Stefano Pieralli PLUS Onlus. Formazione BLQ CheckPoint

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Scritto da Paolo Bellagente Martedì 08 Maggio :16 - Ultimo aggiornamento Martedì 03 Luglio :32

Transcript:

Stefano Pieralli PLUS Onlus Formazione BLQ CheckPoint Bologna, 8 ottobre 2016

IL PREGIUDIZIO In psicologia si intende per pregiudizio l opinione preconcetta concepita non per conoscenza diretta di un fatto, di una persona o di un gruppo sociale, quanto piuttosto in base alle opinioni comuni o alle voci. Quindi un concetto errato si trasforma in pregiudizio quando rimane irreversibile anche di fronte a nuovi dati conoscitivi.

Hans-George Gadamer rilegge i pregiudizi indicando come da essi sia impossibile prescindere e sottolineando la necessità perenne di fare i conti con i propri pregiudizi rimettendoli in discussione ed evitando di "cristallizzarli" in forme irreversibili.

L'unico modo per non cristallizzarsi nei pregiudizi riguardanti l'hiv e le persone con HIV è essere pronti a cogliere intellettualmente ed emotivamente le evidenze della ricerca scientifica e sociale.

DOPPIO STIGMA Le persone lgbt sieropositive vivono sulla loro pelle un duplice stigma sociale, il primo riguardante l'orientamento sessuale o l'identità di genere, il secondo riferito allo stato sierologico

STIGMA INTERIORIZZATO La gente ha ragione ad avere paura di me sono sieropositivo Sono preoccupato se vado in una associazione riguardante l'hiv, AIDS, perchè qualcuno potrebbe vedermi Devo aver fatto qualcosa di sbagliato per meritarmi di essere sieropositivo La gente non vorrebbe bere dallo stesso bicchiere da cui ho appena bevuto se sapesse che sono sieropositivo

LA RELAZIONE D'AIUTO La relazione d aiuto si caratterizza come incontro tra 2 o più persone una delle quali si trova in una condizione di bisogno (di varia natura) e l altra ha una competenza o abilità che risulta essere efficace rispetto la situazione o problematica da affrontare.

Sesso gay Positivo - STIGMA (3)

COSA INTENDIAMO PER RELAZIONE D'AIUTO Favorire la crescita dell utente in un rapporto di interscambio con chi offre aiuto. L aiuto come attivazione di risorse di cui la persona dispone ma che al momento non riesce a recuperare. E' necessario porre l attenzione sulla necessità che la relazione d aiuto sia centrata sul cliente, sulla persona che chiede aiuto, il cui bisogno va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona.

Nella relazione d aiuto un operatore sociale un volontario dovrà intuire il bisogno di aiuto del soggetto e spronarlo con la comprensione e l appoggio costanti, Nella ricerca di strategie necessarie al superamento della crisi senza creare dipendenza ma aumentandone l autostima e il senso di empowerment cioè il senso di essere padrone della propria vita, delle proprie scelte, delle proprie azioni.

Nella relazione d'aiuto può capitare che vengano commessi alcuni errori da parte del facilitatore: può accadere che egli si sostituisca al soggetto nella risoluzione del problema, non favorendo il percorso verso l autonomia.

IL RUOLO DEL VOLONTARIO / OPERATORE Le mie risorse: quali sono le risorse che intendo utilizzare all interno del contesto del volontariato? (che competenze tecniche e relazionali mi riconosco) I miei limiti? Quali sono i miei limiti nel lavoro con l altro? Ci sono concetti, informazioni che vorrei acquisire?

CARATTERISTICHE DI UN VOLONTARIO / OPERATORE CAPACE Genuinità Accettazione incondizionata Comprensione empatica

LE ABILITÀ D'AIUTO ABILITÀ INTERPERSONALI 1) ASCOLTO (passivo, attivo, riformulazione) 2) ASCOLTO DI SE 3) COMPETENZA COMUNICATIVA 4) ASCOLTO, OSSERVAZIONE

Per esercitarle è necessario SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE e ciò si apprende mettendosi in gioco e sperimentando in prima persona le proprie capacità di conoscenza di sé e di apertura agli altri.

COMPETENZA COMUNICATIVA Cosa comunichiamo? Aspetti legati al contenuto: (materiale cognitivo) informazioni, idee, problemi, obiettivi,giudizi, ordini, consigli, critiche. Aspetti legati alla relazione: (materiale emotivo) bisogni, atteggiamenti, emozioni, sentimenti, sicurezza, insicurezza, accettazione, rifiuto interesse, assenso, disinteresse etc. Non si comunica qualcosa solo con le parole o con l atteggiamento ma anche scegliendo o sfruttando l opportunità offerte dalle circostanza, dal luogo. Non si può non comunicare, l attività o l inattività, le parole o il silenzio hanno valore di messaggio.

COMUNICAZIONE NON VERBALE: FUNZIONI trasmissione degli atteggiamenti interpersonali che riguardano in modo particolare questioni di relazione (amore, odio, simpatia, dipendenza ). espressione delle emozioni, dei sentimenti e di quegli atteggiamenti che ciascuno ha nei confronti di se stesso e della propria immagine corporea. meta-comunicazione, gli aspetti non verbali forniscono informazioni su come debba essere inteso il messaggio verbale.

COMUNICAZIONE NON VERBALE: STILI COMUNICATIVI PASSIVO: Contatto oculare Diretto verso il basso e sfuggente ASSERTIVO: Diretto, costante e discreto AGGRESSIVO: Fisso verso l interlocutore e provocatorio

ESPRESSIONE FACCIALE Povera, rigida, incongruente alla comunicazione verbale. Plastica, espressiva, corrispondente a quella verbale. Esagerata e inadeguata alla parola. Tono di voce, basso, incerto, tremante, opposto alla comunicazione verbale. Sicuro, modulato, congruente alla comunicazione verbale. Elevato, concitato, inadeguato alla comunicazione verbale. Postura Spalle ricurve, goffa. Spalle dritte e andatura risoluta. Invadente e scattante. Gestualità limitata e ripetitiva, non correlati alla comunicazione verbale.

LE 12 BARRIERE DELLA COMUNICAZIONE 1. Dare ordini, comandare, dirigere es. Tu devi Bisogna che tu... Tu farai... 2. Minacciare, ammonire, mettere in guardia es. Se non fai così... E meglio per te..., altrimenti! 3. Moralizzare, far prediche es. Tu dovresti... Sarebbe opportuno 4. Offrire soluzioni, consigli, avvertimenti es. Quello che farei io al posto tuo Perché tu non Consentimi di darti un consiglio 5. Argomentare, persuadere con la logica es. Ecco perché tu sbagli In realtà le cose stanno così

LE 12 BARRIERE DELLA COMUNICAZIONE 1. Dare ordini, comandare, dirigere es. Tu devi Bisogna che tu... Tu farai... 2. Minacciare, ammonire, mettere in guardia es. Se non fai così... E meglio per te..., altrimenti! 3. Moralizzare, far prediche es. Tu dovresti... Sarebbe opportuno 4. Offrire soluzioni, consigli, avvertimenti es. Quello che farei io al posto tuo Perché tu non Consentimi di darti un consiglio 5. Argomentare, persuadere con la logica es. Ecco perché tu sbagli In realtà le cose stanno così

6. Giudicare, criticare, biasimare es. Tu sei un indolente Tu non pensi come una persona umana 7. Fare apprezzamenti, manifestare compiacimento es. Penso che tu stia facendo un ottimo lavoro Hai proprio ragione 8. Ridicolizzare, etichettare, usare frasi fatte es. Piagnone! Bravo, furbacchione! 9. Interpretare, analizzare, diagnosticare es. Tu sei semplicemente stanco Tu in realtà non vuoi dire questo 10. Rassicurare, consolare es. Non aver paura Su, fatti coraggio Vedrai ti andrà meglio 11. Indugiare, investigare es. Perché Ma cosa hai fatto 12. Cambiare argomento, minimizzare, ironizzare es. Parliamo piuttosto di cose piacevoli Perché non provi a riposarti

ASCOLTO PASSIVO E un messaggio non verbale per far sentire l altro veramente accettato. Il non dire, il silenzio, comunicano con chiarezza l accettazione. Consente all altro di comunicare i propri sentimenti e a volte di arrivare da solo alla soluzione del problema.

ASCOLTO ATTIVO Esprimere l accettazione dell altro verbalmente. Attraverso di essa il ricevente esprime con parole proprie ciò che si è compreso del messaggio, senza aggiungere né togliere nulla, ma rispecchiandone i sentimenti comunicati dall altro. Quali sono i bisogni del mio interlocutore? Che obiettivi si propone di raggiungere? Che cosa lo interessa o lo preoccupa? E possibile dargli fiducia, rassicurarlo? C è qualcosa che vuole farmi sapere e non riesce ad esprimere?

