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Luglio 2011 Numero 1 Osservatorio Cerved Group sui Bilanci 2010 1 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

Il recupero di ricavi e margini procede con lentezza, ma le società italiane sono più patrimonializzate Più capitale nei bilanci delle imprese italiane I risultati in sintesi Dopo il terremoto della crisi sui bilanci delle imprese italiane nel 2008-09, i conti hanno invertito la rotta nel 2010: sono aumentati i ricavi ed è migliorata la redditività, ma la ripresa è stata troppo debole per recuperare i livelli pre-crisi, soprattutto nel caso delle PMI. Nonostante le tensioni sulla liquidità a breve, il peso dei debiti sul patrimonio netto delle società analizzate risulta, a sorpresa, oggi meno preoccupante rispetto a prima della crisi: su questo hanno inciso la restrizione del credito bancario, le politiche di Basilea 2 e le misure anti-crisi che hanno consentito nel 2008 una rivalutazione dei beni immobili iscritti in bilancio. È questa, in estrema sintesi, la fotografia che emerge dall analisi di 113 mila bilanci d esercizio 2010, già depositati dalle società italiane ed analizzati da Cerved Group (pari a una copertura di circa il 13% rispetto all universo dei bilanci 2009). L aumento dei ricavi e del valore aggiunto osservato nel 2010 si è rivelato insufficiente per recuperare la brusca caduta subita durante la crisi e oltre la metà delle aziende analizzate non hanno recuperato i livelli del 2007. Il 45% delle PMI con ricavi compresi tra 2 e 50 milioni di euro ha chiuso il 2010 con un valore delle vendite inferiore di almeno il 10% a quello del 2007. Nonostante gli sforzi volti al taglio e al contenimento dei costi, esterni e interni, i margini lordi e netti rimangono ancora lontani dai livelli precrisi: il ROI si è attestato nel 2010 al 4% (era al 6,4% nel 2007) e il ROE al 5,5% (9,1%). Nel 2010 hanno chiuso l esercizio in utile il 71% delle società analizzate: è una percentuale di 5 punti superiore a quella dell anno precedente, ma di 6 punti più bassa di quella osservata nel 2007. 2,8% L'andamento del fatturato tassi di crescita, v alori mediani 2010/2009 2010/2007-2,9% 5,0% -5,8% 5,8% -1,6% Imprese con una forte caduta dei ricavi rispetto al 2007 % im prese con una riduzione oltre il 1 0% dei ricav i 41,6% 44,9% < 2 milioni 2-50 milioni 6,4% 40,1% > 50 milioni La redditività valori mediani 2007 2010 ROI 4,0% 9,1% ROE 42,8% totale imprese 5,5% 2 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

Gli indici che sintetizzano la struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese evidenziano che la crisi ha reso meno facile la gestione della liquidità per le PMI e i problemi si sono protratti nel 2010: è aumentata la quota di aziende che denotano una scarsa capacità di far fronte agli impegni a breve con risorse liquide o facilmente realizzabili ed è aumentato il fabbisogno finanziario che le aziende di minore dimensione devono coprire nel breve termine. La situazione debitoria al 2010 delle imprese analizzate appare invece in miglioramento rispetto ai livelli del 2007: è diminuita in tutte le fasce dimensionali la quota di aziende per cui il rapporto debt/equity è in zona di rischio (maggiore di 2). Su questo ha inciso non solo la riduzione dei debiti finanziari concessi dalle banche durante la crisi, ma soprattutto la maggiore capitalizzazione delle imprese: tra il 2007 e il 2010 il patrimonio netto è aumentato del 24%, con punte del 27% tra le PMI. Un contributo importante alla maggiore capitalizzazione delle società, valutabile in circa 8 punti percentuali di maggiore crescita del patrimonio netto, è giunto dal decreto anticrisi 185/2008 che ha permesso alle aziende di operare una rivalutazione dei beni immobili iscritti nell attivo nei bilanci del 2008 Il decreto anticrisi è stato particolarmente utile per aiutare le imprese più indebitate: senza il decreto, sarebbe infatti aumentata la percentuale di imprese con rapporto debt/equity a rischio, passando dal 42,5% del 2007 al 43,7% del 2010, con effetti particolarmente positivi per le microimprese e per le PMI. Imprese con un rilevante squilibrio corrente percentuale di im prese con un rapporto tra attiv o e passiv o corrente inferiore al 5 0% 8,5% 9,4% 2007 2010 2,3% 3,3% 2,6% 3,6% ioni La ricapitalizzazione tasso di crescita 2010/2007 del capitale netto con e e senza la rivalutazione delle riserve con effetto rivalutazione 26,9% senza effetto rivalutazione 22,0% 19,6% 16,4% 14,7% 15,1% < 2 milioni 2-50 milioni >50 milioni Rapporto debt/equity in zona di rischio % im prese con debiti finanziari oltre il doppio del capitale netto 2007 2010 43,7 % 42,5% 41,7 % 40,2% con effetto rivalutazione senza effetto rivalutazione 3 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

