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1 Associazione Regionale Allevatori della Lombardia Assemblea Generale Ordinaria 18 giugno 2010 Relazione attività 2009

2 Sommario Parte Generale pagina Analisi ed andamento del mercato 3 Analisi ed andamento del mercato lattiero caseario 7 Prezzo del latte 10 Disponibilità di latte 12 Tracciabilità 13 Dati Qualità latte in Lombardia 15 Attività svolte dall ARAL Controlli Funzionali e Libri Genealogici 18 Sezioni Regionali di Specie e Razza 23 Formaggi di Capra di Fattoria e Prodotti Bufalini 24 Latte crudo 25 Anagrafe 26 Laboratorio Latte 28 Laboratorio Agro-alimentare 31 C.L.P.P. - Consorzio Lombardo Prove Progenie 34 Consulenza tecnica - S.A.T.A. 37 Progetti ARAL 50 Conclusioni e ringraziamenti 56 Consiglio Direttivo 57 Organigramma dell ARAL 58 Gli Specialisti SATA 59

3 Pagina 3 Analisi ed andamento del mercato *Dati ISMEA - INEA In Italia, il 2009 è stato caratterizzato da una riduzione della produzione agricola e del valore aggiunto agricolo a valori costanti, pari per entrambi gli indicatori al 3,1% rispetto al Ben più marcata è stata la flessione dei prezzi agricoli alla produzione, pari all 11,6% rispetto al 2008, a dispetto di una riduzione dei prezzi dei mezzi correnti dell 1,8%; ciò ha comportato una brusca contrazione potenziale della redditività degli agricoltori, per una riduzione della ragione di scambio, ottenuta rapportando i prezzi dei prodotti agricoli a quelli dei mezzi correnti. La produzione industriale alimentare ha subito solo una lieve flessione, a fronte di un brusco calo della produzione del manifatturiero complessivo (-19%). In termini nominali, solo nel quarto trimestre l incidenza del valore aggiunto agricolo sul Pil ha mostrato una buona ripresa, dovuta principalmente al rialzo delle quotazioni. Per quanto riguarda i consumi, nel 2009 si è assistito a una lieve ripresa della domanda di prodotti agro-alimentari, a fronte di un ribasso della spesa, per una lieve flessione dei prezzi medi al consumo. In merito alla produzione agricola totale, il bilancio complessivo ha mostrato una flessione, dovuta al calo delle coltivazioni vegetali, attenuato da un decremento meno evidente della produzione animale. Nello specifico, considerando le coltivazioni vegetali, i due comparti che maggiormente hanno subito forti flessioni sono quello dei cereali e quello dell olio d oliva (rispettivamente 14% e -23%); sostanzialmente stabili frutta, agrumi e vino, mentre l unico comparto in crescita risulta quello degli ortaggi e patate. Nel caso dei cereali il calo produttivo è da attribuirsi sia al frumento che al mais, a causa sia di minori investimenti sul campo che di condizioni climatiche sfavorevoli. La produzione animale nel corso del 2009 ha subito una contrazione intorno all 1%, dovuta soprattutto all andamento sfavorevole delle consegne di latte. Riguardo le carni, risulta sostanzialmente stabile il comparto dei bovini e bufalini, mentre in crescita risultano sia le carni suine che quelle avicole. Nel 2009, la bilancia commerciale del settore ha registrato un disavanzo di 6,5 miliardi di euro, in netto miglioramento rispetto al 2008 (-8,4%). Le importazioni hanno infatti registrato un calo più accentuato sul fronte degli introiti in termini monetari (-5,5%) rispetto alle esportazioni (-4,7%), come conseguenza del netto ribasso dei valori medi unitari. Bovini da carne Le principali variabili che caratterizzano il settore mostrano, per il 2009, un mercato in leggera ripresa rispetto all anno precedente, anche se i segnali di difficoltà degli operatori sono ancora chiari. Le aziende hanno segnalato anche per il 2009 uno stato di difficoltà, dovuto soprattutto ai costi che, seppure ridimensionati rispetto all anno precedente, continuano a non consentire soddisfacenti margini per gli allevatori. In particolare, le difficoltà legate all accesso al credito, ai trasporti e ai costi dell energia, unitamente agli oneri per lo smaltimento delle deiezioni, suscitano ancora forte preoccupazione tra gli operatori. Per quanto riguarda i consumi, il minor poter d acquisto delle famiglie italiane sta orientando la domanda verso carni considerate convenienti, questo viene tradotto dalla GDO in una tendenza ad approvvigionarsi su mercati esteri, sempre più competitivi in termini di prezzo rispetto a quello nazionale. Così facendo il prodotto italiano fatica a posizionarsi sul mercato interno. Le importazioni di vivi, dopo un 2008 caratterizzato da blocchi dei flussi di acquisti a causa delle emergenze sanitarie in Francia (Blue tongue) sono tornate a crescere con il 2009 anche se senza raggiungere i livelli precedenti.

