Per l Obiettivo n. 1 Migliorare il funzionamento dei mercati vengono proposti 14

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1 OBIETTIVO 1 MIGLIORARE IL FUNZIONAMENTO DEI MERCATI Nota metodologica Per l Obiettivo n. 1 Migliorare il funzionamento dei mercati vengono proposti 14 indicatori: 1. Pil pro-capite in pps 2. Produttività del lavoro nel commercio 3. Produttività del lavoro nel turismo 4. Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali 5. Produttività del lavoro in agricoltura 6. Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto 7. Produttività del lavoro nelle PMI 8. Tasso di natalità delle imprese 9. Investimenti delle imprese (in % del PIL) 10. Capacità di esportare 11. Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività 12. Grado di indipendenza economica 13. Capacità di attrazione di investimenti esteri Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese 89 La banca dati da cui sono stati estratti gli indicatori garantisce una aggiornabilità/reperibilità costante nel tempo, in quanto è stata elaborata dall Istat in riferimento al progetto Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali in accordo con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (DPS) del Ministero dello Sviluppo Economico per il monitoraggio del quadro Comunitario di Sostegno (QCS) Il Pil pro-capite deriva invece dalla banca dati Conti economici regionali. Gli indicatori offrono una visione d insieme sul sistema produttivo regionale. Si precisa che, in riferimento al set di indicatori relativi alla produttività del lavoro nei vari settori, i valori presentati in questo Rapporto, a partire dal 2000 in poi, sostituiscono integralmente quelli pubblicati nella precedente edizione, a seguito di una complessa revisione metodologica e definitoria realizzata dall Istat e che ha riguardato tutti gli aggregati di contabilità nazionale. Nel dettaglio, si è passati da un sistema di deflazione a base fissa ad un sistema basato sui prezzi dell anno precedente e la costruzione di serie concatenate con anno di riferimento A causa del mancato aggiornamento dei dati per questo indicatore, lʼanalisi di dettaglio si riferisce ai dati utilizzati nel precedente Rapporto (2007).

2 Breve sintesi 90 Gli indicatori esaminati nell ambito dell obiettivo 1 Migliorare il funzionamento dei mercati mostrano nel complesso un buon posizionamento del Lazio in termini di competitività del sistema produttivo regionale rispetto alle altre regioni italiane. Il Lazio, infatti, si posiziona per quasi tutti gli indicatori proposti al di sopra della media nazionale, ad eccezione della produttività del lavoro in agricoltura, che comunque si attesta su un livello quasi pari a quello registrato in Italia, e degli indicatori relativi alle performance esportative. Premesso che l export laziale incide sul prodotto interno lordo per circa il 7%, la quasi totalità del commercio estero del Lazio è rappresentato dal settore manifatturiero (chimico-farmaceutico, mezzi di trasporto, macchine elettriche e prodotti petroliferi). Questo viene confermato dal valore positivo dell indicatore relativo alla capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività. Il saldo negativo tra import ed export conferma il forte grado di dipendenza economica dall estero del Lazio. Per quanto riguarda la produttività del lavoro, nel Lazio il valore aggiunto aziendale per addetto nelle piccole e medie imprese è superiore a quello medio nazionale ed è cresciuto di più nell ultimo periodo. Si osserva, però, in molti comparti economici un rallentamento della produttività, in alcuni casi un peggioramento. Questo fenomeno potrebbe essere interpretato con riferimento alla crescita del numero degli occupati avvenuta negli ultimi anni anche per le riforme introdotte nel mercato del lavoro 18. Rimanendo pressoché invariato il valore aggiunto prodotto, questo ha comportato, dunque, un abbassamento dell indicatore della produttività. Si è registrata una espansione occupazionale soprattutto in quei settori del terziario avanzato che caratterizzano l economia laziale. L ultimo indicatore Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese, rispecchia in parte l evoluzione della struttura produttiva regionale che negli ultimi anni si è incentrata in larga parte sul settore dei servizi; in particolare, quelli legati alle attività immobiliari e imprenditoriali occupano un peso del 20% circa sui servizi destinati alla vendita. Da segnalare, inoltre, la scarsa intensità di accumulazione del capitale che registra valori inferiori di circa 4 punti percentuali alla media nazionale. 18 Per una migliore interpretazione del fenomeno occorrerebbe un approfondimento dellʼanalisi e una lettura qualitativa del dato, associandolo ad altri fattori, come per esempio, allʼemersione dal lavoro irregolare, al monte ore lavorato (potrebbero essere aumentati i lavoratori, ma con orario part time, quindi il monte ore lavorato sarebbe rimasto invariato).

3 OBIETTIVO 1. MIGLIORARE IL FUNZIONAMENTO DEI MERCATI INDICATORE DI RIFERIMENTO Pil pro-capite in pps Produttività del lavoro nel commercio Produttività del lavoro nel turismo Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali Produttività del lavoro in agricoltura Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto Produttività del lavoro nelle PMI Tasso di natalità delle imprese Intensità di accumulazione del capitale Capacità di esportare VALORE LAZIO RISPETTO ITALIA ANDAMENTO LAZIO RISPETTO ITALIA QUADRANTE RALLENTAMENTO RALLENTAMENTO RALLENTAMENTO ECCELLENZA RECESSIONE RALLENTAMENTO ECCELLENZA RALLENTAMENTO MIGLIORAMENTO RECESSIONE Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività ECCELLENZA Grado di indipendenza economica RECESSIONE Capacità di attrazione di investimenti esteri Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese ECCELLENZA ECCELLENZA 91

4 Politiche regionali per le attività produttive 92 In questo paragrafo si riportano i principali obiettivi che la Regione Lazio intende perseguire nei prossimi anni, con l indicazione degli interventi da realizzare a favore del sistema produttivo regionale. Il Quadro Strategico Nazionale prevede che ogni Regione definisca la strategia della politica regionale unitaria in un Documento Unitario di Programmazione (DUP). Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, il 4 marzo 2008, il Documento di Politica di sviluppo unitaria , in base al Documento strategico preliminare, approvato nel marzo del 2006, e alla legge finanziaria regionale del dicembre dello stesso anno, nelle more dell assegnazione delle risorse FESR e FAS, ha istituito i capitoli di anticipazione di spesa per le annualità , con il conseguente recupero delle risorse all atto della formale assegnazione delle medesime. Questa azione di programmazione, declinata e precisata nei DPEFR degli ultimi due anni, è inoltre alla base della predisposizione del Programma Operativo Regionale (POR), che la Commissione europea ha adottato con decisione C(2007) 4584 del 2 ottobre L obiettivo globale riguarda, in sintesi, la promozione di uno sviluppo ecologicamente compatibile, equo, inclusivo, rispettoso dei diritti della persona e delle pari opportunità, finalizzato a rafforzare la competitività del sistema Lazio e si articola su tre priorità di intervento (Assi), a loro volta declinati in obiettivi specifici, che costituiscono il riferimento costante per l attuazione della politica regionale unitaria: PRIORITÀ (ASSI) DELLE POLITICHE UNITARIE DI SVILUPPO OBIETTIVI SPECIFICI Ricerca, Innovazione e rafforzamento della base produttiva Ambiente e prevenzione dei rischi Rafforzare la competitività del sistema produttivo attraverso la promozione della ricerca, dellʼinnovazione e del trasferimento tecnologico Garantire le condizioni di sostenibilità ambientale preservando e valorizzando le risorse naturali, culturali e paesaggistiche per migliorare la qualità della vita e lʼattrattività del territorio Accessibilità Promuovere una mobilità integrata e sostenibile e una società della conoscenza inclusiva per una maggiore efficienza del sistema Lazio Fonte: Regione Lazio Le risorse pubbliche destinate si attestano complessivamente su milioni, ripartiti in 345 milioni alla ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva (160 per la ricerca industriale, 114 per le PMI, 35 per l innovazione e 35 per lo sviluppo sostenibile), 745 milioni all ambiente (74 per l efficienza energetica e le fonti rinnovabili, 68 per la prevenzione del rischio ambientale, 350 per le risorse idriche, 140 per l ottimizzazione del ciclo dei rifiuti, 5 per la biodiversità e 107 per il patrimonio artistico), 977 milioni per l accessibilità

