Decisione N del 22 ottobre 2015

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1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) LAPERTOSA (MI) LUCCHINI GUASTALLA (MI) ORLANDI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) GRECO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) ESTRANGEROS Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore (MI) GRECO Nella seduta del 24/09/2015 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO I fatti sono stati esposti dalla ricorrente come segue. Tra il 2011 e il 2013 la ricorrente, titolare di una ditta individuale, stipulava con l intermediario un contratto di apertura di credito di ,00 a revoca e due contratti di incasso e anticipi sbf. I rapporti si svolgevano senza alcun disguido per oltre 3 anni. Improvvisamente, con comunicazione datata 04/11/2014 e ricevuta il 06/11/2014, la banca comunicava la sospensione con effetto immediato del fido senza giusta causa. Con reclamo del 06/11/2014, la ricorrente contestava l illegittimità della sospensione, richiedendone la revoca e rilevava l assenza di alcun preavviso, l imprevista ed arbitraria interruzione dei rapporti il cui andamento era regolare, tanto che il giorno precedente, 03/11/2014, il conto anticipi era in pareggio. Con comunicazione dell 1/12/2014 l intermediario rigettava la richiesta di revoca e rivendicava il potere contrattuale di valutazione del merito creditizio. Dichiarava, inoltre, di aver preventivamente comunicato verbalmente alla ricorrente la futura sospensione. La ricorrente contestava tale ultima circostanza e dichiarava, al contrario, di essere stata informata della sospensione solo il 04/11/2014, dopo aver riscontrato on-line la mancata accettazione di un operazione di sconto ed aver richiesto spiegazioni al direttore della Pag. 2/6

2 propria filiale che la informava, appunto, dell avvenuto blocco di operatività, inviando poi una comunicazione scritta in pari data per precostituirsi una prova. Con comunicazione del 10/12/2014, la cliente rinnovava le proprie doglianze. In data 24/12/2014 la banca inviava, con lettera raccomandata ricevuta il 31/12/2014, comunicazione di recesso immediato dall affidamento. La cliente inviava un ulteriore reclamo, rimasto privo di riscontro, il 04/02/2015. Con il proprio ricorso all ABF la ricorrente contestava la violazione dei doveri di correttezza e buona fede, e rilevava che: - la revoca era stata posta in periodo natalizio, su un fido già sospeso - dunque l intermediario poteva ben attendere qualche settimana - e con effetto retroattivo a far data dal 24/12/2014, nonostante la relativa comunicazione sia stata ricevuta solo il 31/12/2014; - potendo la ditta qualificarsi quale micro-impresa, il recesso doveva essere esercitato con un preavviso di due mesi; - nessuna irregolarità era mai stata posta in essere dalla ricorrente, il fido non era mai stato utilizzato oltre quanto concesso, né vi era stato alcun evento pregiudizievole: la revoca infatti non conteneva alcuna intimazione di pagamento, non essendovi alcuna esposizione debitoria e l e/c di dicembre riportava un accredito di ,00; - l interruzione improvvisa del fido aveva comportato obiettivamente seri disagi che avevano compromesso l operatività della ditta, il cui danno era evidentemente in re ipsa. Nelle controdeduzioni, l intermediario convenuto precisava che la ricorrente aveva acceso il c/c in data 09/03/2011 e che nell ottobre 2013 le era stata concessa un apertura di credito a revoca di ,00. Quanto alle contestazioni mosse circa la sospensione e la successiva revoca del fido, la resistente confermava la legittimità del proprio operato e rilevava che: - nel pieno rispetto delle condizioni contrattuali aveva anticipato verbalmente la sospensione della linea di credito; in proposito sottolineava la contraddizione nella quale era incorsa la ricorrente che, da un lato, negava tale preventiva informativa e, dall altro, confermava di aver appreso la notizia il 04/11/2014; - il cap. 1, art. 6, lett. f), del contratto prevedeva la facoltà, in caso di cliente consumatore, di recedere dall apertura di credito anche con comunicazione verbale: la cliente rientrava nella qualifica di micro-impresa ed era assoggettabile alle previsioni del Codice del Consumo; - all informativa verbale era seguita anche la comunicazione scritta, inoltrata sia alla cliente che al garante; - il contratto non prevedeva come necessarie, ai fini della sospensione, riduzione o revoca dell a/c, la sussistenza di adeguate motivazioni o di giusta causa: l intermediario poteva valutare tempo per tempo il merito creditizio di ogni cliente, modificando o sospendendo le linee di credito senza che fosse tenuto a fornire alcun tipo di giustificazione al cliente. Da ultimo, la convenuta rilevava che l unico possibile addebito che poteva esserle mosso era la mancata menzione, nelle comunicazioni di sospensione e revoca, del preavviso di 15 giorni previsto dall art. 6 del contratto. Tuttavia, osservava anche che non vi era stata alcuna richiesta di rientro stante la posizione di equilibrio, che da novembre 2014 la ricorrente non stava utilizzando il fido e che l estinzione era in realtà avvenuta l 8/01/2015. Tale congruo termine aveva evitato sia pregiudizi all operatività della cliente, che lavorava già da tempo su basi attive, sia l applicazione di interessi per eventuali scoperti di c/c. Nelle repliche la ricorrente precisava di essere venuta a conoscenza della sospensione degli affidamenti per puro caso, essendo stata disposta senza alcuna comunicazione Pag. 3/6

