Indice. Editoriale. Articoli. Prefazione. Focus. News L'approccio metodologico BIC Lazio alla creazione di alberghi diffusi

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2 Indice Quaderno di BIC Lazio - Business Innovation Centre su creazione d'impresa e sviluppo locale Editoriale 3 BIC Lazio e l'albergo diffuso: al via un progetto pilota Luigi Campitelli, Direttore Generale BIC Lazio Prefazione 5 Borghi storici e nuova ospitalità, la nuova frontiera del turismo nel Lazio Claudio Mancini, Assessore Sviluppo economico, Ricerca, Innovazione e Turismo - Regione Lazio 6 L'ospitalità diffusa come asse strategico per lo sviluppo sostenibile e solidale Alessandra Tibaldi, Assessore Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili - Regione Lazio Focus L'albergo diffuso come strumento innovativo per la valorizzazione del potenziale turistico 11 Introduzione L'albergo diffuso, dall'idea alla realizzazione Tuscia Romana, area Ausoni: l'individuazione delle località più adatte ai fini della creazione di un albergo diffuso L'approccio metodologico BIC Lazio alla creazione di alberghi diffusi Articoli 83 Castro dei Volsci Pier Luigi Normalenti, Assessore ai Lavori Pubblici Comune di Castro dei Volsci 85 Motivi e obiettivi per un albergo diffuso a Castro dei Volsci Beatrice Gazzelloni, pre incubata presso l'incubatore di Ferentino per la creazione dell'albergo diffuso a Castro dei Volsci (Frosinone) 87 L'esperienza dell'albergo diffuso Settelune di Montelanico Laura Linda Rossi, pre incubata presso l'incubatore di Colleferro per la creazione dell'albergo diffuso Settelune Montelanico (Roma) 89 Per un'ipotesi di albergo diffuso ad Atina Paola Visocchi, pre incubata presso l'incubatore di Ferentino per la creazione dell'albergo diffuso ad Atina (Frosinone) News 91 Notizie, iniziative ed eventi in corso

3 Regione Lazio Rivista trimestrale anno 4 - numero 4 - dicembre 2007 Direttore responsabile Luigi Campitelli Coordinamento Simona De Quattro Gruppo di lavoro Giulia Barozzi Roberta Bertolini Michele Lombardi Progetto grafico Uttinacci & Turano - Il Focus del presente numero è stato curato da: Giancarlo Dall Ara (docente di marketing nel turismo presso l'università di Perugia e Presidente di ADI - Associazione Nazionale Alberghi Diffusi) Hanno collaborato: Maurizio Andolfi Claudia Attanasio Lucia Bianchini Francesca Calenne Giordano Dichter - coordinamento Maurizio Droli - analisi territoriale Massimo Felicetti Edoardo Marinelli - coordinamento generale Luca Polizzano Silvia Turriziani Fotografie Monika Bukat Impaginazione Composizione e stampa SO.GRA.RO. Società Grafica Romana Roma - via Ignazio Pettinengo, 39 Copyright BIC Lazio Roma - via Casilina, 3/T telefono fax comunicazione@biclazio.it BIC Notes - quaderni di BIC Lazio - Business Innovation Centre è inviato gratuitamente a quanti ne faranno richiesta. Registrazione al Tribunale di Roma n. 487/2003 del Spedizione in A. P. - 70% - Roma

4 EDITORIALE BIC Lazio e l'albergo diffuso: al via un progetto pilota Luigi Campitelli Direttore Generale BIC Lazio La promozione dello sviluppo turistico nei centri urbani minori e nelle aree periferiche della regione non può prescindere dall'individuazione di forme di ospitalità nuove e sostenibili, attraverso le quali far crescere l'offerta e contribuire a renderla più attrattiva. Una di queste nuove modalità ricettive è rappresentata dall'albergo diffuso, una forma di ospitalità ritenuta particolarmente adatta a innescare sul territorio processi virtuosi di riqualificazione del patrimonio abitativo, di costruzione dell'offerta turistica nonché di un miglioramento dell'attrattività del luogo. È per questa ragione che abbiamo avviato un progetto pilota, con l'obiettivo di definire un modello d'intervento praticabile nella nostra regione, individuandone i principali fattori di successo e le condizioni di sostenibilità. Il punto di partenza è stata la constatazione che con il termine albergo diffuso si tende comunemente a definire un'ampia e diversificata tipologia di modalità ricettive. In una recente indagine effettuata da Giancarlo Dall'Ara e presentata a Cagliari al convegno nazionale degli alberghi diffusi (nel novembre 2006), si evidenzia come