Inquadramento epidemiologico dello scompenso cardiaco

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1 Inquadramento epidemiologico dello scompenso cardiaco Giovanni Corrao 1, Aldo Pietro Maggioni 2 1 Sezione di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica, Dipartimento di Statistica e Metodi Quantitativi, Università di Milano-Bicocca, Milano 2 Centro Studi ANMCO, Firenze Heart failure is a common and clinically relevant disease, whose prevalence is progressively increasing with the ageing of the population and the improvement in treatments. Within this condition, acute heart failure (AHF) has at present the higher burden on mortality and hospitalization rates. This results from both suboptimal management and difficulties in estimating the actual frequency of AHF. This paper is focused on AHF epidemiology based on reliable Italian national and regional data. Key words. Disease management; Healthcare costs; Heart failure; Incidence; Mortality; Outcomes. G Ital Cardiol 2014;15(2 Suppl 2):10S-15S INTRODUZIONE Lo scompenso cardiaco è una sindrome estremamente diffusa. È la più importante causa di ospedalizzazione per i pazienti di età >65 anni. Ne è affetto il 2-3% della popolazione generale, il 10-15% se si considerano le fasce più alte di età A causa dell invecchiamento della popolazione generale e del miglioramento delle cure della fase acuta delle malattie cardiovascolari, si prevede un incremento della prevalenza entro il ventennio (+25%) inevitabilmente associato a un aumento dei costi diretti e indiretti dell assistenza (+215% circa). In particolare, si prevede che negli Stati Uniti i costi sanitari annuali legati allo scompenso cardiaco passino da 24.7 a 77.7 miliardi di dollari e quelli indiretti dovuti a comorbilità e mortalità da 9.7 a 17.4 miliardi di dollari 12. CARATTERISTICHE CLINICHE DEI PAZIENTI CON SCOMPENSO CARDIACO Un registro specificamente focalizzato sui pazienti con scompenso cardiaco acuto (acute heart failure, AHF), attivato in Italia nel , ha incluso 2087 pazienti nell arco di 3 mesi. Il 70% di essi veniva ammesso direttamente in un reparto di Cardiologia, dopo essere transitato da un Pronto Soccorso, il 24% arrivava in Cardiologia da altri reparti ospedalieri, il rimanente 6% da altri ospedali. La Tabella 1 riporta le caratteristiche demografiche e cliniche riscontrate all ingresso in Cardiologia. L età media era di 73 anni, >75 anni nel 46% dei casi. Le comorbilità erano frequenti. Gli eventi acuti, classificati come primi episodi di scompenso 2014 Il Pensiero Scientifico Editore Il dr. Aldo Pietro Maggioni dichiara di aver ricevuto grant per ricerca e formazione da Abbott Vascular, Bayer, Cardiorentis e Novartis. Il dr. Giovanni Corrao dichiara nessun conflitto di interessi. Per la corrispondenza: Dr. Aldo Pietro Maggioni Centro Studi ANMCO, Via La Marmora 36, Firenze maggioni@anmco.it (de novo), rappresentavano il 44% della casistica, mentre i soggetti ricoverati per destabilizzazione di una situazione clinica di scompenso presente da tempo, erano il 56%. Le presentazioni cliniche erano diverse e classificabili come segue: un quadro clinico di edema polmonare acuto era presente nel 50% dei casi, uno shock cardiogeno nell 8%, nei rimanenti pazienti la severità clinica rientrava nelle classi funzionali NYHA III e IV. Una pressione arteriosa sistolica >140 mmhg era presente nel 43% dei casi, mentre uno stato di severa ipotensione (<90 mmhg) era riscontrato nel 5% dei casi. Nel 38% dei casi la frequenza cardiaca era >100 b/min. Un intervallo QRS >120 ms veniva riscontrato nel 29% dei casi. L eziologia più frequente