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2 Indice Introduzione 1. Il Progetto S.I.M.P.L.E. (Strenghthening the Identity of Minority People Leads to Equality) 6 2. Le minoranze etniche, storiche e nuove Linee guida per un modello di governance Lo Sportello regionale contro la discriminazione e la violenza di genere verso le donne di comunità immigrate e di minoranze etniche La promozione dello Sportello regionale 22 2

3 Introduzione Lo Sportello regionale contro la discriminazione e la violenza di genere verso le donne di comunità immigrate e di minoranze etniche rappresenta la concretizzazione degli obiettivi posti dal Progetto SIMPLE (Strenghthening the Identity of Minority People Leads to Equality), progetto finanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatico, e promosso dalla Regione Istriana in qualità di Capofila. La Regione Abruzzo è partner insieme ad altre otto organizzazioni di cinque Paesi afferenti al bacino adriatico: CROAZIA: Regione di Istria (Lead Beneficiary); Unione Italiana di Fiume, ITALIA: Regione Abruzzo; Progetti Sociali s.r.l. Impresa Sociale; Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, MONTENEGRO: Ministero per i diritti umani e delle minoranze, ALBANIA: Comune di Durazzo; Cooperation and Development Institute (CDI), SLOVENIA: Unione Italiana di Capodistria. L obiettivo generale del progetto è di definire una strategia e un approccio congiunto negli Stati adriatici per promuovere la cultura dell uguaglianza e della non discriminazione come valore fondamentale per la pacifica coesistenza di tutte le persone, di qualunque origine, religione ed etnia. Il fenomeno delle nuove minoranze è in crescita sul territorio regionale, dove si sono formate e crescono le comunità di persone appartenenti al medesimo paese di provenienza e trasferitisi in Abruzzo per motivi di lavoro o ricongiungimento familiare. L integrazione delle persone immigrate e delle comunità di minoranza è un tema cruciale delle politiche sociali, di pari opportunità e sanitarie della Regione Abruzzo e degli altri enti preposti alla protezione e al sostegno delle categorie vulnerabili ed in questo contesto la Regione Abruzzo ha intenso promuovere la sperimentazione dello Sportello regionale per la non discriminazione e la protezione delle donne appartenenti alle comunità di minoranza, che sarà attivato nella città di Pescara dal 10 dicembre Gli obiettivi specifici dello sportello sono: - avviare un sistema regionale di rilevamento, segnalazione e trattamento dei casi di discriminazioni e violenze di genere verso le donne immigrate e appartenenti a comunità di minoranze etniche, in rete con i servizi locali competenti (segretariato sociale e servizio sociale professionale degli enti di ambito sociale, punto unico di accesso dei distretti sociosanitari territoriali, consultori, ambulatori per gli immigrati, osservatori provinciali per l immigrazione, forze dell ordine) e le esistenti realta del terzo settore (associazioni di immigrati, centri di accoglienza, associazioni ROM, associazioni e organizzazioni per la promozione dei diritti e la tutela delle donne, centri antiviolenza, ecc,); 3

