Le imprese della trasformazione lattiero-casearia nei confronti di certificazioni, marchi collettivi e denominazioni protette

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1 Panel agroalimentare Indagini monografiche Panel Agroalimentare Ismea Le imprese della trasformazione lattiero-casearia nei confronti di certificazioni, marchi collettivi e denominazioni protette Settembre 2006 Introduzione Attraverso le 125 aziende del Panel Agroalimentare Ismea afferenti al settore della trasformazione lattiero casearia è stata condotta un indagine sull atteggiamento delle imprese di questo segmento nei confronti delle certificazioni, dei marchi collettivi, delle denominazioni d origine e del biologico (per maggiori approfondimenti sul Panel Ismea si rimanda alla Nota metodologica, mentre per una breve descrizione delle certificazioni e dei marchi si rimanda alla fine di questo rapporto). Risultati dell indagine I principali risultati dell indagine campionaria, condotta nel mese di gennaio 2006, possono essere sinteticamente individuati nel grafico 1 e nei punti che seguono: Grafico 1 Incidenza delle aziende lattiero-casearie con almeno un riconoscimento/certificazione Certificazioni (ISO, EMAS, ECOLABEL, ecc.) 36,0% Marchi collettivi 4,8% Denominazioni protette (DOP, IGP, AS) 64,0% Biologico 5,6% Base di riferimento: tutte le aziende del campione (125 casi) Rispetto alle certificazioni, il 36% delle aziende casearie ha dichiarato di aderire ad almeno un sistema di certificazione, mostrando un atteggiamento piuttosto favorevole, sebbene quasi esclusivamente orientato verso il sistema di gestione della qualità (ISO ) che risulta il più diffuso sia nelle aziende del comparto bovino sia in quello ovicaprino. Rispetto al loro livello di soddisfazione le imprese del Panel hanno, inoltre, dichiarato di aver riscontrato qualche vantaggio nel 56% dei casi di certificazione. I marchi collettivi (diversi dal biologico e dalle denominazioni protette) non sono frequenti nella realtà produttiva del comparto (solo il 5% delle aziende del Panel) e si stima che tale tendenza resterà immutata anche per i prossimi anni. Da evidenziare, comunque, che, nonostante la limitata diffusione, tutte le aziende aderenti hanno riscontrato vantaggi concreti, soprattutto sotto il profilo commerciale. Le denominazioni d origine presentano il livello di adesione più alto rispetto a tutti gli 1

2 Caratteristiche del Panel altri sistemi di certificazione considerati nell indagine: ben il 64% delle aziende del Panel appartenenti al comparto della trasformazione del latte ha, infatti, dichiarato di aderire ad almeno uno dei disciplinari di produzione considerati. La maggiore diffusione è attribuita alle Denominazioni d Origine Protetta, che risultano prevalenti nel settore della trasformazione del latte bovino (in cui esiste il maggior numero di DOP) e nelle aree settentrionali. Il biologico risulta poco significativo nella realtà casearia nazionale, poiché solo il 6% delle aziende del Panel ha dichiarato di possedere una certificazione di questo tipo, con un incidenza lievemente superiore nel comparto ovicaprino, pari al 12% del totale corrispondente. La suddivisione settoriale del campione è la seguente: 100 aziende che operano nella trasformazione del latte bovino e 25 del settore ovicaprino. Dal punto di vista territoriale, il campione è ripartito in quattro aree sulla base di criteri di rappresentatività. Di conseguenza, le quote del Nord Ovest e del Nord Est sono nettamente preponderanti nel settore bovino, mentre la distribuzione del settore ovicaprino è incentrata esclusivamente nelle aree centro-meridionali (tabella 1). Per quanto concerne la stratificazione del campione per dimensione aziendale si specifica che, ai fini dell indagine, è stata utilizzata una classificazione diversa da quella prevista dal decreto MAP del 18/04/2005 e, pertanto, si considerano piccole le imprese fino a 9 addetti, intermedie quelle con addetti e grandi le imprese con 30 e più addetti. Il Panel dell industria della trasformazione lattiero-casearia vede la supremazia numerica delle imprese di piccole dimensioni (55% del totael) ed un peso quasi equivalente per le aziende medie e grandi, rispettivamente con il 24% ed il 21% del totale. Tabella 1 Aziende lattiero-casearie: composizione del campione (numero aziende) Settore Dimensione (n. addetti) Bovino Ovicaprino Totale Nord Ovest Nord Est Centro Sud e isole Totale I sistemi di certificazione Grafico 2 Incidenza delle aziende lattiero-casearie con almeno una certificazione, per settore Bovino 37,0% Ovicaprino 32,0% Totale 36,0% Base di riferimento: aziende con almeno una certificazione (45 casi) 2