dello scompenso era, come in altri database, quella ischemica (46% dei casi). I riscontri clinici obiettivi e quelli radiologici hanno evidenziato che segni di congestione periferica e/o polmonare erano presenti in oltre il 90% dei casi. Una valutazione ecocardiografica della funzione ventricolare era già stata eseguita prima del ricovero nel 55% dei casi, mentre, durante l ospedalizzazione, veniva eseguita nel 92% dei casi. Un terzo dei pazienti presentava un quadro di AHF con funzione ventricolare conservata. OSSERVAZIONI IN AMBITO CARDIOLOGICO Profili di mortalità Nell ultimo decennio è stato condotto un numero rilevante di studi osservazionali nei pazienti con AHF. Nello studio condotto in Italia nel , la mortalità totale intraospedaliera era del 7.3%, più precisamente pari al 7.5% nei pazienti de novo e al 7.1% in quelli con storia clinica pregressa di scompenso. La mortalità di gran lunga più elevata veniva riscontrata nei soggetti con shock cardiogeno (oltre il 25%). Lo studio cardiologico italiano più recente, condotto dal 2007 al , consente anche di descrivere i profili di mortalità a lungo termine e di confrontarli con quelli dei pazienti con scompenso cronico. Nello studio erano stati inclusi 5610 pazienti, 3755 con scompenso cardiaco cronico e 1855 ospedalizzati per AHF. 10S

2 INQUADRAMENTO EPIDEMIOLOGICO DELLO SCOMPENSO CARDIACO CHIAVE DI LETTURA Ragionevoli certezze. Utilizzando dati epidemiologici affidabili emerge che lo scompenso cardiaco acuto è una condizione frequente ed associata a outcome clinici (mortalità e nuovi ricoveri a breve-medio termine) insoddisfacenti con l impiego dei trattamenti standard. Questioni aperte. L effetto dei trattamenti è limitato e sostenuto da prove di efficacia deboli. La gestione organizzativa della fase acuta dello scompenso non fa riferimento a linee guida o raccomandazioni condivise. Le ipotesi. Una migliore gestione della fase acuta dello scompenso, sia come percorsi diagnosticoterapeutici sia come utilizzo di farmaci anche innovativi, potrebbe migliorare il decorso della malattia, con ricadute positive sul singolo paziente (guadagno in sopravvivenza e riduzione dei ricoveri) ma anche sulla collettività (contenimento dei costi sanitari). Mentre la mortalità totale durante la fase di ricovero era simile nei pazienti de novo e in quelli con scompenso già documentato (6.9 vs 6.0%, p=0.41), la mortalità totale ad 1 anno era del 24%, meno elevata nei pazienti de novo rispetto a quelli con aggravamento dello scompenso (rispettivamente del 19.2% e 27.7%, p<0.0001). Il 73.1% dei decessi era dovuto a una causa cardiovascolare. Più favorevole era la situazione nei pazienti con scompenso cardiaco cronico, nei quali la mortalità totale a 1 anno era del 5.9%, più elevata nei pazienti in classe funzionale NYHA III-IV rispetto a quelli in classe II (14.5 vs 4.1%, p<0.0001). Il 65.3% dei decessi era attribuibile a cause cardiovascolari, soprattutto al peggioramento dello scompenso e in misura minore a morte improvvisa. A partire dagli anni 90 si è osservata una progressiva riduzione dei decessi per scompenso cardiaco ambulatoriale stabilizzato, della frequenza di progressione della malattia e degli eventi critici, in gran parte riconducibile al miglioramento delle cure. Infatti, questo dato appare coerentemente in diversi studi osservazionali condotti negli ultimi anni e la riduzione mostra una relazione inversa con l aumento della prescrizione di farmaci salvavita, soprattutto betabloccanti, ma anche inibitori dell enzima di conversione dell angiotensina (ACE) e antagonisti dell aldosterone 1,3. Un recente studio