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1 Aree agricole ad alto valore naturale: tutela della biodiversità e opportunità per lo sviluppo rurale di Antonella Trisorio - INEA Introduzione L'evoluzione dei sistemi agricoli associata alla grande varietà delle condizioni ambientali, nel corso del tempo, ha inciso fortemente sulla struttura del paesaggio agrario, creando contemporaneamente habitat specifici per un grande numero di specie (vegetali e animali) e attribuendo così all'attività agricola un ruolo di primo piano nella conservazione della biodiversità. L'attenzione per le cosiddette aree agricole ad alto valore naturale (AVN), secondo la definizione proposta da Baldock et al. (1993), si è sviluppata a partire dagli anni novanta con l'apertura di una riflessione, in termini sia teorici che politici, sulla funzione svolta dall'agricoltura a favore della biodiversità. Il concetto si è evoluto, nel corso degli ultimi quindici anni, in stretto collegamento con l'obiettivo dell'integrazione dell'ambiente nella Politica Agricola Comunitaria e con il processo di adozione del modello europeo di agricoltura multifunzionale, che enfatizza la produzione di esternalità positive dell'agricoltura, tra cui i benefici ambientali. Attualmente, le aree agricole ad alto valore naturale vengono individuate tra quelle aree dove l'agricoltura rappresenta l'uso del suolo principale (normalmente quello prevalente) e mantiene o è associata alla presenza di un'elevata numerosità di specie e di habitat, e/o di particolari specie di interesse comunitario. Queste aree costituiscono punti sensibili per la conservazione della biodiversità, e in particolare della diversità delle specie e degli habitat, e sono caratterizzate da un equilibrio maggiormente vulnerabile ai cambiamenti. Ciò che distingue il concetto di area agricola AVN è la dipendenza della biodiversità da un habitat agricolo. Non è pertanto sufficiente l'esistenza di un paesaggio agricolo tradizionale o l'adozione di una pratica agricola ecocompatibile, ma è necessario dimostrare un legame tra queste e l'esistenza di specie o habitat di interesse comunitario. Il concetto di alto valore naturale non viene associato soltanto a una superficie, ma anche a elementi naturali (siepi, filari, fasce inerbite, piccole formazioni forestali e manufatti, quali fossi e muretti a secco) e ai sistemi di gestione della pratica agricola, quali fattori determinanti. Sono, infatti, i sistemi agricoli che gestiscono e mantengono le aree ad alto valore naturale. In Italia, le aree agricole AVN possono essere individuate tra le aree semi-naturali dove è prevalentemente praticata una agricoltura estensiva (soprattutto prati permanenti e pascoli), e/o sussistono particolari habitat (es. risaie) o elementi naturali. Queste aree sono minacciate principalmente da due fenomeni opposti: 1) intensificazione dell'attività agricola; 2) abbandono legato, tra l'altro, alla scarsa vitalità economica e allo spopolamento, cui si aggiunge una forte pressione per i cambiamenti di uso del suolo. Gli interventi a favore delle aree agricole ad alto valore naturale L'Unione europea riconosce pienamente all'attività agricola la funzione di conservazione della biodiversità, come dimostrano i diversi interventi di politica a tutela delle aree agricole AVN in atto da quasi dieci anni. Proprio la tutela delle aree agricole AVN, in particolare contrastando i fenomeni sopra indicati, costituisce un obiettivo esplicitamente assegnato alle politiche sia ambientali sia di sviluppo rurale dell'unione europea, per contribuire al rispetto dell'impegno, assunto a Göteborg, di arrestare il declino della biodiversità entro il In particolare, la politica di sviluppo rurale viene individuata quale strumento principale per la tutela e la gestione di questa tipologia di aree agricole. A partire dal periodo