4 - migliorare le conoscenze dei cittadini italiani e stranieri sulle discriminazioni multiple e sulle violenze a cui sono sottoposte le donne immigrate e appartenenti a minoranze etniche, al fine di sensibilizzare la popolazione regionale sull esistenza e l attualità del fenomeno e su modelli di comportamento positivi e non discriminatori; - rafforzare la capacità delle vittime, dei cittadini, degli enti locali, delle associazioni di immigrati e delle organizzazioni del terzo settore di individuare, denunciare e segnalare episodi di violenza e discriminazione di genere contro le donne appartenenti alle comunità etinche, favorendone l emersione su tutto il territorio regionale; - contribuire al processo di integrazione delle comunità immigrate e di minoranze nella Regione, attraverso la promozione della cultura del rispetto della parità di genere e della non violenza contro le donne e categorie vulnerabili. Le funzioni dello Sportello regionale saranno principalmente due. Sarà, infatti, un servizio di ANTI-DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA, attraverso la rilevazione, gestione e trattamento dei casi ed un SERVIZIO DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE, attraverso l attivazione della rete delle antenne locali, la mappatura dei casi di discriminazione e violenza di genere e l animazione territoriale per la sensibilizzazione alla cultura della non violenza. Fondamentale è stato l intervento degli attori e della organizzazioni locali che hanno collaborato con la Regione Abruzzo durante tutto il percorso di formazione e di promozione dello Sportello. La prima fase ha interessato il coinvolgimento vivo delle associazioni di immigrati, che avevano al loro interno una forte rappresentanza di etnie provenienti dai paesi dell area adriatica, al fine di conoscere tutte le problematiche legate alla discriminazione basata sulla razza. Le best practice delle associazioni abruzzesi di immigrati maggiormente coinvolte sono state riportate durante i workshop transnazionali ed hanno costituito un modello per tutti i paesi partner. Ruolo di notevole importanza è stato rappresentato dalla Consigliera di parità regionale, inserita nel progetto in qualità di esperto, che ha introdotto la tematica della violenza legata al genere accanto alla discriminazione nei confronti della razza come ulteriore fattore da combattere per tutelare la donna proveniente dalle comunità di minoranza. In ultimo, ma non per importanza, il sostegno della USL di Pescara attraverso la disponibilità dei locali siti presso il Consultorio familiare in Via Pesaro, 50 a Pescara e a tutte le attività dello Sportello regionale attraverso la sensibilizzazione ed il coinvolgimento diretto dei propri servizi a 4

5 favore dei cittadini stranieri (Ambulatori immigrati, consultori familiari), delle altre strutture interessate alla rilevazione dei casi di discriminazione e di violenza di genere(118, pronto soccorso, ospedale) e di tutto il personale sanitario (medici di base, ginecologi, etc.). Questa importante collaborazione consentirà un supporto a 360 nei confronti della vittima di discriminazione e di violenza di genere. 5

6 1. IL PROGETTO SIMPLE (Strenghthening the Identity of Minority People Leads to Equality) Il progetto SIMPLE (Strenghthening the Identity of Minority People Leads to Equality) è un progetto europeo finanziato dal Programma transfrontaliero IPA Adriatico , promosso dalla Regione Istriana (Croazia) in collaborazione con 8 Partner appartenenti a 5 Stati diversi del bacino adriatico: Croazia: Regione Istriana; Unione italiana di Fiume; Italia: Regione Abruzzo; Progetti Sociali s.r.l. Impresa Sociale; Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia ISIG; Albania: Comune di Durazzo; Istituto di cooperazione e sviluppo; Montenegro: Ministero dei diritti umani e delle minoranze; Slovenia: Unione italiana di Capodistria. Il progetto ha preso avvio nel Marzo 2011 e si concluderà nel Febbraio Obiettivi del progetto SIMPLE: Promuovere lo sviluppo socio-economico sostenibile delle Regioni Adriatiche, attraverso il rafforzamento della coesione sociale tra le comunità di maggioranza e le comunità di minoranza storiche e nuove. Obiettivo specifico 1: Obiettivo specifico 2: Obiettivo specifico 3: Obiettivo Identificare le barrire Fare dell'inclusione Promuovere modelli di specifico 4: che ostacolano delle minoranze etniche governance congiunti, Aumentare la l'inclusione sociale delle una priorità dell'agenda servizi di supporto e sensibilità etnico- minoranze e migliorare politica degli stati personale specializzato per culturale tra le le pratiche per superare adriatici l'inclusione socio- persone delle queste barriere economica delle minoranze Regioni Adriatiche Modello di intervento del progetto SIMPLE: SIMPLE è un progetto di capacity building, vale a dire un progetto diretto a rafforzare la capacità del sistema dei servizi e dei suoi operatori di intercettare i reali fabbisogni della popolazione e di proporre risposte concrete, efficienti e mirate alla soluzione dei problemi. SIMPLE propone un modello di lavoro circolare, che sarà realizzato secondo il seguente schema: 6

