INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE AGROINDUSTRIALI DEL NORD EST

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1 Rilevazione promossa da FRIULADRIA CRÉDIT AGRICOLE Quaderni FNE Collana Osservatori, n. 149 febbraio 2012 INNOVAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE AGROINDUSTRIALI DEL NORD EST a cura di Carlo Bergamasco Coordinamento di Daniele Marini

2 Sommario Premessa 1. I processi di innovazione 2. Grado e tipologia di internazionalizzazione 3. Conclusioni Appendice a) Nota metodologica Fondazione Nord Est - 2

3 PREMESSA L innovazione e l internazionalizzazione sono due tra i principali fattori a disposizione delle imprese per accrescere la propria competitività. L innovazione di prodotto consente il rinnovo dell output, così da renderlo più vicino ai cambiamenti della domanda, e la creazione di nuovi prodotti, per raggiungere nuovi segmenti del mercato. Nel contempo, l innovazione del processo produttivo può far crescere l efficienza della linea produttiva migliorando l organizzazione dell azienda. Per sua parte, l internazionalizzazione, nelle sue varie modalità, consente altresì all impresa di approcciarsi a nuovi mercati e, in alternativa o nello stesso tempo, di riorganizzare la produzione ottenendo costi più competitivi. Sono due vie analoghe all aumento della competitività e possono essere l una funzione dell altra con lo sviluppo di nuovi prodotti destinati ad aggredire nuovi mercati all estero. Nel presente report, quindi, si intende provare a delineare le scelte e le strategie di internazionalizzazione del comparto agroindustriale nordestino, mettendolo a confronto dove possibile con il complesso dei settori produttivi locali e con il comparto industriale italiano, per comprendere se siano state attuate e in che misura comportamenti utili a determinare una maggiore competitività delle aziende interpellate. Fondazione Nord Est - 3

4 1. I PROCESSI DI INNOVAZIONE L innovazione dell output e del processo produttivo è tra i fattori più importanti adottati dalle imprese per aumentare la propria competitività e consolidare le posizioni acquisite nel mercato di riferimento. La fase di crisi finanziaria e di incertezza che ha investito l economia italiana e quella europea nella seconda metà del 2011, solo due anni dopo una consistente recessione, ha determinato, per il complesso del sistema delle imprese, un ambiente difficile per gli investimenti in innovazione, sia per la contrazione dei margini di guadagno che a causa di condizioni del credito meno favorevoli che negli anni precedenti 1. Nel contesto delle imprese agroindustriali appare abbastanza a consistente il numero di realtà che sono riuscite a mantenere i programmi relativi agli investimenti. Il 27,6% delle aziende di Veneto, Friuli Venezia Giulia e provincia di Trento, appartenenti a questo settore, infatti, dichiara di aver mantenuto gli investimenti in innovazione che erano già in corso e di averne progettati di nuovi. Il 32,9% afferma, invece, di essere riuscito solo a mantenere gli investimenti già in corso, ma di non aver potuto progettarne di nuovi. Poco più di un quarto delle aziende (26,2%) dichiara, invece, di aver proceduto a un rallentamento degli investimenti che erano già stati avviati. Complessivamente, quindi, quasi nove imprese su dieci, seppure con situazioni più o meno brillanti, riferiscono di non aver rinunciato ai propri piani per investire in innovazione. Il 13,3% del campione, al contrario, dichiara di aver dovuto bloccare tutti gli investimenti, compresi quelli la cui implementazione era già iniziata. Graf. 1 - Che effetti ha avuto la crisi mondiale sugli investimenti della Sua impresa? (val. %) ha mantenuto gli investimenti in corso e ne ha progettati di nuovi ha mantenuto solo gli investimenti in corso ha rallentato gli investimenti ha bloccato tutti gli investimenti 13,3 26,2 27,6 32, Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) 1 Cfr. D. Marini, G. Toschi Banche e imprese: un nuovo credit crunch?. Quaderni FNE. Collana Panel, n.28, Treviso, Fondazione Nord Est, gennaio In un panel di 266 imprese del Nord Est, il 64,7% afferma che il credito richiesto alle banche è stato concesso ma a condizioni più gravose delle usuali; il 23,6% riferisce che il credito è stato concesso alle condizioni usuali; l 8,8% dichiara che le richieste di credito sono state respinte. Fondazione Nord Est - 4

