RIASSUNTI. II Convegno Nazionale dell'olivo e dell'olio. Perugia Settembre Facoltà di Agraria Complesso Monumentale di San Pietro

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1 II Convegno Nazionale dell'olivo e dell'olio Perugia Settembre 2011 Facoltà di Agraria Complesso Monumentale di San Pietro RIASSUNTI Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali Università degli Studi di Perugia Accademia Nazionale dell'olivo e dell'olio Società Ortoflorofrutticoltura Italiana GdL "Olivo ed Olio" 1

2 CONVENERS Agostino Tombesi, GianFranceso Montedoro COMITATO SCIENTIFICO Mario Bertuccioli, Tiziano Caruso, Lanfranco Conte, Claudio Di Vaio, Franco Famiani, Paolo Fantozzi, Piero Fiorino, Claudio Giulivo, Angelo Godini, Riccardo Gucci, Paolo Inglese, Rossella Pampanini, Filiberto Loreti, Maurizio Mulas, Davide Neri, Enzo Perri, Primo Proietti, Carlo Ricci, Bruno Romano, Adolfo Rosati, Eddo Rugini, Raffaele Sacchi, Vito Savino, Maurizio Servili, Cristos Xiloyannis COMITATO ORGANIZZATORE Agostino Tombesi, GianFrancesco Montedoro, Marcello Guiducci, Alberto Palliotti, Primo Proietti, Franco Famiani, Maurizio Servili, Daniela Farinelli, Tiziano Gardi, Maurizio Micheli, Mirco Boco, Massimo Pilli GRAPHIC DESIGNER Massimo Pilli SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Primo Proietti, Franco Famiani, Massimo Pilli Francesco Prosperi, tel arboree@unipg.it 2

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4 Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Agraria Centro Monumentale di S. Pietro 4

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6 Mercoledì 21 settembre 8:00 Registrazione 8:45 Celebrazione Cinquantenario dell'accademia Nazionale dell'olivo e dell'olio Saluti delle Autorità 9:15-12:10 Relazioni GianFrancesco Montedoro 9:15 Montedoro GF. I cinquanta anni di storia dell Accademia Nazionale dell Olivo e dell Olio. 9:30 Famiani F. Presentazione della Collana divulgativa dell Accademia sulla filiera olivo-olio realizzata dall Accademia Nazionale dell Olivo e dell Olio. 9:45 Gucci R. Innovazioni nella tecnica colturale e nei modelli di impianto dell oliveto. 10:10 Rugini E. Miglioramento genetico e biotecnologie in olivicoltura. 10:35-10:55 Coffee break 10:55 Servili M. Nuove tendenze nell estrazione meccanica degli oli vergini di oliva in relazione alla qualità del prodotto. 11:20 Morozzi G. Le nuove acquisizioni scientifiche sulla chimica dell olio e gli aspetti salutistici conseguenti. 11:45 Marchini A. Economia e marketing delle produzioni olearie: stato dell arte e prospettive di analisi. 12:10 Conclusioni Massimo Gargano 13:00-14:30 Pranzo 14:30 Apertura Ufficiale del II Convegno Nazionale dell'olivo e dell'olio Saluto dei Convener e delle Autorità 14:45 I Sessione - Modelli colturali Tiziano Caruso, Primo Proietti 14:45 Rosati A., Caporali S., Paoletti A. Architettura dell'olivo e superintensivi. 15:00 Camposeo S., Vivaldi G.A., Palasciano M., Proietti P., Farinelli D., Tombesi S., Tombesi A., Nasini L., Di Vaio C., Mafrica R., Campisi G., Marra F.P., Caruso T. Efficienza produttiva, dinamica di maturazione e qualità dell'olio della cultivar Arbequina in cinque diversi distretti olivicoli italiani

7 15:15 Lodolini E.M., Cioccolanti T., Neri D., Pollastri L. Modello architetturale in sei cultivar di olivo ritenute idonee per impianti super-intensivi. 15:30 Fabbri A., Failla O., Gambin E., Isocrono D., Parmegiani P., Giulivo C. Affinità e differenze delle olivicolture settentrionali 15:45 Orlandi F., Bonofiglio T., Sgromo C., Ruga L., Romano B., Fornaciari M. Indicatori climatici della possibile traslazione di coltivazione dell'olivo secondo scenari "IPCC". 16: Coffee break II Sessione - Biologia e miglioramento genetico Giorgio Pannelli, Luciana Baldoni 16:30 Fornaciari M., Ederli L., Reale L., Orlandi F., Sgromo C., Bonofiglio T., Pasqualini S., Romano B. Dislocazione dei nutrienti nel fenomeno di differenziazione fiorale e produttività in olivo. 16:45 Di Vaio C., Paduano A., Nocerino S., Matteoni M., Sacchi R. Influenza dell'ambiente di coltivazione sulla maturazione e sulla composizione dell'olio della cultivar "Ortice". 17:00 Fabbri A., Beghè D., Silvanini A., Ganino T. Fenoli e amido durante la formazione e l'accrescimento del frutto in olivo. 17:15 Caruso T., Famiani F., Loconsole G., Marra F.P., Occorso G., Saponari M., Savino V. Variabilità e similarità dei tratti morfologici e biometrici di 192 cultivar di olivo italiane descritte nel catalogo "OLVIVA". 17:30 Germanà M. A. L embriogenesi gametica nel miglioramento genetico di Olea europaea L.. 17:45 Muleo R., Baldoni L. OLEA: il progetto di genomica e miglioramento genetico dell'olivo. 18:30-19:30 Visita guidata al Complesso Monumentale di S. Pietro Giovedì 22 settembre 9:00-10:15 III Sessione - Tecniche colturali Cristos Xiloyannis, Paolo Inglese 9:00 Palese A.M., Celano G., Lombardo L., Xiloyannis C. Distribuzione di metalli pesanti nel suolo di un oliveto microirrigato con acque reflue urbane trattate. 9:15 Magno R., Sofo A., Palese A.M., Casacchia T., Curci M., Baronti S., Albanese L., Miglietta F., Crecchio C., Xiloyannis C. Parametri di qualità del suolo in un oliveto lavorato e in uno abbandonato

