UMANAMENTE OGGETTIVO. SPUNTI DI RIFLESSIONE A PARTIRE DAI QUADERNI DEL CARCERE

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1 Quaderni della Ginestra C UMANAMENTE OGGETTIVO. SPUNTI DI RIFLESSIONE A PARTIRE DAI QUADERNI DEL CARCERE os è la realtà? Questo interrogativo, da sempre uno dei punti cardine dell indagine filosofica, non è estraneo alla ricerca intellettuale condotta da Gramsci nei Quaderni del carcere 1. Se da un lato questa constatazione può non destare stupore data la natura frammentaria e miscellanea dei Quaderni, dall altro non possiamo che interrogarci sul motivo che può avere spinto Gramsci, un politico ma non un filosofo, ad affrontare un tema apparentemente così lontano, così eterogeneo, dai suoi interessi specifici. Si cercherà quindi di mostrare come la riflessione sul concetto di realtà nell economia del lavoro intellettuale gramsciano trascenda il piano teoretico-epistemologico per assumere una connotazione squisitamente politica. 1. Premesse metodologiche Data la natura degli scritti carcerari, per poter meglio contestualizzare le mie osservazioni, che non hanno la pretesa di essere conclusioni, ma semplici spunti di riflessione a partire da alcuni paragrafi dei Quaderni, diventa necessario premettere alcune considerazioni metodologiche da tenere sempre presenti nel momento in cui affrontano i testi gramsciani. Il breve paragrafo che segue ha una semplice funzione introduttiva, può essere saltato da chi ha già dimestichezza con lo studio delle annotazioni gramsciane. In primo luogo occorre tenere presente che i Quaderni del carcere non sono una trattazione organica e lineare di uno o più argomenti, ma degli appunti, più o meno approfonditi, che Gramsci raccoglie tra il 1929 e il 1935 su ogni campo del sapere umano: storia, letteratura, economia, scienze, traendo spunto da ricordi e da letture di libri e riviste. La prima fase del lavoro carcerario (dall 8 febbraio 1929 alla primavera del 1932) viene dedicata alle traduzioni dal tedesco, inglese e dal russo, e all accumulazione progressiva di note di vario argomento; a partire dall aprile del 1932 (pur continuando la stesura di nuove note miscellanee) Gramsci dà inizio alla compilazione di quaderni, da lui definiti «speciali», destinati a smistare e raccogliere monograficamente alcune delle annotazioni precedenti. A causa del regolamento carcerario, che limitava il numero di libri e quaderni consentito in cella, Gramsci, per ovviare a questa restrizione, divideva idealmente e strutturalmente alcuni di essi in sezioni. Tale pratica gli consentiva di affrontare contemporaneamente più tematiche e di comportarsi come se avesse a 6

2 Pensare la realtà disposizione un numero maggiore di quaderni 2. Si possono così riconoscere diverse tipologie di quaderni: i quaderni miscellanei, nei quali vengono raccolte annotazioni senza distinzioni di materia, i quaderni misti (ossia quei quaderni che hanno una parte miscellanea e almeno una sezione monografica) e i quaderni speciali, monografici, destinati a raccogliere le riscritture di note precedenti. Valentino Gerratana, autore della prima edizione critica dei Quaderni del carcere, individuava tre differenti tipologie di appunti: i testi A (ossia le annotazioni in prima stesura cui Gramsci attinge per la compilazione dei quaderni «speciali»), i testi B (che rimangono in unica stesura) e i testi C (ossia le annotazioni in seconda stesura dei quaderni «speciali») 3. Nello specifico i testi C permettono di cogliere, attraverso le modifiche operate rispetto alle annotazioni originarie, il «ritmo del pensiero in isviluppo» 4 che sostanzia i Quaderni: il processo di revisione continua cui Gramsci sottopone i suoi appunti e, di conseguenza, le sue posizioni teoriche. Infatti, nella quasi totalità dei casi, le riscritture sono più dubitative che assertive perché tendono a problematizzare quanto scritto nelle annotazioni in prima stesura. Per comprendere l idea del lavoro di interrogazione continua che anima i Quaderni del carcere è possibile fare riferimento al seguente passo, un appunto particolarmente prezioso perché in esso è Gramsci stesso a sottolineare il carattere provvisorio delle sue riflessioni: tutte queste note sono provvisorie e scritte a penna corrente: esso sono da rivedere e da controllare minutamente, perché contengono inesattezze, anacronismi, falsi accostamenti ecc. che non importano danno perché le note hanno solo l ufficio di promemoria rapido. 5 Queste righe fanno parte di un annotazione del maggio 1930; a due anni di distanza Gramsci estrapola questo passo, lo rende autonomo e lo pone in calce al quaderno speciale 11, intitolato Introduzione allo studio della filosofia. Nel testo C leggiamo: le note contenute in questo quaderno, come negli altri, sono state scritte a penna corrente, per segnare un rapido promemoria. Esse sono tutte da rivedere e controllare minutamente, perché contengono certamente inesattezze, falsi accostamenti, anacronismi. Scritte senza aver presenti i libri cui si accenna, è possibile che dopo il controllo debbano essere radicalmente corrette perché proprio il contrario di ciò che è scritto risulti vero. 6 Proprio perché la riflessione gramsciana è per sua natura provvisoria, e Gramsci stesso mette in guardia dalla necessità di non «far dire ai testi, 7