5 Per meglio comprendere alcune peculiarità del settore agroindustriale si procederà a un confronto con i risultati emersi rispetto all innovazione in altre due indagini il cui campione era composto da aziende di tutti i settori produttivi e con un numero di dipendenti superiore a 10. Tenendo adeguatamente in considerazione le differenze tra le indagini qui proposte, la situazione delle imprese agroindustriali rispetto al tema dell innovazione si mostra nel complesso positiva se confrontata a quella del sistema delle imprese italiane e nordestine considerate globalmente. L indagine L Italia delle imprese mostra un tasso più elevato di aziende italiane, del settore manifatturiero, che hanno mantenuto gli investimenti già in corso e sono riuscite a programmarne di nuovi (31,5%). Più alto rispetto al campione delle agroindustriali anche il numero di aziende manifatturiere italiane che hanno bloccato tutti gli investimenti (20,5%). Ne L innovazione a Nord Est (in tempi di crisi) 3, rilevazione che a differenza della precedente ha coinvolto le sole imprese del Nord Est, la quota di aziende che avevano mantenuto gli investimenti in innovazione, oltre ad averne decisi di ulteriori, risultava invece inferiore a quanto registrato per le agroindustriali (23,4%). Va comunque considerato che gli esiti delle due rilevazioni qui usate per una comparazione con l agroindustria vanno commisurati al periodo e alla fase economica in cui sono state realizzate le indagini. L Italia delle imprese, risalente a maggio del 2011, ha probabilmente registrato per molte imprese una situazione più fluida, seppure in un quadro piuttosto incerto, sia rispetto alla rilevazione che ha coinvolto l agroindustria (realizzata nel pieno delle turbolenze finanziarie che hanno colpito l Italia tra l estate e l autunno 2011); sia rispetto a L innovazione a Nord Est, che risalente a ottobre 2009 testimonia una situazione condizionata dalla forte recessione registrata in Italia nel 2009 (-5,1%), che ha contratto la spesa per investimenti di molte aziende. Nell ambito del confronto tra le tre indagini in questione, inoltre, va tenuto conto di come le aziende più piccole (1-9 addetti), rientranti nel campione dell indagine sulle imprese agroindustriali, ma non in quelle delle altre due qui utilizzate per una comparazione, siano inevitabilmente dotate di capacità di spesa inferiori e siano dunque meno propense a procedere a investimenti in innovazione rispetto alle più grandi. Ne dà conferma l analisi del comportamento delle imprese dell agroindustria in base alle classi dimensionali. Tra le più piccole (1-9 addetti) è il 19,6% ad aver mantenuto gli investimenti già in corso e ad averne progettati di nuovi. Più consistente rispetto al dato medio è invece il numero delle piccole che hanno tagliato tutti gli investimenti in corso (20,2%). All aumentare delle dimensioni aziendali cresce anche la capacità delle imprese di proseguire nei propri investimenti senza venire condizionate dalla non brillante congiuntura economica. Hanno continuato così a intraprendere nuovi investimenti il 40,7% delle aziende comprese tra 20 e 49 dipendenti e il 56,9% di quelle con più di 50 addetti. Peraltro, nessuna delle aziende rispondenti che rientrano in quest ultima fascia, dichiara di aver dovuto bloccare del tutto i propri investimenti in innovazione. 2 Cfr. D. Marini (a cura di), L Italia delle imprese. Rapporto Quaderni FNE. Collana Ricerche, n. 63, Treviso, Fondazione Nord Est, luglio Cfr. G. Toschi (a cura di). L innovazione a Nord Est (in tempo di crisi), Quaderni FNE. Collana Osservatori, n. 109, Treviso, Fondazione Nord Est, febbraio Fondazione Nord Est - 5

6 Non appaiono significative le differenze mostrate tra i diversi comparti presi in esame. Guardando alle regioni di provenienza, si nota invece come in Friuli Venezia Giulia solo il 20,6% delle aziende abbia mantenuto invariati i piani di investimento, mentre quasi un impresa su due abbia rallentato gli investimenti già intrapresi o li abbia addirittura bloccati. Più dinamiche le realtà trentine, area in cui circa un terzo delle aziende non ha variato i propri piani d investimento. Tab. 1 - Che effetti ha avuto la crisi mondiale negli investimenti della Sua impresa? (val. %) Ha mantenuto Ha mantenuto Ha rallentato Ha bloccato gli investimenti e solo gli gli investimenti tutti gli ne ha progettati investimenti in in corso investimenti di nuovi corso Tutti 27,6 32,9 26,2 13,3 Classe dimensionale ,6 32,1 28,0 20, ,1 38,2 28,5 6, ,7 32,6 19,8 7,0 50 e più 56,9 23,5 19,6 - Settore Lavorazione carni 25,2 38,2 22,8 13,8 Altri prodotti alimentari 30,2 30,2 29,1 10,6 Prodotti lattierocaseari 31,0 31,0 21,4 16,7 Prodotti da forno e farinacei 23,9 30,2 26,4 19,5 Bevande 30,3 36,4 27,3 6,1 Area geografica Trentino 32,9 26,6 31,6 8,9 Veneto 28,9 34,9 22,9 13,3 Friuli VG 20,9 30,9 32,4 15,8 Impresa internazionalizzata Sì 37,8 31,1 22,6 8,5 No 19,1 33,3 29,4 18,1 Ha ricapitalizzato Sì 33,3 32,6 21,2 12,9 No 25,7 33,3 27,6 13,4 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Comportamenti più diversificati rispetto agli investimenti in innovazione si notano tra chi è attivo sui mercati esteri e chi invece si rivolge esclusivamente al mercato italiano. In questo contesto è opportuno considerare che molte imprese sono naturalmente organizzate, per la tipologia del proprio prodotto, sul mercato interno o addirittura locale. Per alcune, tuttavia, l internazionalizzazione è una scelta di crescita che presuppone un organizzazione aziendale strutturata e disponibilità economica per Fondazione Nord Est - 6

7 investimenti. Emerge così in questo campo come le imprese presenti all estero siano quelle che in numero più elevato non hanno dovuto rinunciare ai propri investimenti (37,8%) e, nel contempo, in misura piuttosto bassa sono quelle che hanno affrontato la necessità di bloccare tutti i propri investimenti in innovazione (8,5%). Chi ha scelto di operare una ricapitalizzazione non sembra aver rafforzato le proprie posizioni rispetto agli investimenti in innovazione in misura molto più forte rispetto a chi ha potuto (o dovuto) evitare un intervento per consolidare la base finanziaria della società. Circa un terzo delle imprese agroindustriali del Nord Est negli ultimi tre anni ha introdotto innovazioni sia di prodotto che di processo. La quota è lievemente inferiore a quanto era emerso nel maggio 2011 per le imprese italiane di tutti i settori (L Italia delle imprese: 37,6%) ed è pressoché la stessa di quanto era invece risultato da L innovazione a Nord Est all inizio del Nell insieme, risultano il 64,7% le aziende agroindustriali che affermano di avere innovato il prodotto negli ultimi tre anni, dato che mostra una differenza del +11,3% rispetto a quanto misurato per le aziende italiane e del +9,5% per le imprese del Nord Est. Per quanto invece riguarda le innovazioni dedicate al processo produttivo dell impresa, le agroindustriali del Nord Est si attestano sul 42,9% e mostrano livelli inferiori rispetto sia alle imprese italiane nel loro complesso (- 8,8 punti percentuali), che, seppure in misura trascurabile, a quelle del Nord Est considerate globalmente (-3 punti percentuali). Graf. 2 - Distribuzione delle imprese per tipologia di innovazione (val. %) 32,9 31, , di prodotto e processo solo di prodotto solo di processo nessuna innovazione Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Dove le differenze con le altre indagini appaiono abbastanza marcate è rispetto alle innovazioni esclusivamente di prodotto, ambito in cui il settore agroindustriale sembra più orientato a investire di quanto le altre rilevazioni qui prese in esame mostrino per il sistema delle imprese nel suo complesso. Il 31,8% delle agroindustriali ha investito solo su prodotti nuovi (o rinnovati), contro il 15,8% delle aziende italiane di tutti i settori, come mostrato da L Italia delle imprese 2011, e il 22,6% di quelle nordestine (anche in questo caso appartenenti a tutti i settori) misurato in L innovazione a Nord Est Leggermente inferiore, tra le realtà dell agroindustria, è invece il numero di aziende che hanno rinunciato a qualunque forma di innovazione (25,3%). Fondazione Nord Est - 7

