COACHING E IMPLEMENTAZIONE ORGANIZZATIVA Perché affrontare questo tema? Il motivo risiede nella considerazione che la progettazione organizzativa, ma soprattutto la sua corretta attuazione, siano una delle variabili chiave che le aziende si trovano ad affrontare in una fase storica di profondo rinnovamento, di tagli drammatici ai costi e di crescite esponenziali dei business emergenti. In questo quadro spesso i singoli non possono fruire di percorsi già noti ma devono sperimentare in campo nuove soluzioni. In questo caso un coach può essere un supporto decisivo. il management 2.0 Viviamo una situazione di crisi ormai da lungo tempo, dallo scoppio della cosiddetta bolla della new economy avvenuta oltre 10 anni fa le aziende hanno ridefinito i modelli di business, sviluppato un utilizzo intensivo di internet cercando di innovare prodotti, processi e modalità di rapporto con il mercato. Negli ultimi drammatici anni la consapevolezza che non bastasse più ridurre gli organici ma che andasse ridefinito il concetto stesso di management ed i suoi valori si è fatta strada, rilevando che a 100 anni dalla pubblicazione di Principles of Scientific Management di Frederick Winslow Taylor sono cambiate tutte le condizioni di contesto senza che nuovi criteri abbiano organicamente innovato la scienza manageriale (vedi il bell articolo di Walter Kiechel III Il secolo del Management su Harvard Business Review 11/2012). Internet ha rivoluzionato non solo il mondo del lavoro ma la vita di tutti noi accelerando la fine di alcuni settori ma creando qualcosa di nuovo e dando vita a gap generazionali come mai prima d ora. I baby boomers, la generazione 1946-1964, si è dovuta confrontare con persone portatrici di aspirazioni e valori diversi, con schemi mentali alternativi, scolarità elevata e interessi sociali a volte in contraddizione con il mondo industriale. Intorno alla convinzione che il Management fosse l area dove l innovazione non avesse ancora dato i suoi benefici frutti ma che ci fosse molto da fare, un gruppo di 35 studiosi e manager, autodefinitosi The renegade brigade, proveniente da prestigiose Università, Business School, Società di Consulenza e Aziende innovative, ha definito i criteri e le sfide per quello che hanno definito il Management 2.0 destinato ad affrontare il XXI secolo. La sintesi del loro lavoro consiste in 25 sfide che rispondono alle domande: cosa si deve fare per creare organizzazioni adatte al futuro? Quali dovrebbero essere le priorità della gestione aziendale di domani? (vedi The MIX manifesto, www.managementexchange.com, dove MIX sta per Management Innovation Exchange). 1
I primi 10 punti, ritenuti i più importanti, sono: Fare in modo che il lavoro del management serva un fine più elevato: il profitto per gli azionisti sarà integrato da altri obiettivi socialmente rilevanti. Incorporare a pieno titolo le idee di comunità e cittadinanza nei sistemi di gestione: si-stemi collaborativi avranno il sopravvento su relazioni basate su interessi antagonisti. Ricostruire le fondamenta filosofiche del management: eccellenza operativa e responsabilità sociale saranno realizzate attingendo a discipline diverse. Debellare le patologie della gerarchia formale: strutture verticistiche saranno sostituite da organizzazioni adattabili la cui leadership deriva dal contributo fornito. Combattere la paura e aumentare la fiducia: capacità di adattarsi e impegno saranno premianti rispetto ai passati sistemi autoritari. Reinventare gli strumenti di controllo: la conformità sarà perseguita attraverso l autodisciplina, l innovazione e la creatività saranno premiate. Ridefinire il lavoro di leadership: il leader visionario infallibile sarà sostituito dal creatore di un ambiente in cui tutti possano collaborare ed eccellere. Espandere e sfruttare la diversità: disaccordo e divergenza avranno pari dignità di consenso e coesione. Reinventare il processo di formulazione della strategia come processo in divenire: sperimentare ed evolvere rapidamente sostituirà la pianificazione a lungo termine. Destrutturare e disaggregare l organizzazione: silos funzionali, feudi politici lasceranno il posto a organizzazioni adattabili e strutture fluide basate su progetti. Come avviarsi in questa direzione? Il tema è molto ampio e la comunità di MIX raccoglie esperienze, idee, contributi molto ampi e diversificati che sono consultabili nel loro sito. Io credo che il coaching possa essere uno strumento molto potente per la creazione del management 2.0 da molti punti vista, in particolare però, sicuramente deve essere una competenza chiave del nuovo manager ed avere un ruolo nell implementazione delle nuove strutture e dei progetti complessi. Di seguito sono descritti alcuni strumenti che la mia pratica di coach e di manager mi hanno aiutato a definire, non sono novità originali ma sono utilizzati in un percorso di coaching per capitalizzare dall esperienza e avviare la sperimentazione del nuovo. 2 il ruolo Molto spesso ci si trova in una situazione in cui si ha un nuovo manager in un ruolo esistente, oppure un manager che deve gestire una nuova realtà dovuta ad una modifica profonda della struttura organizzativa, spesso c è una pressione notevole verso i risultati e non ci sono esperienze vincenti pregresse a cui fare riferimento. Il manager, con ansia, si pone domande complesse:
Cosa devo fare nel nuovo incarico? Come posso descrivere il mio raggio d azione? Di cosa mi devo preoccupare? Quali sono le mie priorità? Come saprò che copro efficacemente il ruolo? Come noto il ruolo, cioè una casella dell organigramma, è il mattoncino base per la progettazione della struttura organizzativa e può essere descritto dalle minime responsabilità chiave cioè quelle che assicurano la coerenza della struttura organizzativa con gli obiettivi dell organizzazione. Sono molto importanti perché individuano gli aspetti essenziali per garantire il funzionamento organizzativo ed al contempo consentire la necessaria flessibilità e discrezionalità operativa. Il presupposto quindi è che ci sia una parte richiesta ma anche uno spazio lasciato alla interpretazione della persona che è chiamata a ricoprire il ruolo stesso, la prescrittività è ridotta al minimo, è riconosciuta la necessità di autonomia e di empowerment. Tutti i presupposti quindi per un manager 2.0, ma come leggere la realtà ed il contesto? Come capire su cosa focalizzare l attenzione? La pratica mi ha mostrato che può essere molto utile un modello molto semplice per descrivere il ruolo che guidi la persona che ha deciso di lavorare con un coach su questo tema. Le responsabilità chiave e quindi le priorità derivano dalle risposte a 4 domande: Perché? Quali sono le aspettative su obiettivi e risultati attesi? 3
Che cosa? Quali sono le cose da fare? Su quali processi si interviene? Con chi? Quali sono le relazioni importanti? In quale contesto mi trovo? Come? Cosa devo sapere? Quali competenze mi servono? Ho verificato che questa sorta di check list aiuta la focalizzazione e la identificazione di un piano d azione immediato, fa fare passi in avanti e sperimentare comportamenti, ma soprattutto fornisce una chiave di interpretazione della complessità aziendale. evoluzione dell organizzazione Lo strumento che segue può essere usato nel caso precedente di un nuovo manager in un nuovo ruolo ma aiuta anche quando è il mercato, e quindi l unità organizzativa, che cambia significativamente, per esempio nel caso di crescita rapida. Le domande che il coach pone al manager puntano quindi a definire quali siano le criticità da affrontare a fronte di un cambiamento dimensionale significativo e di risposte da dare al mercato: Cosa è cambiato rispetto al passato? 4
Quale è stata la crescita in termini di fatturato e di numero di persone? Come si è modificata la tua organizzazione? In quale fase si trova? Quali sono i temi critici da affrontare? Il modello di Greiner utilizzato in questo caso è molto semplice e fornisce una chiave di lettura molto generale però proprio per questo è uno stimolo utile per una interpretazione della realtà del manager con le sue specificità. La crescita dimensionale ( o anche la decrescita ed il riposizionamento) cambiano sostanzialmente l approccio gestionale e qualche volta convincimenti come squadra che vince non si cambia rischiano di vanificare il buon lavoro fatto in passato. Anche qui si trovano molti dei temi del management 2.0 e la possibilità di costruzione di una nuova realtà non può che partire dalle sperimentazioni dei singoli manager, è interessante notare che l ultima fase identificata da Greiner è quella dello sviluppo grazie alla collaborazione che è proprio il tema che i social network hanno imposto alle aziende di affrontare. la gestione dei collaboratori Niente di nuovo, il tema è stato affrontato e risolto a partire da Taylor in poi, tuttavia sono cambiati i capi e, soprattutto, i collaboratori. Ecco che, ancora una volta, può essere utile una modalità di interpretazione della realtà che ci guidi nel realizzare il nuovo tra community online, collaboratori in altre parti del mondo, nuove professionalità in rapida affermazione. 5
Nel modello precedente si parlava di delega, di collaborazione, di autonomia, è necessario pertanto trovare le risposte a domande quali: Come puoi creare una squadra che ti segua? Come tratti i tuoi collaboratori, ti comporti con tutti nello stesso modo? Quali sono i tuoi possibili comportamenti, e come valutare quale usare? Come ripartire il tuo scarso tempo? Il modello utilizzato in questo caso è quello che fa riferimento alla teoria della leadership situazionale elaborato da Hersey e Blanchard che mette in relazione il grado di maturità dei collaboratori con lo stile di leadership da adottare: il coach accompagna il manager nell analisi dei singoli collaboratori o dei gruppi da gestire, nella definizione dei possibili orientamenti che definiscono lo stile di leadership ed infine nella scelta dello stile adeguato alla situazione esistente. Anche in questo caso si ritrovano concetti già affrontati parlando di ruolo, quali la competenza e l autonomia; il modello è complesso e richiede almeno un paio di passaggi logici tanto che spesso viene utilizzato in più sessioni perché pone una serie di questioni piuttosto ampie. Ricordo un caso in cui un manager decisamente di successo esplorò con soddisfazione la tematica delle ultime generazioni, i cosiddetti nativi digitali, che gli ponevano tematiche che mai aveva affrontato. Per concludere vorrei sottolineare che i modelli esaminati non sono formulette di successo, una sorta di bignami del management, ma occasioni di lettura della realtà e di interpretazione di novità che devono condurre ad elaborare azioni concrete. Il ruolo del coach è quello di proporli in questa chiave e lasciandone sempre una lettura aperta. 6 ESP + è stata fondata nel 2003 da Enrico Perversi, manager con venticinque anni di esperienza in aziende di vari settori, ed offre servizi di consulenza direzionale, business ed executive coaching e formazione personalizzata. Il percorso professionale di Enrico Perversi inizia nelle funzioni di Organizzazione di primarie società multinazionali, dove consolida una profonda conoscenza di tecniche e metodologie che gli consentono significative esperienze di change management. Gli incarichi successivi, con crescenti responsabilità di business, gli permettono di concretizzare significative esperienze di sviluppo di reti commerciali, pianificazione di business, sviluppo e lancio di prodotti/sistemi, innovazione di prodotto e processo, fino ad assumere la carica di Amministratore Delegato. Enrico Perversi è laureato in ingegneria, ha conseguito un MBA, è un business ed executive coach certificato ICF, è membro di una Comunità di Pratica di Coaching che pratica anche in inglese e spagnolo.