Giovedì 5 Febbraio 2015, alle ore 16. Incontri del Cubiculum Artistarum Archiginnasio, Piazza Galvani 1, Bologna

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1 Giovedì 5 Febbraio 2015, alle ore 16 Incontri del Cubiculum Artistarum Archiginnasio, Piazza Galvani 1, Bologna Introduzione Prof. Roberto Fanfani: cenni sull industria alimentare europea Le strategie di sviluppo e internazionalizzazione Dott. Gianpiero Calzolari, presidente gruppo Granlatte-Granarolo Presentazione: Prof. Gualtiero Baraldi, Vicepresidente Accademia 1

2 Cenni sull industria alimentare europea Il sistema agroalimentare italiano e la realtà dell Unione europea (R. Fanfani, 5 Febbraio 2015) Il sistema agroalimentare italiano è integrato e gioca un ruolo importante a livello europeo, dove lo accomunano da decenni un Mercato comune agricolo, attuato attraverso la Politica agricola comune (PAC) e più recentemente, a partire dal 1992, la realizzazione del Mercato unico, con la riduzione delle barriere nontariffarie, la sua completa realizzazione richiede ulteriori passi e azioni politiche. L importanza dell intera catena alimentare a livello europeo, comprendendo l agricoltura, l industria alimentare e bevande, e la distribuzione (all ingrosso e al dettaglio), risulta di notevole importanza in termini di fatturato, valore aggiunto e occupazione, secondo le stime riportate da FoodDrinks Europe per il Il complesso di queste componenti, che a livello europeo viene considerato l ambito della bioeconomia, viene stimato in poco meno di 400 miliardi dell agricoltura (compresa pesca e foreste) e oltre miliardi per l industria alimentare, mentre la distribuzione nel complesso supera i miliardi di euro. L importanza in termini di valore aggiunto, delle diverse componenti della catena alimentare cambia sostanzialmente di poco inferiore a 660 miliardi di euro, di cui poco più di 200 miliardi, sia per l agricoltura che per l industria alimentare, mentre la distribuzione al dettaglio supera i 150 miliardi, contro poco più di 90 miliardi della distribuzione all ingrosso. I livelli occupazionali raggiungono i 24 milioni di attivi, in cui predominano i quasi 12 milioni del settore agricolo, contro i 4,2 milioni dell industria alimentare ed i 6 milioni della distribuzione al dettaglio. I livelli di produttività delle diverse componenti della bioeconomia risultano però profondamente diverse in termini di valore aggiunto per addetto, ma anche per i livelli di fatturato per impresa. Fig.1 Dati strutturali delle Catena alimentare europea Fatturato, Valore aggiunto, occupati e imprese dell agricoltura, industria alimentare, distribuzione all ingrosso e al dettaglio (Food Drinks Europe 2014). L industria alimentare e delle bevande in Europa. La rilevanza economica e sociale dell industria alimentare e delle bevande in Europa è notevole. Infatti, rappresenta il primo settore dell industria manifatturiera in termini di fatturato e di occupazione. Il fatturato nel 2013 ha quasi raggiunto milioni di euro (14,6% dell industria manifatturiera) e l occupazione i 4,2 milioni di addetti (15,5%), secondo le stime di FoodDrinkEurope. A livello europeo l industria alimentare e delle bevande si caratterizza per la presenza rilevante delle piccole e medie imprese che contribuiscono a oltre il 51% del fatturato e quasi il 65% dell occupazione totale. La struttura delle PIM europee si caratterizza per una grande frammentazione per quanto riguarda le diverse tipologie presenti, ma anche per un diverso grado di produttività e contributo alla realtà l industria alimentare e delle bevande europea. Infatti, in termini numerici prevalgono le micro imprese (con meno di 10 occupati, pari al 79% del totale ), ma la cui rilevanza in termini economici scende a poco più dell 8% del fatturato e valore aggiunto, anche se rappresentato il 16% dell occupazione. Le piccole imprese che a 1 Le figure riportate in questo lavoro sono riprese da Data & Trends of the European Food and Drink Industry Food Drinks Europe