3 Quaderni della Ginestra per amor di tesi, più di quanto i testi realmente dicono» 7, le mie riflessioni che non vogliono essere dati acquisiti, ma spunti di riflessione, interrogazioni a partire da alcuni appunti carcerari. 2. Realtà, spunti di riflessione Il tema della realtà viene affrontato in diverse annotazioni, per lo più rubricate sotto i titoli La tecnica del pensiero e L obbiettività del mondo esterno. La maggior parte delle note che citerò sono tratte dalle tre serie di Appunti di filosofia 8. Già a una prima e superficiale lettura si rileva come il fine principale di questi appunti sia quello di invalidare le tesi del realismo filosofico. Per perseguire questo obiettivo Gramsci si muove contemporaneamente contro due approcci, il senso comune 9 e il materialismo sovietico, due orientamenti che, seppur all apparenza incommensurabili, portavano a respingere, perché assurda e controintuitiva, la problematizzazione dell obiettività e della piena conoscibilità del mondo esterno. Il senso comune perché ancora inconsapevolmente permeato dall ideologia religiosa (secondo la quale l uomo, ultima creatura di Dio, si trova inserito in una realtà già esistente e perfettamente compiuta). Il materialismo sovietico perché, sulla scia di Materialismo ed empiriocriticismo, banalizzando la differenza kantiana tra fenomeno e cosa in sé 10, affermava l esistenza di una realtà indipendentemente e pienamente conoscibile a prescindere dai nostri schemi concettuali, dalle nostre pratiche linguistiche, dalle nostre credenze. È interessante notare che nella critica di questa posizione Gramsci non cita mai l opera leniniana, ma sempre il testo di Bucharin, Teoria del materialismo storico, manuale popolare di sociologia marxista (tradotto in diverse lingue europee, il testo, che tra il 1921 e il 1929 ha avuto sedici edizioni nella sola Unione Sovietica, era stato pensato come una sorta di abc, ad uso popolare, del marxismo), citato nei Quaderni nella forma contratta di Saggio popolare 11. Gramsci definisce con chiarezza la sua posizione nei confronti dell oggettività del mondo esterno già nella prima serie di Appunti di filosofia del Quaderno 4 affermando che questa non è un fatto scientifico comprovabile mediante prove empiriche, ma «una concezione del mondo, una filosofia». La scienza può solo vagliare le sensazioni al fine di separare quelle permanenti dalle fallaci, legate cioè a «speciali condizioni umane». In questo senso la scienza rettifica e perfeziona la nostra percezione del mondo descrivendo «l essere comune a tutti gli uomini, l essere indipendente da ogni punto di vista che sia meramente particolare.» 12 8

