I processi geo-idrologici (valanghe, frane, sono molto frequenti in Italia. Ogni anno in più luoghi della penisola tali

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1 PROTEC Torino Lingotto 30 giugno/2 luglio 2011 PROCESSI GEO-IDROLOGICI GEO IDROLOGICI E COPERTURA ASSICURATIVA Fabio Luino

2 I processi geo-idrologici (valanghe, frane, colate detritiche torrentizie, ti i inondazioni) i i) sono molto frequenti in Italia. Ogni anno in più luoghi della penisola tali processi provocano danni e talora vittime.

3 Eventi catastrofici causati da frane (Vajont morti), colate di fango (Stava morti) o alluvioni (Piemonte/Val d Aosta daosta morti o morti) sono rimasti nella memoria di ognuno di noi. Stava Vajont Gressoney

4 Lo Stato italiano è sempre intervenuto per sovvenzionare le comunità e i privati a seguito di eventi alluvionali. Per il rimborso ci sono voluti anni, sia per l incapacità di valutare correttamente la perdita economica subita, sia per le lungaggini burocratiche.

5 In Italia solo due Enti hanno sistematicamente raccolto importanti memorie sull entità delle perdite economiche dovute alle alluvioni: le Prefetture e le Camere di Commercio. Per ogni evento hanno collezionato pazientemente le richieste di risarcimento presentate da Enti pubblici, cittadini ed attività produttive.

6 Le stime sono tuttavia approssimative: è stato calcolato l che, dal 1944 al 2008, i processi geoidrologici siano costati 213 miliardi di euro (9 milioni i al giorno), con un investimento t di27 miliardi di euro solo dal 1996 al Sia in passato, sia ora, il risarcimento del danno alluvionale è stato sempre erogato alle persone colpite con fondi del bilancio pubblico. Dopo il gravissimo evento alluvionale del novembre 1994 nell Italia nordoccidentale si è assistito alla creazione di un gran numero di norme finalizzate al raggiungimento di un risarcimento a pioggia, sovente non giustificato.

7 Sino al 1985 (anno della sanatoria sulla non condonabilità degli immobili realizzati in zone a vincolo idrogeologico, L47 del 28 febbraio 1985) vi era stata la possibilità di costruire immobili lungo i corsi d acqua (o sopra ) senza grosse difficoltà. Il risultato è sotto gli occhi di tutti!

8 Al fine di evitare un continuo sperpero p di denaro pubblico sarebbe auspicabile che i proprietari degli edifici i che hanno subito le lesioni ricevessero sì un risarcimento a fondo perduto, pari al valore catastale dell immobile, ma a patto che essi ricostruiscano il loro nuovo edificio i in zone sicure indicate da tecnici esperti. In questo modo lo Stato non risarcirebbe per più di una volta i soggetti che cocciutamente seguitano a vivere nelle zone a rischio.

9 La delocalizzazione è certamente una decisione difficile ed impopolare, che uno Stato forte, supportato dalle Regioni e dalle Amministrazioni locali, dovrebbe imporre almeno nelle zone palesemente a rischio e colpite più volte in passato. Il privato cittadino o l imprenditore, tuttavia, potrebbe rifiutarsi di accettare il trasferimento forzato. In tal caso dovrebbero essere obbligati a sottoscrivere una forma assicurativa, con la quale lo Stato venga sollevato da qualsiasi richiesta di risarcimento in caso di danno. Ma un assicurazione i dovrebbe essere stipulata anche da chi non è esposto a rischio molto elevato, anche perché il RISCHIO NULLO NON ESISTE!

10 L introduzione di un sistema assicurativo è sul tavolo del Governo da diverse Legislature, senza sfociare in un applicazione reale. Il primo progetto risale al 1993 (n 1164), seguìto da un altro nel 1994 (n 800). Si ridiscusse il problema nel 1996 (n 235), poi nel disegno di legge connesso alla Finanziaria del 1999 (art. 38), nel 2001 (n 503), nel 2002 (DdL 533), nel 2004 (art. 40 della Finanziaria) e infine nel 2005 grazie all azione intrapresa dagli onorevoli Benvenuto, Fluvi e Gambini. L art Lart. 26 della Finanziaria prevedeva il ricorso ad un sistema di estensione obbligatoria di garanzia, ai contratti incendio, per danni causati dalle calamità naturali ai fabbricati di civile abitazione.

11 In alcune nazioni europee, quali ad esempio Belgio, Danimarca, Svizzera, Francia, Spagna (addirittura itt dagli anni 40 del secolo scorso), o extraeuropee quali il Giappone o gli Stati Uniti, l assicurazione sugli eventi catastrofici è attuata da diversi anni con risultati che paiono soddisfacenti. Quali sono state le principali ragioni per cui le numerose proposte p in Italia non si sono mai concretizzate?