8 9:30 Vivaldi G.A., Camposeo S. Risposta ecofisiologica all'irrigazione di due cultivar di olivo allevate in un giovane impianto superintensivo. 9:45 Gucci R., Caruso G., Urbani S., Esposto S., Taticchi A., Servili M. Influenza della disponibilità idrica nel suolo sulla qualità dell'olio in un oliveto intensivo (cv. Frantoio). 10:00 Vezzaro A., Bandiera E., Cardillo V., Ferasin M., Ruperti B., Giulivo C. Indici di maturazione di alcune cultivar di olivo del Veneto. 10:15 Coffee break :45-12:30 Tavola Rotonda "Strategie di sviluppo della produzione olivicola italiana di qualità" 12:30 14:30 Pranzo 14:30-18:30 Visite tecniche: Oliveti intensivi e superintensivi - Azienda Agraria Fondazione per l'istruzione Agraria in Perugia - località Deruta (PG). Impianti di estrazione, commercializzazione e valorizzazione - Società Agricola Trevi - Trevi (PG). 20:30 Cena sociale - Rocca di Casalina, Deruta (PG) Venerdì 23 Settembre 9:00-10:15 IV Sessione - Difesa Roberto Buonaurio, Nino Iannotta 9:00 Belcari A., Sacchetti P., Granchietti A., Bagnoli B. Bactroceria oleae e batteri associati: prospettive per nuove strategie di controllo integrato del Tefritide. 9:15 Iannotta N., Belfiore T., Noce M.E., Scalercio S., Zaffina F. Efficacia di imidacloprid contro le infestazioni di Bactrocera oleae (Rossi 1790) in Calabria. 9:30 Angioni A., Porcu L., Bandino G., Sedda P., Pirisi F. Metodo LC/DAD/ESI/MS per la determinazione di Imidacloprid, Thiacloprid e Spinosad su olive e nell olio di oliva dopo trattamenti in campo. 9:45 Raspi A., Canale A., Loni A., Bagnoli B. Osservazioni sul comportamento del parassidoide Psyttalia concolor nei confronti di Bactrocera oleae. 10:00 Vizzarri V., Ferrara M., Salimonti A., Zelasco S., Iannotta N.,Santilli E., Perri E., Nigro F. Studio della resistenza di genotipi di olivo a Verticillium dahliae Kleb e relativa risposta della pianta. 10:15-10:45 Coffee break

9 10:45 - V Sessione - Processi di estrazione, qualità dell'olio 12:00 Enzo Perri, Maurizio Servili 10:45 Bandino G., Sedda P., Moro C., Mulas M. Analisi qualitative per la caratterizzazione di oli monovarietali. 11:00 Alfei B., Magli M., Rotondi A., Pannelli G. Effetto della varietà e dell'annata sulle caratteristiche chimiche e sensoriali degli oli monovarietali. 11:15 Ranalli A., Contento S., Di Simone G. Valutazione dei fattori nutrizionali e funzionali dell'olio destoned prodotto dalla cultivar "Olivastra di Seggiano". 11:30 Servili M., Taticchi A., Esposto S., Urbani S., Selvaggini R La qualità degli oli vergini di oliva alla luce delle innovazioni del settore. 11:45 Cimmino A., Paduano A., Della Medaglia D.A., Sacchi R. Marcatori di tipicità degli oli d'oliva della Penisola Sorrentina. 12:00-12:45 VI Sessione - Sottoprodotti della filiera olivicola olearia Caterina Briccoli Bati, Raffaele Sacchi 12:00 Baronti S., Albanese L., Di Lonardo S., Vaccari F., Bacci L. Nuove metodologie di riutilizzo della sansa per applicazioni agricole. 12:15 Santilli E., Toscano P., Casacchia T., Lombardo L., Briccoli Bati C. Utilizzo di compost di reflui oleari nella preparazione dei substrati nel vivaismo olivicolo. 12:30 Gigliotti G., Nasini L., Ilarioni L., Massaccesi L., Pezzolla D., Pilli M., Proietti P. Produzione di un compost di qualità utilizzando sansa e raspi. 12:45-14:30 Pranzo :30-16:00 VII Sessione - Discussione Poster Eddo Rugini, Davide Neri, Claudio Di Vaio, Raffaele Sacchi, Andrea Marchini 16:00-16:15 Coffee break 16:15-18:00 VIII Sessione - Economia e valorizzazione Rossella Pampanini, Adriano Ciani 16:15 Polidori R., Zammarchi L., Gucci R. Analisi tecnico-economica dell olivicoltura intensiva nella Maremma Toscana. 16:30 Rotondi A., Magli M., Di Vecchia A. Binomio olio e territorio in Toscana: la percezione del consumatore. 16:45 D'Amico M., Pecorino B., Pappalardo G. La redditività dell'olivicoltura nell'unione Europea. 17:00 Adua M. L'evoluzione della filiera degli oli extravergini DOP e IGP dal 2004 ad oggi: analisi e prospettive

10 17:15 Forni E., De Maria A., Spanna F., Isocrono D. Olivicoltura in aree marginali: casi di studio in Piemonte. 17:30 Ciani A. Un caso studio di fattibilità e di proposta di gestione di un investimento in olivicoltura e relativo al completo processo di filiera. 17:45 Pergola M., Celano G., Favia M.F., Xiloyannis C., Palese A.M. Una proposta di gestione sostenibile dell'oliveto: analisi economica, energetica e ambientale Conclusioni 10

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12 12 LISTA POSTER

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14 Sessione I - Modelli colturali 1.1 Recupero di un oliveto storico nel Parco Nazionale dell'asinara. Falqui A., Montinaro A., Valle S.A. 1.2 Settore oleicolo in Basilicata - indagine dell ALSIA. Buccoliero A., Liuzzi N., Mennone C 1.3 Tutela e valorizzazione del patrimonio degli olivi plurisecolari: risultati dell'applicazione della legge di difesa del paesaggio degli ulivi monumentali della regione Puglia. De Palma L., Bellacicco E., Ciola G. 1.4 Valorizzazione energetica della coltura dell'olivo in Sardegna. Dettori S., Deplano G., Filigheddu M.R, Murgia L. 1.5 Zonazione olivicola: gli oli di "Bosana" nel territorio Sassarese. Filigheddu M.R, Deplano G., Santona M., Dettori S. 1.6 Modello architetturale in piante di olivo micropropagate e da talea (cv Arbequina). Cioccolanti T., Lodolini E.M., Neri D., Perez V., Zuccherelli G. 1.7 Dinamica di ramificazione e di fruttificazione in cultivar di olivo diversamente propagate: un approccio architetturale. Camposeo S., Strippoli G., Vivaldi G.A. 1.8 Crescita vegetativa e architettura della chioma in piante di Biancolilla e Cerasuola innestate su diversi portinnesti. Falco V., La Mantia M., Marra F. P., Caruso T. Sessione II - Biologia e miglioramento genetico 2.1 Andamento stagionale dell'equilibrio tra l'attività produttiva e quella vegetativa in rami fruttiferi di olivo. Farinelli D., Milhem H., Baldicchi A., Rosati A., Famiani F. 2.2 Biologia fiorale, fruttificazione ed evoluzione della maturazione delle principali varietà di olivo in Campania. Di Vaio C., Nocerino S. 2.3 Caratteristiche delle drupe nelle forme selvatiche di olivo Mulas M., Dessena L., Bandino G., Sedda P. 2.4 Caratterizzazione carpologica e bio-agronomica di nuovi genotipi di olivo ottenuti da incrocio programmato. Bartolini S., Andreini L., Guerriero R. 2.5 Confusione varietale in olivo: il caso del germoplasma ligure. Ganino T., Beghè D., Morrone L., Petruccelli R., Rotondi A., Silvanini A., Fabbri A. 2.6 Embriocoltura di progenie da incroci di subspecie di Olea europaea subsp. Cuspidata. Caceres M.E., Sarri V., Ceccarelli M., Mencuccini M. 2.7 Evoluzione del colore delle olive nelle cv Frantoio e Gregnano. Vezzaro A., Bandiera E., Cardillo V., Ferasin M., Ruperti B., Giulivo C