I conti economici I conti economici delle imprese analizzate indicano una ripresa delle vendite e della redditività nel 2010, di entità troppo debole per recuperare gli effetti della grave crisi che ha colpito il sistema italiano nel 2008-2009. Sono soprattutto le PMI a rimanere distanti dai livelli che precedevano la recessione. Dopo aver fatto registrare una caduta del 7% dei ricavi tra 2009 e 2008 (valori mediani), le società del campione hanno accresciuto il fatturato a un tasso del 3,6% nel 2010. La ripresa delle vendite è stata più vigorosa per le società di maggiore dimensione (5,8% per le aziende con ricavi oltre i 50 milioni di euro) rispetto a quanto osservato tra le PMI con fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro (+5%) e tra le microimprese (+2,8% per quelle con un fatturato al di sotto dei 2 milioni di euro). Nonostante gli andamenti positivi evidenziati nel 2010, i ricavi rimangono ben al di sotto rispetto ai livelli osservati nell ultima annualità di bilancio che non ha risentito della recessione (-4% sul 2007): sono soprattutto le PMI a rimanere distanti dai livelli pre-crisi (-5,8%), rispetto a quanto fatto registrare dalle società maggiori (-1,6%) e dalle microimprese (-2,9%). Più della metà delle società analizzate ha chiuso il bilancio del 2010 con un livello di fatturato inferiore a quello del 2007 e sono frequenti i casi di imprese che hanno perso più del 10% dei ricavi: il 43% delle aziende, con una punta del 45% tra le PMI. La crisi ha spinto le imprese ad agire sul fronte dei costi: nel 2009 le aziende analizzate hanno ridotto quelli delle materie prime del 14,5% rispetto all anno precedente, grazie soprattutto al crollo dei prezzi di alcune commodity, e quelli per servizi del 5,3%; con la ripresa dell attività economica, queste due voci sono aumentate, anche se a ritmi diversi: sulla dinamica più sostenuta dei costi per le materie prime (+5,6% tra -4,0% Imprese con una forte caduta dei ricavi rispetto al 2007 % im prese con una riduzione oltre il 1 0% dei ricav i 41,6% L'andamento del fatturato tassi di crescita, v alori m ediani 2009/2008 2010/2009 2010/2007 2,8% -2,9% -12,4% 44,9% < 2 milioni 2-50 milioni 5,0% -5,8% 40,1% > 50 milioni -11,4% 5,8% Andamento dei costi esterni tassi di crescita, v alori m ediani -1,6% 42,8% totale imprese 2009/2008 2010/2009 2010/2007-14,5% 5,6% -11,3% costi per materie prime -5,3% 1,9% -1,7 % costi per servizi 4 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