7 7 Questo schema sarà applicato nei 5 Stati partecipanti al progetto, in 5 settori prioritari di intervento:

8 Per ciascuno dei temi prioritari sopra indicati, quindi, sarà sviluppato il seguente programma: Diversità di lingua e pari accessibilità dei servizi Chi: Regione istriana - Unione italiana di Fiume Cosa: Agenzia di supporto multilingue La multiculturalità come risorsa per lo sviluppo locale Chi: Comune di Durazzo - CDI Cosa: Agenzia di sviluppo multi-etnico Supportare la diversità per un sistema educativo interculturale Chi: Ministero dei diritti umane e delle minoranze del Montenegro Cosa: Agenzia di supporto per l'istruzione interculturale Informazione e media multiculturale per una società multietnica Chi: Unione Italiana di Capodistria - Altri partner Cosa: Agenzia di informazione e media multiculturale Discriminazione e violenza contro le donne di minoranze etniche Chi: Regione Abruzzo - Progetti Sociali s.r.l. Impresa Sociale Cosa: Sportello anti-discriminazione e protezione delle donne delle minoranze Il progetto applica un approccio cd. di multilevel governance per affrontare nel modo più idoneo e con gli attori istituzionali più competenti tutti gli aspetti legati al rafforzamento di una società multietnica basata sul principio della coesistenza delle diversità. 8

9 La cooperazione istituzionale è un aspetto chiave per il rafforzamento del ruolo delle minoranze, la promozione dei loro diritti e del patrimonio culturale. Strategie politiche e azioni concrete, ad ogni modo, necessitano di essere elaborate e realizzate con il contributo di tutte le parti sociali potenzialmente interessate dalle diverse problematiche che riguardano le comunità di minoranze e migranti. Queste sono: Associazioni rappresentative di gruppi di minoranze e nuove minoranze (immigrati) appartenenti all area geografica di riferimento del programma IPA Adriatico (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro, Serbia, Slovenia) e loro Federazioni, iscritte nel Registro Regionale ai sensi dell art. 23 della L.R. 46/2004; non discriminazione; zione della parità dei diritti e della o regionale (Comuni, Province, USL); e; Consigliera di parità regionale e provinciale. La prima fase del progetto ha previsto l approfondimento e l analisi dell attuale condizione delle minoranze (storiche ed emergenti) nei Paesi dell Adriatico, attraverso il Laboratorio transfrontaliero adriatico per la promozione delle minoranze etniche: sotto la supervisione scientifica dell ISIG, è stata effettuata una indagine sociologica e una mappatura delle reali condizioni di vita delle persone appartenenti ai gruppi di minoranza nei diversi Paesi (rispetto ai diritti legalmente riconosciuti), con il coinvolgimento diretto delle rappresentanze di tali gruppi (associazioni, NGO, etc.) attraverso un focus group adriatico. Questa prima fase è stata la chiave per l elaborazione di strategie congiunte per la definizione di sistemi di governance sugli specifici settori di intervento (multilinguismo, sviluppo locale, scuola ed educazione, informazione e media, violenza e discriminazione contro le donne), attraverso la predisposizione di Linee guida tematiche che descrivono le modalità concrete di realizzazione di servizi da attuare da parte delle Autorità pubbliche competenti in ciascuno Stato 9

10 (procedure, professionalità, organizzazione logistica, prestazioni tipo da erogare, rete locale ed interistituzionale di collaborazione, etc.). L azione di institutional building si completa con la formazione specialistica congiunta per gli operatori dei servizi delle Amministrazioni coinvolte in ciascuno dei Paesi aderenti al progetto e per i rappresentanti delle organizzazioni di rappresentanza delle minoranza. Sono stati previsti 5 cicli di seminari nei diversi Paesi, per l approfondimento delle aree tematiche e il trasferimento delle competenze per l attivazione dei servizi in ciascun contesto territoriale. Ciascun ciclo seminariale si è concluso con un Workshop tematico aperto a tutti gli stakeholder, per la massima diffusione e condivisione degli strumenti di governance elaborati. L indagine si concluderà con l elaborazione del Piano di Azione Adriatico per la promozione e il rafforzamento dei diritti delle minoranze storiche ed emergenti e con l attivazione dell Osservatorio adriatico sul riconoscimento dell identità culturale delle minoranze etniche. 10