di programmazione , la tutela degli ambienti agricoli ad alto valore naturale rientra, infatti, tra gli obiettivi da realizzare attraverso le misure di sviluppo rurale, nonché con le indennità compensative per le zone svantaggiate. Sebbene ciò abbia rappresentato un progresso di notevole importanza ai fini dell'integrazione dell'ambiente e, in particolare, della tutela della biodiversità nelle politica agricola, queste misure si sono rivelate poco efficaci per le aree agricole AVN, perché scarsamente coerenti con le loro caratteristiche. Tali aree, peraltro, mancavano ancora di una definizione precisa che le rendesse ben identificabili sul territorio. L'assenza di una chiara ricognizione non ha sinora fornito, infatti, gli elementi necessari per la definizione di misure appropriate ed efficaci. Per il nuovo periodo di programmazione l'unione Europea richie- 9

2 de agli Stati membri di porre ancora maggiore attenzione su queste aree, estendendo il concetto di alto valore naturale anche ai sistemi forestali e introducendo esplicitamente la loro conservazione tra gli obiettivi prioritari assegnati allo sviluppo rurale, in particolare all'asse 2, dedicato al miglioramento dell'ambiente. Per quanto attiene agli interventi di politica ambientale, l'evoluzione delle aree agricole AVN viene monitorata nell'ambito dell'implementazione del Piano d'azione a favore della biodiversità in agricoltura (2004); inoltre, tra le attività per l'attuazione della Strategia pan europea per la diversità biologica e del paesaggio 1, è stato stabilito che, entro il 2006, si sarebbe dovuti pervenire alla completa identificazione delle aree agricole ad alto valore naturale, affinché, entro il 2008, una parte importante di queste aree divenisse oggetto di misure appropriate per il sostegno della loro vitalità economica ed ecologica, attraverso una adeguata gestione e l'uso sostenibile della biodiversità. Pertanto, la definizione, la localizzazione sul territorio e la delimitazione delle aree agricole AVN rappresentano il primo passo indispensabile non solo per consentire la loro tutela, ma anche per individuare gli interventi di politica più idonei. Sembra, inoltre, opportuno che questi ultimi siano disegnati in modo tale da favorire quei sistemi agricoli che maggiormente contribuiscono alla creazione e alla conservazione delle aree agricole AVN, da un lato, riducendone la vulnerabilità e, dall'altro, aumentandone la resilienza 2, con riferimento agli aspetti sia socio-economici sia ambientali. Le misure da mettere in atto dovrebbero essere idonee a contrastare le principali minacce, quali abbandono, intensificazione e specializzazione dell'agricoltura. L'individuazione delle aree agricole ad AVN La metodologia, sia per la quantificazione della superficie sia per la valutazione dello stato di conservazione di queste aree, è attualmente in corso di approfondimento, in particolare da parte dell'agenzia Europea per l'ambiente in collaborazione con il Centro di Ricerca della Commissione europea, al fine di supportare il processo di identificazione previsto nella Risoluzione di Kiev. Parallelamente, nell'ambito delle attività di monitoraggio e valutazione della politica di sviluppo rurale, l'istituto per la Politica Ambientale Europea (IEEP - Institute for European Environmental Policy), per conto della DG Agri, ha recentemente redatto le linee guida per il calcolo dell'indicatore di impatto relativo alle aree agricole e forestali AVN. Tabella 1 - Classi di uso del suolo CORINE Land Cover utilizzate per la definizione delle aree ad alto valore naturale Ipotesi Ipotesi I p o t e s i min max INEA Seminativi in aree non irrigue x Risaie x x Frutteti e frutti minori x Oliveti Prati stabili x x x Sistemi colturali e particellari permanenti x x Aree prevalentemente occupate da colture agrarie, x x x con spazi naturali Aree agroforestali x x x Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota x x x Brughiere e cespuglieti x x x Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione x x x Aree con vegetazione rada x x Paludi interne x x 1 La strategia, presentata nel 2003 nella Dichiarazione di Maastricht sulla conservazione del patrimonio naturale europeo, rappresenta la risposta europea a sostegno dell'implementazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità biologica. 