5 (810 per la mobilità sostenibile integrata, 77 per la diffusione delle TIC, 10 per il marketing territoriale e 80 per il miglioramento tecnologico delle strutture sanitarie). La Giunta regionale ha approvato gli indirizzi programmatici relativi alla individuazione dei settori strategici sui quali avviare la selezione delle operazioni delle modalità attuative dell Asse I (Ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva) e delle attività dell Asse II (Ambiente e prevenzione dei rischi), destinando risorse finanziarie per complessivi 283,5 milioni di euro. Sono state inoltre approvate le modalità attuative, contenenti i dettagli relativi al contenuto tecnico delle operazioni cofinanziabili, alle spese ammissibili, alle procedure amministrative, tecniche e finanziarie, nonché la scheda relativa alla descrizione della procedura di accesso integrato alle agevolazioni. E possibile leggere questi dati alla luce degli obiettivi della strategia di Lisbona, ed in particolare del già citato Programma Nazionale di Riforma italiano, degli orientamenti integrati, delle priorità individuate dal Consiglio europeo e delle raccomandazioni per l Italia così come definite nelle conclusioni del Consiglio europeo di primavera 2008 per il nuovo ciclo ( ). Va ad ogni modo precisato come le conclusioni del Consiglio europeo abbiano come destinatari gli Stati membri, e non sempre è possibile o agevole ricondurre i messaggi lì presenti (si pensi alle indicazioni macroeconomiche) alle funzioni istituzionali dell ente regionale; pertanto, nell analisi seguente si farà riferimento solamente alla parte delle conclusioni rilevante per il livello regionale. Nell ambito del miglioramento del funzionamento dei mercati, la Commissione europea ha individuato, tra gli orientamenti integrati, la necessità di creare un contesto imprenditoriale più competitivo e promuovere l iniziativa privata mediante una migliore regolamentazione, specificando, negli indirizzi di massima, la necessità di migliorare la regolamentazione e di ridurre l onere amministrativo per le imprese. In questo ambito, la Regione Lazio, tra l altro, prevede: l attuazione della legge regionale n. 1/2008, concernente "Norme generali relative alle agenzie regionali istituite ai sensi dell'art. 54 dello Statuto", mediante l adozione dei regolamenti autorizzati e degli atti amministrativi di competenza, nell'ambito del più ampio procedimento di riorganizzazione degli enti pubblici dipendenti dalla Regione; la promozione di una legge regionale di razionalizzazione e di ottimizzazione dei vari livelli di governo locale; la promozione, nel quadro delle priorità e degli obiettivi di riduzione degli oneri amministrativi del 25 per cento entro il 2012 stabiliti dal Consiglio europeo, di una legge regionale che, ponendosi in una logica preminente di semplificazione per i cittadini, per le imprese e per le libere professioni, garantisca la gestione efficace ed efficiente delle funzioni e dei procedimenti amministrativi degli enti pubblici regionali, ai vari livelli di governo; l approvazione di una legge regionale finalizzata al riordino del sistema delle II.PP.A.B. per il loro efficiente inserimento nell ambito nel sistema degli enti dipendenti regionali e nel quadro della programmazione dei servizi socio-sanitari e assistenziali della Regione; il monitoraggio delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e il proseguimento e l implementazione dell'attività di vigilanza sulle II.PP.A.B. e sulle Fondazioni di diritto privato; il completamento del processo di estinzione delle II.PP.A.B. non più attive e ex E.C.A.; la realizzazione di un modello statistico e di una banca dati degli enti territoriali ed, in 93

6 particolare, dei bilanci comunali in grado di individuare i diversi livelli di ricchezza e la relativa distribuzione sul territorio regionale e i trasferimenti regionali; il rafforzamento del ruolo del Consiglio regionale dell economia e del lavoro (CREL) quale luogo di confronto e di concertazione tra le istituzioni pubbliche, le forze economiche e sociali, le organizzazioni sindacali e le autonomie funzionali, nella fase di elaborazione degli atti normativi e degli atti generali e settoriali relativi alla programmazione economico-sociale e territoriale regionale, nonché degli interventi di rilevante interesse per lo sviluppo sostenibile della Regione; l approvazione di una legge regionale recante disposizioni per la realizzazione, il contenimento e la trasparenza della spesa pubblica relativa agli organi di amministrazione ed ai collegi sindacali delle società a partecipazione regionale; il rafforzamento del ruolo del Consiglio delle autonomie locali (CAL), istituito presso il Consiglio regionale, quale organismo di rappresentanza istituzionale del sistema delle autonomie locali del Lazio nonché di consultazione, di concertazione e di raccordo tra la Regione e gli enti locali; la predisposizione di una legge speciale per i piccoli comuni per assicurare il pieno esercizio delle funzioni amministrative, in un quadro di semplificazione procedimentale, e di attuazione dell'egovernment; la predisposizione di una legge di riordino delle università agrarie; l espletamento delle procedure connesse al progetto per la concessione dei contributi finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali per i comuni soggetti a vincoli per servitù militari. 94

