IL CANNOCCHIALE DELLO STORICO: MITI E IDEOLOGIE

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IL CANNOCCHIALE DELLO STORICO: MITI E IDEOLOGIE 21

Direttore Achille OLIVIERI Università degli Studi di Padova Comitato scientifico Corinne LUCAS-FIORATO Université de la Sorbonne Nouvelle Paris 3 Jean-Claude MARGOLIN * Université François-Rabelais de Tours François ROUDAUT Université Paul-Valéry Montpellier 3 Comitato redazionale Jacques REVEL École des Hautes Études en Sciences Sociales Mario ROSA Scuola Normale Superiore di Pisa Sandra SECCHI OLIVIERI Università degli Studi di Padova Segretario di redazione Daniele SANTARELLI LARHRA CNRS UMR 5190, Lyon

IL CANNOCCHIALE DELLO STORICO: MITI E IDEOLOGIE La collana trae la sua genesi da una lettura di Galileo: la scoperta di una forma nuova di sapienza. I temi sviluppati riguardano: l influenza di Erasmo nella cultura europea dal Cinquecento al Settecento; il ruolo di Montaigne e del Sarpi; lo studio delle strutture e delle congiunture economiche e sociali; l influenza di Galileo nella cultura del Novecento. Le metamorfosi della mentalità pertanto accompagnano le ricerche dello storico sperimentale.

Gaetana Mazza I processi inquisitoriali nella diocesi di Sarno (1680 1759) Presentazione di Giovanni Romeo

Copyright MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Raffaele Garofalo, 133/A B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978-88-548-6680-5 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: ottobre 2013

Ringrazio il prof. Giovanni Romeo per la stima e l amicizia di cui mi onora.

A Mariano, l isola che non c è più.

Indice 13 Presentazione di Giovanni Romeo 19 Introduzione 31 Nota all edizione 35 I processi inquisitoriali nella diocesi di Sarno (1680 1759) 227 Bibliografia 11

Presentazione di GIOVANNI ROMEO La storia dell Inquisizione nell Italia moderna è ancora in larga misura sconosciuta, malgrado l accresciuto interesse per l attività dei suoi tribunali che si registra da alcuni anni a questa parte, favorito anche dalla possibilità di accedere all Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, concessa nel 1998 agli studiosi. Difficoltà di varia natura continuano infatti a rendere problematico lo svolgimento di ricerche esaurienti. Un primo ostacolo viene dalle gravissime perdite subite dalla documentazione locale. Si sono conservati, su circa 50 Inquisizioni attive in Italia tra Cinque e Settecento, solo cinque fondi archivistici di notevole consistenza, mentre su un numero imprecisabile, ma probabilmente molto più alto, di tribunali vescovili in qualche modo attivi nella repressione dell ortodossia, ci resta una sola serie di dimensioni imponenti. Si deve poi tener conto di una circostanza che solo con l apertura al pubblico dell archivio centrale dell ex Sant Ufficio è apparsa agli studiosi in tutta la sua gravità: gli esiti devastanti della vera e propria razzia di incartamenti giudiziari centrali e locali operata in età napoleonica a Roma, nel quadro della spoliazione selettiva delle serie più importanti dei grandi archivi ecclesiastici romani. Le preziose prede raccolte e in particolare le carte inquisitoriali sarebbero dovute diventare uno dei pilastri del grande centro culturale internazionale che Napoleone sognava di istituire a Parigi. I convogli carichi di manoscritti, che raggiunsero dal febbraio 1810 la capitale francese, subirono gravi perdite già nel viaggio: alcuni carri e alcune casse scomparvero nell attraversamento di due fiumi, in Emilia e in Piemonte. Al rilievo di questi incidenti bisogna sommare le pesantissime conseguenze della lucida scelta politica dei vertici romani, ricattati dalla monarchia francese, di acquistare, ridurre in frammenti illeggibili e rivendere gran parte della documentazione 13