4 Pagina 4 Sul fronte delle carni, la tendenza sembra veder crescere l import, soprattutto da paesi del Nord Europa e dell Est, quale conseguenza della domanda di prodotti più convenienti da parte dei consumatori. I dati relativi al 2009 sul patrimonio bovino nazionale evidenziano una flessione su base annua della consistenza pari all 1,2%. La riduzione della mandria tuttavia interessa in modo differente le varie categorie di capi allevati, da una parte il comparto dei vitelli e dei vitelloni segna una diminuzione di presenze nelle stalle, a fronte di uno sfavorevole andamento del mercato sul fronte dei prezzi; viceversa la categoria delle vacche sia nutrici che da latte è interessata da una crescita tendenziale. Sul fronte delle macellazioni, i dati resi disponibili da Istat per l anno 2009 confermano un calo tendenziale già in atto da alcuni anni. In particolare le più evidenti riduzioni si sono verificate per la categoria dei vitelloni per i quali tale andamento è in gran parte riconducibile alle minori richieste da parte del mercato. Si è confermato in chiusura d anno, l aumento di vitelli e tori avviati al macello, per i quali si è assistito ad un parziale recupero del calo segnato negli anni precedenti. Infine, il segmento delle vacche registra un ridimensionamento. Nell ambito degli scambi con l estero, il 2009 è stato caratterizzato da un peggioramento del disavanzo relativo alla bilancia commerciale, sia per gli animali vivi che per le carni. In particolare per quanto riguarda i vivi, le importazioni sono rimaste sui bassi livelli del 2008, vista la crescita della tendenza ad importare prodotti carnei piuttosto che animali sia da macello che da allevamento. Tra i principali fornitori europei di bovini vivi, la Francia si conferma leader nella vendita, con l 80% circa di invii sul mercato italiano. Da registrare l avanzare di nuovi fornitori di bovini da allevamento, rappresentati in particolare dall Irlanda (+30%) ed alcuni paesi extracomunitari, come la Lituania. Per quanto riguarda le carni fresche e congelate, nel 2009 le importazioni hanno registrato un incremento del 5,7% rispetto all anno precedente. Per il comparto bovino questo fenomeno potrebbe ricondursi al fatto che la GDO, volendo mantenere alti i margini di guadagno, predilige l acquisto di carni di provenienza estera, caratterizzate da costi minori, penalizzando fortemente il consumo di carne prodotta all interno del nostro paese. La Francia si conferma essere il principale fornitore italiano di carni. Da rilevare come da una parte la Germania stia diminuendo le spedizioni verso l Italia e contemporaneamente la Polonia stia acquistando importanti spazi commerciali. Dinamica dell import nazionale del Settore bovino* Paesi di origine dell import di animali vivi e (000 t equivalenti carcassa) carni bovine* (000 t equivalenti carcassa) * Fonte: elaborazione ISMEA su dati ISTAT

5 Pagina 5 Infine per quanto riguarda le esportazioni di carni fresche e congelate, il 2009 si è rivelato un anno tendenzialmente in perdita; solo gli invii verso la Grecia, che rappresentano il terzo cliente dell Italia, hanno segnato un interessante incremento rispetto al 2008 (+20%). Suini Secondo i dati pubblicati da Istat, la produzione nazionale suina ha registrato, nel 2009, un incremento dell 1,4%, proseguendo il trend degli ultimi anni. Tuttavia gli operatori reputano che le produzioni nazionali siano risultate in calo e che tale incremento sia da imputare agli abbattimenti di capi provenienti dall estero. L analisi dell andamento delle singole categorie evidenzia un arretramento che interessa soprattutto i lattonzoli, i quali tuttavia rappresentano una parte esigua delle macellazioni totali. I magroni, invece, segnano un aumento delle macellazioni, in linea con la recente tendenza a valorizzare le carni derivate da questa categoria, sia per i minori costi di ingrasso sia per le caratteristiche del prodotto. I suini grassi, infine, risultano in lieve aumento. Le consistenze nazionali, secondo l indagine dell Istat effettuata nel mese di dicembre, rispecchiano l andamento in lieve calo delle produzioni italiane; i suini presenti nelle stalle, rispetto al 2008, sono diminuiti dell 1%, con cali di tutte le tipologie di capi, compreso anche il parco scrofe, che dà un chiaro segnale delle intenzioni di produzione dei suinicoltori italiani per l anno successivo. I dati relativi al numero di suini certificati per i circuiti delle principali DOP nel 2009, confermano la tendenza appena descritta, mostrando una consistente diminuzione rispetto allo stesso periodo nell anno precedente (-4,5%). Questo si traduce, in termini di cosce avviate alla salatura, in una riduzione consistente sia per il Parma che per il S. Daniele (rispettivamente -6% e -8,6%). Sembra evidente, pertanto, che il mercato si stia orientando verso la produzione di salumi non certificati, unici prodotti che segnano un costante aumento degli acquisti e dei consumi da parte delle famiglie italiane. L intero 2009, è stato comunque caratterizzato da risultati incoraggianti ottenuti grazie ai prodotti di punta del settore, vale a dire preparazioni e salumi che hanno contribuito al miglioramento della bilancia commerciale del settore (+3,2% in quantità esportata rispetto al 2008), nonostante l import abbia registrato comunque un rialzo; tuttavia, visti gli esigui quantitativi acquistati rispetto a quelli esportati, l import incide in maniera marginale sul saldo commerciale delle carni preparate e dei salumi. Per le carni fresche e congelate, invece, l anno appena trascorso è stato caratterizzato da flussi in uscita notevolmente ridimensionati a fronte di un maggiore ricorso ad acquisti sui mercati esteri, soprattutto di prodotti a minor valore unitario, più appetibili per il consumatore che ripone sempre maggiore attenzione nel fattore prezzo durante l atto di acquisto. La riduzione dei costi di produzione del 2009 ha contribuito a invertire il trend negativo dei bilanci degli allevatori, che nel biennio precedente erano stati gravemente compromessi dal forte rincaro dei prezzi di cereali e semi oleosi. Tuttavia permane una situazione di forte difficoltà all interno del comparto produttivo.

6 Pagina 6 Indice del costo d acquisto in Euro delle materie prime CCIAA di Milano Ref. Il Patrimonio suinicolo in Lombardia *fonte ERSAF Nel 2009, il patrimonio suinicolo lombardo è rimasto pressoché invariato (-0,2%) rispetto al 2008 e, con i suoi 4,8 milioni di capi allevati, rappresenta il 52,52% del patrimonio suinicolo nazionale. In dettaglio, la provincia di Brescia consolida il suo primato, con una progressione del 12,3%, mentre Mantova, Cremona e Lodi scendono rispettivamente di -6,0%, -2,2% e -2,3%. Da sottolineare che, per la prima volta, la tabella contiene i dati della nuova provincia Monza e Brianza. Dati al 1 Dicembre 2009