4 Pensare la realtà Con l esplicito riferimento all uomo, Gramsci ci suggerisce una concezione storica, transeunte, umana della realtà. Per corroborare questa tesi Gramsci riprende l argomentazione fornita da Russell circa le categorie di Oriente-Occidente e i concetti di linea, punto, superficie. Ricordo una affermazione di Bertrando Russell: si può immaginare sulla terra, anche senza l uomo, non Glasgow e Londra, ma due punti della superficie della terra uno più a Nord e uno più a Sud (o qualcosa di simile: è contenuta in un libretto filosofico di Russell tradotto in una collezioncina Sonzogno di carattere scientifico). Ma senza l uomo cosa significherebbe Nord e Sud, e punto, e superficie e terra? 13 A pochi mesi di distanza, nella seconda serie di Appunti di filosofia del Quaderno 7, l argomento viene approfondito 14 : Oggettività del reale. Per intendere esattamente i significati che può avere questo concetto, mi pare opportuno svolgere l esempio dei concetti «Oriente» e «Occidente» che non cessano di essere «oggettivamente reali» seppure all analisi si dimostrano nient altro che una «costruzione convenzionale» ossia «storica» (spesso i termini «artificiale» e «convenzionale» indicano fatti «storici», prodotti dello sviluppo della civiltà e non costruzioni razionalisticamente arbitrarie o individualmente arbitrarie). Ricordare il libretto di Bertrand Russell (ediz. Sonzogno, in una nuova collezione scientifica, numero 5 o 6) sulla filosofia neorealistica, e il suo esempio. Il Russell dice presso a poco: «Noi non possiamo pensare, senza l esistenza dell uomo sulla terra, all esistenza di Londra e di Edimburgo, ma possiamo pensare all esistenza di due posti, dove sono oggi Londra e Edimburgo, uno a Nord e l altro a Sud». Si potrebbe obbiettare che senza pensare all esistenza dell uomo, non si può pensare di «pensare», non si può pensare in genere a nessun fatto o rapporto che esiste solo in quanto esiste l uomo. Ma il fatto più tipico, da questo punto di vista, è il rapporto Nord- Sud e specialmente Est-Ovest. Essi sono rapporti reali e tuttavia non esisterebbero senza l uomo e senza lo sviluppo della civiltà. È evidente che Est e Ovest sono costruzioni arbitrarie, e convenzionali (storiche), poiché fuori della storia reale ogni punto della terra è Est ed Ovest nello stesso tempo: costruzioni convenzionali e storiche non dell uomo in generale, ma delle classi colte europee, che attraverso la loro egemonia mondiale le hanno fatte accettare a tutto il mondo. Il Giappone probabilmente è Estremo Oriente non solo per l Europeo, ma anche per l americano della California e per lo stesso Giapponese, il quale attraverso la cultura inglese chiamerà prossimo Oriente l Egitto, che dal suo punto di vista dovrebbe essere Occidente lontano ecc. D altronde il valore puramente storico di tali riferimenti appare dal fatto che oggi le 9

5 Quaderni della Ginestra parole Oriente e Occidente hanno acquistato un significato extracardinale e indicano anche rapporti fra complessi di civiltà 15 In questa prospettiva, se lasciato sul piano meramente teoricospeculativo, perde senso l interrogativo circa la realtà del mondo esterno perché «ciò che importa non è dunque l oggettività del reale come tale ma l uomo che elabora questi metodi» 16. Il rapporto uomo-realtà viene da Gramsci risolto attraverso il concetto di praxis perché «senza l attività dell uomo, creatrice di tutti i valori anche scientifici, cosa sarebbe l oggettività?» 17. Non è difficile notare l assonanza tra questa posizione e quanto espresso da Marx nelle Tesi su Feuerbach che Gramsci legge e traduce in carcere proprio negli stessi mesi in cui registra queste osservazioni. La seconda tesi su Feuerbach, nella traduzione di Gramsci, recita: la quistione se al pensiero umano appartenga una verità obbiettiva, non è una quistione teorica, ma pratica. È nell attività pratica che l uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero. La discussione sulla realtà o non realtà di un pensiero, che si isoli dalla praxis, è una quistione puramente scolastica. 18 Gramsci definisce così il retroterra filosofico del materialismo storico secondo cui «non si può staccare il pensare dall essere, l uomo dalla natura, l attività (storia) dalla materia, il soggetto dall oggetto, se si fa questo distacco si cade nel chiacchiericcio, nell astrazione senza senso» 19. Ecco che, per superare la separazione tra essere e pensiero, tra attività e materia, Gramsci concepisce il materialismo storico come un nuovo monismo ossia come la attività dell uomo (storia) in concreto, [ ] applicata a una certa «materia» organizzata (forze materiali di produzione), alla «natura» trasformata dall uomo. Filosofia dell atto (praxis), ma non dell «atto puro», ma proprio dell atto «impuro», cioè reale nel senso profano della parola. 20 Ne segue che il marxismo può essere a buon diritto essere definito materialismo storico se e solo se si interpreta il termine materialismo nel suo «significato più estensivo» 21, ossia come categoria ermeneutica che escluda la trascendenza dal proprio orizzonte teorico e pratico. In conclusione, ogni interrogativo sulla natura e sulla realtà che venga posto sub specie aeternitatis, prescindendo cioè dalla prassi umana, è un falso problema perché natura e realtà sono sempre dati in quella 10

