Il Polo fiorentino della pelle

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1 Studi sui distretti industriali Il Polo fiorentino della pelle Servizio Studi e Ricerche Luglio 2008

2 Il polo fiorentino della pelle Indice Executive summary 3 1. Analisi strutturale Collocazione ed estensione del distretto La storia del sistema locale Il distretto secondo i dati di Censimento e della Camera di commercio I prodotti e l organizzazione della filiera distrettuale L articolazione strategica e gli attori distrettuali Gli scambi commerciali Crescita e redditività secondo i bilanci aziendali Lo scenario competitivo Il nuovo contesto competitivo Punti di forza e di debolezza del sistema distrettuale Sfide e strategie evolutive 40 Casi aziendali Colzi srl 16 Sapaf snc 16 Gucci Group 18 Braccialini srl 20 Nannini spa 22 Salvatore Ferragamo spa 41 Pelletteria Il Ponte spa 43 Bibliografia e sitografia 47 A cura di: Cristina De Michele, Giovanni Foresti e Stefania Trenti Database management: Giovanna Bocchioli Realizzato in collaborazione con il TEDIS Venice International University Un ringraziamento per i dati forniti da Antonella Innocenti dell Ufficio statistica e studi della Camera di commercio di Firenze. Si ringraziano tutti i colleghi che hanno letto una versione precedente di questo lavoro e, in particolare, i colleghi che operano nel distretto, Stefano Veracini (Centro Imprese di Firenze) e Alfonso Tedesco (Centro Corporate Firenze).

3 Studi sui distretti industriali 2

4 Il polo fiorentino della pelle Executive summary Il polo fiorentino della pelletteria di alta qualità, ormai considerato un vero e proprio distretto del lusso, si estende nella provincia di Firenze in un area che va da Scandicci, Lastra a Signa e Impruneta fino, a sud, a Pontassieve e in generale alla Val di Sieve. La produzione del distretto è principalmente rappresentata da articoli di pelletteria quali borse (33%), portafogli (15,3%), cinture (2,4%) ed altri articoli in pelle (valigie, sacche da viaggio, borsoni, borse da lavoro), collocabili nella fascia prezzo/qualità alta (fino al segmento del lusso) o medio-alta. Secondo i dati di censimento Istat, nel 2001 un quarto degli addetti della pelletteria italiana trovava impiego nel polo. Nel distretto sono presenti anche imprese specializzate nel comparto calzaturiero. Il polo fiorentino si distingue per le tradizionali competenze artigianali di lavorazione, unite alla qualità dei materiali, alla cura dei dettagli, alla creatività e alla ricerca stilistica. Il sistema locale è caratterizzato da competenze tacite che consentono di realizzare un prodotto di alta qualità conosciuto in tutto il mondo. L alta qualità del prodotto finale è garantita anche dal legame con il vicino distretto di S. Croce sull Arno che, oltre ad offrire pelli di qualità e differenziate per tipologia e lavorazione, anticipa, con l ausilio di team interni di tecnici e la collaborazione di stilisti e modellisti, le tendenze della moda, seguendo il cliente sin dalla fase creativa e proponendo campionari nuovi e personalizzati per le imprese del Polo fiorentino. Nell ambito distrettuale coesistono sia grandi griffe (Gucci, Ferragamo, Prada, Lvmh, etc.) che agiscono come soggetti leader e global player nel Sistema moda, sia piccole e medie imprese locali dotate di un proprio marchio. Queste ultime si caratterizzano per una vocazione spiccatamente artigianale, detengono un know how indispensabile per le imprese del settore e mostrano un elevata propensione agli investimenti e all aggregazione in strutture consortili. Nell area è presente inoltre un fitto reticolo di piccole imprese, collocate nelle diverse fasi produttive, che si inserisce nella rete di fornitura delle imprese finali. Accanto a queste lavorano fornitori specializzati di componenti ed accessori e rivenditori di macchinari per la pelletteria, oltre ad aziende che offrono servizi di consulenza per lo stile e l organizzazione degli stabilimenti nei settori della pelletteria e calzaturiero. Le aziende leader sono sia di origine endogena al distretto (ad esempio Gucci, Ferragamo, The Bridge), che provenienti dall esterno (Lvmh, Mariella Burani Fashion Group, Prada etc.). Nel primo caso le imprese emergono dalla storia del distretto come attori di spicco, andando ad occupare gradualmente il ruolo di interfaccia tra il sistema locale ed i mercati di sbocco; nel secondo caso si assiste all entrata di imprese già di grandi dimensioni ed operanti su scala transnazionale. Le imprese leader affiancano il prodotto tradizionale di pelletteria, la borsa, a vari accessori in pelle e, in alcuni casi, estendono la propria offerta in altri comparti del Sistema moda (es. Gucci), seguendo una strategia di brand extension comune a molte grandi griffe della moda. Il polo è caratterizzato da una forte vocazione all export rivolto prevalentemente ai paesi dell Europa (Svizzera, Francia, Regno Unito in primis), agli Stati Uniti e al Giappone. Il nucleo delle grandi imprese che opera nel settore del lusso risulta altamente internazionalizzato, mentre le imprese prive di marchio proprio e ancora di più quelle della subfornitura dei grandi player incontrano delle difficoltà nei loro 3

