angelo Frigerio

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4 Il pagellone Cos è Il Pagellone? Un piccolo scorcio satirico nel paludato universo che gira intorno al food. Politici, presidenti di associazioni, volti noti al pubblico televisivo e non, rappresentanti dell industria: chi più ne ha, più ne metta. Un angolo per sorridere e prendere in giro amabilmente: registi, attori e comparse di questo meraviglioso palcoscenico. Laddove l alimentare, in un modo o nell altro, fa sempre bella mostra di sè. Bernie Madoff Angelo Frigerio Andrea Staudacher Dal 1 maggio in Svizzera sarà autorizzato il consumo alimentare di insetti. Il ristorante Löscher di Berna, per stare al voto 3 passo coi tempi, ha organizzato dei corsi per imparare a cucinare grilli e cavallette. Le lezioni sono tenute da Andrea Staudacher, designer di professione, ma anche abile cuoca. Il costo di una lezione, a numero chiuso, sarà 80 franchi (75 euro). Un po caro. Meglio spenderli per una cena in un ottimo ristorante. Magari di tradizionale cucina italiana. Donatella Bianchi voto 4 Io vegana? No. Sono vegetariana non praticante, per cui mangio anche la carne. La surreale dichiarazione è della giornalista Donatella Bianchi, presidente del Wwf dal 2014, che così si è auto definita nel corso della puntata di Linea Verde del 19 marzo, in onda su Rai Uno. La povera Bianchi è cascata davanti a un irresistibile tavola sarda imbandita di piatti a base di carne, che l ha costretta a questa incredibile piroetta nel tentativo mal riuscito di non perdere consensi. Soprattutto tra vegani e vegetariani. Il mondo veg, a dimostrazione del fatto che parlarne come di una fanatica religione non è certo così folle, è insorto unanime, minacciando ovviamente il boicottaggio. Certo però che Bianchi autostrada migliore non poteva proprio spianargli. Sun Jiwen 4 voto 4 per l arroganza voto 10 per le capacità imprenditoriali È stato forse il più grande truffatore di tutti i tempi. Artefice, negli anni 90, del più grande schema Ponzi di tutta la storia degli Stati Uniti. Una colossale frode finanziaria che ha causato un ammanco della bellezza di 65 miliardi di dollari e che ha fatto vacillare i più grandi istituti di credito mondiali. Condannato nel 2009 a 150 anni di carcere, oggi Madoff ha 79 anni ma non smette di far parlare di sé. È una star in prigione. Ha rubato più soldi di chiunque altro nella storia e questo, agli occhi degli altri ladri, fa di lui un eroe, sottolinea Steve Fishman, reporter del New York Magazine e autore della serie di audiolibri a lui dedicata, Ponzi Supernova. Ma non finisce qui. Madoff ha pensato bene di sfruttare le proprie doti imprenditoriali anche in carcere: A un certo punto, ha monopolizzato il mercato della cioccolata calda, racconta ancora Steve Fishman. Ha comprato ogni pacchetto di Swiss Miss (un marchio di cioccolata in polvere, ndr) dallo spaccio e lo ha venduto nel cortile della prigione. In pratica, se ne volevi un po, dovevi per forza passare da Bernie. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. voto 4 20 marzo: scoppia in tutto il mondo lo scandalo della carne brasiliana avariata. All origine della vicenda, mazzette ai politici in cambio del via libera ad alimenti malandati ma truccati con additivi chimici. Tra i primi a reagire Sun Jiwen, portavoce del ministero del Commercio cinese, che annuncia a Fox news il bando temporaneo verso la carne bovina proveniente dal Paese sudamericano. C è solo un particolare: delle 21 aziende indagate, l unica che esporta in Cina produce pollo. Due giorni dopo a Pechino si accorgono della gaffe e tolgono l embargo. Ora, che i cinesi siano così solerti in materia di sicurezza alimentare fa un po sorridere: nel 2015, proprio in Cina, è stato scoperto un traffico di carne avariata congelata addirittura dal C era ancora Mao, per dire. E poi in questo caso bastava informarsi. Per chi fa il portavoce, prima di aprire bocca, dovrebbe essere il minimo. Il parroco di Brielen (Belgio) Gli abitanti di Brielen, un piccolo paesino belga di 700 abitanti, avevano una sorta di tradizione dopo la messa: andare a bere una birra assieme. Ma quando l ultimo locale rimasto è stato costretto a chiudere, gli abitanti si sono trovati le proprie vite stravolte. Per fortuna il parroco, appassionato di bionde, ha avuto la bella idea di trasformare la chiesa, dopo la messa, in un pub. Evitando così che i poveri figli Dio prendessero la macchina per andare nei paesi limitrofi a passare qualche ora di svago. Il pastore voto 8 ha chiesto i permessi alle autorità locali e ha poi allestito un angolo della chiesa trasformandolo in bar. Lì i parrocchiani possono bere tutte le birre che vogliono, ma ci sono alcune regole. La prima, e più importante, è che per bere al bar della chiesa bisogna prima partecipare alla messa. La seconda è che tutti devono andarsene prima delle 13:00. Jeroen Dijsselbloem 3 voto I Paesi del Sud spendono soldi in alcol e donne, poi chiedono aiuto. Questo estratto della dichiarazione che l esponente socialista olandese, nonché falco dell austerity, Jeroen Dijsselbloem ha rilasciato alla Frankfurter Allgemeine Zeitung ha suscitato grande scalpore in tutta l Unione. Dall Italia al Portogallo, immediata levata di scudi da parte di tanti rappresentanti politici, indignati dall infelice affermazione del presidente dell Eurogruppo, di cui hanno chiesto le dimissioni. Se vuole offendere l Italia, lo faccia al bar sport sotto casa sua, non nel suo ruolo istituzionale, ha immediatamente replicato l ex premier Renzi. Quelle parole? Io ho percepito un grande senso di invidia..., gli ha fatto eco Romano Prodi. Ma, in fondo, a Dijsselbloem era sufficiente rispondere alla maniera del compianto leggendario attaccante nordirlandese George Best. Il pallone d oro 1968, un giorno così disse a un giornalista: Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci. Il resto? L ho sperperato.

5 Lettere al direttore Moltissimi i commenti e le mail arrivate in redazione in merito all editoriale Non ci sono più i tedeschi di una volta che qui ripetiamo. Tiriamo fuori un briciolo di sano nazionalismo Buongiorno, bravo direttore, anzi bravissimo, sono un uomo pratico che non ama perdere tempo in smancerie e zuccherini ma, come dicono a Roma quando ce vò ce vò, e Lei i complimenti per il suo Pole Position di marzo se li è meritati tutti. Se li è meritati per l analisi circostanziata e per la forza che ha messo nelle righe che ha scritto. Dimostrano inequivocabilmente che, a torto, la Germania viene considerata ancora la nazione perfetta, la guida, la scuola per tutti gli altri stati della UE. Gli esempi eclatanti che Lei ha evidenziato dimostrano la correttezza della Sua analisi. Purtroppo, non da oggi, dimostriamo come la nostra esterofilia, ci spinga spesso a pensare che, oltre confine, esistano solo sistemi virtuosi, mentre da noi solo spazzatura. A differenza dei Tedeschi poi non riusciamo a tirare fuori quel briciolo di sano nazionalismo che ci darebbe la possibilità di evidenziare i lati positivi del nostro paese, e non sempre quelli negativi. Se si parla di autostrade sicuramente l italiano non evidenzierà gli aspetti positivi dei tanti chilometri di autostrade Italiane, ma sicuramente citerà i dissesti della Salerno- Reggio Calabria, o dell abbandono della rete stradale siciliana. I formaggi francesi saranno sicuramente migliori di quelli Italiani, per quell insano principio che oltre i nostri confini sia tutto più sano, più buono, di quello che produciamo noi. La ringrazio per aver scritto questa pagina, e tutte le volte che ne troverà lo spunto e l occasione, con il suo consueto equilibrio, continui a perorare l Italia e l Italianità. Un cordiale saluto Paolo Ballotta Sales manager Caseificio Zani Cigole (Bs) La ringrazio della mail. Nel mio editoriale ho voluto semplicemente gettare un sasso nel paludato stagno dell editoria nazionale. Spesso esterofila per vocazione. Parliamoci chiaro: non è che non abbiamo nulla da invidiare agli altri. I nostri difetti ci sono e ci perseguitano Detto questo però possiamo vantare una delle più belle nazioni al mondo, la più sana (vedi articolo a pagina 32), il cibo che tutti c invidiano e ci copiano. Per non parlare poi della cultura, visto che possediamo il 55% delle opere d arte al mondo. Non mi sembra poco. Me lo lasci dire: sono orgoglioso di essere italiano. Errori nel testo Buongiorno Frigerio, mi sono divertito a leggere l articolo, perché è vero ciò che dice. Però nella parte finale ci sono due errori: 1) Bayernland si scrive con la N dopo la r. 2) La Brimi è altoatesina.. Dietmar Bacher Amm. delegato Bayernland Vipiteno (Bz) Ha perfettamente ragione. Chiedo scusa. Non ci sono più i giornalisti di una volta Vincoli, non sparpagliati Gentile Dr Frigerio, l editoriale, ancora una volta, ha colto il segno. I tragicomici errori dei tedeschi non devono però farci dimenticare i nostri. L approssimazione, il tirar per le lunghe, le dimenticanze sui pagamenti e altro ancora. Malgrado questo e malgrado la burocrazia che ci frena, riusciamo a fare dei miracoli economici. Che ci vengono riconosciuti all estero. Fino a quando però? Fino a quando l intelligenza e la creatività sopperiranno alle mancanze della politica? All estero, nelle fiere, gli altri sono tutti insieme. Noi invece: tutti in libera uscita. Non si può andare avanti così. Paolo Benedetti Roma Ricordo un celebre personaggio, interpretato da Peppino De Filippo. Si chiamava Pappagone e ripeteva sempre: Ma siamo vincoli o sparpagliati?. Purtroppo siamo sparpagliati. Al posto di fare rete, tranne qualche lodevole eccezione, preferiamo lavorare da soli. Nel timore che qualcuno ci copi e ci rubi contatti e occasioni di business. Così facendo non andremo lontano. Oggi più che mai l unione fa la forza. La parola d ordine allora dev essere: Vincoli, più che mai. angelo.frigerio@tespi.net Non ci sono più i tedeschi di una volta Italia - Germania 4-3: una delle più belle partite mai giocate nella storia dei Mondiali di Calcio costituisce l emblema di un confronto che travalica l aspetto sportivo. Due nazioni che, nel corso dei secoli, si sono amate (poco) e odiate (molto di più). Differenti il clima, i rapporti fra le persone, il modo di affrontare la vita e il lavoro. Da una parte il tedesco: rigido, preciso, tutto d un pezzo. Dall altra l italiano: duttile, creativo, accomodante. Certo, si tratta di stereotipi che si sono mantenuti e consolidati nel corso degli anni ma che ora lasciano il tempo che trovano. Alcuni esempi lo dimostrano. Il caso Dieselgate è forse il più eclatante. La notizia che la Volkswagen taroccasse il dispositivo dei gas di scarico delle sue autovetture negli Usa ha destato sorpresa. Ma come, i precisini che si mettono lì a falsificare il software per poter superare le prove degli americani? Non esiste. Invece sì. Lo hanno fatto. E si sono beccati anche una bella tranvata. Che dire poi della Deutsche Bank? Ma non era forse una delle più solide banche al mondo? Il baluardo dell economia tedesca? Il modello di riferimento per l Europa? Cazzate, tutte cazzate. Con in pancia titoli derivati per miliardi di euro, pari a 20 volte il pil della Germania e a quasi 6 volte quello dell Eurozona, l istituto continua a perdere terreno. L Fmi (Fondo monetario internazionale) ha descritto Deutsche Bank come l istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Nel 2015 l istituto tedesco ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del suo coinvolgimento in alcune operazioni illecite, come la manipolazione dell indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Un altro aspetto delicato della situazione di Deutsche Bank è l alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimenti) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato. Insomma un disastro. Vogliamo parlare poi dell aeroporto di Berlino? Una barzelletta, altro che la Salerno- Reggio Calabria. Concepito nel 1995 per dare alla capitale tedesca un aeroporto degno di questo nome, il progetto iniziale contava di porre la prima pietra nel 2006, con un costo di 1,5 miliardi di euro e con la data di fine lavori fissata il 30 ottobre Ma dopo due anni di lavori arrivano i primi stop e l apertura viene rinviata ad una data non ben specificata nel A questo punto ci siamo, tutto è pronto per l apertura, viene programmato lo spostamento delle compagnie aeree nel nuovo hub, i biglietti cominciano ad essere venduti e si progetta un grande evento per seguire il battesimo della nuova aerostazione. Negozi appaltati, lavoratori assunti, tutto arredato e tutto pronto per partire. Ma manca la certificazione antincendio necessaria per rispettare gli standard internazionali, ed è così che inizia una vicenda tragicomica. L 8 maggio 2012, a soli 26 giorni dall inaugurazione si scopre un tragico errore nella costruzione del sistema di aspirazione dei fumi, una falla nel sistema antincendio e nella cablatura dei cavi. Il problema inizia ad ingigantirsi giorno dopo giorno e a breve emergerà che nell aeroporto ci sono ben errori di costruzione. I lavori devono quasi ricominciare da capo e, nel 2013, solo il 4% della struttura è completata e a norma. La riprogettazione degli impianti fa lievitare i costi a 2,5 miliardi di euro e quando, per l ennesima volta, tutto sembra procedere per il meglio, una nuova grana cade sullo scalo: c è stato un errore nel disegno del tetto, è a rischio crollo. Stop ai lavori, terminal evacuato. Ma la progettazione non è l unica spina nel fianco, e nel 2014 emerge una storia di corruzione: Jochen Großmann, ex direttore tecnico dell aeroporto, avrebbe chiesto ad un azienda 500mila euro per aggiudicarsi l appalto. Dalla sua pianificazione alla costruzione sono passati 25 anni. Le perdite ammontano a 14 milioni di euro mensili da aggiungere ai 13 milioni di reddito perso. E non si sa ancora quando aprirà. Se volete posso continuare con la stazione di Stoccarda i cui lavori da anni bloccano il centro della città. Una voragine senza fine. E anche in questo caso tempi di consegna allungati all infinito e costi più che raddoppiati. Fermiamoci qui. Parliamoci chiaro: non facciamo di tutt erba un fascio, esempi virtuosi ce ne sono ancora. Basti pensare alla fiera di Colonia che ci accoglie per la grande Anuga, evento di riferimento per tutto il mondo dell alimentare. Oppure ancora ad aziende lattiero casearie come Bayernland e Brimi (vedi correzione a sinistra). A conferma, comunque, che le generalizzazioni non sono più di moda. E che tutto il mondo è paese. Anche in Germania. Angelo Frigerio 5

6 Mr.Day: Snapfish e Nikon per il nuovo concorso a premi La bontà che ti premia subito è il nuovo concorso a premi firmato Mr.Day. Grazie a un accordo di co-marketing con due brand molto noti, Snapfish e Nikon, in palio ci sono sorprese dedicate a tutti. Dal 3 aprile al 25 giugno, acquistando una delle referenze coinvolte nella promozione (Muffin Classico, al Cioccolato o ai Mirtilli, e ciambelle alla Vaniglia o al Cioccolato), subito in regalo la stampa di 50 foto da Snapfish.it, uno dei maggiori siti per la stampa online di fotografie e fotolibri, a scelta nel formato oppure cm. Dopo l acquisto basterà collegarsi al sito e inserire i dati dello scontrino all interno della pagina dedicata alla promozione. Immediatamente disponibile il codice per richiedere le stampe su Snapfish.it. Ogni registrazione di scontrino, poi, permette automaticamente di accedere anche al concorso Instant win: in palio tre macchine fotografiche Nikon Coolpix A10 alla settimana. Ferrero fa compere in Usa: acquisito Fannie May Federalimentare: Nel 2017 il fatturato di settore raggiungerà i 135 miliardi di euro Nell ultimo bimestre del 2016, dopo un anno di sostanziale stagnazione, il settore alimentare italiano torna a crescere. Lo ha reso noto venerdì 17 marzo, a Milano, il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia: La produzione alimentare, che su gennaio-ottobre navigava ancora su un +0,3% rispetto allo stesso periodo 2015, ha messo a segno in chiusura un +1,1%, che è il migliore incremento dal Una netta inversione di tendenza, dopo il deludente -0,6% con cui si era chiuso il Alla luce di queste premesse, il 2017 dovrebbe segnare per la prima volta variazioni positive nella produzione, nell export e nelle vendite alimentari interne. A livello produttivo, nel 2016 si sono distinti la lavorazione del tè e del caffè (+11,7%), le paste alimentari (+5,6%) e l alimentazione animale (+4,9%). Passando all export, nell anno sono stati brillanti lo zucchero (+19,3%), il molitorio (+18,5%) e il caffè (+10,3%). Più in generale, l export di settore ha chiuso l anno a quota 30 miliardi, con un +3,6%. Risultato di certo inferiore al +6,7% del 2015, ma senza dubbio positivo in un contesto internazionale ancora problematico. Le vendite alimentari interne hanno mostrato segnali di assestamento (-0,5% in valore). Il fatturato 2017 di settore, ha concluso Scordamaglia, dopo quattro anni di stagnazione a quota 132 miliardi, dovrebbe finalmente ripartire per raggiungere i 135 miliardi. L export dovrebbe accelerare leggermente il trend 2016, per posizionarsi su un passo attorno al +5%. Sempre più vicino l obiettivo dei 50 miliardi di export per il Ferrero International ha annunciato l acquisto, per 115 milioni di dollari, di Fannie May, produttore di cioccolato con sede a Chicago, nell Illinois. Prosegue la strategia di espansione della multinazionale di Alba, che mette a segno un nuovo colpo dopo le acquisizioni della società belga Delacre e dell azienda inglese Thorntons. Una manovra che consolida la presenza di Ferrero in America, quinto mercato per il gruppo italiano, dove sono impiegati 225 dipendenti. A questi si aggiungeranno i 750 dipendenti di Fannie May, operativi nella piattaforma di produzione (in Ohio), distribuzione e vendita. L azienda, fondata a Chicago nel 1920, è oggi un marchio di proprietà di Flowers.Com Inc e vende online, sui canali telefonici e televisivi, oltra a possedere una rete di 80 negozi. L accordo prevede anche una partnership commerciale secondo la quale verrà inclusa una selezione di prodotti Ferrero e Fannie May nei cesti regalo e nei siti e-commerce di Flowers.com. Noberasco: BioBreak eletto prodotto dell anno 2017 La linea di barrette BioBreak Noberasco ai super frutti si è aggiudicata il premio Eletto prodotto dell anno 2017 per la categoria Snack e prodotti salutistici. Un importante riconoscimento assegnato, in base a una ricerca di mercato condotta da Iri, da più di 12mila consumatori. La serata di premiazione, a Milano il 16 marzo, ha visto trionfare questa linea di barrette che unisce al gusto della migliore frutta Noberasco deliziosi ingredienti 100% bio, ricchi di proprietà benefiche, senza glutine e zuccheri raffinati. Quattro le varianti: melograno, noci pecan e noci del Brasile; cranberry, mirtilli, semi di zucca e di chia; goji, physalis e maqui e, da quest anno, la new entry mango, quinoa e gelso nero. A ritirare il premio la responsabile marketing Marina Lonzini: Essere scelti e premiati direttamente dalla valutazione dei consumatori più sensibili ad acquistare healthy food ci rende orgogliosi. Gruppo Stef: approvato il bilancio consuntivo dell esercizio 2016 Si è attestato a circa 2,8 miliardi di euro, stabile rispetto all esercizio precedente, il fatturato 2016 del Gruppo Stef, uno tra i maggiori player europei nel comparto della logistica del freddo. Crescono, rispettivamente del 12% e del 15,8%, il risultato operativo e il risultato netto di pertinenza. Per Stef, il 2016 è stato un anno solido, grazie all apporto delle attività trasporto e logistica Francia e al contributo sempre maggiore delle attività internazionali, sia in termini di fatturato che di redditività, commenta il direttore generale, Jean-Pierre Sancier. Anche le attività marittime hanno chiuso l esercizio in maniera soddisfacente. Nel 2016, il Gruppo ha consolidato la propria presenza in Europa, con la conclusione di due accordi di partnership strategiche in Germania e in Svizzera, ampliando la propria rete nei Paesi Bassi e integrando il ramo d azienda delle attività logistiche di un cliente in Italia. Md: risultati, obiettivi e formazione alla convention annuale 6 Si è tenuta all Ergife Hotel di Roma, domenica 12 marzo, la Convention annuale di Md. Non solo momento di presentazione di risultati e obiettivi, ma anche incontro di formazione. Il presidente, Patrizio Podini, ha illustrato una panoramica attuale del Gruppo agli oltre partecipanti: consolidamento come realtà nazionale di primo piano, l unica a detenere un primato di risultati eclatanti registrato tra il 2008 e il 2016, +343% di crescita del fatturato, con un programma di sviluppo che vedrà in 3 anni 90 nuovi punti vendita Md, marchio che diventerà l unico perché entro il prossimo giugno anche le ultime insegne Ld saranno riconvertite. Ragione e sentimento, leit motif di tutto l incontro, sono stati i veri protagonisti del percorso formativo. Due parole che unite e fatte agire su un punto vendita Md consentono di vendere emozione e sorriso, oltre a buon cibo: Solo la loro fusione oggi determina grandi risultati, la conclusione tratta. Anche Antonella Clerici, neo-testimonial del Gruppo, è intervenuta all evento con una Skype call simpatica e informale.

