Geografia urbana e regionale

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1 Anno accademico Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione Geografia urbana e regionale Renato Ferlinghetti Università degli Studi di Bergamo Centro Studi Sul Territorio L. Pagani Bergamo, 28 novembre 2017

2 Il nostro percorso disciplinare La geografia scienza dell umanizzazione della Terra (slides) Il processo di territorializzazione (slides) La varietà della geografia (F. Bartaletti, Geografia teoria e prassi, capp. 1-2) La lettura geo-storica di una città, il caso di Bergamo (L. Pagani, Bergamo Lineamenti e dinamiche della città, cap. 1, osservare con attenzione l iconografia!! E le slides) Il caleidoscopio urbano: tanti modi di essere città (G. Dematteis, C. Lanza, Le città del mondo. Una geografia urbana, cap.1, approfondimento su Dalmine città fabbrica) Dalla campagna alla città: l urbanizzazione del mondo (G. Dematteis, C. Lanza, Le città del mondo. Una geografia urbana, cap.2 )

3 Il nostro percorso disciplinare Dalla città alla campagna: espansione e dispersione urbana (G. Dematteis, C. Lanza, Le città del mondo. Una geografia urbana, cap.3) Funzioni e crescita delle città Ambiente e paesaggio Sistemi territoriali urbani e reti di città (G. Dematteis, C. Lanza, cap. 8 introduzione, 8.1, 8.6, 8.7. Approfondimento la megalopoli padana, caratteri e dinamiche paesaggistiche, sliders) Politiche urbane (G. Dematteis, C. Lanza, cap. 9. Approfondimento il cammino verso la sostenibilità, l Agenda 21 locale, la carta di Aalborg, nuove forme di pianificazione) Le città del mondo: Singapore la città del futuro? Sydney la città dei primati (slides)

4 Per una qualità degli spazi urbani Le possibili soluzioni Necessità di nuove forme di pianificazioni e di governo delle realtà urbane contemporanee (integrazione tra costruito e natura, conservazione dei beni storico-architettonici, partecipazione dei cittadini alla costruzione dei propri ambienti di vita, ecc.) Nuove forme di pianificazione Aree protette, reti ecologiche, green-ways, buone pratiche, terzo paesaggio, paesaggi minimi Nuove forme di governo partecipate Agenda 21 locale

5 Per una qualità degli spazi urbani Le possibili soluzioni Necessità di nuove forme di pianificazioni e di governo delle realtà urbane contemporanee (integrazione tra costruito e natura, conservazione dei beni storico-architettonici e paesaggistici, partecipazione dei cittadini alla costruzione dei propri ambienti di vita, ecc.) Nuove forme di pianificazione Aree protette, reti ecologiche, buone pratiche, terzo paesaggio, paesaggi minimi Nuove forme di governo partecipate Agenda 21 locale

6 Nella città estesa nuove potenzialità per la cultura de luoghi. Lo sprawl insediativo ha imposto nuove chiavi di lettura dei contesti urbanizzati, nel contempo l attenzione agli aspetti paesaggistici e ambientali ha stimolato analisi di maggior dettaglio ponendo l attenzione ai contesti marginali, alle microstrutture paesaggistiche fino alle più umili presenze della Giungla sull asfalto.

7 Qualità urbana e geografia dei paesaggi minori Terzo Paesaggio (G. Clément, 2004) insieme degli spazi non più oggetto dell attività umana, privi di funzioni antropiche, rifugio per la biodiversità. Paesaggi minimi (M. Sturani, 1943 s.l.; R. Ferlinghetti, 2007) aree costituite da superfici esigue, frutto della trasformazione umana, inseriti in contesti ad elevata antropizzazione e caratterizzati da originalità, specificità geografica, valore storico-paesistico e identitario, habitat di biocenosi di pregio naturalistico poco diffuse nell ambito territoriale contermine. Paesaggio terzo (G. Ferrara, 1973), è un paesaggio nuovo, voluto, cercato, pensato, in una parola progettato, rispondente a tre criteri guida Salvaguardia, Equilibrio, Dinamicità, contrapposto al paesaggio altro che risponde a esigenze di settore e parziali.