italiano, condotto in reparti di medicina interna su una popolazione anziana con età avanzata (media 80 anni) e comorbilità multiple, ha mostrato una mortalità intraospedaliera del 6.3% 13. Possono avere influenza sul rischio di morte sia la durata dell ospedalizzazione, sia il numero dei ricoveri, sia la persistenza di congestione polmonare e/o periferica, sia un peggioramento della funzione cardiaca o renale dopo il ricovero 9,13. Il problema delle riospedalizzazioni Sempre secondo i dati italiani più recenti 3, i tassi di riospedalizzazione a 1 anno sono superiori nella forma acuta di scom- penso rispetto a quella cronica (30.7 vs 22.7%). Nei casi di AHF le cause cardiovascolari sono responsabili di nuovo ricovero nel 23.8% dei casi, quelle non cardiovascolari nell 8.3%. La percentuale di riospedalizzazioni nei pazienti de novo risulta inferiore a quella osservata nei soggetti con scompenso cardiaco pregresso noto (8.2 vs 21.4%). Nei pazienti ambulatoriali con scompenso cardiaco cronico, il tasso di riospedalizzazioni è del 22.7%, ma solo l 8.8% dovuto a un nuovo episodio di scompenso cardiaco. L ospedalizzazione per scompenso comporta un rischio generalizzato di un nuovo ricovero, anche a breve termine. Infatti, un lavoro del gruppo di Krumholz 14 riporta a 1 mese da un episodio di scompenso, infarto del miocardio o polmonite un tasso di riospedalizzazioni del 25%, 19% e 18%, rispettivamente. In particolare, la quota di pazienti riospedalizzati per la stessa condizione (scompenso dopo scompenso) risulta del 35%. Secondo uno studio recente 15, le riospedalizzazioni precoci non sono necessariamente indicative di una maggiore severità dello scompenso, potendo entrare in gioco anche fattori indipendenti dalla gravità dello scompenso, come fattori sociali, la compliance alla terapia, la durata del ricovero iniziale. DATI AMMINISTRATIVI Il database ARNO Una recente analisi sui casi di ospedalizzazione per AHF occorsi nel 2010 è stata condotta utilizzando i dati amministrativi dell Osservatorio ARNO, che includono soggetti, assistiti in 7 Aziende Sanitarie Locali italiane 16. I ricoveri per AHF sono risultati essere 8754, cioè il 3 della popolazione totale considerata. L analisi di questi dati amministrativi evidenzia alcuni elementi di notevole interesse epidemiologico e gestionale: quando un paziente viene ricoverato per AHF, solo nel 22% dei casi viene gestito dalle strutture di Cardiologia, mentre in oltre il 70% dei casi la gestione è a carico di strutture internistiche o di geriatria; l età mediana di questa popolazione non selezionata di pazienti ricoverati per AHF è di 79 anni, sicuramente più elevata di quella osservata nei trial o nei registri cardiologici citati precedentemente e condotti nella stessa condizione clinica; la percentuale di utilizzo dei trattamenti raccomandati (betabloccanti, bloccanti del sistema renina-angiotensina e antagonisti dell aldosterone) risulta essere lontana dall ottimale; la probabilità di riospedalizzazione nell anno successivo al ricovero indice è elevatissima (circa il 60%), con la probabilità per ogni paziente riospedalizzato di essere ricoverato almeno 2 volte nel corso dell anno di osservazione; la riospedalizzazione riconosce cause cardiovascolari solo nel 54% dei casi; la rimanente e consistente quota ricoverata per cause non cardiovascolari è prova di quanto sia rilevante la presenza di comorbilità in popolazioni di età avanzata e con questa specifica condizione clinica. Il database della Regione Lombardia Un importante fonte di informazioni è rappresentata dal database della Regione Lombardia (popolazione di riferimento circa 9 milioni, circa il 16% di quella italiana) che è costituito da una serie di archivi elettronici collegati ed è quindi una fonte preziosa e unica, in quanto in grado di incrociare dati e fornire informazioni relativamente a: assistenza sanitaria prestata dal 11S

