Laboratorio Enti pubblici e cittadini i mmigrati: direttive e destinatari Francesco Michele 10 Maggio 2006 L agire linguistico tra etnie diverse - Analisi della comunicazione interculturale nelle strutture pubbliche Indice: 1. Tipologia di approccio d analisi: perché la teoria degli atti linguistici. 2. Il problema della comunicazione delle intenzioni in una comunicazione interculturale. 3. Legame tra cultura e convenzioni; la lingua come pratica culturale convenzionale e riproduttrice di riti 4. Il progetto Integra 5. Atto della richiesta 5.a. Lo strumento mitigazione. 6. Conclusioni. 1. Perché la teoria degli atti linguistici (Austin, 1962) A partire dalla teoria degli atti linguistici si inizia a prendere in considerazione la componente azionale della comunicazione e l espressione linguistica come elemento semantico principale lascia spazio all atto linguistico che gioca su diversi livelli di significato e richiama a diversi contesti extralinguistici. In particolare a fare dell atto linguistico un unità minima interessante per la comprensione dell interazione linguistica è il suo configurarsi come atto sociale che, al pari di altre azioni sociali, è formato da convenzioni mutuamente riconosciute da membri di una stessa comunità linguistica e richiede una competenza che non sia solo proposizionale ma soprattutto procedurale. L atto linguistico presenta tre dimensioni: Dimensione locutoria Dimensione illocutoria Dimensione perlocutoria Nel parlare si producono una sequenza di suoni e si esprimono significati facendo riferimento a individui, eventi e situazioni. Nel parlare si perseguono determinati scopi e si manifestano intenzioni dirette e indirette. Parlando si producono conseguenze ed effetti non riconducibili a regolarità tipiche. (cfr. Austin, 1962)
Attraverso tale teoria si mettono in relazione quindi il piano delle intenzioni (dim.illocutoria) e quello delle convenzioni sociali (dim.locutoria). In particolare si passa dall intenzione latente al suo riconoscimento all interno di una determinata espressione linguistica, riconoscimento che è legato al possedere o meno determinate conoscenze riguardo a procedure e rituali attuativi. Si può così cercare di osservare all interno della comunicazione interculturale l esistenza di eventuali specificità culturali nella formazione dell atto linguistico e comprendere le difficoltà che possono presentare due parlanti con competenze comunicative (conoscenze proposizionali e procedurali) differenti. 2. Il problema della comunicazione delle intenzioni in una comunicazione interculturale. In una struttura pubblica adibita allo sviluppo di documentazione per l immigrazione diviene di fondamentale importanza comprendere la reali intenzioni dello straniero di turno. Prima di poter dare vita ad uno specifico iter burocratico bisogna comprendere quanto più a fondo il percorso storico dello straniero immigrato e ottenere tutti quegli elementi necessari che se dimenticati impedirebbero il corretto sviluppo della procedura già avviata. Perciò il riconoscimento esatto delle intenzioni è il parametro di valutazione per definire la comunicazione sviluppata in tale contesto, efficace. La comunicazione valutata in tali termini richiama un analisi dell interazione linguistica profonda che mostra la complessità di tale fenomeno. Già tra parlanti appartenenti alla stessa comunità linguistica si devono mettere in moto determinati meccanismi cognitivi e d azione per poter comprendere le intenzioni dell interlocutore e allo stesso modo per rendere le proprie identificabili. Sono meccanismi che i parlanti hanno interiorizzato nella propria competenza comunicativa a un punto tale da essere usati in modo automatico senza riflessione consapevole. La comunicazione interculturale toglie la precondizione essenziale per l uso automatico e felice di tali meccanismi cioè la condivisione di stessi modi d agire, costruiti intorno allo stesso sistema sociolinguistico. Pertanto l intenzione diventa anche il punto problematico della comunicazione interculturale intorno al quale si sviluppano incomprensioni e difficoltà d azione. Cercherò di mostrare quali sono gli elementi e le dinamiche che maggiormente possono agire come freno alla costruzione di un modo d agire interculturale efficace che in tale contesto istituzionale è un obiettivo primario. 3. Legame tra cultura e convenzioni; la lingua come pratica culturale convenzionale e riproduttrice di riti Ogni individuo durante il periodo di crescita e di sviluppo si trova a fare parte di una rete di simboli socialmente condivisa e ne diventa membro riconosciuto e competente. Questo passaggio è reso possibile dal legame che vi è tra una determinata rete di simboli (cultura) e il linguaggio che la costituisce e con la quale si è sviluppata e perpetrata. Durante il periodo di socializzazione che si protrae fino all adolescenza il bambino impara a vivere e a interagire nell ambiente grazie all uso pratico del linguaggio a partire dalle prime interazioni in famiglia; grazie a ciò il linguaggio si configura come quello strumento necessario a costruire l identità di una persona in conformità ad un ambiente socioculturale e secondo determinati modelli culturali.