5 Studi sui distretti industriali processi di internazionalizzazione commerciale. L internazionalizzazione produttiva è invece contenuta, per via della qualità dei prodotti trattati che può essere messa a repentaglio spostando all estero la produzione, ma anche per la presenza di numerose microimprese cinesi che possono assicurare un costo del lavoro relativamente contenuto per le fasi del ciclo produttivo a più basso valore aggiunto. I forti cambiamenti intervenuti nello scenario internazionale, la crescente apertura dei mercati e la concorrenza internazionale hanno messo a dura prova le imprese del polo fiorentino della pelle. L evoluzione di esportazioni, fatturato e redditività consentono di osservare come, tuttavia, gli attori distrettuali abbiano saputo trovare rapidamente le giuste contromisure all inasprimento del contesto competitivo. In questo il distretto è stato anche favorito dall evoluzione degli stili di consumo, che ha stimolato la domanda di pelletteria in pelle di lusso, divenuta nel tempo uno strumento imprescindibile per personalizzare e qualificare il proprio look a costi relativamente accessibili e con acquisti anche saltuari, affiancandoli a capi di abbigliamento e/o calzature anche di qualità non elevata. Tra il 2003 e il 2007 il distretto ha, infatti, conosciuto una notevole espansione sui mercati esteri, che è stata accompagnata da un ampliamento dell avanzo commerciale, nonostante l aumento sostenuto delle importazioni. Anche il fatturato complessivo desumibile dai bilanci aziendali, dopo un 2002 difficile, è tornato a crescere a ritmi sostenuti. A differenza di quanto avvenuto al di fuori del distretto, l aumento del fatturato è stato accompagnato da un rafforzamento delle condizioni reddituali, spinte verso l alto dal miglioramento dei già elevati margini unitari (a indicazione dell alta qualità delle produzioni realizzate nel territorio fiorentino). Le imprese dislocate nel resto d Italia, invece, non sono riuscite ad innalzare il proprio mark-up e, conseguentemente, il Roi, mostrando un defict reddituale rispetto agli operatori del polo di Firenze. I dati di bilancio sono quindi indicativi dei buoni livelli di competitività raggiunti dalle imprese fiorentine, che sono riuscite a conquistare nuove quote di mercato, innalzando ulteriormente la propria (già alta) redditività industriale. La reattività delle imprese del distretto è dipesa e dipende da molti fattori, che vanno dalla ricchezza e qualità del tessuto produttivo, alla presenza in loco delle grandi griffe. Il tessuto produttivo locale ha consentito alle imprese più dinamiche del distretto di riorganizzarsi in strutture più snelle, a rete, mantenendo al proprio interno le fasi a maggior valore aggiunto ed affidando all esterno, nella maggior parte dei casi sempre nel territorio fiorentino, le fasi di trasformazione del prodotto. La vitalità del polo distrettuale è stata garantita anche dal fermento di iniziative promosse da una serie di attori locali, istituzionali e privati, a sostegno del distretto (iniziative consortili di promozione dei prodotti distrettuali e di supporto all innovazione delle imprese, certificazioni etiche e di qualità per la filiera della pelletteria, azioni di marketing territoriale, attività di formazione etc.). Anche le grandi griffe internazionali hanno contribuito a trainare l economia locale nei periodi di crisi, favorendo la circolazione di nuove competenze produttive e il presidio delle fasi a valle di commercializzazione e distribuzione del prodotto. L insediamento di grandi player della moda ha, tuttavia, prodotto anche alcuni effetti negativi come, ad esempio, un rapporto di forte dipendenza delle 4

