INDICE. INTRODUZIONE pg.4-8. ANATOMIA INTERESSATA pg.9-25

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1 INDICE INTRODUZIONE pg.4-8 ANATOMIA INTERESSATA pg iperestensione dorsale del busto pg flessione dell avambraccio sul braccio..pg dalla posizione di iperestensione ritorno a leggera flessione avanti...pg slancio del braccio in alto pg estensione dell avambraccio pg pronazione dell avambraccio...pg flessione del polso pg ATTIVITA MUSCOLARE E SERVIZIO NEL TENNIS..pg CONTRIBUTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DEL CORPO IN TOTO ALLA CINEMATICA E DINAMICA pg CINEMATICA LINEARE DELL ARTO SUPERIORE EFFETTUANTE IL SERVIZIO pg CINEMATICA ANGOLARE DELL ARTO SUPERIORE EFFETTUANTE IL SERVIZIO pg.57-72

2 - metodi e procedure di ripresa...pg analisi e trattamento dei dati pg risultati e discussioni pg CONCLUSIONI..pg BIBLIOGRAFIA.pg RINGRAZIAMENTI...pg.83 2

3 INTRODUZIONE Il tennis è uno sport che può essere praticato da ogni genere di persona, senza nessun limite di età. Per giocare in maniera ottimale in ogni situazione, è bene saper eseguire nel miglior modo la molteplicità di colpi che lo caratterizzano. In modo particolare, è necessario ottimizzare il colpo del servizio per far sì che l incontro possa iniziare a proprio favore. E necessario imparare bene la tecnica del servizio, impresa non affatto facile perché è un colpo che richiede precisione, potenza e coordinazione. Come prima cosa è ideale adottare la cosiddetta impugnatura a martello, quella ricordata come universale. 3

4 La posizione dei piedi, nel caso di un giocatore destrimano, richiede il piede sinistro avanti ed il destro dietro, in modo da consentire alla palla una giusta traiettoria. A questo punto, il giocatore si troverà pronto per servire, con le gambe flesse ed il corpo in posizione leggermente obliqua, rispetto al rettangolo di battuta dove dovrà cadere la pallina. Ora si andrà ad illustrare l esecuzione completa del movimento fase per fase. Si inizia dalla posizione d attesa dove il corpo si trova leggermente di fianco rispetto alla rete, il peso è distribuito sui due piedi, lo sguardo è rivolto al rettangolo di battuta e la racchetta è tesa davanti al corpo. Nella mano sinistra si trova la pallina. In questi istanti che precedono il servizio è necessario trovare la massima concentrazione ed il proprio equilibrio. A questo punto, si inizia ad abbassare la racchetta, facendole compiere il primo semicerchio indietro con il braccio destro, 4

5 mentre il sinistro si sta alzando con la palla. In questa fase del movimento il peso si sposta un po sul piede destro, mentre si solleva il tallone del piede sinistro. Il braccio dietro si flette, preparandosi alla risalita, poco prima dell altezza della spalla destra. Ora la racchetta si trova nel punto in cui deve risalire. La spalla deve cioè compiere un movimento completo di rotazione. In questo momento la mano sinistra lancerà la palla, mentre il peso si sta spostando sul piede sinistro. Il braccio sinistro si abbassa per facilitare la rotazione delle spalle, mentre la racchetta è nella fase massima di caricamento, parallela alla schiena. Il peso grava ancor più sul piede sinistro. La racchetta deve essere portata in avanti con forza, con il braccio teso ed il polso deve flettersi per dare elasticità al movimento. La palla deve essere colpita nel momento in cui raggiunge la massima altezza e si trova quasi ferma. Il piede destro è quasi completamente scaricato dal peso. E necessario colpire la palla con forza, scaricando tutto il peso del corpo sulla palla al momento dell impatto. Avvenuto l impatto, si deve continuare il movimento fino a sfiorare il terreno con la testa della racchetta. E interessante sottolineare che nell intento di colpire la palla in maniera più potente, il corpo si trova quasi sollevato da terra, anche se il peso grava sul piede sinistro. Mentre si sta per colpire la palla, il peso è tutto sulla gamba sinistra, mentre la destra è completamente scaricata. Nel momento in cui si colpisce la palla, il peso è tutto sulla palla mentre il piede destro si porta in avanti sullo slancio. Concluso il colpo il giocatore si troverà con il peso sul piede destro e, a causa della forza del servizio, sarà entrato in campo, dentro la linea di fondo. Buttandosi con 5

6 tutto il peso sulla palla, questa acquisterà maggior velocità e quindi risulterà difficile ribatterla, per l avversario. Nel caso in cui il colpo sia vincente ovvero l avversario non sia in grado di ribatterlo, si parlerà di ace, indispensabile per un giocatore d attacco. Questo colpo, caratterizzato dal fatto che può essere controllato esclusivamente dal giocatore (closed skill o abilità motoria chiusa), dovrebbe essere più facile da far apprendere all atleta. Comunque, l intero movimento del servizio richiede una buona coordinazione tra gli arti superiori ed inferiori per poter produrre un azione ritmica e fluente. In caso che l azione prodotta non sia frutto di un movimento continuo, si può incorrere a traumi con successivo dolore. Dati questi motivi si è deciso di trattare il movimento del servizio nel tennis. Questo è il più elegante, il più incisivo, il primo colpo d attacco all inizio di uno scambio ma anche, il colpo più traumatico. Durante la discussione di questo argomento si vogliono analizzare i muscoli che intervengono nell azione del servizio, la sequenza motoria con la quale si attivano e, la probabile causa dei traumi a livello del rachide e degli arti superiori. Naturalmente, si sono presi in considerazione una varietà di studi fatti negli anni passati da vari autori, per poter comprendere al meglio le differenze riscontrate. Essendo infatti un colpo molto personale ovvero, che dipende dalle caratteristiche tecniche e di gioco di ogni singolo atleta, si sono dovute ricercare più letterature per vedere come si differenziava la sequenza motoria di cui è composto. L efficacia del colpo ed i successivi traumi che può provocare all apparato locomotore infatti, sono fattori che dipendono fortemente dall esecuzione e dall apprendimento 6