3 G CORRAO, AP MAGGIONI Tabella 1. Dati clinici e demografici e storia clinica dei pazienti con scompenso cardiaco acuto (AHF) al momento del ricovero 9. Popolazione complessiva Pazienti con peggioramento Pazienti con scompenso (n=2807) dello scompenso cardiaco cardiaco de novo (n=1572) (n=1235) Età (anni, media ± DS) 73 ± ± ± 12 Età >75 anni (%) Genere (% donne) Storia clinica (%) Storia di IMA Storia di rivascolarizzazione FA parossistica Impianto di defibrillatore Pacemaker Storia di ictus BPCO Vasculopatia periferica Insufficienza renale Diabete mellito Storia di ipertensione arteriosa Fumatore attivo Eziologia (%) Ischemica Ipertensiva Valvolare Idiopatica Altra Non determinabile/sconosciuta Pressione arteriosa sistolica Media ± DS (mmhg) 141 ± ± ± 37 <90 mmhg (%) mmhg (%) >140 mmhg (%) Frequenza cardiaca Pazienti in ritmo sinusale (n) Media ± DS (b/min) 97 ± ± ± 22 <60 b/min (%) b/min (%) (%) >100 b/min (%) Pazienti con FA Frequenza cardiaca Media ± DS (b/min) 111 ± ± ± 28 <60 b/min (%) b/min (%) b/min (%) >100 b/min (%) BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva; FA, fibrillazione atriale; IMA, infarto miocardico acuto. Sistema Sanitario Nazionale (SSN), dati demografici e amministrativi, diagnosi alla dimissione dopo ricovero in strutture pubbliche o private, dati di prescrizioni farmaceutiche, dati su prestazioni ambulatoriali e in emergenza, dati di costo nella prospettiva del SSN. Una recente indagine (Corrao G., dati non pubblicati) ha attinto a questa mole di dati per valutare l impatto dello scompenso sulla storia clinica pregressa e futura piuttosto che l impatto della malattia sulla salute della popolazione. Nel disegno dello studio si è cercato di selezionare una popolazione il più omogenea possibile, i pazienti che nel 2011 sono stati assistiti dal SSN e residenti in Lombardia, ospedalizzati per la prima volta con diagnosi di scompenso cardiaco. In caso di più ospedalizzazioni nel corso dell anno è stata considerato solo il primo ricovero e sono stati esclusi i pazienti che avevano ricevuto la diagnosi nei 5 anni precedenti. Questo gruppo ben definito di pazienti corrisponde ai casi de novo quanto a ricovero per scompenso, ma non ai casi de novo quanto a situazione di scompenso (non si può escludere un preesistente stato di scompenso anche in un paziente mai ricoverato nei 5 anni precedenti). È stata esclusa la possibilità di ricorrere ai flussi amministrativi di Pronto Soccorso, dal momento che i dati delle dimissioni hanno evidenziando un rilevante sbilanciamento tra ricoveri e passaggi in Pronto Soccorso, suggerendo che il flusso registrato in quest ultimo fosse incompleto. Una tale impostazione dello studio sarebbe in grado di evitare l interferenza di fattori confondenti nella stima dell incidenza, della mortalità, delle riospedalizzazioni e dei costi sanitari ed è in linea con i criteri adottati dalla letteratura scientifica epidemiologica. Assumendo che il criterio adottato sia molto specifico (100%) e relativamente meno sensibile (85%), si stima che l incidenza reale dello scompenso sia del 20% superiore a quella calcolata. 12S