8 Tab. 2 - Distribuzione delle imprese per tipologia di innovazione (val. %) Di prodotto e di processo Solo di prodotto Solo di processo Nessuna innovazione Tutti 32,9 31,8 10,0 25,3 Italia delle imprese 2011(Italia) L innovazione a Nord Est ,6 15,8 14,1 32,5 32,6 22,6 13,3 31,5 Classe dimensionale ,2 36,6 7,8 27, ,6 28,1 11,2 25, ,2 27,8 14,4 25,6 50 e più 58,2 16,4 14,5 10,9 Settore Lavorazione carni 30,9 23,5 14,0 31,6 Altri prodotti alimentari 34,0 30,7 11,6 23,7 Prodotti lattiero-caseari 25,5 34,0 6,4 34,0 Prodotti da forno e farinacei 34,7 40,5 5,8 19,1 Bevande 34,0 29,2 10,4 26,4 Area geografica Trentino 36,0 29,2 6,7 28,1 Veneto 34,3 31,1 10,8 23,8 Friuli VG 27,2 35,1 9,9 27,8 Impresa internazionalizzata Sì 38,5 30,6 12,2 18,7 No 29,9 34,0 7,6 28,4 Ha ricapitalizzato Sì 42,0 31,3 12,2 14,5 No 30,6 32,2 9,6 27,6 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Da uno sguardo alle classi dimensionali emerge piuttosto nettamente come le più orientate all innovazione di prodotto e insieme di processo siano quelle con più di 50 addetti all attivo (58,2%). All opposto, le più piccole (1-9 addetti) rispetto all innovazione di prodotto si attestano sul 64,8%, in linea col dato medio e su livelli analoghi a quelli delle realtà di medie dimensioni (tra 10 e 49 dipendenti). Si collocano in coda, sebbene su livelli consistenti, per quanto concerne le innovazioni di processo (36%). Sempre nell ambito di chi ha innovato in entrambi i campi, è più consistente la presenza delle aziende internazionalizzate (38,5%) e di quelle che hanno proceduto a una ricapitalizzazione (42%). Più forte la distanza rispetto alle innovazioni di processo tra chi è attivo all estero (50,7%) e chi opera solo in Italia (37,5%). Analoga distanza si registra tra chi ha ricapitalizzato e chi no, sia rispetto alle innovazioni di processo (54,2% contro 40,2%), che a quelle di prodotto (73,3% contro 62,8%). Fondazione Nord Est - 8

9 Graf. 3 Se sì, quale contributo ha fornito l introduzione di nuovi prodotti rispetto al fatturato? Nessuno Modesto (fino al 15%) Importante (tra il 15 e il 50%) Molto importante (oltre il 1,8 9,8 21,1 67, Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Per più di due terzi delle aziende agroindustriali che hanno introdotto nuovi prodotti (oppure hanno rinnovato quelli già presenti in listino), le innovazioni hanno contribuito a comporre una quota di fatturato non superiore al 15%. La gran parte delle rimanenti (21,1%) afferma invece che tali innovazioni hanno determinato una componente del reddito aziendale ancora più cospicua, ovvero compresa tra il 15 e il 50%. Marginale la quota di chi invece non ha ottenuto alcun beneficio in termini di maggiori entrate (3,8%). Il numero più elevato di imprese che hanno ottenuto o benefici consistenti sul fatturato dalle innovazioni di prodotto (tra il 15 e il 50%) fa parte del comparto bevande, un terzo delle quali riferisce di aver ottenuto un contributo importante. Per contro, tra le imprese che operano nella lavorazione carni e in altri prodotti alimentari si trovano in numero maggiore quelle che non hanno conseguito alcun contributo sul fatturato dalle innovazioni sul prodotto. L impatto delle innovazioni di processo sull efficienza produttiva delle aziende è valutato come importante da metà delle imprese che hanno compiuto un investimento in questo campo. Poco più di un terzo giudica invece modesto l effetto ottenuto e il 9,4% afferma non esservi stato alcun aumento di efficienza. Il 5,8% riferisce come, il ritorno in termini di miglioramento sul processo produttivo si possa dire molto importante. Le differenze più interessanti rispetto a questo ambito d indagine emergono guardando al comparto cui le imprese rispondenti appartengono. Tre aziende su quattro del lattiero-caseario (tra quelle che hanno investito in innovazione di processo) riferiscono di aver raggiunto le performance elevate grazie all investimento deciso (68,8% di importante + 6,2% di molto importante). Non molto distante il risultato ottenuto dalle imprese che producono bevande, il 68% delle quali dichiara un esito molto soddisfacente. Più della metà delle aziende affermano di aver conseguito esiti importanti sull efficienza produttiva anche nei comparti lavorazione carni e altri prodotti alimentari. i. Risultati più mediocri sembrano essere, invece, quelli del settore prodotti da forno e farinacei, in cui il 60% delle imprese che hanno investito per rendere più efficiente il ciclo produttivo lamentano risultati scarsi o nulli. Fondazione Nord Est - 9

