MAESTRO MICHELE NICOSIA

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1 MAESTRO MICHELE NICOSIA Raccolta di pensieri scritti e riflessioni del Maestro Michele Nicosia 7 Dan componente della Commissione Tecnica Shotokan WUKA Italia S. A. D. S H I N R Y U La scuola SHINRU KARATE TRIESTE Desidera fare questo omaggio al Maestro Michele Nicosia per ringraziarlo ancora del pregevole Stage Un Maestro di elevata caratura che ha lasciato un segno di eccellenza a tutti i partecipanti. Ancora Grazie Maestro!!! 20 marzo 2014

2 I KATA I kata hanno un grande significato. Oggi il rigido sistema dei kata viene spesso criticato con esercizi diversi per ottenere dei buoni risultati agonistici. Però le arti marziali sono un metodo per disciplinare l'io e un allievo lo capisce esercitando il kata per molti anni. Tutti i sistemi di insegnamento tradizionale prevedono l'esecuzione dei kata. Questo esercizio insegna la disciplina e la concentrazione di gruppo ed è una esperienza che fa crescere i singoli individui. Non ci si può chiedere a cosa servono. Solo dopo molto tempo si comprende che essi racchiudono un'esperienza particolarmente importante. Il kata è forse la parte ove il karate è racchiuso con tutti i suoi segreti e le sue radici più profonde. Nato come documento storico che servisse a trasmettere i dettami di una ad altra scuola dai maestri ai propri allievi, il kata ha perso molta della sua originaria connotazione storica. Oggi il kata viene impiegato come strumento competitivo ed ha subito una sua evoluzione a carattere agonistico, perdendo di vista le vere origini e il vero significato del kata. SENSAZIONI NELLA PRATICA DEL KATA Il sapere tecnico del karate è codificato nei kata, esercizi che si ripetono nel corso degli allenamenti e che servono a trasmettere tale sapere. Il kata è un insieme di parate contrattacchi e spostamenti che si svolgono secondo un prefisso ordine, un corretto ritmo e una giusta coordinazione, simboleggianti un combattimento reale contro più avversari. Lo studio quotidiano del kata conferisce la calma necessaria non solo per un'armoniosa esecuzione dei movimenti, ma abitua anche nella vita a concentrare lo spirito ed il pensiero su un determinato punto e solo quello. Approfondendo lo studio del kata nulla è superfluo: ogni minimo movimento è stato studiato minuziosamente dagli stessi grandi maestri che li hanno creati, ciascuno per uno scopo preciso (es. plasmare il corpo rafforzando e potenziando i muscoli e le ossa oppure migliorare i riflessi e stimolare la velocità). Quindi, per potere eseguire correttamente un kata, è importante capire il significato dei movimenti: a tal scopo si rivela di fondamentale importanza lo studio del bunkai. Negli anni giovanili bisogna allenare il kata cercando principalmente di eseguire correttamente i movimenti, fino a quando non occorre più pensare all'esecuzione degli stessi; maturando nella tecnica e nello spirito, il bunkai diviene sempre più importante, tanto che riesce bene, solitamente, quando le tecniche sono "entrate nella carne e nel sangue" di chi le effettua. Perché' questo avvenga occorrono molti anni di studio, duro allenamento ed impegno nella ricerca del sen. Tuttavia, ciò si verifica solo se il Maestro da' il giusto esempio: l allievo che percepisce questo spirito dal suo Maestro, può' esserne ispirato ed iniziare qualcosa di simile per conto proprio. Sarà di certo animato a proseguire per la stessa via e a verificare le proprie capacità. Bisogna allenarsi con il corpo e con lo spirito per essere nel contempo allievo e Maestro in quella che è la meravigliosa disciplina del karate do.

3 PINAN- HEIAN ( kata fondamentali ) Kata di Shuri- te il nome originale e' Ping- nan e proviene probabilmente da una serie di kata cinesi chiamati Channan di cui non si conosce l'origine. Il significato e' pace nello spirito. Il termine deriva dall' unione di due parole Heiwa e Antei (pace e tranquillità'). Alla fine di rendere evidente questo significato iniziano tutti con una parata. Si tramanda che Matsumura Bushi, maestro di Itotsu abbia trasformato i Channan in questi primi tre kata e insegnati a Itotsu. Si dice che il maestro Anko (Yasutsune ) Itotsu abbia codificato poi in seguito gli altri due arrivando a cinque attuali. I Pinan (o Heian ) sono praticati da molti stili, prevalentemente di origine Shuri e Tomari. Caratteristiche Secondo la tradizione il praticante che ha studiato a fondo questi kata può affrontare con " calma e tranquillita' " tutte le situazioni. Questa serie di kata comprende quasi tutte le posizioni di base del karate. Da notare che i kata citati qui shodan (primo) e nidan (secondo) sono nella tradizione in ordine inverso. Il M Funakoshi, per motivi didattici, scambio' i due kata notando che il secondo era di più facile apprendimento rispetto al primo a causa della meno complessa sequenza.

