Monza 21 maggio 2016
L impatto socio assitenziale del malato di Alzheimer
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L ANZIANO DEMENTE E TOTALMENTE NON AUTOSUFFICIENTE MA INCAPACE DI CHIEDERE AIUTO POTENZIALMENTE CAPACE DI FAR DEL MALE A SE E AGLI ALTRI
L ANZIANO DEMENTE Assume comportamenti IRRITANTI E FASTIDIOSI Esempio: Wondering Ripetitività Aggressività
L ANZIANO DEMENTE Diventa IRRICONOSCIBILE ai suoi cari Vive nel passato Non riconosce le persone Mostra aspetti del carattere sconosciuti LUTTO ANTICIPATORIO
Uno degli obiettivi della cura deve quindi essere la promozione del BENESSERE DELLA PERSONA e il contenimento dello STRESS DEL CAREGIVER
Nel tempo di sono sviluppate diverse metodologie assistenziali tese a migliorare la qualità di vita dell anziano demente
Il presente intervento trae spunto principalmente da due delle tecniche maggiormente note ed utilizzate GENTLE CARE (Ideato e promosso da Moyra Jones) VALIDATION THERAPY (Ideato e promosso da Naomi Feil) Tecniche non contrapposte ma complementari
GENTLE CARE Conoscenza della persona malata Valutazione dell impatto della malattia sul malato e sul care giver Costruzione dell Ambiente Protesico (ambiente persone attitività)
GENTLE CARE OBBIETTIVO Creare un ambiente che compensi i deficit del malato migliorando la sua qualità di vita
VALIDATION THERAPY Il Metodo Validation si basa sul riconoscimento ed il sostegno della realtà emotiva di un alta persona, cercando di cogliere il significato e l importanza delle sue emozioni
VALIDATION THERAPY Le persone disorientate sono uniche e degne di rispetto dovrebbero essere accettate per quello che sono: non dovremmo cercare di cambiarle Ascoltare con empatia, riduce l ansia e restituisce dignità
ATTENZIONE non vuol dire recitare, ne fingere, ne ingannare
Metti da parte le tue emozioni, metti un freno i tuoi pensieri
Osserva l anziano disorientato e cerca di capire quali sono le sue emozioni in quel momento
Per meglio entrare in empatia è utile assumere alcune delle sue caratteristiche fisiche (espressione del viso, ritmo del respiro, posizione del corpo)
La distanza corretta è diversa a seconda delle fasi che sta attraversando il malato
Nella prima fase (malorientamento) mantenere una normale distanza sociale anche se si è un famigliare stretto Nella seconda fase (confusione temporale) È necessaria una vicinanza più stretta (meno valore alle regole sociali, e tende a ritirarsi nel suo mondo) Nella terza fase (movimenti ripetuti) E necessario un contatto fisico (la persona è ancor più ritirata nel suo mondo) Nella quarta fase (vegetativa) Il tocco è il solo strumento di comunicazione
Entra in contatto reale con la persona
Usare domande che iniziano con CHI CHE COSA DOVE - QUANDO Evitare le domande che inziano con PERCHE
RIFORMULARE Ripetere quanto ci è stato detto, sottolineando con la voce le parole più cariche di emozioni
ESPLORARE L OPPOSTO O L ESTREMO Aiuta a comprendere i confini della questione che il malato cerca di comunicarci
FARE TESORO DELLE STRATEGIE CHE HANNO FUNZIONATO Molto spesso i meccanismi alla base dell irritazione o del benessere sono gli stessi (anche se non li comprendiamo)
FARE DOMANDE CHIUSE Con chi ha difficoltà a comunicare meglio fare domande a cui si risponde con un SI o un NO (ma non facciamo un intervista incalzante!)
RISPECCHIARE non Imitare rispecchiare vuol dire inoltrarsi davvero nel mondo interiore della persona
CREARE UN CONTATTO VISIVO Mettersi allo stesso livello degli occhi dell altra persona Cercare lo sguardo
USARE IL TOCCO Serve per entrare in contatto con una persona che si è ritirata profondamente nel suo mondo
USARE UN TONO DI VOCE CHIARO E CALMO Evitare tassativamente toni di voce paternalistici o di compatimento
USARE L AMBIGUITA Se non capisci cosa sta dicendo usa l ambiguità: parla lasciando l oggetto sottinteso dando più importanza all emozione che al contenuto
USARE LA STIMOLAZIONE SENSORIALE Musica, suoni, contatto fisico, immagini, colori, ecc.