Emendamenti alla proposta di lingua sarda unificata

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1 Emendamenti alla proposta di lingua sarda unificata di Roberto Bolognesi, Università di Groningen I problemi da affrontare 1. L approccio alla standardizzazione più diffuso negli stati europei consiste nell imposizione di un unico modello per la grafia e la pronuncia: uno stato possiede gli strumenti; persuasivi/coercitivi per mettere in pratica una simile imposizione; 2. La proposta della commissione è in linea con la tradizione statalista, ma la R.A.S. non dispone dei relativi strumenti persuasivi/coercitivi; 3. Una lingua non statale può solo essere proposta: solo il consenso ne garantisce la sopravvivenza; 4. La lingua sarda è suddivisa in centinaia di dialetti: normalmente chi conosce il sardo conosce solo uno di questi dialetti; 5. In Sardegna esistono due tradizioni ortografiche (due sub-standard) che corrispondono grosso modo ai due capi dell isola: questi sub-standard sono conosciuti solo da un piccolo gruppo di intellettuali e letterati; 6. Come lingua veicolare, il sardo standard deve competere con l italiano, lingua che la totalità dei sardi padroneggia in modo più che soddisfacente. 7. La pronuncia del sardo standard proposta dalla commissione risulta più o meno estranea rispetto al dialetto della stragrande maggioranza dei parlanti sardi; 8. Chi volesse parlare il sardo secondo la pronuncia standard si ritroverebbe, in misura maggiore o minore, nella stessa situazione di disagio e timore di commettere errori in cui si trova chiunque non padroneggi una lingua a sufficienza. Disagio e timori aumentano con l introduzione di un lessico standard. 9. Chiunque possa scegliere tra una lingua che gli offre sicurezza e una che lo rende insicuro, sceglie ovviamente per la prima: nella maggior parte della Sardegna lo standard proposto sarebbe condannato in partenza a favore dell italiano. 10. Il modello proposto dalla commissione è troppo rigido per una proposta iniziale: occorre una maggiore duttilità, sia per dare spazio alla variazione linguistica esistente al momento, sia per non compromettere futuri sviluppi in direzione di una koiné estesa al parlato, basata su un effettivo uso generale del sardo. 11. Rispetto alla pronuncia la proposta della commissione è ambigua: la pronuncia è lasciata libera ma il rapporto fra grafia standard e pronuncia è obbligatorio e corrisponde ad una pronuncia assolutamente minoritaria in Sardegna. 1

2 12. Per garantire un effettiva libertà di pronunicia occorre che il rapporto fra grafia standard e le varie pronunce sia trasparente e naturale: in ogni caso la grafia standard deve essere chiaramente collegata ad almeno due pronunce ufficiali, nel loro insieme familiari alla grande maggioranza dei sardi (le due sub-koiné: logudorese comune e campidanese comune). 13. Un modello di rappresentazione grafica del sardo non può essere modellato sul sistema dell italiano (nel quale ad ogni grafema corrisponde un suono diverso): nel sardo ad un singolo fonema (e quindi grafema) corrispondono molti allofoni (pronunce possibili). 14. Neanche nella proposta della commissione il rapporto fra grafia e pronuncia standard è univoco: gli allofoni vengono sistematicamente evitati. I risultati della lenizione, le paragoge, le consonanti eufoniche, le cancellazioni, ecc., non vengono comunque rappresentati graficamente. 15. Il sistema ortografico unitario deve inserirsi nello spazio creato da questa situazione di grande variazione allofonica, senza forzature rispetto alle due diverse tradizioni grafiche esistenti e facendo uso di regole di pronuncia già esistenti nelle varietà del sardo, regole già conosciute (tacitamente) dai parlanti, le quali vanno solo esplicitate Diversi punti della proposta fatta dalla commissione sono incoerenti rispetto agli obiettivi dichiarati (a) di conciliare le varietà centro-orientali con quelle meridionali; (b) di privilegiare le forme più vicine alle origini storico-evolutive della lingua sarda. 17. Diverse delle soluzioni concrete adottate dalla commissione non obbediscono ai criteri (a, b) enunciati qui sopra, privilegiando arbitrariamente la variante logudorese; nella sua forma attuale, la proposta della commissione, risulta ingiustificatamente penalizzante nei confronti della maggioranza dei parlanti del sardo, perché gli estensori della proposta non si sono dotati di criteri neutri che permettano di suddividere equamente vantaggi e svantaggi dell unificazione fra le varietà del sardo; la scelta di premiare le varietà considerate più conservatrici è pretestuosa, perché di queste varietà si propongono anche le innovazioni, trascurando le forme in cui sono le varietà campidanesi a essere più conservatrici La scelta di premiare le varietà minoritarie, perché considerate più conservatrici, è basata su una approccio superato alla linguistica, 3 oltre a tradire un inaccettabile atteggiamento antidemocratico: la lingua sarda è patrimonio di tutti i sardi. Emendamenti proposti Per quanto riguarda le concrete proposte tecniche effettuate dalla commissione, le modifiche da apportare sono solo tre. Per il resto, gli emendamenti consistono esclusivamente in integrazioni alla proposta della commissione. 1 Si veda Bolognesi (1999, Per un approccio sincronico alla linguistica e alla standardizzazione del sardo, in "La lingua sarda", Atti del convegno di Quartu S.E., Condaghes, Cagliari) per una definizione di conoscenza tacita delle regole della lingua, o competenza linguistica. 2 Si pensi alla scelta di forme logudoresi come limba, Parizi, ispiga, tutte contenenti delle innovazioni, anziché le campidanesi lingua, Parigi, spiga, più conservatrici. 3 Si veda Bolognesi (1999). 2

