Caratteristiche fisico - chimiche e chimiche di siti idonei alla coltivazione del tartufo

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1 Caratteristiche fisico - chimiche e chimiche di siti idonei alla coltivazione del tartufo Dr. Giuseppe Stoppelli, Dr. Stefano Pini Laboratorio Regionale Analisi Terreni e Produzioni Vegetali di Sarzana La coltivazione dei tartufi può presentarsi come una buona opportunità di integrazione al reddito e di incentivo al rimboschimento. Nell'articolo che segue sono fornite diverse indicazioni sulla biologia e sulle modalità di coltivazione di questi funghi. Si parla innanzitutto del particolare cepane (simbiosi) che lega il tartufo ad alcuni alberi. Infatti la coltivazione del tartufo è connessa all'allevamento di determinate specie di piante superiori. Questa simbiosi, denominata micorrizazione, comporta la formazione di particolari strutture di connessione che rendono possibile un fitto scambio di sostanze. Una parte di questo lavoro è dedicata alla descrizione delle caratteristiche esterne che questo fungo può assumere. La conoscenza dei caratteri morfologici delle varie specie di tartufi ci permette di distinguere quelli più pregiati da quelli meno appetibili. Infine l'ultima parte dell'articolo si occupa della coltivazione dei tartufi. In primo luogo si deve analizzare la zona e quindi il terreno per accertarne la vocazione tartufigena. In secondo luogo si passa alla descrizione di tutte le pratiche colturali e delle attenzioni che bisogna attuare per ottenere una corretta coltura tartufigena. Come appendice è stato infine preparato un brevissimo glossario dei termini scientifici meno usuali, che si trovano nel testo, per permettere una più facile lettura. Introduzione Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse verso la coltivazione del tartufo, interesse a volte anche eccessivo perché volutamente amplificato da certe iniziative che poi si sono rivelate vere e proprie truffe. La truffa nasce dal fatto che spesso vengono poste in vendita e ampiamente pubblicizzate piante micorrizate prive di sufficiente garanzia e che quindi nella realtà non rispondono allo scopo, peraltro a prezzi esagerati e, prospettando dalla tartufaia, guadagni consistenti e certi. In questo modo, spinti dall'illusione del tornaconto, molti piccoli propnetari hanno tentato la coltivazione del tartufo ma, in molti casi, sono andati incontro a dei completi fallimenti ai quali è impossibile porre rimedio in quanto l'esito di questo tipo di investimento si può vedere soltanto a distanza di anni dall'impianto. Il fallimento degli impianti tartufigeni generalmente avviene o per l'impiego di piante non opportunamente micorrizate o per la scarsa idoneità delle aree nelle quali vengono realizzati. Infatti non si può certo improvvisare la coltivazione di un prodotto così particolare per modalità di crescita e per esigenze pedoclimatiche. La verifica dell'idoneità dell'area all'impianto della tartufaia è quindi una tappa fondamentale che deve essere prioritaria alle restanti. La vocazione di un sito alla coltivazione del tartufo dipende da molti fattori, alcuni strettamente correlati come l'altitudine, il clima, il tipo di terreno, la vegetazione. Dal nostro punto di vista in questa nota esamineremo le caratteristiche del terreno idoneo alla coltivazione del tartufo sia tramite la consultazione della bibliografia che mediante una ricerca analitica diretta effettuata su campioni di