7 Pagina 7 Analisi ed andamento del mercato lattiero caseario Lo scenario internazionale * Dati ISMEA INEA - AGEA Grafici fonte Clal.it Il mercato mondiale dei prodotti lattiero caseari si trova ad affrontare una situazione caratterizzata da un trend fortemente discendente dei prezzi alla produzione. A fronte di un offerta mondiale di latte in crescita, trainata soprattutto da India, Usa, Brasile e Argentina, resta statica la situazione dell UE-27, con le consegne rimaste invariate da un anno all altro e la contrazione della produzione di tutti i principali derivati. Il ritorno sulla scena mondiale dei Paesi Oceanici sta fortemente minacciando la competitività dei prodotti comunitari, le cui esportazioni risultano in calo rispetto allo scorso anno. In particolare per il 2009 sono risultate in lieve flessione, su base annua, le consegne di latte UE (-0,7%), dinamica che viene confermata anche per la campagna di commercializzazione Sul fronte della trasformazione industriale in Europa, il 2009 si è chiuso con un calo della produzione per tutti i principali derivati. In particolare, una contrazione della produzione ha interessato il burro (-2,9%), soprattutto per i cali registrati in Francia, Germania e Paesi Bassi. In forte flessione anche la produzione di latte intero in polvere, imputabile prevalentemente a Germania e Francia. L export Europeo ha evidenziato una contrazione, effetto della crisi economica e dell aumento della produzione di USA, Asia e Oceania, così come le importazioni, in conseguenza della debole domanda interna e dell accumulo di scorte nel I prezzi, su base tendenziale, hanno teso ad un netto ribasso, sebbene nell ultima parte dell anno sia stata registrata una lieve ripresa. Il settore lattiero caseario in Italia Nel 2009 il settore lattiero caseario si è caratterizzato per una contrazione sul piano produttivo, accompagnata da una crescita dei flussi sia di import, sia di export, e da una lieve ripresa della domanda finale. In calo la produzione di formaggi, anche se con andamenti differenziati a seconda delle varie tipologie: in particolare, si stima una flessione delle DOP e, all opposto, un lieve incremento per il segmento dei freschi, che continuano ad avere buone reazioni in termini di domanda sia estera che interna. Prosegue nella campagna 2009/2010 il trend discendente della produzione di latte nazionale, già manifestatosi nella scorsa annata; su tale andamento ha inciso la tendenza al ribasso del prezzo del latte alla stalla e la differenza negativa esistente tra ricavi e costi di produzione degli allevamenti. La ripresa dei flussi di importazione di latte in cisterna ha intergrato la riduzione delle forniture nazionali, rispetto alla necessità di materia prima dell industria di trasformazione, la cui produzione ha comunque evidenziato, come detto, segnali di rallentamento.

8 Pagina 8 Nel 2009 i dati Agea riferiti alla Lombardia riportano una diminuzione di circa lo 0,33%, rispetto alla annata precedente, delle consegne di latte alla stalla, mentre a livello nazionale è stata evidenziata una diminuzione dello 0,93%, Il quantitativo di latte consegnato dalle aziende lombarde rappresenta il 40,8% del totale nazionale; seguono Emilia Romagna (15,6%), Veneto (10,5%) e Piemonte (8,2%). Nel nostro paese, il divario dei prezzi alla produzione ed al consumo continua ad essere particolarmente ampio. Emblematico di questa situazione il rapporto tra il prezzo del latte crudo alla stalla e quello del latte al consumo. Il grafico a lato evidenzia la crescita del divario, che rappresenta il margine economico occupato dall imbottigliamento e dalla distribuzione.

9 Pagina 9 Formaggi DOP grafici fonte Clal.it I dati ISTAT relativi al 2009 segnalano una contrazione rispetto allo scorso anno nelle produzioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano rispettivamente del 2,26 e 3,07%. Sul fronte dei prezzi si è registrato un sensibile calo, nell ordine del 5%, per quanto riguarda il Grana Padano e del 2,8% per il Parmigiano Reggiano. Nell ambito delle esportazioni si segnala un aumento di richiesta a livello mondiale del 3,67%. In accordo con tale dato, nell UE si registra un significativo aumento del 5,54%; in particolare l incremento più consistente ha interessato le spedizioni dirette in Germania, Francia, Spagna, Belgio dove si registrano incrementi compresi tra il 7,7% e il 25,29%. In controtendenza si registra un lieve calo della domanda da parte del Regno Unito, nell ordine del punto percentuale. A livello extracomunitario, in controtendenza con quanto accade nell UE, si registra un calo sul totale delle esportazioni del 1,5% rispetto allo scorso anno. Tale dato viene pesantemente influenzato dalle esportazioni verso gli Stati Uniti in quanto nel 2009 hanno fatto registrare una contrazione del 5,6%; da ricordare, che il mercato statunitense ricopre il 70,5% della domanda extra UE. Il considerevole aumento della domanda da parte dell Oceania (21,8%), Asia (6,5%), Africa e Sud America (circa 2%) ha solo in parte compensato il forte calo delle spedizioni in Usa.

10 Pagina 10 Prezzo del latte Questo capitolo non può che ripetere quanto già espresso lo scorso anno. Il fattore sostanziale, che prescinde da tutte le consuete considerazioni, è che il prezzo non è sufficientemente remunerativo per i produttori. Ampie e documentate valutazioni tecniche evidenziano che l attuale costo subito dagli allevatori per disporre dei fattori di produzione non consente di produrre al prezzo che l industria è disposta a pagare. Vero è che in altri paesi la commercializzazione del latte avviene a prezzi ancora più bassi, anche se entrando nel merito dei contratti e delle situazioni, talvolta scopriamo che tutta questa differenza non c è. Tuttavia è altrettanto vero che i costi di produzione in Italia, più alti che altrove, annullano e talvolta superano, queste differenze. Va comunque aggiunto che non solo i produttori italiani sono in crisi, ma lo stato di difficoltà riguarda tutti i produttori Europei. Il tema si presenta con carattere di drammaticità. E sotto gli occhi di tutti, da tempo, il continuo concentramento delle produzioni in sempre meno stalle con più bovine allevate; meno evidente ma di superiore onerosità per gli allevatori è il percorso di razionalizzazione dei diversi aspetti produttivi, verso la implementazione di sistemi di rintracciabilità, ITALIALLEVA in primis. Purtroppo questi impegni si dimostrano non essere più sufficienti; anche l indotto che vive sulla fornitura di attrezzature, servizi e materie prime denuncia difficoltà sempre maggiori. L analisi dei dati evidenzia mandrie più consistenti, animali che migliorano i valori produttivi e di titoli, una qualità del latte migliore di anno in anno, ma anche l accentuarsi della forbice tra prezzo pagato alla stalla e costo per il consumatore. I margini di commercializzazione sempre più elevati penalizzano sempre più produttori e trasformatori, con maggior danno proprio per le nostre produzioni di qualità e tracciate, ancora oggi vanto della nostra zootecnia, a favore di produzioni indeterminate e meno caratterizzate. La tabella che segue è interessante, nel suo complesso, concentrando l attenzione per brevità, solo sul confronto si evince che la media degli aumenti dei prezzi relativi alle prime sette righe è del 22,5% VARIAZIONE PREZZI in Lire Dic Dic Gen / /2000 caffè espresso al bar (1) ,7% 17,7% biglietto urbano tram (1) ,0% 29,1% ingresso al cinema (1) ,5% 18,0% giornale quotidiano (1) ,0% 29,1% benzina (2) ,5% 28,2% costo del lavoro (in milioni) (5) 9,6 35,5 42,8 344,2% 20,8% latte al consumo (3) ,7% 14,6% latte alla stalla (3) ,1% -2,8% Fonte (1) caffè, tram, cin, quot. Settore Statistica e SIT, Comune di Milano (2) benzina prezzo più basso: AGIP (3) latte Clal (5) costo lavoro CCNL nostro settore