Nella competenza comunicativa degli individui si assiste quindi ad una esteriorizzazione di questi modelli comunicativi all interno dei quali gli atti linguistici si configurano come fenomeni socialmente stabiliti, vale a dire elementi convenzionali che manifestano l appartenenza ad una determinata comunità linguistica. Proprio il riconoscimento di determinanti all interno della nostra azione comunicativa quali ad esempio particolari enunciazioni o modi di parlare che configurano l essere del sud o l essere straniero danno vita a passaggi cognitivi che porta dapprima ad una categorizzazione cognitiva e successivamente a fenomeni di categorizzazione linguistica ( extracomunitario, terrone, etc..) ed etichettamento che facilmente portano allo sviluppo di pregiudizi. 4. Integra (cos è e cosa si è analizzato). Integra è un progetto di decentralizzazione in atto in alcuni comuni della provincia di Brescia per cui si è attuata una decentralizzazione dei servizi all immigrazione che ha deviato a singoli sportelli comunali il ricevimento di richieste di permessi di soggiorno, carte di soggiorno e ricongiungimenti familiari solitamente compito della questura di Brescia. Agiscono all intero di tali sportelli mediatrici culturali opportunamente preparate ad interazioni di tipo interculturale attraverso specifici percorsi di formazione. Mi limiterò a presentare l analisi di conversazioni alle quali ho potuto assistere che sono state caratterizzate da sviluppi conversazionali gestiti nel modo migliore da parte delle mediatrici sia in termini di relazione sociale che di sviluppo funzionale. Sono state attuate registrazioni che hanno interessato in modo particolare 18 casi con la presenza di immigrati di differenti provenienze geografiche con il risultato di un corpus caratterizzato da una precisa eterogeneità culturale essenziale per un analisi dell agire linguistico che non fosse connessa o particolarmente influenzata da affinità culturali o linguistico-pragmatiche tra L1 dei nativi e l italiano come L2. La seguente tabella mostra a carattere indicativo la provenienza geografica degli individui osservati. Provenienza Europa dell est e Balcani (Ucraina, Moldavia, Romania, Bulgaria, Albania) Asia (Cina, Filippine, Corea, Pakistan) Africa (Tunisia, Senegal, Nigeria) Sud America (Santo Domingo) Numero 7 5 4 2 Prenderò in esami quindi estratti di conversazioni provenienti da tale corpus e in particolare da 5 casi emblematici all interno dei quali sono stati riscontrati i fenomeni maggiormente caratterizzanti il corpus. La successiva tabella mostra lo specifico dei 5 casi.