3 Il 36% delle aziende intervistate, ovvero 45 casi su 125, ha dichiarato di aderire ad almeno uno dei sistemi di certificazione considerati. Il settore più sensibile al tema delle certificazioni è quello bovino, in cui 37 aziende hanno sostenuto di aderire ad almeno un sistema, con un incidenza lievemente superiore alla media nazionale (37%). Nel settore ovicaprino, invece, sono 8 le aziende con almeno una certificazione (32% del totale corrispondente) (grafico 2). La certificazione ISO (1) è stata conseguita da una quota relativamente elevata di aziende. Nel confronto tra i due segmenti produttivi tale quota appare piuttosto omogenea (tabella 2), tuttavia nel momento in cui si considerano gli aspetti dimensionali si rileva, infatti, una penetrazione nettamente superiore per le aziende che ricadono nella classe di addetti più elevata (tabella 3). Un numero più ridotto di imprese (3 aziende) ha iniziato a porre attenzione alla norma ISO (2), mentre nessuno degli operatori interpellati ha adottato i rimanenti sistemi di certificazione presi in considerazione per l indagine. Dal punto di vista territoriale, la ripartizione delle aziende certificate è più elevata nel Nord Est, nel caso del sistema di gestione della qualità; con riferimento, invece, al sistema di gestione ambientale, l incidenza percentuale risulta più elevata nel Sud e nelle Isole. Tabella 2 - Aziende lattiero-casearie: tipologia di certificazione posseduta, per settore (risposte affermative) ISO ,4 9 34, ,6 ISO ,0 1 3,8 3 2,4 EMAS 0 0,0 0 0,0 0 0,0 ECOLABEL 0 0,0 0 0,0 0 0,0 SA ,0 0 0,0 0 0,0 RSI 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Totale Risposta multipla Base di riferimento: tutte le aziende del campione (125 casi) Tabella 3 - Aziende lattiero-casearie: tipologia di certificazione posseduta, per area e dimensione (%) Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole ISO ,0 50,0 24,0 37,0 30,0 34,5 61,5 ISO ,0 0,0 0,0 7,4 0,0 3,4 7,7 EMAS 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 ECOLABEL 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 SA ,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 RSI 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Risposta multipla - Base di riferimento: tutte le aziende del campione (125 casi) Le aziende che hanno aderito alle certificazioni hanno dichiarato di aver ottenuto vantaggi rispetto al 38% di questi sistemi di gestione (19 casi), mentre rispetto al 18% di averne riscontrati pochi. Pari al 40% l incidenza di certificazioni ritenute non vantaggiose; per il restante 4% le aziende non hanno espresso alcun giudizio (tabella 4). Circa il 22% del campione prevede di aderire, nel corso dei prossimi anni, a certificazioni diverse da quelli già conseguite oppure di entrare per la prima volta nel sistema delle certificazioni (tabella 5). Così come riscontrato nella situazione attuale, anche i dati relativi alle previsioni per i prossimi anni vedono una marcata superiorità di risposte a favore delle norme di gestione della qualità ISO e, in secondo luogo, del processo ISO Si notano anche alcuni approcci a sistemi di certificazione differenti, come EMAS ed ECOLABEL. Rispetto ai casi di adesione futura (certa e probabile), il 59% (ovvero 17 aziende) prevede di adottare il sistema di gestione della qualità ISO ; il 17% aderirà, certamente o probabilmente, a ISO 14001; il 3% a EMAS (1 sola azienda del comparto bovino) ed il 3