11 Pagina 11 Il prezzo del latte alla stalla riportato in ottava riga in 10 anni, a valori correnti cioè senza il pur gravoso peso dell inflazione, segna un meno 2,8% Ciò da la misura del grande lavoro fatto dagli allevatori in questi 30 anni con la selezione genetica e con il miglioramento delle gestione aziendale E però ormai evidente che la corda non possa essere ulteriormente tirata, devono obbligatoriamente essere trovate strade condivise di valorizzazione delle nostre produzioni. Altri paesi hanno imboccato strade simili già da tempo, e non hanno di certo il nostro patrimonio di prodotti tipici e tradizionali.

12 Pagina 12 Disponibilità di Latte Nel merito della disponibilità del prodotto e della permanenza di allevamenti da latte attivi, l analisi del riepilogo delle quote in Lombardia evidenzia un ulteriore riduzione degli allevamenti con quote scesi a 6.691, il 48% di quelli presenti nel 95. Tuttavia la disponibilità di quote in Lombardia è salita a tonnellate, pari al 128% dal 95. Riepilogo Quote Latte in Lombardia campagna totale aziende con quota totale quota consegne (kg) quota vendite (kg) totale Quote Latte (kg) Media Quote Latte per Impresa (kg) % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % % La produzione commercializzata è invece leggermente scesa attestandosi a ton. In effetti analizzando gli L1 2001/2002 e 2008/2009, si evince lo spostamento verso aziende di maggiore dimensione, con una conseguente riduzione delle medio piccole. Fascia (q.li) Aziende L L Differenze Latte prodotto Latte prodotto aziende per % Aziende % kg kg fascia Differenze latte prodotto per fascia < ,4% ,3% -9,4% -23,0% ,3% ,7% -39,1% -38,6% ,7% ,6% -40,4% -41,4% ,2% ,0% -31,2% -29,7% ,2% ,9% -11,9% -11,6% ,6% ,1% -6,4% -5,7% ,7% ,0% 7,9% 7,6% ,2% ,1% 39,6% 41,9% > ,7% ,2% 74,4% 82,4% Lombardia % % -18,6% 6,0% Produttori univoci ,9%

13 Pagina 13 Tracciabilità Questo capitolo non può che ripetere quanto già espresso lo scorso anno. Continuiamo a ritenere che il sistema produttivo della nostra zootecnia abbia motivo di connettersi con maggiore forza di quanto fatto fin ora nell ambito delle varie filiere. La tradizione alimentare, senza uguali al mondo, di cui è forte il nostro paese deve essere strumento di consolidamento di tutto il settore. Da anni si ha coscienza dell impossibilità di contrastare la diffusione di derrate di importazione combattendo una battaglia impostata sul solo prezzo; è giunta l ora di concretizzare, con la indispensabile e necessaria partecipazione di tutti i componenti delle filiere, una nuova visione più condivisa delle strategie da adottare. Certo, da parte di alcune categorie di operatori economici, una comunicazione al consumatore che enfatizzi i temi legati alla tradizione, alla tracciabilità, al legame tra territorio e produzioni, non può essere condivisa. Una maggiore libertà di documentazione sanitaria sulle derrate di importazione, una minore importanza al luogo ed alle modalità di produzione, la possibilità di utilizzare percentuali di materie prime identificabili come succedanei, sono tutti strumenti che spingono in senso contrario al permanere di una zootecnia, e di un agricoltura, vitale nel nostro Paese. Strumenti che allontanano la possibilità che comportamenti virtuosi di produttori e trasformatori possano essere valorizzati dal riconoscimento dei consumatori. Purtroppo il mercato, e le stesse norme comunitarie, deputate a regolarlo ed individuarlo, sono spinte spesso in senso contrario ai nostri desiderata. Ecco quindi che i temi, ormai arcinoti, della tracciabilità e della valorizzazione delle produzioni tipiche e locali devono trovare in tempi stretti, finalmente, una collocazione grazie alla quale tutta l intera filiera, dalla produzione, alla trasformazione, alla distribuzione piccola e grande possa credere. Vi sono esempi positivi, che vengono del nostro e dai paesi vicini.

14 Pagina 14 Il sistema allevatori sta facendo con impegno e profusione di energia la propria parte nell ambito di queste tematiche, il contenitore della nostra proposta è rappresentato dal progetto ITALIALLEVA. E un progetto che abbiamo condiviso anche con la Vicepresidenza della nostra Regione e con la D.G. Agricoltura, che ci sostengono anche in questo nuovo percorso. Infatti, molti dei contenuti tecnici del progetto sono strumenti predisposti nell ambito di progetti di sperimentazione e ricerca finanziati dalla nostra Regione e sono sottoposti a continua implementazione e modifica da parte dei tecnici del SATA. Nel 2009 ed in particolare nei primi mesi di quest anno, il marchio ITALIALLEVA ha guadagnato nuovi importanti spazi ed ulteriore diffusione. Scheda di adesione a ITALIALLEVA