14 Presentazione inquisitoriale 1. Pesano ancor più, però, i limiti che affliggono da tempo la ricerca in Italia, nel paese in cui l Inquisizione romana esercitò i controlli più assidui e ravvicinati: la crescente penuria di fondi, la persistenza di pregiudizi di vario genere nei confronti di un istituzione controversa come poche altre, la facilità con cui se ne delineano interpretazioni complessive senza il supporto di indagini approfondite 2. In un quadro così insoddisfacente le iniziative che mirano a ricostruire l attività di singoli tribunali sono utilissime, perché ampliano le nostre conoscenze e rendono possibile misurare con maggiore precisione l efficacia delle strategie inquisitoriali nel territorio della penisola. Si possono qui ricordare gli inventari (Napoli, Aquileia, Modena), le edizioni di serie epistolari (Siena, Napoli e Aquileia) e di fonti giudiziarie (particolarmente ricche quelle veneziane, friulane e napoletane) 3. 1. I fondi inquisitoriali locali di una certa consistenza arrivati fino a noi sono quelli di Venezia e Modena (nei rispettivi Archivi di Stato), di Pisa e Udine (nei rispettivi archivi vescovili) e di Siena (conservato presso l Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede). La sola imponente serie di procedimenti del Sant Ufficio celebrati presso un tribunale vescovile, quella napoletana, espressione dell anomalo assetto istituzionale dell Inquisizione nella capitale del viceregno, è conservata presso l Archivio storico diocesano di Napoli. Limitata documentazione inquisitoriale è conservata anche in molti archivi vescovili della penisola, frutto delle ridotte competenze esercitate al riguardo dalla stragrande maggioranza dei tribunali episcopali italiani, ma in nessun caso si tratta di veri e propri fondi. Un buon esempio di questa situazione viene per la terra d Otranto dall accurata monografia di P. Nestola, concentrata soprattutto sul Cinquecento (I grifoni della fede. Vescovi inquisitori in Terra d Otranto tra 500 e 600, Galatina 2008; vedi ad esempio pp. 126 7). Quanto alle peripezie di età napoleonica, vedi R. Ritzler, Die Verschleppung der päpstlichen Archive nach Paris unter Napoleon I. und deren Rückführung nach Rom in den Jahren 1815 bis 1817, in Römische Historische Mitteilungen, VI VII (1962 1964), pp. 144 90, J. Tedeschi, Il giudice e l eretico. Studi sull Inquisizione romana, Milano 1997, pp. 35 8, S. Pagano, a cura di, I documenti del processo di Galileo Galilei, Città del Vaticano 1984, pp. 11 26. 2. L esempio più evidente di un accentuata ideologizzazione è nei libri di E. Brambilla (vedi ad esempio Alle origini del Sant Uffizio. Penitenza, confessione e giustizia spirituale dal Medioevo al XVI secolo, Bologna 2000, o La giustizia intollerante. Inquisizione e tribunali confessionali in Europa (secoli IV XVIII), Roma 2006). Deludente è anche la sintesi di Ch. F. Black, The Italian Inquisition, New Haven London 2009 (vedi al riguardo anche la recentissima versione italiana, intitolata Storia dell Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, a cura di G. L. D Errico, Roma 2013). Il migliore bilancio del primo decennio di ricerche condotte nell Archivio romano dell ex Sant Ufficio è stato tracciato da E. Bonora, L Archivio dell Inquisizione e gli studi storici: primi bilanci e prospettive a dieci anni dall apertura, in Rivista storica italiana, 120/3, 2008, pp. 968 1002. 3. Per gli inventari vedi A. Trenti, I processi del tribunale dell Inquisizione di Modena. Inventario generale analitico. 1489 1784, Modena 2003, A. Del Col, L Inquisizione del patriarcato

