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1 12/ 05/2014 Relazione su esperienze di insegnamento con soggetti portatori di handicap: metodologie applicative per cui ci si candida Premetto che non ho avuto nessuna esperienza con i diversamente abili a parte averli visti in gara alla 1^ Coppa Italia svoltasi a Torino, dove io però non ho purtroppo arbitrato nel tatami dove i diversamente abili gareggiavano. Una cosa mi ha colpito, di un ragazzo in particolare (credo fosse tetraplegico), ovvero l'attaccamento al suo Maestro e questo a dimostrazione che il suo Maestro tratta gli allievi con difficoltà come è giusto che sia, ovvero li considera come tutti gli altri allievi; mi ricordo che lo stesso ragazzo, ad un aggiornamento arbitri, volle partecipare con il suo Maestro poiché raggiunto il grado di cintura nera voleva intraprendere il percorso arbitrale, poi onestamente non so se abbia continuato questo percorso, ma mi stupì la volontà di questo ragazzo che non si fermava davanti a nulla pur di raggiungere gli obbiettivi che si poneva. Mi è capitato di trovarmi in diverse manifestazioni dove interrompevano la gara per fare esibire ragazzi e ragazze in carrozzina nell'esecuzione di un kata, ed è veramente un esperienza unica vedere come questi ragazzi con le loro difficoltà riescano ad esprimere la vera essenza del karate. Tutti i disabili non dovrebbero essere trattati come persone diverse o di serie C ma vanno considerati per ciò che sono, quindi un adulto deve essere trattato come tale, così come un bambino deve essere trattato in egual misura agli altri bambini; ne consegue che non si deve essere troppo protettivi nei loro confronti, ma è necessario farli integrare agli altri. È vero che queste persone hanno un problema, ma questo va individuato e ci si deve adeguare di conseguenza. Ci sono molti tipi di diversità nelle abilità, e queste possono essere 1

2 classificate in due livelli: 1 disagi lievi quali - problemi fisici derivanti da patologie muscolo scheletriche minori - problemi legati alla postura - problemi legati all'alimentazione - problemi legati all'insonnia - problemi legati alla sfera comportamentale - problemi legati all'ansia, alla difficoltà di mantenere l'attenzione o a relazionarsi con l'ambiente circostante - problemi legati all'aggressività o ad atteggiamenti violenti. Tali disagi o patologie comportano grande difficoltà per l'individuo a condurre una vita sana e ricca di piacevoli sensazioni quale dovrebbe essere. Il karate, attivando fattori emozionali e motivazionali, è in grado di offrire in moltissimi casi il necessario supporto e l'aiuto al superamento delle personali difficoltà. 2 disagi gravi quali - sindrome di Down - sindromi debilitanti che richiedono particolari attenzioni ma che consentono una lievissima e dolce attività motoria - problemi di deambulazione lievi o gravi (persone paraplegiche, con mancanza di uno o più a arti, persone con accompagnamento) - handicap legati al comportamento e all'inserimento - forme gravi di emicrania o cefalea (durante un attacco impedisce la partecipazione all'attività) - forme debilitanti psicologicamente come la psoriasi, malformazioni o altre patologie non contagiose - cecità, sordità, mutismo ed altri tipi di disagio derivati da disabilità grave. Il karate, in tutti questi casi di disagi sia lievi che gravi, aiuta a migliorare la mobilità motoria e l'apprendimento, e di conseguenza l'attenzione, ma soprattutto aiuta ad accrescere l autostima. E necessario avere una metodologia di allenamento diversa a seconda della gravità del disagio; un esempio di metodi tipo potrebbero essere i seguenti:

3 Percorso Passivo - ascoltare suoni e reagire in base ad essi, come suoni, voci, versi di animali, strumenti musicali - imparare a concentrarsi lavorando sui suoni, sui colori, sui rumori, su varie forme e sugli odori - annusare, percorso olfattivo - guardare, come ad esempio colori ed immagini policromatiche - toccare, studio delle sensazioni attraverso il tatto, il freddo, il caldo, il rigido, il morbido Percorso attivo - emettere suoni con la voce, suoni personali o versi di animali - comunicare con il corpo e con gli occhi, o con qualsiasi parte del nostro corpo - gesticolare liberamente alla percezione di suoni, odori, rumori, azioni - assumere posizioni con il corpo (per imitazione). Questo tipo di lavoro deve essere svolto in modo progressivo e diviso per gradi di difficoltà e concetti da trasmettere, ricordandoci sempre che non tutti i metodi valgono per tutti anche perché ogni persona diversamente abile o normodotata che sia apprende in maniera diversa. Karate e Sindrome di Down Con persone affette da Sindrome di Down è necessario moderare l'insegnamento, come ad esempio le tecniche di braccia, di gambe e colpi vari, e si deve altresì insegnare con cautela affinché si capisca l'importanza della protezione del proprio corpo dai possibili pericoli di collisione, anche nella vita quotidiana, enfatizzando quindi le parate e le cadute. 3