10 Tab. 3 Se sì, quale contributo ha fornito l introduzione di nuovi prodotti rispetto al fatturato? (val. %) Importante Molto Modesto Nessuno (tra il 15 e il importante (fino al 15%) 50%) (oltre il 50%) Tutti 9,8 67,3 21,1 1,8 Classe dimensionale ,7 64,0 22,2 2, ,4 72,9 15,9 2, ,8 64,9 26,3-50 e più 2,6 76,3 21,1 - Settore Lavorazione carni 16,2 56,8 25,7 1,4 Altri prodotti alimentari 13,4 61,3 23,2 2,1 Prodotti lattierocaseari 10,7 67,9 17,9 3,6 Prodotti da forno e farinacei 5,3 83,2 10,7 0,8 Bevande 3,0 60,6 33,3 3,0 Area geografica Trentino 13,6 74,6 8,5 3,4 Veneto 8,0 67,1 23,4 1,4 Friuli VG 12,5 63,5 21,9 2,1 Impresa internazionalizzata Sì 7,1 65,8 26,0 1,0 No 12,0 68,0 17,3 2,7 Ha ricapitalizzato Sì 6,2 66,0 24,7 3,1 No 10,9 67,4 20,2 1,5 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Uno sguardo infine ai territori in cui le imprese agroalimentari sono localizzate, da cui emerge come le performance migliori in termini di efficienza del processo produttivo siano state appannaggio delle aziende del Veneto e, su livelli, lievemente inferiori, di quelle della provincia di Trento. Più modesto, invece, il miglioramento dell efficienza raggiunto dalle aziende del Friuli Venezia Giulia. Fondazione Nord Est - 10

11 Tab. 4 Se sì, Qual è stato l effetto dell innovazione di processo sull efficienza della Sua impresa? Nullo Modesto Importante Molto importante Tutti 9,4 34,7 50,0 5,8 Classe dimensionale ,2 38,5 44,1 6, ,2 27,5 55,0 6, ,7 33,3 57,8 2,2 50 e più 2,5 37,5 52,5 7,5 Settore Lavorazione carni 6,6 32,8 52,5 8,2 Altri prodotti alimentari 11,5 31,7 51,0 5,8 Prodotti lattierocaseari 6,2 18,8 68,8 6,2 Prodotti da forno e farinacei 10,4 50,6 35,1 3,9 Bevande 8,0 24,0 62,0 6,0 Area geografica Trentino 12,5 32,5 45,0 10,0 Veneto 7,8 31,9 54,4 5,9 Friuli VG 12,5 45,3 39,1 3,1 Impresa internazionalizzata Sì 7,2 31,4 55,6 5,9 No 12,6 39,2 44,1 4,2 Ha ricapitalizzato Sì 9,3 33,3 49,3 8,0 No 9,6 34,8 50,4 5,2 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, numero casi 750) Fondazione Nord Est - 11

12 2. GRADO E TIPOLOGIA DI INTERNAZIONALIZZAZIONE La dimensione dei rapporti con l estero dell industria agroalimentare del Nord Est, evidenziata dall indagine promossa da Friuladria Crédit Agricole, è di misura rilevante. Il 45% delle imprese appartenenti al settore afferma di intrattenere relazioni commerciali oltre i confini italiani e un ulteriore 7,6% riferisce di essere in procinto di aprire il proprio business al di fuori dell Italia. Il 41,1% si rivolge invece esclusivamente al mercato interno, mentre il 6,3% è stato attivo all estero in passato, ma attualmente non più. Questi dati non stupiscono se si considera la centralità che nel campo dei prodotti per l alimentazione il Made in Italy ha assunto su scala globale. Va tuttavia notato come la presente indagine abbia coinvolto anche aziende molto piccole (con meno di dieci addetti) e, più in generale, realtà che, per le caratteristiche del proprio prodotto, si rivolgono a un mercato locale. Ciò detto, i dati emersi nell indagine mostrano, oltre alla capacità di molte imprese dell agroalimentare nordestino di raggiungere mercati extra-italiani, anche la centralità del mercato nazionale per le vendite delle imprese che hanno composto il campione. Graf. 4 - Con la Sua attività, Lei intrattiene, o ha intrattenuto in passato, rapporti con altri paesi europei o extraeuropei? (val. %) Sì 45 In passato Prossimamente sì 6,3 7,6 No 41, Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Certamente i singoli comparti agroindustriali mostrano di essere attivi all estero in misura molto differente tra loro. Le imprese appartenenti al settore delle bevande mostrano di essere naturalmente rivolte a un mercato che va oltre i limiti nazionali, con ben il 70,9% di esse che dichiara di essere presente all estero. Sono peraltro note le dimensioni dell export tra le bevande, basti considerare in questo ambito il ruolo svolto dal vino, le cui esportazioni hanno raggiunto nel 2010 un valore di quasi 4 miliardi di euro, facendo segnare una crescita rispetto al 2009 dell 11,6% 4. Piuttosto elevata anche l apertura all estero delle aziende rientranti in altri prodotti alimentari (al cui interno si trovano, tra le altre, imprese della lavorazione di frutta e 4 Fonte Istat. Fondazione Nord Est - 12