3 nemmeno verbale e in via retroattiva: il 04/11/2014, solo dopo aver riscontrato online la mancata accettazione di un operazione di sconto e dopo aver chiesto spiegazioni al direttore della propria filiale, quest ultimo le annunciava il blocco dell operatività. Blocco, peraltro, già attivo quanto meno dal giorno precedente. Quanto alla dichiarazione della banca circa l assenza di alcun pregiudizio sull operatività della ditta stante il mancato utilizzo del fido da novembre 2014, la cliente precisava che ciò era avvenuto poiché il fido era sospeso. Difatti, nei mesi precedenti il fido era stato utilizzato più volte e in due occasioni vi erano stati degli sconfinamenti. Ciò premesso, la ricorrente chiede la dichiarazione d illegittimità della sospensione e della successiva revoca dell apertura di credito, il risarcimento del danno subito da determinarsi in via equitativa e la dichiarazione di risoluzione dei rapporti contrattuali di cui è causa stante il comportamento inadempiente e lesivo dell intermediario con il conseguente venir meno del rapporto di fiducia. L intermediario chiede al Collegio di dichiarare il ricorso irricevibile o di rigettarlo. DIRITTO La ricorrente lamenta l illegittimità della sospensione e della successiva revoca dell apertura di credito e chiede il risarcimento del danno subito da determinarsi in via equitativa. In via preliminare, il Collegio rileva che le doglianze della ricorrente sono circoscritte all asserita illegittimità della sospensione e della revoca dell affidamento. Non sono contestati, invece, ulteriori inadempimenti relativamente ai rapporti di conto corrente e di incasso e accettazione effetti di cui la ricorrente chiede la risoluzione per inadempimento, per cui la domanda in tale parte non può essere accolta. Circa l asserita illegittimità della sospensione e della successiva revoca dell apertura di credito, è pacifico che si trattasse di contratto a tempo indeterminato (a revoca). È sorto invece contrasto tra le parti circa la disciplina applicabile alla fattispecie: in particolare, se debba farsi riferimento al Codice del Consumo (e, di conseguenza, al disposto contrattuale riservato al consumatore) o meno. Rilevato, sulla scorta delle dichiarazioni delle parti, che la ricorrente appare configurarsi come una micro-impresa, ai sensi della Raccomandazione della Commissione Europea n. 2003/361/CE (ossia un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di EUR ), il Collegio osserva che: le microimprese sono assoggettate al Codice del Consumo relativamente al Titolo III Pratiche commerciali, pubblicità e altre comunicazioni commerciali ; la loro qualificazione - prevista dall art. 18, lett. d) bis - rimane distinta da quella di consumatore di cui alla lett. a) della stessa norma; ai fini del presente ricorso, la ricorrente si è qualificata come non consumatore. Stabilita la qualifica di non consumatore della ricorrente, il Collegio rileva che la clausola contrattuale relativa alla facoltà di recesso in capo alla banca prevista per i soggetti non consumatori recita: g) qualora il Cliente non rivesta la qualifica di consumatore ai sensi dell art. 3, comma 1, lettera a) del D.Lgs. 206/2005, il Banco ha la facoltà di recedere in qualsiasi momento, anche con comunicazione verbale, dall apertura di credito, ancorché a tempo determinato, nonché di ridurla o di sospenderla, con effetto immediato: per il pagamento di quanto dovuto sarà dato al Cliente un preavviso non inferiore a 3 giorni. Circa i fatti, è pacifico che la ricorrente sia venuta a conoscenza del blocco di operatività il 04/11/2014 a seguito di un colloquio avuto con il direttore della propria filiale. Lo stesso 04/11/2014 la banca inoltrava la comunicazione di sospensione del fido con Pag. 4/6

