Università per Stranieri di Perugia
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- Virginio Rocco
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1 Università per Stranieri di Perugia Corso Specialistico di Lingua Italiana Contemporanea luglio 2009 Tesina finale di Lidia Calabrò Avvicinare gli apprendenti stranieri alle varietà regionali dell italiano attraverso la televisione leggera: il romanesco di E. Brignano a Zelig
2 La proposta didattica che segue nasce dalle considerazioni emerse dalle lezioni tenute dalle Professoresse I. Bonomi e G. Alfieri sul linguaggio dei giornali e della televisione leggera. A partire dai macrogeneri e dall ibridazione dei generi abbiamo potuto constatare come all interno della televisione sia possibile una suddivisione degli stessi in: informativi (es: telegiornali e documentari), di intrattenimento (es: varietà, quiz e sport), fiction (es: soap opera, mini-serie, serial), televisione per ragazzi (es: cartoni animati) e sport. Parallelamente ci è stato mostrato, attraverso registrazioni video e trascrizioni, come il linguaggio con il passare degli anni abbia subito dei cambiamenti. Si è così passati da una prima televisione (paleo-televisione), che si avvaleva di un linguaggio molto formale, aulico e standard, il cui scopo era di educare, istruire e informare, ad una televisione (neo-televisione), che si avvale di un parlato che varia dal serio-formale semplice al colloquiale sciolto, o, addirittura, al trascurato nei reality show il cui fine, prevalentemente, è di intrattenere. Queste differenze rientrano in quelle che Berruto (1993) definisce varietà o dimensioni di variazione dell italiano, che possiamo suddividere in: - Varietà diatopica nella quale si collocano le varietà regionali dell italiano; si varia, infatti, dall italiano standard normativo all italiano regionale fortemente dialettizzante. - Varietà diastratica in cui si passa dall italiano colto ricercato all italiano popolare basso, a seconda dello strato sociale di appartenenza. - Varietà diafasica che va dal formale aulico all italiano informale trascurato. - Varietà diamesica che riguarda il mezzo di trasmissione della lingua, dall italiano scritto-scritto (es: romanzo), allo scritto-parlato (es: chat, , sms), al parlatoscritto (es: testo del telegiornale, copione di un film) e al parlato-parlato (es: linguaggio spontaneo). Già in Nencioni (1983), la tematica della variazione linguistica legata al canale era stata approfondita in varie direzioni. Inoltre, a causa del progresso tecnologico, ai tradizionali canali di scritto e parlato si era aggiunto il trasmesso (cfr. Sabatini, 1982), veicolato da mezzi come il telefono, la radio, la televisione, Internet, che utilizzano, a volte anche combinate, sia la lingua parlata, sia la lingua scritta, e rapidamente la trasmettono a distanza, spesso consentendone la registrazione. Il parlato ha così acquisito possibilità che gli sembravano precluse e anche lo scritto ha assunto tratti innovativi. Inoltre, alla netta contrapposizione tra lingua scritta e lingua parlata è 2
3 stata sostituita la visione della realtà linguistica come un continuum, che prevede, tra i due poli del "parlato-parlato" (la conversazione spontanea, con scambio di ruoli tra parlante e ascoltatore; cfr. Nencioni, 1983) e dello "scritto-scritto" (privo di contatti con l'oralità), una serie di realizzazioni intermedie con diversi gradi di formalità. La distinzione tra il momento della produzione e quello della percezione del messaggio si rileva sia in testi scritti che vengono recepiti nel canale orale (testi letti ad alta voce, testi teatrali), sia in testi che, prodotti nell'oralità, vengono poi letti (testi dettati, verbalizzazione di processi) (cfr. D Achille). Nelle reali varietà d uso della lingua spesso le diverse dimensioni si intersecano e nella situazione