Monza 21 maggio 2016

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1 Monza 21 maggio 2016

2 L impatto socio assitenziale del malato di Alzheimer

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5 L ANZIANO DEMENTE E TOTALMENTE NON AUTOSUFFICIENTE MA INCAPACE DI CHIEDERE AIUTO POTENZIALMENTE CAPACE DI FAR DEL MALE A SE E AGLI ALTRI

6 L ANZIANO DEMENTE Assume comportamenti IRRITANTI E FASTIDIOSI Esempio: Wondering Ripetitività Aggressività

7 L ANZIANO DEMENTE Diventa IRRICONOSCIBILE ai suoi cari Vive nel passato Non riconosce le persone Mostra aspetti del carattere sconosciuti LUTTO ANTICIPATORIO

8 Uno degli obiettivi della cura deve quindi essere la promozione del BENESSERE DELLA PERSONA e il contenimento dello STRESS DEL CAREGIVER

9 Nel tempo di sono sviluppate diverse metodologie assistenziali tese a migliorare la qualità di vita dell anziano demente

10 Il presente intervento trae spunto principalmente da due delle tecniche maggiormente note ed utilizzate GENTLE CARE (Ideato e promosso da Moyra Jones) VALIDATION THERAPY (Ideato e promosso da Naomi Feil) Tecniche non contrapposte ma complementari

11 GENTLE CARE Conoscenza della persona malata Valutazione dell impatto della malattia sul malato e sul care giver Costruzione dell Ambiente Protesico (ambiente persone attitività)

12 GENTLE CARE OBBIETTIVO Creare un ambiente che compensi i deficit del malato migliorando la sua qualità di vita

13 VALIDATION THERAPY Il Metodo Validation si basa sul riconoscimento ed il sostegno della realtà emotiva di un alta persona, cercando di cogliere il significato e l importanza delle sue emozioni

14 VALIDATION THERAPY Le persone disorientate sono uniche e degne di rispetto dovrebbero essere accettate per quello che sono: non dovremmo cercare di cambiarle Ascoltare con empatia, riduce l ansia e restituisce dignità

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16 ATTENZIONE non vuol dire recitare, ne fingere, ne ingannare

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18 Metti da parte le tue emozioni, metti un freno i tuoi pensieri

19 Osserva l anziano disorientato e cerca di capire quali sono le sue emozioni in quel momento

20 Per meglio entrare in empatia è utile assumere alcune delle sue caratteristiche fisiche (espressione del viso, ritmo del respiro, posizione del corpo)

21 La distanza corretta è diversa a seconda delle fasi che sta attraversando il malato

22 Nella prima fase (malorientamento) mantenere una normale distanza sociale anche se si è un famigliare stretto Nella seconda fase (confusione temporale) È necessaria una vicinanza più stretta (meno valore alle regole sociali, e tende a ritirarsi nel suo mondo) Nella terza fase (movimenti ripetuti) E necessario un contatto fisico (la persona è ancor più ritirata nel suo mondo) Nella quarta fase (vegetativa) Il tocco è il solo strumento di comunicazione

23 Entra in contatto reale con la persona

24 Usare domande che iniziano con CHI CHE COSA DOVE - QUANDO Evitare le domande che inziano con PERCHE

25 RIFORMULARE Ripetere quanto ci è stato detto, sottolineando con la voce le parole più cariche di emozioni

26 ESPLORARE L OPPOSTO O L ESTREMO Aiuta a comprendere i confini della questione che il malato cerca di comunicarci

27 FARE TESORO DELLE STRATEGIE CHE HANNO FUNZIONATO Molto spesso i meccanismi alla base dell irritazione o del benessere sono gli stessi (anche se non li comprendiamo)

28 FARE DOMANDE CHIUSE Con chi ha difficoltà a comunicare meglio fare domande a cui si risponde con un SI o un NO (ma non facciamo un intervista incalzante!)

29 RISPECCHIARE non Imitare rispecchiare vuol dire inoltrarsi davvero nel mondo interiore della persona

30 CREARE UN CONTATTO VISIVO Mettersi allo stesso livello degli occhi dell altra persona Cercare lo sguardo

31 USARE IL TOCCO Serve per entrare in contatto con una persona che si è ritirata profondamente nel suo mondo

32 USARE UN TONO DI VOCE CHIARO E CALMO Evitare tassativamente toni di voce paternalistici o di compatimento

33 USARE L AMBIGUITA Se non capisci cosa sta dicendo usa l ambiguità: parla lasciando l oggetto sottinteso dando più importanza all emozione che al contenuto

34 USARE LA STIMOLAZIONE SENSORIALE Musica, suoni, contatto fisico, immagini, colori, ecc.

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