5 ANALISI DI COERENZA ESTERNA E OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE PERTINENTI AL PIANO

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1 5 ANALISI DI COERENZA ESTERNA E OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE PERTINENTI AL PIANO L analisi della coerenza esterna consiste nella verifica della congruità degli obiettivi generali del Piano rispetto al quadro normativo e programmatico nel quale la pianificazione faunistico-venatoria si inserisce. Secondo quanto stabilito dalla Direttiva 2001/42/CE, nel Rapporto Ambientale devono inoltre essere indicati gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o nazionale, pertinenti al Piano, e il modo in cui tali obiettivi sono condivisi dal Piano stesso. A tal fine, l analisi della coerenza, che accompagna lo svolgimento dell intero processo di Valutazione Ambientale, assume un ruolo decisivo nel consolidamento degli obiettivi generali, nella definizione delle azioni proposte per il loro conseguimento, e nella valutazione della congruità complessiva del Piano rispetto al contesto pianificatorio, programmatico e normativo nel quale esso si inserisce. In particolare, questo tipo di analisi valuta la compatibilità del Piano rispetto sia a documenti redatti da differenti livelli di governo e ad un ambito territoriale più vasto o più limitato (internazionale-comunitario, nazionale, regionale, locale), sia a documenti prodotti dal medesimo livello di governo (stesso Ente o altri Enti) e quindi riferiti allo stesso ambito territoriale (provinciale). La finalità dell analisi di coerenza verticale è quella di garantire la completa coerenza tra obiettivi e strategie del Piano e obiettivi di sostenibilità e protezione ambientale previsti a tutti i livelli di pianificazione/programmazione, in modo da escludere l esistenza di eventuali conflittualità; l analisi di coerenza orizzontale consente invece di verificare la possibilità di coesistenza di strategie differenti sullo stesso territorio, e individuare eventuali sinergie positive o negative da valorizzare o eliminare. Nel presente documento, l analisi di coerenza esterna del Piano è stata suddivisa in due parti, distinguendo, per semplicità espositiva, i piani e i programmi che possono interessare la pianificazione faunistico-venatoria a livello regionale e provinciale, dagli obiettivi di protezione ambientale previsti, soprattutto in ambito normativo, a diversi livelli di governo; l analisi di coerenza esterna è stata pertanto strutturata come segue: analisi di compatibilità con la pianificazione e la programmazione vigenti; analisi di compatibilità con gli obiettivi di protezione ambientale. 5.1 COMPATIBILITÀ DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO CON LA PIANIFICAZIONE E LA PROGRAMMAZIONE VIGENTI Il Piano Faunistico-Venatorio, strumento adottato dalla Provincia ai fini della gestione del patrimonio faunistico e dello sviluppo dell attività venatoria, non può prescindere dal confrontarsi con altri strumenti di pianificazione e programmazione vigenti a livello regionale e provinciale. Questo processo di confronto fornisce indicazioni su vincoli e indirizzi esistenti, al fine di assicurare che sia verificata una coerenza di obiettivi e finalità del Piano con essi, e permette di identificare eventuali nuove aree di tutela del territorio per la conservazione della fauna, con particolare interesse per quella cacciabile. Ai fini dell analisi di coerenza sono stati considerati gli strumenti di pianificazione e programmazione regionale e provinciale in materia ambientale che possono avere attinenza con la pianificazione faunisticovenatoria. I documenti e gli aspetti che sono stati presi in esame sono i seguenti: a livello regionale: - Piano Territoriale Regionale (PTR); - Piano Paesaggistico Regionale (PPR); - Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Lombardia; - Piano di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) della Regione Lombardia; - Piano Faunistico Venatorio Regionale;

2 - Rete Ecologica Regionale A livello provinciale: - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP); - Piano di Indirizzo Forestale; - Piani delle Aree Protette e dei siti della Rete Natura Piano Territoriale Regionale Il Piano Territoriale Regionale (PTR) costituisce lo strumento di governo della politica e della pianificazione territoriale della Regione; in particolare, esso definisce gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione del territorio regionale, e provvede al riordino organico di piani, programmi e progetti regionali di settore, determinando le regole per il governo delle trasformazioni territoriali in un quadro di coerenze definite e di obiettivi specificati. Con la Legge regionale 12/05 in materia di governo del territorio il Piano territoriale regionale ha acquisito un ruolo innovativo nei confronti dell insieme degli altri strumenti e atti di pianificazione previsti in Lombardia. Il nuovo modello di pianificazione, composto e costituito da una pluralità di soggetti e di processi variamente correlati, prevede che il PTR delinei la visione strategica di sviluppo per la Lombardia e costituisca una base condivisa su cui gli attori territoriali e gli operatori possano strutturare le proprie azoni e idee di progetto. L impostazione di legge ha infatti attribuito alla responsabilità degli amministratori pubblici in primo luogo ma anche complessivamente di tutti gli operatori territoriali direttamente coinvolti attraverso processi partecipati, la determinazione dei contenuti degli atti di pianificazione dando piena attuazione al principio di sussidiarietà. Il PTR rappresenta quindi l elemento fondamentale per un assetto armonico della disciplina territoriale della Lombardia e più specificatamente per una equilibrata impostazione dei Piano di governo del territorio comunali e dei piani territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP). La Giunta Regionale ha dato avvio alla elaborazione del PTR nel 2006 che ha approvato nel gennaio del Il Consiglio regionale ha adottato il Piano nel luglio 2009 e lo ha approvato in via definitiva (decidendo anche le controdeduzioni regionali alle osservazioni pervenute) con deliberazione del 19 gennaio 2010 n 951 Approvazione delle controdeduzioni alle osservazioni al Piano territoriale Regionale adottato con DCR n 874 del 30 luglio approvazione del Piano Territoriale Regionale, pubblicato sul BURL n 6, 3 Supplemento Straordinario dell 11 febbraio Il PTR ha dunque efficacia dal 17 febbraio In sintesi il Piano si compone delle seguenti sezioni: Il PTR della Lombardia presentazione che illustra la natura la struttura e gli effetti del piano; Documento di Piano che contiene gli obiettivi e le strategie di sviluppo per la Lombardia; Piano paesaggistico che integra e aggiorna i contenuti del Piano Paesistico vigente (2001) per dare attuazione alla valenza paesaggistica del PTR secondo quanto previsto dall art. 19 della LR 12/05, con attenzione al dibattito anche a livello nazionale nell attuazione del D.lgs 42/04 (codice dei beni culturali e del paesaggio). Strumenti operativi, che individua gli strumenti, criteri e linee guida per perseguire gli obiettivi proposti; Sezioni tematiche, che contiene l Atlante della Lombardia e approfondimenti su temi specifici; Valutazione ambientale, che contiene il Rapporto Ambientale e altri elaborati prodotti nel percorso di valutazione Ambientale del Piano;

3 In sintesi il piano prevede 3 macro obbiettivi che sono: Rafforzare la competitività dei territori della Lombardia; Proteggere e valorizzare le risorse della Lombardia; Riequilibrare il territorio lombardo. Al fine di rappresentare le potenzialità e le opportunità della Lombardia e affrontare la prevenzione e le criticità vengono individuati i seguenti sei Sistemi territoriali: Sistema Metropolitano; Sistema della Montagna; Sistema Pedemontano; Sistema dei Laghi; Sistema della Pianura Irrigua; Sistema del Po e grandi fiumi. In aggiunta il Piano individua i seguenti orientamenti generali per l assetto del territorio: Sistema rurale paesaggistico; I poli di sviluppo regionale quali motori della competitività territoriale; Le infrastrutture prioritarie: la rete del verde, le infrastrutture per la sicurezza del territorio, le comunicazioni, l accessibilità, l infrastruttura per la conoscenza del territorio; Le zone di preservazione e salvaguardia ambientale, per fare della qualità del territorio in modo lombardo di leggera competitività; Riassetto idrogeologico, per garantire le sicurezza dei cittadini a partire dalla prevenzione dei rischi. Il PTR si caratterizza quindi come strumento strategico orientato a portare coerenza e a fornire indirizzi ed orientamenti ai piani settoriali regionali e provinciali degli enti territoriali di livello provinciale e sub provinciale. Presenta inoltre un forte orientamento processuale: sui tratta infatti di un piano che vive nel tempo si aggiorna e si perfeziona con cadenza annuale tenendo conto degli esiti del monitoraggio e delle valutazioni che vengono operate in fase attuativa. I criteri per l attuazione del PTR sono quindi orientati a far dialogare gli strumenti di pianificazione e di valutazione a vari livelli, sviluppano linee di indirizzo e di azione per le pianificazioni alle diverse scale territoriali, evidenziano la necessità di condividere fra i soggetti coinvolti le responsabilità per la attuazione e delineano il percorso attuativo del PTR. Infine per gli obiettivi che presentano effetti ambientali significativi maggiormente negativi, vengono forniti i criteri ambientali per la effettuazione, con riferimento a misure specifiche di mitigazione e compensazione atte a ridurre o compensare tali effetti, ai sensi dell allegato 1 della Direttiva 2001/42/CEE La Rete Ecologica Regionale (RER) Con la Deliberazione n 8/8515 del 26 novembre 2006 la Giunta Regionale ha approvato i prodotti realizzati nella II fase del progetto Rete Ecologica Regionale come già previsto nelle precedenti deliberazioni n 6447/2008 e n 6415/2007. Con Deliberazione n 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta Regionale ha approvato il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale aggiungendo l area Alpina e Prealpina. La RER riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale. In tale progetto sono stati prodotti i seguenti due elaborati: I documenti RER Rete ecologica R3egionale e Rete Ecologica Regionale- Alpi e Prealpi che illustrano la struttura della rete e degli elementi che la costituiscono, rimandando ai Settori in scala 1: in cui è diviso il territorio regionale.