italiana in particolare è praticamente impossibile separare la variazione diatopica da quella diastratica. Le varietà native degli italiani sono varietà socio-geografiche determinate: questo vuol dire che un parlante appartenente ad una certa fascia sociale e ad un certo territorio presenta un qualche grado di marcatezza regionale (più o meno evidente) o un dialetto. Un ulteriore spunto di riflessione è dato dal fatto che sono proprio le differenziazioni geografiche a caratterizzare, oggi, il piccolo schermo. Nella gran parte dei generi di trasmissione è presente l italiano nelle sue varietà regionali da cui emerge un grado di marcatezza minimo, limitato all intonazione o alla pronuncia (es: nei telegiornali e nella pubblicità), o più accentuato, con tratti regionali anche nel lessico e nella morfosintassi (es: nei film, nei talk show e nei programmi di intrattenimento comici). Secondo quanto emerso dalle lezioni della Prof.ssa Alfieri e della Prof.ssa Setti, sembra che il romanesco, ovvero l italiano regionale parlato a Roma, si stia affermando come lingua dominante nella televisione, forse anche in seguito al fatto che molti tra giornalisti e attori sono di Roma o vivono nella capitale e che molti studi di ripresa e case di doppiaggio si trovavano e si trovano tutt ora nella medesima città. Fatte queste premesse, come suggerito dal titolo di questo lavoro, proponiamo di presentare uno spezzone di un intervento del comico Enrico Brignano a Zelig 2008 (Il matrimonio parte prima) ad una classe di apprendenti di italiano/l2 di livello C2, allo scopo di avvicinarli alle forme di italiano regionale, avvalendoci anche della trascrizione fonetica che, a questo punto, gli allievi dovranno essere in grado di utilizzare per migliorare la propria pronuncia. Si prevede che l attività duri almeno un ora e mezza. Inoltre, la velocità di elocuzione e il regionalismo sono tali che un apprendente di livelli inferiori incontrerebbe grosse difficoltà a seguire il monologo. 3
4 Sono necessarie, però, due precisazioni. Per prima cosa, secondo il QCER, al livello C2 gli studenti devono possedere una conoscenza almeno passiva delle varietà regionali dell italiano. Infatti, è enunciato che la competenza sociolinguistica comprende anche la capacità di riconoscere i marcatori linguistici che indicano ad es. la regione di origine. Tra questi marcatori linguistici rientrano elementi fonologici, ad es. lo scempiamento consonantico in area veneta ( tute per tutte, deto per detto ) e, come scritto nel Sillabo per i corsi di lingua e cultura italiana dell Università per Stranieri di Perugia per quanto riguarda la competenza fonetica e grafemica per il livello C1, viene curata l abilità di lettura e la velocità di elocuzione. Si introduce una riflessione sistematica sulla fonetica e sulla fonologia della lingua italiana, della quale si descrivono fenomeni come: il raddoppiamento fonosintattico; alcune pronunce regionali che possono creare confusione nell apprendimento (mancata geminazione al Nord, processo di affricazione del Centro-sud in penso, polso, corso, allungamento della durata di /b/ e /g/ nel Centro-sud in sabato, vigile, la fricativizzazione del Centro-sud in facile). In secondo luogo, l analisi, e la successiva proposta, si limita prevalentemente all aspetto fonetico e morfo-fonetico della variante regionale in questione e non comprende quello sintattico, in cui sono evidenti dislocazioni ed espressioni marcate (es: io non è che, ma se la robiola ce l abbiamo ar frigo), perché per limiti di tempo e per questioni logistiche non è stato possibile inserirlo. Prima di esporre gli apprendenti al testo video, è necessaria una contestualizzazione che preveda la spiegazione del monologo del comico, il quale presenta una situazione di realtà quotidiana che qualunque italiano si è trovato o si troverà ad affrontare: il ricevimento di una partecipazione di nozze. Brignano racconta che cosa succede all interno di una coppia quando riceve un invito e ne ripropone le dinamiche sottoforma di dialogo. Tale dialogo risulta molto rappresentativo dal punto di vista della gestualità e dell espressività, anche perché si avvale di un linguaggio tipicamente romanesco. In tutto il suo intervento l attore passa da un linguaggio neostandard alla variante regionale, attuando il meccanismo di code-switching; nelle due parti proposte per l analisi, invece, prevale il romanesco. Facciamo presente che questo tipo di varietà regionale viene spesso utilizzata dagli attori nelle trasmissioni comiche con una connotazione positiva, che mira a enfatizzare i tratti che la caratterizzano. Questa è anche la motivazione prevalente che sta alla base della scelta operata. 4
5 A questo punto, è possibile presentare il video due volte senza testo e una terza volta con la trascrizione sia ortografica, sia fonetica, chiedendo però agli studenti di leggere solo la parte ortografica trascritta in corsivo. Riportiamo qui di seguito le due parti proposte 1 : 1) D: Ma chi se sposa?// D:? U: Non lo so/ perché nun è facile capire/ chi se sposa Carlo/ Carlo e Tabiola/ eh?// U:? D: Tabiola?// D:? U: Sì/ Labi/ Labiola// U: D: Labiola?// D:? U: Robiola// U: D: Robiola? Ma quale Robiola?/ Ma se la robiola ce l abbiamo ar frigo!// D:? U: Allora se è ar frigo lei nun po esse / Fabiola!// U: D: Fabiola?/ No! Non mi dire! Carlo e Fabiola!// D:?!! U: Carlo e Fabiola// U: D: Ma non s erano lasciati?// 1 Per le trascrizioni fonetiche sono stati utilizzati i font di Silipa93 scaricabili gratuitamente dal sito web 5
6 D:? U: S erano lasciati// U: ( ) 2) D: Senti/ mo tu te rifai il letto!// D: U: No/ non cominciamo eh!/ Io non è che me so sposato pe rifamme el letto// U:! D: Senti/ io non è che so a schiava tua, hai capito?/ Te e tu madre// D:? U: Tu/ quanno parli de mi madre/ te devi sciacqua la bocca, hai capito?/ Allora adesso co tu fratello U:? D: a mi fratello/ Amore/ sono le cinque/ prendiamo un tè?// D:? U: Ma chi lo prende il te!// U:! ( ) Dopo aver mostrato agli studenti il video una terza volta con il testo sottomano, è possibile far loro svolgere una serie di esercizi. Nel primo si chiede di individuare e sottolineare i verbi e di riportarne la forma dell infinito o della persona corrispondente (es: esse, po, so, rifamme, sciacqua ). Successivamente, si può far notare come cambino anche gli articoli, le preposizioni articolate, gli aggettivi possessivi, riportando la forma in romanesco con accanto lo spazio per 6
7 trascrivere quella corrispondente in taliano standard (es: ar, tu, pe, el, a ). Il terzo esercizio, più di tipo fonetico, consiste nel sottolineare, all interno di una stessa parola, le consonanti che, in posizione postvocalica, vengono geminate dal locutore; gli studenti possono avvalersi della trascrizione fonetica per verificare dove, effettivamente, questo fenomeno si presenta (es: Fabiola, Robiola, Tabiola). Due fenomeni fonetici da far notare agli allievi sono l utilizzo dell affricata interdentale sorda al posto della normale fricativa dentale sorda dopo la nasale (es: penso) e quello della fricativa palatale sorda al posto dell affricata palatale sorda in posizione intervocalica (es: facile), fenomeni rispettivamente definiti di affricazione e di fricativizzazione. Inoltre, si potrebbe chiedere agli studenti di riflettere anche sul tipo di linguaggio utilizzato, cioè un linguaggio molto informale tra due persone appartenenti allo stesso nucleo familiare; l utilizzo della parola mo, che sta per adesso, permette di evidenziare come in un contesto diverso, non necessariamente formale, questa non verrebbe utilizzata. Una volta visti e compresi gli elementi più caratteristici di questa varietà regionale, è possibile chiedere