6 Il polo fiorentino della pelle imprese più piccole terziste e una gerarchizzazione dei rapporti di fornitura, con una conseguente perdita di contatto con il mercato finale per molte imprese locali. Nella situazione attuale, le principali sfide per le aziende del lusso operanti nei mercati finali sono collegate alla capacità delle imprese, da un lato, di potenziare i rapporti con il sistema produttivo locale e, dall altro lato, di inserirsi nelle reti globali del valore, sviluppando relazioni internazionali nelle fasi a valle e operando come player del più generale Sistema moda, grazie all immagine acquisita e alla diversificazione dei prodotti e dei marchi in portafoglio. Le aziende del distretto di medie dimensioni con marchi propri dovranno sempre più prendere coscienza dell importanza di migliorare le politiche di marchio e di comunicazione, al fine di trasmettere il valore aggiunto offerto e accrescere la differenziazione rispetto ai competitor internazionali. Lo stesso discorso vale per le piccole imprese che operano in un regime produttivo misto, a marchio proprio e conto terzi: anch esse dovranno in prospettiva puntare su innovazione tecnologica, politiche di marchio e sviluppo della rete distributiva, mantenendo, in tal modo, il contatto con il mercato finale. Più complessa è la situazione per i fornitori, subfornitori e terzisti locali. Sono questi soggetti ad aver sofferto maggiormente negli ultimi anni, così come è evidente anche dal calo, a partire dal 2003, del numero di imprese individuali e società di persone attive nella pelletteria nella provincia di Firenze. Le imprese leader possono in tal senso avere un ruolo attivo, traendone vantaggio, per contribuire a sostenere e rilanciare la competitività di questi attori e, quindi, a ben vedere, del sistema distrettuale. E necessario che queste sappiano valorizzare le competenze tipiche della rete distrettuale, anche tenendo sotto controllo il fenomeno della diffusione di imprenditorialità cinese a basso costo, irregolare e non integrata nel tessuto distrettuale. La presenza di un network di fornitura in grado di garantire l alta qualità delle lavorazioni a tutti i livelli (e certificate made in Itay) offre, infatti, vantaggi alle aziende leader in termini di credibilità ed immagine, consolidando la loro competitività. Anche il tessuto produttivo locale di piccole imprese fornitrici e terziste dovrà, però, cercare di rafforzarsi e riqualificarsi, proponendosi sempre più come partner strategico per il committente, approfondendo le proprie capacità progettuali e ponendosi su un piano di collaborazione con i clienti. Ciò significa saper coniugare le conoscenze tacite e il know how di alto profilo del contesto distrettuale con i nuovi saperi assimilati attraverso il rapporto con imprese leader. La confluenza di queste diverse competenze distintive e l interazione con altri settori complementari di supporto (fornitori di macchinari, tecnologie, consulenza, ecc.) aumentano la competitività delle piccole imprese accrescendo la loro importanza e centralità per le aziende leader. A questo fine, la rete di fornitura non potrà fare a meno di innovare i processi produttivi, attraverso investimenti tecnologici ed informatici. Spazi di innovazione sono possibili sia con riferimento alla progettazione, sia alle fasi di preparazione e di taglio. Gli operatori del settore più avveduti sono consapevoli della necessità di introdurre innovazioni di processo, avanzamenti tecnologici e informatici e di dotarsi di nuovi macchinari da gestire creando forme di cooperazione orizzontale tra reti di piccole imprese (ricorrendo a formule consortili come, ad esempio, l iniziativa del Consorzio Centopercento italiano). 5