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8 Indicatore 1 1 RALLENTAMENTO Tasso di crescita dell indicatore Pil pro-capite in pps 96 Il Prodotto Interno Lordo è un indicatore del livello del reddito nazionale, è quindi il risultato finale dell'attività produttiva delle unità residenti. Espresso a prezzi correnti è pari alla somma dei valori aggiunti ai prezzi di mercato delle branche, diminuita dei servizi imputati del credito e aumentata dell'iva e delle imposte indirette sulle importazioni. Il Pil a parità di potere di acquisto (PPS - Purchasing Power Standards) è il modo di esprimere i dati relativi al prodotto interno lordo nelle comparazioni internazionali, al fine di eliminare le distorsioni indotte da differenti livelli di prezzi: è calcolato come la media pesata dei prezzi di un paniere di beni e servizi che sono omogenei, comparabili e rappresentativi di ogni Paese membro dell'unione Europea. Il Pil pro capite è calcolato in relazione alla popolazione: è una semplice media derivante dalla sommatoria del valore di tutti i beni e servizi prodotti in un Paese destinato alla vendita, diviso per il numero degli abitanti. In Italia nel 2006 la regione con il Pil pro capite più elevato è la Valle d Aosta con poco meno di 33mila euro, seguita da Lombardia ( euro), Trentino Alto Adige ( euro), Emilia Romagna ( euro) e Lazio ( euro). Il Lazio, quindi, si posiziona insieme alle regioni del Centro-Nord (eccetto l Umbria) in cima alla classifica nazionale, superando di gran lunga la media italiana, pari a circa 25mila euro. Le regioni meridionali si collocano al di sotto della media italiana, con Sicilia ( euro), Puglia ( euro), Campania ( euro) e Calabria ( euro) ferme a circa la metà del Pil pro capite delle regioni più virtuose. Analizzando il periodo compreso tra il 2005 e il 2006, si osserva un miglioramento dell indicatore sia a livello nazionale (+3,1%) che a livello regionale (+1,2%). Analizzando l evoluzione dell indicatore dal 2000, come evidenziata dal grafico del trend, si osserva una crescita nel Lazio pari a +23,4% contro una crescita a livello nazionale del +19,7%: il Pil pro capite regionale, dunque, è passato da poco più di 24mila euro nel 2000 a circa 30mila euro nel 2006, mentre quello italiano da quasi 20mila euro a poco più di 25mila euro. Il Lazio, avendo riportato un valore maggiore e una variazione positiva minore maggiore rispetto al valore Italia, si colloca nel quadrante rallentamento insieme a Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Liguria.

9 Tab., Graf Pil pro-capite in pps Prodotto interno lordo pro capite a parità di potere d'acquisto ANNI REGIONI RANK 2006 VAR. % VAR. % Valle DʼAosta ,8 20,5 Lombardia ,1 17,0 Trentino Alto Adige ,7 14,4 Emilia Romagna ,0 14,1 Lazio ,2 23,4 Veneto ,3 17,6 Friuli Venezia Giulia ,4 22,7 Piemonte ,0 16,9 Toscana ,0 20,0 Liguria ,2 19,8 Marche ,6 20,3 Italia ,1 19,7 Umbria ,5 17,9 Abruzzo ,7 12,8 Sardegna ,4 23,9 Molise ,3 21,5 Basilicata ,4 21,2 Sicilia ,6 Puglia ,3 19,4 Campania ,4 23,5 Calabria ,1 24,8 97 Fonte: Istat, Indagine Multiscopo BAS miglioramento eccellenza FVG Var. % (Y=3,1) CAM PUG SIC CAL MOL SAR ABR UMB MAR LIG PIE TOS VEN LOM EMI AOS TAA recessione Anno 2006 (X=25.032) rallentamento LAZ

10 Indicatore 2 1 RALLENTAMENTO Produttività del lavoro nel commercio Tasso di crescita dell indicatore 98 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come E'il numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard, che rappresenta la quantità di lavoro prestato nell'anno da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestato da lavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio lavoro). Particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (definita come produttività). Riferimento più significativo è, in tal senso, la misurazione della variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto del settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa sulle ULA dello stesso settore. Il Lazio si posiziona in cima alla classifica nazionale subito dopo la Lombardia (circa 47mila euro per occupato) e il Trentino Alto Adige (42.600), assumendo nel 2006 un valore dell indicatore pari a euro per occupato. Il valore aggiunto del commercio in Italia è pari a euro per occupato. Analizzando l evoluzione dell indicatore negli ultimi 6 anni, nel Lazio si osserva una variazione negativa pari a -6,2%, mentre in Italia la variazione, pur negativa, è stata meno significativa (-3,0%). Il grafico del tasso di crescita evidenzia, in particolare, un forte peggioramento tra il 2001 ed il 2003 (-5,7%; -7,7% rispetto al 2000), seguito da una lenta ripresa, particolarmente incerta a livello regionale, che cresce nel 2004 (+3,7% rispetto al 2003), per poi contrarsi di nuovo nel 2005 (-1% rispetto al 2004) e nel 2006 (-1,1% rispetto al 2005). Il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante rallentamento, insieme a Piemonte e Lombardia. Questo perché, seppur abbia riportato nell ultimo anno un valore dell indicatore superiore a quello registrato dall Italia, ha subito una variazione negativa maggiore rispetto alla variazione media nazionale.

11 Tab., Graf Produttività del lavoro nel commercio Valore aggiunto del settore Commercio all'ingrosso e al dettaglio sulle ULA dello stesso settore (Migliaia di euro; valori concatenati; anno di riferimento 2000) REGIONI ANNI RANK Lombardia 49,7 49,2 49,2 46,9 46,7 48,2 47,2 1-1,9-4,9 Trentino Alto Adige 41,7 41,6 40,6 39,2 42,0 42,8 42,6 2-0,4 2,2 Lazio 44,4 45,0 43,5 41,0 42,5 42,1 41,7 3-1,1-6,2 Veneto 41,3 41,4 39,2 38,7 41,4 41,4 41,2 4-0,3-0,1 Piemonte 39,0 39,3 38,5 38,0 39,0 39,6 38,9 5-2,0-0,4 Emilia Romagna 40,4 40,7 38,5 36,6 38,1 38,5 38,6 6 0,3-4,5 Italia 39,6 39,8 38,7 37,4 38,4 38,7 38,4-0,6-3,0 Toscana 36,2 37,1 37,9 36,7 38,5 38,8 38,4 7-1,0 6,1 Valle DʼAosta 37,1 37,9 36,3 32,4 35,0 36,7 37,4 8 2,1 0,9 Liguria 37,4 38,0 36,7 36,3 37,9 38,6 37,3 9-3,4-0,5 Friuli Venezia Giulia 37,8 38,2 37,4 35,5 36,9 38,0 37,1 10-2,5-2,0 Marche 36,8 36,6 37,7 35,0 34,6 34,6 34,9 11 0,8-5,3 Umbria 34,6 34,6 35,6 34,3 33,3 34,5 34,2 12-0,7-1,2 Basilicata 33,5 33,5 32,6 32,3 32,4 32,1 32,4 13 1,2-3,2 Sardegna 33,0 34,6 31,4 32,4 32,7 32,0 32,4 14 1,0-2,0 Abruzzo 32,9 32,4 32,0 31,3 32,9 32,8 32,3 15-1,5-1,9 Campania 33,7 33,5 31,1 30,6 31,3 31,1 31,6 16 1,6-6,3 Puglia 33,1 33,2 30,8 30,2 29,8 30,5 30,9 17 1,5-6,6 Sicilia 31,6 32,7 31,2 30,0 30,5 29,2 30,0 18 2,8-5,0 Molise 33,5 33,9 31,0 30,1 29,5 28,9 29,7 19 2,7-11,5 Calabria 32,4 32,6 31,1 29,5 29,8 28,9 29,1 20 0,8-10,2 99 Fonte: Istat, Conti economici territoriali SIC MOL miglioramento eccellenza AOS Var. % (Y=-0,6) CAL CAM PUG BAS SAR ABR UMB MAR TOS EMI VEN AZ TAA PIE LOM FVG recessione LIG Anno 2006 (X=38,4) rallentamento