su circa 100 strutture in Italia che si auto-definiscono albergo diffuso, solo 30 possano essere ritenute tali. Le altre posseggono solo alcune delle caratteristiche di un albergo diffuso e comunque sono riconducibili ad altre forme di ricettività. Naturalmente all'origine di questa difficoltà c'è l'assenza di una normativa in materia, sia di carattere nazionale che regionale. Le prime definizioni di albergo diffuso derivano tra l'altro da sperimentazioni avviate in diverse aree regionali, con la conseguenza che si tratta di indicazioni tra loro non omogenee. Distinguere l'albergo diffuso da altre forme ricettive è quindi il primo passo da compiere per coglierne l'intera portata, e ciò è possibile solo se si evidenziano le loro caratteristiche specifiche. L'albergo diffuso è un'innovazione e, in quanto tale, porta automaticamente a ripensare i servizi e le risorse che sono tradizionalmente associate alle altre forme ricettive. Per esempio - come viene evidenziato nello studio che presentiamo in questo BIC Notes - il gestore di un albergo diffuso deve possedere competenze e capacità sostanzialmente differenti da quelle di un direttore di albergo tradizionale. Si tratta infatti di una figura professionale completamente diversa, che dovrà godere di appositi percorsi formativi. Chiariti gli aspetti relativi alla definizione e quindi circoscritto l'ambito di analisi (vale a dire i criteri che si devono utilizzare per distinguere un albergo diffuso da altre forme di ricettività e le caratteristiche che un territorio deve possedere per ospitare un albergo diffuso) abbiamo esaminato i possibili percorsi per accompagnare un territorio nella messa a punto e nell'avvio di un progetto. Secondo quanto illustrato da Giancarlo Dall'Ara nell'articolo L'albergo diffuso, dall'idea alla realizzazione, occorre infatti individuare le risorse necessarie, materiali e immateriali, per la realizzazione di un intervento di questo tipo, per giungere alla verifica della sua sostenibilità. Se da un lato fare chiarezza sulla definizione di albergo diffuso è stato necessario per comprendere anche la gamma dei servizi che un soggetto come BIC Lazio potrebbe mettere in campo per avviare nella nostra regione esperienze di questo tipo, dall'altro ci si è chiesti quali sono i passi che una comunità locale deve compiere, e se esistono dei limiti che i territori e la loro storia pongono alla dif- BIC Notes dicembre 2007 Editoriale 3

5 fusione di questa forma ricettiva. La risoluzione del secondo quesito è apparsa come una condizione essenziale sia per verificare il dimensionamento dei possibili servizi promozionali, sia per indirizzare con maggior efficacia le comunità locali interessate. Per questo motivo è stata avviata una fase sperimentale, attraverso un'analisi territoriale, che ci ha permesso di individuare, su un numero limitato di comuni (23), quali tra questi posseggano i requisiti necessari per avviare da subito un'esperienza di albergo diffuso, e quali - pur in presenza di alcune condizioni favorevoli - avrebbero bisogno della realizzazione di alcuni interventi di accompagnamento. Naturalmente, solo in questi casi è possibile pianificare l'attivazione del processo di accompagnamento al territorio, partendo dall' identificazione del partenariato necessario alla costituzione dell'albergo diffuso, fino ad arrivare alla progettazione esecutiva ed alla sua realizzazione. L'analisi territoriale, descritta nella nota di Maurizio Droli, Tuscia romana, Area Ausoni: l'individuazione delle località più adatte ai fini della creazione di un albergo diffuso, ha identificato in Castro dei Volsci, nella provincia di Frosinone, il Comune in cui effettuare il primo test per una possibile azione promozionale. Lo studio relativo al Comune ha evidenziato infatti dei punti di forza e di debolezza (che il sopralluogo successivamente effettuato ha parzialmente, ma non sostanzialmente, modificato) che lo fanno rientrare in quella rosa di Comuni che possono avviare da subito un albergo diffuso, sebbene di proporzioni ridotte, la cui crescita deve essere accompagnata da interventi di sviluppo locale e di valorizzazione del territorio mirati al ripopolamento del centro storico. Infine, nel