3 livello europea vengono suddivise in due gruppi distinti -fra occupati e quelle fra occupati- sono circa il 16% delle imprese e la loro importanza si aggira attorno al 15% del fatturato e 20% dell occupazione. Una rilevanza particolare è quella delle medie imprese, con una dimensione fra 50 e 249 addetti, che rappresentano oltre un quarto dell occupazione e il 28% del fatturato totale dell industria alimentare e delle bevande, pur essendo meno del 4% del numero delle imprese 2. Fig.2- Le Piccole e medie imprese nell industria alimentare e delle bevande europea Fatturato, Valore aggiunto, occupati e imprese dell agricoltura, industria alimentare, distribuzione all ingrosso e al dettaglio (Food Drinks Europe 2014). La struttura dell industria alimentare europea presenta profonde differenze fra i principali comparti e anche fra i singoli paesi come mostrano i dati sulle dimensioni medie delle imprese, che variano da meno di 8 addetti in Italia, 9 addetti infrancia e quasi 20 in Germania, con una media dell Unione europea di circa 14 addetti. Addetti per impresa nell'industria alimentare (Fonte: Pellegrini, Cibus 2013) Francia Germania Europa Italia Il ruolo delle grandi imprese (oltre 250 addetti) caratterizza l industria alimentare europea, con oltre il 50% del valore aggiunto ed il 35% dell occupazione totale e la presenza di multinazionali. Le grandi compagnie europee si caratterizzano per livelli di fatturato elevati a cominciare da quelle multi-prodotto come Unilever e Nestlè (Svizzera) che nel 2012 hanno superato i 13 miliardi di fatturato, con riferimento alle loro attività europee, seguite da compagnie che concentrano la loro attività nel settore lattiero-caseario (5 compagnie fra le prime 25), ma anche nel settore della birra (4 gruppi fra i primi 25) ). Fra le grandi imprese europee sono presenti anche gruppi italiani come Ferrero e Balilla fra le prime 25. I fatturati globali di molte delle grandi imprese europee risultano però molto superiori per la loro presenza a livello mondiale, come ad esempio la Nestlè, che raggiunge quasi 75 miliardi e la Unilever che supera i 24 miliardi di euro. Molte delle 2 A livello Italiano le medie aziende sono appena 686 e rappresentano meno del 18% degli addetti dell industria alimentare e delle bevande. Nell industria alimentare italiana la prevalenza delle micro imprese, con meno di 10 addetti, si caratterizza per la loro numerosità che supera l 87% del totale e occupano ben il 38% degli addetti, un valore più che doppio rispetto a quello europeo. 3

4 grandi imprese e multinazionali europee hanno una presenza consistente in Italia, dove però i loro fatturati sono spesso modesti rispetto alla loro attività complessiva. Principali imprese alimentari presenti in Europa 2012 (fatturato in Europa) Fatturato (miliardi ) Occupati (migliaia) Sede centrale Attività prevalente 1 Unilever Plc / Unilever NV 13,9 - Paesi Bassi/UK multi-prodotto 2 Nestlé 12,8 96 Svizzera multi-prodotto 3 Lactalis 11,3 29 Francia lattiero-caseario 4 Heineken N.V. 11,1 - Paesi Bassi birra 5 Groupe Danone 10,8 45 Francia lattiero-caseario 6 Vion 8,6 21 Paesi Bassi multi-prodotto, ingredienti 7 Carlsberg 7,6 - Danimarca birra 8 Danish Crown 7,0 24 Danimarca carni 9 Friesland Campina 6,3 13 Paesi Bassi lattiero-caseario 10 Oetker Group 6,0 - Germania multi-prodotto 11 Südzucker 5,8 13 Germania zucchero, multi-prodotto 12 Ferrero 4,9 16 Italia dolciario 13 Anheuser-Busch InBev 4,1 - Belgio birra 14 Associated British Food 4,0 45 Regno Unito zucchero, amido, preparati 15 Barilla 3,9 4 Italia pasta, dolciario 16 SABMiller Plc 3,9 - Regno Unito birra 17 Diageo Plc 3,5 4 Regno Unito bevande alcoliche 18 Nutreco 3,3 - Paesi Bassi mangimi 19 Kerry Group 3,2 - Irlanda multi-prodotto 20 Pernod Ricard 2,9 9 Francia bevande alcoliche 21 Bongrain 2,8 14 Francia lattiero-caseario 22 Barry Callebaut 1,8 3 Svizzera dolciario 23 Ebro Foods 1,0 - Spagna lattiero-caseario, riso, zucchero 24 Tate & Lyle 0,7 2 Regno Unito ingredienti, alimenti preparati Fonte: INEA (2014) elaborazioni su dati FoodDrinkEurope. Principali comparti e produttività dell industria alimentare e delle bevande europea. Il contributo complessivi dell industria alimentare e è circa l 1,8% al GDP dell Unione -28 e negli anni della crisi, dal 2008 al 2013, ha mostrato forti caratteristiche anticicliche e con un leggermente aumentato i livelli di produzione e stabilizzato l occupazione, rispetto al forte calo registrato nell industria manifatturiera nel suo complesso; solo