Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo
|
|
- Gennaro Innocenti
- 8 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo in attuazione dell art. 6, 3 comma, del Decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 «Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica» (adottato dal Consiglio di Amministrazione con delibera del 22 aprile 2008) Aggiornamenti con la delibera del 13 novembre 2008 e, da ultimo, 22 marzo 2012
2 Indice Definizioni PARTE GENERALE 1. Il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n Introduzione 1.2 I criteri di imputazione del reato all ente 1.3 L esenzione da responsabilità: il modello di organizzazione, gestione e controllo 1.4 Le sanzioni 1.5 Le vicende modificative dell ente 2. L adozione del Modello organizzativo 2.1 La delibera di adozione da parte del Consiglio di Amministrazione di MRI 2.2 Le attività di realizzazione del Modello 2.3 I destinatari del Modello 2.4 I rapporti infragruppo 2.5 L aggiornamento e adeguamento del Modello 3. L Organismo di vigilanza 3.1 I criteri di composizione dell organo 3.2 La nomina dell Organismo da parte del Consiglio di Amministrazione di MRI 3.3 Le funzioni dell Organismo 3.4 I poteri dell Organismo 3.5 I flussi informativi 4. Il sistema disciplinare 4.1 Introduzione 4.2 I provvedimenti disciplinari per le violazioni dei dipendenti 4.3 I provvedimenti disciplinari per le violazioni dei membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio sindacale 4.4 I provvedimenti disciplinari per le violazioni dei fornitori, consulenti, collaboratori e partner 5. La comunicazione del Modello 6. La formazione del personale 2
3 PARTE SPECIALE Sezione A: Reati contro la Pubblica Amministrazione 1. Le fattispecie di reato 2. La nozione di pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio 2.1 Pubblico ufficiale 2.2 Incaricato di pubblico servizio 3. Le attività sensibili 4. I principi generali di comportamento 5. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 6. I protocolli di prevenzione Sezione B: Reati societari 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione Sezione C: Omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell igiene e della salute sul lavoro 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione Sezione D: Ricettazione, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione 3
4 Sezione E: Delitti informatici e trattamento illecito di dati 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione Sezione F: Abusi di mercato 1. Le fattispecie di reato e di illecito amministrativo 2. I principi generali di comportamento 3. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle eventuali attività sensibili 4. I protocolli di prevenzione Sezione G Reati contro la fede pubblica 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione Sezione H Reati contro l industria e il commercio 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione Sezione I Tutela penale delle opere dell ingegno, del software e delle opere multimediali 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione 4
5 Sezione L Reati ambientali 1. Le fattispecie di reato 2. Le attività sensibili 3. I principi generali di comportamento 4. Le regole di svolgimento delle operazioni nell ambito delle attività sensibili 5. I protocolli di prevenzione 5
6 Definizioni Decreto: il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 e successive modifiche e integrazioni. Codice Etico: il codice etico del Gruppo MRI, approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 13 novembre 2007, e successivamente aggiornato con delibera del 22 marzo Gruppo MRI: il Gruppo di società costituito da Manuli Rubber Industries S.p.A. e dalle sue controllate estere. Modello: il modello di organizzazione, gestione e controllo di Manuli Rubber Industries S.p.A., adottato ai sensi del d. lgs. 231/2001. Destinatari del Modello: i soggetti individuati al paragrafo 2.3 del Modello, tenuti all osservanza delle prescrizioni in esso contenute. Società: Manuli Rubber Industries S.p.A. Organismo di vigilanza: l organo di controllo previsto dall art. 6, comma 1, lett. b) del d.lgs.231/2001, e disciplinato al paragrafo 3 del presente Modello. 6