capitolo L'approccio metodologico BIC Lazio alla creazione di alberghi diffusi, abbiamo definito la metodologia di intervento per individuare le tipologie di assistenza tecnica da fornire sia alle amministrazioni locali che ai potenziali imprenditori di alberghi diffusi. Una metodologia che deve basarsi sull'esperienza: durante l'implementazione si avranno infatti le indicazioni sul come supportare i territori nella creazione di alberghi diffusi. Ci auguriamo che queste analisi e questi materiali che poniamo all'attenzione degli attori istituzionali ed economici della nostra regione possano portare un utile contributo, con l'auspicio che l'esperienza di Villa Retrosi - a Retrosi, una frazione di Amatrice - non rimanga a lungo l'unica esperienza di albergo diffuso nel Lazio. 4 BIC Notes dicembre 2007 Editoriale

6 PREFAZIONE Borghi storici e nuova ospitalità, la nuova frontiera del turismo nel Lazio Claudio Mancini Assessore Sviluppo economico, Ricerca, Innovazione e Turismo - Regione Lazio In un sistema turistico che deve diventare il motore di uno sviluppo equilibrato, vogliamo inserire a pieno titolo dei nuovi tasselli, che, puntando sulla qualità dell'offerta, contribuiranno a rendere competitivo il nostro mercato, grazie alle straordinarie risorse del territorio e a partire dai piccoli centri storici, che aspettano solo di essere rivalutati. Beni che molto spesso sono rimasti emarginati rispetto allo sviluppo turistico, ma che riscattati alla vita del nostro tempo e recuperati non soltanto dal punto di vista architettonico, possono riacquistare il valore composito che è proprio di ogni centro storico, inteso come sistema di valore culturale - con tutte le sue valenze formali, simboliche e di memoria - ma anche sociale ed economico. Varata la Legge Regionale sul turismo, adesso ne verranno emanati i regolamenti d'attuazione e nella definizione delle strutture ricettive sarà introdotta, per la prima volta nel Lazio, la tipologia dell'albergo diffuso: una formula di ospitalità che avrà precisi riferimenti normativi, da inserire all'interno di borghi antichi e in contesti fortemente caratterizzati in senso architettonico-urbanistico. Si tratta di una novità che potrà diventare uno strumento prezioso per dare una spinta al recupero dei centri storici del Lazio e al contempo lanciare nuove opportunità di crescita economica. Un modo per rivitalizzare Paesi che non hanno attività imprenditoriali, né dedicate al turismo, e una vera chiave di svolta per i centri in stato di abbandono o con problemi di spopolamento. Le politiche per lo sviluppo passano anche attraverso il sostegno alla crescita dell'offerta differenziata di accoglienza e i posti letto nel Lazio stanno aumentando proprio per l'espansione della ricettività alternativa. L'albergo diffuso allargherà ulteriormente il paniere della nostra offerta, proponendosi come anello di congiunzione fra il soggiorno a Roma - meta privilegiata del movimento turistico del Lazio - e il patrimonio culturale, ambientale e naturalistico che circonda i piccoli centri storici. Uno strumento che potrà funzionare soprattutto se agganciato a un'offerta integrata di servizi, che rendano fruibili le risorse del territorio circostante. Tutto questo costituisce una risposta concreta a una domanda turistica sempre più orientata alla qualità e alla tipicità, con la proposta di nuovi "prodotti" fortemente caratterizzati, che valorizzino la storia, i sapori, i prodotti e le tradizioni dei piccoli borghi. BIC Notes dicembre 2007 Prefazione 5

7 PREFAZIONE L'ospitalità diffusa come asse strategico per lo sviluppo sostenibile e solidale Alessandra Tibaldi Assessora al Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili - Regione Lazio Questo numero di BIC Notes affronta un tema strategico per lo sviluppo sostenibile e solidale del territorio: l'ospitalità diffusa. Si tratta di una pratica turistica sempre più utilizzata in Italia che, dalle regioni settentrionali del Paese, come il Trentino, si estende fino all'estremo sud della penisola, raggiungendo la Calabria. Le Istituzioni regionali stanno mostrando un grande interesse verso una delle forme più innovative di accoglienza turistica degli ultimi anni. Per