LA MOTIVAZIONE IN AMBITO ORGANIZZATIVO



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LEADERSHIP& LM MANAGEMENT LA MOTIVAZIONE IN AMBITO ORGANIZZATIVO E I SUOI EFFETTI SULLA PERFORMANCE DELLE RISORSE UMANE E DELLE ORGANIZZAZIONI Perché è importante che il personale sia motivato e cosa favorisce tale fenomeno. Dott.ssa Francesca Lanzi Laureata in Psicologia del Lavoro, Tirocinante presso Cubo Srl PREMESSA È ormai riconosciuto il ruolo centrale delle Risorse Umane in ambito organizzativo e la funzione svolta dalla motivazione ai fini del raggiungimento di un alta performance personale ed aziendale. L articolo, partendo da un breve accenno alla letteratura di riferimento, analizza e definisce il fenomeno multifattoriale della motivazione organizzativa, individuando le diverse variabili su cui le aziende dovrebbero agire per giungere ad un suo sviluppo e mantenimento nel tempo. Nello specifico verrà affrontato il tema della valorizzazione delle Risorse Umane tramite l attuazione di una politica gestionale proattiva, volta a favorire l ascolto di bisogni e desideri, la partecipazione attiva e lo sviluppo di capacità e competenze. È stato ampiamente dimostrato, infatti, come il personale che si sente concretamente ascoltato nei propri bisogni individuali e lavorativi sarà intrinsecamente soddisfatto ed orientato a mantenere un rapporto profondo, di fidelizzazione, con l azienda oltre che ad attivare diversi comportamenti positivi e un maggiore impegno nello svolgimento dei propri compiti. I. DEFINIZIONE DI MOTIVAZIONE Il termine motivazione deriva dal latino motus moto e rimanda, come indicato da Kreitner e Kinicki (2004), a l insieme dei processi psicologici che provocano la nascita, la direzione e la persistenza di azioni volontarie dirette verso un obiettivo o una prestazione (Steers e Porter, 1987). Può essere intesa, quindi, come una energia, una forza, investita dagli individui nella realizzazione della prestazione lavorativa e nell appartenenza all organizzazione che li porta ad impegnarsi in modo costante nel proprio lavoro (Argentero, Cortese e Piccardo, 2008), producendo diversi effetti positivi nei confronti di se stessi e dell intera organizzazione. II. CENNO ALLE PRINCIPALI TEORIE Data l importanza rivestita dal fenomeno in ambito organizzativo, sono 50 LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015

state elaborate, dagli anni 50 ad oggi, molteplici teorie con l obiettivo di spiegarne il funzionamento e gli effetti prodotti sul comportamento della persona. Tali teorie, illustrate brevemente nella Figura 1, sono fortemente eterogenee tra di loro e descrivono la motivazione da un punto di vista contenutistico e processuale, individuando diversi meccanismi che portano la persona all azione al fine di raggiungere il risultato desiderato. Dalla breve panoramica presentata, si deduce che i diversi modelli interpretativi, se considerati singolarmente, non riescono a cogliere il fenomeno della motivazione nella sua interezza, si tratta, infatti, di un costrutto multifattoriale che cambia non solo tra persone e culture diverse ma anche all interno della stessa persona in base al momento, allo stato d animo ed al contesto in cui si trova. Ciascun modello è però utile perché contribuisce ad individuare degli elementi su cui le aziende possono agire per mantenere un elevato livello di soddisfazione ed impegno, come se fossero tanti pezzi di un puzzle tutti ugualmente necessari ad ottenere la configurazione finale (Fig. 2). III. PROMUOVERE LA MOTIVAZIONE DEL PERSONALE TRAMITE UNA GESTIONE EFFICACE DELLE RISORSE Dall integrazione delle diverse teorie emerge che la motivazione dipende dalle caratteristiche individuali delle persone (bisogni, locus of control, senso di autoefficacia, autostima, personalità, etc..) ma anche e soprattutto dalle effettive condizioni di lavoro, fisiche e psicologiche, in cui queste operano. Tali condizioni possono di conseguenza favorire, o al contrario inibire, la spinta motivazionale nel soggetto. Occorre allora progettare ambienti di lavoro che ottimizzino, tramite una gestione efficace delle Risorse Umane, lo sviluppo e il benessere dei propri collaboratori, tenendo conto delle diversità (tra di essi e nelle situazioni organizzative) che richiedono necessariamente la creazione di soluzioni ad hoc per ogni specifica realtà. Ne deriva che è fondamentale il ruolo della Leadership che deve essere di Figura 1. Principali teorie elaborate sulla Motivazione. Figura 2. Integrazione delle Teorie. LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015 51