7 PARTE GENERALE 1. Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n Introduzione Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, recante la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica (i c.d. enti) ha introdotto, nel nostro ordinamento, la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. Il d. lgs. 231/2001 (di seguito anche il Decreto) è stato emanato per dare attuazione all art. 11 della legge delega n. 300 del 29 settembre 2000, che demandava al Governo il compito di definire un sistema di responsabilità sanzionatoria amministrativa degli enti, in ottemperanza agli obblighi imposti da alcuni importanti atti internazionali: la Convenzione sulla tutela finanziaria delle Comunità europee del 26 luglio 1995; la Convenzione relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell'unione europea, fatta a Bruxelles il 26 maggio 1997; la Convenzione OCSE del 17 settembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali. Allineandosi ai sistemi normativi di molti paesi d Europa (Francia, Regno Unito, Olanda, Danimarca, Portogallo, Irlanda, Svezia, Finlandia e Svizzera), con l introduzione del d. lgs. 231/2001, il legislatore prevede, dunque, la responsabilità della societas 1, intesa quale autonomo centro di interessi e di rapporti giuridici, punto di riferimento di precetti di varia natura, e matrice di decisioni ed attività dei soggetti che operano in nome, per conto o comunque nell interesse dell ente (così la relazione al Progetto preliminare di riforma del codice penale). 1 La Relazione governativa sul d. lgs. 231/2001 parla di ragioni di politica criminale che premono per l introduzione di forme di responsabilità degli enti collettivi. Da un lato, esigenze di omogeneità delle risposte sanzionatorie degli Stati. Dall altro la consapevolezza di pericolose manifestazioni di reato poste in essere da soggetti a struttura organizzata e complessa. L attenzione del legislatore è rivolta non tanto ai casi di impresa intrinsecamente illecita, per usare le parole della Relazione governativa (le imprese che hanno come fine esclusivo, o anche solo prevalente, la commissione dei reati, quali, ad esempio, quelle finanziate con i proventi delle attività delittuose delle organizzazioni criminali, che sono dedite al riciclaggio di denaro), quanto alle forme di patologia più ordinaria, nelle quali la commissione di certi reati è un effetto solo collaterale di una attività della società spinta alla realizzazione di un profitto. 7
8 L ente diviene destinatario, per la prima volta, di sanzioni che, seppur formalmente non penali, sono comunque costruite secondo un modello punitivo 2, in relazione ad un commesso reato. Sul versante delle sanzioni, l introduzione del Decreto rappresenta dunque una svolta epocale 3. La responsabilità da reato è prevista per gli enti 4 forniti di personalità giuridica e per le società ed associazioni anche prive di personalità giuridica. Sono esclusi lo Stato, gli enti pubblici territoriali, gli altri enti pubblici non economici, nonché gli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale I criteri di imputazione del reato all ente L art. 5 del Decreto (Responsabilità dell ente) così dispone: L'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso; b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui alla lettera a). L'ente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi. I criteri di imputazione del reato all ente (e dunque i presupposti perché l ente possa incorrere nella descritta responsabilità) possono essere così sintetizzati: - la commissione di un reato, tra quelli tassativamente indicati dal Decreto e dalle norme che ad esso fanno espressamente rinvio, da parte di un soggetto che si trova con l ente in una delle relazioni previste dall art. 5 (rapporto di rappresentanza o di subordinazione); - la commissione di quel reato nell interesse o a vantaggio dell ente; 2 Così la Relazione ministeriale allo schema del decreto 231/2001: ( ) il nuovo sistema di responsabilità sanzionatoria pur essendo formalmente ascritto all'ambito dell'illecito amministrativo, reclama alcuni aggiustamenti rispetto all'insieme dei principi enucleabile dalla c.d parte generale della legge 689/1981. Ciò, in considerazione non soltanto della peculiarità dei soggetti suoi destinatari (enti e non persone fisiche), ma soprattutto della distinta impronta penalistica che lo segna e che deriva dall'essere comunque costruito in dipendenza della verificazione di un reato. Si aggiunga la gravità delle conseguenze che la legge delega fa derivare dalla commissione dell'illecito, conseguenze che possono spingersi fino alla chiusura definitiva dello stabilimento o all'interdizione definitiva dall'attività, sanzioni capitali per l'ente ( ). 