questo mi sto attivando, con l'assessorato regionale al turismo, affinché si rediga in tempi rapidi una normativa ad hoc che, recependo le richieste provenienti da numerosi operatori pubblici e privati, possa moltiplicare la prima positiva esperienza regionale nata a Retrosi, frazione di Amatrice, attraverso percorsi di supporto all'imprenditorialità e di accompagnamento ai territori che ora si stanno sperimentando a Castro dei Volsci, a Montelanico e ad Atina. È necessario che la legislazione regionale dia un forte input alle azioni di sistema finalizzate alla valorizzazione del potenziale endogeno del territorio. Per questo é auspicabile che in questo ambito possano partire quanto prima degli interventi innovativi che, anche associando più comunità territoriali sotto forma di "paesi albergo", siano indirizzati alla promozione di progetti di pubblico interesse come il recupero urbanistico-architettonico dei centri storici, la valorizzazione dei prodotti tipici e delle filiere eno-gastronomiche locali e la salvaguardia dei mestieri tradizionali e dell'artigianato artistico. Un modello di sviluppo così concepito produce ricchezza coniugando risorse ambientali ed umane in un processo virtuoso di cooperazione tra privato, pubblico e associazionismo locale. L'idea base dei progetti di ricettività diffusa, la sua forza propulsiva ruota intorno al concetto di area territoriale concepita come un unicum per la valorizzazione delle risorse locali sia materiali (paesaggio, beni culturali, agricoltura biologica, artigianato, piccola impresa) sia immateriali (saperi, intelligenze, legami sociali). La struttura gestionale delle varie forme di ricettività diffusa può essere costituita da cooperative di comunità agili e snelle per produrre reddito sufficiente per gli abitanti. Una struttura ricettiva di ospitalità diffusa può offrire alle rispettive comunità locali la possibilità di prendere l'iniziativa e divenire esse stesse protagoniste, attivando-rinforzando il lavoro di gruppo e cooperando: dalla rete locale di imprese alla comunità-impresa. Le strutture dell'ospitalità diffusa (residence diffusi, alberghi-villaggio, paesi-albergo e alberghi diffusi, che si aggiungono ai classici bed and breakfast e agriturismi) sono luoghi ospitali, e si differenziano dai non-luoghi per il loro essere fortemente radicati nel territorio e nella sua cultura, che diventano componenti di base dei servizi ospitali offerti. La formula gestionale della ricettività diffusa si caratterizza per una marcata coerenza con i temi dell'autenticità, dell'esperienza, della relazionalità e dello sviluppo locale. Siamo in presenza, quindi, di progetti molto variegati ed interessanti sotto più aspetti, non 6 BIC Notes dicembre 2007 Prefazione

8 riconducibili soltanto alla dimensione turistica e di recupero e salvaguardia dei beni ambientali. I programmi hanno, infatti, una grande forza di impatto anche sul mercato del lavoro, potendo creare nuove opportunità occupazionali soprattutto per i giovani, le donne e le categorie svantaggiate (ad esempio favorendo l'autopromozione attraverso le cooperative sociali), e sulla nascita di stili di vita alternativi, generati da modalità produttive non collegate direttamente e necessariamente a logiche di profitto. Per questo le Istituzioni devono essere pronte nel recepire le richieste provenienti dagli ambiti culturali e sociali più evoluti. L'ospitalità diffusa può offrire concrete possibilità di ridurre individualismo, opportunismo e logiche di breve periodo, per introdurre nuove forme di mutualismo. BIC Notes dicembre 2007 Prefazione 7

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10 Focus L albergo diffuso ieri e oggi Storia, definizione, progettazione e tipologie L esperienza nella Tuscia romana Analisi e diagnosi turistico - territoriale per la creazione di un albergo diffuso a Castro dei Volsci L approccio metodologico di BIC Lazio Servizi per lo sviluppo delle risorse del territorio e per la realizzazione di un albergo diffuso BIC Notes settembre 2004 Focus 24

11 L albergo diffuso come strumento innovativo per la valorizzazione del potenziale turistico Realizzare un albergo diffuso: dai principi teorici alle esperienze concrete.