4 INQUADRAMENTO EPIDEMIOLOGICO DELLO SCOMPENSO CARDIACO Tabella 2. Caratteristiche dei pazienti arruolati nel database della Regione Lombardia. Età (anni, media ± DS) 79 ± 11 Uomini 8988 (47.8%) Pazienti con storia di precedente ricovero 7856 (41.8%) Pazienti con storia di malattia cardiovascolare Ipertensione arteriosa (91.3%) Dislipidemia 7672 (40.8%) Diabete mellito 5532 (29.4%) Ictus 2889 (15.4%) Coronaropatia 4535 (24.1%) Stenosi mitralica 1146 (6.1%) Fibrillazione atriale 3415 (18.2%) Pacemaker 1388 (7.4%) Pazienti in terapia con: ACE-inibitori (61.3%) ARB 7402 (39.4%) Betabloccanti 9900 (52.7%) Diuretici 9900 (52.7%) Digitalici 2680 (14.3%) Pazienti in terapia con storia di malattia respiratoria BPCO 2037 (10.8%) Pazienti con storia di nefropatia Insufficienza renale acuta 688 (3.7%) Insufficienza renale cronica 1730 (9.2%) ACE, enzima di conversione dell angiotensina; ARB, antagonisti recettoriali dell angiotensina II; BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva. Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) riportano casi di ricovero per scompenso cardiaco nel biennio ; di questi 7125 casi avevano effettuato un accesso in Pronto Soccorso nelle 2 settimane precedenti il ricovero indice (n=3239 disturbi respiratori, n=2577 sintomi aspecifici, n=801 disturbi cardiovascolari dei quali 392, pari al 5.5%, scompenso, n=508 altre cause). Quindi solo il 5% è stato dimesso dal Pronto Soccorso con diagnosi di problemi cardiaci. Questo riscontro indica che c è un certo margine di errore/imprecisione nella classificazione delle diagnosi in Pronto Soccorso, basate prevalentemente sulla sintomatologia e parzialmente fuorvianti rispetto alla ricostruzione di un quadro epidemiologico affidabile. Facendo riferimento ai codici ICD (scompenso cardiaco) e 402 (scompenso cardiaco associato a ipertensione arteriosa), sono stati individuati pazienti. Di questi, quasi tutti pazienti hanno ricevuto un DRG 127 (scompenso cardiaco associato a shock), ma meno del 10% (n=1556) ha ricevuto altri DRG relativi a complicazioni associate allo scompenso (per esempio impianto di pacemaker o defibrillatore). Al contrario, facendo riferimento al DRG 127 (n=17 687), quasi tutti i pazienti con questo DRG hanno ricevuto un ICD o 402, mentre una piccola parte (n=448) ha ricevuto altri DRG riferibili allo scompenso cardiaco cronico o ad altre diagnosi meno definite. Per quanto riguarda le caratteristiche cliniche dei pazienti con nuova diagnosi e nuova ospedalizzazione (Tabella 2), si evidenzia l età avanzata (media 79 anni), la lieve prevalenza del sesso femminile (51%), la storia clinica complicata (circa la metà dei soggetti ha avuto ospedalizzazioni per cause non correlate allo scompenso) e le comorbilità (ipertensione 91%, dislipidemia 41%, diabete 29%). Il fatto che circa la metà di questa popolazione assuma diuretici e poco meno del 15% digitalici è compatibile con la presenza di una quota di casi definibili realmente de novo quanto a scompenso. I tassi di incidenza del database della Regione Lombardia (tasso standardizzati 31.8 per 1000 anni-persona a rischio negli uomini e 20.4 per 1000 anni-persona a rischio nelle donne, sono paragonabili a quelli riscontrati in letteratura (Tabella 3), sia che si tratti di studi epidemiologici sia di database amministrativi 24. I tassi di incidenza sono risultati in aumento in funzione dell età, ma in misura di 2-3 volte maggiore secondo la decade negli uomini rispetto alle donne. Anche il dato di mortalità è coerente con quanto riportato dagli studi pubblicati (Tabella 3) che collocano la mortalità a 1 anno tra il 16% e il 36% 17,18, Infatti, la mortalità durante l ospedalizzazione indice è risultata pari al 7% (n=1329); mentre dei circa sopravvissuti dopo il ricovero indice, il 24% (n=4190) risulta deceduto a 1 anno dallo stesso. Per stimare la