7 del colpo stesso. Con questo si vuole sottolineare che sicuramente, i risultati migliori in termini di potenza del servizio, saranno ottenuti da quei giocatori che hanno sviluppato nel tempo un azione fluente, ritmica e coordinata. Di conseguenza si risconterà un minor numero di infortuni, data la minor resistenza tra muscolo ed articolazione, negli atleti di buon livello con uno schema motorio ben appreso rispetto ai principianti, appena avviati allo sport del tennis. Da questi studi e dai dati riscontrati nelle letterature (libri, riviste, articoli ), si vuole studiare l anatomia coinvolta nell esecuzione del colpo e la conseguente biomeccanica. Partendo da quest ultima, si passerà poi ad analizzare i parametri cinematici, spazio-temporali, dinamici ed elettromiografici del movimento stesso. 7

8 ANATOMIA INTERESSATA Nel capitolo precedente ho illustrato i motivi della mia scelta per quanto riguarda lo studio del movimento del servizio nel tennis. In questo secondo capitolo, è nella mia intenzione fare una panoramica sull anatomia interessata in questo gesto tecnico, per poter apprendere al meglio i gruppi muscolari maggiormente coinvolti e di conseguenza i motivi degli infortuni più ricorrenti, così da potenziare il tennista nel modo più specifico possibile. Il servizio che voglio analizzare è quello piatto dato che viene considerato come il più completo. In questa analisi non saranno trattati particolarmente i muscoli interessati nella fase di preparazione del servizio in quanto sono poco coinvolti dal punto di vista della potenza. Si prenderanno in esame soprattutto quei gruppi muscolari che devono essere potenziati e velocizzati al fine dell ottenimento di un ottimo servizio. Durante queste prime considerazioni è necessario precisare che è stata considerata come prima fase del movimento quella che comprende tutta l oscillazione della racchetta fino alla posizione di flessione dell avambraccio sul braccio in posizione abdotta all altezza della spalla. La seconda fase è quella che porta all impatto e termina subito dopo. 8

9 Il movimento del servizio può essere scomposto, per una maggiore comprensione, in diverse fasi: - iperestensione dorsale del busto; - flessione dell avambraccio sul braccio; - dalla posizione di iperestensione, ritorno a leggera flessione avanti; - slancio del braccio in alto; - estensione dell avambraccio; - pronazione dell avambraccio; - flessione del polso; naturalmente, per ogni fase qui considerata, ora si passerà a descrivere le articolazioni interessate ed i muscoli motori. IPERESTENSIONE DORSALE DEL BUSTO Questa azione è a carico delle articolazioni delle vertebre dorsali e lombari; i muscoli coinvolti in misura maggiore sono: - sacro spinale (muscolo composto da tre porzioni: fascio ileo-costale, lungo del dorso, spinale. Superiormente si inserisce sugli angoli costali, sulle porzioni superiori delle vertebre toraciche e sul processo mastoideo dell osso temporale. Inferiormente si inserisce sulla fascia lombo-dorsale, sulle porzioni posteriori delle vertebre lombari, 9

10 dorsali ed ultime cervicali e sugli angoli costali); la contrazione in toto di questo muscolo provoca l estensione e l iperestensione del rachide e del capo; - semi-spinale (superiormente si inserisce sui processi spinosi delle prime quattro vertebre dorsali e delle ultime cinque cervicali, per terminare sui processi traversi delle vertebre dorsali e sui processi articolari delle ultime quattro cervicali); la contrazione bilaterale provoca l estensione e l iperestensione del rachide dorsale; 10

11 - quadrato dei lombi (si inserisce sulla cresta iliaca, in alto sul bordo inferiore della 12 costa, medialmente sulle apofisi trasverse delle vertebre lombari); questo muscolo è un debole estensore del rachide. Questa azione, una volta che i muscoli sopradescritti hanno portato il busto indietro fuori dalla linea di equilibrio, è provocata in massima parte dalla forza di gravità; quindi devono intervenire i flessori del rachide, in contrazione eccentrica, per controllare il movimento. Questi muscoli (addominali), durante l iperestensione, si caricano di energia elastica che esploderà nel movimento di ritorno dell arco dorsale. Tutti i muscoli sopradescritti sono simmetrici, cioè uno a destra ed uno a sinistra del rachide, quindi, per ottenere una iperestensione, è necessario che si contraggano entrambi. In caso di contrazione singola o più accentuata da una parte, ne risulta, sola o associata, la flessione laterale. 11

12 FLESSIONE DELL AVAMBRACCIO SUL BRACCIO Movimento che si svolge a carico dell articolazione omeroulnare ed omero-radiale. Ha un escursione di circa 140 dalla posizione di braccio teso; i muscoli coinvolti sono: - brachiale anteriore: muscolo situato sulla faccia ventrale dell omero; (si inserisce sul labbro inferiore dell impronta del deltoide, sulla faccia mediale e laterale dell omero. Da questa zona i fasci si portano in basso per fissarsi sulla parte anteriore del processo coronoideo dell ulna); la sua funzione è quella di flettere l avambraccio sul braccio. Poiché le sue inserzioni sono molto vicine all asse articolare, il brachiale anteriore, per il suo corto braccio di leva, deve essere considerato un muscolo che sviluppa più rapidità che movimento di forza; 12

13 - brachio-radiale (muscolo che si inserisce sul margine laterale dell omero sotto la doccia di torsione e sul setto intermuscolare laterale. Da qui, i suoi fasci si portano in basso per fissarsi alla base del processo stiloide del radio); flette l avambraccio sul braccio e fissa la mano in posizione intermedia tra supinazione e pronazione; - bicipite (l inserzione prossimale è a livello della scapola, dove si possono distinguere due capi: capo breve, il quale si inserisce sull apice della coracoide e capo lungo che si inserisce sull angolo esterno della scapola, subito sopra alla cavità glenoide. Questi due capi si fondono nella parte media del braccio in un unico muscolo che termina con un tendine sulla faccia posteriore della tuberosità del radio); il bicipite, flette 13

14 l avambraccio sul braccio ed inoltre è un energico supinatore, quando il radio è in pronazione; Altri muscoli definiti ausiliari (come il gran palmare, l estensore radiale del carpo ed il pronatore rotondo), partecipano alla flessione dell avambraccio. L azione di questi muscoli non deve essere conseguenza di una contrazione energica, ma deve controllare la flessione con la minor contrazione possibile. 14