4 Si devono altresì insegnare tutte quelle posizioni finalizzate ad aiutare e correggere la postura, aiutando così ad assumere una corretta mobilità e motricità. Un primo approccio con persone affette da Sindrome di Down è certamente quello vocale, ponendo molta attenzione ad assumere un tono di voce calmo e pacato, assicurandosi di non essere troppo rigidi ma neanche troppo amiconi, ci si deve guadagnare il loro rispetto, la loro fiducia e anche la loro amicizia, ovviamente contraccambiando ciò che chiediamo. Per nessun motivo bisogna essere aggressivi o stimolare la competizione tra allievi. Con persone affette da Sindrome di Down non si dovrebbe porre, come unico scopo dell allenamento, la gara o l'agonismo, ma si dovrebbe far scoprire loro il karate come scopo per essere utili agli altri e per aiutare lo sviluppo di se stessi. È indispensabile avere un contatto fisico non duro o rigido in modo da non trasmettere rigidità o durezza, ma dobbiamo mantenere un contatto morbido e dolce in modo da eliminare tensioni fisiche e non. L utilizzo di esercizi didattico sportivi sullo sviluppo dei cinque sensi, lo studio di una corretta respirazione e postura e soprattutto delle posizioni di base, sono necessari per permettere al corpo di sfruttare tutte le sue potenzialità; si possono aiutare i più bisognosi insegnando ad esempio una posizione di karate quale la posizione Kiba Dachi, posizione che può essere assunta da un persona con Sindrome di Down allo scopo di aiutare una persona a rialzarsi da terra dopo una caduta. Un ottimo risultato lo si ottiene associando le tecniche di karate alla musica, questo metodo è un elemento di indiscutibile aiuto nella didattica per l'acquisizione del senso ritmico e per alleviare la tensione degli stessi ascoltatori, lo si usa anche con persone affette da Sindrome di Down per regolarizzare l'andatura in maniera simmetrica, ad esempio ascoltando un brano musicale ritmico possiamo insegnare a camminare a ritmo della musica stessa.

5 Karate con persone tetraplegiche e paraplegiche Con queste persone si potrà sviluppare un lavoro a terra utilizzando giochi e attività che portano ad assimilare anche semplici tecniche di difesa personale. Sono molto importanti gli obbiettivi da raggiungere avvalendosi dell'aiuto dello studio sulla respirazione e dell utilizzo della musica, affinchè la persona giunga all'accettazione completa di se stessa e quindi alla ricostruzione della sua integrità psicologica e morale. Come primo approccio può essere valido quello utilizzato con le persone affette dalla Sindrome di Down, quindi sarà vocale, si parlerà con un tono di voce calmo e pacato trasmettendo così un senso di sicurezza; mai interromperlo se cerca di comunicare, soprattutto se parla del suo disagio, ma cercare di intuire il più possibile il senso del suo disagio. Un secondo approccio riguarda il contatto fisico, solitamente con le mani si cerca una sorta di comunicazione dolce ma allo stesso tempo sicura e decisa, ma pur sempre pacata. Un terzo approccio è comprendere le potenzialità, i desideri, nonché i limiti della persona rispettandone i confini. Ottimi sono gli esercizi rivolti all'ascolto della musica di diverso genere che stimolano altrettanti stati d'animo, nonché quelli proposti per un corretto studio e sviluppo della respirazione. Sono altresì utili gli esercizi associati all'ascolto del suono nei quali si praticano piccoli movimenti mirati ed eseguiti lentamente sia a terra che seduti o su una carrozzina, sempre secondo la possibilità e capacità motoria della persona. Dal punto di vista sociale è innegabile che per le persone diversamente abili la pratica motoria può avere un utilissimo beneficio, ad esempio una semplice passeggiata è da considerarsi una vera e propria terapia dell'umore e della qualità di vita. Nelle palestre o Dojo possono essere ben inserite persone diversamente abili come ad esempio non vedenti, tetraplegici, 5

6 paraplegici, persone affette da Sindrome di Down, ma sopratutto caratterialmente difficili. Bene si adatta qui l'approccio alle arti marziali, in particolar modo il karate, dove viene insegnata la disciplina, dove si insegna prima a perdere e dopo a vincere, dove prima delle tecniche vengono apprese le posture, le cadute, la respirazione e il controllo del proprio corpo. Il tatami è molto utile con persone diversamente abili, in quanto non solo dà sicurezza in qualsiasi situazione ma abitua il corpo ad essere pronto, in caso di caduta o perdita di equilibrio, ad attutire la caduta senza subire traumi. Un altro fattore molto importante nelle arti marziali è la socializzazione tra diversamente abili e normodotati, situazione che aiuta a confrontarsi da entrambe le parti, aiutando i diversamente abili a superare quelle barriere di disagio sia fisico che psichico che potrebbero avere, ma anche alcuni normodotati a non guardare i diversamente abili con indifferenza, fastidio o addirittura con riluttanza o con compassione; ritengo che il karate aiuti molto a superare queste barriere, barriere che a mio avviso non dovrebbero esistere. Infatti penso che un allenamento aggiunto a settimana unificato per tutti sia l'ideale (un ulteriore allenamento congiunto in aggiunti agli allenamenti ordinari separati, ovvero solo per diversamente abili e solo per normodotati, in modo da potere lavorare nello specifico con entrambi i gruppi), in quanto un diversamente abile nei suoi limiti non ha niente da invidiare a un normodotato; ricordiamoci che anche i normodotati hanno i propri limiti. C. N. 2 DAN ASPIRANTE MAESTRO Ferreri Gaetano

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