6 Pensare la realtà Dopo aver apportato poche varianti, nel corrispettivo testo C Gramsci aggiunge: «senza l uomo, cosa significherebbe la realtà dell universo? Tutta la scienza è legata ai bisogni, alla vita, all attività dell uomo» 23. Ne risulta che, conoscendo solo «i fenomeni in rapporto all uomo e siccome l uomo è un divenire, anche la conoscenza è un divenire, pertanto anche l oggettività è un divenire» 24. Oggettivo quindi, si domanda retoricamente Gramsci, «non significherà umanamente oggettivo e non perciò anche umanamente soggettivo?» Considerazioni conclusive MATTEO CERRETELLI, LETTURE DI STRADA sintesi storica nella quale è impossibile prescindere dall attività umana. Se è così, ciò che più importa non è dunque l oggettività del reale come tale ma l uomo che elabora questi metodi, questi strumenti materiali che rettificano gli organi sensori, questi strumenti logici di discriminazione, cioè la cultura, cioè la concezione del mondo, cioè il rapporto tra l uomo e la realtà. Cercare la realtà fuori dall uomo appare quindi un paradosso, così come per la religione è un paradosso, peccato, cercarla fuori di Dio. 22 Gramsci con la sua riflessione si impegna a definire la realtà come un costrutto umano, sociale, per la precisione. Un prodotto storico e quindi destinato a variare col mutare del sistema sociale di riferimento. A mio avviso, si può affermare che ad essere importanti non siano tanto le argomentazioni che Gramsci utilizza a favore della sua tesi, quanto piuttosto il fine che le anima. Gramsci non era un filosofo, Gramsci era «un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta politica immediata» 26. Qual è stato il motivo che può aver spinto Gramsci ad affrontare un argomento apparentemente così lontano dai suoi interessi più o meno immediati 11

7 Quaderni della Ginestra come il concetto di realtà e la critica del realismo filosofico di Bucharin? Probabilmente la risposta a questa domanda risiede nel senso ultimo che hanno le pagine dei Quaderni. I Quaderni del carcere sono un laboratorio concettuale immenso, frammentario, labirintico, ma hanno un fine preciso: elaborare per il futuro un progetto politico impossibile, a causa della dittatura fascista, da attuare nel presente. Definire la realtà come un processo, una costruzione umana, storica, e respingere l idea che si tratti di un qualcosa di fisso, immutabile, indipendente dall uomo, rientra a pieno titolo in questo progetto politico. Gramsci è intimamente convinto della traducibilità tra concezione del mondo (anche quando inconsapevole, acritica) e agire politico. La filosofia, per Gramsci, non è pura teoresi, né semplice storia delle idee, la filosofia è l intera forma mentis sottesa al comportamento individuale e sociale, la filosofia dà senso e vivifica la strategia politica. Come sottolinea giustamente Frosini, il «materialismo volgare» (e il realismo filosofico che sottende) appare a Gramsci un ideologia da subalterni perché «non fa che ripetere in forma variata la concezione religiosa del rapporto tra uomo e mondo come di due sfere reciprocamente estranee»: per Gramsci, «il materialismo perpetua la percezione che di se stessi hanno le classi subalterne, come di oggetti privi di volontà, in balia delle circostanze» 27. Per Gramsci il compito del politico in un momento storico di crisi è educare le classi popolari ad assumere progressivamente un ruolo attivo e consapevole nella vita politica del paese. Rifondare la filosofia partendo dal concetto stesso di realtà diventa quindi la precondizione per la riflessione e l azione politica. LUCIA MANCINI 1 Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Edizione critica dell Istituto Gramsci a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino I riferimenti ai Quaderni del carcere seguiranno questo ordine: QC, numero di quaderno, numero di paragrafo, numero di pagina dell edizione critica. Le citazioni delle traduzioni carcerarie fanno riferimento a Quaderni di traduzioni ( ), a cura di G. Cospito, G. Francioni, Istituto dell Enciclopedia Italiana, Roma 2007: saranno citati con la sigla QT seguita dall indicazione del quaderno e del numero di pagina dell edizione critica. Per quanto riguarda le citazioni dalle lettere, farò riferimento a Lettere dal carcere ( ), a cura di A. A. Santucci, Sellerio, Palermo I riferimenti seguiranno questo schema: LC, numero di pagina e tra parentesi il destinatario seguito dalla data della lettera. 2 Per quanto riguarda le norme redazionali e le modalità di stesura che Gramsci adotta in carcere, rimando alla Nota al testo di Gianni Francioni (QT, ). 3 V. Gerratana, Prefazione in QC, XXXVI-VII. 4 QC, 4, 1, QC, 4, 16, QC, 11, Avvertenza, QC, 6, 198, Con il titolo di Appunti di filosofia Gramsci definisce tre blocchi di note contenute nei Quaderni 4, 7 e 8, stese nei due anni compresi tra il maggio del 1930 e il maggio del La prima serie (dalla carta 41 recto alla carta 80 verso del Quaderno 4) è stata vergata tra il maggio e il novembre del 1930, la seconda (da c. 51 recto a c. 73 verso del Quaderno 7) tra il novembre del 1930 e il novembre del 1931 e l ultima (dal recto di c. 51 al verso di c. 79) tra il novembre del 1931 e il maggio del Per quanto riguarda 12