7 Cibus Connect: 500 aziende italiane, workshop tematici e buyer da tutto il mondo (Parma, aprile) L export del comparto alimentare italiano (+3,6% nel 2016 rispetto al 2015) e l internazionalizzazione dei mercati saranno al centro di vari workshop previsti a Cibus Connect, la nuova fiera organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, in programma a Parma nei giorni 12 e 13 aprile. Durante un incontro promosso dal Forum Agroalimentare Ambrosetti verranno illustrati i risultati della ricerca realizzata per Federalimentare e Fiere di Parma e quindi il position paper Sostenere la crescita e l internazionalizzazione nel lungo periodo delle imprese del settore Food & Beverage. Analisi e riflessioni. Un altro dibattito sarà sul Posizionamento del made in Italy alimentare nell evoluzione internazionale dei consumi. L innovativo layout della fiera prevede anche un area Esselunga: nel 2016 vendite per 7,5 miliardi di euro, in crescita del 3,1% Vendite in crescita del 3,1%, per complessivi 7,5 miliardi di euro, con prezzi in diminuzione dell 1,1%. Così Esselunga ha chiuso il bilancio In calo, da 431 a 405 milioni, il risultato operativo e da 291 a 262 milioni l utile netto, anche a seguito di svalutazioni immobiliari, mentre il margine operativo lordo sale, passando da 626 a 661 milioni. In miglioramento anche la posizione finanziaria, con un debito ridotto da 116 a 55 milioni di euro. In crescita del 4,4% i clienti, a seguito anche dell apertura di quattro nuovi negozi. E per il 2017 sono previste cinque nuove aperture, tra cui quelle di Verona Fiera e di Roma Prenestina, il prossimo 5 aprile. Si tratta del primo store nella Capitale e del secondo esercizio aperto nel Lazio, dopo quello di Aprilia (Latina). In crescita anche i dipendenti che, nel 2016, sono diventati (+811 unità), con il 93% dell organico assunto a tempo indeterminato, mentre gli investimenti hanno raggiunto quota 490 milioni di euro, affiancati da iniziative di solidarietà sul territorio per 9 milioni di euro. molto ampia con decine di cucine dedicate agli show cooking in cui le aziende presenteranno i loro prodotti, con l aiuto di noti chef e testimonial. Sono state anche predisposte due arene che ospiteranno 14 panel tematici sulle tendenze, in Italia e nel mondo, del consumo alimentare, dove si confronteranno il management delle aziende espositrici con buyer e category manager da tutto il mondo. L area espositiva è composta da 500 aziende alimentari italiane, selezionate tra quelle maggiormente vocate all export, che parteciperanno ai lavori del Forum, esporranno i loro nuovi prodotti e incontreranno circa 750 top buyer internazionali e migliaia di operatori italiani. Saranno presenti anche 50 produttori di nicchia selezionati da Slow Food. Global health index: italiani longevi grazie alla dieta mediterranea Un popolo longevo e in buona salute, seppur segnato dalla crisi economica. E questa la fotografia offerta dal Global health index, secondo cui la dieta mediterranea, che ha nella varietà di alimenti consumati il suo punto di forza, resta l asset principale su cui si fonda la salute degli italiani. Una buona notizia anche per i produttori di proteine animali, poiché la dieta mediterranea, così come descritta anche dal report di Ghi, ne prevede un consumo corretto ed equilibrato, per mantenere in salute l organismo e favorire i processi metabolici. Soddisfazione è stata espressa anche dall associazione Carni sostenibili, che ha commentato: Questa attestazione del Global health index giunge in un momento in cui il consumo di carne è pesantemente attaccato da campagne di disinformazione che creano pericolosi allarmismi alimentari e possono portare a scelte di consumo dannose per l organismo. Carni sostenibili continuerà a promuovere il consumo corretto e responsabile di questo alimento, che contribuisce a rendere gli italiani campioni di salute e corretti stili di vita a tavola. La catena australiana Woolworths entra nella centrale europea Emd NEWS Nuovo ingresso nella centrale europea Emd, alleanza di società commerciali indipendenti cui è associata anche l italiana Selex, attraverso Esd Italia. Il nuovo membro della compagine è la catena australiana Woolworths, con base a Sidney, che conta oltre supermercati in Australia e più di 180 in Nuova Zelanda. Una grande opportunità per la rete fornitori di Emd: obiettivo di Woolsworths è infatti ampliare la gamma di prodotti food e non-food, concentrandosi inizialmente sulle proprie linee a Marchio del distributore. La collaborazione con Emd ci garantirà maggiore accesso a una serie di prodotti a Marchio del distributore di alta qualità che non siamo in grado di reperire localmente, sottolinea Steve Greentree, direttore di Woolworths Food Company. Inoltre, l accordo costituirà una rete diretta che permetterà ai fornitori di Woolworths in Australia e Nuova Zelanda di massimizzare le opportunità di crescita del loro business con i retailer europei. Nata nel 1989 e presente, con i punti vendita dei suoi partner, in oltre 20 paesi europei - oltre ad Australia e Nuova Zelanda grazie all ingresso di Woolworths - Emd ha sede in Svizzera e rappresenta oltre 150mila store, per un fatturato complessivo di più di 216 miliardi di euro. 7

8 Presentato il 23 marzo, a Roma, Fico Eataly World Ristoranti e bistrot, chioschi di cibo di strada, trattorie, caffè e locali stellati, per far assaggiare tutti gli ingredienti e i piatti della cucina italiana, rappresentando la cultura, la qualità e la biodiversità gastronomica del Bel Paese. É questo l obiettivo degli oltre 40 luoghi del Ristoro di Fico Eataly World, che aprirà a Bologna, nel mese di ottobre ed è stato illustrato il 23 marzo a Roma con l evento Il Fico è quasi maturo. A fare gli onori di casa il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, insieme a Vincenzo De Luca, direttore generale per la promozione del sistema paese Maeci, Dorina Bianchi, sottosegretario al Turismo del Mibact, Tiziana Primori e Sebastiano Sardo, rispettivamente amministratore delegato e responsabile marketing di Fico Eataly World. A Bologna, Fabbrica italiana contadina potrà contare su otto ettari, suddivisi fra due ettari di campi e stalle all aria aperta e sei ettari coperti, con 40 fabbriche, oltre 40 luoghi ristoro, botteghe e mercato, aree dedicate allo sport, ai bimbi e ai servizi, sei aule didattiche, sei grandi giostre educative, teatro e cinema, libreria, un centro congressi modulabile da 50 a persone, e le attività della Fondazione Fico, al cui interno sono rappresentate tre Università. Tra le varie proposte c è anche il Ristorante Salumi e Formaggi-Osteria del culatello, curato da Antica Ardenga; il ristorante La Carne curato dal consorzio de La Granda; l autentica Pizzeria napoletana di Rossopomodoro; la Vineria dell Enoteca, con una proposta di vini a calice di Fontanafredda. Nella galleria di Fico ci saranno anche tanti chioschi e piccole botteghe, dove provare grandi classici del cibo di strada del Bel Paese come la porchetta made in Umbria di Renzini di Norcia; gli arrosticini abruzzesi di Jubatti Carni; La piadina di Romagna Food; il pollo campese Amadori. La Fabbrica italiana contadina dedicherà grande spazio anche ai dolci e al buon bere. Un piccolo angolo di Sicilia è la Pasticceria e Specialità Siciliane, affidata a Santi Palazzolo, che firmerà anche i gelati della Gelateria Carpigiani. La Cioccolateria proporrà le specialità di Venchi; è di Balocco invece la Biscotteria&Panettoni. 8 Usa: dubbi sostanziali sulla sopravvivenza di Sears, colosso della Gdo Sears sarebbe vicino alla bancarotta. Ci sono dubbi sostanziali sulla sopravvivenza del gigante della distribuzione americana fondato nel 1886, come ha spiegato la società agli azionisti, facendo crollare il titolo in borsa del 15%. Proprietario anche della catena di supermercati Kmart, Sears è stato fino al 1989 il più grande retailer degli Stati Uniti. Un nome storico che dal 2012 ha iniziato a sentire la crisi e a soffrire la concorrenza dell e-commerce. Da quell anno, infatti, la perdita complessiva di fatturato è stata del 44%, scrive Repubblica. Non sono bastate le recenti chiusure di supermercati e la vendita della filiale Craftsman: l anno scorso il fatturato ha fatto registrare un -12%. Il problema, spiega Federico Rampini sul quotidiano, è strutturale: gli americani si stanno disamorando dei centri commerciali. Dario Dongo (Il Fatto Alimentare): I claim di Barilla non conformi alle normative Anche i big, a volte, sbagliano O forse no. Parliamo di claim sulle confezioni, regolati dalle normative europee. Ad esempio, nel 2015, San Carlo, Amica Chips, Pata e Ica Foods erano state sanzionate dell Antitrust per messaggi pubblicitari ingannevoli e informazioni scorrette. Lunedì 27 marzo, Il Fatto Alimentare ha pubblicato un analisi dell avvocato Dario Dongo, che segnala come alcuni claim di Barilla non risultino conformi alle prescrizioni. Ad esempio, Mulino Bianco (Macine) e Pavesi (Ringo) evidenziano, a fianco della dicitura senza olio di palma, una quantità inferiore di grassi saturi rispetto alla precedente ricetta. Non trattandosi di un impresa artigiana, è difficile pensare a una banale svista, tra l altro ricorrente, scrive l avvocato. Si può forse ipotizzare un cattivo consiglio dei consulenti, anche se la violazione delle regole è abbastanza macroscopica. Forse questa volta il marketing aziendale ha preso il sopravvento rispetto ai consigli dell ufficio legale, con la complicità di sanzioni davvero ridicole. Si conferma così, con un esempio significativo, l assoluta inadeguatezza del decreto legislativo recante sanzioni per le violazioni del Reg. Ce 1924/06, su nutrition & health claims. Sanzioni onerose per le piccole imprese, ma non certo deterrenti per Big Food. Esselunga: nel 2016 vendite per 7,5 miliardi di euro, in crescita del 3,1% Vendite in crescita del 3,1%, per complessivi 7,5 miliardi di euro, con prezzi in diminuzione dell 1,1%. Così Esselunga ha chiuso il bilancio In calo, da 431 a 405 milioni, il risultato operativo e da 291 a 262 milioni l utile netto, anche a seguito di svalutazioni immobiliari, mentre il margine operativo lordo sale, passando da 626 a 661 milioni. In miglioramento anche la posizione finanziaria, con un debito ridotto da 116 a 55 milioni di euro. In crescita del 4,4% i clienti, a seguito anche dell apertura di quattro nuovi negozi. E per il 2017 sono previste cinque nuove aperture, tra cui quelle di Verona Fiera e di Roma Prenestina, il prossimo 5 aprile. Si tratta del primo store nella Capitale e del secondo esercizio aperto nel Lazio, dopo quello di Aprilia (Latina). In crescita anche i dipendenti che, nel 2016, sono diventati (+811 unità), con il 93% dell organico assunto a tempo indeterminato, mentre gli investimenti hanno raggiunto quota 490 milioni di euro, affiancati da iniziative di solidarietà sul territorio per nove milioni di euro. Solidal Coop: la nuova linea di cioccolato Fairtrade Solidal Coop è la nuova linea di cioccolato dell insegna, certificata Fairtrade e in alcuni casi biologica. 10 referenze (tra cui cioccolato al latte, fondente, bianco, senza zuccheri aggiunti, con riso soffiato, con nocciole) che seguono i principi dell agricoltura sostenibile. A beneficiarne più di 12mila piccoli agricoltori dei paesi in via di sviluppo, tra cui Perù, Repubblica Dominicana, Madagascar, Costa Rica, Mauritius e Swaziland. Le materie prime certificate Fairtrade, dopo un accurata selezione, arrivano in Italia per la lavorazione e la trasformazione in cioccolato di qualità. Con la nuova linea intendiamo rafforzare un modello sostenibile e cooperativo di fare impresa e dimostrare che c è un modo per superare i confini dello sviluppo, accorciando le distanze tra chi acquista e chi produce, spiega Vladimiro Adelmi, responsabile della linea Solidal Coop. Se nel 2003 il valore dei prodotti equosolidali venduti nel nostro Paese non raggiungeva i 30 milioni di euro, oggi, secondo l ultimo report stilato da Fairtrade Italia, è pari a 99 milioni di euro, con un incremento del 10% sull anno precedente. Di Leo vince il premio Le Fonti come eccellenza del settore dolciario E stato assegnato all azienda Di Leo Pietro di Matera il Premio Le Fonti 2017 come Eccellenza dell Anno Innovazione & Leadership Settore Dolciario. L ambito riconoscimento, giunto alla settima edizione, è organizzato con il patrocinio della Commissione europea e fa parte dei premi internazionali di Iair (International alternative investment review). La cerimonia di assegnazione si è tenuta venerdì 24 marzo presso palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari a Milano. La Di Leo è stata premiata, si legge nella motivazione, per essere un eccellenza italiana, sin dal 1860 con oltre 150 anni di storia. Per l elevata qualità artigianale dei propri prodotti coniugata a una produzione industriale attraverso l attenzione riposta nella selezione delle materie prime, nel controllo della filiera e al rispetto per l ambiente e per le risorse naturali. Efsa: entro il 2020 l indicazione di una dose giornaliera di zuccheri aggiunti Entro il 2020 l Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) pubblicherà un parere sul consumo quotidiano di zuccheri aggiunti agli alimenti. Uno studio richiesto da Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, che intende stabilire su base scientifica un valore limite per l esposizione quotidiana agli zuccheri aggiunti di qualsiasi provenienza, che non sia associato a effetti negativi sulla salute. Saranno presi in considerazione: saccarosio, fruttosio, glucosio, idrolizzati di amido come sciroppo di glucosio, sciroppo ad alto contenuto di fruttosio e altre preparazioni zuccherine consumate da sole o aggiunte nel corso della preparazione e produzione degli alimenti. Gli effetti nocivi sulla salute da considerare riguarderanno peso corporeo; intolleranza al glucosio e sensibilità all insulina; diabete di tipo 2; fattori di rischio cardiovascolare e carie dentale. Nella valutazione l Efsa studierà la popolazione sana in generale, compresi bambini, adolescenti, adulti e anziani. Il parere sarà di riferimento per gli Stati membri nello stabilire raccomandazioni per il consumo di zuccheri aggiunti e nel predisporre linee guida per una sana alimentazione. Ferrero supera i 10 miliardi di euro con l esercizio La multinazionale di Alba chiude l esercizio , al 31 agosto 2016, con un fatturato consolidato in crescita a +8,2%. La cifra raggiunge i 10,3 miliardi di euro, mentre l anno precedente si era fermata a 9,5 miliardi. In aumento del 54% anche l utile netto, che dai 514 milioni di euro arriva a 793 milioni. Secondo l analisi che Radiocor plus ha effettuato sul bilancio depositato a Lussemburgo, l Ebitda è salito a 1,6 miliardi (era 1,4 miliardi), con un margine del 15,2% dal 14,6%, e l Ebit ha raggiunto 1,1 miliardi (era 1 miliardo). Al 31 agosto 2016 il Gruppo era costituito da 86 società consolidate a livello mondiale, con 22 stabilimenti produttivi e un organico medio dei dipendenti pari a , in aumento del 13% rispetto al precedente esercizio. I prodotti Ferrero sono presenti direttamente, o tramite distributori autorizzati, in oltre 170 paesi, con Francia, Germania e Polonia tra i migliori acquirenti europei e Stati Uniti e Messico primi nel mercato americano. Gli investimenti, relativi prevalentemente a miglioramenti industriali e manifatturieri, hanno raggiunto quota 631 milioni, pari al 5,3% del fatturato.

9 Aldi: il centro logistico per l Italia sarà operativo entro luglio Il nuovo centro logistico di Aldi, catena di discount tedesca, sarà operativo entro l estate. A dare la notizia è il sito Italiafruitnews, secondo cui il centro nel veronese avrà una superficie di circa 370mila metri quadrati e dovrà essere consegnato prima di agosto, in modo da perfezionare la sezione per la refrigerazione e completare gli arredi. Poi diventerà pienamente operativo. L apertura del primo punto vendita è prevista entro il 2017 a Trento. Mentre a breve, sempre secondo il sito, l azienda starebbe organizzando una kermesse di due giorni nell area antistante il quartier generale di via Sommacampagna, al Quadrante Europa di Verona, in cui verrà lanciato ufficialmente lo sbarco in Italia. Pure Stagioni: le nuove confezioni gioiello di Kmzero La catena di supermercati TuoDì è in vendita L insegna TuoDì, parte del Gruppo Tuo di Antonino Faranda, è stata messa all asta dai suoi soci. La notizia è stata diffusa da Debtwire società specializzata nelle informazioni finanziarie e rilanciata da MF-Milano Finanza, secondo cui il discounter tedesco Aldi sarebbe interessato alla catena italiana, che conta oltre 400 punti vendita nella Penisola. Le difficoltà di TuoDì nascono nel 2013, quando la società registra una perdita di 33,7 milioni di euro, che l anno dopo arriva a 47,5 milioni. Nonostante il piano per arrivare al pareggio entro il 2016, spiega MF, l anno si è chiuso con una perdita di 10 milioni di euro. Tra i potenziali compratori, inoltre, potrebbero esserci i fondi Oxy Capital e Attestor Capital e il gruppo italiano Eurospin. Pure Stagioni, azienda fiorentina che produce e distribuisce confetture extra di frutta selezionata e lavorata ad arte, ha lanciato le nuove confezioni-gioiello, realizzate in metallo con apertura facilitata. Ispirate a quelle del caviale, sono state ideate da Studio Kmzero, agenzia specializzata in brand identity e strategie di comunicazione integrata. Due le nuove linee, destinate ai canali del lusso alimentare internazionale, che si aggiungono alla linea Classica, per una gamma di 31 etichette in 75 varianti: Armonia, confetture con un indice glicemico contenuto, senza zuccheri aggiunti, e Dolcissima. Sul fronte delle mostarde, i gusti pesche e pomodori si aggiungono alle confetture per abbinamenti salati alle cipolle rosse e peperoncino. Le confezioni sono state pensate come prodotti collezionabili, con etichette che riportano in gradi brix la concentrazione di zucchero. Tra le novità, anche un gift box, un elegante astuccio ultra black che può contenere fino a 4 confezioni monodose. Responsabilità sociale d impresa: Pedon interviene a due eventi NEWS Da sempre impegnata sul fronte della responsabilità sociale d impresa, Pedon ha partecipato, lo scorso 7 marzo a Milano, a due importanti convegni dedicati al mondo della Csr (corporate social responsibility) e del packaging sostenibile. Il direttore generale, Loris Pedon, è intervenuto al convegno Seize the change, dedicato alla progressiva integrazione della sostenibilità nel core business delle aziende italiane, spiegando come sia possibile e vincente coniugare l attività d impresa con una produzione sostenibile e un concreto impegno etico sociale. A questo proposito ha descritto le principali attività di Csr e il modello di business dal seme allo scaffale. Logistica e packaging sono invece temi centrali del convegno Food&Bev Forum Tra i relatori Luca Zocca, marketing manager Pedon, che ha presentato Save The Waste, progetto per cui si riutilizzano in modo innovativo gli scarti di lavorazione dei fagioli, in un circolo economico virtuoso per la produzione di una carta ecosostenibile. Hausbrandt presenta la Colomba Delice, firmata da Iginio Massari Hausbrandt, azienda fondata a Trieste nel 1892, presenta la nuova Colomba Delice. Un dolce che rappresenta la sintesi perfetta tra l alta pasticceria e la pittura. La ricetta, firmata dal maestro Iginio Massari, vanta ingredienti di alta qualità, lavorati sapientemente. Un impasto soffice e fragrante, in cui risaltano la dolcezza dei baccelli di vaniglia del Madagascar e il profumo dell arancia candita, accompagnato da una glassa croccante di nocciole Piemonte Igp e mandorle tostate. La confezione, invece, riporta decorazioni tratte da dipinti di Martino Zanetti, presidente dell azienda e studioso imprenditore che fonda la sua arte pittorica sul colore. 9

10 Alternative 100% vegetali: i tempi sono maturi Il food vegan ha fatto il suo ingresso, lo scorso febbraio, nel paniere Istat 2017, in Grande distribuzione le referenze a scaffale basate su alternative vegetali cominciano a spopolare, ma quanto vale realmente oggi questo segmento in termini di consumi? Lo abbiamo chiesto a Paola Cane, direttrice dell Osservatorio VeganOk, spiega trend, criticità e aiuta a capire il valore di questa certificazione per le aziende. 10 Tutti ne parlano, ma pochi conoscono realmente il segmento vegan: innanzitutto, definiamo quanto vale oggi nel mercato dell alimentare? Prima di risponderle, una premessa è obbligatoria Quale? È ancora difficile definire il valore effettivo del giro d affari generato dagli alimenti destinati all alimentazione vegan. Perché il consumatore vegano non consuma esclusivamente referenze certificate o formulate appositamente per lui, ma anche tutti quei prodotti che sono naturalmente vegan, per definizione. Come possiamo, dunque, definire il mercato vegano? Quell insieme di prodotti che sono presentati a livello marketing come vegan e hanno in etichetta claim come vegano, vegan o 100% vegetale. A questo si aggiungono tutte quelle referenze certificate o formulate appositamente per un alimentazione vegana, come quelle a base tofu, tempeh, seitan o mopur. Ma a valore di che cifre parliamo? Le nostre ultime rilevazioni statistiche quantificano che il segmento delle vendite vegan si attesta attorno ai 700 milioni di euro. La prevalenza è ancora rappresentata dai sostituti della carne, con una market share dominata dai prodotti a base soia, seguiti da quelli a matrice glutinica e dalla nicchia delle referenze da proteine dei piselli o no gluty. Poi si segnala una quota da circa 320 milioni di euro dei sostituti del latte e dei latticini: a predominare, nel segmento, il latte di soia e quello di riso, ma le tante varianti al kamut, farro, nocciola, mandorla, canapa o quinoa stanno allargando ulteriormente gli orizzonti della categoria e anche lo yogurt 100% vegetale registra performance assolutamente positive. Rispetto a quest ultimo dato, l elemento più interessante in ottica mercato è quello rappresentato dalla dinamica di cambiamento dell industria: sono tanti, infatti, i grandi player impegnati storicamente nella produzione di latte e formaggi, carni, salse o surgelati che iniziano a proporre referenze alternative ai loro tradizionali core business. Ci sono dunque segnali di un mutamento in atto, quando ci riferiamo alla proposta vegan. Parlando più in generale di trend nei consumi, come si caratterizza oggi il segmento vegan? Quasi tutte le categorie di prodotto legate al vegan segnano oggi crescite in doppia cifra, con sviluppi medi di almeno 20 punti percentuali. Si tratta ovviamente di risultati ancora drogati da un contemporaneo aumento del numero di referenze proposte a scaffale e dalla progressiva capillarizzazione dell offerta. Per citare qualche numero: le zuppe hanno segnato nel 2016 un +37%, i primi piatti pronti confezionati e refrigerati sono cresciuti del 33%, la variazione dei consumi per i sostituti della carne è stata del +27,1%, mentre per i latti vegetali si parla di un +19%. In quali canali si acquistano maggiormente prodotti vegan? Il canale elettivo dei consumatori vegani è quello specializzato: il preferito da più del 50% della popolazione vegana in Italia, stante la rilevazione effettuata. E si tratta di un riferimento tanto per le aziende, quanto per il vero consumatore vegano. La Gdo raccoglie invece le preferenze soprattutto degli onnivori e dei flexitariani, che rappresentano non soltanto una quota assolutamente degna di segnalazione, ma sono anche coloro i quali sviluppano i numeri maggiori: in Italia, infatti, i soli vegani rappresentano circa il 3% della popolazione complessiva, che significa poco meno di 2 milioni di persone. Volgiamo lo sguardo su questo segmento di mercato dalla prospettiva delle aziende: quali sono, innanzitutto, le procedure che si devono seguire per certificare una referenza VeganOk? La certificazione VeganOk opera secondo quanto previsto dalla normativa Europea Uni En Iso Si tratta di un etichetta ambientale di tipo II e attualmente è lo standard più diffuso in Italia quando si fa riferimento alle referenze di questa categoria. VeganOk è un attestazione e un azienda interamente ed esclusivamente gestita da vegani. Una realtà che è nata per agevolare la reperibilità del prodotto atto all alimentazione vegana. E oggi si contano oltre 10mila referenze, di quasi 400 aziende, certificate VeganOk, tra food e non food. Quella vegana, infatti, non è esclusivamente una scelta alimentare, ma più in generale etica, che va a coinvolgere tanti ambiti, dall abbigliamento alla cura della casa e della persona. Poi, quando le produzioni lo necessitano, è previsto l intervento di certificatori terzi, come nel caso del biologico. Più in generale, laddove si parla di VeganOk, occorre segnalare che il riferimento è anche a una verifica del comportamento etico dell azienda a 360 : dall ingredientistica alle politiche produttive, passando per l analisi dei materiali che compongono i packaging, nonché dei processi di realizzazione delle referenze. E agli occhi del consumatore, quanto conta oggi la certificazione VeganOk su un prodotto? Oggi, quella di possedere una certificazione vegan, ritengo sia una scelta di marketing precisa effettuata da parte delle aziende. Serve innanzitutto a dare visibilità, sotto una luce ben definita, a un prodotto. È un plus molto ben accolto in particolare dai consumatori non vegani, che grazie ad esso riescono a identificare in modo diretto una categoria non sempre facilmente identificabile o nota. Allo stesso tempo, tuttavia, occorre anche segnalare l altra faccia della medaglia Ovvero? Ci sono realtà produttive che preferiscono evitare la menzione vegan, sostituendola con altri claim: vedi, quello 100% vegetale. In questo caso si tratta di scelte spesso legate al posizionamento, in modo da evitare di vedere, in alcuni canali distributivi, i propri prodotti relegati in reparti poco trafficati. Sono tante, infatti, le insegne della Gdo che, oggi, tendono a isolare i prodotti vegani in un reparto, mentre ovviamente i produttori prediligono che siano collocati ed esposti nelle corsie generaliste. I NUMERI DEL MONDO VEGAN IN ITALIA ,6% La quota dei vegani sul totale della popolazione italiana 59% 41% Donne Uomini 16% 41% Gli italiani che seguono un regime alimentare particolare, vegetariano, vegano o marcrobiotico Anni Circa il 61% dei vegani è nato tra il 1971 e il % Rispetto per la vita. Amo gli animali, li considero amici: non torturo e non mangio un amico Gli italiani che consumano abitualmente gli alimenti a base di soia 54% I consumatori che nell ultimo anno hanno acquistato almeno una volta prodotti vegani 18% 6% 3% Ecologia. Amo la natura e cerco di vivere rispettandola. Paola Cane Fonte: Rapporto vegan Italia (Osservatorio VeganOk) PERCHÉ SI SCEGLIE VEGAN Salute. Le malattie mi fanno paura, desidero vivere a lungo e morire bene Etica. Voglio un mondo più equilibrato, più rispettoso e più coscienzioso. Fonte: Vegan Food Market Outlook (Mia Solution)