12 Introduzione Il panorama italiano dell'ospitalità diffusa sta lentamente cambiando. Alle formule ormai tradizionali quali i bed & breakfast, le country house, le aziende agrituristiche, si stanno affiancando nuove forme di ospitalità, alcune delle quali nate spontaneamente (dimore storiche, case albergo, reti ospital), altre frutto di strategie legate ai temi della compatibilità ambientale, della valorizzazione, della cultura locale e frutto di riflessioni sui modelli di sviluppo turistico-territoriale. Così, a fianco di tante formule di ospitalità importate, si cominciano a trovare proposte che coniugano un approccio al turismo made in Italy, il sapore locale e la cultura ospitale dei luoghi. Una delle formule che mostra di avere grandi potenzialità, e che riesce ad attirare l'attenzione e l'interesse della domanda, degli operatori e dei media, non solo italiani, è l'albergo diffuso. Se l'agriturismo è bello, ma isolato, e il bed & breakfast rappresenta spesso ciò che si cerca ma al prezzo di dover stare a casa di altri e con altri, l'albergo diffuso propone una via diversa. Quella di una proposta innovativa, caratterizzata dalla diffusione orizzontale delle unità ospitali, con la possibilità di usufruire di servizi alberghieri (ristorazione, piccola colazione, accoglienza, pulizie, spazi comuni, assistenza) per tutti gli ospiti che alloggiano nei vari stabili, il tutto con una organizzazione e gestione unitaria di tali servizi. Come si vedrà in questo Quaderno, l'albergo diffuso non è una sommatoria di case, ma una vera e propria struttura ricettiva alberghiera originale, caratterizzata dal fatto che tutti i servizi alberghieri vengono garantiti agli ospiti anche se alloggiano in camere sparse in un centro storico abitato, e vicine fra loro. Gli edifici dell'albergo diffuso sono di norma case di pregio, o almeno abitazioni tipiche, di sapore locale appunto, in un contesto di interesse storico e culturale, ristrutturate e ammobiliate in modo tale da coniugare i comfort dei servizi con l'autenticità della proposta. Non solo: il centro storico, o il borgo nel quale sorge l'albergo diffuso, si caratterizza per un numero di abitanti tale da garantire agli ospiti la possibilità di avviare relazioni, di avere rapporti interpersonali con i residenti e gli altri ospiti. L'idea di base è che, più che clienti di un albergo, si sia per qualche giorno parte di un vero e proprio vicinato, qualcosa che ha a che vedere con la vita di una comunità temporanea. Da questo punto di vista, l'albergo diffuso è una struttura che si caratterizza per avere due hall, una dentro e l'altra appena fuori dell'albergo. E per questo il paese o il borgo che lo vuole ospitare, anche se di piccole dimensioni, si deve presentare come una realtà viva, animata, e dotata di tutti i servizi di base propri di qualsiasi comunità viva (passeggiata, negozi, farmacia, chiesa, edicola, bar, pro loco); condizioni, a ben vedere, che non mancano nel Lazio. 1. Albergo diffuso, dall'idea alla realizzazione (1) 1.1 Storia e definizione dell'albergo diffuso La prima idea di albergo diffuso prende origine in Carnia, a seguito del terremoto del 1976, dalla necessità di utilizzare a fini turistici case e borghi disabitati, ristrutturati a fini abitativi. Il termine albergo diffuso viene utilizzato per la prima volta nel 1982 all'interno del progetto pilota Comeglians, portato avanti da un gruppo di lavoro guidato da Leonardo Zanier, che si avvale della consulenza di Giancarlo Dall'Ara. Anche se il nome è nuovo, l'idea viene da lontano, se è vero che la formula dell'albergo diffuso sembra rispondere proprio al desiderio di recuperare lo spirito e le motivazioni di quei 1. Giancarlo Dall Ara è docente di marketing all'università di Perugia e Presidente dell Associazione nazionale degli alberghi diffusi. È autore di numerose pubblicazioni sulla materia turistica, edite da Franco Angeli, Guaraldi, Halley e Agra Editrice ( BIC Notes dicembre 2007 Focus 11