Figura 3. Gestione efficace delle Risorse Umane tipo partecipativo, incentrata sull ascolto diretto dei collaboratori e sulla creazione di un clima organizzativo che sostenga la loro crescita personale e tecnica, oltre che la strutturazione dell ambiente lavorativo così da favorire il benessere fisico e psicologico delle persone che vi operano. Nei paragrafi successivi saranno analizzate le diverse variabili, riportate schematicamente in figura 3, su cui è importante agire per ottenere una gestione efficace delle risorse umane. a. Mettere la Persona al centro dell organizzazione Le Risorse Umane sono parte vitale delle organizzazioni, sono esse infatti che, con la propria attività e competenza, incidono sull andamento e di conseguenza sul possibile (o meno) progresso delle imprese. Da qui deriva la necessità di dare loro il giusto valore, ponendole al centro delle proprie politiche gestionali affinché possano sviluppare senso di appartenenza e soddisfazione. Come indicato da Bontempi (2014), i dipendenti con cui operiamo sono prima di tutto Persone, le loro emozioni e sentimenti sono importanti e le relazioni aziendali devono poggiare su un sentimento di fiducia, raggiungibile tramite la comunicazione e l ascolto attivo dei bisogni/desideri dei propri collaboratori oltre che dei consigli e valutazioni inerenti il contenuto del lavoro. D altro canto occorre attivare una costante diffu- sione e circolazione delle informazioni, sia tecniche sia di tipo puramente organizzativo, rendendo le persone consapevoli delle politiche interne e della situazione aziendale, favorendo in questo modo non solo la condivisione di idee e competenze ma anche un forte senso di partecipazione tra i dipendenti. È importante favorire reali condizioni di crescita per il personale, mediante la realizzazione di corsi di formazione sia tecnici, volti all ampliamento/aggiornamento delle competenze e conoscenze necessarie alla realizzazione del proprio lavoro, sia incentrati sullo sviluppo interiore della persona, permettendole di acquisire o migliorare competenze personali e comportamentali (Soft-Skill o competenze trasversali) altrettanto essenziali nel mondo del lavoro come nella vita quotidiana (Leadership, Empowerment, Team-Work, Problem-Solving, Negoziazione, Assertività ). Condizioni di crescita sono favorite inoltre dall appartenenza a gruppi di lavoro, la cui creazione deve essere incoraggiata poiché producono effetti positivi sul singolo soggetto, come: 52 LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015

senso di appartenenza, identificazione e sicurezza emotiva. Far parte di un team efficacemente strutturato comporta, inoltre, la possibilità di dividere il carico di lavoro se eccessivo ma soprattutto di generare soluzioni e idee creative grazie alla condivisione di competenze ed esperienze da parte di professionisti diversi. Affinché si verifichino tali aspetti è però fondamentale che il gruppo sia basato su obiettivi e metodologie di azione condivise e sull instaurarsi di un clima di fiducia e collaborazione reciproca. È necessario tener conto, infine, del rapporto tra vita privata e lavorativa, favorendo l attuazione di soluzioni denominate Family Friendly, in cui l azienda cerca di conciliare i bisogni personali e famigliari del proprio personale con quelli aziendali ricorrendo, ad esempio, ad orari di lavoro flessibili, part-time, job-sharing, telelavoro etc. b. Promuovere una Leadership di tipo Partecipativo La valorizzazione e l ascolto attivo dei dipendenti, così come indicato sopra, è una responsabilità primaria del Manager/Responsabile di funzione, il quale deve porsi come Leader supportivo, favorendo reali possibilità di crescita ed empowerizzazione dei propri dipendenti. Il Responsabile ha il dovere di creare condizioni di lavoro positive e motivanti per i propri collaboratori, attuando una politica gestionale trasparente e proattiva, agendo quotidianamente come modello positivo di comportamento. Deve essere empatico, ascoltare le richieste e le idee fornite dai dipendenti, valorizzandone i lati positivi e fornendo al contempo suggerimenti utili. Anche McGregor (1960), nell elaborazione della Teoria Y, concettualizza l importanza di attuare un management volto a sviluppare il potenziale dei propri dipendenti, ricorrendo all uso dei riconoscimenti positivi e della delega. È importante favorire l assunzione di responsabilità ed autonomia, mostrando fiducia nelle capacità dei propri dipendenti e organizzando il lavoro in modo equilibrato, tramite quello che Locke e Latham (1975; 1990) hanno indicato come Goal Setting, vale a dire, un modello di gestione basato sulla definizione di obiettivi che devono essere: specifici, sfidanti e definiti secondo criteri misurabili. È necessario, inoltre, che questi siano proporzionati alle reali capacità dell individuo e che forniscano un feedback sulle azioni attuate, fungendo così da meta e consentendo alla persona di operare