agli apprendenti di riscrivere il testo in italiano standard e, magari a coppie, di leggere i dialoghi avvalendosi della trascrizione fonetica, domandando loro di dare anche espressività ai testi, offrendone, cioè, una drammatizzazione. La lettura della trascrizione fonetica, inoltre, permette di mettere in atto il raddoppiamento fonosintattico, che non sarebbe possibile solo attraverso una lettura ortografica, ed evidenzia anche le caratteristiche tipiche della varietà di italiano proposta. Si potrebbe concludere la lezione facendo vedere l intero filmato di modo che gli studenti possano acquisire consapevolezza di quanto analizzato in precedenza. Riteniamo che quest attività nel suo complesso possa risultare molto stimolante, in quanto prende spunto dalla televisione leggera che, a sua volta, con i suoi programmi di intrattenimento, si rifà alle realtà quotidiane che ci circondano. Inoltre, aiuterebbe gli apprendenti stranieri ad essere molto più autonomi nella comprensione delle varietà regionali, proprio come lo è un parlante nativo. 7
8 BIBLIOGRAFIA: A.A. V.V. (2002). Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione. Firenze: La Nuova Italia. Alfieri, G. (2006). La lingua della televisione. In: Trifone, P. (a cura di). Lingua e identità. Una storia sociale dell italiano. Roma: Carocci. Alfieri, G. L italiano della televisione leggera : il parlato teatralizzato del talk show e il parlato oralizzato della fiction. Appunti dalle lezioni tenute dalla docente durante il Corso Specialistico di Lingua Italiana Contemporanea presso l Università per Stranieri di Perugia luglio Berruto, G. (1993). Le varietà del repertorio. In: Sobrero, A. Introduzione all italiano contemporaneo. La variazione e gli usi. Vol.1. Bari: Laterza. Berruto, G. (1993). Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche. In: Sobrero, A. Introduzione all italiano contemporaneo. La variazione e gli usi. Vol.1. Bari: Laterza. Berruto, G. (1998). Sociolinguistica dell italiano contemporaneo. Roma: Carocci. Bonomi, I. Masini, A. Morgana, S. (2003). La lingua italiana e i mass media. Roma: Carocci. Bonomi, I. L informazione e la divulgazione televisiva. La lingua dei telegiornali. Appunti dalle lezioni tenute dalla docente durante il Corso Specialistico di Lingua Italiana Contemporanea presso l Università per Stranieri di Perugia luglio Canepari, L. (1999b). Il MaPI seconda edizione Manuale di Pronuncia Italiana. Bologna: Zanichelli (con due audiocassette). Costantini, L. Montesi, A. Tomassini, P.(2009) Per un pugno di corti. L italiano attraverso i cortometraggi. Livello intermedio-avanzato B1-C2. Perugia: Guerra. D Achille, L italiano scritto, parlato, trasmesso. Su Italicon. D Agostino, M. (2007). Sociolinguistica dell Italia contemporanea. Bologna: Il Mulino. Diadori, P. (1994). L italiano televisivo. Roma: Bonacci. Nencioni, G. (1976). Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato-recitato. In: Strumenti critici, 29, pp (poi in Id., Di scritto e di parlato. Discorsi linguistici. Bologna: Zanichelli Pp ). Pichiassi, M. (a cura di). (2008). Sillabo per i corsi di lingua e cultura italiana a stranieri. Facoltà di Lingua e Cultura Italiana. Università per Stranieri di Perugia. 8
9 Sabatini, F. (1982). La comunicazione orale, scritta e trasmessa: la diversità del mezzo della lingua e delle funzioni. In: Boccafurni Serromani (a cura di) (1982), pp Setti, R. La lingua del cinema italiano contemporaneo. Appunti dalle lezioni tenute dalla docente durante il Corso Specialistico di Lingua Italiana Contemporanea presso l Università per Stranieri di Perugia luglio Telmon, T. (1993). Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche. In: Sobrero, A. Introduzione all italiano contemporaneo. La variazione e gli usi. Vol.1. Bari: Laterza. SITOGRAFIA 9
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