8 Terzo paesaggio, il giardino planetario

9 Terzo paesaggio, il giardino planetario L americana Conyza canadensis L africana Senecio inaequidens L asiatica Artemisia verlotorum

10 Redona (BG) area produttiva dismessa. Le aree dismesse la casa del giardino planetario L asiatica Buddleja davidii L africana Senecio inaequidens

11 Infiorescenza di Buddleya davidii, arbusto delle farfalle

12 Il Senecio africano (Senecio inaequidens) un recente presenza in forte espansione

13 Il Senecio africano (Senecio inaequidens) un recente presenza in forte espansione riconoscibile per le 13 ligule gialle e le foglie lineari con microscopici dentelli ai margini

14 Qualità urbana e geografia dei paesaggi minori Terzo Paesaggio (G. Clément, 2004) insieme degli spazi non più oggetto dell attività umana, privi di funzioni antropiche, rifugio per la biodiversità. Paesaggi minimi (M. Sturani, 1943 s.l.; R. Ferlinghetti, 2007) aree costituite da superfici esigue, frutto della trasformazione umana, inseriti in contesti ad elevata antropizzazione e caratterizzati da originalità, specificità geografica, valore storico-paesistico e identitario, habitat di biocenosi di pregio naturalistico poco diffuse nell ambito territoriale contermine. Paesaggio terzo (G. Ferrara, 1973), è un paesaggio nuovo, voluto, cercato, pensato, in una parola progettato, rispondente a tre criteri guida Salvaguardia, Equilibrio, Dinamicità, contrapposto al paesaggio altro che risponde a esigenze di settore e parziali.

15 Muro in pietra collinare, un esempio di paesaggio minimo

16 I selciati tradizionali, un paesaggio minimo in forte contrazione

17 Saxifraga tridactylites, specie tipica dei selciati tradizionali in forte contrazione

18 Le siepi interpoderali, i manufatti tradizionali legati al governo delle acque, i fontanili, ecc. sono altri esempi di paesaggi minimi

19 Specie nemorali, tipiche delle foreste e boschi storici che trovano rifugio nelle siepi interpoderali

20 I rovari paesaggi minimi strutturanti dell alta pianura bergamasca

21 Rovari generati dallo spietramento dei coltivi costituiscono isole di vegetazione collinare montana nell alta pianura

22 La Pulsatilla montana, pianta steppica a destra Ruscus aculeatus specie mediterranea entrambe tipiche dei rovari.

23 Manufatto lungo una roggia, l arco rappresenta un paesaggio minimo il parapetto in cemento no. Il primo elemento è plurifunzionale il secondo è monofunzionale

24 Paesaggi minimi, caratteri e potenzialità Un paesaggio minimo scaturisce dal fondersi e confondersi della razionalità progettuale umana con l imprevedibile azione della natura. L attività antropica è quindi capace di generare paesaggi minimi, quando non pretende di esaurire la totalità della progettualità, ma, più o meno consciamente, lascia che la natura partecipi liberamente completando l opera dell uomo, arricchendola e caratterizzandola. Un paesaggio minimo è quindi un paesaggio a progettazione e a realizzazione compartecipata uomo-natura, è il risultato di un sinergico connubio tra attività umana e naturale.

25 Paesaggi minimi serbatoi di biodiversità e generatori di identità territoriale

26 Paesaggi minimi, trama del paesaggio e dell identità dei luoghi Bergamo, Conco d Oro, l ampia presenza di paesaggi minimi costituiti da siepi, terrazzamenti, scalette, muri a secco, ecc. caratterizzava l area generando uno specifico paesaggio

27 Paesaggi minimi e nuove forme di gestione del territorio Bergamo, Conco d Oro, l ampia diffusione del modello del parco all inglese ha comportato la scomparsa di molti paesaggi minimi e l indebolimento dell identità vpaesaggistica del luogo.

28 Qualità biologica dei luoghi urbani Paesaggio minimo Terzo paesaggio

29 Paesaggi minimi, caratteri e potenzialità Frutto di un originale e specifica relazione società-ambiente. Habitat di biocenosi di pregio naturalistico spesso poco diffuse nei contesti urbanizzati contermini. Di immediata lettura, fruibilità e riconoscibilità perché attrattivi e distribuiti nell interfaccia tra spazio pubblico e aree riservate. Elevata capacità penetrativa nei tessuti urbani densi, rilevante ruolo di connettività tra i sistemi naturali, rurali e urbani. Sollecitano a un recupero del rapporto visivo ed esplorativo invece della prospettiva zenitale. Necessitano di una elevata cultura dei luoghi e presentano un elevata potenzialità narrativa. Possono avviare percorsi di restauro e risignificazione attenti alla valorizzazione di pratiche autocentrate, rivitalizzando economie di nicchia a basso impatto ambientale. Non godono di forme di protezione e/o salvaguardia Raramente sono considerati nella pianificazione e nella progettazione territoriale.