3 Anche prima della introduzione del sistema delineato dal d. lgs. 231/2001, peraltro, le persone giuridiche non erano affatto estranee al sistema penale e alla responsabilità da reato. Basti pensare alla responsabilità civile per le restituzioni e il risarcimento del danno da reato ( art. 185 cod. pen.) e all obbligazione civile per il pagamento delle multe e delle ammende inflitte al condannato (art. 197 cod. pen.). Anche altri costi possono (e potevano) gravare sulle persone giuridiche: si pensi all assunzione dei costi per la difesa di imputati appartenenti alla sfera dell ente, all assunzione del pagamento della pena pecuniaria e dell oblazione, anche al di là di quanto previsto dall art 197 c.p., alla possibilità di applicare misure cautelari reali che incidono sul patrimonio dell ente e sulla possibilità di continuare a svolgere determinate attività. Seppure, dunque, in una veste diversa da quella di soggetti imputati (veste introdotta con il d. lgs. 231/2001) le persone giuridiche erano, e sono, esposte al processo penale e agli effetti dell applicazione della legge penale. 4 L'inequivoca volontà della delega di estendere la responsabilità anche a soggetti sprovvisti di personalità giuridica si legge nella Relazione governativa al decreto 231/2001 ha suggerito l'uso del termine ente piuttosto che persona giuridica ( ). 8
9 - la c.d. colpa di organizzazione ascrivibile all ente, e da intendersi quale comportamento omissivo consistente nel non aver istituito modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire il reato. Per l illecito amministrativo dipendente da reato, l ente risponde anche quando l autore del reato non è stato identificato o non è imputabile, oppure il reato si estingue per una causa diversa dall amnistia (ad es. per morte del reo, o per prescrizione). La responsabilità dell ente si aggiunge, e non si sostituisce, a quella personale degli autori materiali del reato, apici e sottoposti, che resta regolata dalle norme del diritto penale 5. Nei casi e alle condizioni 6 previste dall art. 4 del Decreto, gli enti che hanno la sede principale nel territorio italiano possono essere chiamati a rispondere anche di reati commessi all estero I reati presupposto della responsabilità dell ente L elenco delle fattispecie penalmente rilevanti ai fini della responsabilità dell ente è contenuto nella sezione III del capo I del Decreto (più volte modificata per effetto delle disposizioni di legge che si sono succedute nel tempo e che hanno ampliato la categoria dei reati rilevanti) e nell art. 10 della Legge n. 146 del 16 marzo 2006 che, nel disciplinare i reati transnazionali, fa espressamente rinvio alle disposizioni del Decreto. Le disposizioni legislative intervenute successivamente all emanazione del Decreto sono: Decreto Legge 25 settembre 2001 n. 350 che ha introdotto l art. 25-bis «Falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo»; Decreto Legislativo 11 aprile 2002 n. 61 che ha introdotto l art. 25-ter «Reati societari»; Legge 14 gennaio 2003 n. 7 che ha introdotto l art. 25-quater «Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico»; Legge 11 agosto 2003 n. 228 che ha introdotto l art. 25-quinquies «Delitti contro la personalità individuale»; Legge 18 aprile 2005 n. 62 che ha introdotto l art. 25-sexies «Abusi di mercato»; Decreto, introdotto dalla legge n. 7 del 9 gennaio 2006 che ha introdotto l art. 25-quater.1 «pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili»; art. 10 legge n. 146 del 16 marzo 2006 che ha introdotto i «reati transnazionali»; 5 In questo senso anche una recente pronuncia della giurisprudenza di legittimità (cfr. Cass., sez. VI, 22 aprile 2004, n ). Per i reati considerati dal Decreto, le leggi penali prevedono la pena detentiva e la possibilità di disporre, in corso di procedimento penale, l applicazione di misure cautelari fino alla custodia in carcere. 6 I casi e le condizioni richiamate dall art. 4 del Decreto sono quelle indicate negli artt. 7 (Reati commessi all estero); 8 (Delitto politico commesso all estero); 9 (Delitto comune del cittadino all estero), 10 (Delitto comune dello straniero all estero) del codice penale, purché nei loro confronti non proceda lo Stato del luogo in cui è stato commesso il fatto. 9
10 art. 9 legge 3 agosto 2007, n. 127, che ha introdotto i reati di «Omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro»; art. 63 decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, che ha introdotto i «reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita»; Art 7 legge 18 marzo 2008, n. 48, che ha introdotto i «delitti informatici e trattamento illecito di dati»; Legge 15 luglio 2009, n. 94 che ha introdotto i «delitti di criminalità organizzata»; Legge 23 luglio 2009, n. 99 che ha introdotto i «delitti contro la fede pubblica», i «delitti contro l industria e il commercio» e i «delitti in materia di violazioni del diritto d autore»; Decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 121 che ha introdotto i «reati ambientali». Per effetto delle disposizioni di