12 1) DUBBI DELLE COMPAGNIE ASSICURATIVE Dopo l evento che colpì l Italia nord-occidentale nel novembre 1994, le Compagnie spinsero per un applicazione di una forma assicurativa, ma temettero di non essere in grado di far fronte ad una grossa mole di risarcimenti in caso di vasto evento calamitoso, soprattutto se tale evento fosse avvenuto poco tempo dopo l approvazione della legge, senza avere avuto il tempo di creare ancora un budget per fronteggiare presumibilmente decine di migliaia di richieste. Ovviamente le Compagnie si sarebbero riassicurate per tempo, ma il rischio che avrebbero corso, soprattutto in mancanza di una collaborazione con lo Stato, sarebbe stato troppo grande, anche a livello d immagine immagine. Per l'industria assicurativa il problema principale è come far fronte a rapidi e numerosi flussi di domande di risarcimento in seguito a disastri con un alto tasso di distruzione. Per la maggior parte, i meccanismi sono distribuiti tra il settore privato e quello pubblico: la sottoscrizione privata coinvolge l'industria della riassicurazione, cioè gli assicuratori degli assicuratori, che intervengono con differenti gradi d impegno nel settori dei disastri.

13 2) ABUSIVISMO In Italia un considerevole numero di edifici sono abusivi: l abusivismo arriva sino a punte del 60% al Sud. Alcuni edifici non sono stati condonati, altri sì. Per i primi non può sussistere alcuna forma di assicurazione e neppure lo Stato o l Ente locale dovrà pagare gli eventuali danni, cosa che è stata regolarmente fatta sino al 1996, anno nel quale è stato adottato un provvedimento (art.2, comma 50 della L662/96) che nega l erogazione d indennizzi agli immobili edificati abusivamente in zone inondabili. Per quelli condonati, invece, l assicurazione dipenderà dal livello di rischio dell area in cui ricade l immobile: in caso di rischio medio-basso è ipotizzabile una certa forma di assicurabilità.

14 Le Compagnie Assicurative si sono mosse finora con i piedi di piombo in quanto non hanno giustamente intenzione di farsi carico di un numero elevatissimo d immobili, soprattutto quando il condono ha sanato l irregolarità amministrativa i i senza mitigare i il rischio oggettivo dell area ove gli stessi sono stati edificati.

15 3) DIFFICOLTA DELLA COMUNITA SCIENTIFICA Unaseconda ragione che ha rallentato lo slancio delle Compagnie Assicurative è stata la difficoltà della comunità scientifica di rispondere a domande precise. Nonostante siano stati compiuti notevoli progressi nel campo della previsione di piene con esondazione, risulta molto difficile, se non impossibile, ad esempio stabilire per una determinata zona: 1) il lasso di tempo intercorrente fra un evento e il successivo, 2) l altezza della lama d acqua sul piano campagna o la magnitudo di una colata o il volume di una frana, 3) la velocità del processo, tutti parametri in base ai quali le compagnie assicurative dovrebbero calcolare l i danni e quindi diii relativi ipremi.

16 4) INDECISIONE DEI POLITICI Il terzo punto fondamentale è stata l indecisione dei politici, i frammista alle scarse conoscenze e ai forti interessi in gioco. Hanno temuto che un eventuale legge potesse apparire agli occhi dei cittadini come un ennesima tassa. E anche vero che non è stato fatto molto per informare i cittadini sui vantaggi di cui avrebbero goduto con un sistema di cooperazione Stato/Assicurazione, ingenerando nel cittadino più sprovveduto, il sospetto che l'evento calamitoso potesse rappresentare una opportunità per i parlamentari dell'area colpita più che una tragedia per i suoi abitanti (Tassone & D Alessio, 2006).

17 CONCLUSIONI I vantaggi che deriverebbero dall'applicazione di un sistema di assicurazione i obbligatoria i contro processi d instabilità GEO- IDROLOGICA possono essere così sintetizzati. 1) attraverso le polizze assicurative ci sarebbe una ripartizione uniforme del costo dei rischi con un effetto per così dire solidaristico ; 2) le tecniche assicurative permetterebbero una stima equa dei danni e dei conseguenti risarcimenti; 3) i danni privati verrebbero coperti da un'industria i privata che si basa su meccanismi di mercato, lasciando all intervento pubblico le spese di primo soccorso e di ripristino dei luoghi pubblici. 4) sarebbe nell'interesse delle compagnie di assicurazione diminuire i risarcimenti futuri mediante un'opera di monitoraggio e di incentivo all'applicazione di misure preventive idonee, con un effetto di parziale privatizzazione dei controlli (Porrini, 2009).

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