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Angeli Peli lorenzo ScAgliArini AntonellA MAzzi giampaolo zanirato Indagine sul benessere animale in 793 allevamenti di bovini da latte nell Italia meridionale ed insulare 2

Indagine sul benessere animale in 793 allevamenti di bovini da latte nell Italia meridionale ed insulare Angelo Peli 1, Lorenzo Scagliarini 2, Antonella Mazzi 1 1 - Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna 2 - Servizio Veterinario, AUSL Bologna Giampaolo Zanirato Filiera AQ

Progetto finalizzato con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nell ambito dell attivazione dei Contratti di Filiera D.M. 1 agosto 2013 ISBN 978-88-909563-0-0 Finito di stampare nel mese di dicembre 2013 dalla Litografia SAB - Budrio (BO) www.litografiasab.it

SOMMARIO Il quadro normativo dell Unione Europea e nazionale in materia di protezione degli animali nell allevamento............................................... pag. 5 Introduzione...................................................» 5 Normativa generale sulla protezione dei bovini in allevamento........» 9 Normativa specifica sulla protezione dei vitelli in allevamento........» 12 Premessa...................................................» 15 Metodologia d indagine.......................................» 15 Risultati....................................................» 18 Discussione................................................» 63 Conclusioni.................................................» 91 3

IL QUADRO NORMATIVO DELL UNIONE EUROPEA E NAZIONALE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEGLI ANIMALI NELL ALLEVAMENTO Introduzione A quasi quarant anni dall emanazione del primo atto normativo in materia (Convenzione di Strasburgo sulla protezione degli animali negli allevamenti del 1976) il benessere animale si è sempre più affermato come tematica importante nel contesto della politica economico commerciale internazionale, come argomento di grande interesse da parte dei consumatori e come materia di studio complessa e ricca di molteplici sfaccettature. Vi è infatti l aspetto economico-commerciale: considerando che le differenze suscettibili di comportare distorsioni nelle condizioni di concorrenza hanno un incidenza sul corretto funzionamento dell organizzazione del mercato comune degli animali e dei prodotti da essi derivati, agli Stati membri dell UE è apparso indispensabile stabilire norme minime comuni per la loro protezione, allo scopo di garantire un razionale sviluppo della produzione. Significativamente l UE da tempo insiste affinché il benessere degli animali sia inserito dall Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) come questione di legittimo interesse. Anche se fino ad oggi, non si è arrivati ad alcun accordo in tal senso, è comunque da rilevare come il benessere animale sia considerato a pieno titolo come area di interesse dall Organizzazione Mondiale per la salute animale (OIE). Vi è poi un aspetto etico, legato all opinione pubblica: il consumatore europeo richiede a gran voce che si tuteli l animale lungo tutta la filiera produttiva, dalla fase di allevamento a quella di trasporto, sino alle operazioni di macellazione; dai rapporti dell Eurobarometro emerge che gli allevatori sono considerati i primi attori responsabili di una produzione animal friendly ed è a loro che i cittadini europei imputano in via principale il compito di garantire il benessere animale. Vi è infine, ma non certo come aspetto meno importante, una stretta correlazione tra il benessere animale e l aspetto igienico-sanitario delle produzioni animali: buone condizioni di benessere sono infatti ritenute essenziali per mantenere alto lo stato sanitario degli animali e quindi garantire prodotti alimentari sani e sicuri. È questa probabilmente la prospettiva che consente di comprendere la questione del benessere degli animali da reddito con il più ampio campo visivo perchè evidenzia le strette interrelazioni che esistono tra le condizioni dell allevamento, la sua gestione, la salute degli animali e le caratteristiche igieniche e sanitarie dei loro prodotti (latte, carne, uova etc). In merito a questo argomento, 5

va ricordato che, non a caso, le norme in vigore nell Unione Europea in materia di sicurezza alimentare, note come pacchetto igiene, riaffermano come il benessere animale rappresenti un fattore indispensabile al raggiungimento degli obiettivi della nuova legislazione alimentare. Significativamente anche l Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha indagato sugli effetti dei più comuni sistemi di allevamento sul benessere dei bovini da latte correlati a eventuali malattie, studiando l impatto che la stabulazione, l alimentazione, le pratiche gestionali e la selezione genetica possono avere sull insorgenza di disturbi metabolici e riproduttivi, disturbi mammari, alterazioni degli arti e della locomozione e disturbi comportamentali, paura e dolore a carico delle lattifere (EFSA, 2009) 1. A fronte dell evoluzione culturale che avvenuta negli ultimi decenni, l Unione Europea ha da tempo definito un esteso quadro normativo che, per quanto riguarda gli animali da reddito, ne disciplina la protezione lungo l intero processo produttivo, nell allevamento, nel trasporto e nella macellazione. Tuttavia, per interpretare correttamente la portata e la natura di queste norme, va tenuto presente che la disciplina comunitaria in materia di protezione degli animali interessa esclusivamente l impiego degli animali utilizzati in attività economiche poiché la competenza dell UE è delimitata in maniera precisa entro le aree coperte dal Trattato sul Funzionamento dell Unione Europea, adottato a Roma il 25/3/1957 e successive modifiche fino al Trattato di Lisbona (2009), ovvero entro l ambito commerciale-economico. Non è un caso che il campo di applicazione di tutte le norme comunitarie in materia di protezione degli animali sia esplicitamente circoscritto: a) nell allevamento, agli animali «allevati o custoditi per la protezione di derrate alimentari, di lana, di pelli, pellicce o per altri scopi agricoli» (Dir. 98/58/CE) b) nel trasporto, alle attività che siano «in relazione con un attività economica» (Reg. 1/2005/CE); c) nella macellazione, al «trasferimento, stabulazione, immobilizzazione, stordimento, macellazione ed abbattimento di animali allevati o custoditi per la produzione di alimenti, lana, pelli, pellicce o altri prodotti» (Dir. 119/93/CE; Dir. 1099/2009/CE). Una rinnovata attenzione al benessere animale è stata posta con il recente Trattato di Lisbona (2009), col quale gli Sati membri hanno introdotto nel TFUE (Trattato sul funzionamento dell UE) un apposito articolo (art. 13) nel quale si riconoscono gli animali come esseri senzienti e si stabilisce, di conseguenza, l obbligo per le Istituzioni comunitarie e gli Stati membri di tenere conto di tale aspetto nella formulazione e nell attuazione delle politiche nei vari settori di competenza dell Unione. Ancora una volta, è evidente come la protezione degli animali sia da 1 EFSA (2009): Scientific report on the effects of farming systems on dairy cow welfare and disease. Animal Health and Animal Welfare Unit. EFSA Journal 1143, 1-38, annex 6