4 3% a ECOLABEL (anche in questo caso 1 sola azienda del comparto bovino). Le altre aziende che hanno espresso l intenzione futura di aderire ad un sistema di certificazione, non hanno saputo indicare con precisione la tipologia (tabella 6). Tabella 4 - Aziende lattiero-casearie: riscontro di vantaggi derivanti dall'adesione ai sistemi di certificazione Certificazione Sì Pochi No N.r. Totale ISO casi % 38,3 14,9 42,6 4,3 100 ISO casi % 33,3 66,7 0,0 0,0 100 EMAS casi % 0,0 0,0 0,0 0,0 0 ECOLABEL casi % 0,0 0,0 0,0 0,0 0 SA 8000 casi % 0,0 0,0 0,0 0,0 0 RSI casi % 0,0 0,0 0,0 0,0 0 Totale casi % 38,0 18,0 40,0 4,0 100 Base di riferimento: numero di certificazioni sottoscritte dalle aziende (50 casi) Tabella 5 - Aziende lattiero casearie: intenzione ad aderire a certificazioni nei prossimi anni, per settore Certamente sì 15 15,0 2 8, ,6 Probabilmente sì 8 8,0 2 8,0 10 8,0 Probabilmente no 10 10,0 4 16, ,2 Certamente no 49 49, , ,2 Non so 18 18,0 2 8, ,0 Totale , , ,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (125 casi) Tabella 6 - Aziende lattiero-casearie: previsione di adesione per tipologia di certificazione, per settore ISO ,0 3 75, ,6 ISO ,0 0 0,0 5 17,2 EMAS 1 4,0 0 0,0 1 3,4 ECOLABEL 1 4,0 0 0,0 1 3,4 SA ,0 0 0,0 0 0,0 RSI 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Non so, n.r. 4 16,0 1 25,0 5 17,2 Totale , , ,0 Risposta multipla - Base di riferimento: aziende che hanno dichiarato di aderire ad una certificazione in futuro (27 casi) Il principale motivo emerso a sostegno della decisione di non adottare nuovi sistemi di gestione certificati nei prossimi anni, risiede nell assenza di effettivi vantaggi (60% delle imprese che non prevedono adesioni a nuove certificazioni). Un altra rilevante motivazione citata si riferisce al livello di costo, definito eccessivo da circa il 30% degli intervistati. Per il 3%, invece,la scelta è condizionata dall assenza di un adeguata conoscenza (grafico 3). 4

5 Grafico 3 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni relative alla non adesione futura a sistemi di certificazione Eccessiva complessità delle procedure burocratiche Troppi vincoli da rispettare Necessità di adeguamenti troppo onerosi 5,1% 1,3% 1,3% Costi di gestione troppo elevati 29,5% Eccessivi costi delle procedure burocratiche 3,8% Non vediamo vantaggi 60,3% Non le conosciamo 9,0% Altro 2,6% N.r. 2,6% ISO Risposta multipla Base di riferimento: aziende non intenzionate ad aderire alle certificazioni nei prossimi anni (78 casi) Nella maggior parte dei casi, l approccio al sistema di gestione della qualità secondo gli standard previsti da ISO rappresenta una scelta spontanea (55% delle imprese certificate ISO ). Ciò è vero in modo particolare per le imprese che operano nel comparto ovicaprino e per quelle di maggiori dimensioni (tabelle 7 e 8). Tabella 7 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni dell'adesione a ISO , per settore Scelta spontanea 20 52,6 6 66, ,3 Derivata dall esterno 12 31,6 1 11, ,7 In uguale misura 5 13,2 2 22,2 7 14,9 Altro 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Non so, n.r. 1 2,6 0 0,0 1 2,1 Totale , , ,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (47 casi) Tabella 8 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni dell'adesione a ISO , per area e dimensione (%) Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Scelta spontanea 42,9 58,3 50,0 60,0 52,4 50,0 62,5 Derivata dall esterno 28,6 37,5 16,7 10,0 38,1 40,0 6,3 In uguale misura 28,6 0,0 33,3 30,0 4,8 10,0 31,3 Altro 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Non so, n.r. 0,0 4,2 0,0 0,0 4,8 0,0 0,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (47 casi) Nel caso si sia trattato di una strategia (almeno in parte) frutto di condizionamenti o di richieste provenienti dall esterno, i fattori espressi sono soprattutto la pressione della 5