Presentazione 15 Appartiene a quest ultima tipologia il lavoro che qui si presenta, frutto del paziente scavo che ha consentito a Gaetana Mazza di ricostruire alcuni anni fa inediti scenari di vita civile e religiosa nell agro sarnese 4. Si tratta dell edizione di una piccola serie documentaria, quella che raccoglie tutti i procedimenti avviati tra il 1680 e il 1759 dalla Curia vescovile di Sarno o meglio tutti quelli arrivati sino a noi. Infatti, come la stessa studiosa puntualizza, non sono affiorati finora elementi utili inventari, scambi epistolari, verbali di visite pastorali ecc. per ricostruire l ampiezza della serie inquisitoriale presunta, neppure per il solo arco di tempo oggi documentato. L unico elemento di confronto disponibile l esistenza nello stesso archivio di un consistente numero di altri atti giudiziari, soprattutto criminali e civili, relativi a quasi tutta l età moderna consente soltanto di escludere che il tribunale diocesano di Sarno sia rimasto inattivo nel Cinque Seicento e fa ritenere verosimile l ipotesi che i controlli sull ortodossia siano stati l area d intervento più trascurata dai suoi giudici. Potrebbe esserne una riprova l estrema rarità di indicazioni utili al riguardo per il Cinque Seicento nell archivio inquisitoriale centrale, sia negli scambi di lettere tra la Congregazione del Sant Ufficio e i vescovi meridionali, sia nella serie dei Decreta Sancti Officii 5. Se le cose fossero andate così anche a Sarno, se i suoi vescovi avessero mostrato scarso interesse per la repressione dei delitti contro la fede anche tra Cinque e Seicento, quando le Inquisizioni locali esercitarono una considerevole pressione sulla società italiana, questa circostanza avvalorerebbe la congettura che i vescovi delle più piccole di Aquileia e della diocesi di Concordia. Gli atti processuali, 1557 1823, Trieste 2009, G. Romeo, Il fondo Sant Ufficio dell Archivio storico diocesano di Napoli. Inventario (1549 1647), numero unico di Campania Sacra, 34/1 2, 2003; per le lettere vedi Le lettere della Congregazione del Sant Ufficio all inquisitore di Siena 1581 1721, a cura di O. Di Simplicio, Trieste 2009, e Le lettere della Congregazione del Sant Ufficio ai tribunali di fede di Napoli 1563 1625, a cura di P. Scaramella, Trieste 2003. Per le fonti giudiziarie vedi almeno, per Venezia, M. Milani, a cura di, La verità ovvero il Processo contro Isabella Belloccio (Venezia, 12 gennaio 14 ottobre 1589), voll. 2, Padova 1985 e Antiche pratiche di medicina popolare nei processi del S. Uffizio (Venezia, 1572 1591), Padova 1986, e per il Friuli, G. Minchella, «Porre un soldato alla Inquisitione». I processi del Sant Ufficio nella fortezza di Palmanova 1595 1669, Trieste 2009. 4. Mi riferisco a Streghe, guaritori, istigatori. Casi di Inquisizione diocesana in Età Moderna, Roma 2009. 5. Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Stanza storica, mss. LL A E (per le lettere centro periferia) e Decreta Sancti Officii (spoglio sistematico dei volumi compresi tra il 1547 e il 1637).

16 Presentazione diocesi meridionali non avrebbero avuto la forza di attivare controlli del tutto inediti sulla vita quotidiana, come quelli promossi in quegli stessi anni dal Sant Ufficio nell Italia centro settentrionale e a Napoli. Una sostanziale tolleranza avrebbe assicurato a lungo la persistenza di superstizioni ataviche e di trasgressioni diffuse, come quelle legate ai divieti alimentari, alla blasfemia o all anticlericalismo di matrice medievale e rinascimentale. Nel Sud, inoltre, come hanno verificato recenti ricerche, i vescovi dovevano guardarsi in modo tutto particolare, ben più che nel Nord, da fedeli riottosi, ostili alle riforme e pronti a vendicarsi di iniziative troppo rigorose con denunce delle loro malefatte, vere o presunte, alla Congregazione dei Vescovi e Regolari 6. Al contrario, nella fase sei/settecentesca, la sola rappresentata a Sarno, l attenzione delle autorità ecclesiastiche meridionali per il Sant Ufficio potrebbe essere diventata un po più viva, sia perché nel frattempo la spinta repressiva dell Inquisizione si era attenuata ovunque e non si correva più il rischio di un peggioramento dei rapporti con i fedeli, sia per le iniziative di riforma legate alla cosiddetta svolta innocenziana, alla fase di risveglio religioso aperta dal pontificato di Benedetto Odescalchi (Innocenzo XI) 7. Quali elementi abbiano avuto maggiore peso, se quelli relativi alle dinamiche inquisitoriali o gli interventi di natura pastorale, per ora è difficile dire. A giudicare dagli inediti pubblicati da Gaetana Mazza, che ovviamente rispecchiano 6. È l ipotesi che ho avanzato in L Inquisizione a Napoli e nel Regno di Napoli nell età di Filippo II: un bilancio, in L. Lotti R. Villari, a cura di, Filippo II e il Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale, Barcellona, 23 27 novembre 1998, Roma 2 4 dicembre 1998, Roma Bari 2003, pp. 629 40. Per la Congregazione dei Vescovi e Regolari, vedi almeno G. Romeo, Chiesa, Inquisizione e vita religiosa nella Puglia del tardo Cinquecento. Prospettive di ricerca, in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell età del Rinascimento, Atti del VI Convegno Nazionale di Studi, Bitonto, 19 21 dicembre 2007, a cura di S. Milillo, Galatina 2009, I, pp. 97 107, A. Menniti Ippolito, 1664. Un anno della Chiesa universale, Roma 2011, passim, e M. Mancino G. Romeo, Clero criminale. L onore della Chiesa e i delitti degli ecclesiastici nell Italia della Controriforma, Roma Bari 2013, passim. 7. Per il calo della tensione repressiva nelle Inquisizioni del Sei Settecento mi sia permesso di rinviare al mio L Inquisizione nell Italia moderna, Roma Bari 2002, capitoli III e IV. Per la svolta innocenziana vedi almeno C. Donati, La Chiesa di Roma tra antico regime e riforme settecentesche (1675 1760), in Storia d Italia, Annali 9, La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all età contemporanea, a cura di G. Chittolini e G. Miccoli, Torino 1986, pp. 719 66, Id., Vescovi e diocesi d Italia dall età postridentina alla caduta dell Antico regime, in Clero e società nell Italia moderna, a cura di M. Rosa, Roma Bari 1992, pp. 321 89.