collocarsi come una questione specifica e particolare nell ambito della più ampia questione delle politiche comunitarie nei settori dell agricoltura, dei trasporti, del mercato interno. Tuttavia non può sfuggire il differente peso attribuibile al contenuto dell art 13 del TFUE che, in precedenza, era formulato in maniera certamente meno forte ed incisiva, come allegato del Trattato CE (Protocollo sulla protezione e sul benessere degli animali introdotto come allegato del trattato CE dal trattato di Amsterdam, 1997). In questo contesto complessivo, il quadro normativo in materia di benessere animale applicabile all allevamento bovino è costituito dal norme generali comuni alle altre specie di animali da reddito (Direttiva 98/58/CE: riguardante la protezione degli animali negli allevamento, recepita con D.L.vo 146/2001). Pertanto va considerato che esse devono, di volta in volta, essere applicate in maniera critica, adattandole alle peculiarità dell allevamento bovino, sia esso da latte o da carne ed è, di conseguenza, evidente, stante l eterogeneità delle situazioni che in pratica possono realizzarsi nei differenti contesti, che in taluni frangenti possano emergere difficoltà o perplessità applicative. Per i vitelli (definiti come animali della specie bovina al di sotto di 6 mesi), esistono poi norme specifiche in materia di protezione nell allevamento (Direttiva 119/2008: che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli, recepita con il D.L.vo 126/2011) che tutti gli allevatori sono tenuti ad osservare, indipendentemente dal numero di capi e dal fine produttivo, compresa la c.d. linea vacca-vitello. Queste disposizioni verticali vanno ad aggiungersi a quelle orizzontali sulla protezione degli animali in allevamento stabilite dal D.L.vo 146/2001, ed anch esse sono valide genericamente per tutti i tipi di allevamento e, pertanto, sono valide sia per il comparto da latte sia per quello da carne. In tabella 1 ed in tabella 2 è riportato il quadro delle principali disposizioni normative, rispettivamente verticali ed orizzontali, dell Unione Europea e nazionali applicabili all allevamento bovino. A questo proposito, è utile precisare che la Direttiva 119/2008/CE, recentemente recepita nel nostro ordinamento con il D.L.vo 126/2011, ha abrogato e sostituito l intera disciplina previgente in materia di protezione dei vitelli nell allevamento (direttiva 91/629/CEE recepita dal D.L.vo 30/12/1992 n. 533, come modificata dalla direttiva 97/2/CE, a sua volta recepita dal D.L.vo 1/9/1998 n. 331). Questa nuova direttiva non apporta particolari interventi e novità nell assetto giuridico, trattandosi infatti di una versione codificata, la cui finalità è quella di conferire razionalità e chiarezza alla materia, con un testo che riunisca in maniera coordinata ed unificata tutte le modifiche intervenute nel tempo nelle disposizioni legislative. Vale però la pena di annotare che il legislatore nazionale, nella fase di recepimento della nuova direttiva, ha ritenuto opportuno integrare l esenzione dell obbligo di rispettare talune disposizioni relative alle modalità di stabulazione (box multipli e spazio disponibile) per le aziende con meno di sei vitelli e per i vitelli mantenuti presso la madre ai fini dell allattamento. Nella precedente formulazione, invece, 7

questa deroga non era stata concessa in maniere definitiva, ma solamente fino al 31 dicembre 2006, interpretando forse in maniera troppo letterale il testo comunitario. Prima di esaminare nel dettaglio le norme vigenti per la protezione dei bovini nell allevamento, è importante notare che l intero impianto si incentra sulla valutazione di vari fattori, strutturali, ambientali e gestionali, in grado di influenzare il benessere degli animali ma non prende in considerazione il modo in cui l animale reagisce a questi stessi fattori. Si tratta dunque di un approccio indiretto al quale va riconosciuto indubbiamente il vantaggio di consentire l attuazione di azioni di prevenzione ma che, per contro, non prevede misurazioni effettuate direttamente sull animale ed in grado valutare come esso reagisce alle condizioni di allevamento. Per tale motivo nel piano strategico 2012-2015 dell UE per il benessere animale è stata contemplata la possibilità di utilizzare, a complemento delle prescrizioni normative, indicatori basati sugli animali (animal-based mesures) e convalidati dal punto di vista scientifico per effettuare una più completa ed efficace valutazione del loro benessere. Nel caso delle vacche da latte, ad esempio, la valutazione della prevalenza e gravità delle zoppie, mastiti, collisioni con attrezzature nell alzarsi e nel coricarsi e cattive condizioni fisiche, costituiscono misurazioni basate sull animale considerate di indubbia utilità per affrontare numerose situazioni e cause di scarso benessere. Questo approccio è stato recentemente implementato anche ad opera dell EFSA il cui gruppo scientifico dedicato alla salute e benessere animale (AHAW Animal Health and Animal Welfare) ha pubblicato lo scorso anno una Opinione scientifica proprio sull impiego di parametri basati sull animale per la valutazione del benessere delle vacche da latte (EFSA, 2012) 2. Una concreta applicazione dei criteri e delle disposizioni normative in materia di benessere animale si è avuta nella riforma della Politica Agricola Comune (PAC) del 2003. A seguito di tale riforma il benessere animale è diventato un requisito fondamentale che gli agricoltori devono rispettare per avere diritto agli aiuti ed agli incentivi agricoli. Gli agricoltori, infatti, sono oggi sono tenuti a rispettare determinate norme in materia di tutela ambientale, sicurezza alimentare, buone condizioni agronomiche ed ambientali, benessere e salute degli animali. Se tali requisiti fondamentali non sono rispettati, gli Stati membri possono revocare, interamente o parzialmente, gli aiuti diretti (insieme di requisiti noto come «condizionalità»). Il nesso tra PAC e benessere animale non si esaurisce tuttavia in quest ottica, giacché anche nell ambito del c.d. secondo pilastro della PAC (Sviluppo Rurale) agli allevatori sono riservati incentivi affinché curino maggiormente questi aspetti, 2 EFSA (2012): Scientific Opinion on the use of animal-based measures to assess welfare of dairy cows EFSA - Panel on Animal Health and Welfare (AHAW). EFSA Journal 2012; 10(1):2554 8