2 terreno provenienti da siti tartufigcni naturali presenti nella nostra I dati bibliografici I riferimenti bibliografici esistenti riguardano le aree tartufigene tradizionalmente vocate dell'italia centrale (Toscana e Umbria) e settentrionale (Piemonte). Per alcuni parametri non si rileva una piena concordanza tra i diversi autori ed è confermata una certa variabilità; per altri si rileva una ricorrenza e q umdi possono essere utilizzati per caratterizzare la vocazione tartufigena del terreno. In realtà le esigenze variano prioritariamente dalla specie di tartufo e quindi si trovano indicazioni valide per il tartufo bianco (Tubcr magnatum) ed altre per il nero (Tuber melanosporum). Il bianco in ambiente piemontese predilige terreni marnosi-calcarci con altitudine inferiore ai 700 m s.l.m., con umidità superficiale buona ma senza ristagni, con esposizione a sud e in lieve pendio. Per quanto riguarda le caratteristiche chimiche, il ph dovrebbe essere compreso tra 6,8 e 8,0, mediamente dotato in calcare, povero di fosforo e azoto, abbastanza dotato in potassio, scarso in sostanza organica. Per quanto riguarda il tartufo nero invece, il suolo può essere calcareo o calcareo-argilloso, l'altitudine può arrivare ai 1000 m s.l.m., scarsamente umido in superficie, permeabile, esposto non a nord, con ph compreso tra 7,5 e 8,5, ben dotato di calcare ma povero m fosforo e azoto, scarso m sostanza organica e, anche in questo caso, discretamente dotato in potassio. Per entrambe le specie è utile la presenza di ferro. La nostra indagine Negli anni 1990 e 1991 sono stati prelevati 22 campioni di terreno da tartufaie naturali ubicate nel comune di Piana Crixia (SV) una località della Val Bormida direttamente confinante con le Langhc piemontesi. Il prelicvo del campione, effettuato secondo modalità tali da garantire la rappresentatività del lotto campionato, ha riguardato lo strato superficiale, cioè quello nel quale avviene la formazione e la crescita del tartufo. In seguito, la fase di preparazione del campione e quella analitica vera e propria sono avvenute secondo le metodiche ufficiali SISS e gli standard stabiliti per le analisi dei terreni. Dall'insieme dei risultati analitici è stata ricavata la tabella 1 che contiene i valori medi per i singoli parametri analizzati e diversi grafici che consentono di visualizzare con immediatezza la dispersione dei valori per ogni parametro. La lettura dei singoli parametri indagati, consente di definire in modo abbastanza preciso la tipologia dei suoli relativi all'ambiente m esame che ha mostrato concreta idoneità alla produzione tartufigena. ph II valore del ph come è noto fornisce una misura dell'acidità o dell'alcalinità, 6,8-7,2 corrisponde alla neutralità. Nel nostro caso di valore medio è risultato essere 8,0 e, come si può vedere dal grafico 1, nell'intervallo 7,5-8,5 abbiamo la quasi totalità dei valori.

3 Conducibilità La misura della conducibilità elettrica dell'estratto acquoso del terreno fornisce una valida indicazione sulla quantità di Sali solubili presenti che, nei terreni agrari, entro certi limiti può essere correlata alla quantità dei nutrienti. I valori rilevati nei nostri suoli tartufigeni sono tutti piuttosto bassi e sostanzialmente uniformi in tutti i campioni (Graf. 2) con un valore medio di 135 us/cm. Tessitura La tessitura di un terreno rappresenta la distribuzione granulometrica elle particelle che lo costituiscono ed è un parametro molto importante perché condiziona nella globalità le caratteristiche di un suolo. Nel nostro caso, adottando la scala granulometrica internazionale e l'apposito diagramma triangolare, abbiamo rinvenuto una predominanza di suoli sabbiosi o sabbioso-limosi. Calcare totale II valore medio rilevato è stato pari al 5,2% ma in questo caso le differenze tra i diversi campioni sono piuttosto ampie (Graf. 3). Il nostro valore medio in realtà si discosta un po' dai riferimenti bibliografici, anche se in questi e confermata l'elevata variabilità.

4 Capacità di Scambio Cationico (C.S.C.) La capacità di scambio cationico esprime la capacità di un terreno a trattenere e/o cedere cationi quali K+, Ca++, Mg++ alle piante ed è legata al tenore di argilla ed alla sostanza organica. Nei nostri campioni il valore medio è pari a 24,3 meq/100 g e la distribuzione dei dati (Graf. 4) è abbastanza uniforme. Questo valore della C.S.C, può essere considerato elevato e sostanzialmente concorda con quanto rilevato da Luili e Bragato, Potassio II potassio è un macroelemento importante per definire la fertilità dei suoli. Nel caso in studio, la dotazione media di potassioscambiabile è risultata essere 157,8 ppm ed una dispersione dei dati non eccessiva (Graf. 5).

5 Magnesio Per quanto riguarda questo elemento, i terreni esaminati hanno mostrato una buona dotazione con un valore medio pari a 349,2 ppm anche se si rileva una certa variabilità (Graf. 6). Calcio I campioni oggetto della ricerca rivelano una buona dotazione in calcio pur mostrando anche notevoli variazioni tra loro. Il valore medio è risultato essere 5970,5 ppm ma non siamo scesi al di sotto dei 2480 ppm (Graf. 7).

