Popolazione-Demografia. Piero Giorgi

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1 Popolazione-Demografia Piero Giorgi Affermare che l ammontare e le caratteristiche di una popolazione di un certo territorio risultino fortemente connesse alle caratteristiche territoriali, sociali ed economiche della entità spaziale ove essa vive, è un osservazione superficiale che può rappresentare solo un primo passo verso la comprensione dei legami tra popolazione e territorio. Bisogna meglio definire cosa si intende con il termine molto generico di connessione: essa non può essere ridotta alla mera osservazione statistica che alcune caratteristiche delle popolazioni si trovano più spesso associate a particolari condizioni territoriali, sociali ed economiche. È necessario, invece, individuare, possibilmente all interno di un esplicito quadro teorico di riferimento, dei legami causali (e bidirezionali) tra le diverse dimensioni considerate (popolazione, territorio, società, economia). Da quando si hanno società umane organizzate, le caratteristiche della popolazione, ossia il suo ammontare, la sua struttura, la sua velocità di crescita, hanno interagito con le componenti sociali ed economiche nell articolare la struttura socioeconomica della popolazione stessa e del territorio su cui essa insiste. Da un lato si può ritenere che l eccesso di popolazione e la sua crescita troppo accelerata siano un fattore di deprivazione e povertà che si frappone allo sviluppo economico. Dall altro si può ritenere che la crescita della popolazione sia un fattore intimamente connesso con lo sviluppo economico evidenziando al proposito che non si sono mai osservati insieme, almeno sino ad ora, sviluppo economico e depressione demografica. L evoluzione demografica di una popolazione è sostanzialmente guidata da tre processi fondamentali: la nascita, la morte e la migrazione, che determinano la crescita più o meno rapida di una popolazione o ancora il suo declino. Se le nascite, le morti, le migrazioni, agiscono sull evoluzione della popolazione nel loro complesso, esse però riguardano i singoli individui che sperimentano tali eventi e l effetto sulla popolazione è quello risultante dall aggregazione degli eventi individuali e dipendenti da comportamenti demografici individuali. I comportamenti individuali sono il risultato dell azione combinata delle aspettative individuali e della mediazione individuale tra le aspettative e la realtà sociale ed economica, inoltre le aspettative stesse non solo vengono mediate con le componenti socio economiche nel trasformarsi da aspettative a comportamenti, ma sono esse stesse, in buona misura, il risultato dell agire della storia passata socio economica dell individuo nonché degli eventi di natura demografica da esso già

2 sperimentati. Ma il ragionamento può essere ampliato, i comportamenti individuali, ossia la realizzazione delle aspettative individuali, sono il risultato dell agire di vincoli di natura diversa da quella meramente sociale ed economica: basti pensare al forte effetto nei comportamenti individuali di vincoli di natura biologica o di natura ambientale. Le aspettative di fecondità di un individuo, si trasformeranno in comportamento riproduttivo, ossia l avere o meno uno o più figli, non solo per l azione dei fattori sociali, ruolo dato ad esempio dalla società alla funzione riproduttiva, e dei fattori economici, capacità individuale o meglio familiare di mantenere un figlio o supporto fornito dalla società in termini di strutture e servizi, ma anche in funzione delle potenzialità riproduttive individuali o, come sarebbe meglio dire, della coppia. Così i rischi di morte saranno sì influenzati dai fattori sociali ed economici, comportamenti a rischio, quali il bere o il fumare, o le condizioni di indigenza, ma questi si andranno a calare su un substrato di forte natura biologica. Basti pensare alla presenza o meno di rischi di morte di natura ereditaria e del loro ovvio prevalere sui comportamenti individuali che possono modificare in positivo o in negativo i rischi di morte. Altrettanto forti, anche se forse meno evidenti nella loro azione, risultano essere quei vincoli di natura ambientale che agiscono sui comportamenti individuali e collettivi. Basta pensare ad una fase di siccità e alla successiva carenza di generi alimentari per comprendere i suoi effetti su crisi di mortalità o su migrazioni collettive, pur restando in una situazione di macroeffetti diretti. In molti altri casi i vincoli ambientali agiscono ad un livello spesso più profondo venendo mediati dai fattori biologici, basti pensare alle malattie endemiche spesso derivanti dalle condizioni ambientali quali ad esempio il tipico caso della malaria, o venendo mediati dai fattori sociali ed economici, la carenza ambientale di risorse porta a condizioni di povertà e quindi al realizzarsi di un potenziale migratorio ed un successivo flusso di migranti. Ma se i comportamenti individuali che sono il motore delle dinamiche di popolazione, sono il risultato dell agire di fattori e vincoli biologici, ambientali, economici e sociali, abbiamo detto che nel caso degli aspetti economici e sociali la popolazione ha, con tutta evidenza anche un effetto feedback essendo le condizioni economiche, sociali e ambientali, non solo le determinanti parziali dell evoluzione demografica, ma essendone a loro volta influenzate. Da qui le radici biologiche e sociali degli studi di popolazione e la interdisciplinarità che caratterizza o dovrebbe caratterizzare gli studi demografici. Sarebbe però sbagliato ritenere per questo che lo studio della popolazione possa distribuirsi nelle diverse discipline, ad esempio la biologia per gli aspetti biologici, la sociologia per gli aspetti sociali, l economia per quelli economici e la storia e la geografia per quelli storici e geografici; nel senso che ogni disciplina si occuperebbe

