Lezione del 29/04/2015, classe III E (9:00-10:00)

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1 Lezione del 29/04/2015, classe III E (9:00-10:00) IL NEOPLATONISMO: UN'INTRODUZIONE STORICA Francesco Spina

2 PARTE I: I PRECURSORI DEL NEOPLATONISMO La filosofia greca dell'età classica aveva riconosciuto alla ricerca filosofica (o indagine razionale) il più alto valore. La ricerca era il punto di partenza e il fine ultimo dell'esistenza: nella ricerca era riposto il valore della personalità umana e il modo di formazione più alto.

3 Una profonda trasformazione. A partire dal I secolo a.c., l'indagine filosofica viene subordinata a un fine già dato (cioè: non più da ricercare), che si esprime come: rivelazione trascendente sapienza originaria. Il massimo valore è accordato alla tradizione religiosa.

4 Rivalutazione del concetto di tradizione. Alla filosofia viene impresso ora un orientamento religioso. Nell'epoca precedente, invece, la filosofia era nata come volontà di liberazione dalle tradizioni, dai costumi e dalle opinioni stabilite. Socrate è stato un po' il simbolo di questa tendenza: per lui, l'uomo non ha bisogno di ricevere la verità dalla tradizione, perché questa verità è affidata alla sua ragione.

5 Funzione della tradizione. Nell'epoca che stiamo analizzando, abbiamo il prevalere dell'interesse religioso. La tradizione riprende una sua nuova legittimità: infatti, la verità è ritenuta il frutto di una rivelazione originaria. La tradizione è dunque la garanzia di questa verità: insomma, a differenza della filosofia classica, la verità non è la meta della nostra ricerca, ma sta dietro alle nostre spalle, acquisita in origine. La tradizione è la conservazione di questo passato.

6 L'eclettismo. Un orientamento dominante è l'eclettismo: cioè la tendenza a raccogliere e a cucire insieme gli elementi religiosi impliciti nella storia del pensiero greco precedente. 1) Dalla religione dei misteri, al pitagorismo, al platonismo. 2) Tentativo di riconnettere la filosofia greca alle religioni orientali: filosofia greco-giudaica.

7 1. I neopitagorici. In questo periodo, rifiorisce il pensiero pitagorico. Comparsa di scritti di falsa attribuzione, scritti attribuiti a Pitagora stesso, per esempio. Invenzione di una tradizione. Tutti gli autori di questa scuola riconoscono: 1) Una separazione totale tra Dio e il mondo. 2) La supposizione che esistano divinità inferiori che facciano da intermediarie tra Dio e il mondo.

8 Ermete Trismegisto. A questa corrente, appartengono gli scritti attribuiti a Ermete Trismegisto (I sec. d.c.). Scopo di questi scritti è riportare la filosofia greca alla religione egizia. Gli scritti ermetici sono caratterizzati dall'ostilità contro il cristianesimo e dalla difesa del paganesimo e delle religioni orientali.

9 Numenio di Apamea. Seconda metà del I sec. d.c. Il pensiero di Numenio di Apamea (in Siria) si presenta come un miscuglio di elementi pitagorici e platonici. Secondo Numenio, la filosofia dei Greci deriva dalla sapienza orientale: Platone sarebbe un Mosè atticizzante. Aspetti rilevanti del suo pensiero:

10 Divisione delle tre divinità. 1) Il primo Dio è puro intelletto, principio della realtà, re dell'universo; 2) Il secondo Dio è il demiurgo, che opera sulla materia e forma il mondo. È il principio del divenire; 3) Il terzo Dio è il mondo, come prodotto del demiurgo. Fusione di concetti platonici (il bene come principio supremo e il demiurgo) e aristotelici (Dio come puro intelletto).

11 Conciliazione tra Pitagora e Platone. L'ingresso dell'anima in un corpo è considerato un male. L'opposizione di spirito e materia è equiparata a quella di bene e male. L'anima è distinta in anima razionale e irrazionale.

12 2. Il platonismo medio. Mescolanza di dottrine disparate. Autore rilevante di questo periodo, in questa corrente: Plutarco di Cheronea (46 d.c.-120 d.c.). È autore, tra le altre, dell'opera Vite parallele. Aspetti rilevanti del suo pensiero:

13 a. Dio come causa. Il mondo non deriva da un'unica causa. Se Dio fosse l'unica causa, non esisterebbe il male. Dio è causa del bene. La causa del male è una forza indeterminata e indeterminabile che viene soggiogata da Dio, all'atto della creazione, ma rimane pur sempre presente nel mondo. Dio, puro bene, è situato al di sopra del mondo. (Anche Plutarco ammette l'esistenza di divinità intermedie, demoni.)