12 Indicatore 3 1 RALLENTAMENTO Tasso di crescita dell indicatore Produttività del lavoro nel turismo 100 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come E'il numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard). Particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (o produttività) e la misurazione della variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto del settore alberghi e ristoranti sulle ULA dello stesso settore. Nel 2006 il Lazio, con oltre 30mila euro di valore prodotto per occupato, si attesta su un livello nettamente superiore rispetto a quello registrato a livello nazionale (28mila euro per occupato). Insieme a Trentino Alto Adige ( euro) e Veneto ( euro), infatti, si colloca tra le prime regioni italiane per valore della produttività nel settore alberghiero. Come è possibile notare dalla tabella, tutte le regioni meridionali si posizionano su un valore inferiore alla media italiana: il Molise, in particolare, registra un valore di euro di valore aggiunto nel turismo per occupato, collocandosi in tal modo in fondo alla classifica nazionale. Analizzando l arco temporale degli ultimi 6 anni, e con la sola eccezione della Campania (+1,0%), emerge una variazione negativa per tutte le regioni italiane, a partire dall Umbria (-24,1%), fino al Piemonte, che registra la variazione più contenuta (-3,9%). Dal grafico del tasso di crescita si nota un deterioramento del trend regionale rispetto al dato medio nazionale, in particolare per il periodo : nel 2002 e nel 2003 il Lazio registra contrazioni, rispetto al relativo anno precedente, superiori al 9%, toccando il picco negativo nel 2004 (-21% rispetto al 2000). Va tuttavia precisato che nel settore turistico qui esaminato ( alberghi e ristoranti ) non si tiene conto di tutte quelle attività che fanno parte dell indotto del turismo. Avendo riportato un valore alto dell indicatore ma una variazione positiva minore rispetto alla media nazionale, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante rallentamento insieme al Veneto.

13 Tab., Graf Produttività del lavoro nel turismo Valore aggiunto del settore del turismo per ULA dello stesso settore (Migliaia di euro; valori concatenati; anno di riferimento 2000) REGIONI ANNI RANK Trentino Alto Adige 37,0 35,2 33,7 31,7 31,1 30,8 32,5 1 5,5-12,2 Lazio 35,9 34,9 31,8 28,9 28,4 29,9 30,3 2 1,5-15,6 Veneto 34,1 33,4 29,4 28,9 29,9 29,6 30,2 3 1,7-11,7 Toscana 32,2 31,8 29,6 27,4 26,7 27,9 29,3 4 5,2-9,0 Piemonte 29,9 28,8 27,4 26,2 26,7 27,7 28,7 5 3,9-3,9 Italia 32,2 31,4 29,0 27,5 27,1 27,2 28,0 3,0-13,2 Friuli Venezia Giulia 33,0 30,8 26,6 26,6 25,9 27,0 27,8 6 3,1-15,8 Liguria 30,3 29,6 28,8 26,8 28,9 27,8 27,7 7-0,2-8,5 Valle D'Aosta 31,5 30,2 25,6 26,8 26,9 27,1 27,4 8 1,4-12,9 Lombardia 32,9 33,1 30,8 28,4 27,5 26,9 27,4 9 1,9-16,8 Campania 26,9 27,3 27,2 27,0 25,7 25,8 27,2 10 5,7 1,0 Emilia Romagna 34,3 33,8 29,0 27,3 27,0 26,0 27,0 11 3,6-21,4 Marche 28,6 28,6 27,8 23,9 26,0 24,6 26,2 12 6,6-8,4 Sicilia 30,2 27,4 27,5 24,8 24,9 24,5 25,8 13 5,2-14,6 Calabria 30,1 28,8 25,8 26,0 23,7 25,0 25,4 14 1,5-15,8 Sardegna 30,8 28,5 25,1 28,0 24,7 24,3 25,3 15 4,3-17,7 Puglia 29,7 28,3 25,9 26,3 24,8 24,9 25,2 16 1,4-15,2 Basilicata 26,4 25,4 24,6 24,8 23,6 24,0 25,0 17 4,0-5,4 Abruzzo 29,1 25,9 26,3 25,4 23,4 24,3 24,5 18 1,1-15,7 Umbria 31,6 30,4 26,6 23,9 24,6 24,4 24,0 19-1,7-24,1 Molise 27,8 26,9 25,4 23,0 21,2 22,6 22,1 20-1,8-20,4 101 Fonte: Istat, Conti economici territoriali miglioramento eccellenza Var. % (Y=3,0) recessione rallentamento Anno 2006 (X=28,0)

14 Indicatore 4 1 Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali ECCELLENZA Tasso di crescita dell indicatore 102 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come E'il numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard). Particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (produttività). Riferimento più significativo è, in tal senso, la misurazione della variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto dei settori "intermediazione monetaria e finanziaria" e "attività immobiliari ed imprenditoriali" sulle ULA dello stesso settore. Il Lazio, nonostante sia caratterizzato dalla forte presenza di terziario avanzato, a livello nazionale si colloca, per quanto riguarda la produttività del lavoro nel settore, in ottava posizione. L indicatore, nel 2006, assume un valore pari a 84,6mila euro per occupato, di circa 3mila euro superiore al valore registrato dall Italia (81,5mila euro). La regione con la produttività del lavoro nel comparto finanziario più elevata è la Valle d Aosta con oltre 101mila euro di valore aggiunto prodotto per occupato. Al di sotto della media nazionale si collocano le regioni del Sud e Friuli Venezia Giulia e Piemonte tra quelle del Nord. Per quanto riguarda l andamento dell indicatore, negli ultimi 6 anni ( ) si osserva una variazione negativa sia a livello nazionale (-10,0%) sia, in misura più contenuta, a livello regionale (-9,2%). Il grafico del tasso di crescita evidenzia, inoltre, che, mentre il deterioramento del valore nazionale è stato costante, il Lazio ha seguito un percorso meno omogeneo, con tassi di crescita superiori (seppur negativi) alla media Italia per il (nel 2002 il Lazio è a-2% rispetto al 2000, a fronte del -4,3% dell Italia), per poi scendere sotto la linea del trend nazionale nel 2005 (-9,7% rispetto al 2000 per il Lazio; -8,5% per l Italia) e di nuovo sopra nel 2006 dove, a fronte del risultato negativo dell Italia (-1,6% rispetto al 2005, -10% rispetto al 2000), il Lazio riporta una variazione positiva (+0,6% rispetto al 2005, -9,2% rispetto al 2000). Il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca pertanto nel quadrante eccellenza insieme a Marche, Emilia Romagna, Veneto e Valle D'Aosta, avendo riportato nell ultimo anno un valore ed una variazione dell indicatore superiori ai corrispettivi nazionali.