2010 e 2009) rispetto ai servizi (+1,9%) incidono soprattutto fenomeni inflazionistici. Gli aumenti dei costi esterni sono comunque risultati inferiori rispetto a quelli dei ricavi, con effetti positivi per il valore aggiunto prodotto dalle società analizzate: Costi per il personale e valore aggiunto tassi di crescita, v alori mediani 2009/2008 2010/2009 2010/2007 8,7 % in base ai valori mediani, il valore aggiunto risulta in crescita del 4,8% tra 2010 e 2009, con aumenti del 4,6% tra le microimprese, del 5,1% tra le PMI con 0,3% 4,0% 4,8% -0,2% ricavi compresi tra 2 e 50 milioni di euro e del 5,5% tra le società maggiori. Anche in questo caso, però, è una dinamica insufficiente per recuperare i livelli precrisi: oltre la metà delle aziende ha prodotto un valore aggiunto nel 2010 inferiore rispetto a quello prodotto costi del lavoro -4,2% valore aggiunto nel 2007; nel 40% dei casi, la contrazione ha superato il 10%. Dopo il contenimento delle spese per il personale operato nel 2009 (+0,3% sul 2008), nel 2010 le La produttività rapporto tra valore aggiunto e costi del lavoro 188% aziende analizzate hanno evidenziato un aumento di questa voce di costo del 4% rispetto all anno precedente: una dinamica di qualche decimo 163% 149% 146% 169% 151% 153% 168% 171% percentuale inferiore rispetto a quella del valore aggiunto, che ha consentito un leggero innalzamento della produttività (dal 148,7% al 150,7% se calcolata in termini di valore aggiunto prodotto su 100 euro di costi del lavoro). Diversamente dai costi esterni, che nel 2010 si sono assestati su valori inferiori rispetto a quelli osservati nel 2007, quelli per il lavoro sono aumentati sensibilmente durante la crisi (+8,7% tra 2010 e 2007), soprattutto a causa della dinamica osservata tra 2008 e 2007. Ne ha risentito la 9,9% I margini lordi rapporto tra Mol e fatturato produttività, che è diminuita di 14 punti per le microimprese (dal 162,7% al 148,7% tra 2007 e 2010), di circa 16 punti tra le PMI (dal 168,9% al 153,1%) e 8,1% 8,3% 6,5% 5,2% 5,5% 5,1% per le società maggiori (dal 187,9% al 171,3%). 3,7 % 4,0% Gli andamenti di costi e ricavi hanno prodotto un lieve miglioramento dei margini lordi tra 2010 e 2009: in rapporto al fatturato sono aumentati dal 6,9% al 7,1%, con incrementi diffusi a tutte le fasce dimensionali 5 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

considerate. I valori rimangono comunque di oltre un punto percentuale inferiori rispetto a quelli osservati nel 2007 (8,3% nei valori mediani). Gli indici di redditività evidenziano una dinamica simile a quella dei margini lordi: alla netta contrazione osservata tra 2008 e 2009 è seguito un lieve miglioramento, che però non ha consentito di recuperare i livelli pre-crisi. Il risultato operativo caratteristico sull attivo (ROI) si è attestato su un livello del 4% nel 2010, contro il 3,8% osservato nel 2009 e il 6,4% del 2007. Rispetto al ROI realizzato prima della crisi, hanno perso soprattutto le società di minore dimensione: -2,7 punti percentuali per le microimprese, -2,3 per le PMI e -2,1 per le società maggiori. Nel 2010 sono aumentate rispetto all anno precedente le aziende che hanno prodotto utili, passando dal 65,4% al 70,8, ed è migliorata la redditività netta delle società analizzate. Il ROE, calcolato come rapporto tra utile e patrimonio netto, è passato dal 4,4% del 2009 al 5,5% del 2010, con incrementi degli indici crescenti all aumentare della dimensione aziendale: dal 4,7% al 5,6% per le microimprese, dal 3,8% al 5,2% per le società con ricavi compresi tra 2 e 50 milioni di euro, dal 4,7% al 6,6% per le aziende maggiori. Le società analizzate rimangono però ancora distanti dai valori osservati nel 2007, quando il ROE si era attestato al 9,1%. I bilanci indicano che le imprese lasciano una porzione importante dei profitti alla gestione straordinaria e alle imposte: il ROE ante gestione straordinaria e fisco si attesta nel 2010 al 15,8% (+10,3 punti percentuali rispetto al valore del ROE), con scarti che per le microimprese toccano gli 11,2 punti percentuali (9,4 per le PMI e 6,3 per le società maggiori). 7,0% 74% Il ROI rapporto tra risultato operativo caratteristico e totale dell'attiv o, v alori m ediani 4,1% 4,3% Le imprese in utile % rispetto al totale 64% 69% 81% 74% 81% 67 % 68% Il ROE ante e post gestione straordinaria e fisco rapporto tra utile e patrim onio netto 27,4% 15,8% 13,8% 5,8% prima gest straordinaria e fisco 3,3% 3,5% 9,1% 4,2% 4,4% 2,0% 2,3% 75% 5,5% dopo gest straordinaria e fisco 6 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

