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LA FORMAZIONE DEI FORMATORI DEGLI INSEGNANTI Educare lo sguardo. La qualità delle relazioni a scuola (G. Messetti) Rovereto, 11 dicembre 2010 L insegnante: un profilo di qualità Professionista riflessivo Ricercatore-pratico capace di costruire sapere a partire dalla riflessione sull esperienza Professionista di relazioni 1

lavoro sull uomo fondato sulla/le relazione/i RESPONSABILITA EDUCATIVA: rapporto con persone in condizioni di dipendenza presa in carico ed elaborazione della dimensione relazionale e interpersonale usa la sua persona come strumento di lavoro Se la dimensione interpersonale, relazionale è determinante Consapevolezza di sé, delle proprie motivazioni, capacità di osservare e auto-osservarsi, capacità autoriflessive 2

Diventa importante interrogarsi: sul senso della propria scelta professionale sul come si svolge il proprio lavoro sui sentimenti sperimentati L abitudine a porsi interrogativi di questo tipo allarga la consapevolezza del proprio modo di mettersi in relazione: significa entrare in una logica di rispetto degli altri e proteggerli da possibili manipolazioni e strumentalizzazioni. Chi educa deve essere ben consapevole dei propri problemi, possibilmente averli risolti e aver acquisito una capacità di introspezione e interrogazione continua su di sé. Occorre che abbia sviluppato la capacità di ascoltare e sia mosso da un autentico desiderio di ricerca della verità. Questo serve non solo a proteggere gli educandi dal rischio di sentirsi attribuire pensieri, sentimenti, fantasie che sono invece dell operatore (le sue possibili proiezioni), ma anche l operatore stesso in modo particolare se ha a che fare con persone (o gruppi) in stato di bisogno e/o sofferenza. (G. Blandino) 3

Bibliografia sulla scuola Blandino G., Granieri B. (1995), La disponibilità ad apprendere, Raffaello Cortina, Milano Blandino G., Granieri B. (2002), Le risorse emotive della scuola, Raffaello Cortina, Milano Blandino G., Granieri B. (2008), Quando insegnare non è più un piacere, Raffaello Cortina, Milano Granieri B. (2008), Storie complicate, Fratelli Frilli Editori, Genova 4

Essere fedeli al fenomeno: andare alle cose stesse Non basta osservare per vedere il manifestarsi del fenomeno (principio di evidenza) è sempre accompagnato dal suo contemporaneo celarsi (principio di trascendenza): il lato nascosto delle cose L esperienza del fenomeno è sempre filtrata dalle nostre griglie concettuali ed emotive (controparte mentale dell occhio) Etica della delicatezza: particolarmente necessaria nell ambito della ricerca educativa (soggetti dipendono dagli adulti) Essere fedeli al fenomeno: andare alle cose stesse Fare epoché: sospendere ogni presupposizione impegnarsi nella disciplina di disincrostare lo sguardo da tutti quei filtri che impediscono l accesso al profilo delle cose (Mortari, 2004) Considerare l ovvio come problematico ed enigmatico Sospendere i desideri e le aspettative PRATICA IMPOSSIBILE da attuare radicalmente, ma obiettivo imprescindibile 5

Atteggiamenti (atti epistemici) fenomenologici ATTENZIONE APERTA perché sia apertura che accoglie fedelmente l altro nel suo modi di manifestarsi, l attenzione deve attuarsi come sforzo negativo, passivo. Due condizioni: Percepire l oggetto come pieno di valore (di cui aver cura) Sviluppare una disposizione rilassata della mente ATTENZIONE NON-ORIENTATA Due posture mentali: Non-cercare (fare un passo indietro) Fare vuoto Atteggiamenti (atti epistemici) fenomenologici E solo nelle parole che le cose diventano e sono (Heidegger, 1990) USARE PAROLE VICINE ALLE COSE Occorre cercare parole capaci di dire l essenza dell esperienza, cercare un linguaggio al quale le cose nominate diano il loro consenso (Zambrano, 1991) LIBERARE LE PAROLE dall ovvio e dai tecnicismi Ponderare l uso di ogni parola e liberarla da ciò che è ovvio e dalle sovrastrutture 6

Atteggiamenti (atti epistemici) fenomenologici Noi siamo sempre in una tonalità emotiva e il sentimento in cui siamo costituisce un modo di conoscere (Heidegger, 1976) Dall ideale positivistico di un processo epistemico depurato dalle emozioni alla prospettiva fenomenologica che considera le emozioni parte integrante dell atto conoscitivo Atteggiamenti (atti epistemici) fenomenologici L autoriflessività come disciplina mentale Avere consapevolezza dei propri processi mentali Esplicitare ciò che tende a rimanere tacito e latente 7

Essere fedeli al fenomeno: andare alle cose stesse Due virtù epistemiche Il rispetto e la cura per l altro L umiltà: la consapevolezza che il processo della conoscenza è un continuo ricominciare con l osservazione così orientata si forgiano e si sviluppano in modo privilegiato, competenze all ascolto nel quale la deprivazione dell agire predispone all attenzione e all ascolto dell altro, favorendo l emergere di percezioni interne (attenzione e ascolto di sé) 8