15 Tab., Graf Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditorialianno di riferimento 2000 REGIONI ANNI RANK Valle D'Aosta 102,1 105,2 101,7 106,7 105,7 100,8 101,6 1 0,7-0,5 Trentino Alto Adige 109,6 106,9 97,7 97,7 92,8 94,8 92,3 2-2,6-15,7 Liguria 96,1 95,8 94,1 99,2 94,6 93,5 90,0 3-3,7-6,3 Veneto 100,9 98,1 94,5 94,6 92,8 91,0 89,5 4-1,7-11,3 Emilia Romagna 98,0 96,0 93,0 92,6 88,7 88,2 87,1 5-1,3-11,1 Toscana 93,4 94,5 92,7 90,9 89,9 87,7 86,1 6-1,8-7,8 Marche 90,9 91,9 93,1 89,9 88,5 86,8 86,1 7-0,9-5,4 Lazio 93,2 91,1 91,4 90,2 87,3 84,1 84,6 8 0,6-9,2 Lombardia 92,2 90,1 86,0 86,7 86,4 86,0 83,5 9-3,0-9,5 Italia 90,6 88,9 86,7 86,1 84,3 82,9 81,5-1,6-10,0 Friuli Venezia Giulia 85,9 83,3 82,6 78,6 78,1 82,2 81,2 10-1,3-5,5 Abruzzo 91,8 87,9 85,1 86,1 85,0 80,5 78,0 11-3,1-15,1 Sicilia 84,0 81,9 81,6 79,4 78,9 77,9 77,2 12-0,9-8,1 Sicilia 30,2 27,4 27,5 24,8 24,9 24,5 25,8 13 5,2-14,6 Umbria 82,3 82,7 83,1 85,1 80,7 77,2 76,3 13-1,1-7,3 Calabria 85,3 82,2 79,6 81,0 77,8 75,3 74,2 15-1,5-13,0 Sardegna 83,4 80,3 78,6 78,3 75,3 75,3 73,8 16-2,1-11,6 Puglia 79,5 78,9 77,3 77,0 77,3 75,6 73,5 17-2,8-7,5 Molise 78,6 77,3 77,0 76,3 76,1 76,0 71,7 18-5,7-8,8 Basilicata 72,0 77,3 72,4 68,9 65,9 68,1 66,3 19-2,6-7,9 Campania 75,8 74,0 70,8 69,4 67,6 66,1 66,0 20-0,1-13,0 103 Fonte: Istat, Conti economici territoriali miglioramento eccellenza Var. % (Y=-1,6) recessione rallentamento Anno 2006 (X=81,5)

16 Indicatore 5 1 RECESSIONE Produttività del lavoro in agricoltura Tasso di crescita dell indicatore 104 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come E'il numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard). Particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (definita come produttività). Riferimento più significativo è, in tal senso, la misurazione della variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto ai prezzi di base dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura per unità di lavoro. Come evidenzia il grafico sul tasso di crescita, la produttività del lavoro in agricoltura risulta aumentata negli ultimi anni ( ) sia a livello nazionale (+6,6%) che regionale (+8,8%), con un picco nel 2004 (+21% rispetto al 2000). Per quanto riguarda l Italia, infatti, si è passati da quasi 20mila euro di valore aggiunto prodotto per occupato nel 2000 a euro nel 2006, mentre per il Lazio si è passati da poco più di 19mila euro a euro per occupato. Pertanto, nonostante il trend di crescita relativamente sostenuto, la regione risulta ancora indietro rispetto alla media Italia. La regione che nel 2006 riporta il valore dell indicatore più elevato è la Lombardia, con euro di produttività del lavoro in agricoltura. Seguono Umbria ( euro), Toscana ( euro) ed Emilia Romagna (26mila euro). Tutte le regioni del Sud si collocano al di sotto della media nazionale. Il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante recessione insieme a Basilicata, Sicilia, Molise, Puglia, Campania. Questo perché ha riportato nell ultimo anno un valore dell indicatore più basso rispetto a quello nazionale ed ha registrato una variazione negativa maggiore.

17 Tab., Graf Produttività del lavoro in agricoltura Valore aggiunto dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura sulle ULA dello stesso settore (Migliaia di euro; valori concatenati; anno di riferimento 2000) REGIONI ANNI RANK Lombardia 26,5 27,0 26,7 26,0 27,1 27,5 27,5 1 0,1 4,1 Umbria 23,1 20,1 21,8 21,1 26,2 24,2 26,8 2 10,4 16,0 Toscana 21,2 20,6 23,2 22,2 26,6 26,0 26,1 3 0,5 23,1 Emilia Romagna 24,4 24,5 23,1 22,0 26,3 27,0 26,0 4-3,8 6,6 Trentino Alto Adige 20,6 22,4 22,7 21,5 23,0 23,5 25,4 5 8,0 23,2 Veneto 22,5 23,1 21,2 20,0 24,2 26,7 24,8 6-6,8 10,3 Liguria 27,5 24,8 26,3 27,9 27,5 25,7 24,3 7-5,6-11,7 Friuli Venezia Giulia 22,1 21,0 22,2 19,3 21,1 23,1 21,2 8-8,1-4,2 Italia 19,9 19,3 19,4 19,3 22,0 21,8 21,2-2,9 6,6 Lazio 19,1 16,3 17,3 19,1 23,1 21,6 20,8 9-4,0 8,8 Basilicata 16,7 16,0 16,0 15,8 19,6 21,3 19,9 10-6,5 18,8 Sicilia 19,7 17,9 16,6 20,5 21,9 21,5 19,6 11-8,6-0,7 Piemonte 19,0 20,4 20,4 18,5 20,7 18,7 19,4 12 4,0 2,3 Marche 18,6 18,2 19,0 15,6 16,8 19,4 18,8 13-2,8 1,6 Molise 13,3 14,3 15,0 14,9 16,7 19,1 18,5 14-3,1 39,5 Puglia 17,2 14,8 15,7 16,3 19,6 20,4 18, ,1 6,6 Abruzzo 17,8 16,1 16,5 15,8 17,6 18,1 18,0 16-0,9 0,9 Campania 16,5 15,7 17,0 16,5 19,2 18,3 17,4 17-4,7 5,6 Sardegna 15,1 15,8 15,2 15,2 17,7 16,7 16,3 18-2,3 8,3 Calabria 13,5 14,9 14,2 14,6 17,7 14,7 15,2 19 3,6 12,8 Valle D'Aosta 12,6 13,9 15,7 15,0 13,5 12,2 12,3 20 0,9-2,6 105 Fonte: Istat, Conti economici territoriali miglioramento eccellenza Var. % (Y=-2,9) recessione rallentamento Anno 2006 (X=21,2)