mortalità extraospedaliera è stata effettuata un analisi aggiuntiva, di confronto con una coorte di assistiti dal SSN paragonabili per età e per altre caratteristiche. Rispetto a una mortalità attesa del 2.8%, la differenza relativa era dell 88%, che rappresenta una stima della mortalità dovuta al primo episodio di scompenso. Utilizzando lo stesso modello caso-controllo, è stata valutata la frequenza delle riospedalizzazioni (59%, rispetto a un atteso del 5% nella gruppo di riferimento, con una differenza re- Tabella 3. Dati di incidenza e di mortalità per scompenso cardiaco acuto riportati dalla letteratura scientifica. Criteri diagnostici Autore Anni Nazione Incidenza Mortalità a 1 anno (per 1000 anni-persona (%) a rischio) Donne Uomini Donne + Donne Uomini Donne + uomini uomini Criteri di Framingham Levy et al Stati Uniti ~ Roger et al Stati Uniti ~ Goldberg et al Stati Uniti ~2 Criteri di Boston Remes et al Finlandia Primo ricovero per Jhund et al UK (Scozia) scompenso cardiaco Dimissione Loehr et al Stati Uniti Dimissione Stewart et al UK (Scozia) Database amministrativo Yeung et al Canada S

5 G CORRAO, AP MAGGIONI lativa del 75%) e i fattori determinanti (nel gruppo indice: oltre allo scompenso, l insufficienza renale e la coronaropatia; nel gruppo di controllo: l ictus). Va sottolineata che più della metà delle riospedalizzazioni non risulta correlata a problemi cardiovascolari. Stime dei costi secondo il database della Regione Lombardia Per una stima dei costi diretti nel primo anno dopo l ospedalizzazione indice è stato utilizzato un confronto tra la coorte degli eventi indice e quella di controllo (Tabella 4). Il costo complessivo di circa 193 milioni di euro (circa euro/anno/paziente) è imputabile per la maggior parte ai costi di ospedalizzazione (119 milioni di euro escludendo i costi dell ospedalizzazione per rendere omogeneo il confronto, con una differenza relativa del 79.4%) e in misura modesta ai farmaci utilizzati. Analisi di dati amministrativi di altre regioni italiane confermano una spesa complessiva annuale di circa euro per ogni paziente ricoverato per AHF. Dati dell indagine GFK-EURISKO Molte informazioni sullo scompenso si possono ricavare dall indagine esplorativa effettuata da GFK-EURISKO che ha utilizzato come fonte di riferimento lo studio analitico Scompenso cardiaco congestizio: i dati degli ospedali italiani curato da Age.Na.S (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) che si è basata su 200 colloqui individuali articolati in 200 centri campione con cardiologi (di reparto, di unità di terapia intensiva cardiologica) internisti, operatori di Pronto Soccorso (medici e infermieri) ed è stata condotta in ospedali di dimensioni medio-grandi distribuiti su 4 aree: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud 25. In Italia si contano pazienti con scompenso cardiaco (sono oltre 14 milioni in Europa destinati a diventare 30 milioni nel 2020). Ciò corrisponde, sempre in Italia, a una prevalenza dello % (con un incremento del 2% circa per ogni decade di età fino a raggiungere il 10% nei pazienti sopra i 70 anni) e a un incidenza di % (circa nuovi casi l anno). Lo scompenso è la causa più frequente di ospedalizzazione nella popolazione anziana (destinata quindi a crescere in parallelo con l invecchiamento della popolazione) ed è il primo DRG medico di ricovero ospedaliero ( DRG 127 nel 2011). Lo scompenso cardiaco è la seconda causa di morte in Italia: il 19% dei pazienti con episodi di nuova insorgenza e il 27.7% di quelli con episodio recidivante decede durante il ricovero; il 20-30% dopo 1 anno. Il tasso di sopravvivenza