14 b. Le parti dell'anima. Plutarco accetta la divisione platonica dell'anima in: anima intellettiva, irascibile e appetitiva. Ma la mescola con la divisione aristotelica, perciò le parti diventano cinque. Ammette anche lui la superiorità della parte intellettiva sulle altre.

15 c. L'etica. Nell'etica, segue Aristotele. Esistono due tipi di ragione: 1) La ragione scientifico-teoretica (Logos): si occupa del cielo, della terra, degli astri, del mare. La sua virtù propria è la sapienza (sophia). 2) La ragione volitiva/pratica: si occupa del bene, del male, del piacere e del dolore. La sua virtù è la saggezza (phronesis).

16 La virtù etica. Il compito della saggezza è frenare e moderare gli impulsi irrazionali e trovare il giusto mezzo. Plutarco oppone le virtù morali o etiche all'apatia cinico-stoica: non si tratta di abolire del tutto gli impulsi irrazionali, ma di costruire la medietà e l'armonia delle passioni.

17 3. La filosofia greco-giudaica. Siamo nel periodo immediatamente prima dell'avvento del cristianesimo. Si tenta la fusione tra speculazione filosofica greca e sapienza orientale.

18 Filone di Alessandria. L'autore più importante di questa scuola è Filone di Alessandria. 1) Venerazione per le Sacre Scritture e Mosè, in particolare. 2) Ammirazione per i filosofi greci. Conciliazione dei due pensieri: il risultato è una forma di platonismo.

19 a. La trascendenza assoluta di Dio. Impossibile comprendere la sua natura, per via della sua perfezione assoluta. L'uomo ispirato può al massimo vedere che Egli è, non che cosa è. Dio è superiore persino al bene e all'unità. È chiamato essere. Egli ha tre potenze originarie: 1) La bontà 2) Il potere 3) Il Logos (Verbo/Sapienza).

20 b. Il Logos come intermediario tra Dio e l'uomo. È il tramite della creazione divina. Prima della creazione, Dio crea un modello perfetto, non sensibile, incorporeo. A partire da questo modello, crea il mondo. Si serve di una materia indeterminata e priva di forma (da cui derivano le imperfezioni del mondo). Il Logos è la sede delle idee, concepite da Filone alla stregua di forze.

21 c. Il fine dell'uomo è l'unione con Dio. Compito dell'uomo è ricongiungersi con Dio. 1) Per fare ciò, l'uomo deve innanzitutto liberarsi dalla sensibilità e dai vincoli del corpo. 2) Deve liberarsi anche dalla ragione. 3) A questo punto, deve attendere l'iniziativa di Dio, la sua grazia, che lo sollevi fino alla visione di Dio. Questa condizione sovrumana e inesprimibile si chiama estasi (letteralmente: lo stare fuori di sé).

22 4. Il neoplatonismo. È l'ultima espressione del platonismo nel mondo antico. In questa corrente, che si affermerà nel III sec. d.c., troviamo la formulazione sistematica delle tre tendenze manifestate dalla filosofia greca di questo periodo (vd. sopra). 1) Vasta sintesi di elementi del passato: il platonismo viene fuso con elementi pitagorici, aristotelici e stoici. 2) Avrà una grande influenza sul pensiero futuro: cristiano e medievale, fino al pensiero moderno.

23 Prima forma di scolastica. Orientamento religioso. Prima forma storica di scolastica: intesa come filosofia che cerca una comprensione razionale delle verità religiose tradizionali. La verità non va ricercata: essa è già rivelata (e garantita dalla tradizione). Lo scopo è: comprendere, spiegare e difendere tale verità, grazie al platonismo.

24 Cesura rispetto al platonismo originario. Il neoplatonismo non ha niente a che vedere con il platonismo originario autentico. Il neoplatonismo utilizza il platonismo per giustificare un atteggiamento religioso (mescolandolo con elementi dottrinali eterogenei). Gli aspetti politici (caratteristici del pensiero di Platone) vengono messi da parte, a favore di un'apologetica (difesa) religiosa. Abbiamo dunque una netta cesura (discontinuità) tra neoplatonismo e platonismo. Il primo non è affatto la ripetizione del secondo.

25 Tre figure. 1) Ammonio Sacca ( d.c.): è il fondatore del neoplatonismo; non ha lasciato alcuno scritto. 2) PLOTINO (203/ /270 d.c.): la maggiore figura di questa corrente; allievo di Ammonio Sacca. Insegnò la sua filosofia a Roma. 3) Il suo allievo Porfirio ha ordinato, sotto il titolo: Enneadi, tutti gli scritti di Plotino. Le Enneadi sono 54 trattati, suddivisi in 6 libri, che contengono ognuno 9 trattati. Porfirio ha scritto anche una biografia di Plotino.