3 solo di quelle determinate componenti. Lo studio della popolazione necessita invece di una trattazione a tutto tondo che solo una disciplina completa e a sé stante può garantire sviluppando metodi e tecniche di analisi specifici, e consentendo di trattare compiutamente i processi di popolazione evidenziando i legami tra la popolazione e le altre componenti del mondo naturale e sociale. La Demografia è allora la disciplina scientifica che ha come oggetto lo studio delle popolazioni umane analizzando le loro dimensioni, la loro struttura, la loro evoluzione e le loro caratteristiche generali, utilizzando principalmente un approccio quantitativo; questa è la definizione che troviamo nel Dizionario Multilingue di Demografia delle Nazioni Unite. Oggetto di studio sono quindi principalmente le caratteristiche statiche e dinamiche della popolazione. Il suo ammontare, la sua distribuzione sul territorio, e la sua struttura secondo ad esempio il sesso o l età sono caratteristiche statiche della popolazione; se non altro perché la loro quantificazione deve avvenire con riferimento ad un ben preciso istante di tempo. Nessun senso logico avrebbe definire l ammontare della popolazione nel corso di un anno: ed esclusivamente in questo senso deve leggersi la staticità di tali misure. Con dinamica della popolazione si intende la sua evoluzione nel tempo, evoluzione di ammontare, di struttura e di distribuzione spaziale. Varia il suo ammontare, si modifica la sua struttura interna per effetto delle nascite, delle morti, delle migrazioni ed in generale di tutti quegli eventi individuali che, come già detto, comportano modifiche a livello della popolazione. Nello studio della dinamica delle popolazioni la demografia prima misura i singoli processi, ossia le nascite, le morti e le migrazioni, quantificandone l intensità in termini relativi così da poter effettuare confronti nel tempo e nello spazio. Non ci si limita ad osservare cioè che in una popolazione nascono tot persone ma si trasforma tale osservazione in una misura della frequenza del fenomeno che sia confrontabile in realtà diverse. Nel fare questo si utilizzano tecniche di derivazione statistica ma soprattutto un approccio ed una serie di metodologie proprie della demografia, che la rendono disciplina scientifica e la distinguono dalla geografia della popolazione. Ma se come si è detto i fenomeni collettivi sono la risultante di comportamenti individuali, si deve stabilire quale livello di misurazione si deve adottare. Non sarebbe infatti opportuno, nella descrizione e misurazione dei fenomeni, riferirsi ai singoli individui in quanto mancherebbe, in buona sostanza, una fase di sintesi collettiva dei comportamenti. Non si può però ignorare una accertata eterogeneità negli individui che compongono la popolazione e nei comportamenti da essi manifestati. In questa ottica si assumono come di fondamentale importanza quei caratteri individuali che, di natura spesso demografica, sottostanno alle principali dimensioni di eterogeneità della popolazione. Così nel caso della fecondità, sarà necessario esplicitare la dimensione dell età proxy del potenziale riproduttivo di