15 DALLA POSIZIONE DI IPERESTENSIONE, RITORNO A LEGGERA FLESSIONE AVANTI Movimento a carico delle articolazioni vertebrali dorsali e lombari; i motori muscolari responsabili sono: - retto dell addome (si inserisce in alto sulle cartilagini della 5, 6 e 7 costa e sull apofisi xifoidea dello sterno, per terminare in basso sul pube tra la spina e la sinfisi); la sua contrazione avvicina l apofisi xifoidea al pube ovvero, provoca una flessione del tratto dorsale e lombare; - obliquo esterno (si inserisce sulla faccia esterna e sul bordo inferiore delle ultime otto coste per terminare sui due terzi anteriori della cresta iliaca, sull arcata femorale, sul pube e sulla linea alba); nel caso in cui 15

16 il bacino sia fisso, antepone il torace provocando la flessione del tronco; - obliquo interno (nasce dai due terzi anteriori della cresta iliaca, dall arcata femorale e dall aponeurosi lombare, per terminare sulle ultime quattro cartilagini costali e sulla linea alba); una contrazione bilaterale provoca la flessione avanti del tronco, agendo sulla cassa toracica. Questi muscoli sono i più importanti nel determinare la potenza di battuta. La loro velocità di contrazione viene esaltata a livello della racchetta, quindi un miglioramento della loro potenza, anche se minimo, si traduce in un aumento della velocità con cui la racchetta impatta la palla. 16

17 SLANCIO DEL BRACCIO IN ALTO Questo movimento non è localizzato nell articolazione scapolo-omerale, in quanto la massima abduzione possibile dell omero a scapola fissa è di 90, cioè fino all orizzontale. In pratica, il movimento che parte proprio dalla massima escursione dell omero quindi, è quasi completamente a carico della scapola e della clavicola. Il braccio così può mantenere una minima contrazione a tutto vantaggio della velocità e dell economia di esecuzione del colpo. Il braccio viene abdotto fino a 90 dal deltoide, perciò all inizio dello slancio in alto, esso è fissato dallo stesso muscolo; il muscolo primo interessato è: - trapezio (si inserisce prossimalmente: sulla linea nucale superiore, sul legamento cervicale superiore, sull apice delle apofisi spinose della 7 cervicale e delle 10 o 11 vertebre toraciche. I suoi fasci convergono sulle spalle in questo modo: i fasci superiori si fissano al terzo laterale del margine posteriore della clavicola; i fasci medi vanno a fissarsi al margine postero-mediale dell acromion e sul margine posteriore della spina della scapola; i fasci inferiori si inseriscono sulla faccetta situata medialmente alla spina della scapola). 17

18 Questo muscolo eleva e soprattutto ruota in fuori la scapola, provocando un innalzamento della glenoide articolare che permette l elevazione in verticale dell omero. ESTENSIONE DELL AVAMBRACCIO Movimento a carico delle articolazioni omero-ulnare ed omero-radiale; due sono i muscoli interessati: - anconeo (si inserisce in alto sulla parte posteriore ed interna dell epicondilo, per portarsi obliquamente in basso e medialmente sul lato esterno dell olecrano e sopra una piccola superficie triangolare che limita posteriormente il margine dorsale dell ulna); 18

19 estende l avambraccio sul braccio fruendo di una leva di lavoro molto corta, quindi la sua azione è più veloce che forte; - tricipite brachiale (prossimalmente la sua inserzione è triplice: il capo lungo si inserisce sulla tuberosità sotto glenoidea della scapola, il capo laterale sul setto intermuscolare laterale e sulla parte della faccia superiore dell omero situata superiormente alla doccia di torsione. Il capo mediale si inserisce sul setto intermuscolare mediale e sulla parte della faccia posteriore dell omero situata inferiormente alla doccia di torsione. I fasci vanno poi ad inserirsi sulla faccia posteriore e sui margini dell olecrano); la sua 19

20 funzione è principalmente estensoria ed è dovuta in massima parte ai due vasti muscoli sinergici; PRONAZIONE DELL AVAMBRACCIO Azione a carico dell articolazione radio-ulnare superiore, per movimento contemporaneo delle due ossa; i motori muscolari sono: - pronatore quadrato (si inserisce sulla faccia volare dell ulna, nel suo quarto inferiore e si dirige, con direzione traversa, sulla faccia volare del radio al suo quarto inferiore); la sua funzione è quella di ruotare il radio dall esterno all interno; 20

21 - pronatore rotondo (nasce con due fasci distinti dalla faccia anteriore dell epitroclea e dal processo coronoide dell ulna per fondersi in un unico tendine che termina sulla facia laterale del terzo medio del radio); provoca la rotazione del radio in senso latero-mediale ovvero, è responsabile della pronazione; altri muscoli intervengono poi nell azione di pronazione dell avambraccio come: il palmare lungo, il brachioradiale, il flessore radiale del carpo ed infine l estensore radiale del carpo. 21

22 FLESSIONE DEL POLSO Azione che avviene su tutte le superfici articolari del carpo, ma in modo preponderante sull articolazione radio-carpica; i muscoli interessati sono: - flessore ulnare del carpo (in alto si inserisce con due capi distinti: il primo sulla faccia anteriore dellepitroclea, il secondo sul margine mediale dell olecrano e sul margine posteriore dell ulna. I due capi si uniscono e terminano sul fusiforme); questo muscolo flette la mano sull avambraccio e questo sul braccio. Adduce la mano, provocando l inclinazione ulnare; 22

23 - flessore radiale del carpo (si inserisce sulla faccia anteriore dell epitroclea, sulla fascia dell avambraccio e sui setti fibrosi. Questi fasci si raccolgono in un tendine, nella parte mediana dell avambraccio, il quale termina sulla faccia palmare dell estremità prossimale del secondo metacarpo); flette la mano sull avambraccio e questo sul braccio. Abduce e prona la mano; 23

24 - palmare lungo (si inserisce sull epitroclea, sulla fascia dell avambraccio e sui setti fibrosi di muscoli vicini. I fasci si dividono e quindi, quello mediale termina sulla faccia anteriore del legamento trasverso del carpo e quello laterale si confonde con i muscoli dell eminenza tenar); è responsabile della flessione della mano e della tensione dell aponeurosi palmare; alla flessione del polso partecipano anche i flessori della dita che sono: il flessore comune profondo delle dita, il flessore comune superficiale delle dita ed il flessore lungo del pollice. 24