6 concorrenza (17% delle imprese che hanno conseguito la certificazione ISO ), le richieste dei clienti e le influenze provenienti da organismi associativi a cui l impresa aderisce. Circa il 38% delle imprese certificate ha affermato di avere ottenuto vantaggi da ISO ; le altre hanno risposto in senso negativo (43%) o sono risultate scarsamente convinte (15%) (tabella 9). Le aziende del settore ovicaprino hanno riscontrato vantaggi in misura superiore alla media del comparto nel suo complesso; al contrario, appaiono più pessimistiche della media le aziende di ridotta dimensione (tabella 10). Tabella 9 - Aziende lattiero-casearie riscontro di vantaggi dall'adesione a ISO , per settore Sì 14 36,8 4 44, ,3 Pochi 7 18,4 0 0,0 7 14,9 No 15 39,5 5 55, ,6 N.r. 2 5,3 0 0,0 2 4,3 Totale , , ,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (47 casi) Tabella 10 - Aziende lattiero-casearie: riscontro di vantaggi dall'adesione a ISO , per area e dimensione (%) Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Sì 42,9 33,3 66,7 30,0 28,6 50,0 43,8 Pochi 28,6 12,5 0,0 20,0 9,5 10,0 25,0 No 28,6 45,8 33,3 50,0 61,9 40,0 18,8 N.r. 0,0 8,3 0,0 0,0 0,0 0,0 12,5 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (47 casi) Grafico 4 Aziende lattiero-casearie: vantaggi derivanti dall'adesione a ISO Possibilità di entrare in determinati mercati 40,0% Maggior potere contrattuale verso i clienti 8,0% Riconoscimento da parte dei clienti 28,0% Adozione di migliori metodi operativi 44,0% N.r. 4,0% Risposta multipla Base di riferimento: aziende certificate ISO che hanno riscontrato vantaggi (25 casi) I vantaggi riscontrati si riconducono in buona misura all aspetto commerciale; in particolare, la possibilità di penetrare nuovi mercati ed il riconoscimento da parte dei clienti, raccolgono rispettivamente il 40%, ed il 28% delle preferenze espresse dalle 6

7 I marchi collettivi aziende che hanno riscontrato pochi o concreti vantaggi dall adesione ai sistemi di certificazione. Risulta importante anche la percezione di vantaggi derivanti dall adozione di migliori metodi operativi, espressa dal 44% del sub campione, mentre il 4% non si è pronunciato (grafico 4). Appena il 5% delle imprese intervistate aderisce a marchi collettivi differenti da quelli che rientrano nell area del biologico o delle denominazioni protette (tabella 11). Per queste gli stimoli ad intraprendere tale strategia sono stati soprattutto la possibilità di collocare con maggiore facilità il prodotto sul mercato e, in secondo luogo, l opportunità di realizzare iniziative di promozione su nuovi mercati. In alcuni casi, si sono verificati fenomeni di condizionamento da parte dei clienti; dei concorrenti o delle strutture associative di cui l azienda fa parte. Da sottolineare il fatto che, nonostante la limitata diffusione, tutte le 6 aziende aderenti a marchi collettivi hanno riscontrato vantaggi concreti, in particolare sotto il profilo della maggiore riconoscibilità da parte dei clienti. La quota di aziende che aderiscono a marchi collettivi non è destinata a incrementarsi in misura significativa nei prossimi anni, dal momento che solo 1 delle 119 aziende attualmente non aderenti ha lasciato intravedere la possibilità di intraprendere questa strategia per il futuro (tabella 12). I motivi della scarsa intenzione ad aderire a iniziative collettive di questo tipo risiedono principalmente nella mancata percezione di vantaggi, così come affermato da oltre il 60% delle imprese non favorevoli ad una scelta futura in tal senso (grafico 5). Da notare, inoltre, in questo caso l incidenza più consistente delle aziende (20%) che a causa della ridotta o vaga conoscenza dei marchi collettivi, rinunciano non mostrano interesse nei confronti di tali iniziative. Tabella 11 - Aziende lattiero-casearie: adesione a marchi collettivi diversi dal biologico e dalle denominazioni protette, per settore Si 5 5,0 1 4,0 6 4,8 No 95 95, , ,2 N.r. 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Totale , , ,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (125 casi) Tabella 12 - Aziende lattiero-casearie intenzionate ad aderire a marchi collettivi nei prossimi anni, per settore Certamente sì 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Probabilmente sì 1 1,1 0 0,0 1 0,8 Probabilmente no 8 8,4 4 16, ,1 Certamente no 70 73, , ,3 Non so 16 16,8 4 16, ,8 Totale , , ,0 Base di riferimento: aziende non aderenti a marchi collettivi diversi dal biologico e dalle denominazioni protette (119 casi) 7