4 GOJU SHI HO Questo kata si pensa giunto ad Okinawa dalla Cina grazie al M Matsumura. La sua provenienza cinese è testimoniata dall'influenza degli stili della Gru e della Tigre, in esso presenti. Le prime notizie inerenti a questo kata risalgono attorno al 1600, nei testi Bubisci (considerata la bibbia del karate). Vi si fa riferimento, parlando di movimenti simili a" i 54 passi della tigre nera e il pugno della gru bianca". Fu il M A. Itosu a creare Gojushihosho e Gojushihodai, quale sintesi della sua personale esperienza nell' ambito del karate- do. Vennero chiamati anche Ouseishi, la cui traduzione è " la fenice di Okinawa". Si ritiene il Gojushiho il più antico fra i kata esistenti di Okinawa. Il significato originale è "54", mantenuto anche nella traduzione giapponese con la sola aggiunta della parola "passi", in questo kata sono presenti tecniche a mano aperta, con diversi movimenti, una in particolare forma di" becco di gru". Il M Funakoshi chiamò il kata " hotaku" per la sua somiglianza con un picchio dal becco appuntito, che colpisce la corteccia di un albero. Gojushi: cinquantaquattro ho:passi dai:grande. Cinquantaquattro passi grandi. Gojushi: cinquantaquattro ho: passi sho: piccolo. Cinquantaquattro passi piccoli. C è un principio filosofico celato ai 54 passi. Essi rappresentano il collegamento di tutti i passi che si compiono nel corso della vita, in una continuità' tra presente, passato e futuro. Nella versione di tomari, è presente un barcollamento laterale, che somiglia ai movimenti insicuri di un ubriaco. Ecco perché' questo kata è conosciuto anche come il" kata dell'ubriaco"

5 JION Questo kata si pensa sia di origine cinese. Al M Itosu si deve la trasformazione da Tomari- te a forma di Shuri- te, intorno il 1870 il significato della parola Jion si fa risalire al tempio buddista di Jion- Ji, un monastero shaolin, ove i monaci praticavano arti marziali. Si pensa quinti che il kata sia nato nel tempio. A conferma di cio' la posizione di partenza del kata alla posizione di saluto di monaci shaolin. La sua pratica porta ad una profonda armonia tra corpo e spirito. La traduzione del nome è "scritti buddisti", o " amore di budda e riconoscenza ". Il nome originale Jion- Ji significa ad Okinawa "suono del tempio", mentre in Giappone assunse il senso di "amore e grazia". Questo kata e' praticato nel karate stile Shotokan e Wado Ryu. ROHAI- MEIKYO Rohai significa "segno di un airone" ed è caratterizzato dalla posizione su una gamba. Molto probabile la sua importazione di Okinawa o da un okinawense di ritorno dalla Cina. E' comunque certa la sua nascita dalla Cina. Attualmente vi sono diverse versioni di questo kata ma sono state tutte elaborate da una forma originale di Tomari- te dove venne insegnato fino al Dopo tale data questo kata assieme al Wanshu e al Wankan furono introdotti a Shuri e a Naha. Si dice che Naeda Pechin fosse uno specialista di questo kata e che il M Itotsu abbia sviluppato in seguito le varianti shodan, nidan e sandan del kata Rohai. Il kanji Meikyo significa "specchio luminoso" oppure "guardare lo specchio". Kata Shorei.

6 NIJU SHI HO - NISEI SHI L'ipotesi più' accreditata è che questo kata, originario dalla Cina, fu portato ad Okinawa verso i primi del 1900 dal M Arakaki alla scuola di Naha- te, insieme al kata Sochin e Unsu. Nel 1930 iniziò ad essere praticato dagli aderenti shotokan. Il M Funakoshi lo chiamò Niju Shi ovvero "Niju Shi" che significa "ventiquattro" e "Ho" corrispondente a "passi". Ventiquattro passi, corrispondenti al numero degli spostamenti presenti nel kata. Tecniche peculiari di questo kata sono attacchi di gamba in entrambe le direzioni (mae- geri nella versione originale, Yoko- geri kekomi nelle versioni giapponesi) e combinazioni ripetute di attacchi di gomito, parate e contrattacchi. Il kata termina con un mawashi- uke, contrassegno dei kata firmati Arakaki. SOCHIN Kata classificato come appartenente alla scuola Naha- te che come Unsu, è stato riconosciuto per i contenuti tecnici utilizzabile anche nello Shuri- te. Il duplice significato del kata è tradotto in "muovere in battaglia" oppure "conservare la pace che anche se appaiono contraddittorie sono due definizioni dello stesso obbiettivo, ovvero muovere verso la battaglia per interromperla e ripristinare la pace. Un altro significato, nella traduzione giapponese, che viene attribuita a questo ideogramma è "pesante stabile" il kata Sochin è presente negli stili Shotokan è Shitoryu. Nei primi anni lo Shotokan nominava questo kata con il nome di Hakko.Nello Shotokan e tipica l'esecuzione in fudodachi (posizione del non movimento- immobile) mentre la versione Shito inizia in nekoashi. I primi insegnamenti del Sochin a Okinawa si trovano con il Maestro Arakaki.