11 L INTERVISTA Parla Paola Cane, direttrice dell Osservatorio VeganOk. Che definisce i tratti di un segmento ancora poco conosciuto. Ma che vale oltre 700 milioni di euro. E che suscita l interesse dei grandi player dell alimentare. Sempre più. Spesso, come accennavamo anche prima, i prodotti vegan sono associati alla certificazione biologica: ma se guardiamo alle etichette di tante referenze, come sostituti della carne o dei latticini, ci troviamo innanzi a un elenco d ingredienti che sono tutt altro che salutari, vedi addensanti ed emulsionanti. Esiste oggi, a suo avviso, una problematica per i prodotti vegani legata al tema della qualità che non rimane al passo con le aspettative dei consumatori? È vero quel che dice, che non è necessariamente di qualità tutto ciò che è vegano. Lo è molto spesso, in quanto le referenze risultano anche bio e di conseguenza realizzate con materie prime di valore superiore rispetto a quelle convenzionali. Ma ci sono anche casi in cui questo non avviene, ed ecco che si riscontra una problematica d ingredientistica oltre che di palatabilità: il riferimento è, in particolare, ai sostituti della carne e dei latticini. Di fatto, assistiamo nel mercato vegano alla stessa evoluzione che ha caratterizzato gli ultimi 10 anni di quello del gluten free: è stato soltanto dopo la maturazione dei consumi, quindi solo dopo che l obiettivo funzionale era stato ormai raggiunto, che nel senza glutine è subentrato il tema gastronomico e quello del gusto. Questa dinamica si va sviluppando ora, e con tempistiche molto più rapide, nel segmento vegan. Un ambito in cui, all inizio, non c era la possibilità d investire in ricerca e sviluppo, ma che oggi sta lavorando davvero molto per recuperare tutta una tradizione alimentare mediterranea, rendendo vegani una serie di prodotti tipici che fanno parte del nostro bagaglio storico e culturale. Un ultima domanda sul presente e il futuro del segmento: quali le categorie di prodotto che sono oggi più influenzati da una richiesta di prodotti certificati vegan e quali i trend che si vanno imponendo in maniera più decisa? Sicuramente la categoria dei panificati e l ambito pasticceria stanno facendo registrare performance di assoluto interesse. Poi ci sono le zuppe di cereali e di legumi, per cui si segnala un forte apprezzamento da parte di un numero sempre maggiore di consumatori. Ma rilevanti sono anche i consumi di prodotti per la prima colazione, di salse e condimenti, oltre che dei classici sostituti della carne. Nel complesso, tutte le categorie crescono, anche quando facciamo riferimento a vere e proprie nicchie, come nel caso del vino. Ma ancora più importante è il fatto che aumenta il numero delle aziende e delle referenze certificate, segnale della volontà da parte del mondo produttivo di espandere la propria presenza e l impegno in questa categoria, che si configura evidentemente anche come un investimento proficuo da un punto di vista economico. Nei trend per il futuro e tra i prodotti su cui scommettere, segnalo quelli che oggi sono i grandi assenti: come i sostituti della carne privi di allergeni, quindi senza soia di glutine. Si tratta di casi rari e interessanti per un vasto pubblico, ma rispetto al cui sviluppo c è davvero ancora tanta strada da percorrere. Altri grandi assenti sono i dessert, fatta esclusione per yogurt e budini a base di soia: non c è ancora, ad esempio, una panna da montare vegana senza olio di palma. Infine, come trend a livello internazionale, ma che non ritengo troverà spazio in Italia, c è quello legato agli alimenti simili alla carne realizzati con emoglobina sintetica. I prodotti meat sounding sono quelle referenze che hanno denominazioni analoghe alla carne e che in cottura e nel piatto si comportano e configurano alla stessa maniera del prodotto vero. Di fatto, però, sono una creazione di laboratorio. Come anticipavo, però, non credo che questa tipologia arriverà sulle nostre tavole. E, anche qualora arrivasse, non ritengo potrà aver successo: per i consumatori vegani italiani, infatti, la connotazione salutistica e della naturalezza risulta ancora, e lo rimarrà sempre, il criterio fondamentale nel processo di scelta e d acquisto. Matteo Borrè 11

12 12 STOP AL Scriveremo SEMAFORO Sei multinazionali favorevoli all adozione, in tutta l Unione europea, dell etichetta a colori. Dure le reazioni nel nostro Paese, da sempre contrario a questa soluzione. Che penalizza il made in Italy, non informa il consumatore e promuove alimenti poco sani. Semaforo verde per Coca Cola e bibite gassate ricche di edulcoranti. Semaforo rosso, invece, per salumi, formaggi e altre prelibatezze made in Italy. E quello che potrebbe accadere se venisse estesa a tutta l Unione europea l etichetta a semaforo adottata in Gran Bretagna. Un sistema già contestato in passato da Bruxelles che mette in evidenza le quantità di calorie, grassi, zuccheri e sale presenti per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. Se questi ingredienti superano il livello di guardia scatta l altolà, segnalato appunto con uno o più bollini rossi sulla confezione. Delle altre proprietà nutrizionali non si dice nulla. Ora a sostenere questo meccanismo a dir poco semplicistico ci sono sei multinazionali: Coca Cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo e Unilever. Che il 9 marzo, hanno dichiarato il loro appoggio all etichetta a semaforo in un incontro della Piattaforma Ue per la dieta, l attività fisica e la salute. Un appoggio che nascerebbe dal timore di una soda tax o sugar tax in salsa europea, già in vigore in diversi paesi su scala internazionale, tra cui il Messico. Questo endorsement delle multinazionali, in Italia ha scatenato (e giustamente) una serie di reazioni. Scriveremo ancora nelle prossime ore alla Commissione Ue di intervenire per impedire la diffusione di un elemento così distorsivo del mercato, ha tuonato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che ha anche ricordato che lo scorso anno l Italia, insieme a 15 Paesi europei, lo aveva contrastato apertamente. Provoca danni economici e d immagine ai nostri prodotti, non porta alcun beneficio per i consumatori e non promuove uno stile alimentare equilibrato o una dieta sana, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi. Non è accettabile, ha concluso il titolare del dicastero, che prodotti di qualità Dop e Igp possano essere marchiati con semaforo rosso, così come succede con altri alimenti che fanno parte della dieta mediterranea, come il pesce e l olio d oliva, mentre bibite gassate senza zucchero ottengono il semaforo verde. Logicamente d accordo anche Federalimentare ed esponenti di rilievo del mondo produttivo. Tra questi Nicola Levoni, presidente di Assica, che ha dichiarato: Siamo convinti dell importanza dell informazione nutrizionale, quale strumento di conoscenza utile ai consumatori per comprendere il valore e il ruolo dei diversi prodotti nell ambito di una dieta equilibrata. L utilizzo del semaforo penalizzerebbe prodotti eccellenti della salumeria italiana su basi per niente condivisibili. Così com è, ossia schematica e fuorviante, la combinazione di colori dell etichetta a semaforo non piace a nessuno. Perché un conto sono le informazioni trasparenti e dettagliate per il consumatore. Differente è assumere un sistema che, oltre a informare, suggerisce anche cosa comprare e cosa no, cosa fa bene e cosa no. IL CODACONS PRONTO ALA BATTAGLIA LEGALE Ancor più se questo avviene in modo approssimativo, senza tener conto dello stile di vita, dell età, del metabolismo e delle quantità effettivamente consumate. Di fatto si tratta di un meccanismo che penalizzerebbe in maniera assurda prodotti come prosciutto crudo di Parma, grana padano, parmigiano reggiano e olio extravergine di oliva. Ma non solo. Più di un dubbio sull efficacia reale dell etichetta a semaforo l hanno chiaramente manifestata gli inglesi, che hanno già a che fare con il famigerato meccanismo: al punto che non l hanno ancora capito realmente. Almeno, così risulta da un sondaggio realizzato da YouGov per il Chartered institute of marketing e reso noto dal sito Agricolae. Oltremanica il 76% dice di averlo compreso. Peccato che il 67% sia convinto che i prodotti con tre bollini rossi vadano evitati totalmente. Il 37%, invece, sostiene che possa essere consumato un solo prodotto al giorno con un bollino rosso. E non finisce qui: più del 50% afferma che mangiando prodotti con bollini verdi si ha una buona dieta. Che vorrebbe dire limitarsi a mangiare pop corn e Coca Cola light, per esempio. Buttando all aria quel che dicono i più autorevoli nutrizionisti del pianeta. Secondo cui non esistono cibi buoni o cattivi, ma tutto sta nella quantità. Esistono, semmai, diete buone e cattive. E quelle buone prevedono anche formaggi, salumi, olio extravergine e molti altri cibi. Meglio ancora se made in Italy. Il Codacons è pronto alla battaglia legale contro il possibile arrivo dell etichetta a semaforo sugli alimenti, appoggiato da sei grandi multinazionali. Non esiteremo a presentare una miriade di esposti in procura per truffa se le aziende immetteranno in commercio prodotti alimentari con il semaforo in etichetta, spiega il Codacons in una nota. Si tratta infatti di una evidente minaccia per i consumatori, che sarebbero sviati e condizionati nelle loro scelte economiche dalle indicazioni fuorvianti fornite dai colori rosso, giallo e verde delle etichette apposte sulle confezioni, assolutamente inadatte a fornire informazioni esaustive circa le caratteristiche nutrizionali del bene in vendita. Non solo. Contro i marchi alimentari che applicheranno il semaforo, il Codacons lancerà una campagna di boicottaggio, spingendo i consumatori italiani a non acquistare i loro prodotti. RASSEGNA STAMPA Unanime il coro di no, in Italia MIPAAF Il ministro Maurizio Martina ancora alla Commissione Ue, chiedendo di intervenire per impedire la diffusione di un elemento così distorsivo del mercato. Ribadiremo con forza il nostro no a questo sistema a semaforo, che provoca danni economici e d immagine ai nostri prodotti, non porta alcun beneficio per i consumatori e non promuove uno stile alimentare equilibrato o una dieta sana, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi. Una previsione così semplicistica nella classificazione nutrizionale porta ad identificare molte eccellenze italiane come potenzialmente pregiudizievoli per la salute dei consumatori. Nel caso dei prodotti dolciari e delle bevande si rischia di spingere l industria verso un ricorso generalizzato a dolcificanti sintetici. Non è accettabile che prodotti di qualità Dop e Igp possano essere marchiati con semaforo rosso, così come succede con altri alimenti che fanno parte della dieta mediterranea, come il pesce e l olio d oliva, mentre bibite gassate senza zucchero ottengono il semaforo verde. FEDERALIMENTARE Luigi Scordamaglia, presidente Iniziativa gravemente lesiva del modello produttivo italiano che è basato su standard qualitativi elevati. A subire un danno dall adozione di questo sistema sarebbero non solo le Pmi ma anche le principali grandi aziende alimentari italiane, che hanno sempre contrastato insieme al nostro Governo il tentativo di promuovere sistemi semaforici o a colori che rappresentano un sistema di valutazione parziale e ingannevole per i consumatori e che diventa discriminatorio rispetto a prodotti di qualità ed eccellenza. L industria alimentare italiana, da sempre, è a favore della trasparenza e contraria a qualsiasi forma di proibizionismo legata un singolo nutriente di ogni alimento, l approccio all alimentazione, non ci stancheremo mai di dirlo, deve essere sistemico: non esistono cibi che fanno bene e cibi che fanno male in assoluto. E proseguendo il presidente di Federalimentare ricorda che un approccio di questo genere minerebbe molte delle nostre eccellenze alimentare avvantaggiando prodotti profondamente differenti, utilizzando strumentalmente la difesa del consumatore. Fino a quando l etichettatura a semaforo attribuirà un rosso (dissuasivo) ad eccellenze alimentare quali l olio extra vergine d oliva, formaggi di altissima qualità come il parmigiano reggiano ed i nostri salumi pregiati ed, al contrario, un colore verde (incentivante) a prodotti profondamente differenti premiati perché magari hanno un edulcorante di sintesi al posto dello zucchero o un microgrammo in meno di sale o grasso, questo sistema non potrà che essere contrastato dall Italia. Ecco perché Federalimentare resta a fianco del Governo e delle altre federazioni che rappresentano la quasi totalità delle imprese europee, contro il sistema del semaforo e a favore della trasparenza e della corretta informazione al consumatore.

13 CONFINDUSTRIA Lisa Ferrarini, vicepresidente per l Europa E paradossale che sei multinazionali che non rappresentano l industria europea, né tanto meno quella italiana, tentino di imporre in Europa un sistema talmente grossolano da penalizzare produzioni leader nella qualità a livello mondiale, come quelle italiane. Che si basano su standard qualitativi inarrivabili per la stragrande maggioranza dei produttori mondiali e sarebbero ingiustificatamente penalizzate. Le aziende alimentari italiane promuovono da sempre un approccio integrato ai problemi dell obesità e della salute, valorizzando al contempo le nostre specificità alimentari e tradizioni. Possiamo perciò solo ribadire la nostra netta contrarietà a qualsiasi forma di discriminazione legata a un singolo nutriente di un alimento. Questi sistemi hanno come unico obiettivo la massificazione e l appiattimento dei consumi alimentari a scapito dei prodotti della dieta mediterranea. Non posso pensare che venga dato zero in condotta ai nostri salumi, all olio extra vergine d oliva, ai formaggi di altissima qualità e dieci e lode a prodotti ripieni di edulcoranti di sintesi al posto dello zucchero o che contengono un grammo in meno di sale. Confindustria si opporrà fermamente all introduzione di questo sistema e chiede al Governo di dare immediato seguito alle dichiarazioni di ieri del ministro Martina per fermare un sistema smaccatamente ingannevole e offensivo, che considera il consumatore un soggetto che risponde acriticamente a segnali cromatici in etichetta, senza interrogarsi sulla correttezza del proprio stile di vita e sulla qualità intrinseca di ciò di cui si alimenta. ASSICA Nicola Levoni, presidente Siamo convinti dell importanza dell informazione nutrizionale, quale strumento di conoscenza utile ai consumatori per comprendere il valore e il ruolo dei diversi prodotti nell ambito di una dieta equilibrata. L utilizzo del semaforo penalizzerebbe prodotti eccellenti della salumeria italiana su basi per niente condivisibili. LA VICENDA IN PILLOLE 3 I colori utilizzati, quelli del semaforo: verde, giallo, rosso 6 Le multinazionali che appoggiano l etichetta a semaforo e hanno annunciato che introdurranno in ogni caso, volontariamente, l etichetta a semaforo su tutti i loro prodotti destinati al mercato europeo. Ecco l elenco: Coca-Cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo, Unilever. 100 I grammi o i millilitri su cui si basa il sistema di indicazioni nutrizionali introdotto su base volontaria dalla distribuzione inglese, che prevede tre colori in base alla presenza oltre il livello di guardia di grassi, grassi saturi, sale, zuccheri su 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. LA VIA FRANCESE: IL NUTRISCORE IL CASO PERCHÉ LE MULTINAZIONALI SONO PER IL SÌ? UN IPOTESI, MOLTO CONCRETA: LA NUOVA TASSA SULLE BIBITE ZUCCHERATE COCA-COLA LIGHT 18 pence (21 centesimi di euro) in più al litro per le bevande con concentrazione di zucchero superiore a cinque grammi per 100 ml e 24 pence (28 centesimi) per quelle con otto o più grammi ogni 100 ml. Esenti, invece, le bevande con una concentrazione di zuccheri di cinque grammi ogni 100 ml o inferiore. Sono questi i dettagli della tassa sulle bibite zuccherate che entrerà in vigore nel Regno Unito a partire dall aprile In seguito all entrata in vigore del provvedimento, una lattina standard di Coca Cola, che attualmente Oltremanica costa circa 70 pence (80 centesimi), aumenterà di circa 8 pence (quasi 10 centesimi). Non stupisce, con il senno di poi, che il colosso Usa del beverage sia oggi impegnatissimo nel rilanciare il proprio brand attraverso nuove formulazioni con zero zuccheri e zero calorie. E non stupisce neanche l improvvisa decisione della multinazionale di approvare il sistema inglese dei semafori in etichetta. Anche in considerazione della tipologia dei loro prodotti, che consentono facilmente di intervenire con edulcoranti e dolcificanti sintetici per ottenere il bollino verde, a tutto discapito ovviamente della corretta informazione e della salubrità dei cibi etichettati come buoni. COME VERREBBE UTILIZZATO IL SEMAFORO PARMIGIANO REGGIANO PROSCIUTTO DI PARMA La Francia, dopo una sperimentazione durata circa sei mesi, ha scelto un modello di etichetta a semaforo: il Nutriscore. Dovrebbe arrivare entro aprile il decreto che renderà operativo il nuovo sistema di etichettatura, sempre su base volontaria in attesa che la Ue prenda una decisione definitiva a livello comunitario. Il modello francese valuta l apporto nutrizionale dell alimento nel suo complesso e non i singoli ingredienti come quello inglese, che sarà adottato comunque, in maniera autonoma, da Coca-Cola, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo e Unilever. L etichetta Nutriscore utilizza cinque colori (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancione e rosso) cui vengono associate cinque lettere (dalla A alla E) corrispondenti a cinque categorie di punteggio, calcolate sulla base del contenuto di calorie, zuccheri, grassi saturi e sale per 100 grammi di prodotto. Il giudizio si basa sull insieme dei principali ingredienti, che non vengono indicati singolarmente. La lettera A, associata al colore verde scuro, indica la valutazione migliore, mentre la lettera E, abbinata al colore rosso, la peggiore. La proposta francese non risolve comunque alcuni problemi, poiché non tiene conto della dieta nel suo complesso e finisce per bollare rosso un alimento molto sano e ricco di grassi buoni : l olio extra vergine di oliva. BEUC (Associazione europea consumatori) Rifiutiamo una combinazione di colori che utilizza una porzione come riferimento Accogliamo con favore l annuncio delle multinazionali dell alimentare di voler sviluppare un etichettatura nutrizionale a semaforo, ma deploriamo il modo in cui i produttori vogliono definire i colori che riflettono il valore nutrizionale degli alimenti. Rifiutiamo una combinazione di colori che utilizza la porzione come riferimento perché renderebbe non solo più difficile per i consumatori confrontare le etichette degli alimenti e capire quale prodotto è l opzione più sana, ma potrebbe addirittura trarre in inganno. E FUORI DALL ITALIA? FOOD DRINK EUROPE (Associazione dei produttori) I codici colore sono fuorvianti e fonte di confusione Valuteremo i dettagli della proposta. Riconosciamo che l iniziativa si basa sul sistema delle porzioni di riferimento, che Food Drink Europe ha sviluppato per aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli, ma Food Drink Europe e la maggioranza dei suoi membri non sono a favore dei codici cromatici in quanto potenzialmente fuorvianti e fonte di confusione. 13

14 VI SPIEGO CHI È, VERAMENTE, DONALD TRUMP 14 IL COMMENTO PERCHÉ TRUMP? Trump c interessa. Eccome se c interessa. L elezione del tycoon al vertice dell amministrazione Usa ha portato una ventata di novità (o di restaurazione) nell economia americana. Travolgendo qualsiasi pronostico, Donald Trump ha conquistato la gente con un mix di pragmatismo e nazionalismo. Chiusa la tornata elettorale, oggi si tratta di capire in quale direzione intende portare il suo paese. Per questo abbiamo chiesto un parere a Mattia Ferraresi, uno fra i pochi giornalisti che hanno saputo leggere il fenomeno Trump senza gli occhiali dell ideologia. Parliamoci chiaro: i corrispondenti dei vari quotidiani nazionali non hanno capito nulla delle elezioni americane. Sino all ultimo hanno fatto il tifo per l evanescente Hillary Clinton scommettendo in una sua vittoria eclatante. Dalla loro turris eburnea hanno pontificato e continuano a pontificare sulla scorta di giudizi e definizioni lontane dalla realtà. Tutta gente che, dopo il successo di Trump, avrebbe dovuto fare le valigie, licenziata in tronco. Invece sono lì a raccontarci un America che non c è. Mattia Ferraresi, invece, legge la realtà avendo come punto di riferimento i dati oggettivi che vanno emergendo negli Usa. Per questo c interessa un suo giudizio. Capire Trump significa capire l America con i suoi nuovi vecchi miti. Soprattutto con la sua voglia di recuperare valori dimenticati durante l epopea Obama. Valori concreti, lontani dal modello liquido portato avanti dalle aziende della Silicon Valley. Che, guarda caso, sono fra le più ostili al nuovo modello economico portato avanti dall ex magnate. E ancora, c interessa capire Trump in quanto gli Stati Uniti sono il secondo paese per le esportazioni di alimentari e bevande italiane. N el 2016, hanno raggiunto un valore di quasi 4 miliardi di euro, con un incremento del 70% dal Basta e avanza. Angelo Frigerio Mattia Ferraresi, giornalista, vive a New York ed è il corrispondente del quotidiano Il Foglio dal Suoi articoli sono apparsi su Panorama, Rolling Stone, il Giornale e altre testate. È autore di La febbre di Trump. Un fenomeno americano (Marsilio), Politica americana. Una piccola introduzione (Luiss University Press), Se anche la terra trema (Itaca), Obama. L irresistibile ascesa di un illusione (con Martino Cervo, Rubbettino). Parliamo di Donald Trump e degli Stati Uniti, naturalmente. Ma anche di scenario economico internazionale, di rapporti bilaterali, di dazi e di come si evolveranno i rapporti tra Usa e resto del mondo. Cominciamo dall inizio. Da dove viene Donald Trump? Trump è un immobiliarista che riesce a sfondare nel settore, poi passa alle altre sue grandi passioni, che sono l intrattenimento e lo spettacolo. Dove fa cose più note, come il reality show The Apprentice, e altre meno note. Per esempio? Ha comprato il format di miss Universo ed era coinvolto nel wrestling, nei casinò e in altre attività collegate allo spettacolo. Lui, comunque, fa i soldi con il mattone e con l intrattenimento, e di questo bisogna tener conto nel tracciare la sua biografia. Perché sono due pilastri dello spirito americano. Ma per capire il fenomeno Trump bisogna partire dalla sua famiglia di origine. Questo emerge bene nel tuo libro, La febbre di Trump. Proviamo a spiegare. Ho raccontato quello che avevano fatto il nonno e il padre. Figure abbastanza diverse, che a loro modo incarnano lo spirito americano e fanno capire il primato del fare sull aspetto teorico. Entrambi avevano una certa furbizia pragmatica. In questo, il nonno di Trump è stato un maestro. Cioè? Ha fatto fortuna nel Klondike con la corsa all oro, ma non ha guadagnato con l oro, perché aveva capito che era un lavoro ad altissimo rischio e con tantissima competizione. Lui, invece, forniva i servizi ai minatori. Servizi di cui c era domanda, immagino. Esatto, come i ristoranti. Ma anche i bordelli. Il nonno di Trump, quindi, è stato abile a intercettare bisogni ed esigenze al momento giusto. A pensarci bene, è quello che fa Paperon de Paperoni, che vendeva i setacci ai cercatori d oro. Anche lui ha guadagnato con i servizi. E il padre di Trump? Vendeva case in una stagione molto favorevole, nel secondo dopoguerra, con forti investimenti pubblici nel settore immobiliare e in quello delle infrastrutture. Tutto senza metterci un soldo. Insomma, la famiglia Trump incarna una grande epopea americana, fondata sul mattone, sui beni materiali, e lontanissima da tutto ciò Mattia Ferraresi che è immateriale, come Wall Street e la speculazione finanziaria. Trump ha ripetuto spesso, con orgoglio,di non aver mai investito in borsa e non aver mai trafficato con prodotti finanziari complicati come i derivati. Quindi c è tutto un mondo immateriale che gli è ostile, e che lui guarda con distacco e disprezzo. Sono due mondi opposti, sia per una questione biografica che di orizzonte. Pensiamo alla Silicon Valley, ai colossi dell e-commerce, e più in generale al web: sono tutte realtà che puntano sulla rete, sull idea di mettere in connessione tutti e di rendere i confini più labili. Trump, essendo un nazionalista che ha l isolazionismo nel sangue, la pensa in maniera diametralmente opposta. Ma quali sono le ragioni dell elezione di Trump nel 2016? Direi che ci sono tre fattori. Il primo è quello socio-economico in senso stretto. Nonostante i dati dicano che l economia americana stia andando alla grande, non è proprio così: va a macchia di leopardo, ci sono molte sacche di disagio e stipendi stagnanti da quarant anni. Questa precarietà, ovviamente, favorisce chi, come Trump, offre protezione. Sul piano economico, questo vuol dire protezionismo, ma si declina anche sul piano della sicurezza nazionale. E i due aspetti vanno insieme: ci si protegge dall immigrato e dall altro, perché è un pericolo dal punto di vista sociale, ma è anche quello che ruba lavoro. Qual è il secondo fattore? È legato a una crisi esistenziale. Ovvero l incapacità di trovare un significato, che prescinde dalle ragioni economiche. Insomma, Trump non ha vinto solo per i voti dell America impoverita che spera vengano messi i dazi. C è un America a cui non basta più diventare classe media, con il suo lavoro ben remunerato, la villetta, il barbecue. Si è accorta che è una mediocrità fatta in gran parte di rapporti formali. Vedere un uomo di successo come Trump è stata indubbiamente una scossa. E la terza ragione? La grande disillusione a livello internazionale. In altri termini, dopo la fine della Guerra fredda e il crollo dell Urss, si è affermato il modello americano come vincente e definitivo su cosa sia la vita, l economia, la politica. Questo accade soprattutto con il secondo mandato dell amministrazione Clinton [ , ndr], che è anche il momento in cui la globalizzazione ingrana la marcia più alta. Poi arriva l 11 settembre. In questo scenario trionfalistico, è chiaro che l 11 settembre 2001 è stato un trauma gigantesco, aggravato dal collasso finanziario del Si è capito, così, che quel modello non era definitivo. Gli americani se ne sono accorti e hanno reagito, magari confusamente. Perché l elezione di Trump è anche il frutto di una reazione confusa che va oltre tutte queste ragioni. Credi che Hillary Clinton abbia perso in quanto candidato debole o in quanto rappresentante di un certo mondo? Premesso che non abbiamo controprove, secondo me la sconfitta è più dovuta a quello che incarna la Clinton. Certo, lei era debole, fredda e poco carismatica. Ma non è una sconfitta della persona. Ci sono ragioni più profonde. Hillary incarnava l idea da cui gli americani volevano disintossicarsi: un idea che li aveva illusi e in cui credevano. Da questa elezione mi sembra di capire che Trump non sia un anomalia, ma rappresenti una storia americana. È così, una storia magari rimasta sottotraccia negli ultimi anni, ma sempre presente. Certo è che l attuale presidente non è una scheggia impazzita o un errore del sistema. Comunque continua a essere considerato un corpo estraneo dagli analisti. Tuttora i media fanno fatica ad accettare la sua elezione. Tra giornalisti, analisti e intellettuali chiamati a collocarlo, è così. Rifiutano a priori che Trump sia inserito dentro la storia americana. Non c è stato nessuno sforzo per approfondirlo, e questo è accaduto anche tra gli intellettuali del Partito repubblicano e tra i conservatori. Perché? Vorrebbe dire ammettere che il nazionalismo e l isolazionismo sono nel dna degli Stati Uniti. Ammettere, per esempio, che la famiglia Kennedy era iscritta al comitato America First, che sosteneva una posizione isolazionista. E questo dimostra che l isolazionismo non era soltanto l opera di un pugno di collaborazionisti che simpatizzavano per Hitler. Tutti questi fatti sono stati poi rimossi dall idea liberale degli anni Cinquanta e Sessanta. Dopo l uscita dall accordo di libero scambio con i Paesi del Pacifico (Tpp) e il tramonto di un ipotetico accordo con