13 ortaggi), con il 58,6% di esse che riferisce di essere internazionalizzato. Decisamente al di sotto sono poi la lavorazione delle carni (36,9%) e, soprattutto, i prodotti da forno e farinacei (25,5%) e i prodotti lattiero-caseari (20%). Va notato però che un numero consistente di aziende di quest ultimo comparto (13,3%) afferma di avere già avviato progetti per internazionalizzarsi. Passando poi ad analizzare il grado di internazionalizzazione commisurato alla classe dimensionale delle imprese rispondenti, si evidenzia come l apertura all estero scenda progressivamente per le realtà più piccole. Tra le aziende con più di 50 dipendenti si arriva al 79,6% di rispondenti che dichiarano di intrattenere rapporti con l estero. Tale livello cala al 69,4% tra 20 e 49 addetti e al 47,3% per chi si colloca tra 10 e 19. Le piccolissime (1-9 addetti) si fermano invece al 32,6%, una quota comunque piuttosto ragguardevole 5. In modo analogo a quanto avviene in altri settori del manifatturiero e non solo anche nell agroalimentare la questione delle dimensioni di un impresa appare tra le più critiche rispetto all internazionalizzazione. È, infatti, più frequente che siano le aziende più grandi e strutturate a essere dotate delle prerogative necessarie a un investimento all estero, sia esso di natura produttiva o commerciale. Per quanto riguarda invece i territori di provenienza, le imprese del Veneto emergono come le più internazionali, con il 47,6% di esse che è attivo all estero, poco sopra a quelle del Friuli Venezia Giulia, che si attestano al 43,2%. Più staccate le aziende del Trentino, che si fermano al 35,7%. La ricapitalizzazione effettuata negli ultimi tre anni dalle imprese rispondenti mostra di avere influito in misura modesta rispetto all apertura di rapporti con l estero. Abbastanza contenuta è, infatti, la differenza tra la presenza all estero di chi ha operato un intervento sul capitale (52,0%) e chi invece non l ha ritenuto necessario (43,7%). La decisione di ricapitalizzare può essere legata a una strategia di crescita, anche orientata all internazionalizzazione. In un certo numero di casi è tuttavia possibile, considerando la crisi economica e finanziaria che si è sviluppata tra 2008 e 2011, che gli interventi siano stati adottati per consolidare le casse aziendali in difficoltà. I dati che seguono ed elencano le tipologie di internazionalizzazione e la loro frequenza mostrano tuttavia come i casi di investimenti finalizzati alla crescita all estero, in particolare in quelli che richiedono investimenti economici consistenti come l apertura di stabilimenti produttivi, sono stati adottati in misura maggiore da chi negli ultimi tre anni ha ricapitalizzato l azienda. Il confronto con i dati raccolti dall indagine L Italia delle imprese realizzata a maggio del 2011 evidenzia come la dimensione dei rapporti con l estero dell industria agroalimentare del Nord Est sia consistente. Le imprese nordestine rientranti in tutti i settori intrattengono rapporti con l estero nel 47,1% dei casi, mentre le imprese industriali (di tutti i comparti del manifatturiero) considerate su scala nazionale arrivano al 42,8%. I due livelli sono sostanzialmente analoghi a quelli relativi all agroalimentare. Va tuttavia precisato che le aziende rientranti nel campione considerato per L Italia delle imprese 2011 hanno un numero di addetti superiore a 10. Le più piccole, che come 5 Il grado di internazionalizzazione delle imprese italiane con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 19 si è attestato nel 2011 al 22,8%. Cfr. D. Marini (a cura di), L Italia delle imprese. Rapporto 2011, Quaderni FNE, Collana Ricerche, n. 63, Treviso, Fondazione Nord Est, luglio La classe di addetti era la più piccola presa in esame dall indagine. Fondazione Nord Est - 13

14 detto sono tendenzialmente più spesso orientate al mercato locale, non erano quindi presenti. Tab. 5 - Con la Sua attività, Lei intrattiene, o ha intrattenuto in passato, rapporti con altri paesi europei o extraeuropei? (val. %) Al momento no, ma In passato sì, Sì prossimamente No ma ora non più avvierò Tutti 45,0 6,3 7,6 41,1 Italia delle imprese 2011 (Tutti i settori, Nord Est) Italia delle imprese 2011 (Industria, Italia) 47,1 4,4 0,4 48,1 42,8 6,1 0,7 50,4 Classe dimensionale ,6 8,4 8,4 50, ,3 4,0 9,3 39, ,4 4,7 4,7 21,2 50 e più 79,6 1,9 1,9 16,7 Settore Lavorazione carni 36,9 8,2 7,4 47,5 Altri prodotti alimentari 58,6 8,6 6,1 26,8 Prodotti lattierocaseari 20,0 2,2 13,3 64,4 Prodotti da forno e farinacei 25,5 3,0 7,9 63,6 Bevande 70,9 6,8 7,8 14,6 Area geografica Trentino 35,7 7,1 3,6 53,6 Veneto 47,6 6,1 8,0 38,3 Friuli VG 43,2 6,5 8,6 41,7 Ha ricapitalizzato Sì 52,0 7,9 10,2 29,9 No 43,7 6,0 6,8 43,5 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) La modalità di internazionalizzazione più frequente è la vendita di prodotti, praticata dalla quasi totalità delle aziende che affermano di intrattenere rapporti con l estero (97,5%), senza distinzione di classe dimensionale o comparto. Fondazione Nord Est - 14