11 2. LE MINORANZE ETNICHE STORICHE E NUOVE Le minoranze etniche (storiche e nuove) rappresentano un tema cruciale per lo sviluppo socioeconomico integrato dell area adriatica. Sottovalutare il loro ruolo nella promozione della società civile e delle relazioni interstatali può pregiudicare il più ampio quadro di sviluppo regionale. La cooperazione istituzionale è un aspetto chiave per il rafforzamento del ruolo delle minoranze, la promozione dei loro diritti e del patrimonio culturale. Il fenomeno delle nuove minoranze è in crescita sul territorio regionale, dove si sono formate e crescono le comunità di persone appartenenti al medesimo paese di provenienza trasferitisi in Abruzzo per motivi di lavoro o ricongiungimento familiare. In Italia, rispetto al quadro definitorio adottato dal Ministero dell Interno sono individuate le seguenti tipologie di minoranze: Le minoranze storiche Si considera minoranza storica un gruppo di cittadini italiani, stanziato su un determinato territorio, numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione, i cui membri hanno caratteristiche etniche, religiose o linguistiche diverse da quelle del resto della popolazione. L insediamento nel territorio è considerato antico se protrattosi fino al 1800 (principio uniformemente accettato in Europa occidentale). Sul territorio italiano esistono diversi gruppi di popolazioni che si riconoscono in lingue diverse da quelle nazionali. Le comunità di lingua minoritaria tradizionalmente vivono nelle regioni di confine, dove partecipano ad una comune cultura e lingua con le popolazioni dei paesi confinanti (valdostani, germanofoni, ladini, sloveni). Le aree del loro tradizionale insediamento godono di differenti livelli di autonomia amministrativa e queste minoranze fruiscono di differenti forme di tutela. Le comunità sono regolamentate dalla legge 482/99 e dalla 38/2001 e relativi regolamenti attuativi. Le nuove minoranze Si considera una nuova minoranza un gruppo numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione di uno Stato, i cui membri, pur essendo cittadini di quello Stato, hanno caratteristiche etniche, religiose o linguistiche diverse da quelle del resto della popolazione, e sono animati dalla volontà di salvaguardare la propria cultura, tradizione, religione o lingua e hanno un insediamento relativamente recente (gruppi di immigrati dopo la prima guerra mondiale). La situazione delle nuove minoranze assume sempre maggior rilevo in considerazione dell espansione del fenomeno migratorio. La Legge n. 495/1999, riconosce in Abruzzo, la presenza della sola minoranza linguistica albanese. Oltre a quella albanese, tuttavia, a seguito dei processi migratori degli ultimi 20 anni, in Abruzzo 11

12 sono emergenti anche altre comunità di nuove minoranze di gruppi etnici provenienti dai Paesi dell Adriatico orientale, oltre ad un ampia rappresentanza della minoranza ROM. Il dossier statistico sull immigrazione 2011 realizzato dalla Caritas in collaborazione con la fondazione Migrantes rivela che sono quasi 81 mila gli stranieri residenti in Abruzzo, il 6% della popolazione totale. Donne per lo più, oltre il 50% e per il 20% minori. Fra le province, Teramo si conferma quella con il numero maggiore di residenti stranieri, mentre a livello comunale emergono Pescara e Montesilvano. Gli stranieri in Abruzzo sono aumentati del 232,6%. Gli aumenti più cospicui si registrano a Pescara (+294,2%) e Chieti (+243,9%), ma le famiglie preferiscono Teramo e L Aquila. Considerando invece i paesi d origine, il 27,6% degli stranieri abruzzesi proviene dalla Romania (oltre 22 mila i residenti in Regione). Migrazioni importanti poi dall Albania con il 17% di prsenze soprattutto nel Teramano, dal Marocco con il 17,1%, dalla Macedonia con il 6,5% e dalla Cina con il 5,5%. 12