15 2.8 'Frantoio Millennio' e 'Leccino Millennio': due nuove interessanti varietà di olivo. Bartolini S., Guerriero R., Loreti F. 2.9 Genotipizzazione di nuove accessioni di olivo siciliane. Sorrentino G., Fodale A., Mulè R., Russo M.P., Muzzalupo I Giovanilità dell olivo in micropropagazione. Cioccolanti T., Lodolini E.M., Neri D., Zuccherelli G., Capaccio V., Navacchi O Indagine sulla qualità degli organi fiorali della cultivar Maiatica di Ferrandina. Palese A.M., Pirro S., Tarantini G., Xiloyannis C Iniziative di cooperazione internazionale nel settore delle colture in vitro dell'olivo: esperienze condotte presso il DSAA di Perugia. Micheli M., Gardi T., El Behi A.W, Hafiz I.A., Hassanein A.M., Momeni A.H Nuove visualizzazioni anatomiche dell'olivo attraverso crio-microscopia elettronica a scansione di campioni idratati-congelati. Minnocci A., Sebastiani L Produzioni olivicole: variabilità genetica e variabilità agrometeorologica. Mulas M., Cauli E., Bandino G., Sedda P Studio della biologia fiorale e delle performance riproduttive di tre cultivar di (Olea europaea L.) tunisine. El Behi A.W., Orlandi F, Bonofiglio T., Romano B., Fornaciari M Uso del D-Mannitolo nell'ambito delle strategie di conservazione in vitro di olivo (Olea europaea L.). Concezzi L., Desantis F., Gramaccia M Variabilità dei tratti morfologici e molecolari nella cultivar di olivo calabrese "Ottobratica". Mafrica R., Costa F., Fiore C., Marra F.P., Pellegrino P., Caruso T Caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma delle olive da mensa della regione Puglia. Russo G Primi studi sull autocompatibilità ed intercompatibilità delle cultivar Rustica e Gentile dell Aquila coltivate in Abruzzo. Zema V.,Ricci A, Visco T., Tombesi S Agro-biodiversita' del germoplasma olivicolo pugliese. Russo G. Sessione III - Tecniche colturali 3.1 Applicazione della piegatura nella potatura di oliveti superintensivi. Farinelli D., Afrazdogaheh R., Tombesi S. 3.2 Confronto fra inerbimento permanente e lavorazione superficiale sulle caratteristiche del suolo e sulla produttività dell'oliveto. Caruso G., Vignozzi N., Pellegrini S., Pagliai M., Gucci R

16 3.3 Effetto dell applicazione fogliare di boro e calcio sulla produttività di olivi allevati nel sud del Brasile. Nicolodi M., Gianello C., Lodolini E.M., Neri D. 3.4 Effetto dell intensità e dell epoca di potatura sull attività vegeto-produttiva della cv. Arbequina allevata in un oliveto superintensivo. Tombesi S., Molfese S., Cipolletti M., Visco T. 3.5 Influenza dei concimi a lenta cessione e di biostimolanti sull'accrescimento in vivaio di piantine di olivo. Di Vaio C., Sorrentino C., Nocerino S. 3.6 Meccanizzazione della raccolta delle olive di piante di grandi dimensioni mediante un bacchiatore meccanico. Famiani F., Rollo S., Baldicchi A., Farinelli D., Inglese P. 3.7 Meccanizzazione della raccolta e del cantiere recupero in oliveti intensivi disetanei. Siena M., Farinelli D., Tombesi A., Scatolini G. 3.8 Primi risultati del confronto tra oliveto intensivo e superintensivo in Umbria. Farinelli D., Proietti P., Googlani A.J., Tombesi S. 3.9 Risposta vegeto-riproduttiva dell'olivo alla potatura tardiva. Lodolini E.M., Neri D., Santinelli A., Cioccolanti T., Endeshaw S.T., Gangatharan R Effetti del deficit idrico controllato sullo sviluppo vegeto-riproduttivo dell'olivo nelle Marche. Polverigiani S., Lodolini E.M., Neri D., Morini F., Gasparini D. Sessione IV - Difesa 4.1 Impiego dei sottoprodotti olivicoli in alternativa agli agrofarmaci per una produzione agricola a basso impatto ambientale. Sasanelli N., Basile T., Russo G. 4.2 Caratterizzazione preliminare dell'entomofauna degli oliveti in Puglia. Simeone V., El hachem N., Tucci M., Lamaj F., Iannotta N., Scalercio S. 4.3 Effetti sull artropodocenosi di trattamenti con imidacloprid impiegato contro Bactrocera oleae (Rossi, 1790). Iannotta N., Belfiore T., Noce M.E., Scalercio S., Vizzarri V., Zaffina F. 4.4 L uso di un prodotto naturale per il contenimento della Spilocaea oleagina. Rongai D., Basti C. 4.5 Modello biometeorologico per la previsione delle produzioni in olivicoltura. Bonofiglio T., Orlandi F, Ruga L., Romano B., Fornaciari M. 4.6 Sensibilià della cultivar di olivo Coratina ai nuovi formulati commerciali a base di dimethoate. Buccoliero A., Caponero A., Mennone C. 4.7 Un consorzio di batteri è coinvolto nello sviluppo della rogna dell olivo. Moretti C., Hosni T., Devescovi G., Venturi V., Buonaurio R