15 Tab. 6 Di che tipo sono/saranno questi rapporti? (val. % per classe dimensionale) addetti addetti addetti 50 e + addetti Tutti Vendita di prodotti 96,3 97,7 98,5 100,0 97,5 Apertura di una rete di agenti all estero 22,9 16,0 41,5 16,0 24,1 Apertura di una rete di filiali commerciali 5,3 11,8 13,2 8,0 9,0 Commissiona la produzione o servizi 5,4 6,0 16,2-7,1 Acquisto di prodotti 47,4 53,2 73,9 65,6 56,6 Utilizzo di strutture preesistenti all estero 6,6 6,0 13,2 12,5 8,5 Apertura di uno stabilimento o un ufficio operativo ex novo 4,1 4,1 15,8 4,3 6,6 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) L acquisto di prodotti sul mercato estero viene svolto da poco più di un impresa su due (sempre tra le internazionalizzate). Sono le aziende medie (20-49 addetti) e quelle più grandi (50 e più), evidentemente più organizzate su reti di fornitura internazionali, a essersi orientate più frequentemente su tale modalità. Le prime arrivano al 73,9%, mentre le seconde poco sotto, al 65,6%. Passando ai comparti, si nota come le aziende del settore altri prodotti alimentari sia nettamente più propenso all acquisto di prodotti all estero (72,9%); seguono la lavorazione delle carni (60,5%) e i prodotti da forno (52,9%). Ricorrono all acquisto all estero circa un terzo delle aziende di prodotti lattiero-caseari e bevande. Tab. 7 Di che tipo sono/saranno questi rapporti? (val. % per comparto) Lavorazio ne carni Altri prodotti alimentari Prodotti lattierocaseari Prodotti da forno e farinacei Bevande Tutti Vendita di prodotti 95,1 97,8 100,0 98,1 97,8 97,5 Apertura di una rete di agenti all estero 20,6 26,3-18,5 30,2 24,1 Apertura di una rete di filiali commerciali 5,9 11,3-8,3 9,8 9,0 Commissiona la produzione o servizi 5,9 11,6-12,5-7,1 Acquisto di prodotti 60,5 72,9 33,3 52,9 30,2 56,6 Utilizzo di strutture preesistenti all estero 8,3 15,5 12,5 4,2-8,5 Apertura di uno stabilimento o un ufficio operativo 3,0 11,8-4,2 4,1 6,6 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) 6 Domanda rivolta ai soli rispondenti che riferiscono di intrattenere rapporti con l estero. Fondazione Nord Est - 15

16 Tra le modalità di internazionalizzazione commerciali, l apertura di una rete di agenti all estero è stata scelta da quasi un azienda su quattro internazionalizzata. Meno diffusa l apertura di una rete di filiali commerciali (9,0%), operazione che peraltro richiede un investimento economico più consistente della precedente. Da notare come entrambe le modalità siano state adottate più spesso dalle aziende che hanno realizzato una capitalizzazione negli ultimi tre anni rispetto a quelle che invece non hanno fatto questa scelta. Le imprese (internazionalizzate) che hanno allargato la propria dotazione di capitale hanno creato una rete di agenti nel 36,2% dei casi e una rete di filiali nel 14%. Tab. 8 Di che tipo sono/saranno questi rapporti? (val. % per ripartizione territoriale) Trentino Veneto Friuli Venezia Giulia Tutti Vendita di prodotti 94,9 97,6 98,6 97,5 Apertura di una rete di agenti all estero 16,7 22,2 35,0 24,1 Apertura di una rete di filiali commerciali - 8,5 15,8 9,0 Commissiona la produzione o servizi - 9,6 2,7 7,1 Acquisto di prodotti 68,0 56,6 51,0 56,6 Utilizzo di strutture preesistenti all estero - 9,4 10,8 8,5 Apertura di uno stabilimento o un ufficio operativo ex novo - 8,0 5,7 6,6 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) L utilizzo di strutture preesistenti o l apertura di un nuovo stabilimento sono le forme di internazionalizzazione che comportano un radicamento stabile in uno o più paesi esteri. Possono essere guidate dalla necessità di ottenere costi di produzione più vantaggiosi di quelli italiani, da una strategia di crescita nel medio lungo-periodo su uno o più mercati esteri promettenti o da una combinazione di entrambe queste necessità. Sono spesso le più onerose dal punto di vista dell impegno finanziario richiesto per realizzarle tra le modalità di rapporti con l estero. Conseguenze di ciò sono la maggiore frequenza di chi ha adottato queste due vie tra le aziende più grandi. Tra 20 e 49 dipendenti l utilizzo di strutture preesistenti è stato scelto dal 13,2% e l apertura di un nuovo stabilimento dal 15,8%. Con più di 50 addetti il 12,5% ha rilevato stabilimenti già presenti nel paese di delocalizzazione. In misura anche superiore a quanto già visto per le tipologie di internazionalizzazione commerciale, le imprese che hanno scelto una ricapitalizzazione negli ultimi tre anni sembrano essersi dotate della capacità finanziaria per una delocalizzazione produttiva in misura superiore a chi invece ha deciso di evitare l allargamento del capitale aziendale. Risultano così il 17,8% le aziende che hanno rilevato strutture preesistenti tra chi ha ricapitalizzato (contro il 5,6% di chi non ha fatto questa scelta) e il 16,3% quelle che hanno creato un nuovo stabilimento o ufficio (contro il 3,6% di chi non ha ricapitalizzato). Fondazione Nord Est - 16