13 3. LINEE GUIDA PER UN MODELLO DI GOVERNANCE Il Progetto SIMPLE propone, per pubbliche amministrazioni ed altri enti erogatori di servizi, un modello di governance per contrastare la discriminazione di genere e supportare le vittime di violenza. Le Linee guida per la realizzazione di un modello di governance e di servizi presentano vantaggi e svantaggi dei possibili modelli di governance e descrivono le modalità di attivazione e funzionamento dello Sportello per la protezione e la non discriminazione delle donne dei gruppi di minoranze, forniscono, inoltre, raccomandazioni operative per i decisori politici, operatori e responsabili dei servizi, enti sociali e associazioni di minoranze, per replicare il modello nei diversi contesti sociali e amministrativi dei Paesi dell Adriatico. Le Linee Guida hanno anche la funzione di supportare le associazioni di minoranze e le organizzazioni di assistenza sociale a svolgere un ruolo pro-attivo nei confronti delle Amministrazioni locali, anche attraverso la promozione del modello sperimentato. Un mainstreaming 1 mirato è importante per diffondere tra tutti gli stakeholders dell area adriatica (operatori dei servizi sociali, organizzazioni sociali, etc.) il modello di governance proposto e promuovere il valore delle pari opportunità e del pari trattamento delle donne in una società multietnica. Di seguito qualche stralcio della modulistica che utilizzeranno gli operatori dello Sportello e definita dalle Linee guida: 1.1. Modalità di rilevazione del caso Lo Sportello può venire a conoscenza di un caso di discriminazione o violenza da diverse fonti. Si considera a Rilevazione diretta un caso in cui la cui vittima è fisicamente individuabile e la segnalazione avviene da parte della vittima stessa o di un suo familiare, di associazioni o di testimoni diretti dell episodio segnalato. Si considera a Rilevazione indiretta un caso di cui lo Sportello viene a conoscenza attraverso una fonte indiretta, nell ambito dell attività di ricognizione fatta dagli Operatori o a seguito di segnalazione generica da fonte esterna. Rilevazione diretta Rilevazione indiretta 1 Il mainstreaming è una strategia antidiscriminatoria in cui il perseguimento del principio di non discriminazione non viene più visto come un obiettivo da raggiungere di per sé, come fosse una specifica area di intervento, ma, piuttosto, come un principio che si integra con tutti i possibili settori di intervento pubblico: dall'occupazione, all'istruzione, alle relazioni esterne. Il principio di mainstreaming impone quindi che le autorità pubbliche, prima di procedere all'assunzione di una data misura, valutino l'eventuale effetto discriminatorio che essa possa determinare, mirando così ad evitare conseguenze negative e a migliorare la qualità e l'incisività delle proprie politiche. Direttiva 2006/54/CE art 29 Direttiva 2002/73/CE - Comunicazione Commissione Com def.,

14 1.2. Rilevazione diretta Non compilare in caso di Rilevazione indiretta. Indicare la fonte della segnalazione allo Sportello del caso di discriminazione/violenza. Vittima Famiglia della vittima Associazione di immigrati/minoranze Enti pubblici Rete amicale della vittima Altro (specificare sotto) Cittadini 1.3. Rilevazione indiretta Non compilare in caso di Rilevazione diretta. Indicare dove si è reperita l informazione sul caso di discriminazione/violenza. Media: siti internet d informazione Media: quotidiani e carta stampata Media: programmi televisivi e radiofonici Siti internet di enti pubblici e privati Associazioni di immigrati/minoranze Cittadini Social network Altro (specificare sotto) Descrizione del caso e altre informazioni utili Inserire altre informazioni utili rispetto alla modalità di Rilevazione indiretta 14