7 Studi sui distretti industriali In questo contesto è necessario che la piccola imprenditoria distrettuale superi le barriere culturali e psicologiche che si frappongono all utilizzo di strumentazioni tecnologiche più evolute e all automazione di alcune fasi del processo produttivo, che potrebbero, invece, coesistere con fasi di lavorazione manuale ad alto valore aggiunto. L automazione di alcune fasi non andrebbe a detrimento dell artigianalità del prodotto e potrebbe contribuire a razionalizzare e velocizzare il processo produttivo migliorando il servizio al cliente. Il fattore competenze rappresenterà in futuro la discriminante fondamentale per l autonomia e la solidità delle aziende. Si tratta da un lato di salvaguardare le competenze tacite proprie del distretto e, dall altro, di promuovere l innovazione dei tradizionali modelli imprenditoriali. La formazione e la creazione di nuove figure professionali assumono in questo un ruolo rilevante, per arricchire le imprese e far sì che queste siano in grado di affrontare le nuove sfide poste dall attuale contesto competitivo. Chiave di volta è l implementazione di politiche formative con una maggiore articolazione delle attività di formazione già avviate in ambito distrettuale. Riveste quindi importanza decisiva un azione collettiva che veda coinvolti i protagonisti del polo produttivo (imprese, società consortili, associazioni di categoria), ma anche istituzioni e strutture universitarie locali. E necessaria infatti un azione sinergica dei vari attori distrettuali, pubblici e privati, per sostenere lo sviluppo del tessuto produttivo locale attraverso interventi volti a favorire lo sviluppo di risorse di sistema e tesi a rafforzare alcune funzioni strategiche per le imprese (per es. formazione, servizi per l innovazione tecnologica, organizzativa, di prodotto ecc.). Un ruolo importante per la creazione di un efficiente mercato dei servizi alle Pmi può essere svolto da enti camerali, associazioni imprenditoriali e società consortili con funzione di erogazione di servizi. 6

8 Il polo fiorentino della pelle 1. Analisi strutturale 1.1 Collocazione ed estensione del distretto Il polo fiorentino della pelletteria di alta qualità, ormai considerato un vero e proprio distretto del lusso, si estende nella provincia di Firenze in un area che va da Scandicci, Lastra a Signa e Impruneta fino, a sud, a Pontassieve e in generale alla Val di Sieve (CCIAA di Firenze, 2005). Sulla base della delibera del Consiglio Regionale n. 69 del 21/02/2000, si è provveduto alla identificazione di Sistemi Produttivi Locali Manifatturieri e dei Distretti industriali per la Regione Toscana. In particolare, sulla base di tale classificazione è possibile ricondurre all interno del Polo fiorentino della pelle i Sistemi Economici Locali che presentano una marcata specializzazione nei settori pelle, cuoio e calzature, ovvero: - il S.E.L. 9.2 Area Fiorentina Quadrante Val di Sieve comprendete i comuni di Dicomano, Londa, Pelago, Pontassieve, Rufina e San Godenzo; - il S.E.L. 9.3 Area Fiorentina Quadrante Centrale, comprendente i Comuni di Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa. 1.2 La storia del sistema locale La nascita delle prime imprese nel distretto è fatta risalire alla seconda metà dell Ottocento; pioniere di questo processo è Guccio Gucci, che decide poi negli anni Venti di aprire un laboratorio specializzato nella pelletteria, articoli da viaggio e da selleria, insieme con un negozio a Firenze (Batazzi, Bortolotti, Simoni, 2005). Le lavorazioni si mantengono su scala prettamente artigianale. Si eseguono all interno dei laboratori tutte le fasi del processo produttivo (taglio, scarnitura, montaggio e cucitura), realizzando un prodotto di qualità. L artigiano lavora su ordinazione, progettando e realizzando prodotti su misura, personalizzati. Vengono acquisite importanti competenze nel trattamento di materiali particolari, come le pelli di coccodrillo e di lucertola. È il periodo tra gli anni Cinquanta e Sessanta che vede la costituzione di un vero polo della pelletteria. A partire dagli anni Cinquanta, infatti, i piccoli laboratori iniziano a mutare, passando da impresa artigianale ad industriale, allungano il canale per arrivare al cliente finale, rivolgendosi, molto spesso, non più al consumatore finale bensì ad un altra impresa committente, con un proprio marchio, una propria catena distributiva o un negozio. L idea di prodotto cambia passando da personalizzato a lotto, come anche il processo produttivo che diviene più articolato, introducendo la fase di progettazione e prototipizzazione del prodotto. Si passa così alla nascita di spin-off per la realizzazione di una maggiore specializzazione per fasi, alla gestione di ingenti quantitativi meno personalizzati da produrre nel minor tempo possibile e realizzando economie di scala. In questi anni iniziano, pian piano, a delinearsi le esternalizzazioni di alcune fasi del processo produttivo, in particolare per le lavorazioni a domicilio: le imprese affidano all esterno, nella maggior parte dei casi ai familiari dell operaio di banco, la realizzazione di alcune componenti, ad esempio le fodere, le tracolle e le maniglie. Successivamente il fenomeno dell esternalizzazione investe anche altre fasi del processo produttivo, quali il montaggio. Il tipo di relazione tra committente e produttore è diretto, ma può prevedere ulteriori passaggi per fasi 7