Presentazione 17 una sola dimensione della presenza vescovile, sembra verosimile che anche in una piccola diocesi come Sarno, almeno per quanto riguarda la collaborazione dei confessori con il Sant Ufficio un aspetto da sempre controverso del controllo giudiziario dell ortodossia nell Italia moderna il tribunale abbia ottenuto qualche risultato: agevolati dalla mitezza abituale nei giudici, specialisti della coscienza forse più colti e motivati rispetto ai colleghi del tardo Cinquecento avrebbero incontrato minori difficoltà nel convincere i penitenti a denunciare gli abusi contro la fede di cui erano a conoscenza 8. Comunque sia, i manoscritti che Gaetana Mazza ha pazientemente selezionato e trascritto hanno la freschezza e il fascino di tutte le fonti inquisitoriali: ci rinviano alla vita quotidiana, alle sue asperità e alle sue contraddizioni, dal ricorso frequente e ansioso alle pratiche magiche ai rapporti, spesso ambigui e difficili, con il clero. Al centro di molte di queste storie, come giustamente rileva la studiosa, figurano le donne. Come ovunque, esse sono le migliori conoscitrici del corpo, sia delle sue malattie, sia delle tensioni psichiche cui è sottoposto, forti di tradizioni millenarie, tramandate di madre in figlia, in cui devozione e magia sono unite inscindibilmente. Proprio alla Chiesa e alla religione, d altra parte, esse sono legate profondamente, pur non senza contrasti e disagi. Non a caso, insieme alle historiolae di demartiniana memoria, il tema dell adescamento in confessione croce e delizia dell Inquisizione romana per tutto il Sei Settecento trova ampio spazio anche nella documentazione pubblicata nel libro e consentirà utili raffronti con il resto della penisola 9. Giovanni ROMEO 8. Per il difficile rapporto tra confessori e inquisitori nell Italia del Seicento vedi i rilievi di chi scrive in Confessione dei peccati e confessori nell Italia della Controriforma: cosa dire del Seicento?», Studi storici, 51, 2010/4, pp. 967 1002. 9. Per la ricchezza folclorica della documentazione vedi la lettera inviata nel 1704 al vescovo de Tura (pp. 66 e ss.); per la questione dell adescamento vedi la denuncia presentata nel 1719 contro fra Ludovico da Napoli (pp. 151 e ss.). Il riferimento a E. De Martino è al celebre Sud e magia, Milano 1959. Per l adescamento in confessione vedi Romeo, L Inquisizione, pp. 74 7.