l industria farmaceutica ha registrato risultati superiori a quelli dell industria alimentare. I Principali comparti dell industria alimentare europea sono rappresentati dalle carni, prodotti vari (cacao e cioccolata, tè e caffè, zucchero e altri), bevande (prodotti alcoolici e vino), lattiero caseari, prodotti da forno e pasticceria, e prodotti per animali. Questi sei sub-settori da soli rappresentano 82% del fatturato, l 86% del valore aggiunto e oltre il 90% dell occupazione. La produttività del lavoro nell industria alimentare e delle bevande, con 41 mila euro per addetto (Eurostat 2011), risulta però inferiore alla media dell industria manifatturiera (54 mila euro) e in particolare a quella degli altri principali comparti (chimica, automobile e macchinari). Da sottolineare che i livelli di produttività sono più elevati, superiori alla media dell industria manifatturiera, nei su-settori dei prodotti per animali, bevande, prodotti vari (compresi cioccolata, caffe e tè), oli e grassi, prodotti farinacei, lattiero caseari, e nei prodotti trasformati di frutta e ortaggi. I bassi livelli di produttività dipendono da diversi fattori a cominciare dalla rilevanza delle piccole imprese fra le 286 mila imprese dell industria alimentare dell Unione europea, anche se la loro dimensione media (16 addetti) è leggermente superiore a quella delle imprese manifatturiere (14 addetti), ma anche e soprattutto dal minore livello di qualificazione dei lavoratori e i minori investimenti in capitale umano, macchinari e tecnologie rispetto al resto dell industria manifatturiera europea. Particolarmente rilevante risulta il basso livello di attività di R&D delle imprese alimentari e bevande europee, in cui gli investimenti privati non superano lo 0,3% del fatturato, contro livelli nettamente superiori che si riscontrano negli Stati Uniti (quasi il 0,6%) e in Giappone (oltre il 0,7%). Il divario all interno dell Unione europea resta però rilevante, con paesi come l Italia con valori particolarmente bassi (0, 15%), rispetto a Germania e Francia, con valori di poco superiori alla media europea, mentre valori più elevati di R&D si hanno nei paesi del Nord, come ad esempio l Olanda, con quasi lo 0,6% nel

5 Anche a livello di sub-settori i livelli di innovazione si differenziano, con al primo posto il settore lattiero-caseario, con quasi l 8% delle innovazioni totali dell alimentare europeo del 2011 (World Innovation Panorama 2013), seguito dalla preparazione di cibi pronti (7,5%), bevande soft (7%), biscotti (meno del 6%), carni e avicoli (entrambi 5%), prodotti a base di cioccolato (meno del 4%) La presenza delle imprese alimentari nelle regioni europee è molto diffusa, come mostrano le informazioni dell European Cluster Observatory con una netta preponderanza delle regioni tedesche e francesi in termini di addetto, seguite da quelle italiane (in particolare quelle del Nord) e britanniche, con una densità largamente influenzata dalla distribuzione della popolazione e dei mercati di maggior consumo. La distribuzione regionale dell industria alimentare europea vede in posizione rilevante le regioni italiane, con ben tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) fra le prime dieci (che includono anche la Danimarca, come singola unità). La Lombardia e l Emilia-Romagna occupano il terzo e quinto posto, mentre Piemonte e della Campania, che rientrano fra le prime venti. Tra le regioni del Mezzogiorno, la presenza delle regioni risulta importante soprattutto in termini di numerosità delle imprese. Oltre alla Campania ( addetti e quasi imprese), sono rilevanti nel contesto europeo la Sicilia (24.00 addetti per imprese) e la Puglia ( addetti impiegati in imprese), ciò testimonia il forte ruolo dell industria alimentare anche nelle regioni italiane della Convergenza. Prime 25 regioni europee per numero di addetti nell industria alimentare Regione Addetti Imprese Niedersachsen Mazowieckie Lombardia Catalogna Emilia-Romagna Bretagne Pays de la Loire Veneto Wielkopolskie Rhone-Alpes Andalucia Ile de France Piemonte Ireland Nord - Pas-de-Calais Stuttgart Campania Lietuva Slaskie Oberbayern Castilla y Leon Rheinland-Pfalz Dusseldorf Attiki Valencia Fonte: European Cluster Observatory Addetti industria alimentare in Europa Imprese industria alimentare in Europa 5