6 Fosforo II fosforo e un altro macroelemento della fertilità dei suoli, nel caso del tartufo questo elemento è concordemente definito non utile per cui in genere le aree tartufigene sono povere in fosforo. La maggior parte dei campioni della ricerca hanno mostrato una dotazione in fosforo assimilabile inferiore ai 10 ppm (valore medio 6,4) (Graf. 8). Sostanza organica Dalle analisi emerge invece una elevata variabilità del dato (Graf. 9) con un valore medio pari al 3,9% che secondo la classificazione convenzionale inquadra questi terreni nella fascia con elevata dotazione in sostanza organica.

7 Azoto L'azoto, come noto, è il trinci pale elemento della fertilità dei suoli, necessario in grandi quantità per la crescita dei vegetali. Nel campione m studio troviamo un valore medio (1,9 per mille) abbastanza elevato e alcuni campioni con valori prossimi al 4 per mille (Graf. 10). Rapporto C/N II rapporto C/N esprime la capacità di un suolo nella degradazione della sostanza organica e nel rendere disponibile l'azoto. Dai nostri dati otteniamo un valore medio pari a 11,8 con una modesta variabilità tra i campioni esaminati (Graf. 11). Questo valore indica una buona mineralizzazione della sostanza organica.

8 Ferro e manganese II ferro e il manganese sono microelementi molto importanti per la vita dei vegetali, anche se assimilati in piccolissime quantità. Per il tartufo in genere è apprezzata una buona disponibilità di ferro nel suolo. Nei campioni esaminati, la dotazione media di ferro assimilabile è risultata 115,9 ppm un valore che comunque non può ritenersi molto elevato (Graf. 12). Per il manganese il valore medio è risultato essere 87,9 ppm ma come per il ferro, si nota una certa variabilità tra i campioni (Graf. 13). Conclusioni L'esame dei parametri rilevati dall'analisi dell'ampio campione consente di delineare un quadro di riferimento abbastanza attendibile per definire l'attitudine di un suolo alla produzione del tartufo. Più in particolare, si può dire che: - Reazione chimica (ph): deve rientrare nella classe della sub alcalina o alcalinità. Tale valutazione concorda con le indicazioni bibliografiche di molti lavori scientifici in argomento. - Conducibilità: valore che si colloca nella classe: molto bassa o bassa; per tale parametro non abbiamo riferimenti bibliografici. - Calcare totale: il valore medio riscontrato si colloca nella classe di suolo relativamente calcareo, discostandosi così dai riferimenti bibliografici che riportano un suolo calcareo o fortemente calcareo; - Capacità di scambio cationico: il valore pari a 24,3 meq/100 g è un valore alto e nella sostanza concorda con quanto riportato da Lulli e Bragato, Potassio: dotazione media o leggermente abbondante. - Magnesio: dotazione abbondante o alta. - Calcio scambiabile: dotazione relativamente elevata. - Fosforo: è l'elemento che più di tutti definisce la vocazione del sito alla coltivazione di piante micorrizzate e, il risultato della ricerca coincide con i dati bibliografici infatti i valori delle analisi si collocano decisamente nella classe di modesta dotazione, sempre al di sotto della sufficienza agronomica. - Sostanza organica: contrariamente a quanto riportato da diversi autori, i nostri siti ne mostrano una sufficiente dotazione con alcuni casi di abbondanti e ben dotati. - Azoto: come per la sostanza organica i dati riscontrati nella ricerca si collocano nella classe di

9 sufficienza - abbondanza, discordando così dalla bibliografia. - Rapporto C/N: moderatamente elevato; questo dato peraltro, è coerente con la buona dotazione di sostanza organica generalmente riscontrato. - Ferro e Manganese: i valori riscontrati rientrano nella classe di dotazione sufficiente. In ultimo, oltre a ribadire l'importanza dell'analisi del terreno quale atto preliminare nella fase di progettazione di un impianto di specie micornzate, si richiama l'attenzione sulla necessità di effettuare il prelievo del campione di terreno da inviare al laboratorio rispettando scrupolosamente le norme di un corretto campionamento. Infatti, soltanto individuando il lotto omogeneo ed effettuando un corretto campionamento si potrà avere un dato analitico significativo, fatto che assume un rilievo particolare in Liguria dove, per la peculiarità del territorio abbiamo marcate differenze anche a distanze ravvicinate. Bibliografìa citata: - Luili L-, Bragato G. (1992) - Quali caratteri devono avere i terreni naturali per produrre il tartufo bianco pregiato. L'informatore agrario 47,

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