13 turisti del passato che viaggiavano alla ricerca di luoghi di storia e cultura e cercavano di vivere quei luoghi da di dentro, chez l'habitant, o soggiornando in case, ancora prima che negli alberghi (2). Negli anni ottanta l'idea dell'albergo diffuso si fa strada: diversi progetti e tentativi di realizzazione si hanno sia in Friuli (Sauris, 1982), che in altre realtà del paese, e in particolare: in Emilia Romagna (in Val d'enza, 1984); nel Sannio (nel piccolo comune di Vitulano, in provincia di Benevento, 1987) (3). In questi primi tentativi l'obiettivo principale è quello di utilizzare edifici vuoti, case abbandonate, animare centri storici disabitati, valorizzare turisticamente un sito, in una logica che il marketing definirebbe product oriented, piuttosto che quello di dare risposta alle esigenze di una domanda interessata a fare esperienze in qualche misura autentiche, legate allo spirito dei luoghi. In una recente lettera a una rivista specializzata, l'architetto Carlo Toson ricorda a questo proposito che "l'idea nasceva dall'esigenza di riconvertire territori in via di spopolamento che erano il risultato di secoli di sapiente antropizzazione, secondo modelli che prevedevano, in una successione interno-esterno e bassoalto, la filiera sociale e produttiva: casa-campiprati-boschi-malghe". È ancora assente, dunque, l'idea di costruire un modello ospitale distinto, per molti versi alternativo a quelli tradizionali, frutto di un'elaborazione teorica originale. In altre parole, per diversi anni al termine albergo diffuso non corrispondono un modello e una cultura dell'ospitalità con le radici nel territorio, in grado di guardare alle esigenze più profonde della domanda. Come già detto, i progetti ipotizzati negli anni '80 erano più dei residence diffusi, che degli "alberghi" diffusi, delle abitazioni messe in rete e dei progetti per così dire sbilanciati sull'offerta, sul desiderio di recupero degli stabili piuttosto che sulla domanda, sui servizi necessari per intercettarla, e sulle modalità gestionali per rendere quei servizi coerenti. Il primo libro che parla di albergo diffuso risale al Si tratta di una voluminosa ricerca pubblicata dall'icie e dalla Regione Emilia Romagna. A pagina 258 il paragrafo Una ipotesi di progetto per il turismo nella Val d'enza contiene una definizione di albergo diffuso e una breve descrizione: L'idea di fondo è quella di salvaguardare il patrimonio storico ed edilizio della valle e contemporaneamente di offrire ai potenziali turisti ospitalità in strutture che pur essendo autonome non sono "isolate". Il piano di recupero a livello urbanistico di una serie di appartamenti, frutto di un censimento opportuno, comprenderebbe infatti anche un corpo centrale di vani dove collocare tutti i servizi comuni. Le aree nelle quali intervenire dovrebbero ovviamente avere oltre agli appartamenti da affittare ai turisti, anche negozi, bar ed altre attività commerciali, mentre nel nucleo dei servizi comuni dovrebbero trovar spazio il servizio di ricezione, il ristorante, le stanze giochi per i bambini, le sale (televisione, lettura) (4). 2. Robert Lanquar sostiene che le prime forme di alloggio per turisti dell'epoca moderna furono a metà del secolo scorso non tanto gli alberghi tradizionali quanto le case di vacanza e le gites chez l'habitant nelle regioni ricche di cultura e di storia. 3. Il progetto di un albergo diffuso in località Santa Croce è descritto nel progetto di sviluppo turistico di "Vitulano Camposauro" curato da Giancarlo Dall'Ara per l'amministrazione comunale di Vitulano presentato il 20 novembre Quel progetto sarà in parte ripreso dalla Comunità Montana di S. Agata dei Goti, negli anni successivi. 4. Giancarlo Dall'Ara, Progetto turistico per la Val d'enza: metodologia, in AAVV, Ricerca per la verifica di un modello integrato di interventi operativi nell'area dell'alto bacino del fiume Enza, Regione Emilia Romagna, Bologna BIC Notes dicembre 2007 Focus