17 4.8 Effetto della rogna dell olivo sulla qualità dell olio. Keciri S., Tombesi S., Moretti C., Tombesi A., Buonaurio R. Sessione V - Processi di estrazione, qualità dell'olio 5.1 Caratterizzazione di oli di oliva di varietà calabresi. Robertiello R., Della Medaglia D.A., Paduano A., Sacchi R. 5.2 Caratterizzazione di oli d'oliva mediante 1H NMR, 13C NMR DEPT in relazione alla varietà, epoca di maturazione ed area geografica. Giuliani A. A., Sabatini N., D'Alessandro N., Del Re P., Perri E. 5.3 Caratterizzazione morfo-bio-molecolare delle varietà di olivo (Olea europaea) presenti nel campo collezione del CRA-OLI. Alessandrino M., Pellegrino M., Perri E., Muzzalupo I. 5.4 Classificazione chemiometrica di oli d'oliva extravergini di provenienza nazionale mediante marker isotopici e chimici. Fabroni S., Benincasa C., Muzzalupo I., Rapisarda P., Romano E., Perri E. 5.5 Comparazione dei parametri nutrizionali e sensoriali di oli aziendali provenienti dall'emisfero australe e boreale. Romano E., Pellegrino M., Benincasa C., Muzzalupo I., Parise A., Casacchia T., Martelosssi M., Perri E. 5.6 Descrizione morfo-molecolare e qualità dell'olio di cultivar d'olivo (Olea europaea) dell'italia meridionale. Alessandrino M., Caporossi A., Muzzalupo I., Pellegrino M., Perri E., Rotundo A. 5.7 HPLC-MS/MS della componente fenolica di oli vergini prodotti da oliveti superintensivi. Benincasa C., Romano E., Russo A., Pellegrino M., Muzzalupo I., Perri E. 5.8 Incidenza delle tecnologie estrattive sulla qualità di olio di oliva prodotti in Tunisia. Benincasa C., Romano E., Pellegrino M., Parise A., Muzzalupo I., Ben Hassine K., Perri E. 5.9 Indice Globale di Qualità (IGQ): organolettica, conservativa e nutrizionale. Formulazione chemiometrica mediante descrittori analitici e sensoriali di oli di oliva extravergini prelevati nella provincia di Arezzo. Giansante L., Di Loreto G., Digiacinto L., Valentini M Influenza del fattore varietale sulla tipicità degli oli della Sardegna. Bandino G., Sedda P., Moro C., Mulas M La qualità degli oli vergini d'oliva di piante plurisecolari pugliesi determinata mediante spettroscopia NIR. Patarino A., Romano E., Benincasa C., Pellegrino M., Perri E., Genorini E., Morini P., Muzzalupo I La scelta dei parametri operativi in gramolatura con scambio gassoso controllato: ottimizzazione in funzione della qualità degli oli vergini di oliva. Taticchi A. Esposto S.,Urbani S., Di Maio I., Veneziani G., Selvaggini R, Servili M Monitoraggio delle caratteristiche di qualità correlate alla shelf-life di alcuni prodotti liguri ottenuti dalla cv. Taggiasca (olio extra vergine di oliva, olive intere in salamoia, olive denocciolate sott'olio, patè di olive)

18 Lanza B., Di Serio M.G., Giansante L., Di Loreto G., Russi F., Iannucci E., Di Giacinto L Piattaforme innovative per il recupero eco-compatibile di principi attivi da drupe. Romano E., Benincasa C., Perri E., Sindona G Rilascio transdermico di composti fenolici dell'olio vergine d'oliva mediante sistemi niosomiali. Tavano L, Benincasa C., Muzzalupo R., Muzzalupo I Studio della frazione volatile e dell'espressione del gene della lipossigenasi (LOX) nelle drupe e negli oli vergini di oliva. Muzzalupo I., Benincasa C., Romano E., Patarino A., Pellegrino M., Perri E., Chiappetta A Sviluppo di modelli predittivi FT-IR e FT-NIR su oli d'oliva vergini: alcoli, steroli, cere, acidi grassi e volatili. Sabatini N., Perri E Un nuovo prodotto oleario: aspetti nutrizionali e salutistici. Muzzalupo I., Pellegrino M., Benincasa C., Romano E., Patarino A., Perri E., Chiappetta A Sessione VI - Sottoprodotti della filiera olivicola olearia 6.1 Evoluzione del profilo chimico e microbiologico di un cumulo di sansa stoccato all'aperto. Simone N., Girardi F., Perri E., Lanza B., Muzzalupo I., Casacchia T. 6.2 Fitorimedio dei suoli trattati con reflui oleari mediante SRF di pioppo. Sebastiani L., Di Baccio D., Minnocci A., Celano G. 6.3 La digestione anaerobica: produzione di biogas da sottoprodotti oleari. Casacchia T., Toscano P., Romano E., Benincasa C., Morini P., Perri E., Muzzalupo I. 6.4 Processi chimico-fisici di defenolizzazione di sanse ed acque di vegetazione. Simone N., Girardi F., Perri E. 6.5 Estrazione di composti fenolici e di acidi triterpenici da foglie di olivo. Andreoni N. 6.6 Utilizzo di Lactobacillus plantarum per la defenolizzazione di sottoprodotti oleari da utilizzare come biomasse per la produzione di biogas. Lanza B., Di Serio M.G., Russi F., Girardi F., Simone N., Perri E Sessione VIII - Economia e valorizzazione 8.1 L olivicoltura in Basilicata. Buccoliero A., Mennone C. 8.2 La gestione dello scaffale oli nella moderna distribuzione: le potenzialità del visual marketing per il posizionamento a scaffale. Marchini A., Diotallevi F., Angioli G., Pampanini R. 8.3 Sistema Innovativo per la Tracciabilità dell Olio di Oliva S.I.T.O. Ciani A. 8.4 La certificazione del materiale di propagazione dell olivo in Italia Giorgetti P., Catalano L

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20 Presentazioni Orali Riassunti 20

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22 I Sessione Modelli colturali Moderatori: Tiziano Caruso, Primo Proietti 22

23 I Sessione - Modelli colturali ARCHITETTURA DELL OLIVO E SUPERINTENSIVO Rosati A.*, Caporali S., Paoletti A. CRA OLI, via Nursina 2, Spoleto (PG,) Italy adolfo.rosati@entecra.it Il modello di olivicultura super intensiva (> 1500 piante ha -1 ) si è in recentemente diffuso in molte zone del mondo, grazie ai vantaggi che offre, quali completa meccanizzazione della raccolta, e il notevole risparmio di costi, anche se resta da dimostrare la sua validità economica di lungo termine. Al momento solo pochissime cultivar (Arbosana e Arbequina e Koroneiki) si sono dimostrate adatte al modello superintensivo. Le caratteristiche che rendono queste cultivar più adatte non sono state chiarite. In questo lavoro si ipotizza che l adattabilità al modello superintensivo dipenda, almeno in parte, dal tipo di architettura della pianta. Sono stati esaminati vari parametri architetturali di Arbequina e Arbosana e confrontati con altre 19 cultivar di olivo tra le quali alcune notoriamente non idonee al tale modello. Su piante di 3-4 anni non potate, sono stati misurati, una serie di parametri architettonici (diametro, lunghezza, numero nodi dell asse centrale; numero, diametro ed angolo delle branche laterali inserite sull asse centrale; diametro lunghezza e numero dei nodi dei rami produttivi; su questi ultimi è stato contato il numero di infiorescenze in fioritura e il numero di frutti alla raccolta). Arbequina ed Arbosana differivano dalle altre cultivar per un alta tendenza alla ramificazione, calcolata come il numero di rami laterali inseriti sull asse centrale per numero di gemme. L entità di ramificazione era negativamente correlata con il diametro delle branche laterali, ne risultava che Arbequina ed Arbosana producevano un numero maggiore di rami laterali ma più sottili, aumentando così il potenziale produttivo di piante di piccola taglia, condizione importante per il superintensivo. Arbequina e Arbosana si distinguevano rispetto alla maggior parte delle cultivar studiate anche per l abbondante fioritura e fruttificazione. Non sono state riscontrate differenze rilevanti per altri parametri. La frequenza di ramificazione e le caratteristiche produttive combinate in un indice separano Arbequina e Arbosana dalla maggior parte delle altre cultivar. Sono state individuate poche altre cultivar con comportamento simile a Arbequina e Arbosana e quindi potenzialmente adatte al modello superintiensivo. Keywords: Architettura della piante, fruttificazione, ramificazione, modello superintensivo, Olea europaea. 23