15 l Europa (Ttip), l America attuerà davvero il protezionismo? Io resto convinto che, tra le tante cose dette e annunciate, il protezionismo sia la più difficile da realizzare. Perché capisco la critica alla globalizzazione, l idea compra americano, assumi americani, riportare le fabbriche sul territorio e così via. Però c è un sistema di scambi, merci e competenze che non si può smantellare. Per esempio, imporre dazi alle merci messicane distruggerà l economia messicana e danneggerà quella americana. Il Messico avrà la disoccupazione alle stelle e un economia al collasso. Quindi diventerà un attore più problematico, con una spinta sulle frontiere ancora maggiore. Lo stesso discorso si può fare con la Cina. Il problema di Detroit e delle fabbriche di automobili riguarda un modo diverso di lavorare, che ha spazzato via un gran numero di operai. Il punto non è il costo della materia prima. Le origini del tycoon americano. Perché è stato eletto proprio in questo periodo. Il protezionismo, i rapporti con l Unione europea e con la Russia. Conversazione a tutto campo con Mattia Ferraresi, corrispondente da New York del quotidiano Il Foglio. Perciò non basta che Trump faccia aprire qualche stabilimento e dia incentivi. Una politica commerciale ragionata è un altra cosa. Diversa la questione dei rapporti bilaterali. Mi sembra uno scenario più realistico e mi sembra la direzione in cui vuole andare il presidente americano. Non stupisce che abbia tutto l interesse a indebolire l Unione europea come soggetto politico, che tra l altro sta già facendo di tutto per indebolirsi da sé. Questa ostilità si ricollega a quello che dicevamo sul mondo immateriale, del tutto estraneo a Trump. L Ue, con la sua logica sovranazionale, le sue élite e la sua burocrazia, è l anti-trump per eccellenza. È indubbio che lui privilegi i rapporti con i singoli Stati. Come la Russia di Putin. Sì, anche se il rapporto con Putin resta SCENARI un incognita. Certo, Trump vuole avere la Russia come partner, ha capito che è una potenza regionale con grandi possibilità di sviluppo economico e commerciale. Trump e Putin hanno in comune il nazionalismo e il particolarismo, ma non vedo nessun matrimonio già celebrato, anche se i media vogliono un po raccontarcela così. Vedo solo un idea analoga di cos è la conduzione di uno Stato. Sulle sanzioni alla Russia si sta muovendo qualcosa? Qui negli Stati Uniti c è un grande movimento di business e di gruppi industriali per la rimozione delle sanzioni. Ma in Trump domina un disinteresse per quello che accade all estero. Il suo ideale è un mondo di rapporti bilaterali, per mantenere gli equilibri, ma senza grandi progetti sul futuro. Federico Robbe Di seguito alcuni dati che spiegano, in maniera eloquente, il successo di Donald Trump. Che ha fatto leva sull insoddisfazione dell elettorato nei confronti della new economy. DETROIT 1990 (General Motors, Ford, Chrysler) 1,2 milioni 137mila IL LIBRO LA FEBBRE DI TRUMP. Un fenomeno americano (Marsilio 2016) Fatturato 37 miliardi di dollari Occupati SILICON VALLEY 2015 (Amazon, Google, Facebook ) Fatturato 1000 miliardi di dollari Occupati 15

16 TAROCCO NAPOLETANO L ex direttore del Sole 24 Ore si autosospende, dopo l iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Milano, insieme con l ex Ad Donatella Treu e l ex presidente Benito Benedini. L ipotesi di reato: false comunicazioni sociali, in merito al numero delle copie digitali multiple indicate dalla società. Intanto i conti del quotidiano continuano a peggiorare. GRANDE ESCLUSIVA A cura di Riccardo Colletti 16 IL COMMENTO LE REGOLE, IL RISPETTO, LA DECENZA Dopo i primi articoli che sulle nostre testate abbiamo riservato alla drammatica situazione che sta interessando Il Sole 24 Ore, molti operatori del settore che ho incontrato mi hanno chiesto: perché lo fate? Perché ne parlate? Le ragioni sono semplici e sostanzialmente tre. La prima: alle scuole di giornalismo insegnano (e giustamente) che il ruolo primario dell informazione libera è quello di essere il cane da guardia della democrazia. Ebbene: così come i giornali si occupano di scandali (veri o presunti) che riguardano tanti ambiti, dalla politica allo sport, con altrettanta serenità devono accettare di occuparsi anche delle beghe della propria cittadella. Dunque, anche dei problemi che affliggono il proprio settore. La seconda: il direttore Roberto Napoletano (sfiduciato e ora autosospesosi dal servizio senza remunerazione) in più di una circostanza (ricordate quel titolone del novembre 2011, FATE PRESTO?) non ha mai perso occasione per cantare la sua messa, spiegando a tutti (governanti in testa) che cosa si doveva fare in nome della trasparenza, della sana gestione, degli interessi del Paese. Beh, viste le performance negative del giornale che ha diretto, parlo delle vendite in calo continuo e senza freni, forse aveva ragione il Sommo Poeta con il suo: il più bel tacer non fu mai scritto. La terza: Il Sole 24 Ore, testata seria e gloriosa, un giorno sì e l altro pure si fregia di realizzare guide, prontuari, libelli e prodotti destinati a noi poveri consumatori. Fornendo (ma che carini ) idee e supporti per gestire al meglio il nostro risparmio. Ecco, che tali suggestioni arrivino da un quotidiano che ha collezionato 50 milioni di perdite solo nei primi sei mesi del 2016, diciamo che fa quanto meno rabbrividire. Intendiamoci. Nessuna generalizzazione. E poi, capita a tutti di sbagliare, ovviamente. Ci sta. In questi casi, ciascuno di noi è chiamato ad assumersi, per la parte che gli compete, la relativa responsabilità. Il punto non è questo. Qui si tratta per qualcuno, che si è eretto a censore, giudice, addirittura oracolo di riscoprire semplicemente un po (dico un po ) del necessario senso della misura e della decenza. Non dico, addirittura, del pudore P.S. La Procura di Milano sta indagando. Dunque, calma e gesso. La vicenda che scotta riguarda l ipotesi di false comunicazioni sociali. Ed è pesante. I processi si fanno (se c è materia) nei tribunali e per eventuali reati. Sulle colonne dei giornali si raccontano i fatti. Anche quelli apparentemente più coloriti, ma non per questo meno tristi. Passano le settimane e si alza il velo sullo scandalo che sta affliggendo e colpendo inesorabilmente il quotidiano economico e finanziario Il Sole 24 Ore. E le tinte dal color salmone virano sempre più in direzione di toni forti, indigesti, scurissimi. Più che un tramonto si comincia a parlare di eclissi. Non certamente per una testata che ha da poco celebrato i 150 anni di storia (maggio 2016, in pompa magna, al teatro alla Scala, ça va sans dire). Semmai si parla di eclissi di quello che dovrebbe essere uno stile, un sistema che appariva (o così veniva raccontato) virtuoso. Dopo l avvio delle indagini, lo scorso 11 ottobre 2016, in seguito a una serie di esposti presentati nei giorni scorsi sulla gestione e i bilanci del Sole - visto che i dati sulla semestrale 2016 al giugno scorso evidenziavano una perdita di 49,8 milioni di euro - la Procura di Milano ora ha impresso una pesante accelerazione. Gli indagati della Procura Il 10 marzo arriva la notifica che sono istruiti due filoni di indagine, con dieci persone iscritte nel registro degli indagati. Per il primo capitolo dell inchiesta nel mirino degli inquirenti figurano Benito Benedini (ex presidente del Sole 24 Ore), Donatella Treu (l ex amministratore delegato) e Roberto Napoletano (anch egli ormai ex direttore responsabile, in aspettativa dal 13 marzo) per l ipotesi di reato di false comunicazioni sociali, in merito al numero delle copie digitali multiple indicate dalla società. Altre sette persone sono indagate con l accusa di appropriazione indebita (circa tre milioni di euro) nel secondo filone dell indagine che riguarda invece il rapporto tra Il Sole 24 Ore e la società inglese Di Source Limited, incaricata di raccogliere e attivare abbonamenti alle copie digitali. Tra gli indagati ci sono l ex direttore dell area digitale del gruppo Sole 24 Ore, Stefano Giuseppe Quintarelli, attuale deputato, l ex direttore finanziario del gruppo dal 2011 al 2013, Massimo Arioli, e l ex direttore dell area vendite, Alberto Biella, insieme a Filippo Beltramini, responsabile della società inglese Fleet Street News, controllata al 100% da Di Source Ltd, Giovanni Paolo Quintarelli, imprenditore, e il commercialista Stefano Poretti. A fronte di questo, in data 10 marzo il nucleo valutario della Guardia di Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni, anche nella sede del quotidiano in via Monte Rosa a Milano. Apriti cielo! Giornalisti in trincea e sul piede di guerra, proclamazione dello sciopero a oltranza, richiesta di rimozione del direttore. In subbuglio i vertici di Confindustria, che è l azionista di riferimento della testata. Il consiglio di amministrazione straordinario, guidato dal presidente Giorgio Fossa viene convocato d urgenza: si mette una prima pezza. Roberto Napoletano si autosospende (al suo posto ad interim ritorna al timone Guido Gentili). Le indagini relative all ipotesi di reato di false comunicazioni sociali ruotano intorno alle copie digitali multiple dichiarate Sopra: riproduciamo le videate prese dal sito businessinsider.com relative alla scrittura privata per la buona uscita dell ex direttore Roberto Napoletano dal Sole 24 Ore nel marzo 2016 e che poi furono tolte dal conteggio realizzato da Ads. Secondo l ipotesi accusatoria, il numero delle copie sarebbe fittizio, con un pesantissimo impatto proprio sui bilanci del gruppo. In tal senso, si deve evidenziare che il Cda del Sole 24 Ore ha anche dato mandato all amministratore delegato, Franco Moscetti, di porre in essere le più opportune iniziative a tutela dell immagine e degli interessi della società. Ma nel frattempo si stanno susseguendo non poche rivelazioni che stanno alzando un altro polverone. Il documento segreto Al centro della vicenda ci è finito con tutti e due i piedi Roberto Napoletano, il faraone di Via Monte Rosa. Il sito Business Insider ha rivelato - con tanto di pubblicazione dei verbali di riunioni più o meno taciute o segrete - che l ex direttore del Sole 24 Ore aveva una scrittura privata che prevedeva robuste integrazioni al Tfr. Le clausole sarebbero scattate sia in caso di cessazione del rapporto da parte dell azienda senza giustificato motivo (36 mensilità per un totale lordo di circa 2 milioni e 250 mila euro) sia in caso di cambio degli assetti al vertice aziendale (24 mensilità per un milione e mezzo di euro). Quando, il 29 agosto 2016, l amministratore delegato di allora, Gabriele Del Torchio, veniva informato dell esistenza della scrittura privata e mentre il bilancio e i conti peggiorano di giorno in giorno, si dice che la sua decisione fu istantanea nell ispezionare le note spese del direttore. Arrivando a chiedere a Confindustria il suo licenziamento. Siamo sul finire di una lunga estate: la faccenda comincia a ingrandirsi, la situazione a precipitare. Si svelano i conti della semestrale dal profondo rosso (50 milioni di euro). Allora la redazione insorge, si chiedono le dimissioni del direttore e Confindustria temporeggia. Poi che fa? Non trova di meglio che rinnovare la fiducia a Napoletano. Sono ore pesanti e drammatiche, poiché a essere coinvolto è anche l ex presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che era a conoscenza della situazione, mentre alcuni carteggi fanno giri strani. Altri spariscono. Il turbillon di notizie che cominciava a circolare vedeva Roberto Napoletano

17 IL CASO rinunciare alla suddetta buona uscita. Un brodino. Niente di più. Infatti, tale rinuncia, se da un lato chiudeva sul nascere il contenzioso con l azienda, dall altro andava ad aprirne uno ancora più delicato con la Consob, l autorità che vigila sulla trasparenza delle operazioni di Borsa, per aver occultato al mercato un documento sensibile per le quotazioni del titolo. L esito dell indagine svolta dalla stessa Consob non è ancora noto. I dati cer ti sono altri. Il quotidiano vive settimane di sofferenza. Le vendite continuano a cedere il passo. Si vara un nuovo consiglio di amministrazione che, con la guida di Giorgio Fossa, è incaricato di mettere a punto il nuovo piano industriale. Nominato Franco Moscetti come amministratore delegato, a febbraio vengono delineati i contorni della piattaforma operativa. Che seppur in maniera velata fa capi- re che ci sarà da stringere la cinghia, mentre nessuno parla della necessità di ricapitalizzare la società editrice. I vizietti dell ex direttore Il quadro, al momento di andare in stampa, resta teso e maledettamente complicato. Ormai sono saltati tutti gli schemi: nei confronti dell ex direttore - che ha dichiarato di non essersi mai occupato degli aspetti gestionali, semmai di amare Il Sole 24 Ore e di avere dato la vita per esso - si sta aprendo il classico vaso di Pandora. E a ridosso della metà di marzo cominciano a circolare storielline e aneddoti non proprio esilaranti. Monica Setta su tiscali.it ha por tato alla luce i benefit che gli erano concessi: ben tre auto (una per il figlio) e due autisti. E mentre alla redazione venivano imposti tagli per fronteggiare la crisi - con abolizione di tutti i viaggi in aereo tra Milano e Roma, meglio usare il treno, Italo, per risparmiare - all ex direttore spettavano svariati ticket aerei. Si racconta, poi, di una scena clamorosa. Nel 2014, in Piazza Gae Aulenti, uno spazzino recuperava in un cestino molte copie di un libro fresco di stampa - intitolato Viaggio in Italia e scritto da Rober to Napoletano - e li restituiva nella libreria Feltrinelli pensando a uno sbaglio. Ma il cassiere, dopo averli ritirati, riconosceva sulla coper tina del libro il volto del nostro, ossia colui che aveva acquistato le copie per poi disfarsene. Rivelava il fatto al suo superiore che, confrontandosi con colleghi di altri negozi, scopriva che la scena era accaduta anche in altre zone della città. Ma il vero capolavoro lo svelano le segretarie di direzione del giornale. Ricordano quando, arrivato nel 2011, a pranzo ordinava bistecche al ristorante Ribot di Milano in zona San Siro, famoso per la carne. L ex direttore pretendeva che arrivassero calde nella sua stanza. Diversamente le rispediva al mittente. Ma ora a che punto siamo? A che punto è la notte? Nella sede di Via Monte Rosa si tiene botta. Ma sul piatto - oltre alla necessità di far recuperare dignità e credibilità alla testata - restano due questioni da dirimere: come andare avanti per gestire il presente, e soprattutto che cosa immaginare per il futuro. È noto che svariate frange di Confindustria non siano così entusiaste di avere tra le proprie fila il quotidiano e la sua correlata società editrice (incluse agenzia stampa e radio). E il silenzio delle ultime ore del presidente degli imprenditori italiani forse dice molto di più di tante dichiarazioni di prammatica. Un silenzio assordante. 17

18 Un Italia sempre più social 18 I principali trend e dati scaturiti dal Report Digital in Sono passati ormai 25 anni da quando Tim Berners-Lee ha reso il World Wide Web accessibile a tutti, e, in questo lasso di tempo, Internet è diventato una parte fondamentale nella nostra vita. Sia in quella professionale, sia in quella personale. Lo scenario cambia, o meglio evolve, senza soluzione di continuità. La diffusione dei social e dei device mobili ha ridisegnato il paradigma in maniera incessante, contribuendo a modificare in alcuni casi a stravolgere dinamiche e comportamenti. In proposito, lo studio denominato Digital in 2017 delinea indicatori di grande interesse. Il report è il risultato della collaborazione tra We Are Social - una socially-led creative agency nata nel 2008, che vanta oggi un team di oltre 600 specialisti che lavorano negli 11 uffici attivi, presenti in cinque continenti - e Hootsuite, e assume un importanza ancora maggiore rispetto al passato, visto che oggi più della metà della popolazione mondiale accede regolarmente a Internet. Digital in 2017 offre un punto di vista privilegiato sul modo in cui le persone accedono a Internet, e su come cambiano - anno dopo anno - i loro comportamenti online. Il report ci permette di analizzare e capire in che modo le persone fruiscono delle piattaforme e dei contenuti, in uno scenario che muta sempre più rapidamente. Crediamo che il nostro report annuale sia uno strumento efficace perché raccoglie una moltitudine di evidenze e di insight, sia a livello globale, sia in relazione ai singoli mercati: è anche grazie a questi dati che cerchiamo, ogni giorno, di anticipare i trend futuri, supportando i nostri clienti nello sviluppo dei loro business, e generando idee creative in grado di rispondere ai comportamenti delle persone, hanno commentato Gabriele Cucinella, Stefano Maggi e Ottavio Nava, managing director We Are Social Italia. Tra i numerosi contenuti dello studio ci sono una serie di spunti e valori utili per comprendere ancora meglio le implicazioni che gli strumenti digitali hanno sul business, e sulla società in generale. Ecco alcuni highlights: più della metà della popolazione mondiale usa uno smartphone, mentre quasi due terzi di essa possiede un telefono cellulare. E ancora: più della metà del traffico Internet è generato da mobile e oltre la metà delle connessioni mobile avviene oggi su banda larga. Infine, più di una persona su cinque nel mondo ha effettuato almeno un acquisto online negli ultimi 30 giorni. Il 2016 è stato un anno di straordinaria crescita nell utilizzo di Internet a livello globale, con un forte incremento di quasi tutti gli indicatori rispetto al I numeri parlano chiaro: 3,77 miliardi di utenti Internet, con una penetrazione del 50% sulla popolazione mondiale; 2,80 miliardi di utenti di social media, con una penetrazione del 37%; 2,56 miliardi di utenti social media da mobile previsti nel 2017, con una penetrazione del 34%; 1,61 miliardi di utenti di e-commerce previsti nel 2017, con una penetrazione del 22%. La rapidità della crescita di questi - e altri - indicatori è stata uno degli elementi centrali anche nel report dell anno scorso (Digital in 2016), ma, considerando che oggi la penetrazione di Internet ha superato il 50%, era lecito aspettarsi un rallentamento di questo trend. Invece è successo esattamente l opposto. Infatti, l utilizzo di Internet è cresciuto del 10%, +354 milioni rispetto al Non solo: gli utenti attivi sui social media sono aumentati del 21%, quelli unici da mobile sono cresciuti del 5%, (+222 milioni negli ultimi 12 mesi), mentre gli utenti di social media da mobile sono cresciuti del 30%, con +581 milioni nel Più di 2,8 miliardi di persone utilizzano canali social almeno una volta al mese, e la maggior parte di loro lo fa usando dispositivi mobile: Facebook continua a crescere, e si tratta di un dato molto interessante, visto che - ormai da 10 anni - è la piattaforma di gran lunga più usata (se consideriamo tutto il suo ecosistema - che include Instagram, WhatsApp e Messenger - l audience è costituita da 4,37 miliardi di persone). Un altro dato interessante riguarda il tempo speso sui canali social: GlobalWebIndex sottolinea che ogni utente spende - mediamente - 2 ore e 19 minuti usando piattaforme social ogni giorno. I numeri che riguardano i social media sono impressionanti, ma lo sono ancor più se legati all accesso a questi canali da dispositivi mobile: più di un terzo della popolazione mondiale accede a piattaforme social da mobile (2,5 miliardi di persone, +581 milioni rispetto a 12 mesi fa). Circa l 8% della popolazione mondiale ha iniziato a usare dispositivi mobile durante il 2016: questo significa un nuovo utente ogni 18 secondi (giusto per dare un idea, mentre leggevate questa frase, 100 persone hanno iniziato a usare un dispositivo mobile per accedere a canali social). E veniamo al contesto italiano. Su una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti, oltre 39 milioni utilizzano Internet e 31 milioni sono attivi sui social media, ovvero il 52% del totale. Di questi, 28 milioni accedono ai propri social preferiti tramite mobile (47% dell intera popolazione) evidenziando come questi strumenti siano sempre più parte integrante della quotidianità. L Italia denota inoltre un ampia frammentazione delle piattaforme social utilizzate, segnale di come le persone scelgano in modo molto flessibile il canale migliore per fruire e condividere contenuti a seconda delle proprie esigenze. Se Facebook e YouTube la fanno da padrone come social media, Instagram con il 28% dell utenza, evidenzia una fortissima crescita rispetto IL DIGITALE IN ITALIA UN ISTANTANEA DEGLI INDICATORI STATISTICI CHIAVE DELLA DIGITALIZZAZIONE IN ITALIA POPOLAZIONE TOTALE UTENTI INTERNET UTENTI ATTIVI SUI SOCIAL MEDIA UTENTI UNICI MOBILE UTENTI MOBILE ATTIVI SUI SOCIAL MILIONI MILIONI MILIONI MILIONI MILIONI URBANIZZAZIONE PENETRAZIONE PENETRAZIONE PENETRAZIONE PENETRAZIONE 69% 66% 52% 85% 47% Fonti: POPOLAZIONE: United Nations; U.S. Census Bureau; INTERNET: Internetworldstats; Itu; Internetlivestats; Cia World Factbook; Facebook; National Regulatory Authorities; SOCIAL MEDIA E MOBILE SOCIAL MEDIA: Facebook, Tencent; Vkontakte; Liveinternet.ru; Kakao; Niki Aghai; Cafebazaar.ir; Similarweb; Ding; estrapolazioni di dati Tns; MOBILE: Gsma Intelligence; estrapolazione di dati Emarketer e Ericsson. Comparazioni con il report di We Are Social Digital in CRESCITA DIGITALE ANNUA VARIAZIONE ANNO SU ANNO DEGLI INDICATORI STATISTICI (RISPETTO A GENNAIO 2016) UTENTI INTERNET UTENTI ATTIVI SUI SOCIAL MEDIA USO DEI SOCIAL MEDIA UTENTI UNICI MOBILE BASATO SUGLI UTENTI ATTIVI MENSILMENTE RIPORTATI DALLE PIATTAFORME SOCIAL PIÙ ATTIVE IN ITALIA NUMERO TOTALE DI UTENTI ATTIVI SU SOCIAL MEDIA UTENTI SOCIAL ATTIVI NUMERO TOTALE DEGLI UTENTI SOCIAL DA MOBILE UTENTI ATTIVI SUI SOCIAL MEDIA DA MOBILE +4% +11% +1% +17% DA GENNAIO 2016 DA GENNAIO 2016 DA GENNAIO 2016 DA GENNAIO MILIONI +3 MILIONI +570MILA +4 MILIONI Fonti: POPOLAZIONE: United Nations; U.S. Census Bureau; INTERNET: Internetworldstats; Itu; Internetlivestats; Cia World Factbook; Facebook; National Regulatory Authorities; SOCIAL MEDIA E MOBILE SOCIAL MEDIA: Facebook, Tencent; Vkontakte; Liveinternet.ru; Kakao; Niki Aghai; Cafebazaar.ir; Similarweb; Ding; estrapolazioni di dati Tns; MOBILE: Gsma Intelligence; estrapolazione di dati Emarketer e Ericsson. Comparazioni con il report di We Are Social Digital in UTENTI ATTIVI SUI SOCIAL DA MOBILE (PERCENTUALE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE TOTALE) 31 52% 28 47% MILIONI (PERCENTUALE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE TOTALE) al 2016, subito dietro alle principali app di messaging (WhatsApp e FB Messenger). Infine un altro dato interessante riguarda l età degli utenti, che si fa sempre più trasversale, rivelando come i social media non siano più soltanto un hot topic dei più giovani ma si siano trasformati in uno strumento di informazione e comunicazione alla portata di tutti. Riccardo Colletti MILIONI Fonti: Facebook, Tencent, Vkontakte, Liveinternet.ru; Kakao; Niki Aghai; Cafebazaar.ir; Similarweb; Ding; estrapolazioni di dati Tns. Dati di penetrazione basati sui dati della popolazione provenienti da Nazioni Unite e U.S. Census Bureau. Fonte: Hootsuite - We Are Social