26 PARTE II: LE SCUOLE FILOSOFICHE IN EPOCA IMPERIALE Le scuole filosofiche erano (in epoca ellenistica e nel periodo della prima conquista romana) ancora concentrate ad Atene. All'inizio dell'impero romano (a parte quella epicurea) scompaiono. In questo periodo, nascono scuole filosofiche in numerose città importanti dell'impero romano: Alessandria e Roma, per esempio.

27 1. Le istituzioni scolastiche. a) L'insegnamento delle dottrine filosofiche non è più fornito all'interno di quelle scuole, che avevano mantenuto una linea di continuità con il loro fondatore (es. Accademia e Liceo). Nelle città importanti, vengono fondate istituzioni dove si insegnano gli elementi dottrinali delle principali scuole filosofiche. Burocratizzazione dell'insegnamento filosofico. Insegnamento filosofico municipale, retribuito dalle città.

28 Privati professori. b) Dunque, nessun rapporto di continuità con le antiche istituzioni ateniesi. Accanto alle istituzioni municipali o imperiali, continuano a esistere, in questa o quella città dell'impero, professori di filosofia privati, che apriranno proprie scuole (spesso senza successori): es. Ammonio Sacca ad Alessandria o Plotino a Roma. Fenomeno di dispersione delle scuole filosofiche.

29 2. I metodi di insegnamento della filosofia. Nell'epoca precedente, gli allievi erano formati a metodi di pensiero e di argomentazione. L'insegnamento si svolgeva quasi totalmente a livello orale: maestro e allievo dialogavano. La filosofia era un esercitarsi continuo a parlare. Si imparava a vivere e a pensare, parlando.

30 Le autorità. Ora, invece, cambia completamente il metodo di insegnamento della filosofia. L'insegnamento consisterà nello spiegare i testi di quegli autori del passato considerati delle autorità. Esempio: i dialoghi di Platone, i trattati di Aristotele, le opere di Crisippo. In questo modo, avviene il consolidarsi di un'ortodossia: ci sono ancora margini di discussione e di critica, ma ora le autorità diventano sempre di più intoccabili, immodificabili.

31 Un'atmosfera nuova. Le cause di queste modificazioni: 1) I testi dei filosofi erano diventati difficili da comprendere, perciò necessitavano di spiegazione. 2) La verità è concepita come fedeltà alla tradizione trasmessa dalle autorità. Dunque si respira una generale atmosfera scolastica e professorale.

32 Il commentario ai testi. L'insegnamento filosofico assume la forma del commentario ai testi: lettura ed esegesi. Esempio: imparare la filosofia, per i platonici di quest'epoca, significa leggere Platone. Altro esempio: Plotino iniziava le sue lezioni leggendo prima i commentatori di Aristotele e di Platone; dopo di che presentava la propria esegesi del testo commentato.

33 La filosofia attraverso la lettura dei testi. Certo, non si tratta di una lettura solitaria. I corsi sono comunque esercizi orali di spiegazione dei testi scritti. Le stesse opere filosofiche scritte in quest'epoca sono la verbalizzazione di un commentario orale ai testi. Plotino componeva le sue dissertazioni scritte a partire dai quesiti che sorgevano dal testo di Platone.

34 Una citazione. «Ormai non si discute più dei problemi in sé, non si parla più direttamente delle cose, ma di ciò che Platone o Aristotele o Crisippo dicono riguardo ai problemi e alle cose». (PIERRE HADOT, Qu'est-ce que la philosophie antique?, Gallimard, Paris 1995; trad. it. di E. Giovanelli, Che cos'è la filosofia antica?, Einaudi, Torino , p. 147)

35 L'era dei professori. Per esempio. In quest'epoca, non ci si domanda più direttamente: Il mondo è eterno?. Ma: È possibile ammettere che Platone consideri il mondo eterno, quando parla di chora nel Timeo?. Dunque, i filosofi stabiliscono il proprio punto di partenza in un testo di altri.

36 Apprendere la filosofia. Questo metodo è connesso con l'esaltazione della tradizione come garanzia di una verità rivelata. La ricerca della verità coincide con l'esegesi di un dato preesistente e rivelato. Ciò che resta della pratica del dialogo avviene ai margini del commento ai testi.

37 Cosa insegna la filosofia? Apprendere la filosofia, leggendo e commentando i testi comporta due aspetti: 1) Un esercizio formativo in sé: con questo metodo si esercita la ragione; è un invito alla modestia; è un elemento della vita contemplativa. 2) I contenuti dei testi esortano a una trasformazione filosofica della propria vita.

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