3 I fattori di cui tenere conto in una proposta di unificazione linguistica Gli emendamenti proposti permettono di conciliare ragionevolmente i cinque fattori principali di cui tenere conto LA TRADIZIONE, LA LINGUA PARLATA, L INSEGNAMENTO, LA MAGGIORANZA DEI PARLANTI. LA TRADIZIONE La tradizione di un uso colto del sardo è stato uno dei fattori fondamentali che hanno permesso la resistenza della lingua sarda in questi anni. Per i parlanti di una qualunque varietà l esistenza della poesia scritta e estemporanea, come anche delle molto meno numerose opere in prosa, ha costituito un elemento importante di orgoglio e di identificazione con la Lingua Sarda. Una normalizzazione del sardo che prescindesse da questa tradizione sarebbe vissuta da chi ha attivamente partecipato al processo di resistenza e di costruzione del futuro del sardo come rottura con la propria memoria storica. Sarebbe ovviamente inaccettabile rinunciare a Su Connottu e a chi lo rappresenta. Contemporaneamente, e paradossalmente, è però proprio questa tradizione ad intralciare adesso il processo di unificazione della Lingua Sarda. Rispetto alla lingua scritta, infatti, gli argomenti contro la standardizzazione presentati in diverse occasioni da Massimo Pittau, Giulio Paulis e Eduardo Blasco Ferrer sono in gran parte validi. Se è vero che per la lingua parlata è assurdo parlare di due varietà del sardo, l esistenza di due standard della lingua scritta è invece in gran parte una realtà. L ostacolo maggiore da superare per arrivare ad una normalizzazione della forma scritta del sardo consiste oggi proprio nell esistenza di queste due tradizioni grafiche diverse. Da una lato abbiamo la tradizione grafica che corrisponde al Logudorese Illustre, dall altro abbiamo la tradizione del Campidanese Illustre che si fonda in gran parte sul Saggio di Grammatica del Porru. Ciascuno di questi sub-standard risulta inaccettabile per chi si identifica con l altro. L errore commesso dalla commissione consiste nel non aver tenuto conto del significato che la maggior parte dei sardi attribuisce alla scelta del Logudorese come lingua standard. È chiaro che occorre trovare un terza via rispetto alle due tradizioni esistenti che, se da una lato deve tener conto di Su Connottu, dall altro deve portare ad un suo superamento. La terza via non può consistere di un semplice ibrido fra Logudorese Illustre e Campidanese Illustre, come proposto, per esempio da Mario Puddu: una lingua standard ha bisogno di esibire una stabilità grafica ben maggiore di quella permessa dalla semplice alternanza fra l uso di forme campidanesi e l uso di forme logudoresi. LA LINGUA PARLATA La lingua scritta deve avere un rapporto chiaro, oltre che il più naturale possibile, con la lingua parlata. Se, per le ragioni che ho esposto nel mio articolo Per un approccio sincronico alla linguistica e alla standardizzazione del sardo, è improponibile per la nostra lingua un sistema di scrittura che riproduca la pronuncia effettiva, d altra parte il rapporto fra grafemi e pronuncia deve essere il più possibile logico, coerente e naturale. La scrittura deve guidare alla corretta pronuncia della lingua per mezzo di convenzioni grafiche che esprimano in modo univoco il rapporto fra grafemi e i contesti che poi determinano la pronuncia effettiva. Sarebbe un suicidio proporre in questo momento una pronuncia standard del sardo: questa non verrebbe e non potrebbe neanche essere accettata, tranne che dai pochissimi che già conoscono più varietà del sardo. Anche la normalizzazione dello scritto deve quindi esprimere l esigenza di porre tutte le varianti del sardo sullo stesso piano. Non si deve nuovamente commettere l errore di distinguere fra figli e figliastri linguistici. Questo scontenterebbe la maggior parte dei sardi e riaprirebbe immediatamente la porta ai contrasti e alle divisioni. Di fatto però, è necessario anche fornire dei modelli di lingua parlata ai tanti giovani che vivono in ambienti urbani, nei quali l uso del sardo è praticamente cessato. Nelle situazioni in cui il dialetto locale non è più accessibile si deve far ricorso a una delle due sub-koiné esistenti: il logudorese 3