19 SCENARI PIATTAFORME SOCIAL MEDIA PIÙ ATTIVE DATI BASATI SU SONDAGGIO. NEL DIAGRAMMA È RAPPRESENTATA L ATTIVITÀ DICHIARATA DAGLI UTENTI. YOUTUBE FACEBOOK WHATSAPP FB MESSENGER INSTAGRAM TWITTER GOOGLE+ LINKEDIN SKYPE PINTEREST TUMBLER SNAPCHAT Fonti: Globalwebindex, Q3 & Q4 2016, basata su un indagine tra utenti di anni Nota: i dati sono stati ricalcolati per mostrare la penetrazione nazionale totale. PROFILI DEGLI UTENTI FACEBOOK ANALISI DEGLI UTENTI FACEBOOK DEL PAESE PER ETÀ E GENERE, IN MILIONI. FEMMINE MASCHI % Fonte: dati estrapolati da Facebook, gennaio Note: La colonna totale della tabella mostra i valori originali, mentre i valori del grafico sono stati divisi per 1 milione. Le percentuali in tabella rappresentano la divisione per genere ed età del totale degli utenti nazionali di Facebook. La somma dei valori in tabella potrebbe non corrispondere esattamente al totale a causa dell arrotondamento dei dati. 19% 19% 25% 25% 28% 33% 48% 57% 55% 11% SOCIAL NETWORK 10% MESSENGER/CHAT APP/VOIP ETÀ TOT. FEMMINE MASCHI TOT ,000,000 1,130,000 5,530,000 7,030,000 6,720,000 5,820,000 3,130,000 1,810,000 48% 2% 8% 11% 11% 9% 5% 2% 52% 2% 9% 12% 11% 9% 5% 3% Fonte: Hootsuite - We Are Social Fonte: Hootsuite - We Are Social 19

20 Nasce Unione Italiana Food. Perché? Al via una nuova associazione di categoria. Raggrupperà Aidepi e Aiipa. Ovvero produttori di dolci, caffè, tè, miele e altro ancora. Un alternativa a Federalimentare? imprese di oltre 20 settori merceologici. Che danno lavoro a 65mila persone e sviluppano un fatturato di oltre 35 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di export. 800 brand che finiscono sulle tavole degli italiani e degli amanti del cibo made in Italy di tutto il mondo. Questi i numeri di Unione Italiana Food, la più grande associazione di settore per l alimentare in Europa, nata dalla collaborazione fra Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) e Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari). Presentata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Milano il 28 marzo. Scopo dell associazione è: Valorizzare e tutelare i prodotti simbolo dell alimentare italiano, vincere le nuove sfide del mercato globale, scrivere il futuro del cibo italiano nel mondo. Il presidente di Unione Italiana Food è Paolo Barilla (Barilla Spa) mentre la vicepresidenza è stata assegnata a Marco Lavazza (Luigi Lavazza Spa). Le aziende che fanno parte della nuova associazione sono grandi marchi e piccole medie imprese radicate sul territorio, che rappresentano tantissimi prodotti tra i quali anche tanti simboli delle eccellenze italiane: solo per citarne alcuni, caffè, pasta, cioccolato, gelati, prodotti da forno (e da ricorrenza come pandoro e panettone), confetteria e chewing gum, surgelati, sottoli e sottaceti, salse, sughi e condimenti, minestre, confetture e miele, alimenti per la prima l infanzia, integratori alimentari, ortofrutta fresca confezionata, nettari di frutta e ortaggi, te, infusi e tisane, spezie ed erbe aromatiche. Un panorama eterogeneo che spazia dalla tradizione all innovazione e risponde alle esigenze - piacere, benessere, praticità, accessibilità - che di volta in volta cerchiamo tra gli scaffali e i banchi frigo del supermercato. È con lo sguardo al consumatore globale contaminato dall italianità che l Unione Italiana Food avvia i propri lavori, unendo le forze delle due associazioni e aumentando l efficacia della rappresentanza delle rispettive categorie. Con l ulteriore vantaggio di garantire servizi migliori e più efficienti per le aziende associate, che potranno contare sull esperienza di una struttura ulteriormente allargata e specializzata nei settori di interesse. E rispondere così alle sfide del mercato globale. La creazione dell Unione Italiana Food è un traguardo storico, spiega il neo presidente Paolo Barilla. Uniamo le nostre forze nel pieno rispetto delle nostre diverse identità aziendali e merceologiche e sulla base di un comune sistema di valori. Questo ci permetterà di condividere competenze e fare passi in avanti su temi strategici per il nostro settore. Tra tutti l internazionalizzazione e la crescita dei nostri prodotti sui mercati di tutto il mondo, la sostenibilità, dove siamo in prima linea per risultati raggiunti e impegni presi, il miglioramento della valenza nutrizionale dei nostri prodotti e, infine, l informazione al consumatore moderno, che vuole sapere tutto di ciò che mangia. Gli fa eco Marco Lavazza, vicepresidente di Unione Italiana Food: I punti di forza dei prodotti italiani rappresentano un valore estremamente prezioso per il mercato globale, da sempre il nostro cibo è sinonimo di eccellenza per gusto, qualità e sicurezza, a cui si aggiunge la capacità di offrire al consumatore un approccio più sostenibile e innovativo. Una delle prerogative di Unione Italiana Food sarà il supporto alle aziende italiane nelle strategie di export, perché siano sempre più incisive e valorizzate all estero. È indispensabile fare squadra e che imprese e associazioni di categoria lavorino di concerto con le Istituzioni sui programmi di incentivi mirati, sugli accordi commerciali internazionali e sull attività di contrasto a fenomeni quali la contraffazione o l Italian Sounding. L industria alimentare italiana è un settore strategico che ha ancora ampi margini di crescita. Fanno parte della squadra del Consiglio di Presidenza: Cesare Ponti (Ponti Spa), Paolo Casoni (Perfetti Van Melle Italia Srl), Edo Milanesio (Ferrero Spa), Angelo Trocchia (Unilever Italia Srl). Margherita Bonalumi Un immagine della conferenza stampa di Unione Italiana Food. Da sinistra: Angelo Massaro, amministratore delegato Iri; Marco Lavazza, presidente Aiipa; Paolo Barilla, presidente Aidepi e Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista Eccellenze sempre più apprezzate anche fuori dai nostri confini, dove i prodotti degli associati di Unione Italiana Food rispondono alla crescente domanda di cibo italiano con un fatturato export pari a 1un terzo circa del totale Italia. Una ricerca internazionale Doxa/ Unione Italiana Food su consumatori europei prova a spiegare il perché di questo gradimento. Indagando il rapporto con il cibo degli italiani ma anche dei consumatori di Francia, Germania e Gran Bretagna Paesi che da soli assorbono oltre il 36% del nostro export alimentare lo studio rivela che abitudini alimentari e patrimonio di valori associati al cibo sono oggi molto più condivisi e omogenei nei vari Paesi di quanto pensiamo. Tutti o quasi - oltre il 90% degli italiani, ma anche di tedeschi, francesi e britannici - dichiarano di essere molto o abbastanza soddisfatti di ciò che mangiano e delle proprie abitudini alimentari. Tutti dedicano fatto 100 il totale riservato al cibo in tutti i suoi aspetti e risvolti quasi la stessa quantità di tempo nel fare la spesa (dal 20% dei francesi, al 27% di tedeschi e italiani, al 30% degli inglesi), e passano a tavola quasi lo stesso tempo (il 28% per italiani e francesi, 24% per i tedeschi e 21% per i britannici), vivendo il cibo come momento di convivialità e socializzazione. Sorprendentemente, noi italiani siamo però quelli che cucinano meno degli altri (solo il 34% del tempo, contro il 44% dei tedeschi, il 45% dei britannici e il L INDAGINE DOXA 47% dei francesi), ma siamo i più attenti all informazione su ciò che mangiamo, a leggere libri, esaminare etichette e cercare ricette e consigli in rete, a cui dedichiamo l 11% del tempo, contro il 4-5% registrato negli altri Paesi. Stesso approccio, stessi valori per un Europa che quando si tratta di cibo parla sempre di più la stessa lingua : interrogati sulle cose più importanti che ricercano nel cibo, gli europei mettono ai primi posti piacere e gusto, qualità, sicurezza e salute. Tutte caratteristiche che rispondano all identikit del cibo italiano. Sin qui i risultati. Sui quali non sono assolutamente d accordo. Che francesi, tedeschi e inglesi stiamo più di noi in cucina è una barzelletta. Ed è una statistica sconfessata dai dati di realtà. Ovvero dalla crescita esponenziale, soprattutto negli anni di crisi, di tutto ciò che era ed è preparato alimentare. Sto parlando di farine, prodotti per cucinare i dolci, pelati e prodotti freschi. Tutto quello che serve insomma per fare dei buoni piatti. Cosa che gli altri, con buona pace di tutti, non sanno fare, tranne lodevoli eccezioni. Esprimo dubbi anche sui dati relativi alla convivialità e alla socializzazione. Ma siete mai entrati in un ristorante tedesco o inglese? L arrivo di una comitiva di italiani si nota subito. Fanno casino in un luogo dove prima vigeva il più assoluto silenzio. Ma soprattutto parlano di cibo mentre stanno mangiando. E in questo, credetemi, siamo unici al mondo. Angelo Frigerio

21 L EVENTO IL COMMENTO di Angelo Frigerio Unione Italiana Food nasce all interno della grande riforma di Confindustria, che prevede fusioni e accorpamenti per migliorare e semplificare la vita dell associazione. Si tratta della cosiddetta riforma Pesenti, dal nome del suo ideatore, varata nel 2014 per consegnare al sistema: Una struttura più snella, più efficace, meno costosa. I protagonisti sono: Aidepi, nata nel 2010 dalla fusione di Aidi (industrie dolciarie) e Unipi (produttori di pasta), e Aiipa. Quest ultima è una realtà composita a cui aderiscono aziende che producono baby food, integratori, caffè, surgelati, prodotti vegetali, tè, spezie, patatine, miele e altro ancora. Circa 300 aziende che, unite alle 150 del comparto dolciario, costituiscono una massa critica importante e strategica. Nel corso della conferenza stampa sono stati spiegati: I compiti istituzionali e il peso che questo nuovo soggetto avrà nel panorama dell industria agroalimentare italiana. Ma, al di là delle frasi di circostanza, la domanda che ci si pone è: Ma dove vogliono arrivare questi?. Indubbiamente la strategia dell accorpamento che prevede, fra l altro, la fusione delle due associazioni in un percorso a medio termine tende a semplificare e ridurre i costi per le aziende associate. Alcune addirittura sono presenti in entrambe le associazioni e pagano doppio. Non solo: Unione Italiana Food intende contare di più e meglio sui tavoli strategici. Oggi appannaggio di altri settori, come quello delle carni e del caseario. La politica, sia italiana sia europea, sarà dunque nel mirino della neonata associazione al fine di portare avanti quelle istanze fino a oggi poco tenute in considerazione. E di questi giorni, tanto per fare un esempio, la polemica sul semaforo, ovvero il sistema di etichettatura nutrizionale dei cibi. Da una parte ci sono sei multinazionali, Mars, Mondelez, Nestlè, Unilever, Coca Cola e Pepsico, favorevoli all adozione, in tutta l Ue, del sistema a semaforo già presente nel Regno Unito e in Irlanda. Dall altra Federalimentare che, per bocca del suo presidente, Luigi Scordamaglia, si è detta nettamente contraria, sostenuta anche dal ministro dell Agricoltura Maurizio Martina, che ha dichiarato: Il sistema semaforo non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi. Ora, vorrà dire qualcosa che nella prossima Unione Italiana Food siano presenti e in prima linea le prime quattro multinazionali di cui sopra? A dire il vero su questo Marco Lavazza è stato chiaro: Qualità, gusto e piacere: questo è lo slogan riportato sotto il logo di Unione Italiana Food. Ed è esattamente quello che noi portiamo avanti e facciamo da tanti anni. Non si può slegare questo concetto dal piacere quotidiano del mangiare. Naturalmente c è gente che mangia per vivere o vive per mangiare, questa però è un altra questione. Quello che vogliamo è che sia posto l accento più su uno stile di vita completo e non sul singolo alimento. Decontestualizzando il singolo alimento otteniamo un informazione necessariamente sbagliata. Ed è quello che fa il sistema a semaforo. Sull adozione del quale la maggioranza di Unione Italiana Food non è d accordo. Sappiamo benissimo che non tutti gli associati sono di questo avviso. Ma siamo un associazione libera in cui si confrontano diverse posizioni per poi arrivare a una mediazione intelligente e costruttiva. Sicuramente occorre comunque trovare altri modi per consigliare il consumatore su uno stile si vita sano, corretto e piacevole. Ed è questa una sfida da vincere. In merito poi ai rapporti con Federalimentare, Paolo Barilla si è così espresso: Siamo in Federalimentare che aderisce a Confindustria. E la nascita di Unione Italiana Food s inserisce all interno di quel percorso virtuoso che si è attivato con la riforma Pesenti. Speriamo che altri seguano il nostro esempio. Sullo sfondo domina invece un altro interrogativo: quanto dura Ferrero in Aidepi? Il colosso di Alba (Cn) non ha digerito per nulla il dietrofront di Barilla sull olio di palma. E ha iniziato una battaglia commerciale contro la società di Parma con il lancio di Nutella Biscuits, un biscotto farcito di Nutella - attacco diretto e frontale ai Baiocchi (marchio Mulino Bianco) e ai Ringo (marchio Pavesi) - e delle brioches Ferrero, realizzate nel nuovo stabilimento di Melegatti a San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona. Uno scontro tutto sugli scaffali e sui mezzi di comunicazione. Che potrebbe avere anche delle conseguenze a livello associativo. 21

22 FOCUS ON 22 Lo stellone della discordia Presentato il bollino realizzato dal Poligrafico dello Stato per tutelare il made in Italy. Ideato dai ministri Calenda e Martina, dovrebbe privilegiare il luogo dell ultima trasformazione. Ma non tutti sono d accordo. E sul tema è polemica. Logo made in Italy: forse ci siamo. Tramite i ministri dello Sviluppo economico (Carlo Calenda) e delle Politiche agricole (Maurizio Martina), il governo sembra aver scelto la strada di valorizzare il luogo di trasformazione finale del prodotto e non il luogo d origine della materia prima. Tradotto: made in Italy non vuol dire che tutta la filiera debba essere italiana. Ma l etichetta da apporre, chiamata stellone dagli addetti ai lavori, se andrà in porto sarà riservata ai prodotti che condensino il meglio dell artigianalità e della creatività italiane. Poco importa se grano, latte, olive o suini vengono dall estero. Anche perché di materie prime non ne abbiamo abbastanza. Proprio per questo ci siamo guadagnati sul campo la fama di eccellenti trasformatori. La scelta di un bollino realizzato dal Poligrafico dello Stato per arginare le contraffazioni, però, è stata accolta in modo diverso. Il settore lattiero caseario e quello dei salumi sono soddisfatti. Con alcuni malumori tra i consorzi a causa di un paradosso: le indicazioni geografiche hanno già un italianità riconosciuta dal disciplinare e hanno il logo certificato, ma non potranno fregiarsi del nuovo stellone perché regolate dalle normative comunitarie in tema di Dop e Igp, che non prevedono questo tipo di etichettatura. E in un contesto in cui i consumatori leggono le etichette, ma sanno poco o nulla sulla differenza tra i vari simboli, è probabile che aggiungere altri loghi creerà solo confusione. A sostegno dell iniziativa c è il mondo della pasta, mentre i più critici sono i produttori nostrani di olio e vino. La raccolta di olive dell anno passato è calata drasticamente, tanto che la materia prima nazionale copre solo un quinto del fabbisogno del comparto. Ancor più sugli scudi il mondo del vino: teme di dover rottamare Doc e Docg, un sistema ben rodato da un cinquantennio. Ma è soprattutto Coldiretti a sparare a zero sulla proposta, definita addirittura un capolavoro di ipocrisia dal presidente Roberto Moncalvo. Del resto, accontentare tutti sembra impossibile. Su una cosa però i produttori sono d accordo: scongiurare gli aggravi burocratici e IL PROGETTO DEL POLIGRAFICO UN DIBATTITO INFINITO: COS È IL MADE IN ITALY? i costi. Perché alla fine si tratterà anche di questo. Le proposte di marchio presentate dall Istituto Poligrafico e zecca dello Stato non fanno ben sperare. Leggiamo su Repubblica, in un articolo pubblicato il 6 marzo, che al momento ci sono cinque prototipi, che concentrano tutta la nostra tecnologia e la nostra esperienza nella sicurezza, dicono i vertici del Poligrafico. Sarà. Intanto qualche dubbio sui costi sembra legittimo. Si va dalla carta adesiva filigranata con fibrille o con ologramma, fino all etichetta olografica (cioè sempre con ologramma), e alla card in policarbonato. Quella delle carte di credito, per intenderci. Per realizzare il tanto atteso stellone si potranno usare carta, stoffa e perfino ferro. E c è anche una vecchia conoscenza del settore come l ologramma. Un contrassegno di Stato che implicherà l acquisto di macchinari appositi. Già nel 2012, l ologramma era stato al centro di una lunga diatriba, nata, in quel caso, da un decreto che proponeva di marchiare i prodotti Dop e Igp. Alla fine, a seguito di pressioni di varia provenienza, la questione s era risolta in maniera morbida, con un emendamento che introduceva l etichettatura su base volontaria. Il motivo? In alcuni casi il costo dell etichetta sarebbe stato superiore al valore economico del prodotto. Se anche questa volta i costi lieviteranno, sembra difficile combattere il falso made in Italy affossando le imprese. E, in un settore articolato come l agroalimentare italiano, è altrettanto difficile pensare a un marchio che convinca tutti. Per la semplice ragione che ci sono produttori, filiere, strategie, territori e interessi diversi. Allora viene da chiedersi se la strada del logo sia quella giusta. Se basti appiccicare un marchio sulla confezione per tutelare e promuovere un prodotto all estero. Soprattutto, un logo che sembra più finalizzato a controlli e operazioni di polizia che a una tutela e promozione dei prodotti italiani. Forse, ai piani alti dei dicasteri, si può elaborare qualcos altro. Che magari tenga conto delle sfumature di un comparto, tutto sommato, in buona salute. Sarebbe un delitto complicargli la vita. Alice Realini Il logo per tutelare il Made in Italy è un marchio che, se adottato, sarà realizzato dal Poligrafico dello Stato. Attraverso un chip, lo stellone permetterà di registrare la provenienza del prodotto e le relative informazioni. Eventuali falsi saranno così facilmente rilevabili. Il progetto è a cura della strana coppia che già ha seguito la tormentata vicenda dell etichettatura del latte, cioè i ministri Maurizio Martina (Agricoltura) e Carlo Calenda (Sviluppo economico). Ad oggi, al settore sono stati presentati cinque prototipi, che vanno da quello in carta adesiva filigranata con fibrille, realizzato con inchiostri invisibili fluorescenti e codici stampati, all etichetta olografica tamper evident, passando per la card in policarbonato e altre carte olografiche con diverse varianti. Preoccupano, ovviamente, tutti i temi legati alla gestione, conservazione e tracciabilità di un bollo di Stato, come sembra essere a tutti gli effetti lo stellone. Oltre al tema dei costi e dell aggravio burocratico, a scatenare le polemiche, come prevedibile, è proprio la definizione di made in Italy. L orientamento generale del governo è indirizzato verso l utilizzo delle norme del codice doganale, cioè il made in. Secondo questo indirizzo, si terrà in considerazione solo il luogo dell ultima trasformazione significativa, e non l origine delle materie prime. Nettamente contraria, ovviamente, Coldiretti, che invece vorrebbe tutelare solo i prodotti realizzati con le non sufficienti materie prime italiane. Un niet che potrebbe far naufragare l intero progetto, perché diversamente sarebbe la prima decisione presa con la contrarietà del sindacato guidato da Roberto Moncalvo, che ha già ottenuto, in questa direzione, l etichettatura d origine per il latte e la richiesta per quella della pasta, presentata all Ue. SCUDO SULLE CONFEZIONI? I SÌ E I NO FAVOREVOLI ASSOLATTE E un progetto molto interessante. Certo qualche consorzio si lamenta e molti dei formaggi Dop e Igp hanno già un italianità riconosciuta. Ma è un percorso su cui si deve andare avanti. Massimo Forino, direttore AIDEPI Sosteniamo ogni iniziativa efficace del governo per affrontare il problema dell italian sounding e della contraffazione. Luigi Cristiano Laurienza, segretario ASSICA La proposta del governo ci piace. Se non altro perché va esattamente nella direzione che auspichiamo da tempo. L importante è che non diventi un aggravio di costi per chi, come noi forti esportatori, ne ha già tanti. Nicola Levoni, presidente CONTRARI FEDERVINI Abbiamo impiegato 50 anni a creare un sistema di valore serio e garantito fondato su Doc e Docg e solo quest ultime possono portare il simbolo dello Stato. Possiamo convertire il sistema, ma non rottamarlo. Prima di usare lo stellone per tutto il vino e cancellare mezzo secolo di storia chiediamo di pensarci due volte. Netto Ottavio Cagiano, presidente CONSORZI TUTELA DOP E IGP Se si devono spendere euro e lavoro per difendere le nostre eccellenze, noi lo faremmo in un altro modo: si dovrebbe ad esempio lavorare per fissare, nelle sedi internazionali, le regole per salvaguardarle. Sul Ceta, per dire, è stato fatto un buon lavoro. Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del parmigiano reggiano COLDIRETTI È il contrario di quello che chiedono i consumatori in Italia e all estero. La gente vuole prodotti fatti con materie prime e trasformazioni al 100% italiane. La prova? La polemica del New York Times sull olio italiano fatto con olive straniere che ha fatto tanti danni a tutto il sistema. Roberto Moncalvo, presidente ASSITOL Apprezziamo la proposta, ma andrebbe strutturata su più livelli. Altrimenti lascerebbe alla deriva oltre il 90% delle nostre esportazioni. Cristiano Zucchi, presidente