2 La resilienza è la capacità di un ecosistema di assorbire shock inaspettati e perturbazioni senza collassare, autodistruggersi o entrare in uno stato indesiderabile, cambiando le relazioni al suo interno. Essa determina la persistenza delle relazioni all'interno di un sistema ed è la misura della capacità di un sistema di assorbire i cambiamenti e persistere. 10

3 Figura 1 - Ricchezza delle specie di vertebrati nelle aree agricole ad alto valore naturale Queste attività si basano sul lavoro dell'agenzia Europea per l'ambiente (2003) che distingueva le aree agricole AVN in tre tipologie: 1) aree agricole con elevata presenza di vegetazione semi-naturale; 2) aree ad agricoltura poco intensiva o dove sussistono contemporaneamente aree coltivate e seminaturali, insieme a elementi naturali; 3) aree agricole che sostengono specie rare o una elevata numerosità di specie. La tipologia 1 e la tipologia 2 venivano identificate attraverso dati di uso/copertura del suolo 3 e dati aziendali, mentre la tipologia 3 attraverso dati sulla distribuzione delle specie. E proprio l'uso/copertura del suolo, i sistemi agricoli e le specie costituiscono le tre componenti che, insieme, sono in grado di definire in modo esauriente le aree agricole AVN. Tuttavia, difficoltà legate sia alla reperibilità e alla qualità dei dati, sia alla metodologia per la combinazione statistica di informazioni di natura diversa non hanno ancora consentito di pervenire a una chiara individuazione di queste aree. Le esperienze finora realizzate, infatti, hanno basato l'analisi su una combinazione parziale dei tre criteri, come di seguito illustrato. L'approccio dell'uso/copertura del suolo e l'approccio delle specie Una prima stima dell'agenzia Europea per l'ambiente, basata su dati di uso del suolo (CORINE Land Cover) e su dati relativi ai sistemi agricoli (RICA europea), attesta al 20-25% la superficie delle aree agricole AVN in Italia, in linea con la media europea (EU-15), che si aggira intorno al 15-25%. Per ottenere indicazioni più rispondenti alla realtà italiana, è stata realizzata dall'inea una stima alternativa, ottenuta dalla combinazione di dati di uso del suolo (CORINE Land Cover) e dati relativi alla diffusione delle specie di vertebrati (Rete Ecologica Nazionale). Vengono posti così in maggiore risalto gli aspetti naturalistici e le condizioni ambientali rispetto alle modalità di gestione dell'attività agricola e al tipo di pressione dell'agricoltura. La stima dell'agenzia Europea per l'ambiente è stata adattata, apportando alcune modifiche all'insieme di classi di uso del suolo, per includere nell'analisi tutte le tipologie di habitat agricoli di rilievo per la biodiversità nella realtà italiana. Sono stati, così, contabilizzati i sistemi produttivi misti, le risaie, che costituiscono zone umide importanti ai fini della biodiversità, e gli oliveti (tabella 1). Le aree agricole AVN, preliminarmente individuate sulla base degli habitat, sono state successivamente suddivise in tre classi, in funzione della numerosità delle specie di vertebrati presenti, per tenere conto del fatto che gli habitat sono caratterizzati da 3 Viene realizzata una selezione delle classi di uso/copertura del suolo (CORINE) che, secondo gli esperti, includono con maggiore probabilità aree agricole AVN. Esse sono associate a determinati siti Natura 2000 e siti IBA (Important Bird Areas). 11