25 ATTIVITA MUSCOLARE E SERVIZIO NEL TENNIS Studi elettromiografici, compiuti in passato, hanno dimostrato che ci fu un livello alto di attività muscolare attribuito ai muscoli primi motori nell azione del servizio (Van Gheluwe 1986, Hebbelinck 86, Anderson 79). Durante l esecuzione del servizio, il livello di attività muscolare medio e di picco per la spalla e per i muscoli dell avambraccio fu più alto rispetto a quello registrato per gli altri colpi. Questo è indice del fatto che il servizio è il colpo più potente in questo particolare sport (Yashizawa 1987). Van Gheluwe ed Hebbelinck (1986) convalidarono la precedente scoperta di Miyashita (del 1980), il quale riportò che i muscoli primi motori, escludendo i flessori del gomito, non producono i massimi livelli di attività nel momento dell impatto ma, durante la fase di accelerazione verso l alto del colpo, poco prima dell impatto. Confrontando dati elettromiografici, da giocatori di alto livello fino a quelli con caratteristiche medie, non risultarono differenze significative nei carichi muscolari, ma si riscontrò una tendenza, per giocatori di buon livello, ad una attività muscolare inferiore. Dati simili, furono riportati alcuni anni prima da Beillot e Miyashita. Infatti, negli elettomiogrammi da loro eseguiti su atleti abili, si possono notare caratteristiche fasi silenti e picchi di attività di muscoli selezionati. Taylor (1978), unendo studi elettromiografici a studi cinematografici, notò che il muscolo tricipite giocava il ruolo maggiore nella fase in cui si doveva preparare la 25

26 racchetta all impatto. Riguardo al tricipite, si registrarono livelli di attività maggiore nel servizio liftato piuttosto che in quello piatto o slice, mentre non si notarono grandi differenze confrontando il servizio piatto con quello slice. Per le tre azioni di servizio non si registrarono differenze di livelli di attività per i tre fasci del deltoide: anteriore, medio e posteriore. Da questi studi, emerge quindi una conclusione comune ovvero, che è un colpo di difficile esecuzione e che quindi deve essere trattato con molta cautela. Da questo colpo possono dipendere numerosi infortuni, soprattutto ai segmenti corporei direttamente interessati. Gli atleti più afflitti da traumi saranno quindi i principianti dato che, a differenza dei giocatori di buon livello, mostreranno una fase di rilassamento nel momento in cui gli altri saranno nella fase di maggior attività dei muscoli primi motori. I muscoli prima citati, entrano tutti in gioco nell azione di servizio in una sequenza definita come catena cinetica. Questa sequenza non sarà la medesima per tutti i giocatori che eseguiranno lo stesso colpo, ma sarà caratterizzata da piccole variazioni per quanto riguarda la sequenza temporale. Per dimostrare le variazioni temporali delle attività muscolari Anderson, decise di studiare il movimento del servizio confrontandolo con il movimento del lancio nel baseball. Questa sua decisione di confrontare due gesti apparentemente diversi, dipende dal fatto che il lancio del baseball, è un azione propedeutica al movimento del servizio. Solitamente infatti, prima di arrivare al gesto motorio completo (servizio), l insegnante cerca di scomporre il movimento in diversi momenti, uno dei quali, il lancio. Anderson, per il suo studio, prende in esame giocatori abili in entrambi i gesti, giocatori abili nel servizio 26

27 ma non nel lancio e, viceversa. Di seguito quindi, sarà illustrata l attività muscolare registrata per un giocatore di buon livello, sia per quanto riguarda il lancio (baseball) sia per il servizio (tennis). Si possono osservare le variazioni del segmento analizzato durante le fasi temporali, nello spazio compreso tra le linee verticali. La linea tratteggiata a, indica il punto nel quale il braccio che lancia o che impugna la racchetta si trova nella posizione verticale dietro al corpo; la linea continua b, indica la fine della fase preparatoria; la linea tratteggiata c, indica il punto della migliore rotazione laterale per 27

28 l articolazione della spalla; la linea continua d, indica il rilascio della palla o l impatto. La tabella sopra riportata, illustra le fasi temporali, misurate in millisecondi, durante il lancio nel baseball e durante il servizio nel tennis. Oltre alle variazioni temporali infatti, si possono notare anche delle differenze per quanto riguarda la sequenza durante la quale i muscoli iniziavano la loro attività sia nella la fase preparatoria che in quella di produzione di forza nelle due prove. Nessuno dei nove giocatori analizzati ha dimostrato la stessa sequenza temporale di azione dei muscoli che entrano in azione durante la fase preparatoria. Nella fase di produzione della forza, i soggetti scelti per le loro ottime capacità in entrambi le azioni, hanno mostrato ampie variazioni nell entrata in 28

29 azione e nella cessazione dell attività muscolare rispetto ai giocatori scelti per una buona capacità soltanto nel tennis. Per studiare le principali differenze nelle sequenze temporali si passerà a prendere in considerazione i dati cinematografici ed elettromiografici dei seguenti muscoli: - grande pettorale; - deltoide anteriore (porzione clavicolare); - deltoide posteriore (porzione spinale); - sottospinato; - addominale obliquo destro; - addominale obliquo sinistro; - trapezio medio; - grande dentato; - trapezio superiore; - trapezio inferiore; 29

30 Fig. 1 I soggetti della Fig. 1 (abili lanciatori e servitori), mostrarono differenze negli schemi motori, riguardo al modo con il quale i muscoli iniziavano la loro attività durante la fase preparatoria e, nell azione reciproca tra le fibre anteriori del deltoide, i due muscoli del tronco ed il sottospinato durante la fase di produzione della forza. Più precisamente, nel lancio, i soggetti iniziarono con un picco di attività nel grande pettorale e nelle fibre anteriori del deltoide nella prima parte della fase di proiezione; nel servizio invece, il grande pettorale si attivò più tardi rispetto 30

31 al deltoide anteriore, così che il suo picco di attività risultò molto inferiore. Il sottospinato mostrò due marcati picchi di attività durante il lancio: uno durante la fase preparatoria, ed uno nella fase di proiezione, subito prima del punto di maggiore rotazione dell articolazione della spalla. Nel servizio invece, il sottospinato non mostrò rilevanti picchi di attività. Durante l azione di lancio, l obliquo esterno destro iniziò la sua attività all inizio della fase di proiezione, mentre nel servizio, l obliquo esterno sinistro fu il primo a registrare un attività. I modelli temporali osservati dei due gesti sportivi, come la maggiore inclinazione del tronco verso sinistra e la maggiore abduzione della spalla, nel servizio, potrebbero essere le ragioni per alcune delle differenze notate. Fig. 2 31