23 photo: Messe Düsseldorf/ctillmann FIERE & DINTORNI Aprile 2017 Düsseldorf, capitale del packaging photo: Messe Düsseldorf/ctillmann Appuntamento, dal 4 al 10 maggio, con l edizione 2017 di Interpack.Torna sotto i riflettori la grande rassegna internazionale dedicata all industria dell imballaggio e della componentistica. Il conto alla rovescia è cominciato. Tutto ormai è pronto. Alle spalle ci sono ben 55 anni di storia e tradizione. Ma a spiccare è un dato, ancor prima che si alzi il sipario. L edizione 2017 di Interpack la kermesse internazionale per l industria dell imballaggio e le relative industrie di trasformazione si annuncia come la più ricca. Per capirci, quella dei record, visto il numero di adesioni e di richieste da parte delle aziende espositrici. Si attendono oltre espositori, dislocati su una superficie espositiva di metri quadrati e articolata in 19 padiglioni, provenienti da circa 60 paesi diversi. E indubbiamente nutrita oltre che qualificata, come da copione, sarà la schiera delle aziende italiane che si presentano ai nastri di partenza di Interpack La grande manifestazione internazionale dedicata al settore dell imballaggio e della componentistica rappresenta senza om- bra di dubbio una piattaforma unica per le aziende che offrono prodotti e soluzioni in tecnologia di packaging e dei processi relativi, nonché apparecchiature di imballaggio e materiali per i vari segmenti di questo settore: alimentari, bevande, dolciumi e prodotti da forno, prodotti farmaceutici, cosmetici, prodotti di consumo non alimentare, e beni industriali. I prodotti e servizi presentati qui saranno integrati da diverse aree specialistiche, tematiche e logicamente scandite dalla parola chiave: innovazione. Non a caso, l edizione di quest anno focalizzerà l attenzione sul tema dell Industria 4.0, mettendo in luce soluzioni, processi e dinamiche con le quali il settore industriale nella sua accezione più ampia (Italia inclusa) si sta misurando e confrontando nel segno della sfida competitiva di qualità e proiettata al futuro. Ma non soltanto: una mostra speciale si terrà presso l Innovation Park, dove verranno esibite e racchiuse le idee di packaging e le soluzioni progettate per ridurre lo spreco di cibo e l incremento nella generazione di rifiuti. Durante il primo giorno della fiera, inoltre, andrà in scena il terzo convegno internazionale Save Food, che si tiene in collaborazione con l Organizzazione delle Nazioni Unite per l alimentazione e l agricoltura (Fao) e del Programma delle Nazioni Unite per l ambiente (Unep). Dopo il debutto con successo conseguito nel 2014, sulla ribalta di Interpack tornerà anche il mondo della componentistica. I visitatori lo potranno trovare in una posizione centrale all interno del quartiere fieristico, vale a dire nel padiglione 18. Qui, centinaia di aziende potranno mettere in passerella i componenti legati a macchine, azionamento, controllo, l elaborazione delle immagini industriali e movimentazione dei materiali. Riccardo Colletti 23

24 Seeds&Chips: in scena la food innovation PRIMO PIANO Il summit si svolgerà dall 8 all 11 maggio a Fiera Milano. Per rilanciare i grandi temi di Expo con speaker da tutto il mondo. La partnership con Tuttofood. Il ruolo strategico dell Italia. Parla Marco Gualtieri, ideatore e chairman dell evento. Marco Gualtieri 24 Una vetrina d eccezione interamente dedicata alla food innovation. Con workshop su tutti i passaggi della filiera agroalimentare, dal campo alla tavola. E con focus sulle tecnologie che stanno rivoluzionando il settore, sulla necessità di produrre cibo in maniera sostenibile, sull evoluzione irreversibile nei processi di acquisto, sul retail del futuro. Sono questi alcuni dei temi-chiave di Seeds&Chips, The Global Food Innovation Summit, evento ideato e curato da Marco Gualtieri, e giunto alla sua terza edizione. La kermesse andrà in scena a Milano dall 8 all 11 maggio 2017 (Fiera Milano Rho, pad. 8 e 12), in concomitanza con la Milano Food Week e con Tuttofood. All evento parteciperanno le migliori realtà internazionali nel settore food&agtech, Università, istituzioni, imprese, policy makers e start-up provenienti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti a Israele, dalla Francia all Italia. Fra gli speaker di questa edizione Giuseppe Sala, sindaco di Milano; Phil Hogan, commissario europeo per l agricoltura e lo sviluppo rurale; Sam Kass, ex chef della Casa Bianca e consigliere di Barack Obama. E proprio Obama, secondo voci ben informate, potrebbe essere presente all evento. Di tutto questo parliamo con Marco Gualtieri, ideatore e chairman di Seeds&Chips, nonché creatore, nel lontano 1997, di TicketOne, società leader in Italia per la vendita online di biglietti di eventi. Insomma, è un osservatore acuto e mai banale di tutto ciò che ruota attorno all innovazione. Come nasce l evento Seeds&Chips? Seeds&Chips nasce da una considerazione molto semplice: Expo è stata una grande opportunità a livello internazionale, sia per il posizionamento dell Italia, sia per i temi trattati. Ovvero l aumento della popolazione mondiale e il cambiamento del clima, la necessità di produrre cibo per tutti, e un cibo che sia sempre più sano. Quindi mi sono chiesto come poter valorizzare questi temi nel tempo, anche dopo la fine di Expo, a partire dalle opportunità che può offrire una città come Milano. Nel 2015, tra l altro, Seeds&Chips si è svolto prima di Expo, al MiCo (Milano Congressi) il 27 marzo. Avevo intuito, come accennavo, che Expo sarebbe stata una grande opportunità, e che i temi trattati sarebbero stati strategici. Così ho pensato ad un evento dedicato all innovazione nel settore agroalimentare ed enogastronomico in tutta la filiera: dal campo fino all arrivo del cibo sulla tavola dei consumatori. Ora siamo alla terza edizione, e vogliamo ribadire che, in questo settore, il mondo deve guardare all Italia. Una novità di quest anno è la partnership con Tuttofood e Fiera Milano. Come si è sviluppato l accordo? Siamo sempre stati convinti che non potevamo portare avanti da soli questo discorso sull Italia e sull innovazione nel settore agroalimentare. Un approccio che non mi pare molto diffuso, in Italia. Credo che le cose stiano così: troppo spesso ognuno va per la sua strada. Con il rischio di trasformare le eccellenze di questo Paese per esempio biodiversità e tipicità agroalimentare in un limite a livello internazionale. E quindi ci si fa la guerra tra città o tra fiere, ma in un mondo in cui già fanno fatica a capire dov è l Italia, questo non aiuta. Perciò, se vogliamo valorizzare il nostro Paese, dobbiamo fare sistema. Nel 2015 non è stato possibile perché ci siamo mossi in anticipo, e per l edizione successiva Tuttofood non c era, essendo una manifestazione biennale. Quest anno è venuto naturale guardare a loro; sarebbe stato da incoscienti e folli non lavorare insieme. Con questa partnership intendiamo richiamare buyer, media e addetti ai lavori da tutto il mondo. In quale delle tante innovazioni della filiera l Italia potrebbe offrire un valore aggiunto, da proporre anche all estero? Intanto una premessa: resto convinto che l Italia, in tutta la filiera agroalimentare, abbia le competenze per essere leader o per dare un significativo contributo. La risposta, che naturalmente è collegata alla premessa, si può declinare in tanti modi. Tra i vari spunti, direi l agricoltura di precisione e anche quella senza l utilizzo di suolo, ossia la coltivazione idroponica. Spieghiamo in cosa consiste. È la coltivazione di frutta e verdura senza l utilizzo di suolo. Si danno solo acqua e nutrimenti alle radici. Una tecnica che esiste già da molti anni ed è ampiamente utilizzata. In Olanda, per esempio, la coltivazione di ortofrutta avviene quasi totalmente in questo modo. Ed è una tecnica che ora si sta evolvendo grazie a una serie di innovazioni che la stanno migliorando molto. D altra parte, la coltivazione idroponica è essenziale per Paesi con temperature estreme, quindi assolutamente non adatti all attività agricola. Paesi che dovrebbero importare questi cibi, e invece ora possono produrseli. In più, a livello globale, si registra uno spostamento delle popolazioni dalle zone agricole a quelle urbanizzate. Di conseguenza, la popolazione è sempre più lontana dal luogo in cui il cibo viene coltivato. Quella idroponica, quindi, è una produzione sicuramente più sostenibile rispetto a molte altre, ed è adatta ai grandi cambiamenti che stanno accadendo a livello climatico e di urbanizzazione. Perché l Italia ha le competenze necessarie in questo campo? Apparentemente l Italia non avrebbe alcun interesse a farlo. Siamo un Paese con condizioni climatiche ottimali e terreno fertile, dove ogni seme piantato fa nascere qualcosa. Ma siamo anche un popolo specializzato nel saper fare, abbiamo tutte le competenze e le conoscenze che servono per mettere a punto applicazioni avveniristiche. Perché in questo tipo di applicazioni ci deve essere molta tecnologia e conoscenza della produzione agroalimentare, e poi c è un altra componente che mi pare ancora sottovalutata. Ovvero? Il design. Se si dovrà andare a produrre cibo anche nelle città, nei condomini e nelle case, evidentemente la componente funzionale ed estetica non sarà irrilevante. Un ambito su cui questo Paese ha molto da dire e da raccontare. E quale sarà il ruolo dell innovazione tecnologica in un settore strategico come il retail? Intanto, è fuori discussione che l ecommerce sia in continua crescita, mentre il negozio fisico pare in difficoltà. Ciò non vuol dire che scompariranno tutti i punti vendita, ovviamente. Ma certi spazi dovranno essere ripensati, tramite quella che viene definita esperienza di acquisto. E sarà proprio quell esperienza che consentirà al retailer di attirare e fidelizzare il cliente. Anche qui ritornano in gioco il gusto e l intelligenza dell Italia. E anche qui possiamo creare modelli che possono essere esportati. Ad ogni modo sono convinto che l integrazione tra negozio fisico e digitale sia un processo irreversibile. Possiamo fare degli esempi? I millennials, di cui si continua (giustamente) a parlare, comprano spesso online, ma noi dobbiamo accompagnarli in questo. Dobbiamo dare loro un esperienza che tenga conto di questa esigenza. Come stanno facendo i maggiori player del retail a livello mondiale, che hanno cambiato il layout e il modo di vendere i prodotti negli store e hanno introdotto software per l interazione tra cliente e retailer. Non solo. Alcune realtà all avanguardia offrono frutta e verdura presentate come un mercato tradizionale, con poco packaging e prodotti eccellenti. Anche questo fa parte del ripensamento dell esperienza d acquisto. A Seeds&Chips sarà presente Sam Kass, lo chef della Casa Bianca e consigliere di Barack Obama dal 2009 al Voci insistenti dicono che ci sarà anche l ex presidente americano. Ci può dire qualcosa in più? Al momento [20 marzo, ndr] posso dirvi che ci stiamo lavorando, la cosa è molto concreta e seria. Speriamo di poterlo annunciare a breve. Credo che sarà un altro elemento importante e un riconoscimento di quello che stiamo facendo a livello internazionale. Federico Robbe

25 DATI & STATISTICHE Aprile 2017 Stanno tutti bene Il mercato europeo dei prodotti di largo consumo rallenta. Ma continua a crescere. Buon segno. Certe performance le hanno viste i nostri padri, ha dichiarato Marco Lavazza. Noi, dopo la crisi, se vediamo dei dati con il più davanti, anche di poco, siamo solo contenti. Dice bene il vicepresidente di Unione Italiana Food. In una situazione di mercato, come quello europeo, fra le più complesse, segnalare un piccolo dato di crescita fa ben sperare. E quello che ci fornisce una ricerca Nielsen in merito al grocery in Europa. L andamento delle performance della Gdo nell ultimo trimestre del 2016 evidenzia infatti una crescita dei volumi di vendita dei prodotti di largo consumo (Fast Moving Consumer Goods, FMCG) dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del I prezzi dei prodotti di largo consumo confezionati - ovvero alimenti, bevande e articoli per l igiene personale - sono cresciuti dello 0,9% è il dato più alto rilevato nel 2016, ma ancora modesto rispetto al trend positivo del 2014 e del Le vendite dei prodotti di largo consumo hanno quindi portato un incremento del fatturato dei retailer del +1,8%. In Italia la crescita nominale registrata nel quarto trimestre 2016 è dell 1,6% (+0,2% rispetto allo stesso trimestre del 2015), composto, oltre che da un +2,1% nei volumi di beni venduti, da una diminuzione dei prezzi dei prodotti di largo consumo pari allo 0,5%.Tra i 21 Paesi in esame, la Turchia è quello con il maggiore aumento di fatturato dei retailer (+9,1% anno su anno valore triplicato durante il decennio), seguita da Polonia (+3,6%) e Spagna (+3,1%). Le contrazioni mpiù significative si sono verificate invece in Finlandia (-4,1%) e Grecia (-6,7%). Il tasso di crescita anno su anno delle vendite dei FMCG in Spagna è stato il più alto tra i cinque grandi mercati dell Europa occidentale, seguito da quello dell Italia (+1,6%) e della Francia (+0,8). Il Regno Unito (+0,7%) e la Germania (+ 0,3%) hanno avuto una crescita più modesta, che non riflette l andamento positivo dell occupazione nel primo e dell economia nella seconda. Anche il caso dell Italia è particolare, perché la crescita dei volumi di vendita e quindi degli incassi derivanti dai FMCG convive con un orientamento ancora molto forte al risparmio e con l abbandono dei grandi brand in favore della marca del distributore. Margherita Bonalumi TASSO DI CRESCITA DEI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO IN EUROPA PER PAESE 4 TRIMESTRE 2016 (VS. 2015) Svezia Finlandia Norvegia Danimarca Irlanda UK Polonia Germania Rep. Ceca Francia Svizzera Austria Ungheria Austria Italia Portogallo Spagna Bulgaria Grecia Turchia Cipro Tasso di crescita superiore alla media europea Tasso di crescita compreso tra lo 0 e la media europea Tasso di crescita inferiore allo 0 Nel 4 trimestre 2016, in Europa, la crescita unitaria a valore è stata dello 0,9% anno su anno Fonte: Nielsen 25

26 I giganti del retail: Walmart resta leader Indagine di Deloitte su 250 catene. Il podio è tutto a stelle e strisce. Amazon entra nella Top 10. Le italiane? Coop, Conad, Esselunga ed Eurospin. 26 Amazon entra nella Top 10 dei più grandi retailer mondiali. È questo il dato di maggior impatto della 20esima edizione della classifica delle prime 250 catene globali, stilata annualmente dalla società di consulenza Deloitte. Il colosso dell e-commerce raggiunge il decimo posto, con un fatturato di 79,3 miliardi di dollari (+13% rispetto all anno precedente, quando si trovava in dodicesima posizione). Bisogna precisare che il dato si riferisce all anno fiscale 2015, poiché il ranking è costruito in base ai risultati di fatturato tra luglio 2015 e giugno 2016, periodo che viene preso come riferimento dall indagine Global Powers of Retailing, effettuata da Deloitte Touche Tohmatsu in collaborazione con Media Stores. In questo intervallo di tempo il valore globale delle vendite dei primi 250 retailer al mondo ha raggiunto complessivamente i miliardi di dollari, in rialzo del 5,2% rispetto a quello di un anno prima. Confermato il podio della scorsa edizione della classifica: pur registrando un lieve calo, Walmart appare saldamente al primo posto con vendite per 482 miliardi di dollari, seguito dagli altri due colossi statunitensi Costco e The Kroger, rispettivamente in seconda e terza posizione, con 116 e 110 miliardi di dollari. In quarta posizione troviamo il primo retailer europeo in classifica: è il tedesco Schwarz, in rialzo dell 8%, seguito dalle catene Usa Walgreens e The Home Depot, che guadagnano posizioni. La britannica Tesco invece ne perde ben quattro, scendendo dal quinto al nono posto e registrando un calo di fatturato del 12,7%, dovuto a un periodo di trasformazione che l ha vista vendere diverse unità di business non-core, come per esempio il business Homeplus in Corea del Sud, ceduto lo scorso ottobre. Settimo e ottavo posto per Carrefour e Aldi che, pur perdendo entrambe una posizione rispetto all anno precedente, vedono crescere il fatturato. Per l insegna francese l incremento è del 3%, e per il retailer tedesco è dell 11%. Aldi, in particolare, è stato protagonista di un aggressiva espansione in Regno Unito, Australia e Stati Uniti. Ed entro l anno aprirà i primi store anche in Italia. Da segnalare l uscita dalla Top 10 di Metro Group, risultato dell accelerazione nel processo di trasformazione degli assetti della società. Dopo la vendita dei grandi magazzini Galeria Kaufhof alla statunitense Hudson s Bay Company, formalizzata nel settembre 2015, a marzo 2016 il gruppo ha annunciato la divisione in due società quotate separatamente, una incentrata sull elettronica di consumo, l altra su vendite all ingrosso e food. Come si legge nel report di Deloitte, i retailer del settore Fmcg (beni di largo consumo) continuano a dominare la Top 250 sia per numerosità di aziende (oltre metà del totale) sia per valore medio del fatturato di vendita, che si attesta attorno ai 22 miliardi di dollari, ovvero circa il 67% delle entrate 2015 per le Top 250. Crescono gli e-retailer Guardando la classifica dei primi 50 e- retailer, Amazon è saldamente al comando con un fatturato (79 miliardi di dollari), che è più del doppio di quello del secondo classificato, il cinese JD.com (27 miliardi). Apple, con 24 miliardi, è medaglia di bronzo, mentre una straordinaria crescita del 71% è stata messa a segno da Suning, gigante cinese degli elettrodomestici e dell elettronica che raggiunge la quinta posizione tra i colossi mondiali dell e-commerce (nell edizione precedente era decimo), mentre si attesta in 46esima posizione nella classifica globale dei retailer: per la catena guidata dall attuale proprietario dell Inter le vendite e-commerce rappresentano il 37% del totale e sono cresciute di ben il 95%, anche a seguito degli sforzi effettuati da Suning Commerce Group per espandere il proprio business e- commerce. Quarto posto tra gli e-retailer per il gigante statunitense Walmart, sebbene le vendite online del colosso americano valgano solo il 2,8% del fatturato complessivo. In ogni caso, va notato che il fatturato dei primi 10 e-retailer è cresciuto a doppia cifra, e che a guidare la classifica dei 50 retailer a crescita più rapida ci siano due operatori e-commerce: Vipshop e JD.com. Per sottolineare la dinamicità del comparto, Amazon è solo 21esima tra i retailer che crescono a più alta velocità, pur essendo il primo tra gli e-retailer. Integrazione tra negozio fisico e digitale Gli analisti di Deloitte evidenziano come continui a diminuire il numero dei retailer della Top 250 privi di un sito e-commerce, che nel 2015 è calato a sole 31 insegne. La rapida conversione all e-commerce, si legge nel report, sta trasformando il paesaggio del retail. Registrando una crescita delle vendite online, i retailer stanno razionalizzando la loro presenza fisica e intensificando le attività e-commerce. I formati degli store diventano più flessibili e i negozi brick and mortar acquisiscono un nuovo ruolo. Si va verso la riduzione di negozi fisici e verso la creazione di negozi di dimensioni contenute. Un esempio sono i nuovi store realizzati dalla catena statunitense di abbigliamento Target, che hanno una superficie inferiore a metri quadrati (mentre la superficie media dei suoi negozi è di oltre 13mila metri quadrati). In Cina, Suning Commerce Group ha siglato nel corso del 2015 un alleanza con un altro gigante della distribuzione cinese, Dalian Wanda Commercial Properties, tentando un integrazione tra e-commerce e negozi brick and mortar, attraverso un format di cloud store, in cui i consumatori possono vedere e toccare prodotti che poi possono essere ordinati online e consegnati a casa. Significativa anche la partnership con Alibaba, che ha portato Suning all apertura di un flagship store online sulla piattaforma Alibaba Tmall. E sempre tramite Alibaba, Aldi lancerà entro fine aprile la vendita online di prodotti made in Germany. Le catene italiane Nell anno chiuso al 30 giugno 2016, perdono posizioni i retailer italiani: la prima a comparire in classifica è Coop, che si attesta al 76esimo posto in classifica, mentre l anno precedente era 66esima, con vendite per 12,496 miliardi di dollari in diminuzione dello 0,2%. Conad si ferma al 77esimo posto contro la 69esima posizione di un anno prima, registrando vendite in crescita del 3,7% per 12,196 miliardi di dollari. Esselunga scivola in 125esima posizione, con 7,448 miliardi di dollari di fatturato, in leggera crescita. In controtendenza rispetto alle altre insegne italiane presenti, il gruppo discount Eurospin mette a segno un +9,2% anno su anno, e sale dal 214esimo al 188esimo posto. Le tendenze globali Sebbene l andamento dell economia globale non sia stato particolarmente entusiasmante, gli analisti di Deloitte rilevano come le più importanti catene retail abbiano registrato una buona crescita nell anno fiscale Circa i tre quarti delle catene presenti in classifica (192) hanno infatti incrementato il proprio fatturato retail, e il tasso composito di crescita globale è calcolato in circa il 5,2%. Diciannove delle prime 250 catene del mondo hanno superato i 50 miliardi di dollari di fatturato, mentre sono solo 67 i retailer in classifica ad aver messo a segno risultati inferiori a 5 miliardi di dollari. Se nel 2015 il livello di globalizzazione dei retailer rimane il medesimo dell anno precedente, due terzi dei retailer top 250 operano al di fuori dei confini del proprio Paese di origine: in media i retailer presenti in classifica operano in più di 10 Paesi e derivano circa un quarto del fatturato dalle operazioni derivanti nei Paesi esteri. Tra le tendenze che attraversano trasversalmente il retail mondiale, nel report si sottolinea che oggi i clienti definiscono sé stessi non tanto in base a quante cose possiedono, ma piuttosto in base a quanta cura dedicano alle loro vite, anche in termini di esperienze. Da non sottovalutare anche le logiche della cosiddetta following economy, articolata sui social media, così come la cosiddetta retailisation del mondo, per cui è diventato sempre più difficile definire con precisione che cos è un retailer e che cosa fa, in un contesto profondamente trasformato, per esempio dal movimento degli artigiani digitali, dalla sharing economy e una serie di altri fattori che hanno reso sempre più indefiniti i confini. Ulteriori trend emergenti individuati nel documento sono lo shopping on demand, a cui la distribuzione è chiamata ad andare incontro, e le cosiddette tecnologie esponenziali che, secondo Deloitte, stanno cambiando il modo in cui viviamo e in cui faremo acquisti nel prossimo futuro. Francesca Radaelli LE CATENE ITALIANE IN CLASSIFICA Coop Conad Esselunga Eurospin 76 POSTO (66 nel 2014) Vendite per 12,496 miliardi di dollari -0,2% rispetto all anno fiscale POSTO (69 nel 2014) Vendite per 12,196 miliardi di dollari +3,7% rispetto all anno fiscale POSTO (121 nel 2014) Vendite per 7,448 miliardi di dollari +2,8% rispetto all anno fiscale POSTO (214 nel 2014) Vendite per 4,805 miliardi di dollari +9,2% rispetto all anno fiscale 2014

27 PRIMO PIANO RIVENDITORI TOP Nome della società Paese di origine Wal-Mart Stores, Inc. Usa 482,130 Costco Wholesale Corporation Usa 116,199 The Kroger Co. Usa 109,830 Schwarz Unternehmens Treuhand KG Germania 94,448 Walgreens Boots Alliance Inc. Usa 89,631 The Home Depot Inc. Usa 88,519 Carrefour S.A. Francia 84,856 Aldi Einkauf GmbH & Co. ohg Germania 82,164 Tesco PLC Regno Unito 81,019 Amazon.com Inc. Usa 79,268 Fonte: Global Powers of Retailing 2016 Vendite al dettaglio 2015 (miliardi di dollari) (stima) 27

28 Emirati: nuovo paradiso del food In sensibile rialzo la spesa per alimenti e bevande nelle economie islamiche. Che ormai incide per il 17% sui consumi mondiali. Un business destinato a crescere nei prossimi anni. Anche in vista di Expo Dubai Il ruolo strategico delle economie islamiche nel settore agroalimentare è universalmente riconosciuto dalle aziende del comparto. Un attenzione destinata a crescere ulteriormente, nei prossimi anni, in vista di Expo Dubai Evento di carattere mondiale che porterà più di 25 milioni di visitatori nella megalopoli emiratina. Che si prepara a inaugurare, nel giro di tre anni, centinaia di nuove strutture alberghiere e ristoranti internazionali. Facile intuire, a fronte di questo massivo investimento in servizi e infrastrutture, che alimenti e bevande saranno tra i settori maggiormente interessati da questo processo di sviluppo. Che costituisce un occasione di business senza precedenti per le nostre aziende. L interesse per il settore agroalimentare, da parte dei consumatori di fede islamica provenienti dai Paesi del Golfo, da tutta l area mediorientale e del Sud-Est asiatico, è un trend in ascesa già da tempo. Sono infatti moltissime le aziende che hanno deciso di scommettere su questo business, anche mettendo a punto linee Halal dedicate. Come evidenzia l edizione 2016/2017 del State of the Global islamic economy report, il rapporto sullo Stato dell economia islamica globale pubblicato dal Dubai islamic economic development center (Diedc), nel 2015 i consumatori di fede Musulmana hanno speso, complessivamente, 1.17 trilioni di dollari in prodotti food & beverage. Equivalenti a circa il 17% della spesa globale complessiva nel comparto. Un dato in crescita del 3,4% sull anno precedente e che, interessante notare, mostra una crescita maggiore rispetto alla media globale (a +3,3%). Un risultato significativo, che vede i Musulmani posizionarsi prima di giganti come la Cina (854 miliardi di dollari), gli Stati Uniti (770 miliardi), il Giappone (380 miliardi) e l India (341 miliardi). Inoltre, in base alle previsioni elaborate dal report, questo valore è destinato a crescere ulteriormente a un tasso annuo composto (Cagr) del 9% fino a raggiungere il valore di 1.9 trilioni di dollari entro il Nel dettaglio, facendo una suddivisione della popolazione all interno delle principali economie islamiche, vediamo che nel 2015 la spesa maggiore per i prodotti food & beverage è stata realizzata in Indonesia (155 miliardi di dollari), Turchia (116 miliardi), Pakistan (106 miliardi), Egitto (78 miliardi), Bangladesh (69 miliardi), Iran (59 miliardi) e Arabia Saudita (48 miliardi). Parallelamente, sempre nel 2015, il valore del mercato dei prodotti alimentari e delle bevande certificati Halal si è attestato a 415 miliardi di dollari. Dato, quest ultimo, che tiene in considerazione sia i consumi effettuati da Musulmani sia quelli effettuati dai non Musulmani. Federica Bartesaghi Dimensione del mercato Quanto spendono in f&b le economie islamiche? (previsioni) Mld Le ec. islamiche incidono per il 16,6% sulla spesa globale in f&b Mld 18,3% della spesa globale Benchmark Quanto incidono le economie islamiche sulla spesa globale in f&b? 854 Mld Cina 771 Mld USA Fonte: The State of the Global Islamic Economy Report 2016/ Mld Giappone LA TOP TEN DELLE ECONOMIE ISLAMICHE PER IL SETTORE F&B Indonesia Turchia Pakistan Egitto Bangladesh Iran Arabia Saudita Nigeria Russia India Fonte: The State of the Global Islamic Economy Report 2016/17 OPPORTUNITÀ E SFIDE NEL SEGMENTO HALAL OPPORTUNITÀ Prodotti Halal - segmento salutistico 19% Altri 29% Prodotti Halal Bio13% B2B e retail e-commerce 13% Ingredienti Halal 16% Analisi effettuate nel rispetto dei dettami islimici (Halal) 11% SFIDE Mancanza di standard 23% Altri 31% Volume d affari generato dai prodotti f&b certificati Halal 341 Mld India 415 Mld nel Mld Russia (dato 2015, in Mld dollari) 154,9 dol. 115,5 dol. 106,3 dol. 77,5 dol. 68,5 dol. 59,0 dol. 47,9 dol. 41,2 dol. 37,0 dol. 34,8 dol. (dato 2015, in Mld dollari) Mancanza di brand Halal 18% Frodi nelle etichette Halal 17% Assenza di Pmi che hanno accesso agli shariah-compliance funds 12% Fonte: The State of the Global Islamic Economy Report 2016/17 LA DIMENSIONE DEL MERCATO ALIMENTARE HALAL Nel 2015, i consumatori di fede islamica hanno speso 1.17 trilioni di dollari in prodotti alimentari e bevande (equivalente al 17% circa della spesa globale). Si stima che la spesa dei consumatori di fede islamica in food & beverage raggiungerà gli 1.9 trilioni di dollari entro il Il mercato dei prodotti f&b certificati Halal ha raggiunto il valore di 415 miliardi di dollari nel Un business che include la spesa dei consumatori di fede non Musulmana.