7 UNSU AREA SHORIN Mani come nuvola. Oppure Mani nella nuvola. Si tratta di un kata molto antico, si pensa proveniente dalla Cina. Che viene aggregato alla scuola di Naha- Te inseguito fu codificato anche a Shuri si dice che lo abbia introdotto a Okinawa il M Bushi Sakiyama e sia stato tramandato da Arakaki. Unsu, insieme ai kata Sochin e Nijushiho, sono stati adottati in Giappone dallo Shotokan e dallo Shitoryu. Questo kata presenta un alto grado di difficolta' per essere praticato con maestria. Pertanto sarebbe meglio conoscere gli altri kata Shotokan, tra cui Bassai, Jion, Jitte e Gankaku. Ha un ritmo particolare, velocità alterne, qualche rottura di cadenza e tecniche specifiche. Richiede un forte equilibrio psico- fisico. Usa nekoashidachi, che è quasi assente negli altri kata Shotokan, come pure mawashigeri, anche se è tirato da terra. Questa tecnica, introdotta da Yoshitaka Funakoshi è assente da tutti i kata Shotokan, mentre è un'idea originale Shaolin. SENZA KYU E SENZA DAN...In questi giorni ho lavorato modificando il bunkai del kata heian shodan. Finito il mio lavoro l'ho messo in atto al corso delle cinture colorate e mi sono reso conto subito delle difficoltà che hanno trovato durante l'allenamento. E cosi ho deciso di portarlo nel corso delle cinture nere, durante la pratica ho visto provare l'identica difficoltà delle cinture colorate e con un profondo sorriso di incoraggiamento ho detto alle cinture nere questo bunkai è per tutti i livelli, dalla cintura colorata alle cinture nere. A volte allenarsi insieme ai principianti è importante per noi stessi, perché ritorna in noi lo spirito pulito e trasparente delle cinture bianche. Michele Nicosia. L'AGONISMO, IL KATA E LA CONOSCIENZA!!! Nella pratica del karate moderno l'agonismo per molti praticanti e una delle parti più' importanti del karate, ma per evitare di scontrarsi solo in un gesto tecnico- ginnico, bisogna conoscere le origini dei kata, la storia e l'applicazione facendo ricerca su come applicare ogni singolo movimento, non ci si deve fermare all'aspetto estetico. Il kata è un vero combattimento, seppur codificato, quindi deve esprimere efficacia, sia sul punto di vista tecnico che strategico. Allenarsi minuziosamente per far si che l'agonismo diventa una pratica di altissimo livello (KURAI). Allenarsi sempre per capire. Ogni movimento ha un significato. Prova e riprova e senza limiti. L'agonismo fa parte della pratica ma il suo percorso ha una fine. Il karate- do ha un percorso lungo tutta la vita! Michele Nicosia.

8 KARATE DO 1. Sviluppa il karate- do sulla base della storia e tradizione. 2. Studia e pratica i kata in modo corretto e diligente. (Per concentrare tutta la forza possibile in ogni movimento del kata, è necessaria una ripetizione costante. Il corpo deve essere ben allenato in tutta la sua interezza, e questo richiede molti anni, la pratica del kata non è ancora terminata, perché c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare riguardo all'esecuzione di un movimento). 3. Studia e pratica il Kumite (prestabilito e libero), essenzialmente non per prepararti ad un torneo, ma per acquisire il maai, per sviluppare la capacità marziale di leggere i movimenti dell'avversario, e per sviluppare il kiai e la forza fisica, che non possono essere pienamente ottenuti dalla sola pratica dei kata. 4. Coltiva in modo serio la tua mente e il tuo corpo e credi in te stesso. Il karate do può essere considerato come un conflitto dentro di te, oppure come una maratona che dura una vita e che può esser vinta solo grazie all'autodisciplina, il duro allenamento e i tuoi personali sforzi creativi DOJO KUN- LE REGOLE DEL LUOGO OVE SI RICERCA LA "VIA" Il dojo kun e' un'enunciazione di 5 regole comportamentali che si pronunciano all'inizio e soprattutto,al termine di ogni allenamento.la traduzione vuole che il primo maestro a introdurre i precetti del dojo kun sia stato Sakugawa Tode ( ),che li estrapolo'dall'etica confuciana. Si dice che il dojo kun sia stato introdotto nella tradizione del karate per garantire la condotta corretta dei suoi praticanti. Itotsu si ripete prima di ognuna delle 5 regole. "per primo" 1) Jinkaku kansei ni tsutomuru koto 2) Makoto no michi o mamuru koto 3) Doryoku no seishin o yashinou koto 4)Reigi o omonzuru koto 5)Kekki no yu o imashimeru koto La parola chiave di ogni frase e' una, ovvero: jnkaku carattere makoto sincerita' doryoku costanza reigi rispetto kekki autocontrollo

9 Il rispetto tra allievi e Maestro, sono un punto forte nella vita. 4 regola del Dojo kun. Non perdere mai di vista questa regola. Per una pratica sana e corretta! Michele Nicosia...Quando insegni ai bambini sii semplice con loro! Sorridi e cattura la loro attenzione, misurati con loro e vedrai che tutti si sentiranno protagonisti, spiega poco e dimostra di piu' ogni movimento da solo e insieme a loro. Non perdere mai di vista ogni singolo bambino perche' ha bisogno di far vedere e sentire che lui e li che aspetta un solo e semplice sguardo da parte tua.sorridi se sbaglia mettiti accanto a lui e provate insieme, sicuramente il suo cuore riderà di gioia. Se perde accarezzalo non punirlo digli che la prossima " gara " andrà meglio. Sorridi, sorridi, sorridi e lascia a loro ogni ricordo positivo del tuo insegnamento, vedrai che col tempo tutto quello che dedichi a loro li aiutera' a crescere nella giusta via (DO) Michele Nicosia LA SENSAZIONE La sensazione che provo dopo 41 anni di pratica del karate, e la stessa che provai la prima volta che intrapresi la via del karate. L'emozione, l'interesse di migliorare nella tecnica e nello spirito, cerco di infonderla ai miei allievi, per contro quest'ultimi cercano di trasmetterla a coloro i quali si vogliono avvicinare a questa disciplina. Tutto quello che io provo, nella pratica nello spirito, mi è stata trasmessa dal mio Maestro. Nella pratica del karate senti la necessità di allenarti per migliorare sempre, e non perdere quello che hai raggiunto. cercherò di fare vivere questa sensazione tutta la vita. Michele Nicosia. Che bello allenarsi!!! Mi piace fare prima l'allievo! E dopo il Maestro!

10 Nella pratica del Karate- Do, ed in particolar modo nelle scuole di stile Shotokan, il saluto e spesso accompagnato dalla parola Oss, che si pronuncia in questo modo ma si scrive Osu. Il termine Oss può essere usato in circostanze differenti e assumere significati diversi: dal saluto, al grazie, dal voler richiamare l'attenzione di qualcuno, ad indicare di aver compreso la spiegazione del Maestro, dall'esprimere un'approvazione, al voler manifestare la propria stima verso una persona. Il termine Oss è comparso per la prima volta all'inizio del ventesimo secolo negli ambienti militari e più precisamente veniva utilizzato dagli ufficiali della marina imperiale giapponese, con ogni probabilità potrebbe venir tradotto come il nostro: sissignore, signorsì o come un termine accondiscendente. Solo successivamente divenne di uso comune tra gli allievi di Karate- Do che, probabilmente, facendo ritorno da campagne e addestramenti militari introdussero questo termine nella pratica del Karate- Do. Oss non e un termine usato nella lingua giapponese corrente e pertanto vi sconsiglio dei usarlo dialogando con qualche turista, non capirebbe. E' una locuzione "nostra". La teoria più accreditata sul significato del termine Oss lo definisce come una contrazione dei termini "Oshi Shinobu", che scritti in Kanji contengono gli stessi ideogrammi usati per scrivere Oss e di conseguenza lo stesso significato intrinseco. Sposando questa teoria Oss viene scritto con il primo ideogramma del termine Oshi ed il primo del termine Shinobu, in questo modo: Il primo Kanji che raffigura 0 significa premere, spingere, sollevare sopra la testa, indicando uno sforzo massimo, quasi insostenibile, ai limiti della propria sopportazione. Il secondo ideogramma, Su, significa resistere, perseverare tenacemente, soffrire silenziosamente. Oss, quindi, significa resistere spingendosi al limite, perseverare nello sforzo massimo, soffrire sopportando l'insopportabile. Di più ancora implica una compiacenza nello spingersi ai limiti della propria resistenza psicofisica, perseverando sotto qualunque tipo di pressione. Questa resistenza del carattere e dello spirito, viene sviluppata con un allenamento duro, esigente ed instancabile, ed e conosciuta come "Osu No Seishin", lo spirito di Oss. L'ideogramma rappresentante il suffisso Su inoltre è composto di due radici che significano lama e cuore. La concezione di questo significato per i giapponesi si esprime con il rimanere impassibili e in silenzio anche se il cuore viene trafitto da una lama. (seppukku?) Oss pertanto non va interpretato come termine di sottomissione ma di accettazione di quanto mostrato e detto da chi ha più vissuto e sperimentato da chi sicuramente ha la nostra fiducia incondizionata in quanto portatore di esperienza. Oss e sempre e comunque: hai ragione, ci sono, giusto ecc. E' una locuzione difficile da capire per chi non fa Karate- Do. Oss è Oss e basta si fa quello che viene detto, si esegue quello che viene richiesto senza discutere alle volte senza comprendere, ci si accorge in seguito del valore e dello spirito di Oss. "Chi manifesta l'uso del termine Oss, in ogni pensiero, in ogni azione, può considerarsi pronto a conformarsi allo spirito di Oss, anche nella vita di tutti i giorni al di fuori del Dojo. Solo cosi e possibile cercare di comprendere il significato più profondo di Oss, che racchiude in se due opposti, l'aspirazione e la pazienza, che tuttavia fusi tra loro portano ad una vera condotta marziale,alla ricerca del do.