18 Indicatore 6 1 RALLENTAMENTO Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto Tasso di crescita dell indicatore 106 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi E'il in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard). Più che il valore assoluto di questo rapporto (definito come prodotto o valore aggiunto pro capite), particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (produttività) e la variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto dell'industria in senso stretto per ULA dello stesso settore. L'industria in senso stretto comprende l'industria estrattiva, manifatturiera e della produzione e distribuzione di energia elettrica, acqua e gas. Il Lazio si posiziona al secondo posto nella classifica nazionale, con un valore dell indicatore pari a 56,7mila euro, dietro la Valle d Aosta (57,9mila euro). Tale valore supera di gran lunga la media nazionale che, invece, si attesta su un valore aggiunto per occupato pari a 48mila euro. Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, e Piemonte si collocano sopra la media nazionale, mentre le regioni del Sud riportano bassi livelli di produttività del lavoro nell industria in senso stretto. Analizzando la variazione percentuale avvenuta nell ultimo anno ( ), si osserva un valore negativo per il Lazio (-2,2%) e positivo per l Italia (+1,6%), mentre, estendendo l analisi agli ultimi 6 anni (2000/2006), si osserva una variazione negativa (Lazio -6,9%, Italia -2,1%). Osservando il grafico del tasso di crescita, si nota come il Lazio registri, rispetto al dato nazionale, un picco di crescita nel 2001 (+6,1%), salvo poi contrarsi tra il 2002 e il 2004 (rispetto all anno precedente, -6,3% e -4,3%) in maniera più marcata rispetto al dato nazionale (-1,4% e -2,2%), riallineandosi al trend italiano nel 2005 per poi tornare a contrarsi sensibilmente nel Avendo riportato un valore alto e una variazione negativa dell indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante rallentamento insieme all Emilia Romagna.

19 Tab., Graf Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto Valore aggiunto dell'industria in senso stretto su ULA dello stesso settore (Migliaia di euro; valori concatenati; anno di riferimento 2000) REGIONI ANNI RANK Valle D'Aosta 47,0 46,9 48,7 51,4 53,1 55,3 57,9 1 9,1 23,4 Lazio 60,9 64,6 60,5 58,0 57,9 59,0 56,7 2-2,2-6,9 Lombardia 55,7 55,6 54,9 53,6 53,7 53,2 54,3 3 1,0-2,6 Trentino Alto Adige 51,9 50,7 49,1 49,1 49,7 48,9 51,4 4 3,6-0,9 Emilia Romagna 49,9 49,6 49,0 48,1 49,3 49,7 49,9 5 1,2 0,1 Piemonte 49,3 48,5 48,3 49,5 48,4 49,3 49,8 6 2,9 1,1 Italia 49,0 48,9 48,2 47,2 47,2 47,4 48,0 1,6-2,1 Veneto 47,2 46,6 46,4 45,4 46,1 46,8 47,7 7 3,5 1,2 Friuli Venezia Giulia 44,0 44,7 44,4 43,2 43,6 44,9 45,7 8 4,8 3,9 Sardegna 48,4 46,7 48,2 45,8 44,7 45,2 45,6 9 2,0-5,7 Liguria 51,8 52,6 51,3 48,5 47,9 45,3 44,8 10-6,4-13,4 Toscana 45,6 46,0 44,8 43,0 43,4 43,0 44,0 11 1,4-3,5 Calabria 42,9 43,5 43,4 41,6 40,7 42,8 42,9 12 5,5 0,1 Umbria 41,1 42,0 42,6 41,9 41,1 43,0 42,7 13 3,9 3,8 Sicilia 48,5 48,7 48,8 46,3 42,9 42,3 42,6 14-0,8-12,2 Abruzzo 45,5 44,4 44,4 42,3 40,8 41,1 42,5 15 4,2-6,6 Molise 41,1 39,3 39,8 37,2 36,5 37,9 39,5 16 8,4-3,9 Basilicata 41,3 41,5 40,2 37,0 37,1 36,6 38,5 17 3,7-6,7 Campania 39,3 39,5 38,3 36,8 36,7 37,7 36,8 18 0,4-6,4 Puglia 38,0 37,6 37,0 36,1 35,4 35,7 36,6 19 3,4-3,9 Marche 36,8 37,5 36,7 35,9 35,5 35,5 36,1 20 1,6-2,1 107 Fonte: Istat, Conti economici territoriali miglioramento eccellenza Var. % (Y=1,6) recessione rallentamento Anno 2006 (X=48)

20 Indicatore 7 1 ECCELLENZA Tasso di crescita dell indicatore Produttività del lavoro nelle PMI 108 rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati o ore lavorate) impiegato nella produzione. Come E'il numeratore viene utilizzato il valore aggiunto in migliaia di euro espressi in valori concatenati con anno di riferimento 2000, e come denominatore il numero degli occupati (nella definizione di Unità di lavoro Standard). Più che il valore assoluto di questo rapporto (definito come prodotto o valore aggiunto pro capite), particolarmente rilevante è la conoscenza della sua dinamica (definita come produttività). Riferimento più significativo è, in tal senso, la misurazione della variazione percentuale che tale rapporto assume nel tempo. Nello specifico di questo indicatore, si considera il valore aggiunto aziendale per addetto nelle piccole e medie imprese. Vengono qui considerate le imprese fino a 99 addetti. Il Lazio con un valore dell indicatore pari a 32,4mila euro nel 2004, si colloca in sesta posizione tra le regioni italiane, subito dopo Lombardia (oltre 39,2mila euro), Trentino Alto Adige (37,4mila euro), Emilia Romagna (34,3mila euro), Veneto (33,7mila euro) e Friuli Venezia Giulia (32,5mila euro). Si osserva, quindi, una netta differenza tra le regioni del Nord, che si collocano tutte al di sopra della media nazionale (31,5mila euro), e le regioni del Sud che, invece, arrivano a valori della produttività del lavoro nelle PMI di poco superiori ai 22mila euro (Puglia). L evoluzione dell indicatore tra il 2004 e il 2005 mostra una variazione molto positiva per il Lazio (+8,5%), meno accentuata per l Italia (+1,5%). Nel periodo , il grafico del tasso di crescita evidenzia un trend regionale al di sotto della curva della media Italia tra il 2002 (-6,4% rispetto al 2001 contro il +4% rispetto alla media Italia) e il 2004, con due picchi, nel 2001 (+6,7% rispetto al 2000) e nel 2005 (+8,5% rispetto al 2004; +13,5% rispetto al 2000). Avendo riportato un valore alto e una variazione alta dell indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante eccellenza insieme a Valle d Aosta, Liguria e Veneto.