24 I Sessione - Modelli colturali EFFICIENZA PRODUTTIVA DELLE PIANTE, MATURAZIONE E QUALITÀ DELL'OLIO DELLA CULTIVAR ARBEQUINA IN CINQUE DIVERSI DISTRETTI OLIVICOLI ITALIANI. Camposeo S. 1, Vivaldi G.A. 1, Palasciano M. 1, Godini A 1., Proietti P. 2, Farinelli D. 2, Tombesi S. 2, Tombesi A. 2, Nasini L. 2, Sansone C. 3, Campisi G. 3, Marra F.P. 3 ; Caruso T. 3, Mafrica R. 4, Agosteo G.E. 4, Di Vaio C. 5 1 Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, Università degli Studi di Bari Aldo Moro 2 Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Perugia 3 Dipartimento DEMETRA, Università degli Studi di Palermo 4 Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università Mediterranea di Reggio Calabria 5 Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli Federico II La cultivar di olivo che finora ha mostrato la migliore adattabilità al sistema colturale superintensivo è l Arbequina; è quindi importante conoscere l adattabilità e il comportamento di questa cultivar nei diversi areali in cui viene introdotta. Oggetto del presente lavoro sono i primi risultati ottenuti nell ambito del Progetto PRIN Processi biologici e fattori ambientali coinvolti nel controllo della crescita vegetativa, della fruttificazione e della qualità dell olio nell olivo (Olea europaea L.) in impianti superintensivi, che coinvolge lo studio di oliveti superintensivi ubicati in Sicilia, a Marsala (TP), in Calabria a Gioia Tauro, in Puglia a Bari, in Abruzzo a Teramo e in Umbria a Perugia. L impianto di Marsala è stato costituito nel 2004, con piante disposte alle distanze di 1,5 x 3,5 m, (1905 piante/ha). L efficienza produttiva è risultata di circa 0,2 kg/cm 2 di area di sezione tronco; il momento ottimale della raccolta è caduto alla fine di ottobre. Nell impianto di Gioia Tauro, costituito nel 2005, le piante sono state disposte alle distanze di 4 x 1,5 m (1666 piante/ha). L efficienza produttiva è stata di 0,04 kg/cm 2. Il periodo ottimale di raccolta è caduto tra la fine di ottobre e l inizio di novembre. Nell impianto di Bari, costituito nel 2006, le piante sono state disposte alle distanze di 4 x 1,5 m. L efficienza produttiva è risultata di 0,19 kg/cm 2. L epoca ottimale di raccolta è caduta nella prima decade di novembre. Gli impianti di Perugia e di Teramo sono stati costituiti nel 2006, disponendo le piante a 4 x 1,5 m (1666 piante/ha) a Perugia e a 4 x 2 m a Teramo (1250 piante/ha). L efficienza produttiva è risultata di 0,24 kg/cm 2 e di 0,12 kg/cm 2, rispettivamente a Perugia e a Teramo; l epoca ottimale di raccolta è risultata compresa tra fine ottobre e inizio novembre in entrambi gli areali. Gli oli ottenuti in ogni areale sono risultati extra vergini. Il contenuto in acido oleico è variato tra il 64% (Marsala) e il 77 % (Teramo), mentre quello in polifenoli è oscillato tra 230 ppm (Bari) e 524 ppm (Perugia). La resa in olio minore è stata rilevata a Gioa Tauro (15%), quella maggiore a Perugia (22%). Complessivamente, gli oli sono risultati armonici e con un fruttato medio. 24

25 I Sessione - Modelli colturali MODELLO ARCHITETTURALE IN SEI CULTIVAR DI OLIVO RITENUTE IDONEE PER IMPIANTI SUPER-INTENSIVI Lodolini E.M. 1, Cioccolanti T. 1, Neri D. 1, Pollastri L. 2 1 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Ancona 2 ARSSA (Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo dell Abruzzo), Pescara Il processo di intensificazione colturale in olivo non può prescindere dallo studio delle caratteristiche architetturali della chioma e dall evoluzione nel tempo delle diverse porzioni di essa in cultivar ritenute idonee ad impianti ad alta o altissima densità. Misurazioni biometriche su olivi di 1-2 anni di crescita in campo di Arbequina, Arbosana, Koroneiki, FS17, Don Carlo e Giulia, allevate ad asse centrale sono state eseguite nel 2010 in un impianto super-intensivo (1.250 piante/ha) nel comune di Catignano, Pescara allo scopo di evidenziare differenze architetturali della chioma. E stata misurata l altezza della pianta, il diametro del tronco a 30, 130, 190 cm da terra, il diametro longitudinale e trasversale della chioma, l altezza dal suolo dell inserzione, il diametro e la lunghezza totale di ciascuna branca primaria. Su branche campione posizionate ad altezze diverse si è proceduto a caratterizzare la disposizione spaziale delle porzioni produttive e di quelle soggette a crescita vegetativa. I risultati non hanno mostrato differenze di altezza della pianta, di calibro del tronco e di volume della chioma, mentre sono state rilevate differenze di calibro (maggiore per le cultivar Arbosana e Giulia) e di lunghezza (maggiore per FS17) delle branche primarie a parità di posizione. Sono state rilevate differenze significative nell emissione di polloni e succhioni (maggiore per Koroneiki e FS17) e nel numero di branche primarie (maggiore per Arbequina e Arbosana). Lo studio mette in evidenza una diversa architettura della chioma e habitus di crescita delle cultivar, suggerendo che esiste un differente grado di adattabilità all intensificazione colturale e alla conseguente meccanizzazione delle operazioni colturali. 25