32 I dati elettromiografici di altri soggetti abili in entrambi i movimenti (fig.2) illustrano una notevole riduzione dell attività delle fibre posteriori del deltoide, del sottospinato e delle fibre superiori del trapezio, durante la fase preparatoria del servizio, confrontata con il lancio. Questa minore attività fu probabilmente causata da un limitato range di movimento per quanto riguarda l abduzione della spalla e una rotazione verso l alto della cavità glenoidea. In entrambi i casi, durante la fase di produzione della forza, si possono osservare delle differenze per quanto riguarda la sequenza con la quale i muscoli iniziano ad entrare in azione. Questa differenza riguarda soprattutto il grande pettorale, il fascio anteriore del deltoide, il sottospinato e i due muscoli del tronco. Nel lancio, il picco di attività per il grande pettorale avviene prima della maggiore rotazione laterale della spalla, mentre nel servizio, il picco di attività fu registrato al momento della maggiore rotazione laterale della spalla. Nel servizio, le fibre anteriori del muscolo deltoide si attivano all inizio della fase di proiezione, mentre nel lancio, il deltoide si attiva dopo la suddetta fase. Il sottospinato, mostra nel lancio, il suo maggior picco di attività durante la fase preparatoria mentre nel servizio, durante la prima metà della fase di proiezione. Gli addominali obliqui sembrano agire all unisono nel lancio mentre, nel servizio, l obliquo esterno sinistro inizia la sua attività prima dell obliquo destro. La maggior inclinazione del tronco verso sinistra e la maggior abduzione della spalla nel servizio, come il peso ed il 32

33 momento creato dalla racchetta durante la fase di proiezione, potrebbero essere le ragioni per alcune delle differenze osservate nell elettromiografia. Fig. 3 Il soggetto abile nel lancio ma non nel servizio (fig.3), usò quattro muscoli durante il movimento verso il basso dell arto che lanciava; nel servizio invece usò in maniera minore solo un muscolo: il fascio posteriore del deltoide. La sequenza con la quale i muscoli iniziarono o finirono la loro 33

34 attività durante la fase di produzione della forza, sembrò essere simile in entrambe le prove. Fig. 4 Gli elettromiogrammi del soggetto abile nel servizio ma non nel lancio (fig.4), illustrano una sequenza molto simile per tutti i muscoli durante le due prove, con l eccezione delle fibre anteriori del deltoide. Questo muscolo si attivò, nel 34

35 lancio, nel momento in cui il braccio che lanciava aveva quasi trovato la posizione verticale; nel servizio, questo muscolo si attivò durante l intera oscillazione verso l alto. I muscoli attivi durante la fase di produzione della forza in entrambe le prove, mostrarono schemi molto simili nel modo in cui divenivano attivi o cessavano la loro attività. 35

36 CONTRIBUTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DEL CORPO IN TOTO ALLA CINEMATICA E DINAMICA La prima cosa da prendere in considerazione quando si parla a proposito del servizio è la sequenza ritmica, dalla quale non si può prescindere. La coordinazione tra i vari segmenti deve avvenire secondo una determinata sequenza identificata come catena cinetica (Braden e Bruns 1977; Elliott e Kildery 1983), così che si possa verificare al momento dell impatto una posizione ottimale della racchetta, una traiettoria ed una velocità allo stesso tempo ottime. Un interruzione di questo moto, non solo ridurrebbe l efficacia del servizio ma, aumenterebbe anche il rischio di traumi a livello articolare. La posizione della palla al momento più alto del lancio è sicuramente il fattore principale responsabile della continuità del movimento del servizio. Nel 1981 Beerman e Sher usarono la meccanica Newtoniana (ignorando l influenza della resistenza dell aria) per mostrare che un giocatore ha otto tempi per impattare la palla nel momento in cui viene lanciata verso l alto, sia nel caso in cui venga lanciata fino al punto massimo dove può arrivare la racchetta sia quando venga lanciata 1,2 metri sopra a questo punto. Nel caso in cui la palla venga lanciata 1,2 metri sopra la racchetta, all impatto verrà mossa ad una velocità di circa 5 m/sec. e quindi, sarà più difficile da colpire rispetto alla situazione nella quale si trovi ferma nella posizione più alta del lancio. Plagenhoef 36

37 (1970) usò la fotografia ad alta velocità per far notare che alcuni giocatori d elite colpivano la palla subito dopo che la testa della racchetta aveva iniziato la fase discendente. I giocatori inoltre, devono modificare il lancio di palla a seconda dell oscillazione che compiono, in modo che la posizione della palla non richieda un eccessiva iperestensione ed una flessione laterale del rachide. In una tale eventualità, aumenterebbero i rischi di infortuni. Una volta sviluppata un oscillazione effettiva e completa, il giocatore dovrà poi integrare nell oscillazione, il movimento degli arti inferiori, per guidare il corpo sia verso l alto che verso il basso per un buon impatto. E importante quindi esaminare questo movimento della gambe e le forze associate, le quali potrebbero essere la causa di traumi. I giocatori tendono a muovere i piedi in diversi modi, dal metodo di preparazione sulle punte dei piedi al metodo della spinta sulla parte posteriore del piede. Elliott e Wood nel 1983 filmarono giocatori del college mentre servivano usando entrambi i metodi sopra citati. Tutti gli allievi furono in grado di eseguire il servizio servendosi di ambedue le tecniche, ma quattro di loro preferirono il metodo basato sulle spinte degli avampiedi e cinque, il metodo di preparazione sull appoggio della parte posteriore del piede. Le curve d impulso registrate, furono differenti per i due metodi. Per la tecnica della spinta sull avampiede, i dati della forza di reazione verticale a terra furono caratterizzati da un picco di forza più largo e da una curva d impulso più unimodale. Per l altro metodo, si registrò una curva d impulso più bimodale nella forma. 37

38 La curva d impulso verticale (tecnica del foot-up) produsse poi una posizione d impatto maggiore ( 2,65 metri contro i 2,54 metri) ed una traiettoria più alta ed in fuori della racchetta, rispetto all altra tecnica di servizio. La tecnica di 38

39 appoggio sul retropiede fu caratterizzata da una forza di reazione orizzontale più larga (picco di 0,8 rispetto al peso corporeo contro i 0,6 riscontrato nella tecnica del foot-up) durante la fase di guida verso la palla e, potrebbe essere favorevole ad una successiva discesa a rete, mentre la tecnica di spinta sugli avampiedi potrebbe favorire una migliore posizione per colpire la palla. In uno studio fatto da Hebbelinck e Van Gheluwe nel 1986, furono registrate in un giocatore belga di livello B, forze di reazione a terra trascurabili lateralmente e, basse in direzione anteroposteriore. Questi picchi di forze di reazione verticale al suolo, furono minori di quelli riportati da Elliott e Wood nel I dati rilevati non danno motivo di sospettare che queste forze siano la causa di infortuni anche nel caso in cui vengano applicate in maniera ripetitiva. Comunque, come nell azione del sevizio sono evidenti elevate accelerazioni dei segmenti corporei e un eccessiva iperestensione della colonna, in un movimento scarso sotto l aspetto tecnico, sarà più facile il rischio di traumi causati da forze interne (combinazione di forze muscolari e di reazione articolare). Per ridurre o meglio ancora, per evitare tali conseguenze è quindi opportuna un ottima coordinazione tra arti superiori ed inferiori nell azione ritmica che si sta descrivendo. Anche studi tridimensionali fatti su atleti di buon livello, hanno dimostrato la necessità di questa sequenza ritmica. Gli arti inferiori giocano un ruolo importante in questa sequenza in quanto, non solo danno inizio al movimento ma, sono di aiuto nella fase in cui l atleta porta la racchetta dietro la schiena. Durante questi studi, fu registrata una velocità verticale massima della spalla di 1,7 m/sec., la quale produsse una forza eccentrica verso l arto che teneva 39

40 la racchetta causando così una rotazione verso il basso del medesimo arto (5,8 m/sec. velocità misurata dalla punta della racchetta verso il terreno). Un angolo minimo medio del gomito di 63 durante il moto della racchetta verso la schiena del giocatore, indicò che i soggetti in esame non flessero pienamente l articolazione del gomito durante questa particolare fase. Anche l omero ruotò in posizione abdotta per aumentare il movimento dietro alla schiena. Nel caso in cui i giocatori non sfruttino l azione guida degli arti inferiori, aumenterebbero i rischi di infortunio all apparato osteo-articolare. Gli atleti che compiono un percorso troppo lungo per portare la racchetta dietro alla schiena, pongono un notevole stress sulla parte mediale del gomito (Allmann 1975) e poi devono essere in grado di inserire ritmicamente questo movimento nella catena cinetica richiesta. Segment end point Velocity (m/sec) Time to impact [F/M] (sec) [F/M] Hip 1.8 / / 0.17 Shoulder 2.4 / / 0.14 Elbow 6.8 / / 0.13 Wrist 10.9 / / 0.08 End of racket 31.8 / / 0.04 F=Females M=Males 40

41 Le massime velocità risultanti dei segmenti corporei rivelano che la velocità aumenta progressivamente nei segmenti che vanno dalla spalla alla racchetta, come ci si avvicina al momento dell impatto. In questo modo, il processo sommativo produsse una massima velocità angolare della racchetta che fu più alta di qualsiasi velocità registrata per gli altri segmenti. I giocatori, diminuirono la velocità della racchetta da una velocità massima media di 53,7 rad./sec. ad un valore medio di 38,2 rad./sec. al momento dell impatto (Elliott 1986), come si registrò anche per altri colpi (Plagenhoef 1971). Le velocità risultanti per giocatrici juniores di livello internazionale (studio di Elliott del 1986) sono riportate in figura. 41

42 I processi sommativi nel quarto di secondo prima dell impatto, dimostrano come la velocità del punto finale del segmento, aumenti dalla spalla al gomito, dal polso alla racchetta. La scelta di tempo dell estensione dell avambraccio sul gomito (indicato dalla velocità del punto corrispondente al polso) nel piano del colpo, dovrebbe essere leggermente in ritardo rispetto al movimento dell arto superiore per ottenere un ottimo risultato. Si registrò una velocità risultante di 29 m /sec. per la fine della racchetta all impatto, mentre furono registrate velocità risultanti di 24,8 m/sec. e di 31,1 m/sec. rispettivamente per le femmine ed i maschi di livello collegiale (Elliott 1986). Nel 1979 fu identificato da Jack, il ruolo della pronazione dell avambraccio nel suddetto processo sommativo. Un elettrogoniometro registrò una pronazione radioulnare di 900 /sec., 0,1 sec. prima dell impatto, livello che aumentò fino a 1300 /sec., 0,1 sec. dopo l impatto, nel caso di giocatori abili. Van Gheluwe nel 1987 studiò tre giocatori di buon livello e stabilì che la pronazione dell avambraccio raggiunse il picco a circa 0,05 sec. dall impatto. Si osservò che la pronazione dell avambraccio era meno pronunciata nella seconda di servizio, se veniva confrontata con la prima palla. Gli autori prima citati, identificarono il ruolo degli arti superiori 0,15 sec. prima dell impatto. Per la prima palla di servizio, si registrò un improvvisa rotazione mediale degli arti superiori 0,1 sec. prima dell impatto. La seconda di servizio fu invece caratterizzata da una rotazione mediale meno forte. E importante far notare che da questi studi emerse che la rotazione mediale dell arto superiore accelerava quando rallentava la pronazione dell avambraccio. Nella 42

43 ricerca di Van Gheluwe (1987) non è stata riportata la pronazione dell avambraccio durante l oscillazione della racchetta nelle ultime fasi dell oscillazione verso la palla e durante la fase di accompagnamento del colpo. Nonostante l autore non abbia riportato questi dati, appaiono essere come un fatto naturale. Le possibilità di infortunio aumentano se il giocatore cerca di fermare la racchetta nella posizione pronata, durante la prima fase di accompagnamento. Sembra più sicuro quindi, continuare a pronare l avambraccio dopo l impatto per ridurre il numero di incidenti e, per ridurre la possibilità di giungere ad una completa estensione dell avambraccio; questo accorgimento permette al braccio di decelerare. L ultimo segmento preso in considerazione nella catena cinetica, è la flessione della mano e della racchetta a livello dell articolazione del polso. Nel caso di giocatori di buon livello, una velocità angolare (al polso) di 1087 /sec. prima dell impatto, fu ridotta a 600 /sec. 0,1 sec. dopo l impatto (Jack 1979). Anche dalla cinematografia 2-D fu registrata (in condizioni di laboratorio) una velocità angolare media per la mano (al polso) di 1570 /sec., 0,02 sec. prima dell impatto, la quale non fu così alta come quelle registrate su campo ( 1900 /sec. e 2200 /sec.), nel caso di atleti di livello internazionale (Ariel e Braden 1979). La ricerca sopra citata, ha dimostrato che la flessione del polso gioca un ruolo importante nello sviluppo della velocità della racchetta. Elliott e Wood nel 1983 riportarono che se si raggiungeva una buona maturità di servizio, allo stesso tempo era possibile raggiungere una maggiore estensione della posizione del corpo. Uno studio cinematografico 3-D fatto su atleti di alto livello, identificò questa posizione 43

44 estesa al momento dell impatto ( Elliott 1986). Questa coordinazione tra i segmenti corporei, non solo produce un ottimo impatto ed una buona velocità della racchetta per questi giocatori, ma riduce anche la possibilità che le forze interne divengano eccessive portando all infortunio. Si riscontrarono alcuni giocatori che al momento dell impatto avevano i piedi staccati dal terreno (Groppell 1984). Comunque, la posizione di stacco dal terreno (al momento dell impatto), non dovrebbe condurre ad una condizione potenziale d infortunio purchè sia il risultato finale di una guida vigorosa verso la palla e non un salto fatto di proposito. Le ricerche hanno dimostrato che il servizio è un colpo che raramente viene eseguito di piatto ad elevate velocità, perché l altezza dell impatto sopra al campo, per i giocatori di media statura, è troppo bassa per permettere alla palla di 44

45 superare il net e di cadere nell area di servizio (Elliott 1983; Plagenhoef 1970). Braden e Bruns (1977), stabilirono che per colpire in maniera forte la palla, su una linea retta, così che possa superare il net da uno a sei pollici e cadere un pollice dentro all area di servizio dell avversario, il centro della racchetta deve trovarsi dieci piedi sopra il terreno. In ogni caso, se si vuole raggiungere un servizio soddisfacente, è buona norma non colpire la palla di piatto. La gravità, la resistenza dell aria e la rotazione in avanti della palla, sono fattori che aiutano nello stabilire che occorre una buona traiettoria per la riuscita del servizio. La gravità dipende dal campo sul quale si gioca ma, ad ogni modo, è sempre presente, qualche volta in misura maggiore, qualche volta minore. L influenza della resistenza dell aria sulla velocità con direzione avanti, è dimostrata dal fatto che la velocità di servizio di 62 m/sec. (150 mph) al momento del distacco della palla dalla racchetta, si riduce a 48 m/sec. (108 mph) al momento del superamento della rete. Si registrò anche una velocità di 51 m/sec. (115 mph), la quale si ridusse fino a 40 m/sec. (85 mph) subito prima dell impatto con il terreno di gioco (Plagenhoef 1979). L influenza della resistenza dell aria unita al fatto che i giocatori di alto livello colpiscono la palla imprimendo alla stessa una rotazione in avanti, significa che bisogna interpretare i risultati ottenuti da questi calcoli, in maniera generale (Owens e Lee 1969). Golenko (1974) considerò nei suoi calcoli la resistenza dell aria e quindi produsse un monogramma riportante alcuni dati quali: l altezza dell impatto, la velocità della palla e la traiettoria della palla. Arial e Braden (1979) dimostrarono che il movimento del servizio è un azione balistica, dove la racchetta segue 45

46 una traiettoria predeterminata e per questo motivo si stabilì che era necessario un ampio margine d errore per oltrepassare la rete. Una rotazione della palla, può garantire questo margine di errore in modo da oltrepassare la rete ed è per questo motivo che i coach, cercano di insegnare ai loro allievi una traiettoria della racchetta che sia mossa in due direzioni: avanti e in alto (la figura illustra la 5 traiettoria della racchetta in avanti nei 0,005 sec. prima dell impatto, seguita dalla 2 traiettoria verso l alto nei 0,005 sec. dopo lo stesso), per poter impartire una rotazione avanti alla palla. Naturalmente, ogni tentativo fatto in maniera non coordinata e nel modo sopra citato, potrebbe essere la causa di un aumento di forze interne (del segmento coinvolto) e di probabili infortuni. Avvenuto l impatto, l accompagnamento del colpo ha la funzione di permettere alla racchetta di seguire ancora la traiettoria del colpo per evitare attriti interni. Inoltre, permette alla racchetta di muoversi ad una velocità vicino alla massima, al momento 46

47 dell impatto e di rallentare l azione in maniera lenta e progressiva così da non creare danni. In questa fase poi si verifica la pronazione dell avambraccio che associata al fattore prima riportato, contribuisce a limitare i traumi. Una domanda che si sono sempre posti gli studiosi è stata quella di capire quale piede dovrebbe cadere in campo nell azione di servizio. Non esiste alcuna evidenza che può chiarire questa domanda, anche se sono state studiate tante tecniche di servizio, dalla meno efficiente alla più efficace, fino al serve-volley. 47

48 CINEMATICA LINEARE DELL ARTO SUPERIORE EFFETTUANTE IL SERVIZIO In precedenza si è solamente accennato al problema della coordinazione durante l azione di servizio. Il fattore coordinativo è però di prima importanza se si vuole eseguire un azione fluente e, se non si vogliono riscontrare traumi all apparato locomotore. Nei casi in cui la coordinazione venisse meno, aumenterebbe il rischio di infortuni con conseguenze assai dolorose a carico degli arti superiori e del rachide. Il dolore alla schiena riscontrato in alcuni tennisti, si pensa sia di origine discale e che, non sia dovuto ad una causa meccanica; chiaramente, uno stress di questo tipo non può far altro che aggravare la patologia. Alcune ricerche, in passato, misero in luce la serietà di questi dolori quando dimostrarono che la diminuzione delle forze di reazione a terra nei soggetti sani con dolori al ginocchio, era il 20 % più alta rispetto a quegl individui che soffrivano di dolore alla zona lombare. Uno studio fatto in tre anni su 2481 atleti da Nigg e Denoth (1980), riportò che il 52,6 % degli atleti intervistati furono colpiti almeno una volta da infortunio, probabilmente causato dal movimento del servizio. Altri studi epidemiologici hanno mostrato l esistenza di diversi incidenti nel tennis. Priest e la sua equipe (1980), riportarono che il 31 % di un campione di 2633 atleti medi, soffriva di dolori al gomito durante la propria carriera agonistica. Naturalmente sia la frequenza di gioco che il livello al quale si gioca, sono fattori in stretta relazione con 48