Gli indici finanziari La restrizione del credito a breve e le difficoltà osservate durante la crisi a ottenere pagamenti dai clienti e dai committenti hanno comportato problemi di liquidità, che si sono protratti nel 2010 e che hanno interessato soprattutto le imprese di minore dimensione. Allo stesso tempo, però, la maggiore capitalizzazione delle imprese analizzate ha costituito un importante argine alla crisi. La quota di società che denotano una scarsa capacità di far fronte agli impegni a breve con risorse liquide o facilmente realizzabili è aumentata: quelle con squilibri rilevanti (per cui il passivo corrente copre meno della metà dell attivo corrente) sono passate dal 7,2% del 2009 al 7,3% del 2010 (erano il 6,2% prima della crisi); di riflesso, si è ridotta la percentuale di aziende per cui il rapporto corrente è in una situazione di equilibrio. Le microimprese, tra cui sono particolarmente diffuse le situazioni di squilibrio rilevante di parte corrente, sono le uniche che evidenziano un leggero miglioramento rispetto al 2009; nonostante livelli meno preoccupanti, sono invece in aumento nel 2010 i casi di squilibrio tra le PMI e tra le società di maggiore dimensione. Il capitale circolante commerciale, che esprime la consistenza del fabbisogno finanziario derivante dal ciclo operativo, tra 2009 e 2010 risulta stabile tra le PMI, in diminuzione per le società di maggiore dimensione, ma in aumento per le microimprese. Nei valori mediani, se rapportato al fatturato, è passato dal 19,2% al 19,6% per le aziende con ricavi inferiori ai 2 milioni, dal 22,5% al 22,4% per quelle con fatturato compreso tra 2 e 50 milioni e dal 18,2% al 16,9% per le società oltre i 50 milioni di euro. Rispetto ai valori osservati prima della crisi, gli indici risultano in aumento di circa 3 punti percentuali per le microimprese e per le PMI: con la brusca caduta dei Imprese con un rilevante squilibrio corrente percentuale di im prese con un rapporto tra attiv o e passiv o corrente inferiore al 5 0% 9,5% 9,4% 8,5% 3,3% 2,9% 3,1% 3,6% 2,3% 2,6% ioni 16,1% Capitale circolante commerciale su fatturato valori mediani 22,5% 22,4% 19,2% 19,6% 19,2% 18,2% 17,5% 16,9% ioni 84 Giorni di credito ai clienti valori mediani 87 88 107 108 103 81 81 80 ioni 7 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

ricavi, è quindi aumentato il fabbisogno finanziario netto che le aziende di minore dimensione devono coprire nel breve termine. Le difficoltà nella gestione della liquidità hanno spinto le imprese a negoziare termini di pagamento più favorevoli con clienti e fornitori, ma la situazione congiunturale ha reso arduo questo compito. Le microimprese e le PMI hanno dovuto concedere maggiori dilazioni ai clienti: nei valori mediani, i giorni clienti sono passati per le microimprese da 84 nel 2007 a 87 nel 2009 a 88 nel 2010 e per le PMI da 103 a 107 a 108. Le società oltre i 50 milioni di euro di fatturato hanno invece sfruttato il loro maggior potere negoziale per accorciare i tempi di incasso (da 81 nel 2009 a 80 nel 2010). Complessivamente, sono leggermente diminuiti i tempi di pagamento concessi alle imprese dai fornitori (dai 98 giorni del 2009 ai 97 del 2010): su questo pesa la riduzione osservata tra le microimprese (da 96 a 95), mentre aumentano i giorni fornitori ottenuti dalle PMI (da 102 a 103) e rimangono stabili quelli delle società maggiori (a 79 giorni). Nonostante la sua straordinaria gravità, gli effetti della crisi sui debiti delle società analizzate sono stati limitati. La quota di aziende per cui i debiti finanziari superano i ricavi si attesta nel 2010 al 16,6%: una percentuale inferiore rispetto a quella dell anno precedente, ma di 3,5 punti percentuali maggiore rispetto a quella osservata nel 2007. Su questo pesa in modo determinante la diffusa caduta dei ricavi osservata tra le società italiane: se infatti si rapportano i debiti finanziari al patrimonio netto, la tendenza in atto negli anni successivi alla crisi è positiva. Prima della recessione, nel 2007, il 41,7% delle imprese evidenziava un livello dei debiti finanziari in zona di rischio, pari ad almeno il doppio di quello del capitale netto. Questa percentuale è diminuita negli anni tra le imprese di tutte le fasce dimensionali toccando il 97 96 Giorni debito verso i fornitori valori mediani 95 102 102 103 81 79 79 ioni Imprese con un alto rapporto tra debiti finanziari e ricavi percentuale di im prese per cui i debiti finanziari pesano per oltre due terzi dei ricavi 4,8% 6,3% 6,3% 13,1% 17,0% 16,6% tra 67% e 100% oltre il 100% Imprese con rapporto debt/equity in zona rischio % im prese con debiti finanziari oltre il doppio del capitale netto 42% 42% 41% 42% 38% 38% 33% 29% 28% < 2 milioni 2-50 milioni >50 milioni 8 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