4 Tabella 2 - Le aree agricole ad alto valore naturale (AVN) e la ricchezza delle specie di vertebrati Regioni Totale Distribuzione Quota di Numero di specie di vertebrati area superficie territoriale AVN aree AVN ad AVN Ha % % % di area AVN Piemonte ,6 39,7 42,1 32,9 24,9 Valle d'aosta ,6 47,6 71,8 19,0 9,2 Lombardia ,5 21,8 53,0 22,8 24,2 Trentino - A.A ,1 35,7 61,6 22,4 16,0 Veneto ,1 21,3 32,1 39,6 28,3 Friuli V.G ,9 23,0 25,0 38,8 36,3 Liguria ,6 27,6 5,7 36,6 57,7 Emilia-Romagna ,5 27,6 16,3 31,9 51,8 Toscana ,9 24,4 8,2 53,7 38,1 Umbria ,7 30,6 4,7 45,9 49,5 Marche ,1 40,2 26,5 44,5 29,0 Lazio ,2 34,5 10,3 46,1 43,7 Abruzzo ,3 46,3 16,2 58,7 25,1 Molise ,0 43,2 2,1 38,4 59,5 Campania ,7 32,5 15,2 48,4 36,4 Puglia ,2 40,0 9,7 83,0 7,3 Basilicata ,5 23,2 11,0 36,7 52,2 Calabria ,8 29,9 17,3 58,8 23,8 Sicilia ,0 33,2 29,9 69,4 0,7 Sardegna ,5 29,7 18,7 79,3 1,9 Italia ,0 31,4 24,6 49,3 26,1 Nord-ovest ,3 31,6 44,8 29,2 26,0 Nord-est ,7 26,9 34,1 31,7 34,2 Centro ,0 30,9 12,4 48,1 39,6 Sud e isole ,0 33,8 17,3 65,7 17,0 Fonte: Elaborazioni INEA su dati CORINE Land Cover 2000 e Boitani et al. (2002), Rete Ecologica Nazionale, Un approccio alla Conservazione dei Vertebrati Italiani, Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio. differenti livelli di diversità delle specie (flora e fauna), in termini sia di ricchezza delle specie che di presenza di specie chiave, a elevato valore ecologico, che contribuiscono a determinare l'importanza stessa di ciascuna area agricola AVN. La tabella 2 mostra la percentuale regionale di aree agricole AVN e la loro ripartizione percentuale tra le tre classi di numerosità di specie vertebrate (si veda anche la figura 1). La limitata disponibilità di informazioni omogenee attuale non ha consentito di prendere in considerazione anche le specie di flora. I dati rivelano che circa un terzo (31%) della superficie nazionale è costituita da aree agricole AVN, concentrate per oltre il 44% al Sud e isole. Nelle altre circoscrizioni, la superficie si attesta intorno al 18-19%: si distribuisce in modo piuttosto uniforme tra le regioni del Centro e, al Nord, si concentra soprattutto in Piemonte (10%) e in Emilia Romagna (6,5%). Prendendo in considerazione anche la numerosità delle specie di vertebrati, è possibile distinguere ulteriormente tra le aree agricole AVN, assegnando loro un'importanza cre- 12

5 scente all'aumentare del numero di specie. L'analisi rivela una situazione alquanto differenziata tra le regioni, spiegabile con le differenti caratteristiche ambientali e le diverse modalità con cui sono avvenuti i processi di antropizzazione nel corso del tempo. Le regioni centro-meridionali presentano la maggiore percentuale di aree agricole AVN con biodiversità intermedia e alta, a differenza del Nord, dove queste aree sono prevalentemente a bassa biodiversità. Questa distribuzione è legata al ruolo fondamentale della dorsale appenninica e, in misura minore, della catena alpina come corridoi ecologici per i vertebrati italiani. Tuttavia, appare opportuno ricordare che la conservazione della biodiversità è importante non solo nelle aree con elevata ricchezza di specie, ma anche in quelle che ospitano specie chiave, la cui rilevazione risulta ancora carente. L'approccio dei sistemi agricoli Oltre all'uso del suolo e alla ricchezza/presenza di determinate specie, per l'identificazione delle aree AVN, è necessario procedere anche a una analisi delle caratteristiche dei sistemi produttivi. Infatti, a parità di uso del suolo, la gestione tecnico-agronomica può variare in modo piuttosto consistente, generando impatti negativi, se prevale una conduzione basata sull'impiego intensivo di mezzi tecnici e viceversa. La gestione tecnica influisce non solo sulla superficie agricola utilizzabile, ma anche sulla eventuale presenza di elementi seminaturali in ambito