21 Tab., Graf Produttività del lavoro nelle PMI Valore aggiunto aziendale per addetto nelle piccole e medie imprese (migliaia di euro correnti) REGIONI ANNI RANK Lombardia 35,5 36,5 39,1 37,8 38,8 39,2 1 1,1 10,6 Trentino Alto Adige 33,9 32,0 35,0 34,5 36,6 34,7 2-5,3 2,3 Emilia Romagna 31,7 32,8 34,2 32,1 34,4 34,3 3-0,2 8,3 Veneto 31,7 32,9 33,8 31,4 31,2 33,7 4 8,1 6,3 Friuli Venezia Giulia 31,6 29,4 32,3 31,2 32,2 32,5 5 0,9 2,7 Lazio 28,6 30,5 28,6 28,8 29,9 32,4 6 8,5 13,5 Liguria 27,1 27,3 28,2 28,5 28,9 32,1 7 11,1 18,3 Valle D'Aosta 29,5 27,8 28,7 28,5 29,8 31,5 8 5,7 7,0 Italia 29,5 30,2 31,4 30,4 31,0 31,5 1,5 6,6 Piemonte 30,8 29,7 32,6 30,3 31,1 30,8 9-1,1 0,0 Marche 29,3 26,2 29,2 28,0 27,9 28,6 10 2,3-2,5 Toscana 28,3 27,9 29,5 30,3 29,2 27,6 11-5,5-2,5 Umbria 27,9 29,5 28,7 25,2 26,5 27,6 12 4,3-1,1 Campania 22,8 26,1 25,5 24,0 25,4 26,4 13 4,2 15,9 Sardegna 24,0 24,6 21,9 22,2 27,5 25,4 14-7,8 5,6 Basilicata 24,0 23,1 22,8 22,4 22,2 24,4 15 9,9 1,5 Molise 20,7 20,0 21,4 20,5 18,7 24, ,9 16,4 Abruzzo 24,8 25,0 24,0 25,4 25,2 24,0 17-4,7-3,2 Calabria 19,5 22,7 23,6 24,8 23,0 23,4 18 1,9 20,0 Sicilia 21,1 22,4 25,1 24,5 26,6 23, ,2 9,4 Puglia 21,5 22,6 22,7 23,5 20,8 22,3 20 7,0 3,8 109 Fonte: Istat, indagine sulle PMI (1-99 addetti) miglioramento eccellenza Var. % (Y=1,5) recessione rallentamento Anno 2005 (X=31,5)

22 Indicatore 8 1 RALLENTAMENTO Tasso di crescita dell indicatore Tasso di natalità delle imprese 110 Il tasso di natalità delle imprese è calcolato come il rapporto tra le nuove imprese nate in un determinato anno e quelle attive nello stesso anno, per 100. Questo indicatore rappresenta la vitalità del sistema produttivo regionale. Nell Europa a 25, la metà delle imprese non sopravvive ai primi 5 anni di vita. Questo, di per sé, non dovrebbe costituire motivo di preoccupazione, in quanto la chiusura delle imprese esistenti e l ingresso di nuove imprese nel mercato è parte del processo mediante il quale gli imprenditori reagiscono all evolversi del contesto economico. Nello specifico dell indicatore qui proposto, nel 2005 il Lazio si riconferma in prima posizione a livello nazionale, essendo la regione con il valore più alto, pari a 9,7%: ogni 100 imprese attive nel territorio laziale, pertanto, ne nascono ogni anno quasi 10. Analizzando, infatti, anche gli anni precedenti, si osserva un valore medio dell indicatore superiore al 9%. La Campania è l unica regione insieme al Lazio dove si registra un tasso di natalità delle imprese superiore al 9% (9,3%). In riferimento alla variazione percentuale osservata tra il 2004 e il 2005, si registra nel Lazio una contrazione del valore dell indicatore, pari a -1,6%. Nel periodo , il grafico del tasso di crescita evidenzia, sia a livello regionale sia, in misura maggiore, a livello nazionale, una contrazione nel periodo ( per l Italia). Si registra quindi una forte crescita della media nazionale nel 2004 (+7,3% rispetto al 2003), mentre il dato regionale sale di oltre 10 punti rispetto al 2003 (+6,3% rispetto al 2000). Nel 2005, infine, l Italia si attesta poco sopra i livelli del 2000 (+0,13%), mentre il Lazio registra +4,7% rispetto al 2000, seppure con un deterioramento di 1,6 punti percentuali rispetto al Va in ogni caso segnalata la possibilità che il Lazio riporti un tasso di natalità delle imprese sovradimensionato, in quanto l indicatore viene costruito sul numero delle imprese attive, che risultano sottostimate per un motivo puramente burocratico-amministrativo. Perché si considerino attive, infatti, le imprese devono depositare presso la camera di commercio un certificato di inizio attività; nello specifico della provincia di Roma questo certificato spesso non viene depositato, per cui risulterebbero attive solo un 65% circa delle imprese registrate. Ipotizzando un numero maggiore di imprese attive, l indicatore diminuirebbe. Avendo riportato un valore alto e una variazione negativa dell indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante rallentamento.

23 Tab., Graf Tasso di natalità delle imprese Rapporto tra imprese nate all'anno t e le imprese attive dello stesso anno (in percentuale) REGIONI ANNI RANK Lazio 9,2 9,3 9,1 8,9 9,8 9,7 1-1,6 4,7 Campania 10,1 10,0 9,8 8,7 9,1 9,3 2 2,4-7,9 Calabria 9,0 9,9 9,0 8,3 8,6 8,7 3 0,7-3,8 Sicilia 9,0 8,9 8,5 7,9 8,3 8,5 4 2,9-5,5 Abruzzo 7,7 7,3 7,1 7,5 7,9 8,4 5 6,6 9,2 Sardegna 8,4 8,0 8,0 8,0 8,4 8,2 6-1,6-1,7 Molise 7,9 7,8 7,5 7,4 7,6 8,1 7 6,7 2,0 Puglia 8,3 8,5 8,1 7,7 7,9 8,1 8 2,8-2,9 Italia 7,8 7,7 7,4 7,2 7,7 7,8 0,7 0,1 Liguria 7,4 7,1 6,9 6,6 7,3 7,6 9 4,5 3,0 Umbria 7,4 6,9 6,7 6,7 7,1 7,4 10 4,6 0,2 Piemonte 7,3 6,8 6,4 6,7 7,3 7,4 11 1,2 1,3 Lombardia 7,0 7,1 6,6 6,9 7,5 7,3 12-2,0 4,2 Toscana 7,4 7,2 6,8 6,6 7,2 7,3 13 0,8-1,6 Basilicata 7,3 7,6 7,4 7,0 6,9 7,1 14 3,2-2,2 Emilia Romagna 7,2 7,0 6,4 6,5 7,0 7,1 15 0,5-1,1 Valle D'Aosta 5,9 5,9 6,4 5,6 6,4 7, ,8 19,4 Marche 6,8 6,7 6,2 6,4 6,8 6,9 17 1,1 1,0 Veneto 6,7 6,7 6,7 6,4 6,8 6,8 18-0,2 0,5 Friuli Venezia Giulia 6,5 6,3 6,3 6,1 6,6 6,6 19 0,2 2,4 Trentino Alto Adige 5,9 5,7 5,7 5,5 6,0 6,0 20 0,3 2,5 111 Fonte: Istat miglioramento eccellenza Var. % (Y=0,7) recessione rallentamento Anno 2005 (X=7,8)