9 Studi sui distretti industriali specifiche del ciclo. Si può verificare anche una sorta di rapporto di collaborazione per la realizzazione del design. La massima espansione del distretto si ha tra gli anni Settanta e Novanta, con una forte crescita del numero di imprese e di addetti occupati. Nel corso degli anni settanta il processo di esternalizzazione si consolida con la comparsa di nuove figure a fianco dell azienda che commercializza il prodotto finito. Molti marchi stranieri iniziano ad interessarsi al sistema locale sviluppando reti produttive, con ricadute positive sul territorio. Da un lato i processi produttivi rimangono pressoché gli stessi, dall altro lato si registra una crescente dinamicità delle imprese nelle fasi di ricerca, progettazione e marketing. Agli inizi degli anni novanta il distretto attraversa una fase di crisi che investe alcune realtà aziendali e viene avvertita la necessità di snellire le strutture organizzative anche per la crescente globalizzazione dei mercati. Si delineano strutture a rete che consentono di gestire meglio le diverse fasi del ciclo produttivo. Le aziende puntano al costante potenziamento del valore aggiunto dei prodotti; fattori di competitività per la pelletteria di lusso sono sempre più rappresentati dal marchio, dalla qualità e design di prodotto, dall organizzazione interna e dallo sviluppo di reti di fornitura, logistica e controllo della rete distributiva (Batazzi, Bortolotti, Simoni, 2005). Le evoluzioni degli ultimi anni possono essere ricondotte al consolidamento di vari attori leader e alla gerarchizzazione del sistema produttivo locale ( 1.5). Si sta delineando però una nuova fase di controllo diretto della produzione esterna o ricorso selettivo all esterno da parte delle imprese leader distrettuali. Alcune di esse per far fronte alla crescente complessità del mercato iniziano a presidiare direttamente alcune attività (prima svolte ricorrendo a licenze esterne o a rapporti di subfornitura tradizionali) attraverso l acquisto di unità produttive esterne (per esempio l acquisizione di calzaturifici da parte di Gucci e Prada o l acquisizione di alcune pelletterie da parte di note griffe italiane o straniere) o impostando politiche di fornitura più selettive, nelle quali si sviluppano rapporti collaborativi e di interazione reciproca solo con alcuni fornitori. In quest ultimo caso, il ricorso all esterno non significa necessariamente ricorso al sistema locale, in quanto per molti servizi ritenuti critici e per particolari produzioni ci si rivolge sempre più a un offerta nazionale o internazionale (Irpet, 2004). 1.3 Il distretto secondo i dati di Censimento e della Camera di commercio La struttura produttiva e dimensionale 8 L analisi delle dimensioni del polo fiorentino della pelle prende in esame i dati relativi al codice Ateco 19, preparazione e concia del cuoio, fabbricazioni di articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e calzature. L analisi considera il distretto nel suo complesso e i due sistemi produttivi locali che ne fanno parte (il S.E.L. 9.2 Area Fiorentina Quadrante Val di Sieve e il S.E.L. 9.3 Area Fiorentina Quadrante Centrale), specializzati nelle lavorazioni della pelle, del cuoio e nella produzione di calzature. Complessivamente (Tab. 1.1), il distretto fiorentino al 2001 comprende unità locali, per addetti e una dimensione media per unità locale di 4,9 addetti. Il polo fiorentino assorbe il 32% delle unità locali toscane appartenenti al settore in esame, raccogliendo il 21,5% degli addetti del settore sempre a livello regionale. Sui dati nazionali, il polo pesa per il 9,4% in termini di unità locali e per