40,5% nel 2009 e il 40,2% nel 2010 per effetto sia della riduzione del numeratore (i debiti finanziari), sia, soprattutto, dell aumento del denominatore (il capitale netto). Tra 2010 e 2009 i debiti finanziari concessi dalle banche alle società analizzate sono infatti diminuiti dell 1,8%, seguendo la riduzione osservata già tra 2009 e 2008 (-3,4%). La maggior parte delle aziende analizzate, in tutte le fasce dimensionali considerate, presenta nel 2010 un livello dei debiti finanziari non superiore rispetto a quello osservato nel 2007: i valori mediani si attestano al -2,4% per le microimprese, allo 0% per le PMI e al -5,6% per le società di maggiore dimensione. Il capitale netto è invece cresciuto del 4% tra 2010 e 2009, con aumenti diffusi a tutte le fasce di fatturato che hanno seguito quelli dell anno precedente (+2,8% tra 2009 e 2008). Il processo di ricapitalizzazione delle imprese dura ormai da qualche anno: rispetto al 2007, il capitale netto risulta in forte crescita (+23,6%) con aumenti diffusi tra le microimprese (+22%), tra le PMI (+26,9%) e tra le società di dimensione maggiore (+19,6%). Sulla maggiore capitalizzazione delle società italiane hanno inciso non solo le regole di Basilea 2, ma anche il decreto anticrisi 185/2008 che ha permesso alle aziende di operare una rivalutazione dei beni immobili iscritti nell attivo nei bilanci del 2008. Se si esclude l effetto della rivalutazione, il patrimonio netto risulterebbe comunque in crescita del 15,4% tra 2007 e 2010: il decreto ha quindi favorito gli sforzi di ricapitalizzazione delle imprese italiane ed è valutabile in circa 8 punti percentuali. La misura anticrisi è stata particolarmente utile per aiutare le PMI più indebitate: senza il decreto, sarebbe infatti aumentata la percentuale di società con rapporto debt/equity a rischio, passando dal 42,5% del 2007 al 43,7% del 2010, con effetti positivi per le aziende con ricavi inferiori a 2 milioni e nella fascia 2-50 milioni. L'andamento dei debiti finanziari tassi di crescita, v alori mediani 2009/2008 2010/2009 2010/2007-4,7 % La ricapitalizzazione tasso di crescita 2010/2007 del capitale netto con e e senza la riv alutazione delle riserv e con effetto rivalutazione -0,5% 26,9% 0,0% -2,6%-2,3% -2,4% -2,7 % senza effetto rivalutazione 22,0% 19,6% 16,4% 14,7% 15,1% < 2 milioni 2-50 milioni >50 milioni Rapporto debt/equity in zona rischio senza effetto rivalutazione % imprese con debiti finanziari oltre il doppio del capitale netto (corretto per l'effetto rivalutazione) 45,0% 44,4% 42,5% 42,9% 43,3% 43,0% -7,8% -5,6% < 2 milioni 2-50 milioni >50 milioni 34,7 % 32,5% 30,4% < 2 milioni 2-50 milioni >50 milioni 9 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

Nota metodologica I risultati presentati si riferiscono a 113 mila bilanci d esercizio 2010 depositati dalle società di capitale italiane, che Cerved Group ha riclassificato e analizzato. Per il calcolo degli indici, l Osservatorio esclude i bilanci di imprese con fatturato inferiore a 100 mila euro, che presentano squadrature o anomalie che non ne consentano la confrontabilità, che si riferiscono a un periodo inferiore o uguale a 9 mesi. I risultati di bilancio 2010 sono confrontati con quelli realizzati dallo stesso gruppo di imprese negli anni precedenti. Il campione chiuso di bilanci che superano i requisiti di qualità, di fatturato e di confrontabilità è costituito da circa 69 mila bilanci. Le classi di fatturato sono calcolate con riferimento al primo anno per cui l impresa presenta un bilancio valido (2008, o 2009 nel caso in cui la società non abbia presentato un bilancio utile per il calcolo degli indici nel 2008). 10 2011 Cerved Group Spa Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata