Piano di Zona

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1 CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DI ALBAREDO D ADIGE ARCOLE BADIA CALAVENA BELFIORE BOSCOCHIESANUOVA BUTTAPIETRA CALDIERO CASTEL D AZZANO CAZZANO DI TRAMIGNA CERRO VERONESE COLOGNA VENETA COLOGNOLA AI COLLI ERBEZZO GREZZANA ILLASI LAVAGNO MEZZANE DI SOTTO MONTECCHIA DI CROSARA MONTEFORTE D ALPONE PRESSANA RONCÀ ROVERÈ ROVEREDO DI GUÀ SAN BONIFACIO SAN GIOVANNI ILARIONE SAN MAURO DI SALINE SAN GIOVANNI LUPATOTO SAN MARTINO BUON ALBERGO SELVA DI PROGNO SOAVE TREGNAGO VELO VERONESE VERONA VERONELLA VESTENANOVA ZIMELLA Conferenza dei Sindaci dei Comuni del territorio dell' Piano di Zona Approvato dalla Conferenza dei Sindaci dei Comuni del Territorio dell con Deliberazione n. 2 del 27/01/2011 Ufficio del Piano di Zona c/o di Pianificazione Organizzazione Integrazione Sociale Socio Sanitaria vicolo San Domenico 13/B Tel Fax pianodizona@comune.verona.it

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3 Introduzione Il Piano di Zona è frutto di un accresciuta consapevolezza per una programmazione partecipata, iniziata nelle triennalità precedenti e consolidata nel tempo. Ciò è stato possibile grazie al continuo e proficuo confronto, attuato sia in ambito istituzionale tra gli enti locali, ma anche oltre tale ambito, fra tutti gli attori coinvolti nel processo programmatorio che hanno subito aderito alla sfida di lavorare insieme in una visione territoriale, considerando i rispettivi cittadini come cittadini del territorio e cominciando a ragionare in un ottica di gestione associata di alcuni importanti interventi. Il nuovo Piano di Zona presenta, rispetto al precedente Piano , elementi di continuità: condivide infatti sia i valori fondativi di riferimento, sia buona parte delle strategie generali, dei contenuti e dei metodi proposti, presentando inoltre elementi innovativi e sperimentali di contesto regionale e locale. La programmazione sociale viene intesa come processo partecipato da più attori che apportano competenze, idee e risorse. La ricerca e la costruzione in itinere del consenso fra tutti i soggetti rappresenta, infatti, la più forte garanzia che il Piano di Zona non rimanga un messaggio scritto, ma si traduca, seppur gradualmente, in un cambiamento effettivo della realtà, grazie all azione convergente delle politiche e degli interventi sociali. In particolare, i mutamenti economici e sociali intervenuti negli ultimi anni hanno reso necessario un cambiamento per fronteggiare il progressivo aumento e la diversificazione dei bisogni indotti da alcune tendenze socio demografiche: invecchiamento della popolazione, aumento dell immigrazione, contrazione del numero di componenti familiari e conseguente sfaldamento delle reti parentali, precarietà del lavoro, nuove povertà. Tutto questo ha portato necessariamente all individuazione di priorità di intervento finalizzate a dare risposte tempestive ed adeguate ai bisogni emergenti. Il nuovo Piano di Zona prevede pertanto una ricollocazione delle priorità trasversali e settoriali di intervento e l accelerazione del processo di integrazione dei servizi di rilevanza sociale e sociosanitaria che investono un ambito assai più vasto di quello dei tradizionali servizi socioassistenziali e sociosanitari. Tale Piano ricomprende, secondo un impostazione che evidenzia la centralità delle competenze sociali, l approccio socio-educativo integrato, l integrazione sociosanitaria e l integrazione con le altre politiche di impatto sul benessere generale. Primario obiettivo del Piano di Zona è stato infatti l avvio di percorsi di promozione e di partecipazione allargata e condivisa a vari livelli nell individuazione delle priorità e dei contenuti programmatici, avendo cura di declinarli e svilupparli successivamente nel rispetto dei bisogni e delle proposte concretamente espresse da persone, famiglie e gruppi sociali. Un tale approccio implica l attivazione di una pluralità coordinata e trasversale di risposte. In quest ottica, le politiche sociali, rivolgendosi per loro stessa natura ai più deboli, nella interazione con altri settori della vita civile, possono stimolare e incoraggiare una rinnovata e più diffusa sensibilità e attenzione alle istanze di socialità e benessere dei cittadini.

4 In altre parole, la gravità della presente crisi economica e l emergere di bisogni complessi, riferibili ai vari ambiti di vita, richiedono di procedere con decisione sul terreno delle politiche sociali attive, volte a dare o a restituire autonomia e dignità alle persone in difficoltà. Si riafferma, in tal senso, il nostro impegno a mettere il sistema di welfare, con la sua tipologia di approccio verso gli altri sottosistemi, al centro, avendo come principale oggetto di lavoro lo sviluppo complessivo della comunità locale. Questa dimensione di lavoro e di metodo consente di rappresentare le persone che si rivolgono ai servizi, siano essi di carattere sociale o sanitario, come portatrici non solo di bisogni e di diritti, ma anche di risorse e di saperi che ci permettono di leggere e gestire i problemi cruciali e di individuare le direzioni possibili da intraprendere in un contesto sociale globale. Viene dato, in tal modo, un concreto significato ai concetti di sussidiarietà, partecipazione, programmazione condivisa e valorizzazione della realtà locale. I servizi ed i soggetti che agiscono in quest area del welfare si occupano di sfere della vita così delicate e, al contempo, così cruciali nel rapporto cittadini-istituzioni che, se sostenute, consentono l attivazione di dinamiche partecipative in grado di recuperare il senso del legame sociale ed i processi di inclusione che costituiscono punti dello sviluppo del territorio. Il ruolo centrale della famiglia, l attenzione ai minori, agli anziani ed alle fasce deboli dei nostri cittadini sono i temi su cui la Conferenza dei Sindaci in questo Piano mantiene alto il livello di attenzione. Ciò con l obiettivo di tenere vivo il dialogo ed una reale collaborazione con l Azienda ULSS per tutti gli interventi complessi di alta integrazione sociosanitaria, in modo da dare al bisogno delle risposte sempre più articolate, diversificate ed integrate, in nome dell unitarietà della persona. È d obbligo, peraltro, evidenziare come nell attuale contesto economico, caratterizzato dalla scarsità di risorse disponibili e da prospettive di riduzione degli stanziamenti, la programmazione, come del resto la stessa Regione Veneto non ha mancato di evidenziare nella Delibera Giunta Regionale n del 3 agosto 2010, dovrà al momento limitarsi alle azioni oggi prevedibili con le risorse economiche disponibili, rinviando ogni eventuale integrazione e modifica ai successivi momenti di revisione. Ne consegue che necessariamente le progettualità e le azioni da intraprendere dovranno ispirarsi a modelli di ottimizzazione delle possibilità e degli strumenti di intervento riferibili ad un sistema di isorisorse, dove il miglioramento dell azione sia ottenibile senza incremento di oneri economico-finanziari, in un contesto che presenta problemi in ordine al finanziamento dei servizi, oltre a situazioni ed emergenze straordinarie. Non si può dimenticare, a tal proposito, il disastro idrogeologico che ha colpito il nostro territorio e le sue drammatiche ricadute sul piano economico e sociale che, forse, potranno influenzare l equilibrio del sistema dell offerta dei servizi. La drammatica circostanza potrà costituire occasione per l approccio ad una nuova maniera di concepire la vita amministrativa di comunità, in ambiti più vasti ma necessariamente interconnessi in quanto accomunati dalla medesima problematica, e per governare temi così complessi con competenze accresciute e adeguate. In tali frangenti, ad integrazione degli interventi di aiuto economico erogati dalle istituzioni, possono rappresentare un valido percorso iniziative di tipo solidaristico fra gli stessi enti locali.

5 Seppure la programmazione sia prevista con durata quinquennale, il nostro impegno è quello di riverificarla ogni anno, promuovendo, così come sollecitato dagli attori che hanno partecipato al processo di costruzione del Piano, momenti di confronto e di verifica, oltre che l eventuale recepimento di proposte atte a rafforzare il sistema di welfare del nostro territorio. È cresciuta in questi anni la capacità politica dei comuni nell assumere compiti e nel cogliere nuove opportunità offerte dalla legislazione (strumenti di regolamentazione, di accordo e sinergia tra vari soggetti pubblici e non), arricchendo di nuove potenzialità l area dei servizi nelle proprie comunità locali. Ed è proprio nei servizi immateriali che troverà sempre più spazio nei prossimi anni la qualità sociale di una comunità. In conclusione, si ritiene doveroso un sentito ringraziamento a quanti, a vario titolo e secondo le diverse competenze, hanno condiviso il percorso che ha portato alla presente programmazione: ai Sindaci ed Assessori della Conferenza e dell Esecutivo, al Coordinatore del Gruppo Tecnico di Coordinamento, all Ufficio di Piano ed ai Coordinatori dei tavoli tematici per la partecipazione ed il supporto concreto fornito alla programmazione, a tutti i Tecnici Istituzionali ed alle organizzazioni del Terzo Settore, che hanno accompagnato e sostenuto questo processo verso la programmazione e che, da ora in poi, lo sosterranno per la sua realizzazione. il Direttore Generale Maria Giuseppina Bonavina per il Presidente della Conferenza dei Sindaci, l Assessore ai Servizi Sociali e Famiglia del di Stefano Bertacco

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7 Sommario 1. Il processo di costruzione Le modalità di avvio del Piano di Zona e la struttura organizzativa L attivazione dei processi partecipativi 3 2. L analisi Il territorio e le caratteristiche strutturali della popolazione La mappa dei Distretti sociosanitari Le risorse, i Comuni e le attività delegate La definizione delle strategie di indirizzo e le scelte operative Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio, giovani Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio...17 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona...17 II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona...22 III. Composizione Tavolo Tematico Giovani...55 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona...55 II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona...61 III. Composizione Tavolo Tematico Persone anziane 68 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona...68 II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona...71 III. Composizione Tavolo Tematico Disabilità 104 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico Dipendenze 126 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico Salute mentale 140 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico Marginalità sociale 155 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico Immigrazione 163 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico...168

8 3.8. Integrazione 169 I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona II. Le scelte operative previste per il periodo di riferimento del Piano di Zona III. Composizione Tavolo Tematico generali Il quadro delle risorse economiche Gli strumenti ed i processi di governo del Piano di Zona e la valutazione Gli strumenti ed i processi di governo del Piano di Zona Il processo di valutazione partecipata del Piano di Zona 192 Allegati (su CD-rom) 194

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11 1. Il processo di costruzione Piano di Zona 1.1. Le modalità di avvio del Piano di Zona e la struttura organizzativa L Organo di Governo Politico (OGP), costituito dall Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e dal Direttore dei Servizi Sociali dell, ha dato inizio, a partire dal mese di maggio, con il provvedimento n. 3 del 11/05/2010 titolato Piano di Zona Costituzione del Gruppo di Coordinamento Tecnico, al processo di costruzione per la stesura del nuovo Piano di Zona , secondo quanto previsto dalla Delibera Giunta Regionale Veneto n. 157/2010 ed in continuità con quanto realizzato dal Piano di Zona Il Gruppo di Coordinamento Tecnico (GCT), costituito con il citato provvedimento, risulta composto, in analogia con l organizzazione precedente, dai Coordinatori dei Tavoli Tematici, già attivi a livello sovradistrettuale, oltre che dall Ufficio di Piano del di, ed è presieduto dal Direttore dei Servizi Sociali dell. (Schema n. 1) Il Gruppo, riunitosi più volte nel corso dei mesi, ha delineato una propria metodologia, in linea con la normativa regionale, che caratterizza localmente il processo di costruzione e gestione del Piano. Il metodo adottato ha voluto porre attenzione alle relazioni fra tutti gli attori della comunità locale protagonisti della pianificazione zonale, valorizzandone i ruoli specifici ed i compiti, definendone concretamente la partecipazione e le scelte di carattere organizzativo e procedurale. Il percorso è stato definito nel Documento di indirizzo per la costruzione del Piano di Zona e per l attivazione dei processi partecipativi, approvato dall OGP con provvedimento n. 5 del 11/06/

12 Schema n. 1 2 Piano di Zona Organo di Governo Politico La struttura Gruppo di Coordinamento Tecnico (nominato dall Organo di Governo Politico con provvedimento n. 3 del 11/05/2010) Area giovani Direttore Servizi Sociali Azienda U.L.S.S. 20 Ufficio di Piano sovradistrettuale Area Area Area Area Area persone anziane disabilità dipendenze salute mentale marginalità sociale Area immigrazione Area integrazione RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore RTT / Coordinatore Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale area accorpata Tavolo Sovradistrettuale RTT = Referente Tavolo Tematico Area famiglia infanzia adolescenza minori in condizioni di disagio RTT / Coordinatore Tavolo Sovradistrettuale Tavolo Sovradistrettuale RTT / Coordinatore Tavolo Tavolo Sovradistrettuale

13 Piano di Zona 1.2. L attivazione dei processi partecipativi Il documento di indirizzo citato al punto precedente ha previsto, quale elemento centrale della fase di costruzione, realizzazione e valutazione, la riconferma dei Tavoli Tematici Sovradistrettuali, per Area di intervento, già attivi con il Piano di Zona Proprio in virtù dell esperienza precedente, ormai consolidata a livello territoriale, la dimensione sovradistrettuale dell articolazione dei Tavoli è risultata la più funzionale per garantire l attiva partecipazione dei componenti designati oltre che per il raggiungimento di obiettivi di effettiva integrazione sociale e sociosanitaria. I Tavoli Tematici, attraverso i loro componenti, attori principali nella costruzione del documento, mantengono un ruolo permanente di conduzione e monitoraggio nell attuazione e valutazione del Piano, per l intero ciclo di vita dello stesso, in quanto il processo programmatorio, soprattutto in considerazione della mancanza di definizione delle risorse, è complesso e perfettibile e richiederà pertanto verifiche puntuali e momenti di confronto strutturati. L elenco che segue declina da un lato quanto previsto dai documenti regionali e dall altro prevede un integrazione rispetto a quanto stabilito nella passata pianificazione con propri atti dall Esecutivo e dalla Conferenza dei Sindaci, mantenendo peraltro le tipicità organizzative già previste per il territorio afferente all : Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori in condizioni di disagio; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Giovani; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Persone anziane; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Disabilità; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Dipendenze; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Salute Mentale; Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Accorpata (Marginalità Sociale, Immigrazione); Tavolo Tematico Sovradistrettuale Area Integrazione. 3 L accorpamento dell Area Immigrazione e dell Area Marginalità Sociale è giustificato, in particolare, dalla complessa interazione che questi temi registrano in un area urbana di considerevoli dimensioni, com è quella gravitante intorno al di, mentre il distinto mantenimento dell Area Giovani è funzionale alla peculiarità dell area medesima, motivata dal complesso di interventi posti in essere dalle politiche locali a favore del mondo giovanile.

14 Piano di Zona Nell ottica di recepimento delle linee guida regionali, l Area Accorpata e l Area Giovani sono, comunque, organizzativamente ordinate nel documento di Piano di Zona , come previsto dalla Delibera Giunta Regionale Veneto n. 157 del 26/01/2010, mentre l Area Integrazione viene trattata separatamente con il compito di affrontare le tematiche aventi natura trasversale rispetto alle aree del Piano. I Coordinatori sono i responsabili dei Tavoli Tematici, a loro è stato affidato anche il compito di facilitare e favorire il coinvolgimento e la partecipazione dei vari interlocutori, condividendo modalità per lo più omogenee sia nella conduzione dei Tavoli Tematici e delle varie riunioni che nella stesura del documento stesso. Si tratta di persone che, per professione e/o per il ruolo svolto nel sistema dei servizi, hanno competenza per individuare la natura dei problemi del rispettivo ambito, analizzare le caratteristiche e proporre le soluzioni. La composizione del Tavolo Tematico di Area è la seguente: Dirigenti e funzionari comunali per l Area di riferimento individuati in rappresentanza di ciascun distretto Dirigenti e funzionari dell Dirigenti e funzionari di altre istituzioni pubbliche per le rispettive competenze: Provincia, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Università, Ministero della Giustizia, Ufficio Scolastico Territoriale, ecc. (Schema n. 2) Le istituzioni sono state formalmente invitate a riconfermare i partecipanti alla pianificazione, già precedentemente nominati, e/o a provvedere a nuova designazione. Le riunioni, convocate per ogni area, hanno avuto l obiettivo di far conoscere il percorso pianificatorio attraverso la condivisione del linguaggio da utilizzare, la lettura dei bisogni consolidati e di quelli emergenti (si è rilevato in proposito un crescente interesse da parte di tutti nel dare visibilità alle azioni messe in campo nella quotidianità dei propri ambiti lavorativi), la negoziazione delle priorità di intervento, il raccordo tra i bisogni prioritari ed i servizi esistenti, l individuazione delle strategie per il raggiungimento degli obiettivi. L attività dei tavoli è stata recepita dall OGP con il provvedimento n. 6 del 26/10/2010 Identificazione delle priorità e delle politiche per le aree tematiche del Piano di Zona In un ottica di partecipazione omogenea ed equilibrata, si è provveduto a coinvolgere altri soggetti di rilievo locale ed anche di ambito più vasto; in particolare è stato dato avvio a consultazioni esterne valorizzando il confronto e l apporto non solo del Terzo Settore (allegati n. 1 e n. 2), ma anche delle Organizzazioni Sindacali (allegati n. 3, n. 4, n. 5 e n. 6), dei Medici di Medicina Generale, dei Pediatri di Libera Scelta (Allegato n. 7), delle Consulte Cittadine. 4 Sono state invitate più di duecento tra associazioni, cooperative, fondazioni ed altro, avvalendosi degli elenchi a disposizione dell Ufficio di Piano, contenenti i nominativi sia di coloro che avevano formalmente aderito alla precedente pianificazione, sia di quanti hanno manifestato nel corso degli anni il proprio interesse a partecipare; inoltre si è tenuto conto delle segnalazioni da parte dei Coordinatori di area. In particolare il coinvolgimento del Terzo Settore, al fine di una sua precipua valorizzazione anche in termini di cittadinanza attiva, si è concretizzato nell organizzazione di incontri assembleari dedicati alla comunicazione dell avvio del processo di pianificazione e, successivamente, nell invito a partecipare, nelle forme e nei tempi indicate dal GCT, all implementazione del sistema dell offerta territoriale di interventi, attività, servizi e progetti a favore della comunità. Per permettere una più incisiva partecipazione, gli incontri sono stati pubblicizzati sia attraverso comunicati stampa che sul sito del di. Inoltre, i coordinatori si sono resi disponibili ad incontrare, per eventuali approfondimenti, chi ne ha fatto richiesta. L elenco dei soggetti non istituzionali rappresentanti il Terzo Settore è disponibile in allegato al Piano (Allegato n. 8).

15 Al termine dei lavori è stata predisposta, a cura dell Ufficio di Piano, la raccolta dei contributi e la sistematizzazione nelle relative Aree Tematiche. In allegato al Piano è inserita ulteriore documentazione per i successivi percorsi di approfondimento. Dopo l approvazione del Piano di Zona, nelle seguenti fasi di attuazione e valutazione, i Tavoli concentreranno la loro attività nel coordinamento del processo di implementazione rispetto alle specifiche aree di intervento, nel monitoraggio delle azioni, nella valutazione dei processi realizzati e degli obiettivi raggiunti, identificando strategie di miglioramento, promuovendo la comunicazione interna fra enti, quella esterna con gli altri attori coinvolti e più in generale con la comunità locale. Piano di Zona Schema n. 2 Tavoli Tematici Organo di Governo Politico Provvedimento n 5 del 11/06/2010 dirigenti e funzionari comunali dell Area di competenza individuati in rappresentanza di ciascun distretto (fino a un massimo di 2 per distretto) dirigenti e funzionari dell Az. ULSS 20 dirigenti e funzionari di altre istituzioni pubbliche, per quanto di competenza (ad esempio: Provincia, Azienda Ospedaliera, Università, Ministero della Giustizia, Ufficio Scolastico Provinciale, ecc.) RTT ULSS 20 RTT RTT RTT RTT RTT RTT RTT Gruppo di Coordinamento Tecnico composizione variabile in base alle problematiche affrontate area Integrazione area Salute Mentale area Persone Anziane area accorpata area Famiglia area Giovani area Disabili area Dipendenze OGP RTT = Referente Tavolo Tematico 5

16 Piano di Zona 2. L analisi 2.1. Il territorio e le caratteristiche strutturali della popolazione Il Piano di Zona, strumento di cui si dota una comunità locale per definire le politiche sociali e sociosanitarie del proprio ambito, ha come elementi essenziali gli attori/soggetti della pianificazione e il territorio di riferimento. In questa prospettiva, si ritiene opportuno premettere alcuni brevi cenni riassuntivi delle principali caratteristiche strutturali dei trentasei Comuni che compongono il territorio dell e della loro popolazione. In particolare viene delineato il profilo della popolazione residente secondo i tradizionali indicatori propri dell analisi statistica che ne evidenziano l ammontare e l andamento complessivo, la densità, la composizione per età e per sesso, la determinazione per grandi fasce d età (i minori di età compresa tra 0 e 17 anni, gli adulti intesi come fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 64 anni e gli anziani a partire dai 65 anni), oltre l incidenza di tali fasce sul totale della popolazione (Allegato n. 9). 6 Si precisa che tutti i dati riportati nel presente Piano fanno riferimento alla data del 31 dicembre 2009 e che per le fonti si è ricorsi alle tradizionali banche dati esistenti (Anagrafi comunali, Istat, Regione, Azienda ULSS, Distretti sociosanitari, ecc.). L ambito dei trentasei Comuni che costituiscono il territorio dell è il più vasto esistente nella Regione Veneto coprendo una superficie di 1.110,665 km 2. La fisionomia del territorio e della popolazione appare caratterizzata da diversi fenomeni: profonda diversità geografica del territorio complessivamente inteso, che si snoda dalla pianura fino alle zone montane e che incide significativamente in particolare nei Distretti sociosanitari n. 3 e n. 4; intensa urbanizzazione dei Distretti n. 1 e n. 2 dovuta principalmente alla presenza di, capoluogo di provincia, e dei Comuni limitrofi in forte espansione; generale crescita demografica della popolazione residente, con particolare riguardo al Distretto n. 3; presenza nel comune capoluogo di persone senza fissa dimora, in proporzione maggiore rispetto agli altri comuni.

17 Di seguito sono proposte alcune tabelle di sintesi che consentono di avere un quadro di raffronto immediato relativo ai singoli Distretti e all intero territorio dell. distretti Azienda ULSS ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELLA POPOLAZIONE popolazione totale al 31/12/2005 popolazione totale al 31/12/2009 variazione % Distretto ,766 Distretto ,686 Distretto ,525 Distretto ,812 Azienda ULSS ,925 Piano di Zona L andamento demografico della popolazione residente dal 2005 al 2009 ha registrato un incremento percentuale pari a 3,925 DENSITÀ DI POPOLAZIONE - 31/12/2009 distretti superficie densità Azienda ULSS (in km 2 popolazione totale al 31/12/2009 ) (ab/km 2 ) Distretto 1 64, Distretto 2 94, Distretto 3 325, Distretto 4 575, Azienda ULSS 1.059, Si evidenzia una accentuata diversità nella densità abitativa che va da un valore minimo di 215 ad un valore massimo di abitanti per km 2. Appare evidente come la grande variabilità nella distribuzione della popolazione sul territorio influisca significativamente sulla localizzazione e sull accesso ai servizi sociali e sociosanitari. 7

18 Piano di Zona distretti Azienda ULSS COMPOSIZIONE PER SESSO DELLA POPOLAZIONE 31/12/2009 maschi femmine totale % sul totale della popolazione Distretto ,73 14,50 Distretto ,03 11,51 Distretto ,74 12,34 Distretto ,14 13,01 Azienda ULSS ,64 51,36 m f La composizione della popolazione registra una prevalenza femminile che risulta particolarmente evidente nella fascia anziana come conseguenza della maggior aspettativa di vita delle donne. COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE PER GRANDI FASCE DI ETÀ fasce di età distretto Azienda ULSS % minori 0/ ,00 adulti 18/ ,40 anziani 65 e oltre ,61 In generale si riscontra un progressivo aumento delle classi di età più avanzata per cui si prevede un ulteriore incremento nei prossimi 10 anni per gli ultra settantacinquenni. Un invecchiamento della popolazione, testimoniato dall incidenza della fascia di anziani sul totale dei residenti e rapportato alla presenza dei minori, incide sugli equilibri intergenerazionali e conseguentemente sul mantenimento di soddisfacenti livelli di sicurezza e assistenza sociale. Un ulteriore incremento che impatta sull organizzazione dei servizi è rappresentato dall aumento della quota di popolazione straniera residente. 8

19 Piano di Zona 2.2. La mappa dei Distretti sociosanitari Di seguito è rappresentata l articolazione del territorio dell nei quattro Distretti sociosanitari attualmente esistenti. A tale proposito, va sottolineata la centralità dell ambito distrettuale assunto all interno del processo di programmazione come valore, come dimensione più adeguata per la pianificazione sociale e sociosanitaria e per la definizione della rete dei servizi, in considerazione del rapporto privilegiato e diretto con il cittadino-utente, e quindi come espressione dell incontro tra domanda ed offerta. Come previsto dalla Legge n. 328/2000 e dal D.Lgs. n. 502/1992, l unità minima di riferimento per la pianificazione zonale corrisponde al Distretto sociosanitario. Pertanto appare opportuno presentare separatamente i quattro Distretti sociosanitari, alla luce della diversità che li caratterizza e della centralità che il livello distrettuale assume quale dimensione privilegiata per l accesso ai servizi sanitari, sociosanitari, sociali e assistenziali da parte dei cittadini. Per la descrizione analitica del territorio si rimanda alla documentazione allegata al Piano. 9

20 Piano di Zona consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in consulenza e presa in Attività di servizio sociale Soggetto gestione del servizio Roverè Veronese 15 0 Albaredo d'adige ,41 San Martino Buon Albergo ,86 generico e minori Belfiore ,23 Ufficio Servizi Sociali San Giovanni Ilarione ,78 Servizio Sociale Multiarea Unione Comuni Adige Guà Attività di supporto per il reperimento di alloggi Attività di supporto per il reperimento alloggi Soave ,00 di base Velo Veronese ,00 Roncà ,74 Castel d'azzano ,00 Attività di supporto per il reperimento di alloggi Attività di supporto per il reperimento di alloggi Attività di supporto per il reperimento alloggi Castel d'azzano ,00 Emergenze abitative Castel d'azzano ,00 Attività di Servizio Sociale Professionale Buttapietra Cerro Veronese , , generali 10 Microtipologia Piano di Zona ULSS 20 DI VERONA REGIONE VENETO abitanti (al 31/12/2009) Offerta

21 Piano di Zona 2.3. Le risorse, i Comuni e le attività delegate In Veneto, storicamente e cronologicamente, la Regione già a partire dall adozione della Legge Regionale n. 55 del 15 dicembre 1982 Norme per l esercizio delle funzioni in materia di assistenza sociale ha delineato le competenze e i reciproci rapporti tra i Comuni e le Aziende ULSS. Successivamente, l art. 19 della Legge quadro n. 328/2000 definisce il Piano di Zona come lo strumento mediante il quale i Comuni associati, d intesa con le Aziende ULSS provvedono a definire gli obiettivi strategici e le priorità di intervento, gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione, le modalità di organizzazione dei servizi, le risorse finanziarie strutturali e professionali, i requisiti di qualità, le modalità per garantire l integrazione tra servizi e prestazioni, le modalità di coordinamento, collaborazione e concertazione tra Amministrazioni pubbliche e soggetti operanti nell ambito della solidarietà sociale. La Regione persegue inoltre l integrazione delle politiche sanitarie e sociali e promuove la delega della gestione dei servizi sociali da parte dei Comuni alle Unità Locali Socio Sanitarie, prevedendo a tal fine specifici finanziamenti. Come diretta conseguenza delle scelte compiute a livello territoriale, la pianificazione di zona si è concretizzata attraverso scelte che attualmente possono definirsi consolidate. Alcune di queste vanno menzionate per la loro incidenza sul ruolo dei comuni e sull evoluzione dei servizi di Zona. Se ne riprenderanno quindi solamente gli aspetti di maggiore interesse rinviando ad una lettura integrale degli stessi per gli approfondimenti del caso e per una visione di insieme. Funzioni finanziate e delegate all ex art. 5 della Legge Regionale n. 55/1982 e successive modificazioni (interventi in materia di handicap, dipendenze e consultori familiari) : la delega, secondo le previsioni normative, riguarda tutti i comuni del territorio dell ULSS 20. Per quanto concerne altre funzioni, nel territorio si registrano alcune differenziazioni riguardo all assunzione delle relative deleghe. Il trasporto delle persone disabili ai Centri diurni viene svolto mediante delega all Azienda ULSS 20 in riferimento ai Distretti n. 1, 2 e 3, mentre nel Distretto n. 4 il servizio viene direttamente assunto dai Comuni. Sempre in tema di aiuto alle persone disabili, con particolare riferimento al sostegno delle azioni e dei progetti tesi a favorire la vita indipendente, il di, con cadenza annuale, impegna risorse proprie, destinandole all, a favore dei residenti. L erogazione delle somme impegnate avviene previa apposita rendicontazione da parte dell. 11

22 Piano di Zona Il di, inoltre, ha sottoscritto, con decorrenza dal mese di luglio 2009, un accordo per il rientro in capo all delle competenze in materia di inserimento residenziale delle persone disabili. Analogamente ha proceduto, dal 1 gennaio 2009, per quanto concerne il servizio di trasporto degli alunni disabili frequentanti le scuole pubbliche dell infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Le funzioni relative ai servizi di tutela minorile non vengono delegate all ma direttamente assunte dai singoli Comuni. Si ricorda, per inciso, che le funzioni nel settore sociale direttamente affidate ai Comuni, in forza della Legge Regionale n. 55 del 1982, riguardano: gli asili nido, gli asili notturni, le case albergo, le strutture per minori e anziani, gli interventi economici, gli interventi a favore di immigrati, l assistenza domiciliare disabili e anziani, i soggiorni climatici, ecc. Tali interventi costituiscono la spesa sociale dei Comuni. Nella ricerca di nuova adeguatezza, semplificazione e realizzazione del sistema di servizi, alcuni comuni del territorio si sono associati in unioni di comuni per esercitare in modo congiunto la gestione di alcuni servizi, come ad esempio il servizio di Polizia Locale, Sportello Unico Attività Produttive, Politiche Giovanili, Trasporto persone disabili ecc. Nel territorio del Distretto 3 è presente Unionvalli Unione dei Comuni di San Martino Buon Albergo e Lavagno, mentre nel Distretto 4 sono presenti l Unione Comuni Est (Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi e Mezzane di Sotto) e l Unione Comuni Adige Guà (Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella e Zimella) Il sistema di offerta dei diversi servizi non è sempre equilibrato in rapporto alle necessità dei diversi bacini d utenza. In particolare si segnala come la disponibilità di posti di assistenza residenziale a favore degli anziani risulti nettamente inferiore nell area afferente i distretti n. 1 e 2 rispetto all ambito del Distretto n. 4, con il risultato che nel territorio del di e nelle zone limitrofe si registra una carenza quantificabile in circa 500 posti letto. A tale proposito si ritiene di dover precisare che l Esecutivo e la Conferenza dei Sindaci hanno stabilito che l implementazione di posti, determinati dalla Regione Veneto, dovrà essere indirizzata all equilibrio della rete di offerta in sede cittadina. 12 Per l acquisizione dei servizi delegati dalla Conferenza dei Sindaci all ci si attiene ai seguenti criteri: storicità e continuità qualitativa/quantitativa, territorialità (garanzia di livello prestazionale uniforme ed omogeneo sull intero territorio), rispondenza dei servizi/strutture alla programmazione locale e aziendale, sostenibilità economica, progettualità individuali tramite SVAMDI UVMD. Quanto agli adempimenti di indirizzo, programmazione, verifica, controllo e gestione dei servizi delegati, per le specifiche competenze, in sede ULSS si fa riferimento alla titolarità delle funzioni come declinate dall atto aziendale. Annualmente la Conferenza dei Sindaci e l Azienda ULSS assumono la programmazione dei servizi ex art. 132 della Legge Regionale n. 11/2001, attuativa della programmazione generale. In generale, dal 2000 ad oggi le politiche assunte nei Piani di Zona hanno inteso rispondere prioritariamente alle situazioni di grave non autosufficienza (anziani disabili), alle complesse problematiche del mondo dei minori e giovanile, alle emergenze sociali (povertà, dipendenze, salute mentale ecc.). È stato realizzato un graduale percorso di riequilibrio, tutt ora in atto, sia negli interventi per tipologia sia per una più efficace rete di offerta territoriale in ambito distrettuale. Nello specifico si è transitati da politiche di emergenza/ tà a politiche di prevenzione/ domiciliarità. Frattanto, nella tà per la non autosufficienza, è stato pianificato un percorso di riequilibrio del fabbisogno per singoli territori, rispondenti agli indici definiti in sede regionale. L avvenuta attivazione di un processo di programmazione partecipata ha portato a riqualificare di conseguenza gli impegni finanziari, riorganizzando la stessa attività dei tavoli tematici in un ottica di trasversalità, integrazione, contestualizzazione socio-economica e familiare.

23 Va richiamata la vitalità dell associazionismo e del Terzo settore in generale, nonché la presenza di strutture private pre-accreditate o accreditate quali elementi significativi della rete dei servizi. La coesistenza, poi, nel medesimo territorio di una Azienda Territoriale e di una Azienda Ospedaliera (ora Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata) apre scenari di opportunità e di criticità che impegnano particolarmente i livelli di partecipazione nel loro obiettivo di una piena condivisione, tra le diverse istituzioni e le comunità locali, dei livelli di assistenza sociale e sociosanitaria, in continuità con il sistema sanitario. Piano di Zona La nuova programmazione per le singole aree tematiche dà atto del coinvolgimento dei diversi attori locali nella realizzazione delle politiche locali ed individua le modalità cui si è pervenuti, a garanzia di una gestione unitaria e integrata, nel contesto di riorganizzazione dell assistenza territoriale, in conformità al modello veneto di stato sociale. Peraltro, le nuove tipologie di bisogno, l aumento della domanda di assistenza, la criticità dell attuale fase socio-economica, il mutamento sociale, a partire dall istituto familiare, sono solamente alcuni dei fattori che impongono la sperimentazione di modelli nuovi di offerta dei servizi e, in sede regionale, una rivisitazione delle classificazioni e degli standard dei servizi medesimi. Con la presente programmazione, allo stato attuale, si intende mantenere l offerta consolidata dei servizi, a partire dal sostegno alla famiglia, con l ottimizzazione del coordinamento delle risorse del Terzo Settore all interno delle azioni istituzionali. A tale proposito si evidenzia la necessità di contestualizzare, per una offerta standardizzata sostenibile e per una sperimentazione di modelli sociosanitari nuovi, la Legge Regionale n. 22/2002 all attuale crisi socio economica. 13

24 Piano di Zona 3. La definizione delle strategie di indirizzo e le scelte operative La definizione delle strategie di indirizzo Decisivo è il ruolo del capofila della Conferenza, il quale si assume la responsabilità di guidare il processo pianificatorio con equilibrio, garantendo la partecipazione di tutte le realtà, anche di quelle di dimensioni minori e, data la particolare strutturazione dei Distretti, investendo risorse ed energie rivolte all intero ambito senza determinare politiche, servizi ed interventi con modalità autoreferenziali. Il processo, orientato all integrazione tra sociale e sanitario, rappresenta uno dei pilastri della pianificazione zonale precedente che, tuttavia, va ulteriormente implementato, da un lato, operando per il raggiungimento di un maggiore equilibrio in tutti i territori, dall altro, approfondendo la ridefinizione degli attuali ruoli svolti dai Comuni e dall Azienda ULSS. Proprio l Azienda ULSS, peraltro, è impegnata nella condivisione con i Comuni della responsabilità complessiva del processo pianificatorio, svolgendo un essenziale funzione nella definizione delle finalità, nell individuazione delle strategie, nella realizzazione delle attività e nella valutazione dei risultati. 14 L obiettivo di fondo è superare la tendenza alla frammentazione delle responsabilità ed alla polverizzazione degli interventi, che si traduce nella mancanza di una visione strategica condivisa, non limitandosi a gestire il consolidato ma perseguendo il miglioramento dal punto di vista qualitativo delle prestazioni, riallineando alcuni servizi ed attivando nel contempo modalità operative agili e funzionali. In questo senso è necessario mirare all approfondimento relativo agli attuali livelli essenziali di prestazioni, con l intento di arrivare alla piena condivisione tra le diverse Istituzioni interessate e la comunità locale. Parallelamente, l inesorabile conseguenza della crisi economica fa crescere la consapevolezza di dover perseguire prioritariamente alcuni obiettivi per poter mettere in atto politiche sociali adeguate all evoluzione della domanda. Si è scelto di lavorare in un ottica di continuità e consolidamento delle risorse, rimanendo fortemente ancorati a ciò che il sistema ha sviluppato negli anni, valorizzando quanto di buono già ottenuto e coinvolgendo tutti gli attori che partecipano all erogazione di servizi in uno sforzo di definizione delle azioni nell ambito delle risorse concretamente esistenti. Ciò potrà avvenire predisponendo un percorso sostenibile e praticabile, assumendo come principale criterio quello della sua concreta fattibilità, compatibilmente con la complessità del contesto territoriale e con le risorse disponibili e attivabili. Si dovrà pertanto porre attenzione alla sostenibilità dei servizi, definendo e sperimentando modalità organizzative e di lavoro integrate attraverso la collaborazione e la concertazione tra Comuni, Azienda ULSS e tutte le realtà operanti del territorio coinvolte nel percorso, valorizzandone i rispettivi contributi. Si auspica in tal modo di poter approdare ad una progressiva definizione delle prestazioni base dei diversi servizi, per una più corretta attribuzione della spesa tra sociale e sanitario all interno dei servizi stessi, attraverso una costante rivalutazione dei

25 casi o l aggiornamento delle regolamentazioni in atto rispetto al contesto territoriale o familiare. Analogamente, si è operato per dare maggiore impulso ad azioni che aumentino la consapevolezza nei confronti delle multiproblematicità e la ricerca di sinergie interprofessionali, nell ottica di agevolare l introduzione dell innovazione quale risposta ai bisogni emergenti e la sperimentazione di nuove modalità e di risposte efficaci, efficienti ed appropriate, data la scarsa disponibilità di risorse economiche per finanziare livelli aggiuntivi di prestazioni. Si tratta, per l appunto, di costruire un sistema di welfare nel quale le politiche sociali, intese in senso lato, assumano uno spazio ed un ruolo analogo a quello ricoperto dalle politiche sanitarie e previdenziali. Piano di Zona La nuova programmazione sarà guidata, come espresso in più parti del documento, da una visione dinamica del concetto di integrazione degli interventi e delle prestazioni, in primo luogo tra sociale, sociosanitario e sanitario, nonché con le altre politiche territoriali: urbanistiche, ambientali, della mobilità, della casa, della formazione, del lavoro, dell istruzione ed altre che di fatto incidono su tutti gli aspetti che costituiscono determinanti di benessere sociale. Ci si propone di rendere le stesse politiche sociali stabili, ancorandole, da un lato, all esistenza di un sistema integrato di interventi e servizi basato su diversi livelli di pianificazione e, dall altro, alla determinazione di prestazioni universalistiche ed esigibili esplicitate nei livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti i cittadini. In sostanza, si è operato per assicurare un sistema articolato di servizi sociali integrati e fondato sull analisi dei bisogni, sull individuazione di obiettivi prioritari di carattere trasversale e specifico, sulla sinergia tra pubblico e privato e tra sociale e sanitario. Inoltre il valore della dimensione comunale, più vicina ai bisogni della comunità, assume un significato maggiore tramite l integrazione che si attua nella realizzazione di pianificazioni e progettazioni sovracomunali, in quanto garantisce una migliore organizzazione dei servizi ed una conseguente semplificazione nell accesso, una maggior equità di erogazione e l utilizzo di professionalità plurime. Questo risulta essere un passaggio essenziale, perché all aumento della capacità di fornire risposte dell ente pubblico corrisponde un esponenziale crescita nell attesa di risposta da parte della popolazione, che esprime su tutte le aree del sociale bisogni crescenti ai quali il singolo non è in grado di fare fronte da solo. Azione di primaria importanza sarà implementare il sistema locale di rete di intervento sociale, fondato sui servizi e sulle prestazioni complementari e flessibili, stimolando e valorizzando le risorse locali delle organizzazioni di promozione sociale, di volontariato e di cooperazione sociale; si dovrà conseguentemente instaurare un processo permanente di partecipazione, mediante l individuazione dei servizi da mettere in co-progettazione ed in generale differenziando, specializzando ed accorpando i servizi per l ottimizzazione degli stessi. Si potrà inoltre procedere anche mediante l instaurazione di partnership e l offerta di spazi di coinvolgimento alle realtà sociali della comunità. Ci si propone inoltre di valorizzare le risorse della persona, della famiglia e del contesto sociale promuovendo azioni di sviluppo delle reti solidaristiche e del volontariato, e di costruire un sistema di protezione e di promozione sociale che sia in grado di accompagnare la persona e la sua famiglia lungo tutto il ciclo di vita. 15 Elemento costante e caratterizzante dell azione programmatoria dovrà essere il governo del sistema di accesso alle unità di offerta della rete, attraverso la definizione di regole uniformi rispetto ai criteri di accesso, alle modalità di fruizione e alla partecipazione alla spesa da parte dei cittadini di uno stesso territorio, al fine di: - assicurare risposte adeguate ai bisogni e uniformemente distribuite sul territorio; - stabilire regole di accesso chiare ed omogenee per i Comuni di tutti i Distretti; - definire e conseguentemente adottare a livello zonale sistemi informativi che contribuiscano alla corretta comunicazione/informazione al cittadino ed agli operatori dei diversi servizi, favorendo la circolarità delle informazioni ed evitando che le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi ed errori, alla ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni.

