Motivazione all apprendimento e componenti cognitive ed emotive disfunzionali: il Disturbo da Attacco di Panico nel rendimento universitario

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Corso di Laurea in Scienze e Tecniche della Psicologia dello Sviluppo e dell Educazione Motivazione all apprendimento e componenti cognitive ed emotive disfunzionali: il Disturbo da Attacco di Panico nel rendimento universitario Tesi di laurea di: Federica Spena Relatore: Ch.mo prof. Francesco Pace Matricola: Anno accademico

2 INTRODUZIONE Con il presente lavoro si vuole offrire un contributo teorico sulle possibili cause delle difficoltà nello studio universitario indagando sugli aspetti motivazionali connessi all apprendimento. In particolare si farà riferimento alle componenti cognitive ed emotive connesse alla motivazione (motivazione alla riuscita, obiettivi di apprendimento, percezione di competenza, senso di efficacia, autostima) ed alla loro correlazione. Verrà esposta la relazione tra cognizioni-emozioni disfunzionali e la variazione del rendimento e della performance di apprendimento con un approfondimento sugli effetti sul piano motivazionale, di autostima e di autoefficacia in studenti universitari affetti da Disturbo da Attacco di Panico. Da alcuni decenni la psicologia ha individuato l attività di studio come un proprio campo di indagine in cui giocare le proprie competenze. L attività di studio va intesa come un tipo particolare di apprendimento che consiste nella lettura attenta e selettiva, mirata a comprendere e a memorizzare informazioni utili per eseguire una prova (Anderson 1979). Il percorso di istruzione di uno studente si snoda attraverso gradi successivi, ognuno dei quali richiede e a sua volta trasmette conoscenze e competenze sempre maggiori: per questo anche l attività di studio si modifica nel corso degli anni, parallelamente alla continua crescita di complessità dei compiti da affrontare. Quando lo studente arriva all ultima tappa della sua carriera scolastica, l università, con almeno tredici anni di scolarizzazione alle spalle, dovrebbe avere ormai acquisito un metodo di studio autonomo ed efficace. In 3

3 questo contesto lo studio dovrebbe essere diventato un attività intenzionale, organizzata, e guidata dagli obiettivi dell individuo. Purtroppo, però, qualcosa sembra non funzionare in questo meccanismo, se è vero che su dieci studenti che si iscrivono all Università italiana soltanto quattro arrivano alla laurea (dati ISTAT 2003). Ai dati ufficiali si può aggiungere come testimonianza visibile di tale difficoltà l esistenza di servizi di tutorato- supporto metodologico allo studio presso le Università italiane che accolgono una percentuale non irrisoria di studenti. Con ciò vorrei mettere in evidenza che non necessariamente un lungo percorso scolastico porta automaticamente ad una abilità di studio e ad una gestione di sé efficaci. Proprio su questo scarto si innesta il contributo della psicologia, che è chiamata ad individuare le modalità di apprendimento più efficaci e le metodologie per insegnarle a chi ne ha bisogno. La scelta del mio progetto di tesi è infatti frutto delle esperienze tratte durante il periodo di tirocinio professionalizzante svolto presso lo sportello di Tutorato- Supporto Metodologico allo Studio del Centro Orientamento e Tutorato dell Università degli Studi di Palermo: in tal sede ho potuto riscontrare che le difficoltà incontrate nella prosecuzione degli studi che lamentava l utenza, non riguardavano la sfera cognitiva in senso stretto (deficit nell attenzione, nella memoria ecc.), bensì la dimensione organizzativa del sapere e le strategie di apprendimento (gestione del tempo dello studio, abilità di connessione, di generalizzazione, di deduzione fra campi epistemologici diversi ecc.). Tale difficoltà dipendeva, nella gran parte dei casi, da vissuti demotivazionali e/o ansiogeni relativi sia a specifiche materie sia allo studio in generale. Tale presupposto mi ha fornito la motivazione per indagare cosa sta dietro l apparente semplice mancanza di voglia, di motivazione verso lo studio 4

4 ricercando non solo le conseguenze ma soprattutto le cause dei problemi motivazionali che derivano da cognizioni ed emozioni non direttamente individuabili, come le attribuzioni di successi-insuccessi nel compito, il livello di autoefficacia percepita e di autostima, la paura del fallimento, l ansietà per il risultato. Mi sono soffermata su quest ultima caratteristica per indagare se e con quanta intensità l ansia può essere un predittore di una buona o di una cattiva motivazione all apprendimento e della performance accademica. L ansia non è del tutto un male; una piccola dose di ansia può facilitare la prestazione, specialmente se il compito non è molto difficile. (Sieber, O Neil & Tobias, 1977). Ma per alcuni studenti essa frustra la prestazione in situazioni di rendimento, interferendo nell apprendimento e nel recupero del materiale imparato precedentemente. La società occidentale contemporanea impone dei ritmi frenetici e stressanti che hanno contribuito alla diffusione di Disturbi d ansia; fra questi è sempre più diffuso fra i giovani adulti il Disturbo da Attacco di Panico (DAP). Quando l ansia è un tratto (come nel caso del DAP) e non solo uno stato (come l ansia da prestazione) e diventa generalizzata a molti contesti di vita (sociale, privato ecc...) quali sono i suoi effetti nel campo del rendimento universitario? A tal domanda si cercherà di dare una risposta fornita non soltanto dalla letteratura a riguardo (nazionale ed internazionale), ma anche supportata dall esperienza personale, quella di una studentessa universitaria che prima di diventare soggetto della psicologia ne è stata improvvisamente oggetto di studio a causa di una sindrome sempre più diffusa ma ancora poco accettata dalla Società perché non ben compresa essendo considerata semplicemente come stato mentale tipico di persone fragili e quindi trattata con superficialità: ciò comporta nei soggetti con DAP la difficoltà a riconoscere ed 5