8 Grafico 5 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni della non adesione futura a marchi collettivi Eccessiva complessità delle procedure burocratiche 3,1% Troppi vincoli da rispettare 6,1% Necessità di adeguamenti aziendali troppo onerosi 4,1% Costi di gestione troppo elevati 9,2% Non vediamo vantaggi 60,2% Non le conosciamo 20,4% Altro 6,1% Non., n.r. 2,0% Le denominazioni d origine Risposta multipla Base di riferimento: aziende non intenzionate ad aderire a marchi collettivi nei prossimi anni (98 casi) Rispetto alle menzioni specifiche e alle denominazioni protette, si rileva che quasi due imprese su tre - ovvero il 66% del Panel - hanno prodotti a Denominazione di Origine Protetta (8) nella loro gamma produttiva. Tale risultato rispecchia in pieno la realtà di settore caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di riconoscimenti. Nel comparto lattiero caseario esistono, infatti, ben 32 Denominazioni d Origine Protetta (di cui 20 nel settore bovino e 7 in quello ovicaprino), 4 DOP a latte misto e 1 DOP bufalina. Non esistono, invece, Indicazioni Geografiche Protette (9) (questo giustifica l assenza di risposte affermative nel campione) ed è presente solo 1 Attestazione di Specificità (10), la Mozzarella STG, cui aderiscono solo 2 aziende del Panel unicamente appartenenti al comparto bovino (tabella 13). Se dal punto di vista settoriale le DOP risultano maggiormente diffuse nel settore bovino, dal punto di vista territoriale la loro penetrazione appare molto più consistente nel Nord della penisola. Tabella 13 - Aziende lattiero-casearie: presenza di denominazioni d origine, per tipologia di certificazione e settore DOP 69 69, , ,0 IGP 0 0,0 0 0,0 0 0,0 AS 2 2,0 0 0,0 2 1,6 Totale Base di riferimento: aziende del Panel (125 casi) Sotto il profilo dimensionale, inoltre, la diffusione delle DOP non risulta particolarmente condizionata dalla numerosità degli addetti, pur presentando un incidenza lievemente superiore nel caso di grandi aziende. L Attestazione di Specificità è adottata solo nel caso di imprese di maggiori dimensioni (tabella 14). 8

9 Tabella 14 - Aziende lattiero-casearie: presenza di denominazioni d origine, per tipologia, area e dimensione (%) Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole DOP 80,0 83,7 36,0 38,5 63,8 56,7 73,1 IGP 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 AS 0,0 2,0 4,0 0,0 0,0 0,0 7,7 Base di riferimento: aziende del Panel (125 casi) Quasi il 6% delle imprese intervistate appartenenti al Panel del settore lattiero caseario prevede nei prossimi anni l inserimento di produzioni con menzioni specifiche (1 azienda del settore bovino) o denominazioni protette (6 aziende). Negli altri casi (94 aziende), l assenza di vantaggi e il costo elevato rivestono il ruolo di principali fattori di disincentivazione ad intraprendere questa strategia. Buono, invece, il livello di conoscenza, visto che solo il 4% delle aziende non intenzionate ad aderire adduce come motivazione l assenza di informazione su questi sistemi di certificazione. In particolare, l assenza di ricadute positive è stata citata dal 66% delle imprese non intenzionate ad inserire nella propria gamma dei prodotti a denominazione, mentre per il 21% la motivazione predominante è l onerosità della certificazione (grafico 6). Grafico 6 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni della non adesione futura a menzioni specifiche/denominazioni Eccessiva complessità delle procedure burocratiche 5,3% Troppi vincoli da rispettare 4,3% Necessità di adeguamenti aziendali troppo onerosi 2,1% Costi di gestione troppo elevati 21,3% Non vediamo vantaggi 66,0% Non le conosciamo 4,3% Altro 2,1% Non., n.r. 3,2% Risposta multipla - Base di riferimento: aziende non intenzionate ad aderire menzioni specifiche/denominazioni protette nei prossimi anni (94 casi) Nel 29% dei casi, l adesione al disciplinare DOP è avvenuta in base a una scelta spontanea (tabella 15). Ciò è vero in misura più accentuata per le imprese di maggiori dimensioni e per le realtà produttive delle aree centrali e meridionali (tabella 16). Negli altri casi (64%), si sono invece concretizzati fattori di condizionamento o precise richieste provenienti dall esterno (soprattutto nell area della trasformazione del latte bovino). Le principali fonti di condizionamento sono derivate dagli organismi associativi a cui l impresa aderisce (60%) e dalle richieste dei clienti. Il 45% delle imprese ha affermato di trarre vantaggi concreti dalla presenza di produzioni DOP nel proprio portafoglio prodotti; un intervistato su tre (33% circa) ha invece risposto in modo negativo, non avendo rilevato nessun vantaggio (tabella 17). Appaiono più 9