6 L industria alimentare e delle bevande europea a livello mondiale. Il ruolo importante a livello mondiale dell industria alimentare dipende, sia per la dimensione del suo fatturato che per l importanza degli scambi commerciali a livello internazionale. Infatti, l Unione europea ha superato i 1000 miliardi di euro di fatturato dell industria alimentare nel 2012, con un valore che è quasi doppio rispetto a quello degli Stati Uniti e della Cina, mettendo in evidenza una forte specializzazione dell UE nella trasformazione alimentare. Inoltre, le esportazioni di prodotti alimentari e bevande rappresentano oltre il 16% di quelle mondiali (2012), anche se la loro importanza relativa si sta riducendo (20% nel 2002). La presenza di vantaggi competitivi dell industria alimentare e delle bevande europea si concretizza nel primo posto come esportatore a livello mondiale, con oltre 86 miliardi nel 2012, seguita dagli Stati Uniti, Cina e Brasile, e anche dal secondo posto come importatore mondiale con 63 miliardi di euro, preceduta dagli gli Stati Uniti e seguita dal Giappone e Cina. Il saldo netto commerciale dell industria alimentare e delle bevande è risultato positivo per 23 miliardi di euro, proprio per i buoni risultati delle esportazioni, con strategie di ampliamento dei mercati internazionali, proprio nel periodo della crisi a partire dal 2009, quando il saldo positivo non superava i 3 miliardi. Le destinazioni delle esportazioni europee e prospettive di mercato. Le esportazioni agroalimentari europee sono rivolte prevalentemente verso gli Stati Uniti che rappresentano la destinazione principale (quasi 14 miliardi di euro nel 2012), seguiti da Russia (8 mrd), Svizzera (5 mrd ) Cina (4,5) e Giappone (4,2), ma buoni risultati si sono registrati negli ultimi anni anche verso Canada, Australia e Arabia Saudita. Nelle importazioni europee di prodotti alimentari e delle bevande il primo posto, sempre nel 2012, è stato preso dal Brasile (7,4 miliardi), seguito dall Argentina (4,8), mentre gli Usa hanno progressivamente perso il loro primato e sono al terzo posto (4,2). I principali prodotti esportati, sempre nel 2012, si concentrano nelle Carni (oltre 11 miliardi di euro) e prodotti lattiero caseari (9,5), prodotti trasformati di frutta e ortaggi (5 miliardi), oli e grassi (4,5), prodotti farinacei (3,5), pesce (3,4), ma anche fra gli altri prodotti con prodotti a base di cioccolata (oltre 5 miliardi) e tè e caffè (oltre 2 miliardi). Le bevande assumono un ruolo particolare, con quasi il 30% delle esportazioni totali (25 miliardi) ma dovute per 10 miliardi ad alcolici e 9 miliardi al vino. Export e Import dell industria alimentare UE da e verso resto del mondo (milioni euro) Partner Valore Partner Valore esportazioni importazioni USA Brasile Russia Argentina Svizzera USA Giappone Cina Cina Svizzera Norvegia Indonesia Canada Tailandia Hong Kong Turchia Australia Norvegia Arabia Saudita Nuova Zelanda Singapore Malesia Turchia India Emirati Arabi Uniti Cile Ucraina Marocco 993 Sud Korea Vietnam 964 Fonte: Eurostat Comext, 2010 Le turbolenze dei mercati mondiali delle commodities e beni alimentari. Negli ultimi anni a partire dal 2007, poco prima dell avvio della grande e prolungata crisi finanziaria e economica, i mercati mondiali delle commodities agricole e beni alimentari sono stati caratterizzati da una fortissima impennata e successiva caduta dei prezzi, che è continuata fino ai gironi nostri, determinando una prolungata variabilità dei prezzi. Le forti oscillazioni dei prezzi hanno accentuato la situazione di forte incertezza fra gli operatori e sull andamento produttivo e competitività di interi settori e comparti alimentari. Sulle cause ed effetti di questa variabilità dei prezzi si veda ad esempio Fanfani R., Gutierrez L. L ottovolante dei prezzi agricoli internazionali: Up-down-up and what next? Economia e diritto 6