15 Pagina 15 Dati Qualità Latte in Lombardia La qualità del latte prodotto in Lombardia è ulteriormente migliorata anche nel corso del I dati che presentiamo derivano dalla attività di analisi finalizzata al pagamento del latte secondo qualità. Si tratta di analisi sul latte di massa effettuate generalmente due volte al mese per ogni allevamento che consegna latte ad un acquirente. I laboratori di cui disponiamo i dati sono quelli dello Zooprofilattico e dell ARAL, e qui corre l obbligo di ringraziare la disponibilità dell IZS di Brescia per la collaborazione e la disponibilità sempre dimostrati. In merito ai dati qualità è in atto un progetto, con il contributo della Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia, finalizzato a creare un contenitore ove disporre ed elaborare tutti i dati del pagamento qualità latte in Lombardia. Il fine è quello di meglio conoscere i contenuti della materia prima latte e di consentire alle filiere una migliore gestione dei prodotti. Nel merito dei parametri qualitativi, come detto, si è registrato un ulteriore miglioramento, anche se, dato l elevato livello raggiunto, non potrà eguagliare le performance del passato. La carica batterica è quella che ne da più evidenza, grazie ai germi/ml del Si registrano realtà di eccellenza quali Milano, che nel mese di maggio ha una media di germi/ml; pensate che nel 1990 la discesa dei valori sotto i era valutata come ottimo risultato. Grasso e Proteine continuano a migliorare, rispetto dello scorso anno. Le cellule sono l unico parametro che potrà essere soggetto a buoni miglioramenti, stante il valore di media regionale. Si tratta comunque del miglior dato di sempre. Il tema del miglioramento della qualità latte è strettamente legato al riconoscimento economico degli sforzi necessari; rispetto al passato ulteriori miglioramenti, come detto, saranno più difficili e quindi necessiteranno di maggior impegno e quindi costi. Il livello imprenditoriale degli allevatori lombardi è tale da consentire ulteriori avanzamenti, come dimostrano i risultati di quanti operano in nicchie di mercato che garantiscono maggior reddito. A titolo di esempio la media batterica di chi commercializza direttamente al consumo il latte crudo è tra i 5 e 10 mila germi/ml, risultato che rende il latte praticamente sterile. Cellule Somatiche Probabilmente anche il favorevole andamento meteorologico ha contribuito all ottenimento di un risultato migliorativo rispetto agli anni precedenti. Il valore medio di cellule somatiche per ml nel 2009 è stato di , contro il del VARIAZIONE ANNUALE MEDIA CELLULE SOMATICHE (/ ml) IN LOMBARDIA ANNO *Dati IZS di BS e ARAL

16 Pagina 16 E da sottolineare che i picchi estivi hanno avuto un incidenza ridotta. Ciononostante, è questo il parametro suscettibile di ulteriori miglioramenti. ANDAMENTO MENSILE - MEDIA ARITMETICA CELLULE SOMATICHE (/ml) IN LOMBARDIA (x1000) GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE MESI Carica Batterica *Dati IZS di BS e ARAL Non finisce il trend migliorativo del parametro, a testimonianza delle ottime condizioni igieniche delle aziende lombarde e della corretta gestione dell impianto di mungitura. Nel 2009 la media è scesa a germi/ml.. V ARIAZIONE ANNUALE M EDIA CARICA BATTERICA (/ml) IN LOM BARDIA *Dati IZS di BS e ARAL ANNO ANDAMENTO MENSILE - MEDIA ARITMETICA CARICA BATTERICA (/ml) IN LOMBARDIA GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE (x1000) MESE

17 Pagina 17 Grasso Il titolo di grasso medio nel 2009 è stato di 3,91%, migliorativo rispetto all anno precedente (3,89%). Nel VARIAZIONE ANNUALE MEDIA ARITMETICA GRASSO (p/ v) IN LOMBARDIA 2009, le province prevalentemente montane 3,95 3,91 3, 90 di Como, Sondrio e Varese 3,89 3,89 3,90 3,88 3,87 hanno fatto registrare i 3,85 3,83 3,81 valori più interessanti. 3,80 3,75 3,74 3,77 3,80 3,81 *Dati IZS di BS e ARAL 3, ANNO ANDAMENTO MENSILE - MEDIA ARITMETICA GRASSO IN LOMBARDIA 4,2 4,1 4 3,9 3,8 3,7 3,6 3,5 GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE (%) MESI Proteine Le proteine rappresentano il parametro che più direttamente è correlato alla resa casearia, che contribuisce di elevare il reddito delle industrie di 3, 51 3, 46 3, 41 3, 36 3, 31 V ARIAZIONE ANNUALE M EDIA ARITM ETICA PROTEINE (p/v) IN LOM BARDIA 3,29 3,29 3,30 3,34 3,34 3,34 3,37 3,38 3,40 3, 44 3,45 3, 45 trasformazione casearia. Nel corso del 2009 il valore medio regionale ha raggiunto il 3,45% confermando il valore fatto registrare lo scorso anno. 3, ANNO Tra le province, la media più elevata è stata quella di Lodi che ha raggiunto il valore medio di 3,51%. (%) 3,60 3,55 3,50 3,45 3,40 3,35 3,30 3,25 ANDAMENTO MENSILE - MEDIA ARITMETICA PROTEINE IN LOMBARDIA GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE MESE

18 Pagina 18 Controlli Funzionali e Libri Genealogici Le elaborazioni dell Ufficio Centrale dei Controlli Funzionali rilevano anche per il 2009 un leggero aumento fissando a il numero delle bovine da latte controllate in Lombardia, corrispondenti al 40,4% di quelle controllate in tutta Italia registrando un aumento di bovine rispetto al Gli allevamenti bovini interessati ai controlli sono risultati essere (38 aziende in meno rispetto al 2008), con una media di circa 130 vacche per allevamento. anno aziende bovini latte L andamento delle aziende iscritte bovini latte negli ultimi 5 anni, ci indica una diminuzione media di circa 60 aziende anno La produzione media relativa alle lattazioni convenzionali, superiori ai 240 giorni, è risultata complessivamente di kg, superiore di 726 kg alla media nazionale ma riportando le produzioni medie ai livelli del Questa diminuzione a nostro avviso è legata al prezzo del latte e alla crisi economica. Le percentuali di grasso sono stabili da tre anni mentre le proteine sono cresciute nello stesso periodo dello 0,05 %. Evoluzione delle P RODUZIONI M EDIE delle bovine controllate (dati AIA) Kg/capo L effettuazione di analisi mensili sul latte prodotto da ogni singolo animale mirate 3,90 3,80 alla valutazione della sanità 3,70 3,58 3,58 3,58 3,62 3,60 3,51 della mammella ed ai 3,60 3,50 contenuti in materia grassa e proteica, rappresenta anche in 3,20 3,20 3,26 3,29 3,33 3,31 3,40 3,30 termini di tracciabilità e 3,20 3,10 sicurezza alimentare un 3,00 fattore interessante, che un 2,90 sistema come ITALIALLEVA può valorizzare, insieme agli aspetti di miglioramento sul benessere animale che ne derivano. Evol uzi one del l a QUALI T A' del l atte del l e bovi ne contr ol l ate (dati ARAL) grasso 3,76 3,75 3,75 3,69 3,68 3,69 3,35 3,34 3,35 3,30 3,32 3,35 proteine