4 conseguente impossibilità dei relativi utilizzi - e il successivo 24/12/2014 quella di recesso dall affidamento. La banca non ha reso noti i motivi del recesso né con le comunicazioni predette, né in sede di controdeduzioni. La ricorrente, da parte sua, ha escluso irregolarità nella gestione del fido concesso e, comunque, la presenza di pregiudizievoli: a tali affermazioni, la banca non ha replicato, se non asserendo l assenza di disposizioni contrattuali che condizionassero la sospensione e la revoca del fido ad adeguate motivazioni o giusta causa. Infine, nel confermare la mancata menzione in entrambe le comunicazioni del termine di preavviso, la convenuta produce un evidenza interna dalla quale emerge l avvenuta estinzione del fido alla data dell 8/01/2015, ossia 15 giorni dopo la comunicazione di recesso del 24/12/2014. Sul punto, il Collegio ricorda che, nel quadro della disciplina dettata dal codice civile, è consentito alla banca (così come al cliente) di recedere in qualsiasi momento da un rapporto di apertura di credito a tempo indeterminato, con il solo obbligo di darne preavviso alla controparte entro un termine che, se non diversamente stabilito dal contratto o dagli usi, lo stesso codice fissa in quindici giorni (art. 1845, ultimo comma, c.c.). Circa il preavviso, la giurisprudenza ammette che per tale tipologia di affidamento in sede contrattuale sia ammissibile la riduzione del preavviso ad un solo giorno, la sospensione immediata dell'utilizzo ed una dilazione minima per la restituzione delle somme utilizzate (cfr. Cass. 2642/2003). Come ha osservato la Suprema Corte (Cass. 4538/1997), inoltre, nel caso di apertura di credito a tempo indeterminato un problema di legittimità del recesso della banca per difetto di giusta causa neppure si porrebbe, alla stregua di quanto è previsto nella disposizione di legge già sopra riferita. La Corte osserva però che ciò non implica la totale insindacabilità del modo di esercizio del diritto potestativo di recesso da parte della banca. Resta pur sempre da rispettare il fondamentale principio dell'esecuzione dei contratti secondo buona fede (art c.c.), alla stregua del quale non può escludersi che, anche se pattiziamente consentito in difetto di giusta causa, il recesso di una banca del rapporto di apertura di credito sia da considerare illegittimo, ove in concreto esso assuma connotati del tutto imprevisti ed arbitrari; connotati tali, cioè, da contrastare con la ragionevole aspettativa di chi, in base ai comportamenti usualmente tenuti dalla banca ed all'assoluta normalità commerciale dei rapporti in atto, abbia fatto conto di poter disporre della provvista creditizia per il tempo previsto, e non potrebbe perciò pretendersi sia pronto in qualsiasi momento alla restituzione delle somme utilizzate, se non a patto di svuotare le ragioni stesse per le quali un'apertura di credito viene normalmente convenuta (Cass. 4538/1997 e, in senso conforme: Cass. 9307/1994; Cass /1993; Cass. 2642/2003). Nel caso di specie, il comportamento delle parti induce a ritenere che, in effetti, la sospensione del fido e la successiva revoca siano intervenute in contrasto con il principio dell esecuzione del contratto secondo buona fede, sancito dall art c.c.: in tal senso depongono le concrete modalità con le quali la banca ha agito, pur in assenza di plausibili motivazioni, che non sono emerse neanche nel contradditorio con la ricorrente che, da parte sua, ha negato qualsiasi irregolarità gestionale. Ciò detto, deve essere trattata la richiesta di risarcimento del danno, da liquidarsi in via equitativa, avanzata dalla ricorrente. Sul punto, questo Collegio ha già avuto modo di osservare (decisione n. 5704/2014) che la valutazione equitativa richiesta, al fine di essere soddisfatta, richiede che sia accertata l illegittimità della condotta causativa del danno stesso e che sia provata l esistenza di danni risarcibili rispetto ai quali sia obiettivamente impossibile o particolarmente difficile, per l istante, provarli nel loro preciso ammontare (vedi anche Cass /2011). Pag. 5/6

5 Nella specie, la società ricorrente si è limitata a chiedere che il Collegio accerti i danni, condannando la convenuta a risarcirli in misura determinata equitativamente, sottraendosi, così, all onere probatorio gravante su chi agisce a tutela di un diritto (cfr. art c.c.). Da ciò discende la non sussistenza di un diritto al risarcimento del danno da parte della società ricorrente. PER QUESTI MOTIVI Il Collegio dichiara illegittimo il recesso dal rapporto di apertura di credito da parte dell intermediario e non accoglie la parte residua del ricorso. Il Collegio dispone inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di 200,00, quale contributo alle spese della procedura, e al ricorrente la somma di 20,00, quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6