10 Le produzioni biologiche ottimistiche della media, a questo proposito, le aziende localizzate nelle aree centrali e meridionali e quelle di maggiore dimensione (tabella 18). Tra i vantaggi più frequentemente citati, figurano la possibilità di entrare in determinati mercati, il riconoscimento da parte dei clienti e un incremento di potere contrattuale nei confronti dei compratori, indicati rispettivamente dal 26%, dal 25% e dal 21% delle aziende intervistate provviste di prodotti DOP. Tabella 15 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni dell'adesione alla DOP, per settore Scelta spontanea 18 26,1 5 45, ,8 Derivata dall esterno 47 68,1 4 36, ,8 In uguale misura 4 5,8 2 18,2 6 7,5 Altro 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Non so, n.r. 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Totale , , ,0 Base di riferimento: aziende con DOP (80 casi) Tabella 16 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni dell'adesione alla DOP, per area e dimensione (%) Nord Sud e Nord Est Centro Ovest Isole Scelta spontanea 15,0 24,4 66,7 40,0 18,2 23,5 57,9 Derivata dall esterno 70,0 75,6 33,3 30,0 72,7 64,7 42,1 In uguale misura 15,0 0,0 0,0 30,0 9,1 11,8 0,0 Altro 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Non so, n.r. 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con DOP (80 casi) Tabella 17 - Aziende lattiero-casearie: riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per settore Sì 31 44,9 5 45, ,0 Pochi 10 14,5 1 9, ,8 No 21 30,4 5 45, ,5 N.r. 7 10,1 0 0,0 7 8,8 Totale , , ,0 Base di riferimento: aziende con DOP (80 casi) Tabella 18 - Aziende lattiero-casearie: riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per area e dimensione (%) Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Sì 40,0 41,5 55,6 60,0 40,9 29,4 68,4 Pochi 15,0 14,6 11,1 10,0 11,4 11,8 21,1 No 40,0 31,7 22,2 30,0 38,6 47,1 5,3 N.r. 5,0 12,2 11,1 0,0 9,1 11,8 5,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con DOP (80 casi) Le aziende del Panel con certificazione di produzione biologica (11) sono appena 7, pari a circa il 6% del campione complessivo. In termini assoluti, la produzione bio è presente tanto nel settore bovino (4 aziende su un collettivo di 100 unità) quanto in quello ovicaprino (3 aziende su i 25), sebbene quest ultimo presenti una maggiore incidenza in termini percentuali(12% contro 4% del precedente). 10