aziendale. Pertanto, è possibile affermare che è proprio le gestione delle pratiche agricole che può produrre o mantenere il valore naturale, assumendo la funzione di forza determinante. Le scelte tecnico-economiche dell'imprenditore agricolo possono essere effettuate in un'ottica di sostenibilità ambientale, ma possono anche divergere notevolmente se i segnali del mercato e l'intervento pubblico non sono coerenti tra loro. La conoscenza delle caratteristiche produttive e delle dinamiche strutturali ed economiche delle aziende agricole può contribuire all'individuazione dei fabbisogni dei sistemi agricoli ad alto valore naturale e, quindi, alla formulazione di interventi di politica ad essi commisurati. Su questo tema l'aea ha cominciato a lavorare effettuando una prima distinzione tra aziende AVN e aziende non-avn, sulla base di alcuni parametri legati alle caratteristiche strutturali e tecnico-agronomiche delle aziende. Per tenere conto delle differenze esistenti tra diverse aree geografiche, i parametri discriminanti e i valori soglia sono stati differenziati tra i paesi del Nord Europa e quelli dell'area Mediterranea. Secondo le prime elaborazioni, basate sui dati della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA), la superficie agricola delle aziende AVN in Europa (EU15) è pari al 35% della SAU totale. Valori quasi sempre superiori vengono attribuiti all'italia (41%), coerentemente con quelli emersi relativamente a cinque paesi dell'europa meridionale, in particolare a Spagna e Portogallo. Nell'ambito di una ulteriore elaborazione dei dati RICA, presentata più di recente, le aziende sono state classificate in quattro gruppi, caratterizzati da un grado di valore naturale decrescente: aziende AVN livello minimo, aziende AVN livello massimo, aziende non-avn estensive, aziende non-avn intensive. I dati, riferiti soltanto all'insieme EU15, confermano le elaborazioni realizzate in precedenza per quanto riguarda la copertura della superficie agricola: le aziende AVN (oltre il 30% della superficie europea) risultano caratterizzate da una significativa presenza di prati e pascoli e di allevamenti con vacche nutrici e con ovicaprini (45% del totale), mentre sono meno rappresentate le produzioni cerealicole e anche la produzione di latte (15-5%), in quanto seguono modelli produttivi più intensivi. L'indicatore di impatto AVN proposto nell'ambito del Quadro comune di monitoraggio e valutazione Per consentire agli Stati membri di adempiere all'obbligo di monitorare e valutare l'efficacia degli interventi di sviluppo rurale, con particolare riferimento a quelli finalizzati alla preservazione e sviluppo dell'attività agricola e dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale, la DG Agri ha proposto, sulla base di uno studio commissionato all'ieep, la metodologia per il calcolo dell'indicatore di Impatto n. 5 mantenimento dei sistemi agricoli e forestali ad alto valore naturale, da misurare come variazione dell'area AVN e da definire in termini sia quantitativi (entità) che qualitativi (condizioni). I metodi precedentemente proposti per la misura delle aree agricole AVN, infatti, non sono sufficientemente sensibili per cogliere eventuali variazioni dovute all'impatto della politica di sviluppo rurale nei tempi, relativamente brevi, in cui questa si attua. A questo proposito, si rammenta che l'implementazione dell'indicatore va realizzata in occasione della valutazione intermedia (2010) e della valutazione ex post (2015) dei programmi di sviluppo rurale. 13