7 agroalimentare, n.3, Nello stesso tempo alla variabilità dei prezzi si è associata una crescente influenza e turbamento dei mercati alimentari mondiali determinati dai rischi geo-politici, con misure restrittive sulle esportazioni da parte di alcuni principali produttori dal lato dell offerta (cereali), o vere e proprie crisi dal lato della domanda per l effetto dell impennata dei prezzi di beni di largo consumo sulla stabilità sociale di alcuni paesi, mentre recentemente crisi diplomatiche e conflitti si sono tradotte in sanzioni e contro-sanzioni che hanno riguardato anche le produzioni agroalimentari (es. Russia). Le prospettive di mercato per le produzioni alimentari dell Unione europea sono rilevanti sia sul mercato interno, che in particolare per le esportazioni nel mercato mondiale. Il mercato interno dell Unione europea, rappresenta la più grande area commerciale di prodotti alimentari al mondo, con circa 500 milioni di persone e una spesa per consumi alimentari delle famiglie che superano i 1000 miliardi di euro, in cui molti paesi hanno ancora livelli di consumi alimentari delle famiglie superiori al 20% del totale. I processi di crescita demografica e l urbanizzazione, ancora in atto in molti paesi, alimentano e sostengono la domanda alimentare europea, in cui un ruolo rilevante è giocato dai prodotti trasformati. L integrazione progressiva del mercato dell Unione europea e in particolare il miglioramento del funzionamento del Mercato unico, possono contribuire allo sviluppo della domanda interna con possibilità di affermare quei vantaggi competitivi che stanno caratterizzando i sistemi agroalimentari dei diversi Paesi. L affermazione e l importanza del mercato europeo risulta già evidente per la rilevanza sempre maggiore che hanno assunto nel tempo gli scambi commerciali intra- EU-29 fra i paesi dell Unione 3. Le esportazioni alimentari dell Unione, anche in seguito ai risultati positivi raggiunti in questi ultimi anni di crisi, presentano possibilità di ampliamento verso diversi paesi emergenti e in particolare Brasile, Cina, e Giappone. La grande crescita dei consumi alimentari si ricollega processo di sviluppo economico, demografico e dell urbanizzazione, che sempre più caratterizza le economie dei paesi emergenti, che stanno cambiano la geografia economica mondiale e la stessa struttura della domanda e dell offerta alimentare mondiale. Il superamento della popolazione urbana rispetto a quella rurale fin dal 2010 e la crescita di una classe media considerevole, soprattutto nei paesi asiatici, amplifica le possibile prospettive per le esportazioni alimentari europee, incentrate soprattutto sui prodotti trasformati, di cui l Unione europea ha una leadership consolidata. Le prospettive di crescita della domanda mondiale di alimenti sono fra le più elevate, con un incremento del 70% a lungo termine (FAO per il 2050), superiore a quello previsto per la richiesta di energia e per l utilizzazione di risorse importanti come l acqua. L uso alternativo delle risorse (terra ed acqua in particolare) e la produzione di energie da fonti rinnovabili (bioenergie) costituiscono importanti problemi che contrastano con lo sviluppo della produzione alimentare. Le prospettive di sviluppo della produzione alimentare e in particolare dei commerci internazionali un ruolo importate è spesso giocato dalle politiche agricole e dagli accordi commerciali, come quelli conclusi recentemente in sede WTO (2013), la cui estenuante e lunga trattativa iniziate nel 2000 con il Millennium round, ha favorito la rivitalizzazione e realizzazioni di accordi regionali fra le grandi aree a livello mondiale (es. Mercosur, North America Union, Asia-Pacifico). Di particolare importanza per l Unione europea gli accordi commerciali in corso di definizione con gli Stati Uniti (TTIP, Transatlantic Trade and Investement Partnership) che possono portare ad ulteriori ampliamenti degli scambi fra i due principali e più ricchi mercati mondiali per i prodotti alimentari e bevande. Per saperne di più (incontro 5 Febbraio 2015) - Fanfani R. Pieri R., Il sistema agro-alimentare dell Emilia-Romagna, Rapporto 2013, Studi e Ricerche, Maggioli Editore, INEA, Annuario dell Agricoltura Italiana 2013, Roma FoodDrinkEurope, Data & Trends of the European Food and Drink Industry , Le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (33,6 miliardi nel 2013) si dirigono per oltre i due terzi verso gli altri paesi dell Unione europea (22,4 miliardi UE-28), di cui 6,3 miliardi verso la Germania. 7

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