4 comune e il campidanese comune. Queste due varietà del parlato costituiscono anche il riferimento dello scritto, agevolando il passaggio dal dialetto locale allo scritto unitario. L INSEGNAMENTO Il sistema di normalizzazione deve tener conto di un fatto estremamente importante: la scarsa dimestichezza che la quasi totalità del corpo insegnante ha con il sardo. Per poter dare esempi di uso concreto e disinvolto del sardo, la maggior parte degli insegnanti sarà costretta ad appoggiarsi all ambiente circostante, alla Scuola Impropria. Questo significa che i ragazzi necessariamente continueranno a identificare la Lingua Sarda con il dialetto locale, o almeno con la pronuncia locale. Per quanto la scuola possa contribuire ad arricchire il lessico dei ragazzi ed ad insegnare loro l uso dei registri colti della lingua, l uso concreto del sardo coinciderà con la lingua quotidiana dei genitori (o piuttosto dei nonni), dei vicini, degli amici, etc.. Anche questo comporta quindi la necessità di arrivare ad una normalizzazione dello scritto che permetta di risalire agevolmente alle diverse pronunce locali, in modo che non si crei nuovamente una frattura fra la lingua della scuola e la lingua del mondo circostante. Quest esigenza è stata riconosciuta a parole dalla commissione, ma nei fatti non si accenna al rapporto che lo scritto unitario dovrebbe avere con il dialetto locale. LA MAGGIORANZA DEI PARLANTI Sul numero di parlanti effettivi del sardo manca qualsiasi statistica. Quello che è chiaro comunque è il fatto che, ora che il sardo è diventato la lingua ufficiale dell isola, entro breve tempo la maggioranza dei parlanti risiederà là dove è maggiormente concentrata la popolazione: la Sardegna meridionale. Se da un lato la superiorità numerica non deve consentire ai sardi del meridione di negare i diritti linguistici altrui, è dall altro assolutamente improponibile che siano i loro diritti ad essere negati a favore di una varietà assolutamente minoritaria della lingua sarda. Generalità: 1. Le pronunce ufficiali del sardo devono essere due: una corrispondente al logudorese comune e una corrispondente al campidanese comune; 2. La proposta ortografica della commissione va emendata per soddisfare questa esigenza; 3. Nel caso esistano due forme diverse, per scegliere la forma da rappresentare graficamente nel sardo unitario si adotta un unico criterio: non si rappresenta graficamente un innovazione recente dovuta ad una regola di pronuncia che si applica anche ai prestiti dall italiano. 4. Nei casi in cui le pronunce di forme graficamente unitarie divergano vanno indicate le regole di pronuncia relative ai due sub-standard del parlato; 5. Nei casi in cui non sia possibile motivare una grafia comune saranno adottate come sinonimi entrambe le forme presenti nelle due varietà sub-standard; 6. L unificazione non va estesa al lessico: saranno quindi ammesse come sinonimi coppie del tipo ddu/lu, dda/la, ddis/lis; is/sos, sas; aicci/gai, goi; immoe/como; propriu/mattessi; insaras/tando; cabone/puddu; cara/facci; castiare/abbaidare; frius/frittu; modditzi/chessa, ecc.; Emendamenti riguardanti casi specifici Casi con grafia unica e doppia pronuncia: 4