10 Il polo fiorentino della pelle il 5,3% in termini di addetti. Analizzando i dati Istat per S.E.L., si nota come il Quadrante Centrale (area di Scandicci) costituisca l 89,4% (2.026) dell insieme delle unità locali del distretto, raccogliendo l 83,3% (9.175) degli addetti del polo. Analizzando il peso percentuale sia in termini di unità locali sia di addetti per le due aree del polo, si evidenzia come a differenziare particolarmente i due Quadranti sia la dimensione media di impresa: il Quadrante Centrale presenta una media di 4,5 addetti per unità locale contro i 7,6 del Quadrante Val di Sieve. La dimensione media del distretto (4,9 addetti per unità locale) risulta essere in linea con la media del Quadrante Centrale, visto il peso percentuale elevato di tale S.E.L.. La dimensione media nella Regione e in Italia è più elevata e pari rispettivamente a 7,2 e 8,52 addetti per unità locale. Area Tab. 1.1 POLO FIORENTINO DELLA PELLE: unità locali, addetti e dimensioni medie (a) VALORI ASSOLUTI Unita' Locali Addetti Dimensioni Medie S.E.L. 9.2 Area Fiorentina Quadrante Val di Sieve Dicomano ,67 8,73 10,11 Londa ,00 4,55 6,91 Pelago ,74 5,03 4,92 Pontassieve ,92 8,55 8,77 Rufina ,56 6,49 7,92 San Godenzo ,20 4,50 2,83 Subtotale area ,84 7,04 7,64 S.E.L. 9.3 Area Fiorentina Quadrante Centrale Bagno a Ripoli ,08 9,92 11,05 Calenzano ,90 6,71 5,66 Campi Bisenzio ,77 3,19 2,57 Fiesole ,86 3,64 3,67 Firenze ,74 4,39 3,13 Lastra a Signa ,33 9,10 7,55 Scandicci ,09 10,14 9,62 Sesto Fiorentino ,88 6,99 2,91 Signa ,80 5,53 3,20 Subtotale area ,84 6,39 4,53 Totale aree ,84 6,48 4,86 % quadrante Val di Sieve / totale aree 14,9% 14,2% 10,6% 14,9% 15,4% 16,7% % quadrante Centrale / totale aree 85,1% 85,8% 89,4% 85,1% 84,6% 83,3% % totale aree / Toscana 24,7% 26,0% 32,0% 19,8% 21,0% 21,5% % totale aree / Italia 6,5% 6,9% 9,4% 4,3% 5,0% 5,3% Toscana ,29 8,04 7,24 % Italia 26,1% 26,7% 29,3% 21,5% 23,7% 24,9% Italia ,83 9,06 8,52 Area S.E.L. 9.2 Area Fiorentina Quadrante Val di Sieve S.E.L. 9.3 Area Fiorentina Quadrante Centrale VALORI % Unita' Locali Addetti Dimensioni Medie 91/'96 96/'01 91/'01 91/'96 96/'01 91/'01 91/'96 96/'01 91/'01-5,3% -4,4% -9,4% 14,3% 3,7% 18,5% 20,7% 8,4% 30,8% 0,1% 33,6% 33,8% 9,7% -5,3% 3,8% 9,5% -29,1% -22,4% Totale aree -0,7% 28,2% 27,4% 10,4% -3,9% 6,0% 11,1% -25,1% -16,8% Toscana -5,5% 4,3% -1,5% 4,2% -6,1% -2,1% 10,3% -9,9% -0,7% Italia -7,7% -4,9% -12,2% -5,3% -10,6% -15,4% 2,5% -6,0% -3,6% (a) I dati fanno riferimento al codice Ateco 19. ovvero alla preparazione e concia del cuoio, fabbricazioni di articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e calzature. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Censimenti Istat 1991, 1996 e