26 Piano di Zona Questa nuova stagione della programmazione intende affermare un idea di welfare di comunità per il benessere dei cittadini basato su una forte presenza degli attori della pianificazione e, contemporaneamente, su processi decisionali, programmatori ed attuativi di servizi ed interventi sociali e sanitari, fortemente partecipati dalle organizzazioni della società civile, del Terzo Settore e dalle stesse persone e famiglie che esprimono esigenze di sostegno e cura. Al fine di garantire unitarietà al processo programmatorio il presente piano infatti tiene conto della forte interconnessione tra sociale e sanitario, e quindi dà concreta attuazione a quanto previsto in proposito dalla Regione Veneto attraverso gli atti prodotti (leggi, delibere, provvedimenti, ecc.). Nel territorio dell l integrazione (interdisciplinare, inter, intersettoriale) rappresenta un principio/valore condiviso e la continuità delle cure, all interno di un sistema di rete dei servizi territoriali, costituisce l elemento oggi irrinunciabile di risposta a bisogni complessi. Inoltre, i mutamenti demografici, sociali ed epidemiologici del nostro territorio e la necessità di presa in del cittadino durante l intero ciclo della vita, sollecitano il tema dell integrazione e della continuità assistenziale; il concetto di salute non scindibile tra le sue componenti sanitarie e sociali deve infatti tener conto di un offerta di servizi integrata per fornire risposte complete ed appropriate alla persona e alla comunità. Il Piano Attuativo Locale delle Cure Primarie (Allegato n. 10) si pone in linea con quanto previsto dal Piano di Zona, strumento che per sua natura mira alla gestione integrata e coordinata degli interventi da parte di tutti gli attori del sistema e dei diversi regimi assistenziali (domiciliare, semiresidenziale, residenziale, ambulatoriale, ospedaliero), prendendo in i bisogni delle persone nelle diverse fasi di evoluzione della malattia. Per concludere l obiettivo generale è sviluppare la continuità delle cure attraverso una condivisione dei percorsi assistenziali del paziente in un sistema integrato tra ospedale e territorio. Nel presentare di seguito le specifiche aree di intervento come previsto dalle linee guida regionali, si rileva sin d ora che per ciascuna di esse vengono sinteticamente espresse: programmazione, priorità, politiche ed azioni, fatti salvi i vincoli economico-finanziari, e coinvolgimento dei diversi attori, in coerenza con le indicazioni regionali. 16

27 3.1. Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio, giovani Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio I. Le strategie di indirizzo per il periodo di riferimento del Piano di Zona Il processo di cambiamento della famiglia, acceleratosi negli ultimi anni, ha prodotto mutamenti rilevanti nel suo modo di porsi come soggetto/oggetto nel mondo dei servizi. Gli indicatori demografici sono tutti concordi su alcuni aspetti che hanno avuto particolare riscontro soprattutto a livello di città capoluogo: Piano di Zona 1. aumento della popolazione, dovuto principalmente al fenomeno immigratorio, in particolare straniero; 2. aumento dello squilibrio demografico tra classi di età (0-14 anni e 65 anni e più); 3. natalità legata in modo sempre più significativo ai nati stranieri; 4. aumento delle famiglie straniere e contestuale diminuzione del numero medio dei componenti; 5. consistente fenomeno delle separazioni e dei divorzi. Di fronte a tale processo di cambiamento, ed in ragione del fatto che alle Amministrazioni Comunali è conferito un compito di primaria responsabilità nel perseguimento del benessere delle comunità amministrate, diventa ineludibile considerare sempre più la famiglia come cuore della società, come soggetto primario da salvaguardare, della popolazione per la tutela e cura della vita e della persona. Dai due valori, persona e famiglia, derivano i principi ispiratori della politica familiare: umanizzazione del benessere, solidarietà, sussidiarietà. È necessario, pertanto, promuovere la famiglia come valore sociale e risorsa, sostenendola nell assolvimento dei suoi compiti, anche in momenti e circostanze particolari della vita del nucleo. Priorità in questo ambito sarà quindi la valorizzazione dell istituzione familiare nelle diverse funzioni (sociale, riproduttiva, educativa, economica), con adeguate politiche atte a sostenere la genitorialità e la natalità, promuovendo interventi di sostegno/sgravi di ordine economico e tariffario, anche in un momento di particolare difficoltà socio-economica. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alle famiglie più fragili monogenitoriali e alla costruzione di azioni di sistema (Ospedali/Servizi territoriali) ove si registrano difficoltà materne verso la nascita. Il sostegno della famiglia va perseguito anche privilegiando i diritti, favorendo nuove opportunità nelle delicate fasi dell infanzia e dell adolescenza, attuando politiche diversificate nell ottica anche di favorire i diritti alla partecipazione, all espressione, al gioco, al benessere e alla fruizione di un ambiente naturale. 17 Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio

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