SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA E DELLA SALUTE SUL LUOGO DI LAVORO
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- Albino Tonelli
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1 SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA E DELLA SALUTE SUL LUOGO DI LAVORO Marghera 14 novembre 2003 Intervento del Sig. GIANCARLO DE LAZZARI A. D. di BERENGO SpA - Marghera SICUREZZA: Da costo a fattore competitivo per l impresa. Necessità di supporti ed incentivi per lo start up. ******** Parlare di sicurezza è sempre molto difficile. L argomento è certamente delicato in quanto TUTTI, con riserve mentali più o meno ampie, dichiarano che di fronte alla SICUREZZA non ci sono limiti economici. PURTROPPO QUESTO NON E SEMPRE VERO Non è però nemmeno vero quello che, ogni qual volta succede un infortunio, dice il sindacato il quale dipinge gli imprenditori come degli sfruttatori che utilizzerebbero l appalto e il sub-appalto in modo selvaggio pensando prima di tutto ai loro profitti. Io credo che anche nella sicurezza siamo in presenza di cambiamenti epocali sia sotto l aspetto pratico che sociale. 1
2 L informatica, la robotica, l elettronica, le nuove tecnologie in genere, modificando radicalmente le condizioni di lavoro del personale addetto alla produzione ed ai servizi, hanno determinato, e stanno determinando, dei cambiamenti nell impiantistica industriale a dir poco sconvolgenti. La nuova organizzazione del lavoro che tende a terziarizzare i servizi (dove per terziarizzare si deve intendere che tutti i servizi, comprese le manutenzioni, vengono affidate a terzi) ha ulteriormente circoscritto le competenze del personale di produzione lasciando di fatto alle società di manutenzione le problematiche legate alla sicurezza. Ho ritenuto necessario fare le suddette precisazioni perché spesso, troppo spesso, vengono criminalizzati gli appalti e i sub-appalti paragonandoli al caporalato. Deve essere chiaro a tutti che l Associazione degli Industriali è in prima linea contro il lavoro nero, in tutte le sue forme. L entrata in vigore delle leggi 626/94 e 494/96 ha portato sicuramente una certa chiarezza all interno del complesso panorama lavorativo del ns. Paese, in particolare proprio dal punto di vista delle problematiche legate alla sicurezza. Dette leggi possono però precisare in modo chiaro soltanto quali caratteristiche di sicurezza debba avere un impianto produttivo prima di poter essere messo in attività o più semplicemente, ad 2
3 esempio, quali caratteristiche debba avere un ponteggio prima di essere usato, ma nessuna legge spiega nel dettaglio quali protezioni o quali accorgimenti deve attuare chi sta costruendo l impianto o il ponteggio. In un azienda come la BERENGO, le cui attività comprendono la costruzione, l installazione e la manutenzione di impianti industriali, ci si trova nella maggior parte dei casi ad intervenire all interno di grosse realtà industriali dove operare in sicurezza è obbligatorio. Ciò però se da un lato costringe i ns. operatori a comportamenti coerenti con la sicurezza, con particolare riferimento ai Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.), dall altro impongono comportamenti specifici diversi da committente a committente, tali da disorientare gli stessi operatori. Quando abbiamo predisposto il ns. Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), abbiamo cercato di tenere conto delle diverse realtà nelle quali operiamo sia da un punto di vista tecnico che ambientale, dove per ambientale si deve intendere il modo peculiare di affrontare il problema sicurezza in quello specifico SITO. Abbiamo cercato di usare più l arma del coinvolgimento che quella della costrizione, anche perché, come detto più sopra, i ns. preposti alla costruzione e manutenzione di impianti si trovano continuamente a dover applicare forme PROVVISORIE di protezione in quanto le stesse devono ovviamente mutare ed 3
4 evolversi nel seguire passo passo lo sviluppo del lavoro (ricordiamo l esempio di chi sta costruendo il ponteggio). E quindi indispensabile che tutto il ns. personale più che usare passivamente i mezzi di protezione, che sono comunque obbligatori, DEBBA ESSERE SEMPRE ATTENTO E RAZIONALE senza lasciare mai niente al caso o peggio all abitudine. La nostra azienda da tempo sta cercando di creare e mantenere una cultura della sicurezza attraverso varie forme, ed in particolare con: - La formazione interna - La formazione esterna - Il continuo coinvolgimento di tutti i preposti - Il monitoraggio continuo in tutti i posti di lavoro Abbiamo cercato inoltre di stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione con gli operatori, non solo ascoltando quello che hanno da dire, ma soprattutto usando un linguaggio comunicativo che possa fare recepire correttamente di volta in volta le debite informazioni e norme. Perché solo in questo modo chi è direttamente impegnato nelle attività lavorative comincerà a vedere il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (R.S.P.P.) o l addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione (S.P.P.) come una figura importante per la propria tutela, e non come uno spione del datore di lavoro, capace solo di sanzionare. 4
5 Limitarsi alla sola repressione del comportamento inadempiente rappresenterebbe infatti la sconfitta del sistema di gestione della sicurezza. Occorre invece puntare al massimo sulla prevenzione per fare in modo che ogni lavoratore diventi capace di svolgere la propria mansione lavorativa in condizioni di cosciente sicurezza: sia in grado quindi di organizzarsi per garantire egli stesso la propria incolumità utilizzando al meglio i macchinari e le attrezzature nonché i Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.) e le procedure certificate. E evidente che gestire la sicurezza all interno di un impresa, in particolare modo nel settore della cantieristica, richiede non solo determinazione ma anche risorse non indifferenti. Produrre tutte le documentazioni necessarie, formare ed informare costantemente il personale, fornire D.P.I. idonei, effettuare la sorveglianza sanitaria e mantenere un organico adeguato del S.P.P. rappresenta in verità un investimento complessivo molto oneroso e di conseguenza non trascurabile. E anche vero peraltro che promuovere una politica di cultura della sicurezza, comporterà certamente nel tempo una diminuzione degli eventi infortunistici con conseguente beneficio economico per l azienda. Più che obbligatorio diventa strategico e vantaggioso quindi fare della sicurezza una delle colonne portanti dell impresa, cercando di vederla non come un costo puro, dal quale nulla si può ricavare in 5
6 termini di guadagno, ma percependola invece per l azienda stessa come elemento positivo sul piano concorrenziale. Dare dei dati certi e definitivi, in modo di fare rilevare che l azienda la quale mette la sicurezza al centro della propria organizzazione del lavoro, avrebbe nel medio termine ritorni economici tali da coprire i costi dedicati alla sicurezza stessa, è certamente cosa ardua e complessa. Francamente io non credo che ciò sia possibile. Anche se, in una politica interattiva della sicurezza aziendale, dei ritorni economici sono garantiti, sono peraltro indubbi di contro i relativi maggiori oneri in quanto fare prevenzione e sicurezza, specialmente in aziende come la BERENGO, rappresenta un notevole costo certo. Nella società del 2000 dobbiamo peraltro considerare detto costo assolutamente necessario, anzi promozionale, nella misura in cui l abbassamento degli infortuni, e quindi delle ore perse per detta causa, possa diventare elemento di valutazione positiva da parte dei futuri appaltatori, avveduti e consapevoli. In tal senso normative, sia a livello nazionale che europeo, potrebbero e dovrebbero essere più propositive e incisive rispetto a molti altri incentivi che in passato hanno dato purtroppo scarsi risultati. 6
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