11 Studi sui distretti industriali Relativamente all evoluzione del distretto, il trend vissuto dal polo fiorentino presenta valori antitetici rispetto all andamento del settore sia a livello regionale sia nazionale. Analizzando le variazioni nel decennio relative alla numerosità di unità locali, il settore a livello regionale e nazionale vede un ridimensionamento rispettivamente del 1,5% e del 12,2%, mentre il polo fiorentino segna un +27,4%, concentrando tale crescita nella seconda metà del decennio esaminato. Analoghe considerazioni possono essere fatte relativamente all andamento del numero di addetti: il distretto fiorentino presenta una variazione positiva del 6% contro un ridimensionamento del 2,1% per il settore regionale e del 15,4% nazionale. In questo caso, la crescita del numero di addetti si concentra nella prima metà del decennio, segnando un +10,4%, ridimensionato nella seconda metà da un 3,9%. Scomponendo l analisi dei trend distrettuali nel decennio per area locale, il Quadrante Val di Sieve segna un calo del 9,4% relativamente al numero di unità locali e al contrario un +18,5% per il numero di addetti, segno di una ristrutturazione dell area che si è anche tradotta in una crescita delle dimensioni medie; il Quadrante Centrale vede invece un aumento sia del numero di unità locali sia degli addetti, nonostante la variazione del +33,8% per le prime sia molto superiore al +3,8% per gli addetti. Le diverse dinamiche registrate per le due aree locali portano a cambiamenti diversi nelle dimensioni medie che crescono nel Quadrante Val di Sieve e scendono nel Quadrante Centrale. Analizzando la distribuzione di unità locali e addetti per classi di addetti (Tab. 1.2) emerge come la maggioranza delle unità locali si concentri nelle classi inferiori ai 15 addetti; una quota significativa è inoltre costituita da micro-imprese, con meno di 10 addetti; tra il 1991 e il 2001 è, inoltre, possibile notare una crescita elevata del numero delle unità locali unipersonali e con solo due addetti. Nel complesso, quindi, hanno un peso elevato le imprese di piccole dimensioni (meno di 50 addetti), che nel 2001 rappresentano il 99,4% dell intera popolazione di imprese del polo (Tab. 1.3); in esse viene occupato l 84,2% degli addetti del distretto. Esistono 11 unità locali di medie dimensioni (pari allo 0,49% del totale), dove trova impiego l 8% degli occupati del distretto. Nel tempo le unità locali di grandi dimensioni (con almeno 250 addetti) sono passate da 1 a 2, assorbendo una quota di occupati contenuta ma crescente (dal 3,5% del 1991 al 7,7% del 2001). Tab POLO FIORENTINO DELLA PELLE unità locali e addetti per dimensioni aziendali VALORI ASSOLUTI Unita' Locali Addetti Dimensioni Medie Classe Addetti ,00 1,00 1, ,00 2,00 2, ,78 3,86 3, ,22 7,21 7, ,97 12,07 11, ,30 17,54 17, ,28 28,31 28, ,86 65,70 67, ,67 160,00 139, ,00 340,00 426,00 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Censimenti Istat 1991, 1996 e

12 Il polo fiorentino della pelle Tab. 1.3 POLO FIORENTINO DELLA PELLE: unità locali e addetti per classi dimensionali VALORI ASSOLUTI Unita' Locali Addetti Classe Addetti e più COMPOSIZIONE % Unita' Locali Addetti Classe Addetti ,38% 99,26% 99,43% 87,29% 86,93% 84,23% ,56% 0,62% 0,49% 9,26% 7,13% 8,03% 250 e più 0,06% 0,11% 0,09% 3,46% 5,93% 7,74% VARIAZIONI % Unita' Locali Addetti Classe Addetti 91/'96 96/'01 91/'01 91/'96 96/'01 91/' ,79% 28,45% 27,43% 9,92% -6,92% 2,32% ,00% 0,00% 10,00% -14,98% 8,20% -8,01% 250 e più 100,00% 0,00% 100,00% 89,42% 25,29% 137,33% Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Censimenti Istat 1991, 1996 e La rilevanza del Polo fiorentino della pelle Sempre i dati di Censimento consentono di capire la rilevanza assunta in ambito italiano dal Polo fiorentino della pelle nelle produzioni in cui è specializzato. A questo proposito la Tabella 1.4 mostra chiaramente come il distretto rivesta un importanza primaria nella pelletteria (classificata con il codice Ateco 192). A. Unità locali Tab. 1.4 I numeri del Polo fiorentino della pelle, 2001 Polo fiorentino della pelle Provincia di Firenze Italia classi di addetti almeno 250 Totale almeno 250 Totale almeno 250 Totale Totale B. Addetti Polo fiorentino della pelle Provincia di Firenze Italia classi di addetti almeno 250 Totale almeno 250 Totale almeno 250 Totale Totale C. Composizione % e rilevanza del Polo fiorentino in termini di addetti Composizione % degli addetti del distretto Addetti distretto in % addetti prov. di Firenze Addetti distretto in % addetti italiani classi di addetti almeno 250 Totale almeno 250 Totale almeno 250 Totale 191 0,4% 0,0% 0,0% 0,4% 3,6% 0,0% - 3,1% 0,2% 0,0% 0,0% 0,1% ,0% 5,2% 3,7% 82,8% 78,3% 62,1% 100,0% 77,8% 26,0% 15,7% 27,6% 25,0% 193 9,9% 2,9% 4,1% 16,8% 19,2% 33,5% 100,0% 26,3% 1,1% 1,0% 4,7% 1,3% Totale 84,2% 8,0% 7,7% 100,0% 54,0% 43,6% 100,0% 54,9% 6,1% 2,1% 7,1% 5,3% Note: 191: concia; 192: pelletteria; 193: calzature. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Censimento

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