11 ENERGIA Tutti gli esseri viventi posseggono una carica di energia vitale che difficilmente utilizzano totalmente e quasi mai sono in grado di incrementare. Il karate tradizionale e' il mezzo ideale per acquisire il controllo della propria energia attraverso specifici movimenti ed alla particolare respirazione propria delle Arti Marziali.La pratica costante,inoltre,mette in moto uno straordinario meccanismo naturale che puo' migliorare la qualita'e la quantita'della propria energia vitale(ki). MIZU NO KOKORO (LA MENTE COME L'ACQUA )Questo termine,come il seguente,era enfatizzato negli insegnamenti degli antichi maestri di karate. Entrambi si riferiscono all'atteggiamento mentale richiesto quando si fronteggia un vero avversario.mizu no kokoro si riferisce alla necessita' di creare la calma nella mente,come la superfice di uno specchio d'acqua piatto. Per approfondire ulteriolmente il simbolismo, l'acqua calma riflette con precisione l'immagine di tutti gli oggetti alla sua portata,e se la mente e'mantenuta in questo stato,la percezione dei movimenti dell'avversario,sia psicologici che fisici,e la propria risposta,sia difensiva che offensiva,sara' appropriata ed adeguata.d'altra parte,se la superfice dell'acqua e' agitata, le immagini che riflette saranno distorte, o per analogia se la mente e' preoccupata da pensieri di attacco o difesa,non percepira'le intenzioni dell'avversario,crendo cosi per lui un'occasione per attaccare. VALUTARE PERCHE' per AGIRE ovvero DECIDERE al fine di INSEGNARE SO insegnare? COSA insegnare A CHI insegnare COME insegnare insegnare richiede LA CONOSCIENZA cosa si deve conoscere per insegnare la PRATICA della disciplina la STORIA della disciplina la CULTURA della disciplina COME insegnare PROGRAMMARE la formazione PROGETTARE l'azione didattica METODOLOGIA e strumenti MONITORAGGIO del corso VALUTAZIONE FINALE VALUTAZIONE SISTEMATICA la valutazione e' un'operazione sociale che deve tenere conto delle variabili interne ed esterne dei soggetti degli oggetti e del "mondo"