17 Tab. 9 Di che tipo sono/saranno questi rapporti? (val. % per ricapitalizzazione sì/no) Sì No Tutti Vendita di prodotti 100,0 96,7 97,5 Apertura di una rete di agenti all estero 36,2 20,4 24,1 Apertura di una rete di filiali commerciali 14,0 7,5 9,0 Commissiona la produzione o servizi 14,3 4,9 7,1 Acquisto di prodotti 57,4 56,4 56,6 Utilizzo di strutture preesistenti all estero 17,8 5,6 8,5 Apertura di uno stabilimento o un ufficio operativo ex novo 16,3 3,6 6,6 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Quanto detto all inizio, del ruolo fondamentale svolto dal mercato italiano per il reddito delle aziende agroalimentari del Nord Est, trova conferma verificando come si sono distribuite le vendite delle aziende rispondenti nell ultimo anno tra Italia, Unione Europea e paesi extra-ue. Risulta in tal modo che l 87,1% di esse è stato realizzato nel mercato nazionale, l 87,8% all interno dello spazio comunitario, il 4,1% oltre i limiti dell Ue. Come già visto parlando delle dimensioni dell internazionalizzazione, le imprese più grandi sono quelle che più spesse hanno realizzato vendite fuori dall Italia, seppure, tra quelle con più di 50 addetti, il 72,2% delle vendite è comunque rimasto all interno dello spazio nazionale. Tra i comparti, emerge come stabilmente posizionato sui mercati esteri quello delle bevande, con il 68,8% delle vendite riservate all Italia, il 19,7% all Unione Europea e l 11,9% ai paesi extra-ue. Tutti gli altri comparti risultano stabilmente legati al mercato italiano per la gran parte del proprio volume di vendite. Anche ove richiesto alle imprese agroalimentari di esprimere una previsione su quali saranno i mercati più promettenti in un futuro di breve-medio termine (3/5 anni) l Italia conferma la propria centralità rispetto alle attese delle aziende, nonostante il Paese stia attraversando una fase di scarso dinamismo. Il 70,7% delle aziende rispondenti indica il mercato interno come prima scelta tra i mercati più promettenti. Un ulteriore 17,3% lo indica come seconda scelta, in un ruolo comunque molto rilevante. Di seguito all Italia si trova lo spazio comunitario della Zona Euro, che seppure non raccoglie un numero elevato di preferenze come prima scelta (11,9%); come seconda mostra invece la propria dimensione di centralità per molte delle agroalimentari del Nord Est (51,8%). Molto meno diffuse le aspettative riservate a mercati che pure hanno dimostrato, già da tempo, tassi di crescita annuale senza eguali. È il caso dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) che tra prima e seconda scelta arrivano al 14,5% e, in misura inferiore, dei paesi dell Europa Orientale e dei Balcani che assommano il 13.4%. Fondazione Nord Est - 17

18 Tab. 10 Negli ultimi dodici mesi, come si sono distribuite le vendite tra Italia, Unione Europea e paesi extra-unione Europea? Italia UE Extra-UE Tutti 87,1 8,8 4,1 Classe dimensionale ,8 5,4 2, ,0 10,5 4, ,5 13,0 5,5 50 e più 72,2 18,8 9,0 Settore Lavorazione carni 95,1 3,3 1,6 Altri prodotti alimentari 85,3 10,4 4,3 Prodotti lattiero-caseari 94,1 4,6 1,2 Prodotti da forno e farinacei 94,0 4,7 1,3 Bevande 68,3 19,7 11,9 Area geografica Trentino 90,1 7,6 2,4 Veneto 86,6 9,1 4,3 Friuli VG 86,9 8,5 4,7 Ha ricapitalizzato Sì 88,3 9,0 2,7 No 88,8 8,8 4,5 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Rispetto al mercato identificato come il più promettente per il futuro prossimo, emergono come particolari nel panorama dell agroalimentare nordestino le previsioni dei rispondenti delle bevande. Come già osservato le aziende di tale settore sono le più aperte ai mercati esteri, cui guardano con interesse anche in vista dei futuri movimenti sul mercato. Il 24,0% delle imprese delle bevande ritiene che i paesi BRIC potranno garantire i migliori affari, il 15% è invece rivolto alla zona Euro, il 13% agli Stati Uniti e un ulteriore 9 all Europa dell Est. Solo il 39,0% di esse guarda al mercato italiano, che invece continua a essere identificato come fondamentale dalle imprese di tutti gli altri comparti. Da notare tuttavia come la zona Euro sia giudicata come promettente da un buon numero di aziende dei settori prodotti lattiero-caseari, prodotti da forno e altri prodotti alimentari. Significativa è la divergenza delle previsioni tra chi è internazionalizzato e chi invece opera esclusivamente in Italia. Il 47,1% dei primi pensa al mercato interno come al più promettente, contro il 91,5% dei secondi. Il 19,1% dei primi crede alla crescita dei propri affari in Unione Europea contro il 5,2% dei secondi. Fondazione Nord Est - 18

19 Graf. 5- Per il fatturato della Sua impresa, quali prevede saranno i mercati più promettenti per i prossimi 3/5 anni? (val. %) Italia 70,7 17,3 Zona euro 11,9 51,8 BRICs Est Europa Usa 7,5 4,5 3,6 8,9 7 10,2 Mediterra 1,84, Prima scelta Seconda scelta Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Tab. 11 Per il fatturato della Sua impresa, quali prevede saranno i mercati più promettenti per i prossimi 3/5 anni? (val. %, prima scelta) Est Italia Zona Euro BRIC Usa Mediterraneo Europa Tutti 70,7 11,9 7,5 4,5 3,6 1,8 Settore Lavorazione carni 85,4 Altri prodotti alimentari 68,2 Prodotti lattierocaseari 81,4 Prodotti da forno e farinacei 80,1 Bevande 39,0 7,3 2,4 3,3-12,0 6,2 7,3 1,6 14,0 4, ,0 2,7-4,1 15,0 24,0 9,0 13,0 1,6 4, Impresa internazionalizzata Sì 47,1 19,1 14,3 8,1 7,4 No 91,5 5,2 2,0 0,7 0,7 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 75 4,0 - Le imprese che affermano di ricorrere a fornitori esteri per l acquisto delle materie prime necessarie alle loro produzioni sono il 36,8%. Con l avvertenza che in questo ambito la questione è stata sottoposta toposta con la specificazione relativa alle materie prime, sembra comunque notevole la distanza con i dati emersi ne L Italia delle imprese 2011, che vedono il ricorso a fornitori esteri (senza ulteriori specificazioni) molto più diffuso Fondazione Nord Est - 19