11 Dal punto di vista territoriale, le produzioni casearie biologiche sono diffuse nel Nord Est (3 aziende), al Centro e al Sud (in entrambi i casi con 2 aziende), mentre risultano del tutto assenti nell area Nord occidentale. La scelta del biologico appare, inoltre, una condizione produttiva cui si orientano, rispetto alla media del campione, soprattutto le aziende di maggiori dimensioni (5 aziende nella classe 30 addetti ). L adesione al disciplinare del biologico è avvenuta in base a una scelta spontanea (43% dei casi) o per lo meno in parte spontanea (14%). Nel 29% dei casi, invece, la scelta di produrre bio è stata condizionata da fattori esogeni, principalmente individuati nelle richieste dei clienti e nella pressione della concorrenza (tabella 19). Tabella 19 - Aziende lattiero-casearie: motivazioni dell'adesione alla certificazione di prodotto biologico, per settore Scelta spontanea 3 75,0 0 0,0 3 42,9 Derivata dall esterno 1 25,0 1 33,3 2 28,6 In uguale misura 0 0,0 1 33,3 1 14,3 Altro 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Non so, n.r. 0 0,0 1 33,3 1 14,3 Totale 4 100, , ,0 Base di riferimento: aziende con certificazione di produzione biologica (7 casi) Tra le imprese certificate, quasi tutte (6 su 7) hanno affermato che la presenza di prodotti biologici nella propria gamma ha fruttato i vantaggi più o meno consistenti. Tra questi i più frequentemente citati sono la possibilità di entrare in determinati mercati ed il riconoscimento da parte dei clienti. Al contrario gli aspetti negativi riferiti alle certificazioni biologiche sono connessi, perlopiù, a fattori economici, come l elevata incidenza dei costi di gestione, e all eccessiva presenza di vincoli produttivi. Note 1) La certificazione ISO è una norma internazionale volontaria che specifica i requisiti che un sistema di gestione per la qualità di un azienda/organizzazione deve possedere per dimostrare la propria capacità di fornire prodotti conformi ai requisiti dei clienti ed alle prescrizioni regolamentari applicabili. 2) La certificazione ISO è una norma internazionale di carattere volontario, applicabile a tutte le tipologie di imprese, che definisce come deve essere sviluppato un efficace sistema di gestione ambientale. 3) Il sistema EMAS (Eco Management and Audit Scheme), istituito con Reg. (CEE) 1836/93 e successivamente modificato dal Reg. (CE) 761/2001, è uno schema volontario applicabile, a livello UE ed European Environment Agency, a tutte quelle organizzazioni - pubbliche o private - che vogliono valutare, monitorare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. Rispetto alla ISO 14001, il Regolamento EMAS pone una forte attenzione agli aspetti di comunicazione verso l'esterno, che si concretizzano principalmente con la diffusione della Dichiarazione Ambientale, convalidata da un Verificatore Accreditato a livello nazionale (per l'italia l'accreditamento viene rilasciato dall'apat - Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici). 4) L Ecolabel, istituito con Reg. (CE) n. 1980/2000, è il marchio di qualità ecologica che viene conferito ai prodotti e ai servizi con il minor impatto ambientale. Il marchio, il cui logo è rappresentato da un fiore, è uno strumento volontario, selettivo e con diffusione a livello europeo. 5) SA 8000 è uno standard di certificazione a carattere volontario sviluppato dal Social Accountability International, al fine di migliorare le condizioni di lavoro e il rispetto della salute e della sicurezza dei lavoratori. 6) La RSI (Responsabilità Sociale delle Imprese) è "l'integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate" (Libro Verde della Commissione Europea, luglio 2001). La RSI riveste un'importanza strategica per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che nel 2002 ha avviato un progetto volto alla diffusione della cultura sulla responsabilità sociale delle imprese e lo scambio di esperienze e buone pratiche. 11

12 7) Il marchio collettivo è un marchio ad adesione volontaria, concesso in uso a tutte le aziende produttrici che si assoggettano a regole prestabilite proprie del marchio. Risulta tutelato contro qualsiasi impiego commerciale, usurpazione, imitazione, o indicazione che possa indurre in errore il consumatore. Es: il marchio di un Consorzio. 8) La Denominazione di Origine Protetta (DOP - Reg. CE 2081/92) è un marchio riservato ai prodotti agricoli o alimentari, con esclusione dei prodotti vitivinicoli e delle bevande spiritose (es. il vino), le cui fasi del processo di produzione (materie prime impiegate, loro trasformazione ed elaborazione fino al prodotto finito) devono avvenire nell'area geografica delimitata di cui il prodotto porta il nome. Le particolari caratteristiche/qualità del prodotto devono essere legate essenzialmente o esclusivamente all ambiente geografico, comprensivo dei fattori naturali ed umani. 9) L Indicazione Geografica Protetta (IGP - Reg. CE 2081/92) è un marchio riservato ai prodotti agricoli o alimentari che siano originari di una regione, di un luogo o, in casi eccezionali, di un paese determinato. Per ottenere il marchio sono richieste due condizioni, ovvero che una determinata qualità, la reputazione o un altra caratteristica possa essere attribuita all origine geografica e che una delle fasi della produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell area geografica determinata. 10) L Attestazione di Specificità (AS) o Specialità Tradizionale Garantita (STG) è assegnata a prodotti che si differenziano da altri similari in quanto hanno un "elemento o insieme di elementi che distinguono nettamente un prodotto agricolo o alimentare da altri prodotti o alimenti analoghi appartenenti alla stessa categoria" (Reg. CE 2082/92). È richiesta la duplice condizione che il prodotto in questione si distingua da altri prodotti per la sua specificità e che il prodotto abbia carattere tradizionale, ossia sia ottenuto utilizzando materie prime tradizionali, ovvero abbia una composizione tradizionale, ovvero abbia subito un metodo di produzione e/o trasformazione di tipo tradizionale. 11) Produzione Biologica - Regg. (CE) n. 2092/91 e n. 1804/99 e successive modifiche ed integrazioni. Ismea Direzione Mercati e Risk Management Unità operativa Osservatori e Panel Maria Ronga (+39)

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