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13 MOLTO PIU IN LA C E IL MAESTRO!! Il maestro è un istruttore, ma è anche altro. Il maestro è di un registro diverso. Il maestro non ha davanti a se solo apprendisti, ma ha persone che entrano in un sistema formale e di vissuto tecnico, psicologico, antropologico, filosofico com è quello del karate, al pari di altri mondi conoscitivi. Il karate è una pratica, ma è anche una teoria, per qualcuno è una forma mentis, per qualcun altro addirittura la vita. A questi allievi il maestro deve situare la filosofia del karate attraverso la pratica. Ho usato volutamente la parola: pratica, al posto della parola: tecnica, perché la pratica è un superamento della tecnica e diviene formazione ad alto livello. Un maestro è praticamente in un triangolo, in cui vertici sono rappresentati: dal sapere delle persone della forma alta del karate e della strategia della formazione. Dal punto di vista dell insegnamento il maestro non si limita ad istruire sulla tecnica, a lui si apre un altro mondo: il mondo delle persone informazioni. Il maestro ha un compito epico e deontologico, ha il compito dell educazione e della formazione, altrimenti non può essere chiamato maestro, ma solo istruttore. Per penetrare il mondo di una pratica così antica e strutturata nel tempo e nello spazio come quella del karate, deve fare un percorso dentro di sé, deve coinvolgere la propria dimensione umana, culturale e professionale. Un maestro non deve necessariamente arrivare ad una raffigurazione mitica della pratica; come gli stessi miti citati nell epica così chiamati solo come condizione, come persuasione all apprendimento e non come identificazione. Un maestro non deve parimenti considerare il karate come un rituale, altrimenti toglie alla pratica la sua forza vitale e creativa. Un maestro conosce e capisce i simboli e la loro vera significazione, vive in simboli e la loro creazione, un maestro lavora la tecnica in modo tale da farla diventare un prolungamento del proprio corpo. La pratica lascia, allora, una traccia nel corpo, un segno, una traccia del simbolo originario. E il momento in cui si coglie la riflessività della pratica e del sé. Karate no shugyo wa issho de aru (il karate si pratica tutta la vita) UN GRANDE MAESTRO Il grande Maestro kyodo aveva un discepolo, kisho. Costui non riusciva a superare il Maestro e cosi ne attendeva la morte. Ma kyodo, uomo assai vigoroso e in eccellenti condizioni di salute, non dava alcun segno d'esser prossimo a morire. Il discepolo kisho decise allora di ucciderlo. Un giorno si stava esercitando al tiro con l'arco in un campo, quando sopraggiunse il Maestro kyodo. In quel preciso istante, il discepolo scoccò una freccia mirando al Maestro; ma anche il Maestro triò: le due frecce si urtarono in volo e caddero al suolo. Il discepolo triò nove volte, e ogni volta la freccia del Maestro fermò quella del discepolo. Dieci frecce aveva kisho, e kyodo solo nove. Il discepolo scoccò dunque la decima freccia: l ultima. Kyodo prese la lancia, la scagliò e fermò in volo la freccia. Al discepolo non rimase che prosternarsi dinanzi al Maestro che lo fece rialzare e l abbracciò. O grande Maestro!". "O grande discepolo!". Il loro ego si dissolse, ed entrarono nell'unione eterna di Maestro e discepolo. Tutte le tecniche, tutte le scienze poste sotto il dominio della ragione, non hanno alcun valore dinnanzi alla giusta intuizione.

14 PRINCIPI PSICOLOGICI Dato che il karate comporta il contatto diretto tra due o più esseri umani, i fattori psicologici giocano un ruolo importante. In molti casi la parte psicologicamente più forte vince perfino quando è sovrastata fisicamente. Sebbene questo addestramento psicologico si verifichi naturalmente - finché diventa una seconda natura - nel corso dell'addestramento del karate, gli esempi che seguono, e che esprimono antichi concetti tramandati dal passato, offrono valide prospettive di ricerca. UNITA' DI MENTE E VOLONTA' Per usare un'analogia moderna, se la mente è protagonista al microfono di un telefono, la volontà è come la corrente elettrica. Per quanto sia sensibile il microfono, se non c'è corrente elettrica, non avviene nessuna comunicazione. Allo stesso modo, anche se voi percepite correttamente i movimenti del vostro avversario e siete consapevoli di un'apertura, se manca la volontà di agire in base a questa conoscenza, non si produrrà nessuna tecnica efficace. La mente può trovare un'apertura, ma la volontà deve essere attivata per eseguire la tecnica richiesta. ALLENATI SEMPRE NON SMETTERE MAI! SE VUOI ESSERE FORTE, SERVE IL SACRIFICIO! > DEDICATO AI MIEI ALLIEVI Ho iniziato per gioco e poi... Avvertii il bisogno di continuare senza mai fermarmi! Cercando... Frugando... Mi accorsi di avere molti obblighi, i quali comportano molti sacrifici come: dormire dentro le automobili, dentro le palestre... Sui tatami... Lottavo per vincere, ma ahimè!!! Talvolta ne uscivo sconfìtto, tal cosa mi portava ad avere una maggiore carica. Mentre lottavo, mi accorgevo che le sconfitte diminuivano e le vittorie aumentavano di giorno in giorno sempre di più. Le mie vittorie non constavano solo nel vincere un avversario, ma anche nell'attuare i precetti che mi venivano impartiti. Col passare del tempo, mi accorgo che tutte le sconfitte e tutte le vittorie subite mi hanno arrecato un grande accrescimento interiore. Dopo tutto questo, sono diventato Maestro di un'arte apprezzata solo da pochi, ma coloro che apprezzeranno l'arte da me praticata diverranno forti, saggi e pazienti nella vita. Sono un Maestro che lotta per poter realizzare una piccolissima storia, nella speranza che questa diventi grande. A voi pochi.che... domani, magari, sarete in molti... Misuratevi! Sforzandovi di non fermarvi mai dinanzi al primo ostacolo: perseverate! Dunque a voi dico che, solo tre cose sono impossibili al mondo: lambire il sole con le mani, prosciugare i mari e non amare il Karate. Poi... Col tempo... Forse... Magari... Vi ricorderete di me e della lezione (allenamento), confidando di aver seminato bene i miei precetti, restando fiducioso nel poter raccogliere i frutti del mio esortare e aspettando che voi, dopo di me, farete la stessa cosa. Ed il Maestro? Poi...Col tempo... Forse... Rimarrà il ricordo di un passato! MICHELE NICOSIA Nell' arte del karate, non sviluppate solo la fantasia, ma fate ricerca sull'efficacia di ogni gesto tecnico.