6 Lo studio, inizialmente, fa maggiore chiarezza sulle diverse interpretazioni e accezioni del concetto di alto valore naturale associato all'agricoltura e specifica l'estensione del concetto legato ai sistemi forestali, individuando, quali elementi di interesse, le aree agricole, i sistemi forestali e le tipiche configurazioni AVN (siepi, ecc.). Successivamente, allo scopo preciso di sviluppare l'indicatore di impatto n. 5, modifica la definizione dell'aea, per tenere conto anche della scala regionale e/o locale, ovvero della scala a cui operano i programmi di sviluppo rurale. Le aree AVN comprendono, pertanto, quelle aree in Europa in cui l'agricoltura rappresenta l'uso del suolo principale (generalmente il prevalente) e dove questa mantiene o è associata a una grande varietà di specie e habitat o alla presenza di specie di interesse europeo, nazionale e/o locale, o a entrambe. Una volta definito l'oggetto della misurazione, lo studio propone la metodologia di calcolo, che si basa sull'approccio definito dei sistemi AVN, molto vicino a quello dell'uso del suolo sopra descritto. Questo approccio tiene conto sia dello stato delle aree AVN, sia delle forze determinanti, quali le pratiche agricole a esso associate. Di conseguenza, l'indicatore sarà composto da parametri relativi sia all'intensità e alla diversità dell'uso del suolo, sia alle pratiche agricole e presenterà differenze riguardanti le diverse categorie di uso del suolo appositamente individuate nello studio (pascoli seminaturali, seminativi e prati coltivati, colture permanenti, configurazione ad AVN, foreste). Per misurare la variazione di superficie, vengono individuati due indicatori: uno relativo all'intensità d'uso del suolo e l'altro alla presenza di configurazioni seminaturali. A questi indicatori, in particolari circostanze, ne va aggiunto un altro relativo alla presenza di un uso del suolo a mosaico. Per misurare la variazione delle condizioni ecologiche o della qualità delle aree AVN, viene proposto, invece, l'indicatore abbondanza di specie di interesse. Un valore più elevato viene assegnato alle specie di interesse comunitario. Gli indicatori sopra illustrati forniscono una metodologia comune, che consente di rilevare le variazioni nella dimensione e nella qualità delle aree AVN, nella consapevolezza che queste possono essere determinate da diversi fattori e da decisioni di diversi attori. Spetterà poi al valutatore stabilire il grado in cui queste variazioni possono essere attribuite agli interventi della politica di sviluppo rurale. Considerazioni conclusive Le analisi realizzate sui dati di uso del suolo, sulla diffusione spaziale della biodiversità e sulla valenza ambientale dei sistemi produttivi agricoli consentono di pervenire a una più precisa individuazione delle aree agricole AVN. Tuttavia, appare opportuno un ulteriore approfondimento metodologico sui criteri di indagine, per pervenire a un grado di accuratezza tale da consentire interventi di politica più mirati. La maggior parte delle aree agricole AVN sono gestite direttamente dagli imprenditori agricoli, che devono coniugare l'obiettivo economico con la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità, in particolare. La dimensione geografica (uso del suolo) resta essenziale per capire il grado di diffusione di queste aree ma, senza una adeguata conoscenza dei meccanismi economici e sociali che guidano l'azione degli agricoltori, non è possibile comprendere i rapporti di causa-effetto tra attività agricola e conservazione delle risorse naturali. La conoscenza dei sistemi agricoli che maggiormente sono in grado di favorire le aree agricole AVN, quindi, è indispensabile per definire interventi di politica realmente efficaci, superando la tendenza a favorire tutti i sistemi produttivi eco sostenibili in modo indifferenziato. Sotto il profilo dell'analisi dei sistemi agricoli, appare necessario ampliare la rilevazione di dati statistici aziendali riguardanti l'uso del suolo e la gestione delle pratiche agricole; la georeferenziazione dei dati aziendali, inoltre, potrebbe consentire un confronto più diretto con la dimensione geograficoambientale dei fenomeni analizzati, che sono