per livelli successivi, sviluppando competenze sempre nuove. Tali obiettivi inoltre devono essere individuati in condivisione con i propri collaboratori, facendoli sentire parte integrante della soluzione da raggiungere, ai fini dello sviluppo e della crescita non solo personale ma dell organizzazione stessa. Il Leader, infine, dovrebbe assumere la funzione di Coach, nei confronti dei propri collaboratori, infondendo loro l entusiasmo, l energia e la determinazione necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati. È chiaro come tale ruolo sia estremamente complesso e richieda importanti competenze e capacità, per questo motivo è necessario che i Responsabili stessi siano costantemente valutati da parte dei dipendenti e formati per essere realmente efficaci e motivanti. Questo accade, come riportato da Garvin D.A. (2013), per esempio, all interno dell azienda Google in cui i dipendenti di diverse funzioni partecipano ad un indagine, a cadenza pluriennale, in cui forniscono un feedback rispetto ai propri Manager ed in seguito, se necessario, vengono attivati specifici corsi di formazione per potenziare il Management. L autore sottolinea come tali giudizi debbano avere carattere confidenziale ed essere finalizzati esclusivamente al miglioramento e la crescita dei superiori e conseguentemente dei dipendenti stessi. c. Valutare il personale come feedback per la sua valorizzazione La valutazione delle risorse umane se attuata, non come strumento di controllo e giudizio ma, come strumento di valorizzazione e di sviluppo favorisce l apprendimento e la crescita personale dei dipendenti. Borgongni e Miraglia (2014) parlano, a tal proposito, di Performance Management indicando un costante processo d identificazione, misurazione e sviluppo delle prestazioni individuali, realizzato attraverso un processo di valutazione on-going, lungo l intero anno lavorativo, fornendo feedback in itinere che favoriscano una presa di coscienza continua del proprio livello di preparazione o delle capacità e competenze possedute oltre ai possibili gap da colmare. Se possibile, in termini di tempi e costi, è consigliabile utilizzare un modalità di feedback a 360 gradi, LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015 53

così come indicato da Costa e Granecchi (2500), che consiste nel coinvolgere non solo il diretto superiore ma anche il dipendente stesso, i colleghi e i clienti con cui collabora, al fine di ottenere una valutazione maggiormente globale e accurata. Le informazioni raccolte verranno, quindi, comunicate alla persona valutata tramite colloqui individuali in cui saranno discussi i dati emersi in fase di valutazione e fornito un piano di sviluppo, suggerendo l attuazione di diverse azioni specifiche, come corsi di formazione ad hoc, job rotation, job enlargement, coaching, etc.. d. Sviluppare il Benessere Organizzativo Con Benessere Organizzativo s intende la capacità dell organizzazione di promuovere e conservare il benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione (Avallone e Bonaretti 2003), quindi, ai fini di creare salute e sicurezza per le persone, è importante strutturare l ambiente fisico di lavoro, definendo gli spazi dedicati ai singoli collaboratori (posizione dei monitor, sedute ergonomiche, corretta esposizione alla luce solare ed artificiale, benessere termico, presenza di rumore ), oltre che quelli specifici per le riunioni, il lavoro di team e i momenti di pausa. Anche nella attività di strutturazione dell ambiente deve essere promossa la partecipazione dei dipendenti (Spano, Montagna e Argentero, 2008) utilizzando, ad esempio, liste di suggerimenti e indicazioni pratiche o indagini sul clima. Garantire un ambiente di lavoro sano significa agire anche sulle possibili cause dei rischi psicosociali, come lo stress lavoro-correlato, il mobbing, il burnout, pericoli sempre più frequenti in ambito organizzativo a causa dei forti mutamenti nel mondo del lavoro e della crescente quota di energia fisica e psicologica richiesta. A questo proposito, il D. Lgs. 81/2008 definisce l obbligo di valutazione di queste tipologie di rischio da parte del datore di lavoro. La sola valutazione però non è sufficiente, occorre attuare diverse attività in base alla condizione aziendale specifica, tra cui un monitoraggio costante della salute organizzativa ed interventi preventivi mirati, come programmi di formazione/informazione e una progettazione del lavoro efficace. e. Studiare Politiche retributive in base al merito e al conseguimento di obiettivi La retribuzione fa parte di quei fattori che Herzberg ha definito di Igiene, in altre parole, fattori che permettono di soddisfare i bisogni di ordine primario legati, quindi, ad una situazione di necessità. È chiaro, infatti, come