19 Pagina 19 A conferma di questo, separando le aziende Lombarde tra: aderenti alla selezione e non aderenti, nella campagna , si evince la % di latte prodotto dalle aziende controllate mensilmente, pari all 83% del totale latte prodotto in Lombardia. Bergamo si ferma al 72% mentre si raggiungono punte del 98 % a Lecco e Sondrio, ad ulteriore importante conferma dell effettivo sostegno che queste attività sono in grado di fornire nelle zone ove è più delicato e difficile mantenere una zootecnia vitale. Un dato sorprendente lo troviamo anche a Cremona con il 94% di latte annualmente prodotto pari a quintali che viene controllato mensilmente per ogni singola bovina. Aziende iscritte ai CC.FF Aziende non iscritte ai CC.FF. Provincie Aziende % CF Latte prodotto q.li Aziende % no CF Latte prodotto q.li BG % % % % BS % % % % CO % % 89 45% % CR % % % % LC 95 73% % 35 27% % LO % % % % MI % % % % MN % % % % PV 94 75% % 32 25% % SO % % % % VA 80 69% % 36 31% % Lombardia % % % % Il dato sulle aziende indica che il 59% dei produttori è iscritto ai Controlli Funzionali; con le grandi aziende, come a Cremona, raggiungiamo punte del 76%, e del 75 % a Pavia; nelle zone di montagna con aziende decisamente più piccole siamo intorno al 50%. Un breve cenno ai costi di queste attività, in altre parti della relazione si sono già evidenziati gli aumenti dal 1980 al 2010 e dal 2000 al 2010 di vari servizi, del costo del lavoro, del latte alla stalla e del latte da bere. Sicuramente si può ribadire che solo i risultati ottenuti con la selezione, valorizzati dal miglioramento della gestione aziendale, consentono agli allevatori di riuscire a mantenere attive aziende a queste condizioni. Possiamo solo aggiungere due righe alla tabella già riportata, con i costi per capo in Lombardia e il costo delle analisi fatte da ARAL, a significare gli sforzi che il sistema allevatori ha in atto per gravare il meno possibile sui conti degli allevamenti. Certo non basta ed altro dovremo fare, ma il percorso è avviato.

20 Pagina 20 VARIAZIONE PREZZI in Lire Dic Dic Gen / /2000 caffè espresso al bar (1) ,7% 17,7% biglietto urbano tram (1) ,0% 29,1% ingresso al cinema (1) ,5% 18,0% giornale quotidiano (1) ,0% 29,1% benzina (2) ,5% 28,2% costo del lavoro (in milioni) (5) 9,6 35,5 42,8 344,2% 20,8% latte al consumo (3) ,7% 14,6% latte alla stalla (3) ,1% -2,8% analisi (4) ,7% 0,0% costo a vacca CF-LG (4) ,4% -6,9% Fonte (1) caffè, tram, cin, quot. Settore Statistica e SIT, Comune di Milano (2) benzina prezzo più basso: AGIP (3) latte Clal (4) analisi, costo vacca ARAL, analisi nel 2010 comprese caseina, urea e cellule (dal 1982) (5) costo lavoro CCNL nostro settore Sulla base dei dati per il preventivo 2010, in tabella riportiamo il numero di tutte le aziende di Bovini Latte iscritte ai Libri Genealogici con le relative vacche presenti e suddivise per Provincia, montagna e pianura. APA Montagna Pianura Lombardia vacche/azienda differenze vacche % Aziende Vacche Aziende Vacche Aziende Vacche BG ,5-3,90% BS ,2 0,40% CO-LC ,4-0,70% CR ,3 1,50% MN ,8 2,20% MI-LO-MB ,6 5,20% PV ,6 3,20% SO ,8 0,20% VA ,5-0,50% Lombardia ,1 1,50% % 23% 5% 77% 95% Dalla tabella si evince che il 5% delle bovine è allevata in zona montana in un numero di aziende pari al 23% sul totale regionale.

21 Pagina 21 Il numero delle vacche è sostanzialmente invariato rispetto al 2009 (+ 1,5%); in particolare nella provincia di Bergamo sono diminuite del 4% circa e nelle province di Mi-Lo-MB sono aumentate del 5%. A tutte le bovine viene prelevato un unico campione, alternando un mese al mattino e il successivo al pomeriggio per le analisi di laboratorio. Solo al 4,6% delle bovine vengono rilevate dal Controllore tutte le produzioni giornaliere; per 5764 bovine pari al 1,3% viene utilizzato il robot; al 77% di bovine viene rilevata 1 produzione giornaliera alternata e al restante 17,1%, pari a circa bovine in 309 aziende, viene rilevata una produzione dal controllore e le altre dal lattometro elettronico. I tipi di controlli per i bovini latte sono riportati nella tabella: Campionatura Unico prelievo Mungiture rilevate Tutte Alternate Produzioni Pesate Robot Calcolata Triplicata Lattometro elettronico 2 mungiture 3 mung. 2 mung. 3 mung. 2 mung. 3 mung. AA42U AA62U AA43U AA4RU AT42UF AT43UY AT42UJ AT43UJ n. vacche % 4,6% 0,04% 1,3% 76,9% 17,1% n. aziende Sempre dai dati del preventivo 2010, riportiamo il numero di tutte le aziende iscritte ai Libri Genealogici e ai Registri Anagrafici suddivise per Provincia e specie allevata. Provincia Totale Aziende % Bovini latte Bufalini Caprini L.G. Caprini R.A. Bovini carne Conigli Equini Ovini carne Ovini latte Suini Bergamo % Brescia % Como - Lecco 448 8% Cremona % Mantova % Milano-Lodi-MB % Pavia 187 4% Sondrio 499 9% Varese 120 2% ARAL