26 I Sessione - Modelli colturali AFFINITA E DIFFERENZE DELLE OLIVICOLTURE SETTENTRIONALI FabbriA. 1, Failla O. 2, Gambin E. 3, Isocrono D. 4, Parmegiani P. 5, Giulivo C. 6 1 Università di Parma; 2 Università di Milano; 3 AIPO, Verona; 4 Università di Torino; 5 Friuli-Venezia Giulia; 6 Università di Padova. Negli ultimi anni la coltivazione dell olivo ha ripreso un notevole interesse in tutte le aree settentrionali che si estendono dal Piemonte al Friuli-Venezia Giulia e all Emilia-Romagna, dove le condizioni climatiche, seppure difficili, hanno permesso da secoli la produzione di olio. In queste aree settentrionali l olivo ha avuto una notevole importanza fintanto che mutamenti politici e socio-economici non ne hanno determinato un progressivo e spesso drammatico declino rimanendo però sempre radicato nel cuore delle popolazioni locali. Questo ha consentito all olivicoltura di riprendere interesse a partire da qualche decennio fa; soltanto attorno al lago di Garda l olivo ha sempre mantenuto nel tempo una certa importanza economica. Attualmente le caratteristiche orografiche e pedoclimatiche, la primigenia introduzione del materiale genetico e quella più recente introducono nelle varie aree settentrionali soluzioni agronomiche e risultati produttivi e qualitativi alquanto diversi soprattutto in relazione al diverso momento in cui l olivo ha ripreso interesse nelle differenti aree sia per motivi economici sia ambientali e paesaggistici. Si può però parlare di un olivicoltura settentrionale perché sono presenti molteplici affinità a livello di rapporto uomo-olivo (affezione e spesso marginalmente reddito), di soluzioni tecniche e della qualità del prodotto, tanto che si può parlare di qualità settentrionale dell olio poiché gli oli hanno caratteristiche generali che li differenziano nettamente da quelli delle altre aree olivicole nazionali. In questa nota si intende mettere in evidenza le peculiarità di un olivicoltura ancora poco conosciuta, che ha un modesto peso nel panorama nazionale, ma che sta diventando di notevole importanza per molti ambienti settentrionali non solo per motivi economici ma anche per il contributo che l olivo può dare per la conservazione dell ambiente e del paesaggio. 26

27 I Sessione - Modelli colturali INDICATORI CLIMATICI DELLA POSSIBILE TRASLAZIONE DI COLTIVAZIONE DELL OLIVO SECONDO GLI SCENARI IPCC Orlandi F., Bonofiglio T., Sgromo C., Ruga L., Romano B., Fornaciari M. Dipartimento di Biologia Applicata, Università degli Studi di Perugia Lo studio realizzato analizza la capacità di previsione dei modelli fenologici a scala regionale. E stata considerata la necessità di realizzare un modello regionale fenologico derivato da un modello generale che considera la stagione di crescita (Growing season Index, GSI) e adattato a una specie diffusa a livello mediterraneo come l olivo (Olea europaea L.). Il modello generato prende in considerazione non solo singoli eventi fenologici, ma l'intero ciclo ontogenetico della specie in un approccio biologico integrato. Il modello regionale inoltre non si limita a considerare variabili meteorologiche puntuali quali le medie periodiche delle temperature, precipitazioni o di altre variabili meteo comunque legate al sito di rilevazione ma va a interpretare le principali limitazioni climatiche tra le zone di coltivazione dell'olivo nel bacino del Mediterraneo entro un intervallo di latitudine di circa 10 gradi (praticamente i limiti geografici dell olivo). La ricerca ha permesso di creare un modello fenologico mediterraneo particolarmente adatto alla specie olivo che presenta contemporaneamente fabbisogni climatici durante l'inverno (fabbisogno in freddo per l'induzione delle gemme fiorali e la rottura della dormienza) e durante la stagione estiva (fabbisogni idrici per lo sviluppo dei frutti). L'analisi degli andamenti climatici nei due ultimi decenni ( ; ) ha permesso di evidenziare una riduzione della componente dell indice climatico riferito alla temperatura minima manifestando una contrazione di questo limite in particolare nelle aree di monitoraggio del nord. Questo fenomeno potrebbe presentare nuovi scenari positivi in futuro per quanto riguarda lo spostamento verso nord della zona di coltivazione dell'olivo a causa dell allungamento della stagione di crescita potenziale nel periodo invernale, ma d altra parte scenari negativi potrebbero prospettarsi in considerazione del mancato soddisfacimento dei fabbisogni minimi in freddo nelle zone di coltivazione più meridionali. 27

28 II Sessione Biologia e miglioramento genetico Moderatori: Giorgio Pannelli, Luciana Baldoni 28

29 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico DISLOCAZIONE DEI NUTRIENTI NEL FENOMENO DI DIFFERENZIAZIONE FIORALE E PRODUTTIVITA IN OLIVO Fornaciari M., Ederli L., Reale L., Orlandi F., Sgromo C., Bonofiglio T., Pasqualini S., Romano B. Dipartimento di Biologia Applicata, Università degli Studi di Perugia Nelle Angiosperme la produzione finale in frutti è spesso influenzata dal fenomeno dell aborto fiorale; in olivo (Olea europaea L.), è correlato alla presenza dei fiori staminiferi nei quali solo l'androceo è perfettamente conformato e funzionante, mentre il gineceo interrompe più o meno precocemente lo sviluppo e rapidamente va incontro a degenerazione. Recentemente è stato evidenziato che in questi fiori il blocco dello sviluppo del pistillo avviene durante la megasporogenesi, in particolare quando si differenzia la cellula madre delle megaspore che non intraprende quindi la meiosi volta a formare le megaspore. In questo studio condotto su due diverse cultivar di olivo (Leccino e Dolce Agogia) è stato osservato che vi sono differenze significative nel contenuto di amido tra fiori ermafroditi e staminiferi; nei primi l'amido è abbondante in tutti gli organi fiorali, il pistillo giunge a completo sviluppo e sono presenti sacchi embrionali perfettamente conformati, mentre negli altri la presenza di amido è stata rilevata solo a livello del peduncolo, dei sepali, dei petali e dell'androceo, mentre è assente a livello del gineceo. Analisi citologiche hanno inoltre evidenziato la presenza nel pistillo, di entrambi i tipi di fiori, di plastidi con un numero ridotto di tilacoidi, spesso non correttamente impilati, e l attività dell enzima fotosintetico rubisco è quasi nulla. Questi dati suggeriscono una origine secondaria dell'amido presente a livello del gineceo e, perciò, si ipotizza che la sua minore presenza nei fiori staminiferi possa essere dovuta ad una loro ridotta capacità di attirare i prodotti della fotosintesi (forza sink) e/o ad una loro diversa capacità metabolica di trasformarli in amido. 29