29 SCENARI QUALI I PRODOTTI PIÙ IMPORTATI DAI MEMBRI DELL ORGANIZZAZIONE DELLA COOPERAZIONE ISLAMICA? 47,8% 18,9% 88 Mld Import 16 Mld Export Dal giorno dell inaugurazione, il 20 ottobre 2020, e quello di chiusura, il 10 aprile 2021, Expo Dubai si prepara ad accogliere 25 milioni di visitatori. Il 70% provenienti da Paesi extra-eau. Saranno più di 200 i partecipanti - tra nazioni, organizzazioni multilaterali, corporazioni e istituzioni - per una superficie complessiva di 4.38 chilometri quadrati, ubicata nel distretto Sud di Dubai, nei pressi dell aeroporto internazionale Al Maktoum. 33,3% Prodotti ortofrutticoli Prodotti di origine animale 35 Mld Import EXPO DUBAI 2020: È PARTITA LA MACCHINA ORGANIZZATIVA Prodotti trasformati 68 Mld Export 61 Mld Import 37 Mld Export Fonte: The State of the Global Islamic Economy Report 2016/17 QUALI PAESI HANNO SVILUPPATO UN HABITAT IDEALE PER I PRODOTTI F&B HALAL? Bahrain Qatar Arabia Saudita Somalia Brasile Pakistan Malesia Oman Emirati Arabi Uniti 2 Australia Key player selezionati Fornitori di carne BRF (Brasile) Cargill (USA) Allanasons (India) American Foods Group (USA) Maret (Turchia) Canali distributivi McDonalds (USA) Dagang Halal (Malesia) Zilzar (Malesia) Halaleat.com (UK) Halal Dining Club (UK) Produttori di ingredienti Aromco Ltd. (UK) Bidara Herba Niaga (Malesia) Normative Emirates Intnl. Accreditation Council Gcc Accreditation Council Pakistan Ntnl. Accreditation Council Jakim (Malesia) Muis (Singapore) *CRITERI (su un totale di 73 Paesi analizzati) 1. Commercio alimentare in rapporto alle dimensioni del Paese 2. Richieste di certificazioni 3. Attenzione dei media / organizzazione eventi 4. Indice dei prezzi Fonte: The State of the Global Islamic Economy Report 2016/17 29

30 L EVENTO Aprile 2017 Pitti Taste 2017: gusto, glamour e business A Firenze, dall 11 al 13 marzo, è andato in scena il salone del food di qualità. Che raggruppa una selezione delle migliori produzioni made in Italy. Buyer in aumento del 6%, per un totale di operatori da 50 paesi esteri. 30 Da sabato 11 a lunedì 13 marzo, la Stazione Leopolda di Firenze è stata nuovamente al centro della scena dell eccellenza del food made in Italy. Lo spazio espositivo fiorentino, infatti, harappresentato il principale dei palcoscenici su cui si è sviluppata la 12esima edizione di Pitti Taste, salone di Pitti Immagine dedicato al meglio del gusto e del lifestyle legato al cibo di qualità. Una kermesse che da sempre rappresenta un appuntamento per i professionisti della food culture internazionale, come l affollata manifestazione di quest anno ha nuovamente confermato. Nata dalla collaborazione di Pitti Immagine col gastronauta Davide Paolini, Pitti Taste ha fatto segnare anche nel 2017 numeri in crescita, sia a livello di aziende partecipanti sia in termini di spazi espositivi e visitatori. Le realtà a essersi date appuntamento a Firenze per l ormai tradizionale parata di alcune delle migliori produzioni da tutta Italia sono state oltre 380, per un +12% rispetto all edizione dell anno passato. Nel corso della tre giorni fiorentina del gusto, oltre i visitatori, tra cui buyer e operatori del settore da 50 paesi nel mondo. Una presenza significativa dell ambito trade, merito anche di un riuscito programma di promozione internazionale del salone, attraverso l invito di delegazioni estere, messo in atto grazie al supporto strategico di Mise e Agenzia Ice: oltre 50 gli operatori internazionali coinvolti, tra cui alcuni dei più importanti food store, boutique gourmet e media internazionali provenienti da ogni angolo del globo. Come sempre, massiccia l attenzione che stampa e televisioni nazionali e internazionali hanno riservato alla kermesse. A cui si aggiunge la straordinaria cornice di pubblico, che anche quest anno ha caratterizzato gli oltre 100 appuntamenti organizzati in città nel cartellone di FuoriDiTaste, evento nell evento e calendario off d iniziative firmate Taste, a Firenze, per tutti gli appassionati del food di qualità. Tra le novità dell edizione 2017 di Pitti Taste, da segnalare come a spiccare sia stata la nuova area nel piazzale Gae Aulenti, che ha ospitato il Taste Shop. In questa maniera, anche quest anno, Taste ha saputo rinnovarsi, proponendosi come un viaggio attraverso cibi, vini, oggetti e idee, alla scoperta delle molteplici dimensioni in cui oggi si esprime e si sperimenta il gusto. E al termine del percorso tra tradizione e innovazione, trend e lifestyle, attrezzature tecniche professionali e food & kitchen a concludere il cammino si trovava la concretezza di uno speciale spazio il Taste Shop, per l appunto con la possibilità di acquistare i prodotti in esposizione: oltre referenze a catalogo e un totale di più di pezzi venduti. Taste inventa nuove sfide a ogni edizione, spiega Agostino Poletto, vice-direttore generale di Pitti Immagine. Cresce però mantenendo ben dosati gli ingredienti della qualità e della selezione, fondamentali per la riuscita della sua ricetta. E i giudizi su questa edizione sono stati unanimi: a detta di tanti è stata una delle migliori di sempre, per la qualità delle aziende partecipanti e al tempo stesso degli operatori del settore intervenuti, tutti di altissimo profilo, pronti a scoprire novità e avviare contatti di business. LE AZIENDE Casa Del Dolce Finissimo Mandorlato Dal Forner Panificio Pasticceria Antica Torroneria Piemontese Bodrato Cioccolato Loison Molino Rossetto Guerzoni Tartuflanghe IL TASTE SHOP Pasticceria Fraccaro Barbero Cioccolato

31 DATI & MERCATI Snack e panificati negli Stati Uniti Un comparto in crescita. Che evolve secondo le preferenze dei consumatori. Va a gonfie vele il mercato snack and bakery negli Stati Uniti. Secondo Future Market Insights (Fmi), uno dei principali fornitori di dati e servizi di consulenza, il settore cresce del 2,9% l anno. Nel 2016, per il mercato dei prodotti da forno negli Usa, è stato stimato un valore di 32,3 miliardi di dollari. Il comparto degli snack nel Paese, invece, supererebbe gli 84,2 miliardi di dollari, con una crescita attesa (Cagr) del 3,4% per il periodo IndexBox, società leader nelle ricerche di mercato, ha dichiarato che nel 2016 il comparto è cresciuto del 3% su base annua, raggiungendo un valore complessivo di 71,4 miliardi di dollari, con una previsione di crescita costante anche nell immediato. I dati di IndexBox parlano di un mercato che, in linea con le previsioni, è destinato a espandersi a un tasso medio annuo di crescita del 2,5% fra il 2016 e il 2026, passando a 90 miliardi di dollari, con un incremento del 28% rispetto al dato del Gli snack guidano la crescita del settore La categoria degli snack, secondo quanto annunciato da IndexBox, sarà quella che, nel prossimo decennio, farà segnare la crescita più veloce nell intero comparto statunitense. Con un aumento del 2,6% l anno (da 35,1 miliardi di dollari a 45,5 miliardi). Inoltre, è prevista una crescita annua del 2,3% per il segmento dei prodotti da forno, che, se nel 2016 valeva 35,3 miliardi di dollari, nel 2016 potrebbe arrivare a 44,5 miliardi. Anche la società di ricerche inglese Mintel ha riferito che, nonostante aumenti l attenzione per gli aspetti salutistici, i dolci da forno sono cresciuti del 4,1% (Cagr) negli ultimi cinque anni, rispetto al +1,3% (Cagr) dei panificati. Sempre Mintel rileva che gli stessi consumatori stanno influenzando la categoria, spingendola al cambiamento. Ad esempio, i confini fra snack e pasto stanno diventando meno netti, visto che gli alimenti solitamente considerati come spuntino stanno sempre più sostituendo i pasti. Con una precisazione da farsi: IndexBox segnala che la futura crescita e lo sviluppo del comparto saranno sempre più trainati dagli snack salutistici. Un altra tendenza di rilievo è il controllo delle porzioni, che ha fatto nascere confezioni monoporzione, con una quantità determinata di calorie. Una dimostrazione del fatto che, nonostante il mercato globale sia sovraffollato, c è margine di crescita per le aziende che comprendono le preferenze dei consumatori, interpretandole con un offerta ad hoc. Panificati: bene prodotti freschi o etnici Anche il comparto dei panificati, nel mercato a stelle e strisce, evolve secondo le scelte dei consumatori. Che optano sempre più per il pane artigianale appena sfornato oppure per le varietà etniche, come le tortillas, al posto del pane confezionato. La diffusione di uno stile di vita sano e l aumento della consapevolezza dei consumatori in tema di salute hanno provocato una riduzione del consumo di prodotti a lunga conservazione. Ad esempio, Euromonitor ha segnalato, dal 2011, una brusca frenata delle vendite di pane lievitato confezionato. Categoria che, nel 2016, ha subito un calo a volume e valore dell 1%, con un fatturato totale di 11,3 miliardi di dollari americani per circa 2,7 milioni di tonnellate. Una flessione che secondo gli analisti di Euromonitor riflette la costante opinione negativa per gli alimenti trasformati, in favore di quelli più naturali, così come la crescente avversione degli americani per i carboidrati e il glutine. Nonostante solo una piccola percentuale soffra di celiachia, sono sempre di più gli americani che evitano il glutine, perché lo ritengono fondamentalmente dannoso, e i carboidrati, perché associati all assunzione di zucchero. Questo fenomeno ha portato all introduzione di prodotti senza glutine e con minori quantità di fruttosio, grassi e sodio, ma con una maggiore quantità di fibre. Secondo IndexBox i panifici si stanno riprendendo dopo un lungo periodo di recessione, che ha stimolato l aumento della domanda di prodotti da forno e di nuove referenze. Non a caso le panetterie ora vantano un offerta composta da una vasta gamma di farine e prodotti a base di grano, come pane, sandwich, croissant e bagel. Irene Galimberti 31

32 Aprile 2017 Ife 2017: bilancio di un successo Numeri sempre in crescita per l evento più importante, nel Regno Unito, dedicato al food & beverage. 30mila i buyer presenti. In fiera anche una nutrita presenza di aziende italiane. 65mila metri quadrati di spazio espositivo, 30mila buyer e oltre espositori, provenienti da 57 paesi del mondo. Sono i numeri con cui si è chiusa la 20esima edizione di Ife 2017, la fiera di Londra che rappresenta il più impor tante evento dedicato al settore agroalimentare del Regno Unito. Andata in scena dal 19 al 22 marzo presso il centro conferenze ExceL, la fiera, nei quattro giorni di durata della manifestazione, ha ospitato iniziative, incontri e workshop per confrontarsi con il mercato internazionale di operatori e visitatori, riuniti alla ricerca delle ultime tendenze del settore. La manifestazione fieristica ha ospitato anche altre due iniziative: Pro2Pac, unico evento del Regno Unito esclusivamente dedicato al packaging per il settore food & drink, e Waste-Works, incentrato sui temi di sostenibilità come le energie rinnovabili, la minimizzazione degli sprechi, lo stoccaggio dei rifiuti e molto altro. La prossima edizione di Ife, International food & drink event, si terrà nel 2019: l appuntamento, biennale, si differenzia dalle altre rassegne internazionali per tre aspetti principali, che nel corso degli anni ne hanno decretato il successo. Primo, la sua trasversalità rispetto al settore alimentare e a quello delle bevande. Secondo, la presenza in fiera di buyer e operatori provenienti da tutti i canali distributivi: dalla ristorazione al normal trade, dalla grande distribuzione ai grossisti, passando per gli impor tatori e i rappresentanti del compar to industriale. Terzo, e non meno impor tante, la contemporaneità e la compresenza dei tre eventi fieristici, diversi ma allo stesso tempo strettamente interconnessi. AIDA BIO L. ZAINI Noemi La Torre UNIBRANDS ITALIA VALLE FIORITA THE ITALIAN FOOD MAGAZINE FA IL TUTTO ESAURITO 32 Grande successo a Ife 2017 per The Italian Food Magazine. La testata del Gruppo Tespi, distribuita in fiera nei corner dedicati alla stampa internazionale e presso lo stand dell Istituto nazionale per il commercio estero (Ice), è tra le più consultate fra i giornali internazionali presenti, tanto che è andata letteralmente a ruba. The Italian Food Magazine si propone come vetrina product oriented attraverso cui le aziende italiane possono presentare i propri prodotti ai mercati esteri. Distribuita alle principali fiere nel mondo, grazie a un accordo con Ice viene inoltre rilanciata, in formato digitale, da tutti gli uffici dell Agenzia sparsi per il mondo agli importatori di prodotti italiani nelle rispettive aree di competenza.

33 ITALPIZZA FIERE & DINTORNI MAGLIO ARTE DOLCIARIA SAGI FIASCONARO GASTONE LAGO - ELLEDI Margherita Rocco e Martino Fiasconaro Francesco De Marco Antonio Saggese BONOMI SGAMBARO E MATILDE VICENZI SWEET CLUB Da sinistra: Paolo Bonomi e Alessandro Manzardo ASOLO LAURIERI MOLINO PASINI Andrea Furlan ITA-ICE Da sinistra: Valentina Gallina e Marica Simeoni Adriano Buono 33

34 L AZIENDA In alto: una foto degli anni 50 che ritrae il panificio nella località montana di Velo, in provincia di Verona. A sinistra: lo stabilimento di Forno Bonomi a Roverè Veronese, situato a 940 metri d altitudine, ai margini del Parco Naturale della Lessinia. Famiglia, territorio, tradizione Gli ingredienti del successo di Bonomi. Primo produttore al mondo di savoiardi. Che, nel 2016, ha stabilito un fatturato record. Con circa 46 milioni di euro, realizzati in 85 paesi. Da piccolo forno nella località montana di Velo, in provincia di Verona, fino a diventare il più grande produttore al mondo di savoiardi, oltre che una delle più importanti aziende dolciarie del territorio veronese. E la storia di Bonomi, che produce specialità tipiche della tradizione locale dal Un arte tramandata di generazione in generazione per oltre 160 anni, che nella sua evoluzione ha saputo coniugare gli antichi metodi produttivi ai più moderni impianti tecnologici. Famiglia, territorio e tradizione sono gli ingredienti segreti che hanno portato alla crescita della nostra realtà, spiega il direttore di produzione dell azienda, Renato Bonomi. Ingredienti chiaramente individuabili nella storia della società veronese. Famiglia: il capostipite Umberto Bonomi, ha sempre potuto contare sull aiuto dei tre figli e il business è cresciuto negli anni nelle mani dei discendenti. Nel 1970, Dario Bonomi avvia la produzione dolciaria e posa il primo mattone della nuova azienda, in cui entreranno anche i due fratelli. Territorio: l azienda ha mantenuto la propria sede sempre vicino al paese d origine, investendo sulla montagna e sulla sua comunità. Tradizione: la scelta di produrre specialità locali o italiane, secondo le ricette tipiche di un tempo. Una scelta, quest ultima, spesso criticata dal mercato, ricorda il direttore, che ci accusava di non essere in linea con i tempi. E invece, i numeri hanno dato ragione ai Bonomi, che hanno archiviato un 2016 con un record di fatturato, a 46 milioni di euro, di cui più della metà proveniente dall estero. Più precisamente da 85 paesi in tutti i continenti. Oltre a puntare sulla tradizione, l azienda investe non solo sul personale, impiegando oltre 150 addetti, ma anche sulla tecnologia. La continua crescita della domanda ha richiesto frequenti aggiornamenti dell impianto produttivo. Nel 2010, ad esempio, sono state integrate nel nuovo stabilimento due linee di produzione completamente automatizzate, che hanno reso Forno Bonomi il più grande produttore di savoiardi al mondo, con una capacità di circa 100 tonnellate al giorno. Ma non è finita qui. I due forni iniziali sono stati sostituiti con ben cinque moderni forni automatizzati e tutto il processo di confezionamento avviene grazie a robot super tecnologici. Inoltre, un laboratorio interno svolge attenti monitoraggi e analisi di tutti i passaggi della catena produttiva, dall ingresso delle materie prime fino al prodotto finito. Infine, di recente lo stabilimento, esteso su un area di circa 70mila metri quadrati, è stato ampliato con un nuovo sito produttivo e un terzo magazzino automatizzato. L attenzione per gli standard produttivi e per l alta qualità, ha fatto sì che Forno Bonomi potesse ottenere numerose certificazioni: Iso 9001:2008, Ifs, Brc, Fda, Haccp. Mentre l intento di raggiungere un bacino sempre più ampio di consumatori ha spinto l azienda a certificarsi anche Halal, Kosher, Usda e Nop (National Organic Program). Vale la pena, dunque, conoscere nel dettaglio la vasta offerta di Forno Bonomi, composta non solo dai savoiardi, ma anche da sfogliatine, frollini, amaretti e basi per dolci, in diversi formati e varianti. Oltre a una selezione di prodotti biologici. I PRODOTTI Amaretti Mini Amorelli Mini sfoglie zuccherate Sfogliatine glassate Sfogliatine zuccherate Frollini fiori Frollini quadri Savoiardi Savoiardi bigusto BiHappy Basi Millefoglie Tortafrolla Pan di Spagna Frolle al burro Fingers Frolle al burro Round LE REFERENZE BIOLOGICHE La produzione biologica di Bonomi, attualmente, comprende tre referenze in confezioni da 200 grammi. 34 Savoiardo biologico: la ricetta classica realizzata interamente con ingredienti da agricoltura biologica. Savoiardi con farro biologici: con uova e farina di farro proveniente da agricoltura biologica. Kids Savò Bio: savoiardi pensati per i più piccoli, fatti con ingredienti da agricoltura biologica e senza copertura di zucchero.

35 FOCUS ON Il retail di domani Decisiva l integrazione tra canale fisico e digitale. Attraverso software flessibili in grado di elaborare i dati sugli acquisti. Evitando ordini inutili e mancate vendite. Parla Alexandra Frith, customer engagement di Rp International. In un settore in continua trasformazione come il retail, il management è un fattore cruciale. Tra le realtà più dinamiche nel cercare soluzioni innovative, c è sicuramente Retail Pro International (RPI), leader mondiale per il retail management software. Il quartier generale dell azienda è a Folsom, in California. I clienti sono oltre 9mila e i punti vendita serviti sono 200mila, distribuiti in 127 Paesi. Da 25 anni RPI aiuta i retailer a ottimizzare l operatività del business, permettendo loro di coinvolgere i clienti. RPI è una piattaforma usata da retailer presenti in tutto il mondo. Ad oggi non opera nel settore food, fanno sapere dall azienda, ma in futuro potrebbero esserci sviluppi. Come ottimizzare i risultati di un punto vendita Mentre crescono in doppia cifra le vendite online, il canale fisico resta decisivo. Alexandra Frith, Customer Engagement di Retail Pro International, spiega le tre aree tecnologiche su cui focalizzarsi per ottimizzare i risultati nello store fisico: Innanzitutto i beacon, trasmettitori radio che sfruttano la tecnologia bluetooth e che offrono informazioni sul comportamento d acquisto. Integrando i dati relativi al cliente da tutti i canali, i beacon riescono a collegare i comportamenti sul web con quelli nel punto vendita. Rendendo così possibile una personalizzazione delle notifiche al cliente, che viene guidato verso particolari prodotti all interno dello store. In secondo luogo si dovrà puntare sulla consultazione di un catalogo interattivo nel punto vendita: nel caso di Adidas, ha permesso di aumentare del 40% le vendite di scarpe nel negozio, secondo una nota di RPI. Terzo, l intelligenza artificiale: I retailer, continua Alexandra Frith, possono ora utilizzare una enorme quantità di dati, sfruttando il comportamento d acquisto, i prodotti associati e gli acquisti preferiti di altri consumatori. Un sistema basato su intelligenza artificiale installato in un chiosco informativo può agire come un assistente sul punto vendita, offrendo al consumatore piena libertà di esplorare e acquistare in pieno comfort. Retail Pro 9: un software intuitivo e flessibile Più nel dettaglio, il prodotto di punta di Retail Pro è la piattaforma Retail Pro 9, arrivato in Italia nel La sua architettura è stata disegnata per i punti vendita della Grande distribuzione, con l obiettivo di rispondere alle esigenze specifiche di ogni retailer, adattandosi alle sue dimensioni e alla complessità dei processi coinvolti. Che si tratti di integrare il sistema ERP o la contabilità, Retail Pro 9 riesce a ottenere i migliori risultati con la massima efficacia e flessibilità. L interfaccia è intuitiva, estremamente agile e adattabile, e consente personalizzazioni pressoché illimitate in termini di informazioni e di flussi di lavoro. Il software migliora l efficienza operativa e aumenta la produttività, e di conseguenza anche i margini di profitto. Retail Pro 9 è una soluzione completa, che va dalla gestione delle casse a quella del punto vendita, compresi il back office e una funzione sofisticata di analisi e reportistica, ma consente tutte le personalizzazioni necessarie. Offre l integrazione tra la presenza fisica e online della Grande distribuzione, in modo da rispondere al meglio alle esigenze dei clienti. Governare il retail chaos I dati di cui tiene traccia il software riguardano le transazioni effettuate negli store; le vendite dei prodotti online; il comportamento di navigazione dei clienti nel sito. Se non collegati tra loro, questi dati non sono utili, e restano numeri che non dicono molto. Ma se i flussi vengono unificati e gestiti, creano un punto di vista a 360 del cliente. Non solo: questo modo di procedere permette di soddisfare e anticipare le esigenze dei clienti attraverso i prodotti e i servizi. Retail Pro 9 è in grado di integrare l attività dei Pos mobili e fissi; la pianificazione del prodotto, dell assortimento, e del merchandising; le piattaforme di business intelligence, loyalty e marketing; le applicazioni che gestiscono i pagamenti; altri elementi tecnologici emergenti, come i beacon e la tecnologia Rfid; i dati dell e-commerce; i dati dei chioschi interattivi nei punti vendita; tutti gli altri strumenti e applicazioni utilizzati. Questo significa che è possibile avere la situazione completa dell inventario, visualizzare la disponibilità delle scorte in luoghi diversi, e risolvere le situazioni di out of stock, mentre il negozio di e-commerce può controllare ed eventualmente usare lo stock dei negozi fisici. Retail Pro 9, quindi, offre un quadro completo delle interazioni tra cliente e retailer. E permette di attuare iniziative mirate alla fidelizzazione della clientela, basate sulle reali abitudini di acquisto. Retail Pro Prism 1.4 L ultimo nato in casa RPI è Retail Pro Prism 1.4. Permette una gestione completa del business a fronte di qualsiasi modello: catena corporate, franchising, shop-in-shop, chioschi e così via. Tutti i tool a disposizione del retailer vengono integrati e ottimizzati per la costruzione di una brand experience completa. Un altro plus è la capacità di comunicazione in tempo reale, che consente di reagire rapidamente ed efficacemente prendendo decisioni basate su informazioni rilevanti. Prism dispone di un modulo che permette di organizzare il trasferimento dei prodotti da uno store all altro. Un operazione che risolve il problema di un punto vendita sotto scorta di una certa referenza, mentre in un altro ce n è in abbondanza. Con una ridistribuzione ottimale, nessuna vendita andrà persa e saranno evitati ordini inutili. Federico Robbe 35