15 1.4. Inquadramento del caso Sulla base delle informazioni raccolte con la rilevazione del caso, gli Operatori avviamo la fase di approfondimento e di eventuale raccolta di ulteriori informazioni sui fattori legati al caso. Attività di approfondimento sul campo Descrivere brevemente, se del caso, come concretamente sono state approfondite le informazioni per l inquadramento del caso (contatto con la fonte, incontro con la vittima, con il presunto autore della discriminazione violenza, con i testimoni, indagini in loco, interviste, etc.). Indicare quale elementi sono stati acquisiti per la definizione del caso segnalato. Inquadramento sociologico, sociale e culturale del caso di discriminazione/violenza segnalato Descrivere gli elementi di discriminazione e violenza oggetti del caso segnalato, mettendo in evidenza se sussistono o meno reali e concreti fattori discriminatori/violenti contro le donne target del servizio, con la motivazione della posizione assunta. Inquadramento giuridico del caso di discriminazione/violenza segnalato Descrivere gli elementi di discriminazione e violenza oggetti del caso segnalato sotto il profilo giuridico, evidenziando la sussistenza o meno di elementi giuridicamente. Motivare la posizione assunta e ipotizzare le possibili strade di intervento. 15

16 1.5. Esito della fase di gestione del caso A seguito della fase di inquadramento del caso, indicare sinteticamente l esito della fase di gestione del caso segnalato Presa in carico da parte dello Sportello Segnalazione ad altri enti competenti Non sussistono profili di discriminazione/violenza Altro (specificare sotto) 16

17 4. LO SPORTELLO REGIONALE CONTRO LA DISCRIMINAZION E LA VIOLENZA DI GENERE VERSO LE DONNE DI COMUNITA IMMGRATE E DI MINORANZE ETNICHE Il servizio avrà due funzioni importanti, sarà un servizio di ANTI-DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA, attraverso la: - Rilevazione dei casi attraverso diverse fonti (informazione diretta, rassegna stampa e siti internet, testimonianza, etc.). - Gestione dei casi dal punto di vista del profilo giuridico (con il supporto del consulente legale) e sociologico (con il supporto del mediatore linguistico culturale e dell assistente sociale). - Trattamento dei casi: è la fase in cui lo Sportello si adopera per la soluzione del caso, attraverso gli strumenti tecnico-professionali messi in campo dalle diverse figure professionali dell équipe dello Sportello per: (i) accompagnare e orientare la vittima nel suo percorso di tutela dei diritti lesi dal comportamento discriminatorio subito; (ii) promuovere azioni di conciliazione informale delle controversie; (iii) procedere alla segnalazione dei casi ai servizi e alle autorità competenti; (iv) attivare la rete dei servizi, nei caso di violenza. Le possibili modalità di intervento degli operatori dello Sportello sono: (a) Mediazione culturale e sociale; (b) Conciliazione informale; (c) Moral suasion; (d) Orientamento legale (consulenza sulle azioni legali da intraprendere); (e) Segnalazione e/o invio agli enti competenti. Ed un SERVIZIO DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE, attraverso: - L attivazione della rete delle antenne locali per il rilevamento dei casi, che sarà aperta a tutti gli enti pubblici e privati competenti sul territorio regionale; - La mappatura dei casi di discriminazione e violenza di genere contro le donne immigrate e appartenenti a minoranze etniche; - Animazione territoriale per la sensibilizzazione: Bollettino periodico informativo (presentazione dei risultati della mappatura, di casi emblematici, di interviste, etc. Fonti: casistica sportello; casi emblematici; casi da media nazionali, regionali e locali; interviste; etc.); Incontri in loco con comunità immigrate e di minoranze; Altre iniziative di comunicazione sociale. Il servizio opera per garantire ai cittadini/e immigrati/e il rispetto dei seguenti principi fondamentali: 1. parità di trattamento fra le persone a prescindere della loro origine etnica e la loro razza; 2. il diritto all occupazione/lavoro nonché agli avanzamenti di carriera; 17