legge sopra indicate, la responsabilità da reato dell ente è oggi prevista per le fattispecie di seguito indicate: REATI COMMESSI NEI RAPPORTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (artt. 24 e 25 del Decreto). REATI DI FALSITÀ IN MONETE, IN CARTE DI PUBBLICO CREDITO E IN VALORI DI BOLLO (art.25- bis del Decreto, introdotto dal decreto legge n. 350 del 25 settembre 2001). REATI SOCIETARI (art. 25-ter del Decreto, introdotto dal decreto legislativo n. 61 del 11 aprile 2002). DELITTI CON FINALITÀ DI TERRORISMO O DI EVERSIONE DELL ORDINE DEMOCRATICO PREVISTI DAL CODICE PENALE E DALLE LEGGI SPECIALI E DELITTI POSTI IN ESSERE IN VIOLAZIONE DI QUANTO PREVISTO DALL ARTICOLO 2 DELLA CONVENZIONE INTERNAZIONALE PER LA REPRESSIONE DEL FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO DI NEW YORK DEL 9 DICEMBRE 1999 (art. 25-quater del Decreto, introdotto dalla legge n. 7 del 14 gennaio 2003). PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI (art. 25-quater.1 del Decreto, introdotto dalla legge n. 7 del 9 gennaio 2006). DELITTI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE di cui all art. 25-quinquies del Decreto, introdotto dalla legge n. 228 del 11 agosto ABUSI DI MERCATO (art. 25-sexies del Decreto, introdotto dalla legge n. 62 del 18 aprile 2005). REATI TRANSNAZIONALI (art. 10 legge n. 146 del 16 marzo 2006). OMICIDIO COLPOSO E LESIONI COLPOSE GRAVI O GRAVISSIME, COMMESSI CON VIOLAZIONE DELLE NORME ANTINFORTUNISTICHE E SULLA TUTELA DELL IGIENE E DELLA SALUTE SUL LAVORO (art 25-septies del Decreto, introdotto con legge del 3 agosto 2007, n. 127); RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA (art 25-octies del Decreto, introdotto con il decreto legislativo del 21 novembre 2007, n. 231). 10
11 DELITTI INFORMATICI E TRATTAMENTO ILLECITO DI DATI (art. 24-bis del Decreto, introdotto con la legge 18 marzo 2008, n. 48). DELITTI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA (art. 24-ter del Decreto, introdotto con la legge 15 luglio 2009, n. 94). DELITTI CONTRO LA FEDE PUBBLICA (art. 25 bis lett. f-bis del Decreto introdotto con la legge 23 luglio 2009, n. 99). DELITTI CONTRO L INDUSTRIA E IL COMMERCIO (art. 25-bis.1 del Decreto, introdotto con la legge 23 luglio 2009, n. 99). DELITTI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D AUTORE (art. 25-novies del Decreto, introdotto con la legge del 23 luglio 2009, n. 99). REATI AMBIENTALI (art. 25-undecies del Decreto, introdotto con il d.lgs. del 7 luglio 2011, n. 121). Alcuni illeciti amministrativi commessi, nell interesse o a vantaggio dell ente, da persone ad esso funzionalmente legate, possono determinare una forma di responsabilità dell ente per molti versi simile a quella del decreto legislativo 231/2001 (art. 187-quinquies del Testo Unico della Finanza): si tratta degli illeciti di abuso di informazioni privilegiate, di cui all art. 187-bis TUF, e di manipolazione del mercato, di cui all art. 187-ter TUF. L elenco dei reati-presupposto sopra indicati è suscettibile di continue modifiche ed integrazioni. In futuro, nuove fattispecie penalmente rilevanti potrebbero essere contemplate come fonte di responsabilità amministrativa dell ente L appartenenza qualificata all ente dell autore del reato L ente risponde del reato commesso a vantaggio o nell interesse dell ente stesso, da un soggetto appartenente ad una delle categorie indicate nell art. 5 del Decreto: soggetti in posizione apicale e soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza di costoro 7. In luogo di un elencazione tassativa, il legislatore ha preferito avere riguardo alla attività concretamente svolta dai soggetti 8. Al livello apicale, accanto alle persone che rivestono formalmente la funzione di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente, il Decreto colloca i soggetti apicali di strutture decentrate autonome, muniti di autonomi poteri di 7 Come ha precisato la Relazione ministeriale al Decreto la scelta di limitare la responsabilità della societas al solo caso di reato commesso dai vertici, non si sarebbe rivelata plausibile dal punto di vista logico e politico criminale. Sono certamente soggetti apicali l amministratore unico, l amministratore delegato, il legale rappresentante, il direttore generale e i soggetti cui costoro abbiano a delegare le rispettive funzioni. Deve trattarsi, ad ogni modo, di figure che assommano su di loro poteri di gestione e di controllo, e che come si legge nella Relazione ministeriale al Decreto esercitano un penetrante dominio sull ente (ad esempio, i soci non amministratori che detengono la quasi totalità delle azioni e che dettano dall esterno le linee della politica aziendale e il compimento di determinate azioni). Non sono compresi nella categoria i componenti del collegio sindacale e i soggetti cui la legge attribuisce funzioni di controllo della società assimilabili a quelle dei sindaci (ad esempio, i componenti del consiglio di sorveglianza previsto dall art duodecies del cod. civ. per le società che hanno adottato il sistema dualistico di Amministrazione e controllo). 8 In tale ottica, la struttura del sistema di deleghe di poteri e di funzioni riveste particolare importanza nella logica complessiva di definizione di un idoneo Modello di organizzazione, gestione e controllo. 11