14 Ma è proprio alla fine degli anni ottanta che l'idea dell'albergo diffuso assume contorni più chiari e comincia a essere concepita non tanto come una rete di appartamenti, quanto piuttosto come un'impresa in sintonia con la domanda, un albergo orizzontale, situato in un centro storico di fascino, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. Nel progetto Turismo di San Leo (1989), infatti, l'albergo diffuso è concepito come una struttura ricettiva unitaria che si rivolge a una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio, a contatto con i residenti, usufruendo però dei normali servizi alberghieri (5). Per assistere alle prime parziali realizzazioni dell'idea di albergo diffuso occorre aspettare gli anni '90 (Borgo San Lorenzo di Sauris in Friuli (6), Corte Fiorita di Bosa e le esperienze del Gal Montiferru in Sardegna (7)), e ancora più tardi ad Alberobello in Puglia. Tra i motivi che hanno ritardato il passaggio dall'idea dell'albergo diffuso alla realizzazione concreta vi sono tre ordini di problemi: problemi di tipo normativo. Bisogna infatti aspettare il 1998 per avere in Italia, e precisamente in Sardegna, la prima normativa che permette agli alberghi diffusi di essere riconosciuti e di poter operare a tutti gli effetti; resistenze culturali. I proprietari delle case preferivano affittare i propri appartamenti secondo modalità tradizionali, o addirittura tenerli vuoti, piuttosto che avventurarsi in soluzioni giudicate troppo innovative; problemi di definizione e di messa a punto del modello ospitale. In un tale contesto il progetto contenuto nel Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana Marghine Planargia (Nuoro, 1995), avviato a Bosa e successivamente ripreso a Santulussurgiu, nel vicino Montiferru, riesce ad imprimere una svolta decisiva perché: da un lato, partendo da un'idea chiara di domanda di riferimento (target group), riesce a mettere a punto il modello di albergo diffuso (inteso come il frutto della messa in rete di edifici vicini tra loro, con l'obiettivo di creare un'offerta a gestione imprenditoriale in grado di garantire tutti i servizi alberghieri agli ospiti, compresa l'offerta di spazi comuni); dall'altro, riesce a dimostrarne la fattibilità. Non a caso è stato proprio questo modello di albergo diffuso proposto nel Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana Marghine Planargia, e da allora oggetto di diversi seminari e occasioni di studio (8), alla base della prima normativa che in Italia ha distinto l'albergo diffuso dalle altre forme di ospitalità, quella della Regione Sardegna. Il catalogo T.O. Orizzonti Casemondo, edizione 1995, citato nel Piano della Comunità Montana Margine Planargia, e dedicato alle vacanze in appartamento, mostra chiaramente quale fosse la domanda di riferimento per la formula dell'albergo diffuso, e quali fossero le sue aspettative: "abitare una casa significa entrare a far parte del territorio, della gente, 5. Il Resto del Carlino del 14 aprile 1989 dedica un lungo articolo al progetto e all'albergo diffuso, e titola significativamente Albergo Diffuso, è il nuovo antidoto contro il turismo mordi e fuggi. 6. L'apertura di Borgo San Lorenzo, come "case e appartamenti per vacanze", è del 6 agosto Il Progetto Turismo del Comune di Sauris è del Il primo modulo dell'albergo diffuso Corte Fiorita, il ristorante Borgo S. Ignazio, viene inaugurato nel 1995 a Bosa, mentre il progetto Gal Montiferru che darà vita a due alberghi diffusi nel paese di Santulussurgiu parte nel Si ricorda in particolare il convegno L'albergo diffuso: una nuova forma di accoglienza, Santulussurgiu, 29 giugno Lo stesso anno si tengono altri due convegni sull'albergo diffuso, a Comeglians in Friuli (8 marzo 1998), e a Sinnai, vicino a Cagliari (7 ottobre 1998). BIC Notes dicembre 2007 Focus 13