49 il numero di incidenti che accadono. E per questo motivo che i giocatori che hanno manifestato dolori al gomito, sicuramente hanno giocato a tennis in maniera più intensa rispetto a chi non ha mai accusato questo genere di problema. Questo gruppo di ricercatori arrivò allora a concludere che esisteva una tendenza, per i giocatori assidui, a soffrire di dolori al gomito. Il 45 % dei partecipanti allo studio di Priest nel 1980, identificò il servizio come la causa del dolore al gomito mentre il 25 % dei giocatori, lo identificarono come il colpo più doloroso di questo sport. Ryan nel 1977, riportò che il 29 % dei giocatori afflitti da dolori al gomito attribuì questo dolore a colpi eseguiti sopra alla nuca, particolarmente al servizio. Anche Allman nel 1975 identificò questo colpo come il principale responsabile. In uno studio durato quattro anni, Fricker e Maguire nel 1986, riportarono che di 176 infortuni trattati in un gruppo di tennisti, 104 colpirono gli arti inferiori, 34 quelli superiori e 37 il tronco. Di questi 176 infortuni, 109 furono di causa intrinseca (stiramento dei legamenti della caviglia), 7 estrinseci e 60 causati da un sovra uso (fattore di stress). Da questo studio si è potuto allora comprendere che l azione di servizio è responsabile solamente di una piccola percentuale di incidenti tra questo gruppo di atleti juniores. Successivi studi hanno poi collegato il movimento del servizio a dolori accusati al gomito e al rachide. Nello studio della causa del dolore e dei successivi traumi, esiste una variabile critica ovvero: il carico. 49

50 Nella figura qui riprodotta, sono infatti descritti i fattori influenti il carico nel servizio. In uno studio fatto da Van Gheluwe ed Hebbelinck nel 1978, si prese in esame la cinematica del movimento del servizio, usando il metodo cinematografico tridimensionale. Per questa ricerca si usarono i tre migliori movimenti di servizio eseguiti rispettivamente da un giocatore belga di alto livello e da un talento femminile. Più precisamente, gli autori rivolsero la propria attenzione a due servizi del giocatore belga e ad uno della giocatrice di talento. Per riprendere i tre movimenti, si utilizzò il metodo cinematografico tridimensionale che prevedeva l utilizzo di quattro telecamere le quali registravano 400 immagini/sec., nello stesso momento. Dopo aver ripreso i servizi, si ricostruirono i movimenti completi del corpo in toto, usando appropriati programmi per computer. Di tutti i dati ottenuti 50

51 da questo studio naturalmente, si presero in considerazione solo i più rilevanti per la successiva elaborazione. La tabella sopra illustrata presenta i valori della velocità, sia massimi che al momento dell impatto, per le diverse articolazioni dell arto effettuante il colpo; inoltre viene espresso l intervallo di tempo tra la massima velocità raggiunta ed il momento dell impatto. E interessante notare che i valori massimi di velocità rilevati non corrispondono al momento in cui avviene l impatto ma, molto prima che le articolazioni più distali raggiungano il momento prossimo allo stesso. In questo modo, i giocatori non agirono in accordo al principio della coordinazione ottimale dei momenti parziali. Questa affermazione porta quindi a pensare se sia possibile per un giocatore migliorare la sua coordinazione motoria affinché i segmenti coinvolti nell azione del servizio possano raggiungere la massima velocità al momento dell impatto e non prima. 51

52 La tabella sopra riportata, rivela alcuni dati interessanti sulla palla e sulla racchetta durante l impatto. Il più rilevante è che, allo scopo di tenere la racchetta nella propria mano, il giocatore deve contrastare una forza centrifuga di + 10 kg. E interessante notare (dalla 2 tabella qui riprodotta) che non è stata evidenziata una forza rilevante applicata dai giocatori all impugnatura della racchetta, al momento dell impatto poiché il momento totale del sistema palla- 52

53 racchetta, non cambia in maniera significativa prima e dopo l impatto con la palla. Confrontando poi i modi di colpire la palla di entrambi i giocatori, non emersero differenze significative per l arto coinvolto nel movimento. Questo è illustrato dai grafici che mostrano la cinematica della mano. Questa somiglianza per due apparenti modi diversi di giocare di due giocatori con caratteristiche dissimili, rinforza l idea che il risultato di questo studio può essere rappresentativo per molti giocatori. 53

54 In uno studio fatto da Hebbelinck e Van Gheluwe nel 1972, emersero altri dati riguardanti le velocità rilevate durante l esecuzione del servizio. 54

55 Nella tabella (pagina precedente), si notano le velocità delle articolazioni dell arto che colpisce (nella direzione della palla dopo l impatto) e, l intervallo di tempo T (m/sec.) tra le velocità massime ed il momento dell impatto, per il servizio, diritto e la voleè. Le velocità sono state rilevate in m/sec. Elliott nel 1995, ha riportato i contributi che la spalla e l arto superiore hanno fornito alla velocità lineare della testa della racchetta. I risultati ottenuti si possono osservare dalla seguente tabella. 55

56 CINEMATICA ANGOLARE DELL ARTO SUPERIORE EFFETTUANTE IL SERVIZIO Nel servizio veloce, il contributo dato dalla rotazione delle articolazioni degli arti superiori per una maggiore velocità all impatto, dipende sia dalla loro velocità angolare sia dalla posizione istantanea della racchetta rispetto agli assi di rotazione dei segmenti. In uno studio fatto da Elliott nel 1995, sono state riprese undici ottime azioni di servizio con tre telecamere a 200 Hz. Grazie alla trasformazione lineare diretta si riuscì a calcolare la disposizione tridimensionale di undici punti di riferimento ben definiti e, usando l equazioni vettoriali si potè calcolare la singola rotazione di un segmento per gli arti superiori. I maggiori contributi rilevati per una velocità lineare del centro della testa della racchetta di 31 m/sec. al momento dell impatto, furono offerti dai rotatori interni degli arti superiori (54,2%), dalla flessione della mano (31%), dalla flessione orizzontale e dall abduzione degli arti superiori (12,9%) e dalla velocità lineare della spalla (9,7%). L estensione dell avambraccio invece giocò un ruolo negativo sull articolazione del gomito e ridusse la velocità del centro della racchetta nel momento dell impatto. I ricercatori e gli allenatori si trovano in accordo sul fatto che, fattori chiave come la velocità della racchetta e la successiva velocità di palla dopo l impatto, come pure l altezza dello stesso e, la somma della successiva rotazione della palla, sono indispensabili per l esecuzione di un servizio soddisfacente. La velocità della 56

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