Introduzione Chiudo con questo volume un percorso di ricerca avviato molti anni fa, nell intento di far luce sulle attività di tutela dell ortodossia svolte in età moderna da un piccolo tribunale vescovile dell Italia meridionale, quello di Sarno. L obiettivo di questa pubblicazione è presto detto: si tratta di completare e arricchire il quadro tratteggiato in un mio libro del 2009 (Streghe, guaritori, istigatori. Casi di Inquisizione diocesana in età moderna, Roma, Carocci). Se in esso avevo illustrato e raccontato gli aspetti della vita quotidiana che a mio avviso rispecchiavano in modo più vivo le contraddizioni della società dell agro sarnese tra Sei e Settecento, mi è sembrato ora doveroso pubblicare la trascrizione dei manoscritti inediti che di quelle storie sono la sola preziosa testimonianza. Penso infatti che essi possano essere utili sia alla comunità scientifica, sia ai lettori attenti, oltre che alla storia locale e alla ricostruzione delle tradizioni folcloriche, alla fisionomia e alle strategie delle istituzioni che le hanno combattute. Su entrambi i piani, per l Italia meridionale di età moderna, la storiografia non è particolarmente ricca. L Inquisizione nel Viceregno, malgrado le ricerche pionieristiche che condussero nel 1892 Luigi Amabile a scrivere due volumi ricchissimi, concentrati sulla capitale, ma ricchissimi di riferimenti a tutto il Sud, è tuttora avvolta nell ombra, malgrado la fioritura di studi degli ultimi decenni. Le sole acquisizioni importanti, rispetto all opera di Amabile, riguardano per un verso l anomala situazione di Napoli, dove operarono dal tardo Cinquecento l un contro l altro armati due distinti tribunali inquisitoriali, per un verso gli importanti risvolti istituzionali rivelati dall andamento della caccia alle streghe nel territorio della penisola e confermati dalle indicazioni provenienti dall Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede 10. Dal- 10. Vedi L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, voll. 2, Città di Castello 1892, in particolare II, pp. 189 334, e, per gli sviluppi storiografici più recenti, G. Romeo, Una città, due Inquisizioni. L anomalia del Sant Ufficio a Napoli nel tardo 500, in Rivista di 19

20 Introduzione l insieme di questi elementi risulta senza ombra di dubbio che mentre la storia dell Inquisizione a Napoli si avviò nel tardo Cinquecento lungo i percorsi consueti ai tribunali dell Italia centro settentrionale funzionamento a pieno regime, ampliamento delle loro competenze, rapporti piuttosto regolari con la Congregazione del Sant Ufficio non si può dire altrettanto della tutela giudiziaria dell ortodossia nel resto del Regno. Qui novità di rilievo non ce ne furono, neppure negli anni ruggenti della storia dell Inquisizione romana, quelli che videro la nascita della rete giudiziaria centro settentrionale. L Italia meridionale rimase affidata, sul piano della difesa della fede, quasi soltanto ai vescovi. Queste conclusioni, che le approfondite ricerche di Luigi Amabile non avevano potuto neppure sfiorare, condizionate sia dal duro anticlericalismo che le ispirava, sia dalla impossibilità di tener conto dell importante serie inquisitoriale conservata nell Archivio storico diocesano di Napoli, sono ormai indiscusse. C è una netta divaricazione tra l Italia del Centro Nord, tutelata da una fitta rete di Inquisizioni locali, attivissime fin dagli anni Settanta del Cinquecento, e un Sud dove, con l eccezione della capitale, i cardinali della più potente Congregazione romana devono fare affidamento per tutta l età moderna quasi solo su Curie vescovili poco determinate e poco attrezzate a sostenere un impegno così gravoso. Questa sistemazione, frutto delle violente resistenze ripetutamente opposte dalla capitale alla introduzione di tribunali inquisitoriali che non fossero affidati ai vescovi, fu subita con fastidio e irritazione dai cardinali del Sant Ufficio, che la ritenevano poco funzionale e incapace di tenere testa ai disordini di Chiese locali ostili come poche altre alle riforme tridentine. Di fronte a una responsabilità così pesante, i giudici diocesani meridionali e i vescovi che ne guidavano e coordinavano gli interventi, a far tempo dagli anni Settanta del Cinquecento, furono costretti a porsi un problema, quello di operare regolari controlli giudiziari sull ortodossia di clero e laicato, che forse fino a quel momento non si erano mai trovati ad affrontare. Si deve infatti tener conto della circostanza che la caccia agli eretici, oggetto principale storia e letteratura religiosa, 24, 1988, pp. 42 67, Id., Inquisitori, esorcisti e streghe nell Italia della Controriforma, Firenze 1990; Id., L Inquisizione a Napoli e nel Regno di Napoli, in Filippo II e il Mediterraneo, a cura di L. Lotti e R. Villari, Roma Bari 2003, pp. 629 640.