15 della città, di un paese. Per chi è alla ricerca del viaggio conoscenza un passaggio fondamentale è quello di conoscere e vivere le stesse abitudini, gli stessi riti degli abitanti, le stesse difficoltà; significa alzare lo sguardo dalla guida turistica ed abbandonarsi ai colori, alle forme, agli odori della terra che si visita Mentre centinaia di turisti si riversano nei luoghi di maggiore richiamo, salgono e scendono dagli autobus, entrano ed escono dai musei o assaltano le spiagge, noi ci proponiamo di farvi conoscere la vita di tutti i giorni, la frequentazione delle stesse località turistiche da un altro punto di vista. Ogni località conserva infatti gelosamente i suoi segreti per una nuova specie di visitatori meno frettolosi; per quelli che vogliono vivere, capire e permearsi nel nuovo ambiente che li circonda. La semplicità delle piccole cose è straordinariamente quella che permette il grado più profondo di conoscenza: andare a comprare nei negozi, chiedere ed assaggiare i prodotti locali, parlare con le persone". Il modello di albergo diffuso messo a punto in quegli anni cambia la prospettiva iniziale (recuperare case abbandonate) mettendo al primo posto in maniera esplicita l'obiettivo di riuscire a veicolare, e a proporre alla domanda, la possibilità di vivere il territorio, la vita di un borgo e la cultura dei luoghi, senza rinunciare ai comfort e ai servizi alberghieri. Le indagini sul fenomeno turistico e quelle relative alle destinazioni minori hanno messo in luce e confermato come il mercato di utenza potenziale di questo tipo di offerta sia composto da una domanda esperta ed evoluta, spesso appartenente a categorie sociali definite medioalte, che viaggia alla ricerca di destinazioni meno affollate, e relativamente meno scontate. Si tratta di un turismo di norma informato ed esigente, che si caratterizza per: un rapporto più intenso con il territorio e la cultura dei luoghi; una maggiore attenzione al tema della qualità, che non è vista semplicemente come una questione di standard strutturali. La domanda di riferimento dell'albergo diffuso (9) I turisti della prima generazione I primi turisti che faticosamente riuscivano ad andare in vacanza negli anni successivi alla seconda guerra mondiale si accontentavano facilmente di qualsiasi servizio venisse loro offerto. La cosa più importante per loro era la conquista delle vacanze, l'essere cioè riusciti finalmente ad andare in vacanza. Il Censis, nel descrivere il periodo che va dal dopoguerra ai primi anni '60, ha parlato di "indistinta sete di vacanza" e di "prepotente emergere del tempo liberato dalle strette della guerra e del dopoguerra". Scopo prevalente di quei viaggi era il bisogno di relax, di riposo e di evasione. Dunque in quegli anni la struttura turistica in cui soggiornare, o la destinazione da raggiungere, assumevano un'importanza secondaria rispetto all'atto stesso dell'andare in vacanza. Il turista italiano, ma anche straniero, del dopoguerra, è dunque un turista relativamente poco esigente, che si accontenta. La seconda generazione A partire dagli anni '60 esplode il cosiddetto turismo di massa: il turista vuole ritrovare in vacanza i servizi e le comodità che possiede a casa propria, e si sente rassicurato dal fatto di vedere riprodotte in loco abitudini e caratteristiche della propria quotidianità cittadina. Da qui la nascita e lo sviluppo di località balneari o turistiche che hanno come modello le grandi città, con i loro servizi e le loro infrastrutture. Da qui anche la concezione di alberghi, e di camere, dotati di tutte le comodità e gli standard che i turisti hanno appena lasciato a casa propria. Più che di turismo di massa pertanto si potrebbe parlare di turismo dello standard. Il turista dello standard è così definito da Ferrarotti "un viaggiatore senza sorprese, da uno Sheraton all'altro, tendenzialmente con la stessa cucina, gli stessi cocktail, gli stessi compunti camerieri". 9. Scheda tratta da G. Dall'Ara, M. Esposto, Il fenomeno dell'albergo diffuso in Italia, Palladino editore, Campobasso BIC Notes dicembre 2007 Focus

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