è inferiore a quello rilevato nell infarto miocardico e in alcune neoplasie maligne (ovaie, intestino, vescica, mammella, prostata). La mortalità risulta in relazione alla qualità delle cure ricevute e alla presenza di fattori di rischio relativi al paziente, come età, genere, comorbilità (84% dei pazienti presenta due o più comorbilità, principalmente diabete, ipertensione, disfunzione renale). CONCLUSIONI Mentre la mortalità dei soggetti con scompenso cardiaco cronico si è ridotta notevolmente nel corso degli ultimi decenni, grazie anche alla diffusa applicazione dei trattamenti dimostratisi utili negli studi clinici controllati, soprattutto betabloccanti, bloccanti del sistema renina-angiotensina e antagonisti dell aldosterone, la mortalità dei soggetti con AHF è rimasta inaccettabilmente elevata. Questo può essere dovuto al fatto che i numerosi trial condotti nell ambito dell AHF non hanno prodotto risultati favorevoli in termini di miglioramento dell outcome clinico. Le linee guida esistenti, di conseguenza, non possono che contenere raccomandazioni con bassi livelli di evidenza scientifica. In questo contesto di bisogni inevasi, i problemi principali sono fondamentalmente due: (a) l identificazione di terapie, da attuarsi nella fase acuta di scompenso, capaci di migliorare la sopravvivenza dei pazienti, e (b) la riduzione del numero di riospedalizzazioni, che determinano un peso insostenibile sia per la qualità di vita dei pazienti che per i costi a carico del SSN. Una migliore gestione organizzativa della fase acuta di scompenso, una continuità assistenziale più adeguatamente strutturata fra ospedale e territorio e una maggiore/più appropriata aderenza alle raccomandazioni terapeutiche basate sull evidenza potrebbe consentire una riduzione significativa delle ospedalizzazioni. Un raggiungimento, anche parziale di questo obiettivo, insieme a una razionalizzazione, e conseguente risparmio, delle prescrizioni farmacologiche e delle procedure diagnostico-terapeutiche potrebbe liberare un entità di risorse economiche sufficiente a rendere sostenibile l introduzione di nuovi trattamenti per l AHF, che dovessero dimostrarsi terapeuticamente efficaci nel prossimo futuro. Tabella 4. Costi diretti nell anno successivo all ospedalizzazione. Coorte dei pazienti ricoverati Coorte dei pazienti di Differenza per scompenso cardiaco controllo ricoverati relativa (migliaia di euro) (migliaia di euro) Totale Media Totale Media Voci di costo durante il ricovero Escluso il ricovero indice % Incluso il ricovero indice Voci di costo extra-ricovero Farmaci % Visite, procedure, esami % Totale Escluso il ricovero indice % Incluso il ricovero indice S

6 INQUADRAMENTO EPIDEMIOLOGICO DELLO SCOMPENSO CARDIACO RIASSUNTO Lo scompenso cardiaco è una condizione diffusa e clinicamente rilevante, la cui prevalenza è destinata a crescere con l invecchiamento della popolazione e il miglioramento delle cure. Nell ambito di questa condizione, lo scompenso cardiaco acuto è al momento la forma con maggiore impatto e tassi di mortalità e riospedalizzazione ancora troppo elevati. Questo è dovuto sia alla gestione terapeutica non sempre ottimale, sia alla difficoltà di stimare il numero reale di casi di scompenso acuto. Questo articolo si concentra sull epidemiologia dello scompenso, sulla base di dati affidabili a livello nazionale e regionale. Parole chiave. Costi sanitari; Gestione integrata della malattia; Incidenza; Mortalità; Outcome; Scompenso cardiaco. BIBLIOGRAFIA 1. Schaufelberger M, Swedberg K, Köster M, Rosén M, Rosengren A. 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