30 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico INFLUENZA DELL AMBIENTE DI COLTIVAZIONE SULLA MATURAZIONE DELLE DRUPE E SULLA COMPOSIZIONE DELL OLIO DELLA CULTIVAR ORTICE Di Vaio C. 1 *, Nocerino S. 1, Paduano A. 2, Sacchi R. 2 1 Dipartimento Arboricoltura, Botanica e Patologia vegetale Università di Napoli Federico II 2 Dipartimento di Scienze degli Alimenti Università di Napoli Federico II La comprensione delle relazioni esistenti tra la cultivar e l ambiente di coltivazione oltre ad ottimizzare le scelte colturali favorisce la massima espressione della produzione di olio sia sotto l aspetto quantitativo che qualitativo. Con questa finalità campioni di olive della cultivar Ortice cresciute in due ambienti diversi ad un altitudine di 600 m (Benevento) e 100 m slm (Salerno) sono state raccolte in diverse date, nel corso della maturazione, per seguirne l evoluzione e valutare, a raccolta avvenuta, le caratteristiche chimico-nutrizionali dell olio monovarietale. I campioni di olive sono stati utilizzati per determinare il peso e il colore della drupa, la consistenza della polpa e la resa in sostanza grassa; mentre sull olio estratto sono state analizzate le caratteristiche qualitative: acidità libera, numero di perossidi, indici spettrofotometrici, contenuto in acidi grassi e in polifenoli e profilo sensoriale, mediante panel test. Le condizioni climatiche dei due ambienti sono state analizzate rilevando le temperature massime, medie e minime giornaliere, nonché le precipitazioni, mediante le quali è stato calcolato l accumulo dei gradi giorni (GDD) nei due siti. Il differente accumulo termico legato all ambiente di coltivazione ha influenzato lo sviluppo del frutto, l andamento dell invaiatura e il contenuto in sostanza grassa delle drupe. All aumentare della temperatura il contenuto degli acidi grassi e dei polifenoli dell olio si è andato riducendo, mentre il profilo aromatico è rimasto piuttosto stabile nei due ambienti, facendo prevalere per quest ultimo aspetto l effetto della cultivar sul fattore ambientale. 30

31 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico FENOLI E AMIDO DURANTE LA FORMAZIONE E L ACCRESCIMENTO DEL FRUTTO IN OLIVO Fabbri A., Beghè D., Silvanini A., Ganino T. Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale, Università di Parma I fenoli rappresentano una famiglia di molecole organiche largamente presenti nel regno vegetale; sono presenti nella cellula vegetale in forma libera, fanno parte dello scheletro strutturale della parete cellulare, creano legami crociati tra i diversi componenti polisaccaridici della stessa e forniscono precursori strutturali delle molecole di lignina. Questi composti sono importanti in quanto proteggono i tessuti da fattori di stress abiotici e biotici, ma conferiscono anche specifiche caratteristiche sensoriali al frutto e ai suoi prodotti (olive da mensa e all olio d oliva). Anche l amido è una molecola presente in tutti i tessuti delle piante in cui svolge un ruolo importante e determinante in quanto costituisce una fonte di energia per i vari processi metabolici, consentendo nel caso del frutto, l accrescimento e lo sviluppo dello stesso. Il presente studio, condotto su fiori e frutti di olivo (cultivar Leccino), ha avuto lo scopo di studiare le variazioni occorse nel contenuto di polifenoli ed amido negli stadi fenologici che intercorrono tra la fioritura e la maturazione della drupa, descriverne la distribuzione all interno dei tessuti nel tempo e valutarne le macroscopiche modificazioni quantitative di tali composti all interno del fiore e del frutto. Il materiale vegetale è stato collezionato e successivamente è stato posto in fissativo (FAA e tannins solution); dai campioni inclusi in resina, sono state ottenute sezioni dello spessore di 3 micron che successivamente sono state colorate con PAS-AMIDO BLACK e IKI. Dai risultati ottenuti emerge che l amido è sempre presente nei tessuti in intenso accrescimento, mentre i fenoli sono presenti in forma diversa a seconda dello stadio di sviluppo e accrescimento. Inoltre si può notare che i tannini sono presenti in forma granulare e condensata in tutte le sezioni e la quantità di tali inclusioni risulta essere variabile a seconda dello stadio di sviluppo. 31

32 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico VARIABILITA E SIMILARITA DEI TRATTI MORFOLOGICI E BIOMETRICI DI 192 CULTIVAR DI OLIVO ITALIANE DESCRITTE NEL CATALOGO "OLVIVA" Caruso T. 1, Famiani F. 2, Loconsole G. 4, Marra F. P. 1, Occorso G. 1, Saponari M. 3, Savino V. 4 1 Dipartimento Demetra, Università di Palermo 2 Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università di Perugia 3 Istituto di Virologia Vegetale, CNR-UOS di Bari 4 Dipartimento di Biologia e Chimica Agroforestale ed Ambientale,Università di Bari Nell ambito del Progetto di Ricerca Interregionale OLVIVA (Qualificazione del vivaismo olivicolo: caratterizzazione varietale, sanitaria e innovazioni nella tecnica vivaistica), sono state caratterizzate, su base morfologica e molecolare, 192 cultivar di olivo italiane (vedi Catalogo Nazionale delle Cultivar di Olivo Progetto OLVIVA, 2011). Le indagini molecolari, effettuate con 18 marcatori SSR, hanno evidenziato una grande variabilità nell ambito del germoplasma studiato e diversi casi di identità anche di cultivar coltivate in aree piuttosto distanti tra loro e indicate con nominativi decisamente diversi. Oltre ai tratti molecolari, ai fini descrittivi, sono stati presi in considerazione 31 caratteri fenotipici, con alta capacità discriminante, relativi all albero (3), all infiorescenza (2), alla foglia (4), al frutto (11) e al nocciolo (11), seguendo la metodologia riportata nei descrittori primari dell olivo usati per il Catalogo Mondiale delle Varietà di Olivo (COI, 2000). Nel presente lavoro sono stati analizzati/elaborati i dati morfologici riportati nel suddetto catalogo per avere un quadro di insieme delle caratteristiche morfologiche del germoplasma italiano e per valutare la capacità discriminante e la rispondenza con quella molecolare dell analisi morfologica. Per lo studio della variabilità morfologica del germoplasma considerato, al fine di analizzare contemporaneamente variabili qualitative e quantitative, i dati quantitativi sono stati trasformati in scala ordinale adottando le classi suggerite da Caruso et al. (2007). Tale trasformazione ha consentito di attenuare l effetto ambientale sul fenotipo dovuto alla diversa dislocazione dei campi di collezione. Su tutti i dati disponibili, sono state determinate le relative curve di distribuzione e, attraverso analisi multivariate, la similarità tra le varie cultivar. Relativamente ai caratteri morfologici, ai fini della caratterizzazione varietale, sembra interessante segnalare che per quanto concerne i tratti dell endocarpo, un organo facilmente conservabile e i cui caratteri sono molto stabili rispetto ad altri caratteri fenotipici, decisamente rare sono le cultivar il cui nocciolo ha base appuntita (1,6% circa) mentre non è stata segnalata alcuna cultivar con nocciolo di forma sferica. Inoltre, pur tenendo conto delle limitazioni poste dal diverso contesto agronomico nel quale erano allevate le piante oggetto di osservazione, con riferimento a caratteri di particolare interesse agronomico, è emerso che solamente l 8 % delle cultivar tra quelle prese in considerazione presentano albero di basso vigore e appena il 5% produce frutti molto grossi (>6 g). L analisi dei dati a disposizione ha permesso di stabilire, sulla base dei caratteri morfologici osservati, il grado di similarità/diversità delle cultivar esaminate. Inoltre, ha consentito di individuare i caratteri con maggiore capacità discriminante e quindi da privilegiare nella caratterizzazione morfologica. Nella discussione dei risultati ottenuti sono fornite indicazioni sulle ragioni che possono essere alla base della maggiore frequenza di certe caratteristiche morfologiche nell ambito delle varietà esaminate 32