20 sia tra le aziende nordestine di tutti i settori (80,4%) che tra quelle industriali italiane (72,8%). Graf. 6 - Utilizza fornitori esteri di materie prime? (val. %) Sì 36,8 No 63, Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Tab Utilizza fornitori esteri di materie prime? (val. %) Sì No Tutti 36,8 63,2 Classe dimensionale e più Settore Lavorazione carni Altri prodotti alimentari Prodotti lattiero-caseari Prodotti da forno e farinacei Bevande Area geografica Trentino Veneto Friuli VG 26,3 73,7 36,5 63,5 59,6 40,4 67,9 32,1 31,3 68,7 54,9 45,1 27,1 72,9 24,2 75,8 32,4 67,6 31,0 69,0 39,4 60,6 32,6 67,4 Ha ricapitalizzato Sì No 46,1 34,2 53,9 65,8 Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) Vale anche in questo caso l annotazione relativa alla presenza delle piccolissime imprese nei campioni delle due indagini. Le imprese che hanno un numero di addetti compreso tra 1 e 9, infatti, sono le meno rivolte ai fornitori esteri e la forte differenza tra i risultati emersi si può in parte giustificare in questo modo. Fondazione Nord Est - 20

21 Tra le piccolissime il ricorso a fornitori esteri è al di sotto della media del campione e praticato da poco più di un quarto delle e aziende. La quota sale all aumentare delle dimensioni dell azienda, con le imprese con addetti che arrivano al 59,6% e le più grandi che raggiungono il 67,9%. Maggiore risulta anche tra le imprese che hanno ricapitalizzato (46,1%). L Unione Europea dei 27 Paesi membri risulta il mercato domestico per le materie prime della gran parte delle aziende agroalimentari che ricorrono a fornitori esteri. Due aziende su tre (66,6%) ricorrono, infatti, a fornitori ubicati in paesi comunitari per rifornirsi delle le materie prime loro necessarie. Il 9,4% si rivolge invece a imprese di nazioni europee esterne all Unione Europea, oppure alla Russia. Il 6,5% ha invece i propri fornitori in America Centro Meridionale, mentre il 4,6% in Asia Orientale e Cina. Graf. 7 Se sì, in quale area si collocano i Suoi fornitori più importanti? (val. %) 7 UE a 27 Altri europei e Russia America Centro-Sud Asia Orientale Mediterraneo Asia centrale America del Nord Oceania e Pacifico Africa Centro-Sud 9,4 6,5 4,6 3,9 3,6 2,9 1,7 0,8 66, Fonte: Fondazione Nord Est Friuladria Crédit Agricole (novembre 2011, n. casi 750) 7 Domanda rivolta ai soli rispondenti che hanno riferito di ricorrere a fornitori esteri di materie prime. Fondazione Nord Est - 21

22 3. CONCLUSIONI Le imprese agroindustriali del Nord Est mostrano, complessivamente, una situazione di solidità rispetto ai propri piani di innovazione del prodotto e del processo produttivo. Seppure in una fase di turbolenze finanziarie molto forti, in Italia e nel resto d Europa, come quella che ha caratterizzato la seconda metà del 2011 (periodo in cui si è svolta la presente indagine), più di metà delle aziende di questo settore (60,5%) non ha rinunciato ai propri piani di investimento. Più di un quarto ha aggiunto nuovi investimenti a quelli che già erano in corso. I dati raccolti dall indagine evidenziano che un numero consistente di aziende dell agroindustria sia orientato a innovare l output (64,7%) e che circa un terzo del campione (32,9%) opera sia sul prodotto che sull efficienza del processo. Sono numerose le aziende agroindustriali del Nord Est che risultano avere rapporti commerciali con paesi esteri (45,0%). La dimensione di essi appare comunque abbastanza contenuta se si considera che, nell ultimo anno, l 87,1% delle vendite realizzate dalle imprese di tutto il settore è stato concluso in Italia. Dato che dimostra come il settore agroindustriale sia fortemente legato al mercato nazionale. Una situazione che in futuro non appare destinata a mutare radicalmente, ma che probabilmente vedrà il mercato domestico delle imprese agroindustriali nordestine allargarsi ai confini dell Unione Europea più di quanto non sia già oggi. L Italia è ancora considerata il mercato più promettete nei prossimi tre/cinque anni dall 88,0% delle imprese rispondenti (sommando chi l ha indicata come prima opzione e chi come seconda). Il 63,7% (prima e seconda opzione) indica però la Zona Euro come lo spazio economico in cui ritiene che realizzerà i migliori affari. Tra le imprese che dichiarano di essere internazionalizzate, sono il 37,8% quelle che hanno mantenuto i piani di investimento in innovazione che già avevano avviato e sono anche riuscite a progettarne di nuovi. Tra chi invece è attivo solo in Italia, queste risultano la metà (19,1%). Chi intrattiene rapporti con l estero ed ha la possibilità di operare in mercati più dinamici di quello italiano, evidenzia quindi una propensione a innovare molto più marcata. Fondazione Nord Est - 22

23 APPENDICE Fondazione Nord Est - 23

24 a) Nota metodologica L indagine, promossa da Friuladria Crédit Agricole, è stata progettata e realizzata dalla Fondazione Nord Est. La popolazione oggetto di campionamento è costituita dall insieme delle imprese dei settori dell industria agroalimentare attivi nel Nord Est italiano. Il campione ammonta a 750 unità. Le imprese sono state estratte fra quelle iscritte alle CCIAA del Friuli Venezia Giulia, del Trentino e del Veneto. Il campione è stato stratificato per quote in base alle seguenti variabili: provincia (dell unità locale), settore ATECO 2007 (codici a 2 cifre: ) e classe dimensionale. Dal campione sono state escluse tutte le attività di panificazione (ateco ), nelle quali l attività prevalente fosse il commercio al dettaglio e il numero addetti non superasse le 5 unità. Tale scelta è stata motivata dal fatto che l indagine è rivolta a organizzazioni di stampo manifatturiero e non commerciale. Le interviste sono state realizzate telefonicamente con un sistema misto C.A.T.I. C.A.W.I. (Computer Assisted Telephone/Web Interviewing), tra settembre e novembre 2011 dalla società di rilevazione Questlab srl. Daniele Marini ha diretto l indagine e assieme a Silvia Oliva e Carlo Bergamasco ha impostato l indagine. Fabio Marzella ha elaborato i dati. Carlo Bergamasco ha realizzato il report finale. Fondazione Nord Est - 24

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