Un cervello rallentato si può curare? LA RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA. intervista al Dott. Giuseppe BONAVINA
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- Amerigo Mauro
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1 intervista al Dott. Giuseppe BONAVINA Specialista in Neurologia Responsabile dell Ambulatorio di Neurologia Ospedale Villa Erbosa (BO) e alla Dott.ssa Elisa SIROTTI Neuropsicologa dell Ambulatorio di Neurologia Ospedale Villa Erbosa (BO) Un cervello rallentato si può curare? LA RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA di Antonella QUARANTA HIGHWAYSTARZ - FOTOLIA.COM gennaio 2017 GSD MAGAZINE 31
2 Trimestrale di Salute e Cultura NEUROLOGIA Di cosa si occupa la neuropsicologia? La neuropsicologia è la scienza che studia la relazione tra cervello e comportamento e, sempre più spesso, si rivela di fondamentale importanza in ambito clinico. Lo scopo principale di questa disciplina è riuscire a correlare l alterazione cognitiva e/o comportamentale di un soggetto con i meccanismi anatomo-fisiologici del sistema nervoso. Che margini di recupero esistono in questi casi? Grazie alla ricerca scientifica e allo studio di trattamenti riabilitativi sempre più avanzati e specifici c è, ad oggi, un numero crescente di persone con cerebrolesione acquisita che può recuperare le proprie abilità cognitive raggiungendo elevati gradi di autonomia funzionale, sociale e lavorativa. In cosa consiste la Valutazione Neuropsicologica? È un esame delle funzioni cognitive e comportamentali di un individuo e fornisce indirettamente, mediante test standardizzati, informazioni riguardanti l integrità strutturale e funzionale del cervello. Di norma, la valutazione inizia con la raccolta anamnestica della storia medica, cognitiva e psicologica del soggetto seguita dal colloquio clinico e dalla valutazione testistica. In quali casi potrebbe essere necessario un consulto con un neuropsicologo? In seguito a un ictus, un trauma cranico o una malattia neurodegenerativa una persona può presentare disturbi di varia natura, ad esempio deficit di attenzione, di memoria, di pianificazione, con notevole impatto sulla vita quotidiana. Un approfondita valutazione neuropsicologica consente di rilevare tali deficit e, se necessario, di impostare un trattamento riabilitativo. ALSWART - FOTOLIA.COM La riabilitazione neuropsicologica ha come obiettivo la riduzione della disabilità e il reinserimento sociale. JPC-PROD / SHUTTERSTOCK.COM 32 GSD MAGAZINE gennaio 2017
3 Come si svolgono questi test? I test neuropsicologici, tarati su una popolazione di riferimento, vengono interpretati confrontando il punteggio ottenuto dal soggetto in esame con i punteggi ottenuti da individui sani dello stesso contesto demografico (età, genere e scolarità). In questo modo, il neuropsicologo può determinare se la prestazione del soggetto a un test si colloca nella norma o al di sotto di essa. I test permettono di valutare le diverse funzioni cognitive (attenzione, memoria, linguaggio, funzioni esecutive, ecc.) e, insieme a colloquio clinico e ad anamnesi (la storia del paziente emersa durante l intervista conoscitiva, ndr), consente di definire il profilo cognitivo e comportamentale di un individuo identificando le funzioni danneggiate e quelle integre. Dal punto di vista clinico la valutazione neuropsicologica può essere utilizzata per: Determinare la presenza o l'assenza di una patologia organica; Valutare i cambiamenti cognitivi a distanza di tempo (per esempio come conseguenza di un trattamento o del recupero spontaneo, oppure per monitorare un deterioramento cognitivo); Pianificare una riabilitazione cognitiva. L'esame neuropsicologico non può essere utilizzato come strumento unico e indipendente ma va integrato in un processo multidisciplinare nel quale i dati neurologici, neurofisiologici, neuroradiologici e neuropsicologici vengono esaminati e analizzati per consentire la formulazione di una diagnosi il più accurata possibile. Quindi i test offrono un altro punto di vista sulla salute del paziente Sì. Può essere visto come una quantificazione del funzionamento cognitivo. Nell'interpretazione dei dati neuropsicologici, le inferenze (deduzioni, considerazioni, La plasticità cerebrale descrive la straordinaria capacità del cervello di modificare la propria struttura. ndr) sull'integrità delle funzioni cerebrali e la localizzazione del danno cerebrale sono fatte sulla base di modelli statistici di funzionamento cognitivo (ossia modelli di elaborazione dell'informazione, messi a punto dalla scienza cognitiva, dove il processo, ad esempio la capacità di memorizzazione, avverrebbe per stadi). È importante sottolineare che l'interpretazione sui punteggi numerici ottenuti rappresenta solo una parte della valutazione. È di notevole importanza, spesso più della sola valutazione LIGHTSPRING / SHUTTERSTOCK.COM gennaio 2017 GSD MAGAZINE 33