18 3. l accesso a tutti i tipi di e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale; 4. il diritto all assistenza sanitaria; 5. l esigibilità delle prestazioni sociali; 6. il diritto all istruzione; 7. il diritto all accesso a beni e servizi e alla loro fornitura, incluso l alloggio. Le priorità del servizio sono quelle legate a promuovere la parità di trattamento e rimuovere le condotte discriminatorie e i loro effetti pregiudizievoli. Inoltre, il servizio antidiscriminazione e violenza promuove anche la conoscenza degli strumenti di tutela antidiscriminazione introdotti con il recepimento, da parte dell Italia, delle normative Europee che si indirizzano in tal senso. Il servizio ha l obiettivo di intervenire su tutte le forme di discriminazioni razziale: 1. discriminazioni dirette; 2. discriminazioni indirette; Le prestazioni che il servizio intende erogare alle vittime sono: 1) Moral suasion; 2) tutela legale e consulenza giuridica (azione civile antidiscriminazione - tutela giurisdizionale art. 44 del Dlgs 286/98); 3) mediazione sociale e culturale. 4) conciliazione informale Con il fine di tutelare la vittima, il servizio antidiscriminazione e violenza prevede la seguente organizzazione al suo interno: settore di rilevazione dei casi; settore di gestione e trattamento dei casi. Il settore di rilevazione dei casi è gestito dall assistente sociale coordinatore del servizio che si occuperà di: 1. strutturare un contesto relazionale che faciliti la vittima nel rivelare quei comportamenti che ritiene lesivi dei propri diritti offrendo uno spazio fisico e psicosociale protettivo e tutelante; 2. aiutare la vittima, una volta rivelato il comportamento discriminatorio subito, nel rielaborare il trauma subito da quei comportamenti lesivi della propria personalità; 3. accogliere la segnalazione di discriminazione valutandone la congruità rispetto al comportamento lesivo dei diritti della persona, differenziandola tra gli eventi pertinenti (nei quali la discriminazione lamentata è stata valutata dal servizio come reale) eventi non pertinenti 18

19 (nei quali la discriminazione lamentata è stata percepita esclusivamente dal segnalante, pertanto non si ritiene di dover proseguire nell azione di tutela); 4. valutare se ricorrono i presupposti di una condotta discriminatoria, diretta o indiretta, e la possibilità di attivare le procedure più adeguate a tutelare i diritti lesi; 5. predisporre il progetto di tutela e protezione della vittima di discriminazione diretta ed indiretta; 6. collaborare con le altre istituzioni del territorio alla realizzazione del progetto di tutela e protezione della vittima di discriminazione (UNAR, Questura, Prefettura, Tribunale, Procure, ecc.); 7. verificare il buon andamento dell intervento di tutela intrapreso a protezione della vittima. Il settore di gestione e trattamento (tutela e protezione) è gestito dal consulente legale e dal mediatore culturale che si occuperanno di: condividere con il coordinatore del servizio la strutturazione del progetto di protezione e tutela della vittima di discriminazione; fornire consulenza sui diritti della persona rispetto al settore nel quale si è rilevata la discriminazione; informare la vittima su eventuali ed ulteriori diritti di cui può beneficiare; mettere in contatto il servizio con le istituzioni e le associazioni che si occupano, a vario titolo, di tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze etnico culturali; sostenere la vittima, mettendole a disposizioni ogni strumento utile (modulistica, brochure, leggi, ecc.), nell azione di tutela che risulta essere adeguata per tutelare i diritti lesi da comportamento discriminatorio subito; accompagnare la vittima presso Enti, laddove tale aspetto, risulta essere importante per tutelare ulteriormente i diritti lesi della persona discriminata; fornire consulenze alla vittima rispetto agli interventi di tutela dei diritti lesi, orientare la vittima di discriminazione rispetto all adozione di comportamenti più adeguati a tutelare il proprio stato di salute psicofisico. Le figure professionali del servizio sono: n. 1 assistente sociale coordinatore; n. 1 mediatore culturale; n. 1 consulente legale. 19