15 BUSHIDO MODERNO Nonostante la sparizione del regime feudale e dei Samurai, il Giappone tradizionale è sempre vivo e le sue regole e principi costituiscono ancora il tratto fondamentale del mondo dell'economia che obbedisce ad una strategia determinata da un ristretto gruppo di persone che fanno passare l'interesse del Grande Giappone al di sopra degli interessi privati e personali. Il Bushido appare cosi come la legge non scritta dei Giapponesi. La società è fondata su una idea di vassallaggio e d'interdipendenza. Il gruppo rimane sopra il singolo. La gerarchia onnipresente è la chiave del Giappone e l'adesione a questa coesione con l'imperatore ha per esempio salvato il paese dallo smembramento alla fine della seconda guerra mondiale. Gli stessi USA saranno costretti a riconoscere nell'imperatore l'unico interlocutore valido per ricostruire un Giappone diverso da quello che veniva sconfitto. Lo spirito delle arti marziali non differisce da quello del Budo tradizionale. I principi fondamentali sono gli stessi. La nostra mentalità occidentale fatica a volte a comprendere come una via di combattimento possa costituire una Via verso la saggezza. Nel caso del Bushi, la via della spada include tutto ciò che occorre fare per perfezionarsi, portata alle estreme conseguenze, fino all'assoluto. In essa la pratica e l'impegno totale danno senso autentico alla Via (DO) KYO Vi sono 8 kyo che si possono utilizzare a proprio vantaggio quando si attacca: 1. kyo spontaneo: quando l'avversario cambia posizione per la tecnica successiva; 2. dopo che l'avversario ha eseguito un movimento senza effetto; 3. quando l'avversario manca di armonia tra le tecniche e la sua mente, sia in attacco che in difesa; 4. quando l'avversario ha la mente realmente impegnata al combattimento; 5. quando l'avversario perde l'equilibrio durante il movimento; 6. subito dopo che l'avversario ha inspirato profondamente; 7. quando l'avversario è confuso per il movimento eseguito; 8. quando l'avversario è confuso tra la tattica in atto e la sua abilità.

16 KARATE DO JIU IPPON KUMITE E' necessario far notare, preliminarmente ad ogni discorso su questa forma di combattimento, che i praticanti devono affrontarlo avendo coscienza di avere a disposizione una sola possibilità di attacco per cui la esecuzione del colpo rappresenta un fatto decisivo e senza appello per chi lo porta. Questa notazione è assai importante ai fini di una esecuzione ricca di contenuti tecnici e psichici poiché' solo con tale spirito questa forma di combattimento raggiunge gli scopi per i quali viene praticata. La distanza tra i contendenti è libera come pure il tempo di esecuzione dell'attacco del quale si dovrà solamente dichiarare il tipo (giodan e chudan). L'attacco dovrà essere portato scegliendo esattamente il tempo più opportuno dopo un'intesa concentrazione fisica e psichica cercando di eseguirlo nell'istante in cui si ha la sensazione di poter entrare nella guardia dell'avversario. L'esecuzione, inoltre, dovrà essere effettuata con potenza, velocità equilibrio d'assetto ed esercitando il massimo controllo dell'arto che porta il colpo. Sono questi i punti fondamentali da tener presenti nel praticare questa forma di combattimento e per trarne tutti i vantaggi psico- fisici da esso derivati. E opportuno sottolineare alcuni aspetti particolari del concetto di controllo del colpo soprattutto per chiarire che esso non deve essere solamente inteso nel senso di arresto dell'arma prima che colpisca l'avversario. Controllo del colpo ha un significato estremamente più complesso e profondo poiché' va concepito come padronanza di se' stessi nell'espressione della volontà di vincere sull'avversario nel momento in cui si proietta il colpo verso di lui. Il difensore, a sua volta, deve sentire questa volontà di prevalere che anima l'attaccante e, nella piena coscienza di ciò, deve opporre una difesa altrettanto strenua e potente proprio perché' necessariamente commisurata alla forza fisica e psichica dell'attacco. Il concetto di controllo del colpo, in questo senso, conferisce a questa forma di combattimento una grande validità tecnica sotto tutti i profili. La tecnica di attacco in questa forma di combattimento deve sempre essere eseguita spostando in avanti la gamba posteriore qualunque sia il tipo del colpo. E' importantissimo, a questo proposito, che l'attaccante prima di far ciò, avanzi verso l'avversario con la gamba anteriore cercando di sottrargli sempre lo spazio e misura; fondamentale, in questo movimento di avanzamento, la spinta delle anche che devono spingere l'attaccante verso il difensore.