24 Indicatore 9 1 MIGLIORAMENTO Intensità di accumulazione del capitale Tasso di crescita dell indicatore 112 qui proposto è rappresentato dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi e il Pil espresso ai prezzi di mercato. Gli investimenti fissi lordi sono costituiti dagli L indicatore acquisti da parte dei produttori di beni materiali durevoli quali macchinari, impianti, attrezzature, mobili, mezzi di trasporto, costruzioni, fabbricati e terreni. Per beni materiali durevoli si intendono quelli il cui impiego nei processi di produzione avviene lungo un arco di tempo non inferiore all anno. Inoltre si definiscono lordi perché calcolati al lordo delle quote di ammortamento. Il Lazio, nel 2005, risale di due posizioni nella classifica nazionale, piazzandosi al diciottesimo posto per percentuale di investimenti fissi lordi rispetto al Pil. Con un valore pari a 18,4%, infatti, si pone di oltre due punti al di sotto della media nazionale (20,8%). Si osserva pertanto una variazione positiva significativa avvenuta tra il 2004 e il 2005, pari a +7,3%, contro una variazione negativa dell Italia nel complesso (-0,6%). Tuttavia, l analisi degli ultimi 5 anni evidenzia un peggioramento di poco meno di mezzo punto (-0,4%) del Lazio, a fronte di una variazione positiva registrata a livello nazionale (+2,4%). L analisi del grafico del tasso di crescita evidenzia un trend regionale sempre inferiore a quello nazionale, con due picchi negativi nel 2001 (-3,8%) e, soprattutto, nel 2004 (-7,2%; -9,1% rispetto al 2003), e con due picchi positivi: nel 2003 (+2,1%; +3,7% rispetto al 2002), che conclude una fase di ripresa ( ), e nel 2005 (-0,4%; +7,3% rispetto al 2004). Avendo riportato un valore basso e una variazione positiva dell indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante miglioramento insieme a Liguria e Lombardia.

25 Tab., Graf Intensità di accumulazione del capitale Investimenti fissi lordi in percentuale del PIL REGIONI ANNI RANK Trentino Alto Adige 26,9 27,7 29,9 29,1 29,5 29,5 1 0,1 10,0 Basilicata 27,9 28,2 26,1 28,7 28,4 28,9 2 1,7 3,3 Sardegna 24,1 23,7 25,5 25,8 27,9 25,9 3-7,0 7,3 Molise 27,2 28,3 21,7 22,1 26,4 24,4 4-7,6-10,4 Calabria 21,0 22,6 23,9 21,2 21,3 23,6 5 10,7 12,4 Veneto 20,9 21,9 24,3 22,6 22,5 22,9 6 1,7 9,4 Piemonte 21,9 21,1 23,3 22,1 22,9 22,7 7-1,2 3,4 Friuli Venezia Giulia 21,6 23,1 23,5 22,8 22,6 22,7 8 0,1 5,2 Valle D'Aosta 22,8 24,9 24,2 24,1 22,8 22,4 9-1,7-1,8 Abruzzo 20,6 21,7 22,3 23,1 23,5 21,8 10-7,4 5,6 Emilia Romagna 20,3 19,5 22,3 20,8 21,3 21,0 11-1,5 3,5 Puglia 20,9 21,8 21,4 21,6 22,1 20,9 12-5,5 0,1 Italia 20,3 20,5 21,2 20,8 20,9 20,8-0,6 2,4 Umbria 21,7 21,0 24,3 21,3 19,9 20,6 13 3,5-5,0 Sicilia 22,7 21,5 20,1 20,7 21,3 20,4 14-3,9-9,9 Campania 19,9 20,2 19,4 21,2 20,4 20,3 15-0,6 2,3 Marche 20,9 22,3 21,5 21,7 23,3 20, ,4-3,5 Lombardia 19,1 19,5 19,9 18,8 19,6 19,9 17 1,8 4,1 Lazio 18,5 17,8 18,2 18,9 17,1 18,4 18 7,3-0,4 Toscana 17,5 18,0 18,3 19,2 19,2 17,5 19-9,0 0,3 Liguria 18,1 18,6 18,5 19,9 17,2 17,5 20 1,6-3,4 113 Fonte: Istat, Conti economici territoriali miglioramento eccellenza Var. % (Y=-0,6) recessione Anno 2005 (X=20,8) rallentamento

26 Indicatore 10 1 RECESSIONE Tasso di crescita dell indicatore Capacità di esportare 114 qui proposto è rappresentato dal rapporto tra il valore delle esportazioni merci sul Pil, per 100. La regione con la maggiore capacità di esportare L indicatore è il Veneto, che nel 2006 riporta un incidenza dell export sul Pil di circa il 33%. Seguono l Emilia Romagna (32,1%) e il Friuli Venezia Giulia (32,3%). Il Lazio si colloca al penultimo posto della classifica nazionale, in quanto le esportazioni rappresentano solo il 7,6% del Pil, poco più di un terzo del livello nazionale (22,5%). Tra l altro il peso dell export laziale sul Pil è diminuito nel tempo. Dal 2000 al 2006 si registra, infatti, una variazione percentuale negativa pari a -21,2%, contro una crescita del livello nazionale (+3,0%). Tuttavia, analizzando la variazione percentuale tra il 2005 e il 2006, il Lazio riporta una significativa variazione positiva (+6,8%), comunque inferiore al risultato dell Italia nel suo complesso (+7,1%). Il grafico del tasso di crescita evidenzia un trend regionale sempre al di sotto del corrispettivo nazionale. In particolare, il tasso del Lazio decresce fino al 2005 (-27% rispetto al 2000), con il 2001 e il 2003 che registrano una riduzione, nel confronto con l anno precedente, rispettivamente di 11,3 e 12,9 punti percentuali, mentre il tasso nazionale si contrae fino al 2003 (-10% rispetto al 2000), per poi crescere e attestarsi nel 2005 intorno al +3% rispetto al Avendo riportato un valore basso e una crescita contenuta dell indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante recessione, insieme a Calabria, Campania, Sicilia, Puglia, Molise, Liguria e Trentino Alto Adige.

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