22 Pagina 22 BOVINI DA LATTE RAZZA N Fattrici FRISONA ITALIANA BRUNA PEZZATA ROSSA ITALIANA JERSEY GRIGIO ALPINA 114 ANGLER 292 BIANCA VAL PADANA 41 RENDENA 62 CABANNINA (Genova) 21 VARZESE 23 MONTEBELIARD 64 PINZGAU 13 VALDOSTANA PEZZATA ROSSA 5 REGGIANA 9 ROTBUNDE (discendenza) 12 ROTBUNDE (importato) 2 GARFAGNINA 3 PONTREMOLESE 1 PUSTERTALER 1 CASTANA (Ao) 1 ROSSA DANESE 6 TOTALE CAPRINI RAZZA N Fattrici CC.FF. RR.AA CAMOSCIATA SAANEN OROBICA VERZASCHESE BIONDA ADAMELLA FRISA VALTELLINESE ALPINA 61 CAPRA LARIANA TOTALE OVINI RAZZA N Fattrici CC.FF. RR.AA PECORA BRIANZOLA 796 PECORA DI CORTENEO 352 PECORA DELLE LANGHE 33 BOVINI DA CARNE RAZZA N Fattrici LIMOUSINE PIEMONTESE CHIANINA 375 CHAROLAISE 73 VARZESE (Ra) 58 MAREMMANA 51 PEZZATA ROSSA ITALIANA 30 ROMAGNOLA 25 MARCHIGIANA 15 CABANNINA (Genova) 3 TOTALE BUFALINI RAZZA N Fattrici BUFALINI SUINI RAZZA N Fattrici LARGE WHITE LANDRACE DUROC 526 PIETRAIN 17 SPOTTED POLAND 12 MORA ROMAGNOLA 8 CINTA SENESE 3 TOTALE EQUINI e ASININI RAZZA N Fattrici HAFFLINGER 904 MURGESE 37 CAV. AGRIC. T.P.R. 27 NORICO 8 MAREMMANO 4 BARDIGIANO 1 ASINO DI MARTINA FRANCA 12 ASINI DELL'AMIATA 1 ASINO SARDO 1 TOTALE 995 TOTALE

23 Pagina 23 Sezioni Regionali di Specie e Razza Nella realtà lombarda sono presenti allevamenti di diverse specie e razze che esprimono peculiarità e ricchezza, che ARAL non vuole perdere; perciò si sono creati spazi di discussione e proposta per gli allevatori di Frisona Italiana, di Bruna e di Jersey, di suini, di ovini, di caprini, di bufali, di equini e di conigli. Tutte le sezioni costituiscono un punto di incontro e di coordinamento per le sezioni provinciali di specie o razza e la loro attività si configura bene nel quadro più generale di ARAL e dei suoi scopi statutari. Le riunioni di Sezione Regionale sono momento di avvicinamento delle diverse esigenze espresse dagli allevatori, punto di confronto con Enti Regionali pubblici o privati, progettazione e organizzazione a carattere divulgativo di manifestazioni zootecniche a livello provinciale e regionale e tavoli di confronto per l attivazione e l operatività di mirati progetti regionali. Nella tabella si riporta l elenco delle Sezioni Regionali di Specie e razza che operano all ARAL: Sezione Allevatori di Bovini di Razza Bruna Allevatori di Bovini di Razza Frisona Italiana Allevatori di Bovini Razza Jersey Allevatori di Suini Allevatori di Ovi-Caprini Allevatori di Equini Allevatori di Bufali Allevatori di Conigli Presidenti di Sezione Antonio Ciappesoni (A.P.A. di Como e Lecco) Claudio Gandolfi (A.P.A. di Mantova) Giuseppe Gorlani (A.P.A. di Brescia) Andrea Cristini (A.P.A. di Brescia) Armando Acquistapace (A.P.A. di Sondrio) Francesco Ramella (A.P.A. di Milano e Lodi) Silvio Massari (A.P.A. di Cremona) Paolo Giacomelli (A.P.A.di Bergamo)

24 Pagina 24 Formaggi di Capra di Fattoria e Prodotti Bufalini Gli allevatori delle Sezioni Regionali Bufalini, Ovini e Caprini, hanno individuato nella realizzazione di marchi collettivi che caratterizzano il latte e i formaggi lombardi, lo strumento necessario per identificare e differenziare le loro produzioni. Per queste aziende la rintracciabilità oltre a garantire la sicurezza alimentare per il consumatore, come prevede il Regolamento (CE) N. 178/2002, diventa quindi uno strumento di valorizzazione dei prodotti. Nel 2003 l ARAL, in condivisione con la DG Agricoltura Regione Lombardia, ha realizzato in collaborazione con il SATA i marchi Formaggi di Capra da Fattoria e Latte di capra da allevamenti lombardi, analogamente gli allevatori della specie bufalina hanno costituito nel 2008 il Marchio Probul-Prodotti Bufalini di Lombardia. Attraverso questi marchi, le aziende comunicano direttamente ai consumatori la provenienza regionale del prodotto, la caratteristica della filiera corta, a volte cortissima di cui fanno parte. In molti casi, infatti, i loro formaggi sono realizzati nel caseificio aziendale a partire dal latte prodotto dagli animali allevati in azienda. Nel 2009 è stato realizzato il progetto Azioni di supporto per la valorizzazione dei prodotti bufalini e caprini lombardi, utile nel costruire un percorso di approfondimento sui temi del marketing, dei processi tecnologici e del rispetto delle norme, rivolto alle aziende zootecniche caprine e bufaline lombarde ed in particolare a quelle aderenti ai marchi di filiera regionale depositati. Tutte le iniziative del Progetto hanno consentito ai due settori, caprini e bufalino, di conoscersi e di confrontare le proprie modalità imprenditoriali tramite la realizzazione di riunioni, incontri informativi e l organizzazione del Convegno tenutosi nell ambito della manifestazione Il BONTA - Cremona Fiere, 13 novembre 2009, aperto anche ai consumatori, dove sono state approfondite le tematiche relative agli aspetti nutrizionali, e presentate le peculiarità dei prodotti caprini e di quelli bufalini. L adesione e l utilizzo dei marchi è consentito esclusivamente ai soci delle Apa iscritti al S.A.T.A. il Servizio di Assistenza agli Allevamenti della Regione Lombardia. L ARAL, attraverso il S.A.T.A., è in grado di fornire un manuale di corretta prassi igienica (autocontrollo per il pacchetto igiene) della singola azienda, nonché per l autocontrollo di caseificio, garantendo anche supporto per i piani analitici attraverso i propri laboratori, e la necessaria consulenza tecnica.