5. Atto della richiesta La richiesta è in termini di azione comunicativa l atto che maggiormente viene messo in pratica dai cittadini stranieri che si presentano ad uno sportello istituzionale. Dall analisi tale atto è risultato un fenomeno a sé stante diverso dalle modalità e strategie convenzionali attuabili nella lingua italiana. In particolare la richiesta in tale contesto non si configura come singolo atto linguistico all interno di una interazione più complessa ma prende le caratteristiche di un macroatto, vale a dire che in maniera quasi aconvenzionale diviene una sorta di contenitore all interno del quale si possono osservare numerosi microatti appartenenti a diverse dimensioni (linguistici, sociali, culturali) che presi nella loro totalità veicolano la forza connessa della richiesta. Per fare comprendere tale multidimensionalità mostrerò esempi concreti provenienti dalle registrazioni effettuate. 5.a. Lo strumento mitigazione L azione comunicativa è un fenomeno multidimensionale all interno del quale elementi linguistici e pragmatici intervengono in modo diretto, e si configura soprattutto come un azione sociale all interno della quale gli attori sono individui che veicolano atteggiamenti culturali diversi e la cui soggettività interviene nelle scelte d azione. La direzione che si prende durante la conversazione attiene dunque ad una dimensione che coinvolge la sfera psicologica dell io
soggettivo e la sfera pragmatica dell azione relazionale. Lo studio effettuato ha assunto una linearità teorica connessa ad un principio di collaborazione e di adattamento verso l interlocutore che diviene essenziale all interno di un contesto istituzionale che deve dare appoggio agli utenti. A prescindere dall essere nativo o non nativo bisogna quindi partire da un concetto di adattamento all interlocutore per cui l azione è volta sempre ad una prossimità e ad un avvicinamento piuttosto che ad un distaccamento tra le parti. Intendo riprendere quindi questo concetto e affrontarlo in maniera più precisa all interno di questa dinamica in relazione alle coordinate contestuali presenti. La mitigazione è un concetto sviluppato da Caffi (2000) che mi viene in aiuto in tal senso. È un concetto che [ ] serve per parlare delle modalità linguistiche del reciproco adattamento (Caffi 2001: 15) e che si configura come [ ] il risultato dell abbassamento di uno dei parametri dell interazione (Caffi 2001: 29) attraverso l ausilio di determinate strategie linguistiche. Mostrerò con l ausilio di casi specifici come tale serie di strategie non possa essere assunto come fenomeno universalmente risolutore dei problemi connessi alla comunicazione interculturale in tale contesto. In particolare evidenzierò la non efficacia di strategie e forme linguistiche in contrapposizione invece alla necessità di un atteggiamento mitigatorio che pervada l intero universo metapragmatico dell azione comunicativa. 6. Conclusioni L azione linguistica in un contesto istituzionale non può basarsi sugli stessi assunti e sulle stesse abitudini conversative standard della lingua italiana per l imprevedibilità delle mosse degli immigrati non connesse o giustificabili in termini di appartenenza culturale. È necessaria da un lato una rivalutazione di tutte le mosse in relazione alla particolare situazione contestuale prima ancora dell individuazione di qualsiasi specificità culturale dell immigrato; e dall altro risulta essenziale l esclusione di tutte le considerazioni e le interpretazioni che non siano coerenti con la specificità del caso contestuale in relazione sia a fattori culturali, sia a fattori contestuali.
Bibliografia Austin, L. John (1962), How to do things with words, Oxford University Press, Oxford; ed. it. a cura di Carlo Penco e Marina Sbisà (1987), Come fare cose con le parole, Marietti, Genova. Berruto, Gaetano (1986), La variabilità sociale della lingua, Loescher, Torino. Caffi, Claudia (2001), La mitigazione. Un approccio pragmatico alla comunicazione nei contesti terapeutici, LIT, Münster-Hamburg-London. Dal Negro, Silvia / Molinelli, Piera (a cura di) (2002), Comunicare nella torre di Babele, Carocci, Roma. Duranti, Alessandro (2000), Antropologia del linguaggio, Meltemi, Roma; ed. orig. (1997), Linguistic anthropology, Cambridge University Press, Cambridge. Geertz, Clifford (1987), Interpretazione di culture, Bologna, Il Mulino; ed. orig. (1973), The interpretation of Cultures, Basic books, New York. Gumperz, John J. (1968), La comunità linguistica, in Giglioli, Pierpaolo / Fele, Giolo (a cura di) (2000): 171-184. Orletti, Franca (2000), La conversazione diseguale, Carocci, Roma. Sbisà, Marina (1978), Gli atti linguistici. Aspetti e problemi di filosofia del linguaggio, Feltrinelli, Milano.