4 Il documento Rete ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali fornisce indispensabili indicazioni per la composizione e la concreta salvaguardia della Rete nell ambito della attività di pianificazione e programmazione. Gran parte del territorio provinciale rientra in aree classificate dalla RER come Elementi di primo e di Secondo livello ed in parte anche in Aree prioritarie per la biodiversità. Obiettivi La Rete Ecologica Regionale (RER) della Lombardia è stata disegnata con l obiettivo di fornire agli ecosistemi residui in paesaggi frammentati le condizioni necessarie a premettere la sopravvivenza di specie e popolazioni nel tempo e prevede, tra le altre finalità, l armonizzazione delle indicazioni contenute nelle Reti Provinciali e Locali (comunali o sovracomunali) caratterizzate da una certa variabilità sia per quanto riguarda l interpretazione data agli elementi che le compongono sia per quanto riguarda i criteri adottati per la progettazione. La Rete Ecologica Regionale è uno strumento a disposizione delle Amministrazioni che fornisce macroindicazioni per la pianificazione e la gestione del territorio da dettagliare nella stesura e negli aggiornamenti dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali, Piani di settore provinciali, Reti Ecologiche Provinciali, Reti Ecologiche su scala locale, Piani di Governo del Territorio comunali, e si pone come grande passo della Lombardia verso il recupero e la salvaguardia della naturalità del territorio anche al di fuori delle aree protette e come fondamentale premessa per una concreta tutela della biodiversità. Area di studio Intera Regione Lombardia Metodi Il progetto di individuazione e stesura della rete Ecologica Regionale è stato realizzato in due fasi: nella prima fase sono state e individuate le Aree Prioritarie per la biodiversità e nella seconda fase si sono individuati gli elementi primari, di secondo livello, i corridoi e i varchi, ), tutti poggianti su porzioni di territorio lombardo che ancora conservano valore di naturalità e consentono e/o facilitano i processi di dispersione delle popolazioni animali e vegetali. Anche dal punto di vista geografico il progetto è stato realizzato in due fasi: dapprima è stato considerato il settore di territorio lombardo che comprende la Pianura Padana, la fascia collinare e l Oltrepò pavese, mentre nella seconda fase è stato analizzato il settore Alpi e Prealpi. Le Aree prioritarie per la biodiversità, sono state individuate e mappate in scala 1: secondo il metodo expert-based, mutuato dal lavoro svolto da WWF e The Nature Conservancy per la definizione delle Aree prioritarie per l Ecoregione Alpina (Arduino et al., 2006; Mörschel, 2004) a partire dal data-base DUSAF2- Destinazione di uso dei suoli agricoli e forestali 2008 in scala 1: e le ortofoto regionali aggiornate al A partire dalle Aree prioritarie per la biodiversità, per ognuno dei due settori considerati è stato quindi tracciato il disegno di rete in scala 1:25.000, individuando gli elementi primari, di secondo livello, i corridoi e i varchi. Nel corso di questa fase sono state consultate tutte le Province lombarde, allo scopo di confrontarsi e di raccogliere i materiali editi e inediti relativi ai progetti di Rete Ecologica Provinciale. Il materiale cartografico utilizzato ha compreso: Carta di uso del suolo denominata Destinazione Uso dei Suoli Agricoli e Forestali (DUSAF2, ERSAF Regione Lombardia); carte di sintesi di elementi idrografici (fiumi, canali, fontanili, golene fluviali, ecc.); carte delle aree protette di ogni tipo (PLIS, Parchi Regionali, Parchi Nazionali, Monumenti Naturali Regionali, Riserve Naturali Regionali e Statali, Siti inclusi nella Rete Natura 2000 ovvero SIC e ZPS); ortofoto volo 2003 (Compagnia Generale di Riprese Aeree); CTR 1: della Lombardia. I confini delle aree e dei poligoni inseriti nella RER sono stati definiti e verificati sull elemento più recente a disposizione per il lavoro, ovvero l ortofoto del Tutte le elaborazioni cartografiche sono state condotte a scala 1:25.000, scendendo a maggior dettaglio (1:5.000, 1:10.000) quando necessario per identificare elementi importanti ma di estensione estremamente ridotta.

5 La proiezione utilizzata per tutte le elaborazioni cartografiche è stata quella dei database regionali (Gauss- Boaga, datum Roma 1940). Il programma GIS utilizzato per il lavoro è prodotto dalla ESRI (Environmental Systems Research Institute, Inc., Redlands, California). Elementi La RER si compone di elementi raggruppabili in due livelli: Elementi primari e Elementi di secondo livello. Gli Elementi primari costituiscono la RER di primo livello. Comprendono, oltre alle Aree prioritarie per la biodiversità, tutti i Parchi Nazionali e Regionali e i Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Si compongono di: Tab.5.1 Elementi primari della RER 1a) Elementi di primo livello compresi nelle Aree prioritarie per la biodiversità: si tratta di Elementi primari individuati principalmente sulla base delle Aree prioritarie per la biodiversità; 1b) Altri elementi di primo livello: sono stati individuati facendo riferimento a Elementi di primo livello presenti nelle Reti Ecologiche Provinciali e/o ad aree di connessione tra Elementi di primo livello, associate a valori elevati di biodiversità; 2) Gangli: si tratta dei nodi prioritari sui quali appoggiano i sistemi di relazione spaziale all interno del disegno di rete ecologica, in grado di svolgere la funzione di aree sorgente (source). Tali elementi sono stati individuati solo nel Settore Pianura Padana lombarda e Oltrepò Pavese, in quanto nel Settore Alpi e Prealpi lombarde la maggior estensione degli elementi di primo livello della rete, dovuta alla presenza di ampie superfici ad elevata naturalità, garantisce una maggiore continuità ecologica; 3) Corridoi regionali primari: Si tratta di elementi fondamentali per favorire la connessione ecologica tra aree inserite nella rete. I corridoi sono stati distinti in corridoi ad alta antropizzazione e corridoi a bassa o moderata antropizzazione. 4) Varchi: rappresentano situazioni particolari in cui la permeabilità ecologica di aree interne ad elementi della Rete Ecologica Regionale (o ad essi contigue) viene minacciata o compromessa da interventi antropici, quali urbanizzazione, realizzazione di importanti infrastrutture, creazione di ostacoli allo spostamento delle specie biologiche. La RER distingue tra Varchi da mantenere (aree dove si deve limitare ulteriore consumo di suolo o alterazione dell habitat), Varchi da deframmentare (dove sono necessari interventi per mitigare gli effetti della presenza di infrastrutture o insediamenti che interrompono la continuità ecologica), e infine Varchi da mantenere e deframmentare al tempo stesso, ovvero dove è necessario preservare l area da ulteriore consumo del suolo e simultaneamente intervenire per ripristinare la continuità ecologica presso interruzioni antropiche già esistenti. Gli Elementi di secondo livello della RER comprendono invece: a) Aree importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree prioritarie; b) Elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando individuati secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello.

6 Materiali Il progetto RER ha fornito: Cartografia informatizzata: Dati vettoriali (shapefiles) relativi a corridoi regionali primari in territori ad alta antropizzazione,corridoi regionali primari in territori a bassa e moderata antropizzazione, elementi di primo livello, elementi di secondo livello, varchi; Cartografia cartacea: Carta a scala 1:25.000, suddivisa in settori. Ogni settore è caratterizzato da una cartografia nella quale sono evidenziate aree e corridoi, e da una scheda con la descrizione dei contenuti naturalistici e ambientali e relative indicazioni gestionali. Relazioni tecniche: Rete ecologica regionale; Rete ecologica regionale e programmazione territoriale degli enti locali allegata alla dgr 26 novembre 2008 num. 8/8515; Aree prioritarie per la biodiversità nella pianura padana lombarda; Rete ecologica regionale alpi e prealpi; Aree prioritarie per la biodiversita nella alpi e prealpi lombarde Rete Ecologica della provincia di Varese (2007) La RETE ECOLOGICA provinciale è stata approvata in quanto parte integrante del PTCP di Varese con Delibera P.V. n. 27 in data Obiettivi Il PTCP di Varese (2007) individua sul territorio provinciale una rete ecologica finalizzata a salvaguardare le interconnessioni tra le diverse aree a valenza ecologica e paesaggistica. Area di studio Intera Provincia di Varese Metodi La progettazione della rete ecologica è partita dall identificazione di specie focali, specie che ricoprono tutte le necessità spaziali e funzionali di tutte le altre specie che possono trovarsi nello stesso ecosistema. A tale riguardo come specie guida si è utilizzata la comunità di Uccelli nidificanti, caratterizzata da un noto legame con la complessità della struttura arboreo-arbustiva della vegetazione ed alla sua disposizoone spaziale nel territori, cioè al suo equilibrio con aree aperte. In particolare il modello proposto ha utilizzato il gruppo di specie rilevabile con el stazioni d ascolto (Modello Passeriformi). Il progetto di rete ecologica discende dalla definizione di un modello di idoneità faunistica che viene costruito integrando le informazioni contenute nella carta delle unità di uso del suolo e quelle degli indicatori di tipo faunistico secondo lo schema che segue.

7 Fig.5.1 Schema della metodologia utilizzata (fonte: PTCP, Approfondimento tematico num. 2, cap. 5) La mappa interpolata dei valori di idoneità consiste in un raster a maglia quadrata (200mx200m) in qui ogni cella assume il valore pari alla sommatoria del prodotto del valore Ifm di tutte le tipologie vegetazionali presenti nella cella e la relativa superficie percentuale occupata all interno della stessa. Questa mappa consente di individuare le aree a maggiore criticità e quelle maggiormente funzionali ai corridoi ecologici, costituendo la base per le successive fasi del lavoro. La serie dei records relativi ai centroidi di ciascuna cella sono state elaborate mediante algoritmi di interpolazione e la risoluzione del raster prodotto è stata pari a 10m. Per delimitare ambiti discreti di idoneità faunistica la mappa è stata poi riclassificata i modo da individuare aree caratterizzate da diversi gradi di idoneità. Tramite il modello di idoneità faunistica il territorio della provincia è stato suddiviso in aree con diverso grado di idoneità (Ifm= alta idoneità; Ifm=51-70 media idoneità; Ifm=21-50 bassa idoneità; Ifm=0-20 idoneità nulla) in questo modo sono stati individuati gli elementi fondamentali della rete e le aree di particolare interesse con funzionalità di nodo strategico o di zone con evidenti criticità Per quanto riguarda i fiumi più significativi (Fiume Tresa, Torrente Tenore, Torrente Arno, Torrente Bardello, Torrente Giona, Torrente Margorabbia, Fiume Olona, Torrente Rancina, Torrente Strona) è stato effettuato il calcolo degli indici RCE-s (Riparian, Channel and EInventory environmental, così come definito da Beltrame et al., 1993) e IAR (Indice di Impatto delle Attività Antropiche sulle Rive, Beltrame et al, 1993). La combinazione dei due indici permette di definire le caratteristiche ambientali dei corsi idrici considerati lungo tratti omogenei e quindi la formulazione di un giudizio di funzionalità fluviale che ha permesso di identificare i corsi d acqua da riqualificare, ossia quello caratterizzati da qualità scadenti, scarse e pessime secondo la composizione degli Indici di Funzionalità Fluviale utilizzati. Elementi Gli elementi cartografati comprendono core areas di primo livello, core areas di secondo livello, aree di completamento, fasce tampone, varchi, tratti di corsi d acqua da riqualificare e infrastrutture ad alta interferenza. Vengono poi indicati nodi strategici ed aree critiche. I singoli elementi vengono qui di seguito esplicitati: Core areas di primo livello: sono le aree di idoneità faunistica medio-alta che costituiscono le connessioni ecologiche principali della Provincia di Varese. Queste connessioni sono ad andamento Nord-Sud e consistono in: Corridoio principale occidentale: fiancheggia il Lago Maggiore e il Fiume Ticino, poi attraversa la zona dei Laghi e circonda l aeroporto di Malpensa e quindi giunge al confine con la Provincia di Milano;

8 Corridoio principale orientale: costeggia le aree boscate del comasco, passando attraverso il Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Aree di completamento: sono le formazioni areali o longitudinali di riconnessione delle core-areas principali. Core areas di secondo livello: aree di idoneità faunistica medio-alta che costituiscono una serie di corridoi trasversali di collegamento tra i due principali corridoi con andamento Nord-Sud. Queste aree, pur essendo di minore dimensione, consentono di non perdere la comunicazione tra i grandi rami della rete principale e di salvaguardare gli elementi naturali presenti insidiati dall incalzante processo di urbanizzazione soprattutto lungo le vie di comunicazione. Sono prevalentemente concentrate nella zona meridionale della Provincia e comprendono in molti casi tessuti agricoli o periurbani. Fasce tampone: sorgono a margine delle core areas e comprendono aree a minore idoneità faunistica, in alcuni casi terreni agricoli, in altri aree boscate. Varchi: aree cruciali per la funzionalità della rete. Si tratta di aree ancora attualmente libere dall edificazione soprattutto lungo le vie di comunicazione principali, che in diverse parti del territorio stanno diventando luogo privilegiato per lo sviluppo abitativo lineare. Corsi d acqua da riqualificare: sono i tratti fluviali connotati da classi di qualità scadente, scarsa e pessima nell analisi di funzionalità fluviale e quelli appartenenti al reticolo fluviale secondario che costituiscono elementi di riconnessione importanti (talora unici) della rete. Infrastrutture ad alta interferenza: infrastrutture che tagliano la rete ecologica. Nodi strategici: aree incluse nella rete ecologica che presentano notevoli problemi di permeabilità ecologica (in quanto per esempio sottoposti a dinamiche occlusive da parte degli insediamenti), ma che rappresentano parimenti varchi almeno potenziali, fondamentali per riconnettere tra loro elementi strutturali della rete ecologica. Si tratta di zone sede di importanti snodi o punti di collegamento fra le core areas e/o di incrocio fra diversi rami della rete, e sono in genere situati in corrispondenza di varchi. Aree critiche: porzioni di territorio che presentano seri problemi ai fini del mantenimento della continuità ecologica e di una qualità ambientale accettabile per la rete. Materiali Il progetto di individuazione e stesura della carta della Rete Ecologia Provinciale ha fornito: Cartografia informatizzata: Dati vettoriali (shapefiles) relativi a core area principale, core area secondaria, zona tampone, area di completamento, corridoi fluviali da riqualificare, varchi; Cartografia cartacea: Carta a scala 1:50.000, PAE3. Carte a scala 1:25.000, PAE3a, PAE3b, PAE3c, PAE3d, PAE3e, PAE3f, PAE3g, PAE3h, PAE3i, PAE3l. Relazioni tecniche: PTCP, Approfondimento tematico num. 2, cap Programma di sviluppo rurale Il programma di sviluppo rurale della Regione Lombardia è lo strumento che mette a disposizione delle imprese agricole e di trasformazione una serie di misure a sostegno degli investimenti e di azioni agro ambientali finalizzate a orientare lo sviluppo rurale della Regione secondo le finalità politiche comunitarie. Le linee di azione del PSR di Regione Lombardia sono declinate nei 4 assi e in 22 misure più l approccio Leader. Ogni misura riguarda una determinata categoria di interventi destinati prevalentemente alle Aziende Agricole della Lombardia: Asse 1 Migliorare la competitività del settore agricolo-forestale Asse2 Migliorare l ambiente e lo spazio rurale Asse 3 qualità della vita e diversificazione nelle zone rurali Asse 4- Attuazione dell approccio Leader

9 La provincia di Varese ricade in parte nelle zone A (Poli urbani) e in parte nelle zone C (Aree rurali intermedie. Le definizioni relative sono: Fig. 5.2 Zonizzazione della Regione Lombardia A - I poli urbani Sono le aree nelle quali è prioritario ricercare nuove formule produttive e organizzative, tenendo conto delle necessità di riequilibrare territori nei quali l attività agricola e l ambiente sono compromessi dalla forte pressione competitiva di altre attività. Tra le varie opportunità si può evidenziare la diversificazione, orientata a fornire servizi alla popolazione urbana. D - Le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo In questo gruppo ricade tutta la montagna con più spiccate caratteristiche di ruralità e la collina significativamente rurale. In queste aree la priorità più rilevante è quella del mantenimento dell attività agricola e forestale attraverso meccanismi di sostegno che incentivino quelle formule produttive in grado di massimizzare le esternalità positive. Inoltre è necessario favorire l integrazione dell azienda agricola nell ambito del sistema produttivo e del patrimonio locale. È anche prioritario favorire la diversificazione e la creazione di poli locali di sviluppo integrato nei quali creare sinergia tra attori ed interventi singolarmente troppo deboli per invertire la spirale della marginalità. Parte del territorio provinciale ricade nell asse 4 Leader come indicato in figura.

10 Fig. 5.3 Asse 4 Leader La definizione di Asse 4 Leader è la seguente: Territori Asse 4- Leader In questo gruppo ricadono i territori classificati come zona C Aree rurali intermedie e zona D Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Per dare continuità e valore alle iniziative intraprese nella programmazione , sono estesi all Asse 4 anche i territori ammissibili all I.C. Leader Plus. Pertanto la superficie territoriale dell Asse 4 - Leader è ampliata rispetto alla passata programmazione. In particolare il programma di Sviluppo rurale, con l Asse 2 Attivare lo sviluppo agricolo e forestale sostenibile migliorando l ambiente e valorizzando il paesaggio rurale la Regione Lombardia intende promuovere uno sviluppo agricolo e forestale sostenibile in armonia con la tutela della biodiversità, la valorizzazione del paesaggio e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Tali Obiettivi sono congrui con il Piano faunistico Venatorio che prevede un piano di miglioramenti ambientali a fini faunistici. A titolo di esempio riporta una delle schede più significative in merito, tratte dalla Guida rapida regionale al Programma di sviluppo Rurale

11 Misura 216. investimenti non produttivi obiettvi Questa misura si propone di tutelare l ambiente e di migliorare il paesaggio rurale. Inoltre, desidera salvaguardare la qualità delle risorse idriche superficiali e profonde, conservare la biodiversità e diffondere sistemi agro-silvo-forestali ad alto valore naturalistico. È collegata alle misure 214, 221 e 323. Richiedenti Imprese agricole nella forma individuale, società agricole e società cooperative agricole. Tipologia d intervento A.1 - Costituzione di siepi, filari e fasce tampone boscate Le siepi sono strutture polispecifiche costituite da specie arboree e arbustive autoctone. La tipologia e la composizione floristica, che variano a seconda dell ambiente in cui vengono realizzate, sono stabilite da un documento tecnico. Si trovano di solito ai margini dei campi e della viabilità aziendale. I filari sono invece strutture mono o polispecifiche costituite da specie arboree autoctone,e stanno ai margini dei campi e della viabilità aziendale. Le fasce tampone boscate, più ampie rispetto alle siepi, si trovano tra i campi coltivati e i corsi d acqua e sono costituite da specie che supportano una particolare funzione fitodepurante. Le specie da utilizzare e altri parametri tecnici sono stabiliti da un apposito documento tecnico. Spese ammesse: lavori di preparazione del terreno e di allestimento dell impianto (arature, fresature, tracciamento dei filari, apertura delle buche, concimazione di fondo, pacciamatura,utilizzo di apparati di difesa per le piante e chiudende ) acquisto del materiale vegetale arbustivo e arboreo spese generali (oneri di progettazione, direzione lavori, consulenza, assistenza tecnica ai giovani impianti) che possono costituire al massimo il 15% delle spese ammissibili B.1 - Recupero dei fontanili Questi interventi dovranno essere attuati secondo le prescrizioni del documento tecnico. Spese ammesse: ripristino della funzionalità della testa e dell asta del fontanile operazioni necessarie a consentire il deflusso delle acque in un unica operazione di recupero B.2 - Rinaturalizzazione di altri tipi di zone umide Questo intervento può comprendere la creazione o il miglioramento di siti adatti alla nidificazione degli uccelli. Asse 2 - misura 216 Spese ammesse: piantumazione o sistemazione di alberi e/o arbusti altri interventi di sistemazione del terreno o di regimazione delle acque scavi, semine e piantumazioni per la creazione di praterie umide B.3 - Miglioramento di ambienti agricoli ad alto valore naturale a rischio di scomparsa, presenti nelle aree protette e nelle aree Natura Gli interventi, che oltrepassano le prescrizioni dei singoli Piani di gestione, saranno descritti in singoli progetti predisposti dagli enti gestori delle aree Natura 2000 e delle aree protette, approvati dalla DG Agricoltura. Spese ammesse: voci di spesa per i progetti predisposti dagli enti gestori delle aree Natura 2000 e delle aree protette (creazioni di siti per la nidificazione degli ardeidi coloniali, realizzazione di canali e laghetti per il popolamento delle risaie in sommersione ) Entità degli aiuti La percentuale massima di sostegno è fino al 100% degli investimenti effettuati. Territori ammissibili La misura si attua su tutto il territorio regionale con priorità nelle Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN), nelle aree Natura 2000 e in altre aree protette.

12 5.1.5 Il Piano paesaggistico regionale. Ai sensi della Legge 431/85 e successive modifiche, la Regione Lombardia era tenuta con riferimento ai beni ed alle aree soggette al regime della legge 1497/39, in forza della stessa legge Galasso (normativa ora ricompresa nel D lgs 42/2004) a sottoporre il proprio territorio a Specifica normativa d uso e di valorizzazione ambientale. Il Piano Territoriale paesaggistico Regionale della Lombardia è stato adottato con DGR n 6/30195 del 25 luglio 1997 con successiva approvazione di rettifiche il 5 dicembre 1997 con DGR n 6/32935 fino all approvazione della proposta di piano con il recepimento delle osservazioni raccolte. Il PTR è vigente dal 6 agosto 2001 dopo l approvazione avvenuta con deliberazione del consiglio regionale n VII/197 del 6 marzo Il PTPR è stato aggiornato da alcune parti del PTR immediatamente vincolanti in seguito alla approvazione della Giunta Regionale del 16 gennaio 2008 ed in particolare ha assunto la denominazione di Piano Paesaggistico Regionale (PPR). Attraverso il Piano. la Regione, nel rispetto delle competenze spettanti agli altri soggetti costituzionali, promuove l unitarietà e la coerenza delle politiche di paesaggio particolare negli ambiti paesistici unitari che sono attraversati da limiti amministrativi e lungo le strade di grande comunicazione, favorisce l adozione di percorsi analitici confrontabili e di codici linguistici comuni da parte dei soggetti che partecipano alla costituzione del Piano del Paesaggio in Lombardia, si dota di uno strumento mediante il quale dialogare con enti esterni, nel quadro regionale, nazionale e internazionale. Il piano tratta temi relativi alla natura ed agli scopi della pianificazione paesistica, alle sue articolazioni interne alle strategie utili a conseguirne gli obiettivi. Propone inoltre letture strutturate dei paesaggi lombardi evidenziando fattori di identità e processi di degrado, proponendo azioni di tutela e di recupero e, di fronte a problematiche complesse, probabile oggetto di valutazioni e scelte divergenti, prospetta opzioni alternative. Il Piano, recependo le indicazioni della Convenzione Europea del paesaggio, mira alla tutela ed alla valorizzazione paesistica dell intero territorio regionale scegliendo di coinvolgere e responsabilizzare tutti gli Enti con competenze territoriali in termini pianificativi, programmatori e progettuali nel perseguimento delle finalità di tutela esplicitate dall art.1 delle Norme del Piano; la conservazione dei caratteri che definiscono l identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze e dei relativi contesti; il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; la diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e la loro fruizione da parte dei cittadini. Le tre finalità individuate e cioè conservazione, innovazione e fruizione, si collocano sullo stesso piano e sono tra loro interconnesse. Il piano però evidenzia come esse siano perseguibili con strumenti diversi muovendosi in tal senso in totale coerenza con le indicazioni della Convenzione Europea del paesaggio. Il P.P.R. suddivide il territorio lombardo in ambiti territoriali. Ogni ambito viene inizialmente identificato nei suoi caratteri generali con l eventuale specificazione di sottoambiti di riconosciuta identità. Quindi all interno di ciascun ambito sono elencati gli elementi che compongono il carattere del paesaggio locale. Sono gli elementi che danno il senso e l identità dell ambito stesso, la sua componente percettiva, il suo contenuto culturale. Il controllo paesaggistico disposto dalle norme del P.P.R. opera su base spaziale diversa da quella della 1497/39, in quanto si estende all intero territorio e non alle sole zone vincolate, essendo questo strumento un piano territoriale e non un piano paesistico. Questa impostazione si basa sul principioche essendo un paesaggio un valore ubiquo, qualunque intervento di trasformazione del territorio è potenzialmente rilevante a fini paesistici. Il piano territoriale paesaggistico regionale ha natura: Di quadro di riferimento per la costruzione del Piano del Paesaggio Lombardo;

13 Di strumento di disciplina paesistica del territorio; Il P.P.R. come strumento di salvaguardia e disciplina è esteso a tutto il territorio regionale e opera fino a quando non siano vigenti atti a valenza paesistica di maggiore definizione. Il Piano indica come individuare e tutelare categorie e beni paesaggistici puntali e/o areali quali ad esempio i centri e nuclei storici, la viabilità storica e d interesse paesistica, i canali e il sistema irriguo, il paesaggio agrario. Fig. 5.4 Zonizzazione del PPR

14 5.1.6 Il Piano di Indirizzo Forestale; Il Piano Generale di Indirizzo Forestale (PIF) approvato con Delibera P.V. n 2/2011 del Consiglio Provinciale, è lo strumento utilizzato dalla Provincia, ai sensi della legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31, per delineare gli obiettivi di sviluppo del settore silvo-pastorale e le linee di gestione di tutte le proprietà forestali, private e pubbliche. Tale piano è stato redatto con la finalità di approfondire le conoscenze ed organizzare le proposte di intervento nel territorio provinciale esterno al perimetro di Comunità Montane, Parchi e Riserve Regionali ovvero per le aree che da un punto di vista della normativa forestale (l.r. n. 31/2008) sono di competenza della Amministrazione Provinciale. Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) rientra quindi nella strategia forestale regionale, quale strumento capace di raccordare, nell ambito di comparti omogenei, le proposte di gestione, le politiche di tutela del territorio e le necessità di sviluppo dell intero settore. Il documento ha validità è quindicennale e, nel caso della provincia di Varese, assume ulteriore valenza in quanto rappresenta, per il territorio di competenza, elemento di supporto in quanto Piano di Settore nell ambito del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.). La finalità globale del PIF è quella di contribuire a ricercare, promuovere e sostenere una convivenza compatibile tra ecosistema naturale ed ecosistema umano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo. Le finalità fondamentali in cui esso si articola sono le seguenti: l analisi e la pianificazione del territorio boscato; la definizione delle linee di indirizzo per la gestione dei popolamenti forestali; le ipotesi di intervento, le risorse necessarie e le possibili fonti finanziarie; il raccordo e coordinamento tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale; la definizione delle strategie e delle proposte di intervento per lo sviluppo del settore forestale; la proposta di priorità di intervento nella concessione di contributi pubblici. Ulteriori obiettivi specifici del Piano sono: la valorizzazione multifunzionale dei soprassuoli boscati e dei popolamenti arborei in genere; la proposta di scenari di sviluppo compatibili con il miglioramento della qualità ambientale; la conservazione, la tutela e il ripristino degli ecosistemi naturali di valenza provinciale; il censimento, la classificazione e ed il miglioramento della viabilità silvo pastorale. Stabiliti pertanto gli obiettivi del Piano, lo sviluppo successivo della pianificazione si svolge attraverso la conoscenza del contesto territoriale (punti di forza e di debolezza) per delineare una strategia di sviluppo da attuare nel periodo di validità del Piano attraverso una serie di linee guida che, nel caso specifico, si sostanziano in indirizzi colturali o proposte di azioni e interventi sul territorio. Il Piano di Indirizzo Forestale (P.I.F.) della Provincia di Varese è stato redatto secondo un approccio sistemico volto ad esplorare i fenomeni nella loro reciproca influenza. Le analisi e le proposte di piano sono riconducibili ad un processo integrato fra conservazione, ripristino delle espressioni naturali e programmazione delle attività umane. L approccio sistemico ha portato al confronto con gli strumenti di pianificazione ecologica del territorio vigenti (piano territoriale di coordinamento, piano faunistico venatorio, piano di assetto Il PIFdella Provincia di Varese è concepito per un utilizzo operativo. Per questo motivo si è pensato ad una struttura di agile consultazione, composta da una relazione generale e da una serie di allegati tecnici predisposti per una gestione informatica.

15 Tab. 5.2 Schema del PIF della Provincia di VArese

16 La L. 157/1992 e la L.R. 26/1993 costituiscono la norma fondamentale per la gestione e la pianificazione del territorio ai fini della tutela della fauna selvatica. Tali norme, riconoscono la necessità di una pianificazione diretta della componente naturalistica del territorio, anche attraverso progetti di riqualificazione dell ambiente e di ricostruzione attiva degli elementi che lo compongono. L approccio più adeguato per ottenere un aumento della fauna selvatica o la sua semplice conservazione è quello di intervenire sulla qualità del territorio, piuttosto che con misure dirette sulle popolazioni considerate(es. ripopolamenti o reintroduzioni). A tale proposito la L.R.26/93 prevede che siano corrisposti degli incentivi in favore dei proprietari e dei conduttori dei fondi agricoli che si impegnano nella tutela e nel ripristino degli habitat naturali, attraverso le Oasi di protezione. La pianificazione venatoria, considera il concetto di rete ecologica provinciale come basilare nell individuazione e nella collocazione degli istituti normativi (oasi di protezione, zone di ripopolamento..), intervenendo in modo sinergico con la pianificazione territoriale al fine di garantire le condizioni ottimali per la conservazione di flora e fauna, in base a quanto stabilito dalla vigente normativa. Nel PIF, ed in particolare nel modello di definizione delle attitudini funzionali del bosco, sono confluiti alcuni degli istituti previsti dal precedente PFV Il PTCP della Provincia di Varese Vengono qui riassunti gli obbiettivi evidenziati nell ambito del Documento Strategico del P.T.C.P., redatto a cura dell Unità Piano Territoriale della Provincia di Varese e approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 20 del 20/04/2005. Con specifico riferimento alla suddivisione originaria in sette macrocategorie (cfr. Documento Strategico), che definiscono gli ambiti settoriali di analisi, le informazioni vengono qui strutturate secondo i seguenti temi principali: Paesaggio Agricoltura Competitività Sistemi specializzati Malpensa Rischio Attuazione e Processo Per ogni categoria elencata sono stati estrapolati gli obbiettivi prefissi, ad ognuno dei quali corrispondono delle attività conseguenti (politiche/azioni), la cui attuazione comporta effetti attesi e interazioni con le componenti ambientali s.l. precedentemente individuate (es. risorse ambientali primarie) nella definizione degli obbiettivi di sostenibilità da assumere. Nel passaggio successivo, che si configura come un aumento del potere di risoluzione nella lettura del P.T.C.P., sono stati estrapolati gli articoli delle Norme d Attuazione correlabili agli obbiettivi e alle politiche/azioni individuati (vedi tabella 2), da utilizzare come riferimento specifico nella fase di elaborazione delle matrici di valutazione. Al riguardo, va evidenziato che tre dei temi trattati ( Competitività, Malpensa, Attuazione e Processo ) non trovano una corrispondenza diretta e univoca nell ambito delle Norme d Attuazione; data la significatività dei temi stessi si è comunque ritenuto di operare una valutazione di congruità con gli obbiettivi di sostenibilità, la cui valenza è riferita agli obbiettivi e alle politiche/azioni definiti ai livelli precedenti. La costruzione di questa struttura di sintesi fornirà il supporto per la successiva fase di incrocio e di verifica tra obbiettivi e azioni del P.T.C.P. e gli obbiettivi di sostenibilità ambientale assunti a priori. Un elemento di parziale difformità può essere rappresentato dalla disomogeneità delle categorie sopra elencate, in cui sono compresi sia ambiti coerenti con i settori di riferimento utilizzati per la definizione degli obbiettivi di sostenibilità (es. paesaggio, agricoltura) che ambiti specifici di attenzione (es. competitività) e/o fasi temporali dell iter complessivo del P.T.C.P. (attuazione e processo). Per meglio chiarire gli argomenti trattati, si fornisce di seguito una descrizione di sintesi delle singole voci.

17 Paesaggio Si fa riferimento al concetto esteso di paesaggio, comprensivo di aspetti differenti, fisici (es. morfologia, litologia), biotici (vegetazione,fauna) e storico-antropici (struttura insediativa, elementi di valenza artisticoarchitettonica), secondo un accezione di tipo ecosistemico s.l. che si è andata progressivamente affermando negli anni recenti. Obbiettivo generale e prioritario è il miglioramento della qualità del paesaggio, da perseguire attraverso interazioni sinergiche con altri settori analizzati, quali ad esempio l agricoltura e i sistemi specializzati. Parte integrante, e fortemente qualificante, della politica paesaggistica è altresì la progettazione e realizzazione della rete ecologica, che diviene elemento cardine della strategia di gestione del territorio. Agricoltura L ambito risulta, in questo caso, assai ben individuato: esso comprende le attività produttive legate a un settore primario tradizionale quale quello agro-silvo-pastorale s.l. (vengono qui considerate, infatti, anche le attività correlate alla gestione del bosco e dei pascoli). Viene altresì sottolineato il ruolo determinante dell agricoltura nel riequilibrio del territorio e nel mantenimento dei suoi caratteri storici e/o originari, nonché l opportunità di promuovere e sviluppare forme di attività a ridotto impatto ambientale (es. colture biologiche) e di tutelare la biodiversità che si traduce, in questo caso, nella salvaguardia di tipologie e/o di varietà colturali locali. Competitività Individua un ambito concettuale plurisettoriale più che un settore specifico d indagine, riferibile a processi e a interazioni sinergiche più che a tipologie di attività; vengono qui individuate le strategie e le modalità d azione e di intervento utili e funzionali al raggiungimento dello scopo di aumentare il livello complessivo di competitività del sistema territoriale s.l. Vi rientrano sia azioni a livello di indagine (es. ricerche volte al miglioramento dell efficienza del sistema e delle connessioni intersettoriali) che infrastrutturale (ridefinizione e riqualificazione della rete viabilistica e dei trasporti), i cui effetti sono comunque riferibili ai settori individuati per la definizione degli obbiettivi di sostenibilità. Sistemi specializzati Rientrano qui ambiti e azioni tra loro differenziati, quali ad esempio la rete dei trasporti e l identità culturale; in particolare va sottolineata l attenzione posta ai servizi s.l., tra cui vanno annoverate anche le attività commerciali. Va peraltro evidenziato il fine prevalente nell individuazione degli obbiettivi posti, che è rappresentato dal miglioramento complessivo dei livelli di qualità ambientale e di vita. Malpensa Ė certamente l ambito più specifico tra quelli analizzati; peraltro, la scelta appare giustificata dal ruolo e dall importanza che l aeroporto di Malpensa riveste in ambito non solo provinciale, bensì regionale e nazionale (come sottolineato nel Documento Strategico e nella Relazione Generale di Piano, rappresenta lo scalo più importante del Norditalia, riferimento principale per vaste aree produttive, dal Veneto al Piemonte all Emilia). Tra gli aspetti analizzati, vi sono anche quelli relativi a una migliore integrazione territoriale e, specificatamente, ambientale, dello scalo nel contesto in cui è collocato, con particolare attenzione alla presenza del Parco Naturale del Ticino. Rischio L ambito di interesse comprende sostanzialmente i rischi naturali (es. idrogeologico) e quelli di matrice antropica, legati direttamente alle attività produttive (in quanto intrinsecamente a rischio per caratteristiche di processo e/o per emissione di sostanze inquinanti) o per effetti mediati (es. consumi energetici). Le politiche previste hanno, in prospettiva, lo scopo di ridurre il livello di rischio anche attraverso interazioni sinergiche con altri settori analizzati, così ad esempio il sistema insediativo e quello della mobilità Attuazione e Processo Rappresenta, come precedentemente sottolineato, una fase temporale oltre che un ambito specifico di interesse, e diviene tramite per la realizzazione di quanto definito in termini di obbiettivi relativi ai differenti sopra evidenziati. In particolare, questa fase comprende il processo stesso della V.A.S., inteso come elemento qualificante integrato nell iter di sviluppo del P.T.C.P. e strumento di verifica principale