4 Trimestrale di Salute e Cultura NEUROLOGIA SUDOK1 - FOTOLIA.COM intervento è doveroso accennare al concetto di plasticità cerebrale. Dal greco plassein, ossia modellare, il concetto di plasticità descrive la straordinaria capacità del cervello di modificare la propria struttura, risultando passibile di cambiamenti per tutto il corso della vita. Questo significa che il nostro cervello è in grado di modificare la propria organizzazione strutturale e il proprio funzionamento ad adattarsi a nuove richieste. Grazie a quali trattamenti si raggiunge la riabilitazione del nostro cervello? Gli interventi di riabilitazione cognitiva, facendo leva sulla plasticità cerebrale, sono in grado di modificare e di modulare la trasmissione sinaptica favorendo il recupero di funzioni cerebrali danneggiate. È bene distinguere tra due diversi trattamenti: la riabilitazione neuropsicologica propriamente detta e la stimolazione cognitiva. La prima, indicata nei casi di cerebrolesione acquisita, ha lo scopo di ripristinare le abilità cognitive e comporta- quantitativa (dunque il punteggio ottenuto ai test), la valutazione qualitativa riguardo alla natura dei cambiamenti degli aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali (del modo cioè di pensare, di sentire e di comportarsi). Concludendo, la valutazione neuropsicologica si rivela certamente utile nel determinare la presenza o meno di un danno cerebrale rappresentando un importante supporto alla diagnosi, anche in vista di un trattamento riabilitativo. Qual è il principale beneficio per i pazienti? La riabilitazione neuropsicologica ha come obiettivo la riduzione della disabilità e il reinserimento sociale, dunque il miglioramento di quello che, in gergo tecnico, chiamiamo dell adattamento funzionale, nonostante il danno cerebrale subito. L allungamento della vita media e il miglioramento della gestione sanitaria in fase acuta (nel caso di ictus e traumi cranici) ha portato indubbiamente a un aumento di domanda nell ambito della riabilitazione neuropsicologica. Per capire meglio in cosa consiste tale HIGHWAYSTARZ - FOTOLIA.COM mentali apprese prima dell evento negativo (approccio restitutivo) e/o stabilire nuovi meccanismi di compenso (approccio sostitutivo). Se, ad esempio, una persona dopo un ictus ha difficoltà ad apprendere nuove informazioni, un piano riabilitativo avrà come scopo non solo quello di recuperare o migliorare la capacità di apprendimento ma anche l'addestramento all'uso di ausili come agende o calendari. A differenza della riabilitazione neuropsicologica, il cui obiettivo principale è quindi quello di cercare di riportare l'individuo a un funzionamento cognitivo quanto più vicino a quello che si aveva prima della malattia o del trauma, la stimolazione cogniti- 34 GSD MAGAZINE gennaio 2017
5 va cerca di rallentare il declino delle funzioni cognitive sfruttando abilità intatte in grado di sostituire le funzioni cognitive danneggiate. Questa stimolazione è indicata nel caso di patologie neurodegenerative. Nonostante gli obiettivi e le procedure di questi due trattamenti siano necessariamente differenti, i principi teorici da cui prendono spunto sono gli stessi. Quando ci si deve rivolgere al neuropsicologo? Può essere utile rivolgersi a un neuropsicologo in caso di disturbi cognitivi, comportamentali e affettivo-emotivi conseguenti a ictus, trauma cranico, neoplasia cerebrale, demenza o nel caso di sospetto decadimento cognitivo. Ma anche in età evolutiva, quindi nei bambini, per indagare un sospetto di disturbo dell apprendimento (DSA) dato da dislessia, disortografia, discalculia o disgrafia, disturbo del linguaggio (DSL), disturbo della coordinazione motoria (DCD), disturbo da deficit d attenzione e iperattività (ADHD) o altro. A quali campanelli d allarme occorre prestare particolare attenzione? Qualora un individuo o i suoi familiari si accorgessero di difficoltà di apprendimento, difficoltà nel ricordare appuntamenti, cambiamenti nel comportamento o nel tono dell'umore, si può richiedere il consulto di un neuropsicologo per accertarne la natura. In che modo questo psicologo collabora con i medici? Il neuropsicologo può aiutare i medici specialisti (neurologi, neuropsichiatri, ecc.) a determinare la presenza e la gravità di determinati disturbi cognitivi: contribuendo alla diagnosi differenziale, cioè quella che porta alla distinzione tra disturbi che possono presentare segni e sintomi simili (una demenza, ad esempio, potrebbe esordire con un tono dell'umore depresso, tuttavia tale sintomo potrebbe anche essere il campanello d allarme di un disturbo depressivo, e non di una patologia organica), e alla diagnosi precoce di alcune patologie (ad esempio le demenze). Inoltre, ci si può rivolgere al neuropsicologo per iniziare una riabilitazione o una stimolazione cognitiva, percorsi che, come detto, necessitano prima di tutto di una valutazione neuropsicologica accurata, in grado di accertare quali abilità cognitive siano state realmente compromesse dall evento negativo e quali siano rimaste intatte. KAMIGAMI / SHUTTERSTOCK.COM gennaio 2017 GSD MAGAZINE 35
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