5 (i) Le vocali medie finali di parola Per le vocali medie (E e O) finali di parola vale nel campidanese comune la seguente regola di pronuncia: vocale media vocale alta/ (C)# (E I; O U) In pratica i parlanti del campidanese non dovrebbero fare altro che quello applicare alle forme grafiche la regola che già applicano ai prestiti dall italiano. Si vedano alcuni esempi: italiano campidanese televisione infermiere psicologo frigorifero televisioni infermieri pisikologu frigoriferu La grafia unitaria servirà ai parlanti del sardo meridionale come guida alla corretta pronuncia della vocali medie che precedono la vocale alta finale (metafonesi). Quando la vocale alta è presente nella grafia della parola, la vocale media che precede si pronuncia chiusa; quando nella grafia è presente una vocale media, la vocale precedente si pronuncia aperta, come negli esempi seguenti: apertura vocale precedente bene bene beni E aperta beni beni beni e chiusa intendo intendo intendu E aperta bellu bellu bellu e chiusa proer proe (e) proi O aperta dromis dromiz[i] dromiz[i] o chiusa domo domo domu O aperta mortu mortu mortu o chiusa La stessa regola vale per i plurali delle parole che terminano in -U. La forme plurali unitarie terminano in OS, ma nel campidanese comune la pronuncia è /us/ Singolare Plurali grafia ortu ortos Ortoz[o] ørtuz[u] tempus tempos tempoz[o] tempuz[u] presu presos prezoz[o] prezuz[u] logu logos lo oz[o] lo uz[u] manu manos manoz[o] manuz[u] Nuovamente, la grafia indica la corretta pronuncia campidanese delle vocali medie che precedono. Nelle forme singolari che terminano in U, la vocale media è chiusa, mentre nei plurali è aperta: 5

6 Singolare Plurale tempuz[u] e chiusa tempus[u] E aperta korpuz[u] o chiusa korpus[u] O aperta becciu e chiusa betßus[u] E aperta ortu o chiusa Ortus[u] O aperta logu o chiusa lo us[u] O aperta (ii) Depalatalizzazione delle affricate palatali originarie Quest innovazione recente (CI > TZI, GI > ZI: /tß/ > /ts/, /dω/ > /dz/) è limitata alle varietà centrosettentrionale e si applica anche ai prestiti dall italiano (es. geografia > zeografia, cinta > tzinta: gli esempi provengono dalla proposta della commissione). Anche questa innovazione non ha bisogno di essere rappresentata graficamente. I parlanti del logudorese si limiteranno ad applicare la stessa regola di pronuncia che applicano ai prestiti dall italiano grafia pron. campidanese pron. logudorese Parigi Parigi Parizi geografia geografia zeografia bingia bingia binza muntonargiu muntonargiu muntonarzu ufficiu ufficiu uffitziu becciu becciu betzu cinta cinta tzinta cittade cittadi tzittade (iii) Inserimento della A prostetica davanti a R iniziale Anche questo fenomeno caratteristico della pronuncia campidanese non va rappresentato graficamente: riu riu arriu roda roda arroda rosa rosa arrosa radiu radiu arradiu registratzione registratzione arregistratzioni (iv) Inserzione della I prostetica davanti alla S impura Nemmeno in questo caso è necessario discostarsi da una grafia unitaria. L inserzione nel logudorese è un innovazione interamente prevedibile e si effettua anche con i prestiti dall italiano: grafia pron. campidanese pron. logudorese schema schema ischema scatula scatula iscatula scola scola iscola spantu spantu ispantu 6

7 stadu stadu istadu Rispetto a questi ultimi due casi va notato che essi presentano problemi perfettamente identici rispetto all unificazione grafica, in quanto una delle due forme devia dalle forma originaria nello stesso modo in una delle due varietà, ma la proposta della commissione privilegia in entrambi i casi la forma logudorese, mostrando la propria incoerenza. (v) Caduta della R dalla sillaba finale Quando la R è contenuta nell ultima sillaba della parola non si pronuncia quasi mai nel campidanese: mascru mascru mascu pirastru pirastru pirastu maistru mastru maistu ogru ogru ogu pro pro po Analogamente, nei dialetti meridionali non si pronuncia la R in posizione prefinale degli infiniti dei verbi della prima coniugazione, di alcune altre parole di struttura simile, e in posizione finale degli infiniti dei verbi della seconda coniugazione: andare andare andai torrare torrare torrai mancari mancari mancai dinare dinare dinai ponner ponner(e) ponni lomper lomper(e) lompi Naturalmente a questa regola si somma la regola che cambia una E finale in I. Nel campidanese comune, in un unico caso la R finale viene pronunciata, ma in posizione prefinale in seguito a Metatesi: semper semper(e) sempri (vi) La D prefinale dei participi passati Analogamente alla R degli infiniti dei verbi della prima coniugazione, nei dialetti meridionali non si pronuncia la D in posizione finale dei participi passati maschili dei verbi della prima e seconda coniugazione e dei participi passati femminili dei verbi della seconda coniugazione: 7