33 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico L EMBRIOGENESI GAMETICA NEL MIGLIORAMENTO GENETICO DI OLEA EUROPAEA L. Germanà M. A. Dipartimento DEMETRA. Università degli Studi di Palermo. Viale Delle Scienze, Palermo agermana@unipa.it L embriogenesi gametica è una delle differenti forme di embriogenesi presente nel regno vegetale ed uno dei più affascinanti esempi di totipotenza cellulare. Essa può originarsi dal gamete femminile, chiamandosi ginogenesi, o dal gamete maschile, e chiamarsi in questo caso embriogenesi da polline. Le piante ottenute da embriogenesi gametica, a meno di spontanea o indotta duplicazione dei cromosomi, risultano aploidi (piante con un numero gametofitico di cromosomi nello sporofito: n invece di 2n), poiché rigenerate dal prodotto della riduzione meiotica. La possibilità di ottenere l omozigosi in una sola fase, piuttosto che mediante ripetute generazioni di autoimpollinazione, accelera notevolmente il miglioramento genetico. Tale strumento biotecnologico risulta indispensabile in specie quali le piante arboree, generalmente caratterizzate da un lungo periodo giovanile, un elevato grado di eterozigosi, grandi dimensioni e, spesso,da autoincompatibilità e a cui non è possibile applicare i metodi tradizionali per l ottenimento dell omozigosi. I ricercatori hanno da lungo tempo riconosciuto l importanza degli aploidi e dei doppio-aploidi nel miglioramento genetico, negli studi di genetica e nella genomica funzionale, ed è per questo motivo che vi è sempre più interesse nell applicare la tecnologia della loro produzione a piante di alto valore agronomico, se pur recalcitranti alla coltura in vitro. In particolare l olivo, diploide (2n = 2x = 46), longevo, con lungo periodo giovanile, generalmente autoincompatibile e con elevato livello di eteriozogosi, è la più importante pianta produttrice di olio del bacino del Mediterraneo. Nella presente nota vengono riportati i risultati preliminari delle ricerche condotte al fine di ottenere embriogenesi gametica, mediate coltura in vitro di antere e microspore isolate di cultivar siciliane di Olea europaea L.. 33

34 II Sessione - Biologia e miglioramento genetico OLEA: IL PROGETTO DI GENOMICA E MIGLIORAMENTO GENETICO DELL'OLIVO R. Muleo 1 *, L. Baldoni 2 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l'agricoltura, le Foreste, la Natura e l'energia, Via S. C. DeLellis s.n.c, Università della Tuscia, Viterbo. 2 CNR Istituto di Genetica Vegetale, Perugia muleo@unitus.it Il progetto di ricerca OLEA, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, persegue gli obiettivi di sviluppare nuove conoscenze e di produrre nuovi strumenti molecolari, con approcci di genomica strutturale e funzionale, mappatura dei caratteri, genotipizzazione del germoplasma, proteomica e metabolomica. Le attività di ricerca sono condotte da una serie di gruppi di ricercatori che possiedono competenze altamente qualificate nei settori della ricerca della biologica applicata, della eco-fisiologia e del metabolismo. OLEA è strutturato in 10 Work-Package, che includono la genomica strutturale e funzionale, la valutazione delle risorse genetiche, la riproduzione, l'architettura della pianta, la risposta agli stress della pianta, la metabolomica ed il miglioramento genetico, ciascuno coordinato da uno o più responsabili. Gli obiettivi principali del progetto sono: - sviluppare conoscenze e nuovi strumenti molecolari da impiegare nei programmi di miglioramento genetico; - individuare metodi di screening molecolare per la genotipizzazione funzionale del germoplasma dell'olivo; - disarticolare e comprendere i meccanismi molecolari che regolano gli adattamenti plastici della pianta, l'interazione di questa con l'ambiente e con gli altri organismi e i caratteri che sono associati alla produzione di composti con alto valore nutritivo e salutistico; - definire la variabilità naturale presente nel genere Olea; - generare una piattaforma bioinformatica di supporto al trasferimento rapido e agevole delle conoscenze e delle tecnologie. Saranno riportati i dati più salienti raggiunti nel corso dei primi nove mesi di attività e il loro significato sarà discusso nell'ambito dell'impatto che essi potranno avere sulla sostenibilità e la competitività della coltura. 34

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36 III Sessione Tecniche colturali Coordinatori: Cristos Xiloyannis, Paolo Inglese 36

37 III Sessione - Tecniche colturali DISTRIBUZIONE DI METALLI PESANTI NEL SUOLO DI UN OLIVETO MICROIRRIGATO CON ACQUE REFLUE URBANE TRATTATE Palese A.M., Celano G., Lombardo L., Xiloyannis C. Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell Ambiente Università degli Studi della Basilicata Viale dell Ateneo Lucano, Potenza L'agricoltura costituisce in Italia il settore ove viene impiegato il maggior quantitativo di acqua (60% dei consumi totali). Di fatto, il recupero dei reflui ed il loro impiego in agricoltura potrebbe rendere disponibili per il settore civile ingenti quantitativi di acque convenzionali. L obiettivo della presente ricerca è stato monitorare l impatto di medio termine ( ) della microirrigazione con reflui urbani trattati sul contenuto in metalli pesanti del suolo di un oliveto maturo. Le acque reflue urbane utilizzate per l irrigazione sono state depurate secondo schemi di trattamento semplificati presso un impianto pilota installato in prossimità del depuratore del comune di Ferrandina (MT). La quantità di metalli pesanti apportata negli anni di sperimentazione con il refluo trattato è risultata moderata e decisamente inferiore a quanto generalmente si apporta con i fanghi di depurazione, così come consentito dalla legge (D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 99). Sebbene si sia osservato un aumento del contenuto in metalli pesanti nel suolo irrigato, tali valori non sono da considerarsi preoccupanti risultando ben al di sotto dei limiti massimi di concentrazione che devono avere i suoli agricoli destinati all'utilizzazione dei fanghi di depurazione. L impiego di reflui urbani depurati nel rispetto dei limiti imposti dalla normativa italiana per il loro riutilizzo irriguo, si è dimostrato, sulla base dei risultati ottenuti dalla presente sperimentazione, pratica consigliabile anche protratta per diversi anni. E comunque opportuno un monitoraggio periodico della concentrazione di metalli pesanti nel suolo, sia nella forma totale che in quella più prontamente disponibile per le piante (frazione assimilabile), al fine di evitare eventuali effetti negativi. 37

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