non sia tanto la presenza della retribuzione ad avere un effetto sull aumento di motivazione delle persone quanto piuttosto la sua assenza a provocare situazioni di insoddisfazione e abbandono. Tale fattore può però incidere ad un livello più profondo e diventare motivante se, oltre alla retribuzione di base, che deve essere congruente al ruolo e alle responsabilità della persona, è presente una parte di retribuzione variabile (MBO) legata al merito e agli obiettivi raggiunti. Questa tipologia di retribuzione rappresenta una forma di valorizzazione del personale che mostra reale impegno nello svolgimento della propria mansione oltre che un mezzo per trattenere i talenti all interno dell organizzazione. La valutazione del merito e del raggiungimento degli obiettivi da parte del dipendente potrà essere attuata non solo dal diretto superiore ma, come indicato in precedenza, dal dipendente stesso, dai colleghi e dai clienti o altre figure con cui la persona entra in contatto nello svolgimento della propria mansione. Questa modalità potrà inoltre essere utilizzata in combinazione ad una valutazione, e conseguente retribuzione, a livello aggregato, di gruppo o unità produttiva al fine di incentivare il lavoro di squadra. CONCLUSIONI Concludendo si può osservare come la motivazione giochi un ruolo cruciale per le organizzazioni poiché ha un effetto diretto sui comportamenti dei dipendenti e sulla loro performance. Comporta, per altro, l abbassamento del turnover e l aumento, invece, del livello di commitment, di engagement oltre che dei comportamenti di cittadinanza organizzativa ovvero, come indicato da Organ (1988), di quei comportamenti a favore dell organizzazione che sono attivati volontariamente dalla risorsa pur non essendo previsti a livello contrattuale né riconosciuti dal sistema premiante, incidendo non solo sul successo del singolo ma dell intera organizzazione (Fig. 4). Si tratta, quindi, di un aspetto di considerevole interesse dato anche il momento economico attuale in cui, a causa dell elevato livello di competizione a cui sono sottoposte le aziende, 54 LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015

Figura 4. Effetti della motivazione organizzativa ottenere buoni livelli di rendimento e raggiungere risultati positivi sono necessità primarie ai fini della sopravvivenza e della crescita dell organizzazione stessa. Per questo motivo occorre attivare tutte le misure necessarie per favorire lo sviluppo e il mantenimento di elevati livelli di motivazione nei propri collaboratori, rendendo inoltre, come proposto dallo stesso Herzberg, i contesti di lavoro sensibili e plastici rispetto alle diverse attese e desideri. L aspetto cruciale che emerge dall articolo è, infine, l estrema importanza di rivolgere una concreta attenzione ai dipendenti, favorendo il più possibile un loro coinvolgimento in tutte le attività inerenti l organizzazione. BIBLIOGRAFIA Argentero, P., Cortese, C. G. & Piccardo, C. (2008) Psicologia del Lavoro. Raffaello Cortina Editore. Argentero, P., Cortese, C. G. & Piccardo, C. (2010) Psicologia delle Risorse Umane. Raffaello Cortina Editore. Avallone, F. & Paplomatas, A. (2005) Salute Organizzativa. Psicologia del Benessere nei contesti lavorativi. Raffaello Cortina Editore. Belsito, M.L., Borra, S. & Decastri, M. (2005) La motivazione al lavoro. La replica italiana della ricerca di Herzberg, Quaderni di Management, 14, 67-83. Bontempi, A. (2014) Benessere: l importanza dell ambiente di lavoro, Persone & Conoscenze, 93, 20-26. Bontempi, A. (2014) Motivazione: una sfida hr in costante crescita, Persone & Conoscenze, 95, 34-37. Borgogni, L. & Miraglia, M. (2014) Performance Management: strumenti e tecniche per aumentare l efficacia. Sviluppo e Organizzazione, 248, 55-65. Costa, G., & Granecchi, M. (2005) Risorse Umane. Persone, relazioni e valore. McGraw-Hill. Donaldson-Feilder, E., Yarker, J. & Lewis, R. (2011). Prevenire lo stress lavoro-correlato. Come diventare Manager Positivi. Edizione italiana a cura di De Carlo, N. A. Milano: Franco Angeli. Garvin, D.A., (2013) Come Google ha convertito i suoi ingegneri al management, Harvard Business Review, dicembre 2013, 39-47. Franco, M. (2012) Investire sul Capitale Umano: Benessere Organizzativo e Soddisfazione Lavorativa in Franco, M., Gregori G.L. & Marcone M.R. Le opportunità oltre la crisi. Prospettive manageriali e strategie pubbliche dei paesi dell Europa del Aud, Società Editrice Esculapio, Bologna. Giorgi, G. & Majer, V. Una prospettiva globale e locale sulla motivazione: la piattaforma teorica del WOMI (Work Organizational Motivation Inventory), www.items.giuntios.it. Messuri, I. (2010) La Motivazione al lavoro. QUALE psicologia, 36, 8-12. LEADERSHIP&MANAGEMENT Gennaio/Febbraio 2015 55