18 dell attuazione dello stesso. Con funzione di generatore di retroazioni in funzione delle risposte e dei riscontri che si evidenziano nel corso del processo di attuazione del Piano. Segue la tabella con la descrizione degli obbiettivi e delle politiche/azioni (attività) suddivisi per settori di competenza e gerarchizzati in funzione del livello e della fase temporale in cui si inseriscono. Esse rappresentano la base da incrociare, nel passaggio appena successivo, con gli obbiettivi di sostenibilità ambientale assunti precedentemente. Tab. 5.3 Quadro di sintesi degli obbiettivi del P.T.C.P. 1 PAESAGGIO OBBIETTIVI DEL P.T.C.P. DELLA PROVINCIA DI VARESE POLITICHE/AZIONI TEMA OBBIETTIVI GENERALI DOCUMENTO STRATEGICO NORME D'ATTUAZIONE 2 AGRICOLTURA 1.1 Migliorare la qualità del paesaggio 1.2 Realizzare la rete ecologica provinciale Difendere il ruolo produttivo dell agricoltura Governare le ricadute e le sinergie dei progetti infrastrutturali Promuovere il ruolo paesistico ambientale dell agricoltura 2.3 Sviluppo della funzione plurima del bosco Valorizzare le reti di sinergie produttive ed imprenditoriali DEFINIRE UN QUADRO DI INDIRIZZI PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO ARTICOLARE LINEE DI RIFERIMENTO PER LO SVILUPPO DEGLI INSEDIAMENTI URBANI INDIVIDUARE IL SISTEMA DELLE POLARITÀ URBANE RACCORDARE LE POLITICHE PROVINCIALI E QUELLE DEI PARCHI REGIONALI E SOVRACOMUNALI INDIVIDUARE LE DIVERSE VOCAZIONI DEL TERRITORIO PROVINCIALE DEFINIRE LE ZONE DI PARTICOLARE INTERESSE PAESAGGISTICO-AMBIENTALE REALIZZARE UN COMPLETO SISTEMA DI MAPPATURE TEMATICHE INTEGRARE IL PROGETTO DI RETE CON GLI INDIRIZZI RELATIVI ALLE AREE AGRICOLE DEFINIRE CRITERI DI VALUTAZIONE DEI PROGETTI INFRASTRUTTURALI PROSPETTARE INDIRIZZI PER LA GESTIONE DELLE TRASFORMAZIONI INDOTTE INDIVIDUARE LE AREE AD USO AGRICOLO DEFINIRE GLI AMBITI AGRICOLI A PARTIRE DALLA MAPPATURA DEI SUOLI MAGGIORMENTE VOCATI ALL AGRICOLTURA VALORIZZARE GLI AMBITI AGRICOLI ED I IN PARTICOLARE I TERRITORI DEI PRODOTTI TIPICI INDAGARE LE ESIGENZE DI GOVERNO DEL TERRITORIO AGRICOLO PROPORRE CRITERI DI POSSIBILE CONIUGAZIONE TRA ATTIVITÀ AGRICOLA E FRUIZIONE PUBBLICA DELLE AREE AGRICOLE INDIVIDUARE I CARATTERI DELL IDENTITÀ RURALE COORDINARE LA PREDISPOSIZIONE DI INDIRIZZI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO AGRO-FORESTALE CON STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE METTERE IN RELAZIONE IL PATRIMONIO AGROFORESTALE ED I FENOMENI DI DISSESTO IDROGEOLOGICO DEFINIRE CRITERI DI TUTELA DEL BOSCO COME ELEMENTO DEL PAESAGGIO PROMUOVERE UNA VISIONE DI SCALA VASTA NELLA STRUTTURAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI E DI SERVIZI PROMUOVERE INDIRIZZI PER LA SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA DEI SERVIZI ALLE IMPRESE art. 63 art. 64, 65, 66, 67, 68, 69 art. 42, 44 art. 48 art. 35 Indirizzi generali di tutela del paesaggio Indirizzi in merito a: modelli insediativi, ambiti di rilevanza paesistica e di elevata naturalità e di criticità, tutela del bosco, centri storici e viabilità storica INDIVIDUARE LA STRUTTURA PRIMARIA E SECONDARIA DELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE art METTERE IN RELAZIONE LA STRUTTURA DI RETE CON I TERRITORI EXTRA-PROVINCIALI Indirizzi generali di tutela del paesaggio art.70, 71, 72, 73, Progetto di rete ecologica PROSPETTARE RELAZIONI TRA LA STRUTTURA ECOLOGICA ED IL DISEGNO DEGLI 74, 75, 76, 77, AMBIENTI ANTROPICI art. 63 art. 64, 65, 66, 67, 68, 69 Indirizzi generali di tutela del paesaggio Indirizzi in merito a: modelli insediativi, ambiti di rilevanza paesistica e di elevata naturalità e di criticità, tutela del bosco, centri storici e viabilità storica Individuazione e tutela dei suoli destinati alla attività agricola da alterazioni della loro qualità Indirizzi per la valorizzazione delle aree agricole art. 49, 52, 55, 56, 57 Indirizzi di tutela del bosco alla pianificazione di settore Indirizzi per la localizzazione degli insediamenti produttivi sovracomunali (e aree ecologicamente attrezzate) 3 COMPETITIVITÀ DELINEARE I NODI DEL SISTEMA DI CONNESSIONI E ACCESSIBILITÀ DELLA PROVINCIA Migliorare il sistema logistico e prevedere 3.2 efficaci interventi infrastrutturali PROMUOVERE UNA POLITICA DI SUPPORTO AL SISTEMA DELLE IMPRESE PONENDOLE IN RELAZIONE AL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE, ANCHE TECNOLOGICHE E DEI SERVIZI art. 11 art. 12, 13, 15 art.28, 29 Delineare la gerarchia della rete viaria Proporre tracciati alternativi per attenuare le criticità della rete stradale * Indirizzi per lo sviluppo del sistema logistico * Valorizzare ed implementare il sistema della SVILUPPARE MAPPE TEMATICHE FINALIZZATE A PORRE IN EVIDENZA CORRELAZIONI 3.3 ricerca finalizzandolo al trasferimento TERRITORIALI TRA SISTEMA DELLE RICERCA, DELLA FORMAZIONE E DELLE tecnologico SPECIALIZZAZIONI PRODUTTIVE EVIDENZIARE GLI ELEMENTI TERRITORIALI UTILI AI FINI DI UN POTENZIALE SVILUPPO DEL MARKETING TERRITORIALE 3.4 Migliorare l attrattività territoriale FAVORIRE LA DIFFUSIONE SUL TERRITORIO PROVINCIALE DI SISTEMI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE DEFINIRE CRITERI ED INDIRIZZI ATTI AD INCENTIVARE LA LOCALIZZAZIONE DI FUNZIONI RILEVANTI E SERVIZI PUBBLICI art. 17, 18 art. 22, 23, 24, 25 Disciplinare gli insediamenti lungo le strade provinciali con criteri di localizzazione Promuovere il potenziamento dei servizi di trasporto persone 4 SISTEMI SPECIALIZZATI 4.1 Promuovere la mobilità sostenibile PROMUOVERE LA COMPETITIVITÀ DELLA FERROVIA art. 22, 23, 24, 25 Promuovere il potenziamento dei servizi di trasporto persone Delineare la gerarchia della rete viaria COSTRUIRE IL GRAFO DELLA RETE STRADALE DI LIVELLO SOVRACOMUNALE E DEFINIRE IL art. 11 Proporre tracciati alternativi per attenuare le criticità della rete PROGRAMMA DELLE MAGGIORI INFRASTRUTTURE E DELLE PRINCIPALI LINEE DI art. 12, 13, 15 COMUNICAZIONE E LA RELATIVA LOCALIZZAZIONE SUL TERRITORIO stradale * art. 22, 23, 24, 25 Promuovere il potenziamento dei servizi di trasporto persone PROMUOVERE UN SISTEMA DI MOBILITÀ ALTERNATIVA art. 22, 23, 24, 25 Promuovere il potenziamento dei servizi di trasporto persone EFFETTUARE UNA DEFINIZIONE DEI SERVIZI SOVRACOMUNALI Costruire un quadro di riferimento del PROMUOVERE DEGLI ACCORDI TRA COMUNI NELLA LOCALIZZAZIONE DEI SERVIZI sistema dei servizi sovracomunali SOVRACOMUNALI CLASSIFICARE I COMUNI IN RELAZIONE AL RUOLO SOVRACOMUNALE art. 32, 33, 34 Indirizzi per limitare i fenomeni di duplicazione e polverizzazione delle funzioni sovracomunali PROPORRE CRITERI E LINEE DI INDIRIZZO PER L INSEDIAMENTO DELLE ATTIVITÀ Sviluppare l integrazione territoriale delle COMMERCIALI 4.3 attività commerciali REDIGERE NORME D INDIRIZZO PER L INTEGRAZIONE FUNZIONALE DELLE GSV (Grandi Strutture di Vendita) art. 36, 38, 39 Indirizzi per la localizzazione degli insediamenti commerciali 4.4 Promuovere l identità culturale VALORIZZARE I LUOGHI CHE ESPRIMONO LA STORIA DELLA PROVINCIA Consolidare 5.1 il ruolo dell infrastruttura SVILUPPARE PROPOSTE DI PROGRAMMI E PROGETTI aeroportuale 5 MALPENSA 5.2 Garantire la sostenibilità ambientale SVILUPPARE CON PARCO DEL TICINO I PROGRAMMI DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE SVILUPPARE ATTIVITÀ TESE ALLA MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI Definire i livelli e le esigenze d integrazione DEFINIRE PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DELL ACCESSIBILITÀ tra reti lunghe e brevi Orientare l indotto di Malpensa verso nuove SVILUPPARE NELL ALVEO DELLA COMPLESSITÀ TERRITORIALE SINERGIE CON ALTRI opportunità di sviluppo MOTORI DELLO SVILUPPO SVILUPPARE LE CONOSCENZE DI BASE INERENTI LO STATO DEL DISSESTO IN ATTO E GLI ELEMENTI PREDISPONENTI AI PROCESSI DI INSTABILITÀ 6.1 Ridurre il rischio idrogeologico MAPPARE LE ZONE PIÙ SENSIBILI AI FENOMENI DI DISSESTO IDROGEOLOGICO art. 82, 83, 84, 85 Disposizioni per aree a pericolosità frane AGGIORNARE IL QUADRO DI DISSESTO IDROGEOLOGICO DEL PAI INDIVIDUARE CARTOGRAFICAMENTE LE AREE SULLE QUALI POSSONO RICADERE GLI EFFETTI PRODUCIBILI DA EVENTUALI INCIDENTI RELATIVI A STABILIMENTI GIÀ ESISTENTI DISCIPLINARE LA RELAZIONE TRA GLI STABILIMENTI E GLI ELEMENTI TERRITORIALI E art. 98, 99, 100, 101, 6 RISCHIO 6.2 Ridurre il rischio industriale Indicazioni per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante AMBIENTALI VULNERABILI, CON LE RETI E I NODI INFRASTRUTTURALI, DI TRASPORTO, 102, 103, 104 TECNOLOGICI ED ENERGETICI, ESISTENTI E PREVISTI DISCIPLINARE L INSEDIAMENTO DEGLI STABILIMENTI R.I.R. ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DELLA CO-PIANIFICAZIONE INTEGRARE PRINCIPI DI SOSTENIBILITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE NEI CRITERI DI Ridurre l inquinamento ed il consumo di VALUTAZIONE DI PIANE E PROGETTI 6.3 energia SVILUPPARE UNA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE CHE TENDA A DIMINUIRE IL CONSUMO ENERGETICO INTEGRARE RECIPROCAMENTE LE AZIONI SETTORIALI CON GLI OBIETTIVI DI PIANO Integrare reciprocamente le azioni locali e INTEGRARE RECIPROCAMENTE AZIONI LOCALI E OBIETTIVI DI PIANO 7.1 settoriali con gli obiettivi di piano e SVILUPPARE LA PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA COME STRUMENTO ATTUATIVO DELLE sviluppare la programmazione negoziata SCELTE TERRITORIALI DEFINIRE MECCANISMI DI CONCERTAZIONE CHE IMPLEMENTINO NEGLI STRUMENTI Condividere un modello di gestione dei costi ATTUATIVI IL CONCETTO GENERALE DELLA PEREQUAZIONE e dei benefici territoriali DEFINIRE GLI INTERVENTI OGGETTO DI PEREQUAZIONE SVILUPPARE UN SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE SCELTE DEL PIANO 7 ATTUAZIONE E PROCESSO Definire un sistema di valutazione integrata COSTRUIRE UN SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POLITICHE, DELLE AZIONI E DEI PROGETTI EMERGENTI di piani e progetti DEFINIRE UN PROCESSO DI INTEGRAZIONE DEL SISTEMA DI VALUTAZIONE NELLE FUTURE PIANIFICAZIONI IMPLEMENTARE IL S.I.T. DELLA PROVINCIA Realizzare un sistema di organizzazione delle PROMUOVERE LO SVILUPPO DEL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE INTEGRATO 7.4 informazioni e delle modalità di condivisione CONSENTIRE LA DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI TRAMITE FORME RAPIDE, SEMPLICI E DI AMPIO SPETTRO, QUALE QUELLE PROPRIE DEL WEB