8 andadu andadu andau torradu torradu torrau lompidu lompidu lompiu bennidu bennidu benniu partida partida partia bennida bennida bennia La D si pronuncia invece regolarmente: (a) nei participi passati femminili della prima coniugazione e (b) quando si forma il diminutivo dei participi maschili e femminili: andada andada andada torrada torrada torrada andadeddu andadeddu andadeddu dromideddu dromideddu dromideddu dromidedda dromidedda dromidedda Per quanto riguarda la pronuncia degli infiniti e dei partici passati, nel campidanese comune si devono applicare le stesse regole che si applicano ai prestiti dall italiano (es. stoppare > stoppai; stoppato > stoppau). andada andada andada torrada torrada torrada andadeddu andadeddu andadeddu dromideddu dromideddu dromideddu dromidedda dromidedda dromidedda (vii) Le liquide e le nasali palatali nei prestiti La proposta della commissione è incoerente rispetto alla rappresentezione grafica delle liquide e delle nasali palatali nei prestiti dall italiano. Mentre la liquida palatale viene rappresentata con le lettere LLI (es. mallia > it. maglia), la nasale palatale viene rappresentata con la doppia NN (es. Sardinna > Sardegna, campanna > campagna). Per rappresentare la palatale nasale va perciò adottata la grafia NNI (es. Sardinnia, campannia). Questo sia motivi di coerenza grafica, sia per evitare la confusione che creerebbe l adozione della doppia NN per indicare contemporaneamente il suono presente nella parola manna e la nasale palatale della parola campagna. Casi in cui si adotta la doppia grafia Vi è una serie limitata di casi in cui grafia unitaria allontanerebbe la proposta sia dai limiti imposti dalla tradizione ortografica italiana, quella, cioè, adottata dalla commissione e condivisa dai sardi, sia dalla tradizione grafica sarda. Il primo caso riguarda un innovazione limitata al campidanese (la palatalizzazione delle velari davanti a I e E), il secondo riduarda la labializzazione delle velari davanti alla semivocale W 8

9 (KW/GW > B), limitato al logudorese, mentre gli altri due casi riguardano esiti diversi in entrambe le varietà di due nessi consonantici latini (T + yod e L + yod). (i) Velari ~ Palatali La variazione fra la rappresentazione grafica delle velari e quella delle palatali comporta una differenza minima (presenza o assenza della H), tranne nei contesti postvocalici, in cui la tradizione campidanese richiede l uso della lettera X per la fricativa palatale: grafia logudorese chelu chida chertare pische lughe paghe boghe prangher marghine anghelu grafia campidanese celu cida certare pisce luxe paxe boxe pranger margine angelu L uso della lettera X è profondamente radicato nella tradizione campidanese. Questa lettera viene anche estesamente usata nei cognomi e nei toponimi. La variabilità limitata che il suo uso introduce è ampiamente giustificata dal numero di sardi che la usano. (ii) K+W/G+W ~ B Il numero di parole in cui si trova questa differenza è molto limitato: grafia campidanese grafia logudorese accua cuattru coranta cincu egua guardia abba battor baranta chimbe ebba bardia L uso di questa innovazione logudorese è giustificato dalla sua tipicità. Inoltre l uso della B al posto delle lettere CU e GU è limitato a poche parole. (iii) LL ~ Z In campidanese il nesso latino L+ yod si è evoluto nella doppia LL, mentre nel logudorese ha avuto come esito il suono [dz] (zeta dolce), rappresentato dalla lettera Z: grafia campidanese grafia logudorese fillu fizu 9

10 palla ollu milla paza ozu miza Il numero di parole che si distinguono sulla base di queste differenze, nelle due varietà, è molto limitato. Lo stesso vale per le parole che seguono. (iv) TZ ~ T(T) In campidanese il nesso latino T + yod si è evoluto nell affricata alveodentale /ts/ rappresentata dalle lettere TZ, mentre nel logudorese ha avuto come esito il suono T. T appare come geminata (doppia) all interno della parola: grafia campidanese grafia logudorese tzunchiu tziu putzu pratza chitzi tunchiu tiu puttu pratta chitto Si tenga presente che, nella proposta della commissione, in questo caso sarebbe la rappresentazione della pronuncia logudorese ad essere sacrificata. 10

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