20 L assistente sociale si occuperà di: 1. rilevare, attraverso colloqui individuali, la discriminazione di cui è stata vittima la persona appartenente ad una minoranza etnico culturale; 2. di valutare, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie, la congruità della situazione di pregiudizio rivelata dalla vittima rispetto ad una condotta discriminatoria realmente subita (eventi pertinenti, eventi non pertinenti ed eventi dubbi); 3. di condividere, in equipe, il progetto di protezione e tutela più adeguato a tutelare i diritti della persona lesa dal comportamento discriminatorio; 4. di raccordarsi, con eventuali partner istituzionali e non, per rendere operativo, laddove si rendesse necessario, il percorso di accompagnamento della vittima nel suo percorso di tutela giurisdizionale e/o amministrativo; 5. di promuovere il coinvolgimento degli altri operatori dell equipe, nelle modalità e nei termini che riterrà più adeguati per soddisfare i bisogni di tutela della vittima. Il consulente legale si occuperà di: 1) fornire consulenze specifiche sulle procedure giurisdizionali e amministrative di tutela dei diritti lesi alle persone immigrate ritenute vittime di comportamenti discriminatori; 2) promuovere la presa di consapevolezza della vittima rispetto alle opportuna di tutela che l ordinamento giuridico garantisce rispetto al tipo di discriminazione subita; 3) favorisce il raccordo, con il coinvolgimento del coordinatore del servizio, con le associazioni legittimate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ad agire in giudizio a tutela dei diritti della vittima (UNAR, ecc.); 4) collabora, con il coordinatore del servizio, nella stesura degli interventi che rientrano nell ottica di tutela della moral suasion. Il Mediatore culturale si occuperà di: 1) facilitare la vittima nell accesso al servizio al fine di favorire la presa in carico della persona; promuovere il raccordo delle associazioni di categoria con il servizio al fine di favorire la rilevazione territoriale dei casi di discriminazione che, ad oggi, risultano essere non tutelati; 2) accompagnare la vittima, eventualmente fosse ritenuto necessario, nelle varie sedi istituzionali e non; 3) effettuare consulenze di mediazione sociale e culturale. 20

21 Il servizio si prefigge, tra gli obiettivi prioritari, di prevenire i fenomeni discriminatori sul territorio promuovendo il raccordo con gli enti istituzionali preposti (consigliera di parità regionale e Provinciale e i comitati comunali) ad intervenire attraverso misure specifiche (azioni positive) per contrastare, il più possibile, il dilagare del fenomeno oggetto di studio. 21

22 6. LA PROMOZIONE DELLO SPORTELLO REGIONALE La promozione dello Sportello è avvenuta in più step ed ha interessato tutte i media a disposizione: Conferenza stampa 1. presentazione dello Sportello attraverso una conferenza stampa in cui l Assessore regionale con delega alle Pari Opportunità ha firmato una convenzione con il direttore della USL di Pescara in merito alla collaborazione avviata. Era presente anche la Consigliera di parità regionale Web 2. elaborazione di una mailing list con tutti gli addetti ai lavori ed invio della locandina informativa dello Sportello al fine di diffondere l apertura del servizio in maniera capillare 3. pubblicazione di un banner informativo sulle testate giornalistiche on line maggiormente linkate 4. pubblicazione della locandina informativa sui portali istituzionali dei partner del Progetto e sui siti più visitati dalle minoranze etniche provenienti dai paesi dell area adriatica 5. pubblicazione su YouTube (pagina della Regione Abruzzo) dell intervista informativa sullo Sportello del responsabile dell Ufficio Pari opportunità della RA Tv locali 6. messa in onda sulle emittenti regionali più viste della conferenza di presentazione dello Sportello regionale Quotidiani 7. pubblicazione sulla cronaca regionale del quotidiano Il Tempo ed Il Messaggero della locandina informativa sullo Sportello regionale. 22

23 23 Locandina informativa:

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