25 Pagina 25 Latte crudo La vendita diretta di latte crudo è un fenomeno in forte espansione ed i vantaggi di questo prodotto rappresentativo della nostra Regione sono innumerevoli, basti pensare alla qualità nutrizionale, al gusto, all impatto ambientale. Solo grazie ad un lungo e costante lavoro si può ottenere la produzione di un latte di eccellenza, avvalendosi anche dell esperienza del SATA in termini di rintracciabilità ed autocontrollo, con un attività di supporto agli allevatori attraverso la gestione del Manuale autocontrollo per la produzione e la vendita di latte crudo al fine di assicurare al consumatore la salubrità e la conformità qualitativa del latte crudo commercializzato. La nostra Regione ha supportato questa opportunità con un sistema di ricerca, prevenzione e informazione, raggiungendo elevati livelli igienico sanitari. Nel 2006, per volontà degli Allevatori lombardi che hanno avviato l attività di vendita diretta al consumatore di latte crudo delle proprie stalle, si è costituito presso l ARAL il Consorzio Volontario denominato Consorzio tutela latte crudo. Il Consorzio si propone la promozione e la realizzazione di iniziative intese a valorizzare, tutelare e diffondere la vendita del latte crudo, promuovendo ogni iniziativa intesa a salvaguardarne le caratteristiche peculiari. Ad oggi le aziende aderenti al Consorzio in tutta Italia sono circa 200 con più di 500 punti vendita. Il Consorzio Tutela latte Crudo sostiene Telethon e la ricerca: nel corso dell'ultima maratona di Telethon 2009, le aziende aderenti all'iniziativa hanno raccolto per Telethon oltre euro, devolvendo l'incasso, di una bottiglia venduta su tre.

26 Pagina 26 Anagrafe In Lombardia per la gestione operativa e l inserimento dei dati nel Nodo Regionale e Nazionale, gli Allevatori sia di bovini che di ovi-caprini, hanno facoltà di delega alle APA, ai CAA (Centri di Assistenza Agricola), o diversamente vi provvede direttamente l ASL. Dal 2009 le deleghe degli Allevatori hanno carattere di onerosità e i costi derivanti dall inserimento dati e dalla gestione sono a totale carico degli stessi. Nella tabella riportiamo il numero delle registrazioni effettuale nel 2009 e quelle dei due anni precedenti: Anagrafe Bovina Numero di registrazioni in BDR - BDN USCITO PER MACELLAZIONE USCITO CON MODELLO NATO IN STALLA INTRODOTTO CON MODELLO ACQUISTATO DA PAESI UE ACQUISTATO DA STALLA DI SOSTA DECEDUTO USCITO VERSO STALLA DI SOSTA NATO IN STALLA (PARTO GEMELLARE) ACQUISTATO DA FIERA/MERCATO USCITO VERSO PAESE ESTERO USCITO VERSO FIERA USCITA A SEGUITO PROVVED. AMMINISTRATIVO FURTO SMARRIMENTO ACQUISTATO DA PAESI TERZI PRIMA ISCRIZIONE PREGRESSA RIENTRO DA PAESE ESTERO ACQUISTATO DA CENTRO GENETICO MACELLATO PER AUTOCONSUMO DA FIERA/MERCATO MANCATA VENDITA 3 USCITO VERSO CENTRO GENETICO 15 TOTALE REGISTRAZIONI I dati evidenziano un aumento del 5,2% di nuovi inserimenti rispetto all anno precedente dato che pareggia il leggero calo dell anno precedente arrivando così ad un definitivo assestamento del numero di registrazioni. Nelle province di Cremona e Mantova per tutti gli Allevamenti presenti sul territorio le Asl hanno delegato totalmente alle Apa la gestione operativa dell anagrafe, mentre per parte del territorio Bresciano, Melzo e Lodi le ASL affidano alle APA la gestione dell Anagrafe per gli allevamenti che non hanno sottoscritto delega. In altre realtà l attività delle APA ha riguardato le registrazioni per le Aziende che hanno dato delega, generalmente si tratta di quelle iscritte ai Libri Genealogici.

27 Pagina 27 Riportiamo nella tabella sottostante una fotografia del lavoro svolto dalle ASL, dai CAA e dal Sistema degli Allevatori:. ENTE ASL ,2% 13,0% ARAL APA ,9% 74,4% COLDIRETTI ,8% 6,3% FEDERLOMBARDA ,3% 0,3% CIA 919 0,0% 0,0% SISA ,6% 4,8% COPAGRI ,2% 1,1% Totale Nella tabella le registrazioni affidate dalle ASL alle APA vengono conteggiate in ARAL - APA. Si rileva che il 76,9% delle registrazioni in banca dati è gestito dalle Apa su espressa delega da parte degli Allevatori o per incarico diretto delle Asl con un aumento del 2,5% rispetto all anno precedente, 11,9% delle registrazioni è affidato ai CAA presenti soprattutto a Brescia e Bergamo, mentre, in calo del 1,8% rispetto all anno scorso, il restante 11,2% alle Asl che mantengono quasi totalmente la gestione dell anagrafe a Pavia, Lecco, Como, Monza,Varese e in Val Camonica. Anagrafe equidi A partire dal giugno 2007 le Apa si sono attivate, tramite appositi uffici periferici, per la gestione in forma temporanea e semplificata dell Anagrafe degli Equidi sulla base delle indicazioni contenute nella circolare N.1 del Ministero dell Agricoltura del 14 maggio A fine gennaio 2010 il numero degli equini identificati per provincia è riportato in tabella Provincia N. Aziende Equini Cavalli Asini Muli Bardotti BG % % BS % % CO 368 9% 938 7% CR 203 5% 689 5% LC 230 5% 623 5% LO 70 2% 190 1% MI 316 7% % MN % % PV 170 4% 969 7% SO 244 6% 710 5% VA 218 5% 485 4% Totale ,0% 23,5% 0,5% Sono 4257 le aziende dove mediamente abbiamo identificato 3 equini per un totale di di cui il 76% sono cavalli. E Bergamo la provincia che ha identificato il maggior numero di equini con il 27% del totale seguita da Brescia e da Mantova.

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