36 MISTERY SHOPPING Il futuro secondo Carrefour Il punto vendita di via Garibaldi 49, a Milano, rappresenta un nuovo format dell insegna: Urban Life. Due piani dedicati a vendita, ristorazione, take away e area relax, nel cuore del quartiere Brera. 36 L AREA RELAX, IL BAR E LA CAFFETTERIA Tre vetrine, trasparenti, con il punto vendita a vista, affacciato sul corso. Due piani, di cui uno interamente dedicato all area relax, e una superficie di 120 metri quadrati. È il punto vendita Carrefour Urban Life, inaugurato lo scorso dicembre. Aperto dalle 8 alle 22, si trova a Milano, in corso Garibaldi 49, proprio accanto al Piccolo Teatro, nel quartiere di Brera. Quello dei locali, dei pittori, dell Accademia delle belle arti e dei negozi di tendenza. Minimal l assortimento di prodotti già pre-confezionati: 100 referenze gourmet Terre d Italia, comprese le punte di grana e parmigiano, unici formaggi presenti, e una selezione di affettati in vaschetta. Lo spazio, al piano terra, è tutto dedicato ai prodotti pronti da mangiare. Ampia l area dedicata al salad bar e al juice corner, con macedonie, yogurt, insalate, zuppe, spremute e centrifughe. Al centro del punto vendita l ormai classica zona dedicata al sushi, preparato fresco in negozio. C è poi il banco dedicato al gelato artigianale e il reparto gastronomia e panetteria, con pizze, focacce, piatti pronti caldi, pasticceria e pane. Un offerta pensata per rispondere ai bisogni dei consumatori lungo tutte le ore del giorno: dalla colazione, con il ricco bar subito all ingresso, al pranzo, con piatti pronti sia caldi che freddi, da asporto oppure da consumare nel punto vendita, fino all ora dell aperitivo, con happy hour e cocktail preparati dai barman. 200 etichette di birre artigianali italiane e internazionali, anche refrigerate, completano l offerta. Una simpatica commessa, vestita da cowgirl, cura in modo quasi maniacale l esposizione delle colorate bottiglie e spiega tutti i servizi disponibili nel punto vendita. Al piano superiore è ospitata l area relax, con uno spazio coworking dove poter lavorare, consumare i prodotti acquistati o anche solo intrattenersi, con la possibilità di ricaricare il cellulare. Molto curato e caratteristico il layout, pensato per i grandi centri urbani, a metà strada tra un negozio di prossimità, un bar, una panetteria e una caffetteria che diventa anche luogo sociale, sul modello Starbucks. Certo, la sfida è quella di intercettare anche target per i quali, forse, Carrefour è ancora, in parte, il supermercato dove fa la spesa la mamma. Ma certamente, il percorso iniziato dal gigante francese è chiaro e punta dritto in quella direzione, anche grazie ai format gourmet e ai punti vendita aperti 24 ore su 24. È il futuro secondo Carrefour, ci hanno detto molti dirigenti dell insegna francese parlando di questo punto vendita. Un futuro in cui trascorreremo molto tempo fuori casa e sempre più interconnessi. Sarà davvero così? Alice Realini LE GRANDI CITTÀ VISTE DALLA GDO Ognuna a suo modo, è evidente che le insegne della Gdo presenti in Italia stiano ripensando il loro ruolo all interno delle città. Una tendenza, senz altro legata anche alla crisi degli ipermercati, che sta cambiando punti vendita e servizi. Carrefour sceglie questo modello, altri quello del brand insegna, con ampio spazio a una selezione a marchio di prodotti di eccellenza e offerte molto profonde e innovative in certe aree, altri ancora puntano sui nodi cruciali della mobilità urbana ed extra urbana. Come nel caso dei negozi all interno delle stazioni o di quelli che Esselunga, di recente, sta dedicando al clicca e vai, con uno store aperto a Varedo (Mb), solo per il ritiro della spesa già ordinata on line, proprio sulla Milano-Meda, trafficatissima provinciale che collega Milano alla Brianza. A cui si dovrebbe aggiungere, a breve, un altro servizio clicca e vai a Milano, in via Famagosta, crocevia fra la città e le aree metropolitane intorno a Milano. Un ruolo sempre più legato al servizio e pensato nella logica diametralmente opposta a quella di un ipermercato: avvicinarsi ai luoghi dove le persone vivono e transitano già ogni giorno, oppure nei quartieri più centrali e vivaci, proprio come quello di Brera a Milano, per intercettare bisogni e consumi, semplificando e rendendo smart e sempre più tecnologica la spesa. LA SPESA IN INCOGNITO Il punto vendita lo visitiamo intorno alle 19, proprio all ora dell happy hour. I clienti, per la verità, non sono tantissimi e si gira comodamente, fin troppo per chi dovrebbe restare in incognito. Tra gli avventori anche alcuni dipendenti Carrefour, in visita per scoprire il nuovo format. Mentre giro fra le corsie, ecco arrivare una telefonata della mamma, con un paio di semplici richieste: Mi prendi un formaggio fresco di capra per cena? E poi sono finite anche le cialde del caffè e le crocchette per le gatte. Cerco questi prodotti tra insalate e succhi di frutta. Mi imbatto in una cliente che fissa piuttosto perplessa una bottiglia di succo, preparata nel punto vendita. Si avvicina a una commessa chiedendo delucidazioni: Scusi ma cosa significa consumare entro quattro ore? Da quando devo calcolare le ore, dalla vostra preparazione o dal momento in cui apro la bottiglia?. La domanda è legittima e spiazza un po l inserviente, che alla fine le consiglia di bere il prodotto comunque entro la giornata. Il futuro immaginato da Carrefour, però, non sembra sorridere a gatti, amanti del caffè e mamme senza formaggio per la cena. In tutti i casi la ricerca è un buco nell acqua. Esco con due birre, fra cui la celebre Malastrana della Repubblica Ceca, una babaganoush al posto del formaggio e dell ottimo sushi. La battuta di cassa non è bassa, ma la cena è buona, a parte un po troppo limone nella babaganoush. Alle gatte però tocca il digiuno, speriamo che in questo futuro qualcuno si ricordi anche di loro.

37 FOCUS SHOP LA DROGHERIA - PARMA ECCELLENZE GASTRONOMICHE DOLCI E SALATE N VETRINE: 1 SUPERFICIE: 80 MQ CIRCA La Drogheria è un punto vendita capace di riportarci indietro nel tempo. Una vera e propria bottega che lascia incantati per la varietà di prodotti proposti, di marche non convenzionali e che non siamo abituati a vedere sugli scaffali della grande distribuzione. Si trova a Parma, in via Luigi Carlo Farini, a due passi dalla storica Piazza Garibaldi. Offre eccellenze eno-gastronomiche italiane e dal mondo, spaziando dal dolce al salato, dalle tisane e dai thè alle birre e ai vini. Per quanto riguarda il settore dei dolci, è possibile trovare marmellate e confetture, prodotti senza zucchero, creme spalmabili, miele, cioccolato, prodotti lievitati e biscotti e confetti. Eccellente anche la proposta del salato, con pasta e DULCIPEDIA - MILANO LA BOUTIQUE DEL DOLCE riso di alta qualità, oltre a snack sfiziosi e con gusti alternativi. Ciò che caratterizza le referenze in vendita è che si tratta di prodotti attentamente selezionati, di prima qualità, realizzati da artigiani e produttori specializzati. Un connubio perfetto tra la tradizione e il territorio di origine e le aspettative e le necessità dei gusti e dei consumi moderni. La Drogheria è anche il posto giusto per chi è alla ricerca di un regalo: vasta la scelta di confezioni originali e di forte impatto composte da referenze ricercate. Infine, in linea con i tempi moderni, il negozio ha messo a punto un servizio e-commerce che permette ai clienti di scegliere i prodotti proposti e riceverli comodamente a casa. Marchi proposti per i dolci e le tisane: Antonio Mattei, La Sceleira, Giraudi, Amedei, Deseo, Pintaudi, Thun, Domori, Sicilia tentazioni, Teverini, Bonci, Venchi, Alpepragas, Krumiri Rossi, Prunotto, Apinath, Oscar Tintori, Pasticceria Filippi, I peccatucci di Mamma Andrea, Marangoni cioccolato, Kusmi, La via del Tè, Clipper, Dammann Frères, ecc. Marchi proposti per il salato: La dispensa di Amerigo, Pasta Mancini, riso Zaccaria, Sicilia Tentazioni, Luvirie, Le Piagge, ecc. Sito web: info@ladrogheriaparma.it ANNO DI NASCITA: 2015 SUPERFICIE: 45 MQ NUMERO DI VETRINE: 2 Nel cuore di Milano, in via Luigi Settembrini, 11, è impossibile non essere attratti dalle vetrine di un punto vendita innovativo e singolare. Si chiama Dulcipedia. Un negozio specializzato e dedicato a tutti coloro che sono alla ricerca di prodotti dolciari, ma anche di accessori professionali per cimentarsi in cucina. Gli interni luminosi e arredati con stile, presentano al meglio l offerta del punto vendita che, dal 2015, è guidato da Luca Tronconi, chief executive officer dell attività. Dulcipedia può essere definita una moderna bottega delle meraviglie, esordisce Luca. Si tratta di un luogo in cui trovare tutto quello che occorre per fare un buon dolce, dalla farina allo stampo. E poi, zuccheri colorati, accessori per il cake design, cioccolato artigianale, lecca lecca variopinti e spatole da collezione. Tutto quello che il cliente ha sempre sognato - e probabilmente non hai mai trovato - per fare torte, biscotti, muffin, cake pops, cupcakes, crepes, creme brûlé, cialde belghe e chi più ne ha più ne metta. Per garantire la qualità delle nostre proposte, inoltre, abbiamo selezionato solo le marche che ritenevamo migliori e più vicine alla nostra filosofia. Il negozio si articola in due sezioni, una dedicata a ingredienti e ghiottonerie e una per utensili e accessori. Nello specifico troviamo ingredienti base, spezie, biscotti vegan e gluten free, tè e tisane, farine, zuccheri, cacao, cioccolato, marmellate, frutta candita e secca, lieviti, sprinkles e decorazioni, marron glacè, torroni, essenze ed emulsioni per dolci, cialde e dischi in pasta di zucchero, coloranti e ingredienti professionali venduti in piccole quantità. Tra gli utensili da cucina, segnaliamo, stampi 3D per dolci, accessori per cake pops, tagliapasta e mattarelli, scatole e buste, coccotte da forno, accessori per la pralineria, sac à poche, sifoni montapanna. Ampia anche la selezione dedicata ai più piccoli, con kit per cucinare, stampi a forma di trenino, farfalla, orsacchiotto, tagliabiscotti e topper personaggi Disney e Marvel. Per incontrare le esigenze di tutti i nostri clienti, a partire da aprile offriremo anche la possibilità di fare acquisti on line, direttamente dal nostro sito Marchi proposti (alimentari): Canasuc, Crispo Canditi, Funcakes, Laboratori Bio Line, Molino Ariani, Nielsen Massey, Petit Lorien, Rainbow Dust, Royaltea Company, Saracino, Terre Exotique, Topcake, Valrhona, Zotter e molti altri. Marchi proposti (accessori): Birkmann, Cassie Brown, Culpitt, Decora, House of Marie, Kitchencraft, Martellato, Patisse, Pavoni, Pme, Silikomart, Tovolo, Wilton e molti altri. Sito web: info@dulcipedia.it 37

38 CASA DEL DOLCE BISCOTTIFICIO VERONA RIGONI DI ASIAGO VERGANI 38 Nome prodotto Trinketto Breve descrizione prodotto Bevanda analcolica aromatizzata. Ingredienti principali Acqua, zucchero. Acidificante: acido citrico E330. Aroma. Conservanti: potassio sorbato E202, sodio benzoato E211. Peso medio/pezzature 24 bottigliette per ogni display, sei display per cartone. Caratteristiche Bevanda analcolica aromatizzata. Senza coloranti e senza glutine. Disponibile in diverse varianti di gusto: classico, ciliegia, cola, bubble gum. Shelf life 18 mesi, in luogo fresco e asciutto. DG3 DOLCIARIA Nome prodotto Cioccolato in barretta al latte con torrone Breve descrizione prodotto Il superbo gusto del finissimo cioccolato al latte arricchito da una pioggia di torrone mandorlato. Ingredienti principali Cioccolato al latte, torrone alle mandorle. Peso medio/pezzature 150 g. Shelf life 24 mesi. HERBAMELLE MILANO Nome prodotto Herbamelle anice Breve descrizione prodotto Caramelle con goccia di miele al gusto anice. Ingredienti principali Zucchero, sciroppo di glucosio, miele, anetolo. Peso medio/pezzature 100 g. Caratteristiche Caramella dal gusto unico con cuore di miele. Shelf life 36 mesi. Nome prodotto Savoiardi Marini Breve descrizione prodotto Savoiardi. Ingredienti principali Farina di frumento, zucchero, uova 26%. Agenti lievitanti: carbonato acido d ammonio, carbonato acido di sodio, difosfato disodico. Sciroppo di glucosio, aromi. Peso medio/pezzature 200 g, 300 g, 400 g, 500 g. Caratteristiche Biscotti dolci e leggeri dalla consistenza molto friabile e spugnosa. Creati alla corte dei duchi di Savoia, nel tardo XV secolo, in occasione della visita del re di Francia, sono uno degli ingredienti principali per il Tiramisù. Nella tradizione culinaria napoletana, durante il periodo di carnevale, si intingono nel sanguinaccio. La forma, un cilindro schiacciato con spigoli smussati, ricorda un grosso dito, perciò in inglese vengono chiamati lady fingers, cioè dita di dama. Shelf life 12 mesi dalla data di produzione. SEBASTE - GOLOSITA DAL Nome prodotto Galletti Breve descrizione prodotto Torroncini friabili alla nocciola. Ingredienti principali Nocciole, miele, zucchero. Peso medio/pezzature 180 g, 400 g. Caratteristiche La selezione scrupolosa delle migliori nocciole e degli ingredienti più pregiati sono da sempre alla base della qualità dei torroncini Sebaste. Shelf life 1 anno. BULGARI AGOSTINO Nome prodotto Mallowsmilies Breve descrizione prodotto Divertenti faccine su palline di marshmallow. Ingredienti principali Zucchero, sciroppo di glucosio-fruttosio, acqua, gelatina, aromi naturaliidentici e coloranti non azoici. Peso medio/pezzatura 9 g. Caratteristiche Disponibile in buste da 900 g. Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Nocciolata senza latte Breve descrizione prodotto Crema spalmabile di cacao e nocciole 100% biologica, totalmente priva di latte/derivati, dal sapore intenso e appagante. Ingredienti principali Cacao, nocciole, zucchero di canna, burro di cacao, olio di girasole, estratto di vaniglia Bourbon. Peso medio/pezzature 270 g, 350 g, 700 g. Caratteristiche Una crema spalmabile tutta naturale, pensata anche per gli intolleranti al lattosio e per chi segue una dieta vegan o semplicemente per chi preferisce un gusto più deciso. Ottima spalmata sul pane, è perfetta anche per la realizzazione di dolci, torte, farciture, e altro. Biologica, senza latte, senza olio di palma, vegan, senza glutine. Senza grassi idrogenati, senza aromi e coloranti artificiali. Shelf life 36 mesi. EUROFOOD Nome prodotto Composta di papaya biologica Breve descrizione prodotto Composta di papaya Náttúra con papaya biologica e succo di mela biologico. Ingredienti principali 55% purea di papaya biologica, 43% purea e succo di mela biologica concentrati. Gelificante: pectina. Correttore di acidità: acido citrico. Solo zuccheri della frutta. Peso medio/pezzature Vaso di vetro da 330 g. Caratteristiche La Composta di papaya Náttúra contiene solo papaya biologica e succo di mela biologico, selezionati con attenzione nelle migliori aree di provenienza. E senza glutine e senza zuccheri aggiunti e non contiene né aromi naturali, né conservanti. Un prodotto di qualità, ideale per ogni occasione. La papaya è un frutto dal grande apporto vitaminico, infatti contiene vitamine A, C, E, K, ma anche magnesio, potassio e rame. E riconosciuta per le sue proprietà antiossidanti che proteggono l organismo dall invecchiamento cellulare. Shelf life 9 mesi Pc. Nome prodotto Colomba Étoile Breve descrizione prodotto L impasto della colomba Étoile è caratterizzato da un alveolatura tonda e regolare a supporto della croccante glassatura con mandorle intere e granella di zucchero. Lievitazione di 72 ore per garantire il massimo della sofficità e della fragranza. Solo ingredienti di alta qualità, selezionati con cura meticolosa. Caratteristiche Colomba gourmet, prodotta con ingredienti selezionati e genuini. Ingredienti principali Farina con germe di grano macinato a pietra, vaniglia in bacche della qualità Bourbon del Madagascar, scorze di arance di Sicilia candite a fresco con zucchero di canna, miele d acacia toscano, sale marino integrale di Cervia, burro di Charentes-Poitou Dop e mandorle di Toritto, dalla forma arrotondata e dal sapore intenso. Peso medio/pezzature 1 Kg. T A MILANO Nome prodotto Scrigno di praline - Un viaggio tra le eccellenze d Italia Breve descrizione prodotto Degustazione di praline artigianali Ingredienti principali Praline al latte con ripieno di nocciola, pistacchio, mandorla, fragola, marron glacé. Praline fondenti con ripieno di caffè, arancia, frutti di bosco, amaretto. Peso medio/pezzature Confezioni da 9, 18 o 27 praline +1 cioccolatino fondente nascosto. Caratteristiche Le confezioni richiamano, nei colori e nei soggetti, l italianità delle materie prime e del percorso che T a Milano vuole fare intraprendere attraverso l assaggio delle diverse praline custodite in questo prezioso scrigno. Una degustazione di praline artigianali, in un elegante e ricercata confezione di design. A rendere innovativo questo packaging è la presenza di un piano nascosto: sollevando la base dell ultimo ripiano, infatti, si troverà un cioccolatino fondente incastonato. Shelf life 8 mesi.

39 SCHEDE PRODOTTO SARCHIO DELIZIE BAKERY FIORENTINI ALIMENTARI DOLCIARIA VAL D ENZA Nome prodotto Muffin di farro Breve descrizione prodotto Maffin biologici da una ricetta semplice, con un impasto particolarmente soffice. Ingredienti principali Farina di farro biologica* (29,3%), zucchero di canna*, uova*, olio di semi di girasole* (13,5%), yogurt*, latte intero in polvere*. Agenti lievitanti: monofosfato di calcio, carbonato acido di sodio, amido di frumento. Sale marino. Aromi naturali. *=prodotto biologico. Peso medio/pezzature Confezioni contenenti 4 muffin impacchettati singolarmente. Caratteristiche I Muffin di farro Sarchio, sono realizzati solo con olio di girasole biologico (senza olio di palma). Hanno un sapore naturalmente delicato, caratterizzato da una leggera nota agrumata. Ideali per la prima colazione, la merenda o uno spuntino. Shelf life 5 mesi. Nome prodotto Cuor di bruschette peperina Breve descrizione prodotto Le Cuor di bruschette sono delle fette tostate realizzate con olio extravergine, disponibili nella versione classica oppure nella versione peperina in cui il gusto viene reso ancora più vivace e saporito dal peperoncino. Ingredienti principali Farina di grano tenero, olio extravergine di oliva, peperoncino, paprika e rosmarino. Peso medio/pezzature Confezione da 200 g. Caratteristiche Le Cuor di bruschette sono realizzate senza olio di palma e prodotte con solo olio extravergine, che ne arricchisce il sapore. La loro tipica forma irregolare rispecchia la produzione artigianale con una lievitazione naturale. Ideali per l aperitivo oppure in accompagnamento ai pasti, sono perfette da accostare a ingredienti freschi come ad esempio pomodoro, mozzarella, olive, oppure formaggio spalmabile. Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Bio Gallette sorgo e amaranto Breve descrizione prodotto La galletta di sorgo e amaranto è croccante e saporita. È un prodotto biologico dalla superficie irregolare, ideale per diversi tipi di alimentazione. Senza glutine e certificata Vegan, è fonte di fibre, fosforo e magnesio. Ottima al posto del pane, come snack o come antipasto, farcita con ingredienti dolci o salati. Ingredienti principali Sorgo* 89,5%, amaranto* 10%, sale marino. *=da agricoltura biologica Peso medio/pezzature 120 g. Caratteristiche Prodotto biologico, vegan, fonte di fibre, fosforo, magnesio, ferro e zinco. Senza glutine. Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Torta cuor di frolla al limone Breve descrizione del prodotto Soffice pan di spagna con all interno una deliziosa crema al limone. Ingredienti principali Crema al limone 35% (zucchero, acqua, tuorlo d uovo zuccherato (tuorlo d uovo, zucchero), amido modificato di patate, olio di palma, latte in polvere, aromi, succo concentrato di limone 0,6%. Emulsionanti: mono e digliceridi degli acidi grassi), farina di frumento, zucchero, oli vegetali (olio di palma, girasole, cartamo in proporzioni variabili), uova, burro, fecola di patate, amido di patate. Stabilizzante: sorbitolo. Agenti lievitanti: difosfato disodico, carbonato acido di sodio, carbonato acido d ammonio. Emulsionanti: mono e digliceridi degli acidi grassi, sale aromi. Peso medio/pezzature Torta 500 g circa, 10 pezzi da 50 g. Caratteristiche Prodotto senza conservanti e senza coloranti. Shelf life 6 mesi. ICAM CIOCCOLATO Nome prodotto Le praline gourmet Breve descrizione prodotto Praline assortite con mousse al gusto frutta e olio extra vergine di oliva. Ingredienti principali Cioccolato fondente, cacao, olio extra vergine di oliva 100% italiano e biologico, aromi naturali di frutta. Peso medio/pezzature Astuccio slim 65 g. Cubotto 131 g. Scatola regalo 164 g. Caratteristiche Nessun grasso vegetale diverso da burro di cacao e olio extra vergine di oliva italiano. Adatto per chi segue dieta vegetariana. Senza olio di palma. Prodotto Gmo free e Fairly traded cocoa beans. Shelf life 18 mesi. PROBIOS Nome prodotto Cono per gelato vegan e senza glutine Breve descrizione prodotto Da Rice&Rice il cono adatto per chi ha fatto la scelta vegana. 100% vegetale e senza olio di palma. Adatto anche per i celiaci, perché garantito senza glutine e mutuabile dal Sistema sanitario nazionale, e per chi ha specifiche esigenze alimentari: è senza latte nè uova in ricetta. Ingredienti principali *farina di riso, *fecola di patate, *amido di mais, *zucchero di canna, *farina di soia, *olio di semi di girasole, emulsionante: lecitina di soia, sale, aroma naturale di vaniglia, agente lievitante: bicarbonato di sodio, *zucchero caramellato, addensante: farina di semi di guar. *=biologico. Peso medio/pezzature 6 g. Caratteristiche Senza glutine, vegan, senza latte, senza uova. Shelf life 12 mesi. 39

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