19 5.1.9 Piani delle aree protette e dei Siti della rete Natura 2000 Nei confronti degli strumenti di pianificazione attualmente vigenti delle Aree Protette (Parchi e Riserve Naturali) che interessano il territorio provinciale, che sono stati formulati in applicazione della l.r.86/1983, non si rilevano elementi di incoerenza con quanto indicato dal Piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Varese. In base a quanto disposto dalla L.R. 86/1983 e dalle leggi regionali istitutive delle singole aree, nelle Aree a parco e riserva naturale l attività venatoria è sempre vietata, mentre nelle aree a Parco Regionale la competenza della attività venatoria è delle Province. Il Piano dunque recepisce tali divieti conteggiando gli ambiti tutelati nel territorio complessivamente precluso alla caccia. Gli obiettivi di conservazione della biodiversità, e di tutela e ripristino dei corridoi ecologici che, in generale, riguardano le Aree Protette, sono pienamente condivise dal Piano le cui finalità sono rappresentate dalla conservazione della fauna selvatica, dalla tutela e incremento degli habitat e da una gestione sostenibile delle risorse ambientali e faunistiche e dell attività venatoria. Proprio tali aspetti possono essere considerati punti di incontro tra il Piano Faunistico-Venatorio Provinciale e la pianificazione naturalistico-ambientale delle Aree Protette regionali. Per quanto riguarda i siti della Rete Natura 2000, attualmente pochi Piani di gestione risultano approvati in Regione, e cioè quelli dei SIC Llago di Comabbio, Monti della Valcuvia e Collina di Sangiano, mentre quello del SIC-ZPS Lago di Varese e Alnete del Lago di Varese è stato per ora solo adottato dalla Provincia di Varese. A questo proposito si evidenzia come il Piano Faunistico-Venatorio della Provincia sia oggetto di Valutazione di Incidenza nell ambito della procedura di VAS; nello Studio di Incidenza sono valutate le possibili ripercussioni del Piano sullo componenti ambientali dei siti della Rete Natura 2000 ricadenti sul territorio provinciale. Si ricorda infine che la DGR n.9275 del 2009 stabilisce specifiche misure minime di conservazione da applicare nelle Zone di Protezione Speciale, relativamente all attività venatoria e alla gestione faunistica; tali misure sono recepite dal Piano.

20 5.2 COMPATIBILITÀ DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO CON GLI OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE Gli obiettivi generali perseguiti dal Piano Faunistico-Venatorio della Provincia di Varese individuati nei seguenti punti: possono esser 1) la conservazione della fauna selvatica nel territorio della Provincia di Varese attraverso azioni di tutela e di gestione; 2) realizzazione di un prelievo venatorio impostato in modo biologicamente ed economicamente corretto e, conseguentemente, inteso come prelievo commisurato rispetto a un patrimonio faunistico di entità stimata per quanto concerne le specie sedentarie e di status valutato criticamente per quanto riguarda le specie migratrici ; In tal senso, il Piano Faunistico-Venatorio redatto risulta coerente con quanto previsto da leggi approvate e regolamenti stilati in ambito internazionale e nazionale, a proposito di tutela delle risorse naturali e patrimonio faunistico. Queste norme riguardano l ambiente e il territorio in senso più ampio, traducendosi in una serie di vincoli per la pianificazione territoriale, in conformità dei quali è stato redatto il Piano Faunistico- Venatorio Provinciale. Di seguito sono elencati tali vincoli che, a vari livelli di governo, individuano specifici obiettivi di protezione ambientale, condivisi dal Piano Faunistico-Venatorio Ambito internazionale a) Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950 finalizzata alla protezione degli uccelli, alla quale l Italia ha aderito mediante la Legge 24 novembre 1978, n La Convenzione ha per oggetto la tutela di tutti gli uccelli viventi allo stato selvatico, in particolare durante il periodo riproduttivo e, nel caso delle specie migratrici, durante il percorso di ritorno verso i luoghi di nidificazione, mentre per tutte quelle specie minacciate di estinzione o di interesse scientifico. Si evidenzia che nello specifico, il Piano individua Oasi di Protezione e Zone di Ripopolamento e Cattura finalizzate, tra l altro, a favorire il rifugio, la sosta e la riproduzione della fauna selvatica migratoria. b) Convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971 finalizzata alla tutela delle zone umide di importanza internazionale, in particolare quali habitat degli uccelli acquatici. La Convenzione entra nella normativa nazionale mediante il DPR 13 marzo 1976, n. 448, mentre il DPR 11 febbraio 1987, n. 184 ne prevede l esecuzione del protocollo di emendamento. In Regione Lombardia sono state individuate alcune zone umide da inserire nell elenco delle zone umide di importanza internazionale una delle quali, la Riserva Naturale Palude Brabbia è in Provincia di Varese. In conformità con gli obiettivi di tutela delle zone umide e degli uccelli acquatici stabiliti dalla Convenzione di Ramsar, il Piano Faunistico-Venatorio Provinciale, individua diverse Oasi di Protezione (bruschera, Lago di Varese) comprendenti specchi d acqua, particolarmente vocati alla sosta e alla riproduzione degli uccelli acquatici. c) Convenzione di Bonn del 23 giugno 1979 finalizzata alla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica. Il Italia, la ratifica di questa Convenzione è avvenuta con Legge 25 gennaio 1983, n. 42. Obiettivo specifico della Convenzione è il mantenimento in buono stato di conservazione degli habitat e dei siti di sosta delle specie migratrici per preservarne la riproduzione e lo svernamento; vengono individuate in Allegato I le specie migratrici minacciate e, in Allegato II, quelle che devono formare l oggetto di accordi. Il Piano risulta coerente con gli obiettivi di tale Convenzione e, in particolare, individua numerose Oasi di Protezione e Zone di Ripopolamento e Cattura finalizzate alla conservazione degli habitat idonei alla sosta, all alimentazione e alla nidificazione degli uccelli migratori. d) Convenzione di Berna del 19 settembre 1979 finalizzata alla conservazione della vita selvatica e dell ambiente naturale in Europa e ratificata in Italia con Legge 5 agosto 1981, n L obiettivo della Convenzione riguarda la conservazione della flora e della fauna selvatica e dei loro habitat naturali, con

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