ASCOLTO ATTIVO 5 TAPPE 1) Ascoltare il contenuto: cosa viene detto in termini di fatti e idee 2) Capire le finalità il significato emotivo di ciò di cui sta parlando il nostro interlocutore, capire perché sta dicendo quella cosa 3) Valutare la comunicazione non verbale come qualcosa che viene detto, il linguaggio del corpo, il tono della voce 4) Controllare la propria comunicazione non verbale e i propri filtri avere la consapevolezza dei messaggi che si stanno inviando con la propria comunicazione non verbale 5) Ascoltare con partecipazione senza giudicare cercare di mettersi nei suoi panni, capire cosa influenza i suoi sentimenti

LA RIFORMULAZIONE Abilità verbale utilizzata nell ascolto attivo. E un messaggio che viene inviato quando l altro vive un problema e ci sta comunicando il suo disagio, di risposta si riformula quanto percepito per comprenderlo ed aiutarlo a risolvere il suo problema o semplicemente per dar libero sfogo alle sue emozioni.

Generalmente le riformulazioni vengono precedute da locuzioni tipiche: Se ho capito bene, Correggimi se sbaglio., Mi sembra di capire che La verbalizzazione consiste nel rimandare gli aspetti emozionali contenuti nel messaggio dell emittente attraverso l utilizzo di sinonimi.

ASCOLTO DI SÈ Il mio dialogo interno. L ascolto di me stesso come traccia per aiutare l altro. Guardare dentro di sé. Rispondere ai sentimenti. Emozioni in circolo. Che emozioni sentiamo quando aiutiamo? Ci fermiamo ad ascoltare le nostre sensazioni? Come rispondiamo ai sentimenti che le persone manifestano?

LA RELAZIONE D'AIUTO NELLE ATTIVITÀ DEL BLQ CKP - Accoglienza-precounseling -Counseling informativo abbinato al test -Counseling test reattivo -Couseling di sostegno e accompagnamento test reattivi - Counseling persone sieropositive _somministrazione questionari a scopi di ricerca sociale

PEER OPERATOR BLQ CKP L'attività del peer operator, è un metodo d intervento utile nell ambito della promozione della salute (benessere bio-psicosociale) e più in generale nella prevenzione dei comportamenti a rischio. In essa, alcune persone opportunamente formate (i peer operator) intraprendono attività educative con altre persone loro pari, cioè simili a loro quanto a condizione lavorativa, genere/orientamento sessuale, status sierologico, ed esperienze vissute. Queste attività educative mirano a potenziare nei pari le conoscenze, gli atteggiamenti, le competenze che consentono di compiere delle scelte responsabili e maggiormente consapevoli riguardo alla loro salute. Il peer operator si prefigge dunque di ampliare il ventaglio di azioni di cui una persona dispone e di aiutarla a sviluppare un pensiero critico sui comportamenti che possono ostacolare il suo benessere fisico, psicologico e sociale e una buona qualità della vita. Le attività nel BLQ CKP sono caratterizzate da questa figura professionale

ACCOGLIENZA Momento estremamente importante è il primo impatto del servizio alla persona richiedente. Deve essere informale, ma professionale, empatico, puntuale. Dal buon funzionamento dell'accoglienza si determina l'aggancio e il rapporto fiduciario facilitando così i successivi passaggi di counselling e di eventuale tenuta in cura.

PRE-COUNSELLING Da effettuare al termine della prima accoglienza quale conclusione di una buona accoglienza. Va effettuato in un luogo predisposto, riservato, rispettoso della privacy da volontario/operatore debitamente formato. Fornisce informazioni sull'esecuzione del test, su come vadano letti gli esiti dei test reattivi e non reattivi, sulle eventuali procedure di presa in cura. Cerca di identificare lo stato emotivo, se necessario si può trasformare in un colloquio di sostegno e/o motivazionale. Non necessariamente un pre-counselling deve portare all'effettuazione del test.

POST-COUNSELLING Si effettua successivamente alla consegna dell'esito del test. Va effettuato in un luogo predisposto, riservato, rispettoso della privacy da volontario/operatore debitamente formato. In caso di test non reattivo si cercherà di indagare quali siano state le motivazioni all'esecuzione del test ed eventualmente che non si consolidino false sicurezze. In caso di test reattivo sarà necessario in sinergia con il personale sanitario gestire la comunicazione dell'esito sopratutto allo scopo di non perdere il paziente. A seconda dello stato emotivo che ci troveremo innanzi dovremmo decidere come procedere, tenendo presente che il primo obbiettivo è la tenuta in cura.

Ringraziamenti: Sandro Mattioli, per avermi fatto innamorare all'idea della creazione di un BLQ CKP a Bologna Dott. Maria Bona Ventura e Nadia Assueri del Centro Casa per il loro sostegno al progetto