andando oltre il rispetto dei requisiti minimi fissati dalla normativa. Dal momento che l adozione di modalità di allevamento in grado di innalzare il livello del benessere degli animali negli allevamenti oltre il livello minimo stabilito dalla legislazione vigente ed oltre le buone pratiche zootecniche rilevate nel territorio regionale, comporta vantaggi per l intera società ma può comportare anche costi notevoli per gli imprenditori agricoli, è stato istituito un sostegno finanziario (Misura 215: pagamenti per il benessere animale) proprio per aiutarli a migliorare questo aspetto della loro attività, dando poi il compito alle singole regioni di attuare la misura secondo le esigenze locali. Va infine ricordato che nel nostro Paese è attivo, dal 2010 un Piano Nazionale Benessere Animali da Reddito che definisce i criteri ed i programmi di controllo da parte delle Autorità Sanitarie competenti con l obiettivo non solo di verificare l applicazione delle norme in materia di protezione degli animali da reddito negli allevamenti ma anche di cercare di creare un «sistema nazionale di tutela del benessere degli animali allevati attraverso la conoscenza approfondita della normativa vigente e la sensibilizzazione di tutti gli attori della filiera sistema nazionale». Normativa generale sulla protezione dei bovini in allevamento Per quanto concerne le norme di protezione degli animali in allevamento, le uniche, rilevanti ai fini della condizionalità e delle misure di Sviluppo rurale (nelle quali non sono infatti contemplate le norme sulla protezione degli animali nel trasporto e nella macellazione), merita sottolineare che esse vanno rispettate da qualsiasi persona fisica o giuridica, responsabile o che si occupa permanentemente o temporaneamente degli animali allevati o custoditi per la produzione di derrate alimentari, di lana, pelli, pellicce, o per altri scopi agricoli; questa disciplina è pertanto applicabile a tutti i tipi di allevamento. L obiettivo generale di queste disposizioni è quello di tutelare la salute ed il benessere degli animali allevati per fini zootecnici attraverso il rispetto delle norme minime fissate nella legislazione di riferimento (tabella 1). I requisiti che devono essere rispettati riguardano le esigenze fisiologiche ed etologiche degli animali, la loro alimentazione, gli spazi dedicati agli stessi, alcuni requisiti strutturali riguardanti i ricoveri in cui sono mantenuti e gli impianti, la frequenza minima delle ispezioni, la preparazione e l addestramento del personale e, infine, il divieto di alcune pratiche di allevamento. Gli obblighi da rispettare per quanto riguarda il benessere dei bovini nell allevamento sono raggruppabili in tre capitoli: 1) fabbricati, attrezzature ed impianti 2) alimentazione 3) gestione degli animali 9

1) Fabbricati, attrezzature ed impianti I materiali con i quali sono costruiti i locali di stabulazione, i recinti e le attrezzature con i quali gli animali possono entrare in contatto, non devono essere nocivi per gli animali stessi. I fabbricati, i recinti e le attrezzature devono essere costruiti con materiali facilmente pulibili e disinfettabili. I locali ed i dispositivi di attacco degli animali non devono avere spigoli o sporgenze che possano provocare lesioni agli animali. Le condizioni dell ambiente di allevamento devono essere soddisfacenti: non vi devono essere animali mantenuti continuamente al buio; l illuminazione, tenuto conto delle variazioni stagionali del fotoperiodo, deve essere sufficiente a vedere chiaramente gli animali e deve essere disponibile un illuminazione fissa o mobile sufficiente a consentirne l ispezione completa in qualsiasi momento; la concentrazione di gas tossici e di polveri, l umidità relativa e la temperatura ambientale devono essere mantenute entro limiti non dannosi per gli animali. Se gli animali sono allevati all esterno deve essere stato fornito loro un riparo dalle intemperie e dai predatori. In nessun impianto indispensabile alla salute e al benessere degli animali devono essere riscontrati difetti di funzionamento che il proprietario non abbia provveduto ad eliminare. Se il benessere e la salute degli animali dipendono da un impianto di ventilazione artificiale deve essere presente in azienda un impianto di riserva e un sistema di allarme in caso di guasto. 2) Alimentazione Non vi devono essere animali cui sia stata somministrata un alimentazione inadatta alla loro età e specie, o sia per loro nociva, o sia stata fornita in quantità insufficiente o ad intervalli non adeguati; ogni animale deve disporre di acqua di bevanda in quantità e di qualità adeguate. 3) Gestione degli animali (spazi, cure da prestare agli animali, mutilazioni e formazione del personale). Il proprietario deve garantire il benessere dei propri animali e adottare misure affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili. Non vi devono essere animali la cui libertà di movimento sia limitata in modo tale da causare loro lesioni o inutili sofferenze; se un animale è continuamente incatenato o vincolato (es. stabulazione alla posta) deve poter disporre di uno spazio adeguato alle sue esigenze fisiologiche ed etologiche. Deve essere presente in azienda un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali. Gli animali devono essere ispezionati almeno una volta al giorno. 10

Non vi devono essere animali malati o feriti che non abbiano ricevuto un trattamento appropriato o per i quali non sia stato contattato un medico veterinario. Vi devono essere appositi locali di isolamento per gli animali malati o feriti, muniti di lettiere asciutte e confortevoli; deve essere stata messa loro a disposizione acqua fresca in quantità adeguata. Nessuna sostanza, eccetto quelle somministrate a fini terapeutici o profilattici da un medico veterinario, deve essere somministrata agli animali, a meno che non sia notoriamente innocua per la salute e il benessere degli animali. Il proprietario deve tenere un registro di ogni trattamento medico effettuato e del numero di casi di mortalità constatati ad ogni ispezione che deve essere conservato per almeno tre anni. Non vi devono essere bovini cui è stata tagliata la coda se non a fini terapeutici certificati da un veterinario. La castrazione può avvenire solo prima del raggiungimento della maturità sessuale solo sotto il controllo di un medico veterinario. 11

NORMATIVA ORIZZONTALE Legislazione internazionale Legislazione UE Legislazione nazionale Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti (Strasburgo, 10/03/76) Decisione 78/923/CEE: approvazione da parte della C.E.E. della Convenzione di Strasburgo (19/06/78) Legge 14/10/85 n. 623: ratifica da parte dell Italia della Convenzione di Strasburgo Protocollo di modifica della Convenzione di Strasburgo (15/11/91) Decisione 92/583/CEE: approvazione del Protocollo di modifica della Convenzione di Strasburgo Direttiva 98/58/CE: riguardante la protezione degli animali negli allevamenti D.L.vo 146/2001: attuazione della Dir. 98/58/CE sulla protezione degli animali negli allevamenti Decisione 2006/778/CE sui requisiti minimi applicabili alla raccolta delle informazioni durante le ispezioni nei luoghi di produzione in cui sono allevate alcune specie animali Circolare Ministero della Salute n. 10 del 5/11/2001: chiarimenti sul D.L.vo 146/2001 e sulla Dec. 2000/50/CE Tabella 1: principali riferimenti normativi generali in materia di protezione degli animali nell allevamento applicabili al bovino Normativa specifica sulla protezione dei vitelli in allevamento Analogamente a quanto visto per la disciplina generale sulla protezione dei bovini, anche per i vitelli gli obblighi da rispettare per quanto riguarda il benessere nell allevamento sono raggruppabili in tre capitoli: 1) fabbricati, attrezzature ed impianti 2) alimentazione 3) gestione degli animali In tabella 2 è riportato un quadro sintetico delle principali disposizioni normative verticali dell Unione Europea e nazionali per l allevamento dei vitelli che, conviene ribadire, vanno ad aggiungersi a quelle orizzontali e non a sostituirsi ad esse. 12

1) Fabbricati, attrezzature ed impianti I pavimenti devono essere non sdrucciolevoli e senza asperità che causino lesioni o sofferenza ai vitelli, devono essere adeguati alle loro dimensioni ed al loro peso e costituire una superficie rigida, piana e stabile. La zona in cui si coricano i vitelli deve essere confortevole, pulita e asciutta. Non vi devono essere vitelli di età inferiore alle 2 settimane sprovvisti di lettiera. Le apparecchiature e i circuiti elettrici devono essere conformi alla normativa vigente in materia di sicurezza. Ai vitelli deve essere stata fornita un illuminazione almeno pari a quella naturale normalmente disponibile tra le ore 9.00 e le ore 17.00. 2) Alimentazione I vitelli devono avere un tasso di emoglobina di almeno 4,5 mmol/litro (7,3 g/dl). I vitelli con più di 2 settimane di età devono avere a disposizione alimento fibroso, in quantità minima da 50 a 250 g al giorno per i vitelli di età compresa tra le 8 e le 20 settimane. I vitelli vanno nutriti almeno 2 volte al giorno. Ciascun vitello stabulato in gruppo, se non si pratica l alimentazione ad libitum, deve avere accesso agli alimenti contemporaneamente agli altri. Non vi devono essere vitelli di età superiore alle 2 settimane senza acqua fresca in quantità adeguata a disposizione; i vitelli malati o sottoposti a condizioni ambientali di grande calore devono poterne disporre in qualsiasi momento. Ogni vitello deve ricevere colostro bovino il prima possibile e comunque non oltre le 6 ore dalla nascita. 3) Gestione degli animali (spazi, cure da prestare agli animali, mutilazioni e formazione del personale) Non vi deve essere nessun vitello di età superiore alle 8 settimane stabulato individualmente, se non per motivi sanitari o comportamentali e su prescrizione veterinaria. I recinti individuali o le poste non devono avere pareti piene, ma perforate e che consentano un contatto visivo e tattile tra gli animali; la loro larghezza non deve essere inferiore all altezza del vitello al garrese e la loro lunghezza deve essere almeno pari alla lunghezza dell animale moltiplicata per 1,1. Se i vitelli sono stabulati in gruppo, la superficie libera disponibile deve essere di almeno 1,5 metri quadrati per ogni capo di 150 kg di peso vivo, 1,7 metri quadrati per ogni capo di peso compreso tra i 150 e i 220 Kg di peso vivo, 1,8 metri quadrati per ogni capo oltre i 220 Kg di peso vivo. Non vi devono essere vitelli legati, tranne quelli stabulati in gruppo, al massimo per 1 ora al giorno quando viene loro somministrato il latte. Non vi devono essere vitelli cui è stata applicata la museruola. 13

La stalla, i recinti, le attrezzature e gli utensili devono essere puliti e disinfettati regolarmente. I secchi, i poppatoi, le mangiatoie devono essere puliti dopo ogni utilizzo e sottoposti periodicamente a disinfezione. Sul pavimento non devono esservi escrementi, urina e foraggi non mangiati o caduti (sul pavimento) non rimossi da tempo I vitelli allevati in locali di stabulazione devono essere ispezionati almeno 2 volte al giorno, quelli stabulati all aperto una volta al giorno. Non vi devono essere animali cui sia stata praticata la cauterizzazione dell abbozzo corneale oltre le 3 settimane di vita; tale pratica deve essere effettuata sotto controllo veterinario. NORMATIVA VERTICALE - VITELLI Legislazione UE Legislazione nazionale Documenti integrativi Direttiva 91/629/CEE norme minime per la protezione dei vitelli Direttiva 97/2/CE modifiche della Dir. 91/629/CEE Direttiva 2008/119/CE norme minime per la protezione dei vitelli (versione codificata) D.L.vo 30/12/92 n. 533 attuazione Dir. 91/629/CEE riguardante le norme minime per la protezione dei vitelli D.L.vo 1/09/98 n. 331 attuazione Dir. 97/2/CE e Dec. 97/182/CE e modifiche al D.L.vo 533/92 D.L.vo 7/7/2011 n.126 attuazione della direttiva 2008/119/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli Nota MinSan prot. n. 600.10/24495/PA/2811 del 15/07/98 box individuale Nota MinSan prot. n. 600.10/24495/PA/4073 del 22/01/99 periodo transitorio Nota MinSan prot. n. DGVA/10/27232 - P del 25/07/2006 nota esplicativa sulle procedure per il controllo del benessere animale negli allevamenti di vitelli - applicazione del D.L.vo 533/92 e D.L.vo 331/98 Decisione 97/182/CE modifiche all allegato della Dir. 91/629/CEE Tabella 2: principali riferimenti normativi specifici in materia di protezione degli animali nell allevamento applicabili al vitello 14

PREMESSA L indagine sul benessere animale è stata condotta, tra il 2009 e il 2012, in 793 allevamenti di vacche da latte di 5 Regioni. Lo scopo è stato quello di valutare le condizioni di benessere degli animali attraverso la raccolta di informazioni rilevate in azienda e la compilazione di apposite schede (check list), mediante le quali è stato possibile attribuire punteggi relativi a diverse aree funzionali, generali e specifiche per le varie categorie produttive di animali. Al fine di consentire una valutazione del benessere basata non solo sui criteri minimi fissati dalla legislazione vigente ma comprensiva anche di altri aspetti di sicuro impatto sugli animali, le schede messe a punto comprendono sia parametri indiretti, volti a valutare le strutture e l ambiente di allevamento e le modalità di gestione sia parametri diretti, idonei cioè ad analizzare e misurare gli effetti delle condizioni di allevamento sull animale. Questo approccio ha consentito di cogliere appieno ed immediatamente i segnali sull impiego delle animal-based mesures per la valutazione del benessere animale provenienti, come discusso in premessa, sul finire del 2009 a livello internazionale (OIE) e dell UE ed ora accolti nel Piano strategico dell UE per il benessere animale per il 2012-2015. Il risultato complessivamente ottenuto dovrebbe, pertanto, essere degno di una qualche attenzione a motivo non solo dell ampiezza dell indagine, fin ora priva di riscontri di pari dimensioni nel nostro Paese, ma anche per l adozione di misure dirette del benessere animale su un campione non trascurabile di animali (complessivamente oltre 100.00). METODOLOGIA D INDAGINE Gli allevamenti che sono stati reclutati nell indagine erano ubicati 5 regioni: Basilicata (51), Calabria (138), Puglia (177), Sardegna (244) e Sicilia (183). Sono stati complessivamente coinvolti i territori di 21 Province: Potenza (33), Matera (18), Bari (97), Brindisi (9), Taranto, (71), Catanzaro (3), Cosenza, (102), Crotone, (9), Vibo Valentia (24), Agrigento (6), Caltanissetta (6), Catania (9), Enna (1), Palermo (22), Ragusa (129), Siracusa (10), Cagliari (1), Carbonia Iglesias (7), Nuoro (8), Olbia Tempio (1), Oristano (188), Sassari (34), Medio Campidano (5). Il metodo e lo strumento di lavoro utilizzati si sono basati su quelli messi a punto durante un precedente studio, svolto in 126 aziende in Emilia Romagna, ad opera dell allora Dipartimento Clinico Veterinario dell Università di Bologna e che ha consentito, tra l altro, anche di procedere ad un opera di revisione degli strumenti, delle procedure e dei parametri impiegati per le osservazioni (Peli et al, 2007) 3. Tecnici appositamente formati hanno effettuato sopralluoghi in 3 Peli A., Scagliarini L., Serraino A., Zanirato G.P., Cinotti S., Famigli-Bergamini P. (2007): Risultati di un indagine sul benessere animale in 126 allevamenti di vacche da latte in Emilia Romagna. Buiatria, vol. II, n. 2, 3-11. 15

azienda, compilando una check-list comprendente 303 parametri, organizzati in 5 aree generali, in 5 aree specifiche per le diverse categorie produttive in cui è generalmente articolato l allevamento (vacche in lattazione, vacche in asciutta, manze gravide, bovine da rimonta, vitelli fino a 8 settimane, vitelli tra le 8 settimane e i 6 mesi), oltre ad una sezione Indicatori. Nelle aree generali sono stati considerati i seguenti aspetti: 1. Management aziendale a. Tipo di latte (Alta Qualità, Biologico, Normale o Altro) b. Numero di capi c. Interventi sugli animali d. Presenza e corretta compilazione dei registri e. Presenza di impianti e loro manutenzione f. Personale formazione, controlli e movimentazione degli animali g. Approvvigionamento idrico 2. Sistemi di allevamento e stabulazione a. Tipologia di allevamento b. Strutture di movimentazione c. Zone di carico/scarico degli animali d. Tipologia di stabulazione per vitelli fino a 8 settimane di età e. Strutture e gestione del parto f. Presenza e tipologia delle strutture di isolamento g. Quarantena dei soggetti nuovi f. Sala mungitura ed altre attrezzature 3. Ambiente a. Tipo di ventilazione e di coibentazione b. Condizioni microclimatiche dell allevamento c. Presenza di generatori di corrente alternativi in caso di emergenza d. Tipo di ventilazione ed eventuale presenza di sistemi automatici di emergenza in caso di malfunzionamento e. Tipologia di illuminazione f. Sistemi di raffrescamento 4. Alimentazione a. Tipologia di alimentazione 5. Igiene e sanità a. Controllo delle mastiti b. Trattamento per ectoparassiti ed endoparassiti c. Piani di controllo per mosche 16

d. Assistenza veterinaria e. Quarantena d. Piani vaccinali e. Zone di stoccaggio/smaltimento di materiali tossici per gli animali f. Pareggiamento degli unghioni g. Lavaggio e disinfezione dei box individuali per vitelli ed atteggiamenti fra vitelli h. Piani di derattizzazione Nelle aree specifiche sono stati presi in esame in dettaglio gli aspetti particolari del sistema di allevamento, stabulazione ed alimentazione delle seguenti categorie produttive: 1) vacche in lattazione 2) vacche in asciutta 3) manze gravide 4) manze per la rimonta fino all ingravidamento ( manzette ) 5) vitelli oltre le 8 settimane 6) vitelli al di sotto delle 8 settimane d età. Nella sezione indicatori è stata inserita la valutazione del benessere attraverso l esame diretto dell animale, per misurarne lo stato di salute, l integrità fisica ed il comportamento con l ausilio dei seguenti parametri: a. Indice di pulizia della vacca b. Presenza di lesioni di sistemi da attacco/contenzione c. Presenza di lesioni da mutilazioni non terapeutiche d. Stato di pulizia della mammella e. Zoppie f. Stato di condizione corporea della mandria (Body Condition Score - BCS) g. Danni al capezzoli h. Feces condition score i. Presenza di movimenti stereotipati j. Atteggiamento dei soggetti all avvicinamento k. Mortalità vacche e vitelli l. Mastiti cliniche mi. Conta delle cellule somatiche nel latte Per ogni azienda sono stati complessivamente raccolti dati relativi a 303 parametri. La valutazione di queste osservazioni è stata espressa in termini di conformità o non conformità, quando il parametro era chiaramente previsto ed oggettivamente valutabile sulla base delle vigenti disposizioni normative in materia di benessere animale, oppure tale valutazione è stata espressa in una scala semi-quantitativa, come scadente, sufficiente, buono, ottimo. 17

Per questo ultimo aspetto ci si è avvalsi delle conoscenze disponibili nella letteratura scientifica sull argomento e, in particolare, nei Report degli studi sul risk assessment svolti dallo Scientific Veterinary Committee Animal Welfare Section (SVC-AW) della Commissione Europea, fino al 2002 e, successivamente, dal Panel Animal Health and Animal Welfare (AHAW Panel) dell EFSA (European Food Safety Authority). Su queste basi, per ciascun parametro sono stati fissati precisi limiti di riferimento in un manuale esplicativo fornito ai valutatori. Le voci per le quali non era possibile ovvero non era condivisibile una valutazione oggettiva o una misurazione (ad es. tipo di abbeveratoi), sono state considerate come parametro descrittivo, utile alla caratterizzazione degli allevamenti ma non oggetto di valutazione ai fini del giudizio finale dell indagine. Fra i 292 parametri valutati, 54 hanno avuto questa classificazione. È importante sottolineare che la scheda di valutazione del benessere animale è stata progettata appositamente per le vacche da latte di razza frisona e che, pertanto, il giudizio espresso su ogni parametro ha richiesto un intervento critico, ma pur sempre soggettivo, da parte dell esperto valutatore, per tenere conto della eventuale disomogeneità esistente, per razza e tipologia aziendale, degli allevamenti. Per ciascuna voce è stata calcolata la percentuale di non conformità o di insufficienza relativamente all intero campione di allevamenti ed anche per ciascuna regione. RISULTATI Gli allevamenti esaminati sono stati 793 ed avevano una consistenza media di 72 vacche (min 4 max 800), di cui 58 in lattazione, con una produttività di 74 quintali di latte/anno per capo; in ogni allevamento erano presenti mediamente 10 vitelli di età inferiore a 8 settimane, 15 vitelli di età di età compresa fra le 8 settimane ed i 6 mesi, 21 manze da 6 mesi fino alla gravidanza e 15 manze gravide. In relazione alle dimensioni dell allevamento, calcolato sulla base del numero complessivo di vacche in lattazione ed in asciutta, il campione è rappresentato per il 42,6% (n= 338) da allevamenti piccoli, con meno di 40 capi, per il 28,9% (n=229) da allevamenti di medie dimensioni, con 40-79 capi, e per il restante 28,5% (n=226) da allevamenti grandi, con un numero di capi 80 (grafico 1). La frequenza di distribuzione degli allevamenti in base alle dimensioni della mandria è raffigurata nel grafico 2. La ripartizione del numero di capi delle varie categorie produttive e della produttività in rapporto alla dimensione aziendale è riportata in tabella 3. Una classificazione altimetrica degli allevamenti è schematizzata nel grafico 3, dal quale emerge che una minoranza di essi è collocata in montagna (21/793), es- 18

sendo gli altri distribuiti in maniera abbastanza omogenea in pianura (343/793) ed in collina (429/793). Grafico n. 1: ripartizione percentuale degli allevamenti in base al numero di capi adulti (vacche) Grafico 2: frequenza di distribuzione degli allevamenti in base alla consistenza numerica per classi di 40 capi 19

Grafico 3: ubicazione degli allevamenti in base all altitudine sul livello del mare vacche totali vacche in lattazione manze da 6 mesi alla gravidanza manze gravide vitelli sotto 8 settimane vitelli oltre 8 settimane produzione di latte (q/capo/anno) allevamenti piccoli 23,1 (1-39) 18,3 (1-39) 6,2 (0-30) 4,3 (0-40) 4,0 (0-30) 5,5 (0-30) 61,7 (17-113) allevamenti medi 55,1 (40-78) 44,5 (4-70) 14,1 (0-35) 11,5 (0-50) 8,1 (0-31) 11,3 (0-100) 75 (20-115) allevamenti grandi 161,0 (80-800) 130,2 (7-650) 47,3 (0-250) 34,2 (0-300) 29,7 (2-100) 33,2 (0-200) 90,5 (23-130) totale allevamenti 71,7 57,8 20,6 15,2 9,7 15,3 74,1 Tabella 3: numerosità delle diverse categorie produttive negli allevamenti in base alle dimensioni (valore medio e, tra parentesi, valori minimo e massimo) 1. Management Aziendale a. Tipo di latte (Alta Qualità, Biologico, Normale o Altro) Le aziende oggetto dell indagine si collocano nella filiera Alta Qualità (AQ) nel 41,4% dei casi (328/793), in quella del Biologico (BIO) nello 0,9% (7/793), in quella Normale (N) nel 51,2% (406/793), ed in altre filiere nel 6,5% (52/793). 20

Il latte Alta Qualità costituisce il 43,1%, il 62,3%, il 13,0%, il 76,6% e il 5,5% della produzione lattea rispettivamente della Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. Le aziende BIO esaminate in questo studio sono presenti solamente in Sicilia dove rappresentano il 3,8% della produzione lattea totale. b. Numero di capi L indagine ha riguardato complessivamente 104.175 animali, di cui 56.875 vacche, con una produttività media per capo di 74,14 q. latte all anno. La suddivisione delle diverse categorie produttive presenti nei 793 allevamenti visitati è riportata in tabella 4. vacche 56.875 vacche in lattazione 45.806 vitelli con meno di 8 settimane 7.628 vitelli con oltre 8 settimane 11.804 manze con oltre 6 mesi non gravide 15.685 manze gravide 11.681 tori da riproduzione 502 n totale di bovini 104.175 produzione latte capo/anno 74,14 Tabella 4: numero di animali totali, delle singole categorie e produzione media compresi nell indagine c. Interventi sugli animali Per quanto concerne gli interventi sugli animali è emerso che nell 87,4% dei casi (693/793), la cauterizzazione dell abbozzo corneale nei vitelli viene eseguita, come previsto dalla legislazione vigente, entro 21 giorni di età ed in 666 casi è precisata anche la metodica adottata: chimica in 251/666 aziende (37,7%) o termica in 415/666 (62,3%); nel 12,6% delle aziende si è potuto evidenziare una non conformità relativamente a questo aspetto, poiché tale operazione viene praticata oltre i 21 giorni di età. Tra le varie Regioni, la percentuale di non conformità (NC) varia dal 9,8% (5/51) della Basilicata al 17,4% (24/138), rilevata in Calabria. La decornazione di animali adulti, è praticata come intervento di prassi nel 6,9% del campione esaminato (55/793), soprattutto in Sardegna (16,0%) ed in misura minore in Puglia (4,5%), Sicilia (2,7%), Calabria (2,2%), mentre non viene effettuata, se non occasionalmente in caso di necessità per fini terapeutici, nel 93,1% delle aziende (738/793) e nella totalità di quelle della Basilicata. Il taglio della coda è eseguito di routine nello 0,6% (5/793) delle aziende, mentre nel 99,4% di esse (788/793) questa operazione non viene praticata se non per 21

fini terapeutici e certificati da un veterinario. Le percentuali di NC ottenute sono piuttosto sovrapponibili tra le differenti Regioni: 2,0%, 1,2% e 0,7% dei casi in Basilicata, Sardegna e Calabria, rispettivamente; fanno eccezione Puglia e Sicilia che non registrano alcuna non conformità. L ossitocina viene somministrata nell 8,4% delle aziende (67/793) per favorire la secrezione lattea, mentre nel restante 91,6% del campione (726/793) essa non viene utilizzata. A tale pratica, giudicata come scadente, si fa ricorso piuttosto frequentemente in Sicilia (nel 21,9% delle aziende visitate) rispetto alle altre regioni. L induzione al parto è eseguita nello 0,6% delle aziende (5/793), mentre non viene praticata nel 99,4% di quelle coinvolte. L introduzione graduale delle primipare nei gruppi di lattazione è effettuata nel 62,3% del campione (494/793), mentre il 37,7% (299/793) delle aziende (l 88% di quelle ubicate in Sicilia) non osserva questa buona prassi gestionale. Lo svezzamento dei vitelli è eseguito in maniera precoce, prima dei 45 giorni di vita, nel 2,3% delle aziende (18/793), mentre viene effettuato successivamente nelle restanti 775 aziende (97,7%). In caso di incendio, nell 85,6% (679/793) dei casi è possibile l evacuazione rapida della stalla, mentre nel 14,4% (114/793) dei casi ciò non è stato ritenuto possibile e la più alta percentuale (44,3%) si riferisce alla Sicilia. Le aree di pascolamento sono mediamente presenti nel 50,1% dei casi (397/793), con un ampia variabilità a seconda delle Regioni: dal 85,8% della Sicilia al 9,8% della Basilicata. I vitelli fino a sei mesi vengono tenuti legati nell 8,6% delle aziende (68/793), con la massima percentuale di prevalenza di NC in Puglia (14,1% - 25/177), seguita dalla Calabria (12,3% - 17/138), dalla Sardegna (6,6% - 16/244), dalla Basilicata (6,0% - 3/51) ed, infine, dalla Sicilia (3,8% - 7/183); nel 91,4% (725/793) dei casi i vitelli sono correttamente stabulati in box. La museruola viene applicata ai vitelli solamente nel 2,6% (21/793) dei casi. Per questa non conformità legislativa non si riscontra una differenza significativa tra le Regioni con numero di allevamenti interessati dell ordine delle unità: 8 allevamenti in Sardegna (3,3%), 6 in Sicilia (3,3%), 3 in Puglia (1,7%) ed infine 2 sia in Basilicata (4,0%) sia in Calabria (1,5%). Il colostro, nella maggior parte dei casi (98,1%), viene correttamente somministrato entro 6 ore dalla nascita del vitello e le aziende che non osservano tale pratica gestionale, prevista per legge, rappresentano solamente l 1,9% del campione esaminato; la Basilicata osserva questa indicazione in tutte le aziende, mentre la sua violazione si osserva nel 3,7% (9/244) di quelle della Sardegna, nel 2,9% (4/138) di quelle della Calabria e nello 0,6% (1/177) e 0,5% (1/183) di quelle della Puglia e della Sicilia, rispettivamente; la banca del colostro è mediamente presente nel 35,2% (279/793) delle aziende; la sua assenza è rilevabile in tutte le Regioni: in 165/244 (67,6%) aziende della Sardegna, in 141/183 (77,0%) di quelle della 22

Sicilia, in 131/177 (74,0%) di quelle della Puglia, in 43/138 (31,2%) di quelle della Calabria e in 34/51 (66,6%) di quelle della Basilicata. L ispezione dei vitelli è condotta almeno due volte al giorno (una volta al dì se allevati all esterno) nel 98,6% dei casi (782/793), mentre le aziende nelle quali questo disposto di legge non viene osservato rappresentano una percentuale esigua dell 1,4% (11/793); la Basilicata e la Puglia osservano quanto disposto nel 100% delle aziende, mentre ciò non avviene solamente nel 2,2%, nel 2,0% e nell 1,6%, degli allevamenti della Calabria, della Sardegna e della Sicilia, rispettivamente. Gli stessi vitelli, se stabulati individualmente, nel 77,9% (401/515) dei casi hanno a disposizione box con pareti traforate; mentre nel restante 22,1% (114/515) queste strutture non consentono un contatto visivo e tattile tra gli animali, ricadendo pertanto in una situazione di non conformità normativa che si rileva, con prevalenze importanti, in quasi tutte le Regioni: 43,7% (14/32) in Basilicata, 35,5% (27/76) in Sicilia, 29,2% (21/72) in Puglia, 21,8% (43/197) in Sardegna e solamente 6,5% (9/138) in Calabria. La lettiera è messa a disposizione dei vitelli di età inferiore a due settimane nel 93,9% dei casi con pochi allevamenti che invece non soddisfano questo requisito normativo (48/793 aziende) rilevandosi in Sardegna la più elevata percentuale di NC, pari al 12,7% (31/244). Ai vitelli con più di due settimane di vita, l alimento fibroso viene somministrato nel 97,9% delle aziende indagate (776/793) e nella totalità degli allevamenti della Basilicata, della Calabria e della Puglia; le aziende che non adottano tale prassi (non conformi dal punto di vista normativo) rappresentano il 2,1% del campione (17/793), sono localizzate maggiormente in Sardegna (14/244-5,7% degli allevamenti) ed in misura minore (3/183-1,6%) in Sicilia. Sempre in merito alle modalità di allevamento dei vitelli, solamente in una piccola minoranza di aziende (42/793), pari al 5,3% del totale, è stata riscontrato che i soggetti con più di 8 settimane (1 settimana per gli allevamenti biologici) sono stabulati individualmente, con prevalenze regionali comprese tra il 1,6% della Sicilia (3/183) ed il (9,8%) della Basilicata (5/51). d. Presenza e corretta compilazione dei registri Per quanto riguarda la presenza dei registri e la loro corretta compilazione, aspetti di particolare rilevanza anche in termini di rispetto dei requisiti obbligatori per legge, le non conformità rilevate sono estremamente basse: 0,3% (2/793), 0,4% (3/793) e 2,5% (9/368), rispettivamente per quelli relativi al carico/scarico degli animali, ai trattamenti farmacologici e ai trattamenti ormonali. e. Presenza di impianti e loro manutenzione L auto alimentatore è presente solo nel 5,3% delle aziende (42/793); il mancato ricorso alla manutenzione programmata e alla relativa registrazione si registra 23

nel 62,0% dei casi, mentre all assistenza specialistica vi si fa ricorso nel 73,8% (31/42) delle aziende. Le aziende provviste di un carro unifeed rappresentano il 53,0% (420/793); la manutenzione programmata e la sua registrazione sono garantite nell ordine del 63,8% (268/420) e del 25,7% (108/420), rispettivamente, sul totale, mentre l assistenza specialistica è richiesta dal 51,9% degli allevamenti. L impianto di abbeverata è presente nel 77,9% (618/793) dei casi, è soggetto a manutenzione programmata nel 22,7% (140/618) delle aziende; il registro della manutenzione è compilato solamente nel 4,8% (30/618) dei casi. Solamente il 18,9% delle aziende fa ricorso ad assistenza specialistica per operazioni di riparazione/manutenzione dell impianto. L impianto di ventilazione è presente nel 20,3% (161/793) delle aziende, la sua manutenzione programmata è prevista nel 21,1% (34/161) degli allevamenti e registrata nell 11,2% (18/161); il ricorso ad assistenza specialistica viene richiesto nel 60,9% (98/161) dei casi. L impianto di asportazione dei reflui, presente nel 41,4% dei casi, è oggetto di manutenzione programmata, registrazione della manutenzione, assistenza specialistica nel 17,7%, 8,2% e 51,5% dei casi, rispettivamente. Infine, per l impianto di mungitura, presente nel 98,7 % delle aziende, l indagine ha rivelato che la manutenzione programmata viene effettuata con regolarità nel 66,5% delle aziende ed il registro che documenta tale manutenzione è correttamente tenuto nel 65,9% dei casi; in percentuale più elevata (79,3%) l assistenza tecnica per la manutenzione dell impianto è prestata da personale specializzato. Auto alimentatore Carro unifeed Impianto abbeverata Impianto ventilazione Impianto reflui Impianto mungitura Presenza 42/793 (5,3%) 420/793 (53,0%) 618/793 (77,9%) 161/793 (20,3%) 328/793 (41,4%) 783/793 (98,7%) Manutenzione 16/42 (38,0%) 268/420 (63,8%) 140/618 (22,7%) 34/161 (21,1%) 58/328 (17,7%) 521/783 (66,5%) Registrazione 16/42 (38,0%) 108/420 (25,7%) 30/618 (4,8%) 18/161 (11,2%) 27/328 (8,2%) 516/783 (65,9%) Assistenza programmata 31/42 (73,8%) 218/420 (51,9%) 117/618 (18,9%) 98/161 (60,9%) 169/328 (51,5%) 621/783 (79,3%) Tabella 5: presenza dei vari impianti automatici e loro manutenzione sul totale delle aziende esaminate 24

Per quanto concerne gli impianti nelle differenti Regioni, la loro presenza, manutenzione, registrazione ed assistenza specialistica sono riportate nelle Tabelle n. 6-11. Autoalimentatore Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 4/51 (7,8%) 7/138 (5,1%) 22/177 (12,4%) 8/244 (3,3%) 1/183 (0,5%) Manutenzione programmata 4/4 (100%) 1/7 (14,3%) 8/22 (36,4%) 3/8 (37,5%) 0/1 (0,0%) Registrazione manutenzione 3/4 (75,0%) 6/7 (85,7%) 5/22 (22,7%) 2/8 (25,0%) 0/1 (0,0%) Assistenza specialistica 2/4 (50,0%) 7/7 (100%) 14/22 (6,4%) 7/8 (87,5%) 1/1 (100%) Tabella 6: presenza e manutenzione dell autoalimentatore nelle varie Regioni incluse nell indagine Carro Unifeed Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 43/51 (84,3%) 51/138 (37,0%) 46/177 (26,0%) 217/244 (88,9%) 63/183 (34,4%) Manutenzione programmata 39/43 (90,7%) 12/51 (23,5%) 30/46 (65,2%) 172/217 (71,4%) 15/63 (23,8%) Registrazione manutenzione 23/43 (53,5%) 18/51 (35,3%) 23/46 (50,0%) 43/217 (19,8%) 1/63 (1,6%) Assistenza specialistica 20/43 (46,5%) 21/51 (41,2%) 9/46 (19,6%) 158/217 (72,8%) 10/63 (15,9%) Tabella 7: presenza e manutenzione del carro unifeed nelle varie Regioni incluse nell indagine 25

Impianto di abbeverata Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 48/51 (94,1%) 79/138 (57,2%) 170/177 (96,0%) 233/244 (95,5%) 88/183 (48,0%) Manutenzione programmata 25/48 (52,0%) 4/79 (5,0%) 26/170 (15,3%) 82/233 (35,2%) 3/88 (3,4%) Registrazione manutenzione 7/48 (14,6%) 14/79 (17,7%) 5/170 (2,9%) 3/233 (1,3%) 1/88 (1,1%) Assistenza specialistica 16/48 (33,3%) 5/79 (6,3%) 8/170 (4,7%) 86/233 (36,9%) 2/88 (2,3%) Tabella n. 8: presenza e manutenzione dell impianto di abbeverata nelle varie Regioni incluse nell indagine Impianto di ventilazione Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 13/51 (25,5%) 12/138 (8,7%) 20/177 (11,3%) 102/244 (41,8%) 14/183 (7,7%) Manutenzione programmata 9/13 (69,2%) 10/12 (83,3%) 3/20 (15,0%) 11/102 (10,8%) 1/14 (7,1%) Registrazione manutenzione 3/13 (23,0%) 10/12 (83,3%) 2/20 (10,0%) 3/102 (2,9%) 0/14 (0,0%) Assistenza programmata 3/13 (23,0%) 2/12 (16,6%) 3/20 (15,0%) 89/102 (87,2%) 1/14 (7,1%) Tabella 9: presenza e manutenzione dell impianto di ventilazione nelle varie Regioni incluse nell indagine 26

Impianto di asportazione reflui Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 39/51 (76,5%) 28/138 (20,3%) 30/177 (17,0%) 214/244 (87,7%) 17/183 (9,5%) Manutenzione programmata 25/39 (64,1%) 4/28 (14,3%) 7/30 (23,3%) 20/214 (9,3%) 2/17 (11,8%) Registrazione manutenzione 8/39 (20,5%) 10/28 (35,7%) 3/30 (10,0%) 5/214 (2,3%) 1/17 (5,9%) Assistenza programmata 16/39 (41,0%) 11/28 (39,3%) 3/30 (10,0%) 138/214 (64,5%) 1/17 (5,9%) Tabella 10: presenza e manutenzione dell impianto di asportazione reflui nelle varie Regioni incluse nell indagine Impianto di mungitura Basilicata (n. 51) Calabria (n. 138) Puglia (n. 177) Sardegna (n. 244) Sicilia (n. 183) Presenza 51/51 (100%) 135/138 (97,8%) 175/177 (98,9%) 240/244 (98,4%) 182/183 (99,5%) Manutenzione programmata 49/51 (96,0%) 23/135 (17,0%) 153/175 (87,4%) 228/240 (95,0%) 68/182 (37,4%) Registrazione manutenzione 39/51 (76,5%) 75/135 (55,5%) 139/175 (79,4%) 224/240 (93,4%) 39/182 (21,4%) Assistenza programmata 50/51 (98,0%) 107/135 (79,3%) 164/175 (93,7%) 234/240 (97,5%) 66/182 (36,3%) Tabella 11: presenza e manutenzione dell impianto di mungitura nelle varie regioni incluse nell indagine f. Personale formazione, controlli e movimentazione degli animali Il numero di addetti di stalla, nel campione esaminato, variava da 1 a 20 con la seguente distribuzione: 1 solo addetto in 159 aziende, 2 addetti in 331, 3 addetti in 168, 4 addetti in 71, 5 addetti in 29, 6 addetti in 11, 7 addetti in 10, 8 addetti in 4, 9 addetti in 2, 13 addetti in 1, 20 addetti in 6; in un caso il dato non era precisato. La consistenza del personale di stalla in rapporto alla dimensione dell allevamento, determinata in base al numero di capi presenti (prendendo in esame le vacche da latte, incluse quelle in fase di asciutta) mostra che nei piccoli alleva- 27