5 accettare il proprio come reale disagio e di conseguenza a curarlo (in quanto malattia vera e propria), ma soprattutto la tendenza a sentirsi diversi, incompresi, inefficaci, incapaci, con pesanti conseguenze negative sul piano relazionale, emotivo, motivazionale e, nei casi peggiori, di personalità. Oggetto di interesse del presente elaborato è indagare il piano motivazionale individuando quali sono gli elementi cognitivi ed emotivi disfunzionali caratteristici del DAP e se essi causano una bassa motivazione ed una scarsa prestazione nel rendimento universitario. Ho ritenuto necessario affrontare lo studio a partire dalla definizione di motivazione e di motivazione all apprendimento attraverso un analisi della letteratura delle teorie a riguardo, per consentire ai lettori la possibilità di orientarsi sui diversi approcci. Il progetto successivamente si sviluppa attraverso l esposizione dei costrutti cognitivi ed emotivi che compongono la motivazione all apprendimento, poiché, essendo quest ultima un costrutto teorico multifattoriale e non direttamente osservabile, non ha effetti diretti sull apprendimento ma mediati da diversi fattori e dalla loro interrelazione. Fra questi, un elemento importante nella motivazione ad apprendere, è lo sviluppo della percezione di competenza e di efficacia. Tutti abbiamo bisogno di sentirci capaci in qualsiasi attività che svolgiamo, per cui anche uno studente ha bisogno di provare questo senso di efficacia, per impegnarsi e riuscire in un compito. In quest ottica è centrale il concetto di autoefficacia percepita, ovvero le aspettative che una persona ha di padroneggiare con successo determinate situazioni. È sostanzialmente l autoefficacia che guida la decisione sugli obiettivi da raggiungere e sostiene l azione fino al loro raggiungimento. L autostima, l'azione di valutare se stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonché il giudizio risultante da questa valutazione, si rivela 6

6 fondamentale nella vita di ciascun individuo poiché le conseguenze di una buona o cattiva autostima incidono sui successi o i fallimenti in determinate attività, ed in linea generale sul complessivo benessere psicologico rendendo il soggetto, in caso di bassa autostima, inadeguato all apprendimento di valide strategie di adattamento. La parte finale dell elaborato si concentra sugli aspetti disfunzionali della motivazione: si indagheranno gli effetti dell ansia da prestazione e del DAP sull apprendimento e sulla performance. Si spera che tale contributo inciti chi lo leggerà, specialmente quei giovani studenti che sono affetti da DAP e che hanno visto e vedono la loro vita privarsi delle attività più comuni, quali ad esempio lo studio, a non considerarsi inefficaci, inutili, demotivati ma a lavorare con l aiuto degli esperti verso un progetto di cura che possa permettere loro di riprendere in mano le proprie attività, la propria vita. 7

7 CAPITOLO PRIMO MOTIVAZIONE ALL APPRENDIMENTO: DEFINIZIONI E TEORIE CLASSICHE 1.1 Introduzione I processi motivazionali sono alla base dell attivazione, dell orientamento e del mantenimento delle energie psicologiche necessarie ad apprendere ciò che è proposto nei contesti scolastico- universitari. Una mancanza, carenza o disfunzione di essi può provocare conseguenze negative al rendimento degli studenti. De Beni, Pazzaglia, Molin & Zamperlin (2003) elencano le cause delle difficoltà di rendimento collocandole lungo un continuum che và da specifici disturbi nei processi cognitivi (memoria, attenzione, comprensione del testo...), nei processi strategici, a disturbi nella conoscenza e nel controllo metacognitivo (incapacità di prevedere in anticipo i risultati, di pianificare ed organizzare il lavoro personale, di autovalutare la propria prestazione accorgendosi di eventuali cadute...) fino a marcati disturbi demotivazionali causati da stili attributivi, percezioni del sé, stati emotivi poco funzionali. Nel lavoro presente si farà riferimento a quest ultima categoria fornendo dapprima, in questo capitolo, un quadro teorico sul concetto di motivazione e di motivazione all apprendimento, e sulle principali teorie. 8

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