8 Pensare la realtà la particolare accezione del termine filosofia in Gramsci rimando al testo di F. Frosini, La religione dell uomo moderno. Verità e politica nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, Carocci, Roma Per Gramsci, il senso comune «è la filosofia dei non filosofi, cioè la concezione del mondo assorbita acriticamente dai vari ambienti sociali in cui si sviluppa l individualità morale dell uomo medio. Il senso comune non è una concezione unica, identica nel tempo e nello spazio: esso è il folclore della filosofia, e come il folclore si presenta in forme innumerevoli: il suo carattere fondamentale è di essere una concezione del mondo disgregata, incoerente, inconseguente, conforme al carattere delle moltitudini di cui esso è la filosofia» (QC, 8, 173, 1045). 10 «Ogni differenziazione misteriosa, sottile, ingegnosa tra il fenomeno e la cosa in sé è un assoluta assurdità filosofica. In effetti ogni uomo ha osservato milioni di volte la trasformazione semplice ed evidente della cosa in sé in fenomeno, in cosa per noi. Questa trasformazione non è altro che la conoscenza. La dottrina del machismo secondo cui, poiché noi conosciamo solo le sensazioni, non possiamo sapere niente sull esistenza di qualche cosa oltre i limiti delle sensazioni, è un vecchio sofismo della filosofia idealistica e agnostica che viene servito con una nuova salsa». (Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo, [1908], in Opere complete, XLV vol., Editori Riuniti, Roma , vol. XIV, pp , p. 116). È doveroso ricordare come nei suoi Quaderni filosofici (scritti di carattere personale, non destinati alla pubblicazione e quindi liberi da preoccupazioni politico-ideologiche immediate) Lenin registri osservazioni gnoseologiche meno ingenue nelle quali la conoscenza non viene definita come mera «fotografia» ma come «processo». «La conoscenza è il processo di immersione (dell intelletto) nella natura inorganica allo scopo di subordinarla alla potenza del soggetto e allo scopo di ottenere generalizzazioni (conoscenza dell universale nei suoi fenomeni). [ ] Il coincidere del pensiero con l oggetto è un processo: il pensiero (=l uomo) non si deve rappresentare la verità come la morta quiete, come una semplice immagine (copia), pallida (inerte), senza tendenza, senza movimento, come un genio o un numero, come un pensiero astratto» (V. I. Lenin, Quaderni filosofici, a cura di L. Colletti, Feltrinelli, Milano 1976, pp ). 11 N. I. Bucharin, Teorija istoričeskogo materializza. Populjarnyi učebnik marksistkoj sociologii, Mosca 1921; La théorie du materialisme historique. Manuel populaire de sociologie marxiste, Édition Sociales Internationales, Paris 1927; trad. it. A Binazzi, a cura di V. Gerratana, Teoria del materialismo storico. Manuale popolare di sociologia marxista, La nuova Italia, Firenze QC, 4, 41, QC, 4, 41, Un ulteriore spia dell interesse di Gramsci può essere dato dall autonoma correzione dei riferimenti geografici (Edimburgo in luogo di Glasgow) dell esempio di Russell. Rimando alle osservazioni di Giuseppe Cospito nel saggio Gli strumenti logici del pensiero: Gramsci e Russell in Gramsci e la scienza, storicità e attualità delle note gramsciane sulla scienza, a cura di M. P. Musitelli, Istituto Gramsci Friuli Venezia Giulia, Trieste 2008, pp QC, 7, 25, QC, 4, 41, Ibidem [corsivo mio]. 18 QT, 7 [a], QC, 4, 41, QC, 4, 37, QC, 11, 16, QC, 4, 41, QC, 11, 37, QC, 8, 177, QC, 8, 177, LC, 448 (alla madre, 24 agosto 1931). 27 F. Frosini, Gramsci e la filosofia, cit., p

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