17 - MAESTRO MICHELE NICOSIA KARATE CALTANISSETTA L etica nello sport (le regole sportive, esempio di legalità) in ricordo di Falcone e Borsellino. Si è svolta oggi la lodevole iniziativa dell amministrazione comunale. La manifestazione ha avuto due direzioni e due destinatari diversi. Le scuole primarie si sono ritrovate al PalaCannizzaro, dove hanno assistito alle esibizioni di Karate, Ju- Jitsu e Scherma effettuate da loro coetanei, coordinati dai maestri. Gli alunni delle scuole primarie sono stati coinvolti direttamente e sono state loro impartite nozioni fondamentali dei tre sport prima citati. Per quanto attiene alle scuole secondarie di primo e secondo grado, l incontro è stato presso il teatro Margherita. Toccante la lettura di un quotidiano del 24 maggio 1992, eseguita da Giorgio Villa; poi è stato visionato il documentario di Rai Educational sulla figura di Giovanni Falcone, seguita dalla lettura di un quotidiano del giorno successivo alla strage ma d impostazione differente (seppur sempre interpretato da Villa) rispetto a quello in precedenza ascoltato; in conclusione la rappresentazione di W La Mafia opera di Aldo Rapè dal titolo provocatorio, che ha lo scopo di raccontare a tutti quella faccia dell Italia che tutti credono di conoscere, ma che in fin dei conti è sconosciuta ai più. Il valore commemorativo è stato rilevato da tutti gli intervenuti alla conferenza di presentazione. Il primo cittadino ha dichiarato: E nostra intenzione rendere annuale questa manifestazione che prevede il coinvolgimento della scuola. Con il contributo del mondo dell istruzione oltre ad istituzionalizzarla ed ampliarla in termini di durata, spero di rendere l etica nello sport, un concetto che travalichi il suo settore di competenza per trasformarsi in un messaggio di incitamento alla crescita del senso di appartenenza alla città ed alle regole. La centralità della scuola è stata ribadita anche dall Assessore allo sport Gaetano Angilella: La scuola è il nostro punto di riferimento ed interlocutore privilegiato; abbiamo voluta coinvolgerla totalmente ossia scuola primaria, e secondaria di primo e secondo grado. Le diverse modalità di trasmettere il messaggio tengono conto delle differenze anagrafiche dei ragazzi. Il rispetto delle regole nel mondo dello sport è il primo passo nella comprensione del valore della legalità come elemento fondante della coscienza civile. L assessore Loredana Schillaci nell illustrare il programma rivolto agli studenti di età maggiore ha ricordato: L etica è valore fondante, per i ragazzi abbiamo pensato ad un taglio culturale più marcato, per offrire elementi di riflessione ed incentivare la libertà di pensiero e di analisi e di comprensione di una tragedia che ha cambiato la storia della nostra nazione.

18 IL MAESTRO...Karate con cuore e con passione LEA CARMINA una sua allieva SCRIVE: Un uomo (unico), uno stile (inimitabile), un capitolo (importantissimo) nella storia del Karate, il Karate quello vero, quello tradizionale, quello fatto alla vecchia maniera, ma con l'animo moderno di un Maestro che, col passare degli anni, ha lasciato intatta la sua precisione e la sua marzialità. I suoi insegnamenti restano vivi nel cuore di chi ha avuto la fortuna di riceverli. La mia fortuna, invece, caro Maestro, è stata quella di coltivare sotto la Sua guida, con la sua stessa intensità, questa grande passione che ben pochi sanno essere una vera e propria arte. Senza di Lei, non avrei mai potuto conoscere il VERO KARATE. E per questo motivo, dal profondo del mio cuore, posso solamente dirle GRAZIE. Grazie per avermi insegnato a vivere, ma soprattutto a credere nei principi del dojo Kun: in un mondo in cui questi valori non valgono più, il karateka che li pratica si distingue sempre e ne va fiero. Grazie per avermi insegnato che dalle sconfitte c'è da apprendere di più che dalle vittorie. E grazie anche per quelle fantastiche vittorie, che sono arrivate (MERITATE) dopo tutto il tempo che mi ha dedicato. La passione per il karate, la grinta che si deve mettere nell'esecuzione della tecnica, la lucidità ed il rispetto per l'avversario che si devono mantenere durante un combattimento, la mente- non mente (yin- yang) che si deve avere per tutta la durata del kata, il perseguire con tenacia un obiettivo, anche quando si è fisicamente e moralmente deboli: questi (ed altri) sono stati I SUOI IMPORTANTISSIMI INSEGNAMENTI!! AD UN GRANDE MAESTRO COME LEI, POSSO DIRE CON TUTTA SINCERITA', GRAZIE VERAMENTE DI CUORE. A chi può allenarsi con Lei, invece dico: "Provare per credere" OSS, MAESTRO!!!

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