4 origine biologica o il numero di figli avuti indicativa del pregresso comportamento riproduttivo. Nel caso della mortalità si ricorrerà nuovamente alla dimensione età lungo la quale si articolano i rischi di morte di origine biologica e alla dimensione relativa al sesso degli individui ancora proxy di dimensioni biologiche e sociali. Misure più raffinate tenderanno ad eliminare sempre di più componenti di eterogeneità, purché questa sia individuabile all interno di gruppi facilmente identificabili; recentemente sono state messe a punto metodologie statistiche per il controllo esplicito della eterogeneità a livello di singoli individui, metodologie sviluppate in massima parte in ambito di analisi della mortalità. Valutare gli aspetti quantitativi di composizione e crescita delle popolazioni e comprenderne i meccanismi dinamici sono sicuramente tra gli ambiti di studio della demografia, ma il demografo aspira non solo a misurare i fenomeni, quali la fecondità, la nuzialità, la mortalità e la migratorietà, ma anche a spiegarne e comprenderne i fattori determinanti e le possibili conseguenze. La comprensione dei comportamenti umani, individuali e collettivi, necessità però dell interazione tra la demografia e le altre discipline; in effetti la demografia con il suo bagaglio di tecniche consolidate inerenti il trattamento delle dimensioni relative alla popolazione si colloca tra le scienze sociali e quelle biologiche, tra quelle economiche e quelle politiche, con la funzione di portare lo studio della popolazione in un ottica propriamente multidisciplinare. Mentre per misurare e descrivere le caratteristiche statiche della popolazione e misurarne ed analizzarne le componenti dinamiche si potrebbe evitare il ricorso a schemi teorici, questi diventano necessari quando si voglia passare a spiegare le cause dei comportamenti demografici e le conseguenze delle dinamiche demografiche. In particolare non si può prescindere, in questa ottica, dalla natura individuale e collettiva dei processi demografici e delle dinamiche di popolazione che da essi derivano; gli schemi teorici dovranno essere quindi di natura sia micro, ossia individuale, sia macro, a livello di collettività o di contesto. Ancora questi schemi teorici dovranno poi essere verificati nella realtà facendo ricorso ad appropriate ed adeguate metodologie statistiche. Si avrà bisogno di schemi teorici micro quando si vogliano spiegare ed interpretare i comportamenti individuali e l effetto su di essi delle componenti biologiche, sociali ed economiche; le dimensioni macro avranno in questo contesto il ruolo di proxy dei meccanismi di mediazione tra contesto ed individuo. Nella valutazione invece delle conseguenze delle dinamiche demografiche sulla società e l economia si farà più spesso ricorso a schemi teorici macro che solo raramente utilizzeranno le dimensioni micro; di tali schemi teorici si trova abbondante traccia in molta della letteratura economica e in tutti quegli economisti che largo peso hanno dato al ruolo della popolazione.

5 Infine dall osservazione e descrizione dei fenomeni demografici e dall analisi delle determinanti di tali comportamenti, più o meno approfondita, si passa alla fase di previsione e proiezione delle future dinamiche della popolazione, operazione tanto complessa quanto utile per la programmazione e pianificazione politica, sociale ed economica. Bibliografia Caselli G, Vallin J., Wunsch G., (2001), Demografia. La dinamica delle popolazioni, Carocci, Roma De Rose A., (2001), Introduzione alla Demografia, Le Bussole, Carocci, Roma Golini A., (1999), La popolazione del pianeta, Il Mulino, Bologna Livi Bacci M., (1999), Introduzione alla Demografia, Loescher, Bologna Livi Bacci M., (2001), Storia minima della popolazione del mondo, Il Mulino, Bologna Tapinos G., (1994), Elementi di Demografia, E.G.E.A., Milano

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