strettamente connessi al territorio. La proposta dell'ieep mette, ora, gli Stati membri in condizione di iniziare le attività necessarie di verifica della disponibilità dei dati e/o di predisposizione dei sistemi di reperimento per l'implementazione degli indicatori proposti. I programmi di sviluppo rurale per il periodo scontano un quadro metodologico ancora non ben definito e una sostanziale carenza di dati. Sebbene tutti i programmi abbiano dovuto includere una quantificazione delle aree agricole AVN, infatti, solo pochissime Regioni sono riuscite a considerare, tra i criteri per l'individuazione di queste aree, elementi di natura ecologica. L'attuale quadro di programmazione per lo sviluppo rurale potrebbe scontare, pertanto, il difetto metodologico e informativo, prevedendo la realizzazione di interventi poco efficaci. Tuttavia, la recente proposta 14

7 dell'ieep offre un quadro definito che, una volta realizzato, potrebbe fornire gli elementi necessari per eventuali modifiche e adattamenti degli interventi inizialmente implementati. In prospettiva, andranno individuate le concrete opportunità che possono crearsi per gli agricoltori. Se le aree AVN ospitano particolari habitat, creati da un certo tipo di attività agricola che garantisce la biodiversità, è importante che venga riconosciuta questa funzione ai modelli di agricoltura meno intensivi e più sostenibili. L'evoluzione tecnologica e le tendenze di mercato portano a favorire i modelli produttivi intensivi e specializzati, per cui la conservazione di aree agricole AVN da parte di alcune tipologie aziendali si configura sempre più come l'adozione di pratiche colturali che vanno oltre la gestione ordinaria. Risulta giustificata, quindi, una richiesta di compensazione per i maggiori costi e i mancati redditi che gli agricoltori devono affrontare per garantire la salvaguardia di queste aree. Malgrado esistano carenze informative, come sopra accennato, nella nuova fase di programmazione , i programmi di sviluppo rurale hanno gradualmente introdotto questo nuovo approccio nella definizione degli interventi. Sotto questo profilo, è importante evitare che le aree AVN diventino un nuovo strumento di regolamentazione che imponga agli agricoltori nuove limitazioni all'esercizio dell'attività agricola. La gestione di queste aree dovrebbe restare su base volontaria e, per ottenere buoni risultati, è necessario fornire informazione e consulenza agli agricoltori per confrontare la conoscenza scientifica con la conoscenza "locale", da cui hanno avuto origine gran parte di queste aree. Per saperne di più Andersen, E., Baldock, D., Bennet, H., Beaufoy, G., Bignal, E., Brower, F., Elbersen, B., Eiden, G., Godeschalk, F., Jones, G., McCracken, D.I., Nieuwenhuizen, W., van Eupen, M., Hennekes, S., Zervas, G., (2003), Developing a high nature value indicator, Report for the European Environment Agency, Copenhagen. Baldock, D., Beaufoy, G., Bennett, G., Clark, J., (1993), Nature conservation and new directions in the EC Common Agricultural Policy, Institute for European Environmental Policy (IEEP), London. CEC (Commission of the European Communities) (2006) Halting the loss of biodiversity by 2010 and beyond: sustaining ecosystem services for human well-being, Communication from the Commission: COM (2006) 216 final, , Brussels. European Environment Agency (2004), High nature value farmland. Characteristics, trends and policy challenges, EEA Report n. 1, Copenhagen. IIEP, (2007), Final report for the study on HNV indicators for evaluation Report prepared by the Institute for European Environmental Policy for DG Agriculture, Copenhagen. UN-CEC, (2003), Kyiv Resolution on biodiversity, United Nations, Economic Commission for Europe, Fifth Ministerial Conference Environment for Europe, May 2003, ECE/CEP/

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