30 Nei paesaggi minimi spesso il sotto si fa sopra Concorrezzo Cinta muraria di Villa Zoja A destra cespo di Asplenium trichomanes, felce muricola originaria delle pareti rocciose

31 L attualizzare dei paesaggi minimi il caso di New York

32 New York e l attualizzare dei paesaggi minimi

33

34 Segni, neoecosistemi, vecchie presenze, per inedite territorializzazioni dalle radici colte

35 GEOGRAFIA dei PAESAGGI MINORI: aspetti biologici Terzo paesaggio Vita breve (max 40 anni) Paesaggio minimi Vita lunga (plurisecolare) Instabile e caotico Frutto di incidenti naturali o dell abbandono Le biocenosi non sono in continuità con quelle degli ambienti primari Elevata frequenza di specie esotiche, spesso dominanti Costituiscono il territorio per eccellenza della mescolanza planetaria Stabile e ordinato Frutto di una sapienza e consuetudine locale Le biocenosi sono in continuità con i popolamenti degli ambienti primari Contenuta presenza di specie esotiche, generalmente minoritarie Costituiscono il territorio per eccellenza della specificità culturale e naturale locale

36 GEOGRAFIA dei PAESAGGI MINORI: aspetti dinamici e territoriali Terzo paesaggio Il terzo paesaggio si manifesta in riferimento al territorio organizzato, ma in opposizione ad esso In ambito urbano corrisponde a terreno in attesa di una destinazione o dell esecuzione di progetti sospese per ragioni finanziarie o di decisione politica La crescita degli spazi urbani e degli assi di comunicazione produce una crescita del numero di tessuti Il disinteresse per il Terzo paesaggio da parte dell istituzioni non modifica il suo divenire, lo rende possibile Di difficile lettura, fruibilità e riconoscibilità perché respingente e distribuito in aree spesso socialmente ed ecologicamente critiche Paesaggio minimi Il paesaggio minimo è parte integrante, testimonianza, memoria storica del territorio organizzato In ambito urbano corrisponde a contesti artificiali con funzione attiva o passiva La crescita della città e degli assi di comunicazione generalmente induce la loro diminuzione Il disinteresse da parte delle istituzioni per i paesaggi minimi rendo più incerto il loro divenire. Di immediata lettura e riconoscibilità perché attrattivi e di mediazione tra spazio pubblico e aree riservate

37 Terzo paesaggio Le modificazioni delle forme, la successione delle specie, il meccanismo dell evoluzione, proprio del Terzo paesaggio, sono incompatibili con la nozione di patrimonio E animato da principi di evoluzione (mutazione e cambiamento) e favorisce l invenzione Il Terzo paesaggio è la parte del nostro spazio di vita affidata all inconscio Uno spazio privo di terzo paesaggio sarebbe come uno spirito privo di inconscio Il terzo paesaggio persegue la creazione Aspetti culturali Paesaggi minimi La specificità e la costanza delle forme, la leggibilità e l accumulo di valori in essi sedimentati rende i paesaggi minimi compatibili con la nozione di patrimonio. E animato da principi di accumulazione (valore storicopaesaggistico, identitario, biologico) e favorisce la conservazione Il paesaggio minimo è la parte del nostro spazio in cui si è sedimentata la sapienza e la conoscenza locale (razionalità territorializzante) Uno spazio privo di Paesaggi minimi sarebbe come uno spirito senza storia ne memoria territoriale Il paesaggio minimo persegue la comprensione

38 Attualmente le forze di trasformazione sembrano andare per lo più nella direzione di un uniformismo funzionale ed estetico, cioè verso un entropia globale. La competizione tra le regioni metropolitane dovrebbe ora più che mai creare una cultura della differenza! Al primo posto c è la cura del patrimonio geostorico, della base topografica, vegetativa e climatica del paesaggio urbano, che rappresenta al contempo il fondamento naturale della regione. Questa base naturale deve però essere sviluppata e consolidata attivamente. Thomas Sieverts, Al centro del margine: da periferia a paesaggio urbano regionale: passando per la città intermedia (2003)

39 Riferimenti internazionali per la realizzazione di spazi urbani di maggior qualità ambientale Nuove linee d azione: Contenimento della dispersione insediativa Riqualificazione delle periferie e rivalorizzazione delle identità locali Rimozione e mitigazione delle barriere e delle discontinuità che intaccano la connettività degli ecosistemi, l integrità e la fruibilità dei paesaggi determinando l insularizzazione delle risorse naturali e culturali. Riuso sistematico (non episodico) delle aree dismesse non solo per riusi residenziali, produttivi e per servizi, ma anche per incrementare prioritariamente la dotazione e l interconnessione degli spazi verdi pubblici. Coordinamento delle reti verdi e delle reti blu e loro inserimento nel sistema integrato della mobilità. Integrazione nel sistema del verde urbano della campagna agricola peri-urbana con conseguente reinterpretazione multi-funzionale degli spazi rurali. Integrazione-coordinamento delle reti verdi con i sistemi storicoculturali, sia in termini di reciproche connessioni fruitive che in termini di valorizzazione integrata di tutela paesistica.

40 Vaprio d Adda (MI). Valorizzazione del Naviglio Martesana all altezza di Villa Melzi che ospitò anche Leonardo da Vinci impegnato nella realizzazione del Naviglio della Martesana.. Quale tipo di indirizzo possiamo riconoscere nella valorizzazione del Naviglio Martesana?

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