12 direzione. Tale inquadramento spiega la Relazione governativa al Decreto è suggerito sia dal dato empirico (nelle realtà aziendali non piccole, vi sono organi, ad es. i direttori di stabilimento 9, molto spesso dotati di una forte autonomia gestionale), sia dalla coerenza con modelli normativi già adottati in materie pertinenti ad attività e a responsabilità d impresa (emblematico il d. lgs. 626/94 in materia di sicurezza ed igiene del lavoro). Fra i soggetti apicali, la normativa inserisce coloro che abbiano esercitato anche di fatto, la gestione e il controllo dell ente. Viene qui in rilevo la figura dell amministratore di fatto, come disciplinata dall art cod. civ.: al soggetto formalmente investito di una data qualifica è equiparato colui che esercita in modo continuativo e significativo i poteri tipici inerenti alla qualifica od alla funzione. Per l individuazione dei soggetti sottoposti alla direzione o vigilanza degli apici, avrà rilievo l aspetto funzionale piuttosto che quello di appartenenza all ente. Di regola assumerà importanza l inquadramento in uno stabile rapporto di lavoro subordinato (rientrano nella categoria le figure dei lavoratori subordinati così comeindividuati dagli artt cod. civ. - Prestatore di lavoro subordinato - e 2095 cod. civ. - Categorie dei prestatori di lavoro), ma potranno rientrare nella previsione di legge anche situazioni peculiari in cui un determinato incarico sia affidato a soggetti esterni, tenuti ad eseguirlo sotto la direzione e il controllo dei soggetti apicali. In questo caso potrebbe essere configurata una responsabilità dell ente per una attività che, seppure compiuta da un soggetto esterno, spiega comunque i suoi effetti nella sfera giuridica dell ente L interesse o vantaggio dell ente Ai fini della responsabilità di cui al Decreto, il legislatore richiede che il reato sia commesso nell interesse o a vantaggio dell ente 11. Il vantaggio, quale evento, si concretizza con l acquisizione di una utilità non necessariamente economica per l ente; l interesse indica l aver agito per una determinata finalità ed utilità, senza che sia necessario il suo effettivo conseguimento. I due requisiti sono cumulabili, ma è sufficiente uno solo per incardinare la responsabilità: l ente risponde pertanto del reato sia che il suo autore lo abbia commesso per perseguire un interesse (esclusivo o concorrente) dell ente 12, sia che il reato si riveli comunque vantaggioso per l ente. 9 Anche i direttori di stabilimento incardinano, dunque, la responsabilità amministrativa dell ente per l illecito da essi commesso. Resta peraltro fermo come giustamente osservato dalla Relazione governativa al Decreto che si tratti non di soggetti in posizione apicale, ma di semplici sottoposti, nel caso in cui manchi l autonomia finanziaria o funzionale della unità organizzativa (con conseguente applicazione della relativa disciplina sulla responsabilità dell ente). 10 Di particolare interesse, al riguardo, è una recente pronuncia della giurisprudenza di merito (Trib. Milano, Ufficio GIP, n. 950 del 27 aprile 2004, Est. Salvini), nella quale uno dei soggetti autori dei reati da cui è derivata la responsabilità amministrativa dell ente, un consulente della società indagata, quindi estraneo all organigramma aziendale, è stato ritenuto soggetto sottoposto ai sensi dell art. 5, comma 1, b) d. lgs. 231/ L interesse (che il legislatore non qualifica come ingiusto) va valutato oggettivamente, avendo riguardo al tipo di attività posta in essere, alla idoneità della condotta illecita a produrre un beneficio per l ente. Esso sarà accertato dal giudice penale con una valutazione ex ante come osserva la Relazione ministeriale al d. lgs. 231/2001 a prescindere dagli esiti della condotta illecita. Il vantaggio sarà accertato ex post, tenendo conto degli effetti favorevoli per l ente che scaturiscono dalla condotta penalmente illecita, posta in essere dal dirigente o dalla persona sottoposta all altrui direzione o vigilanza. 12
13 La responsabilità dell ente è invece da escludersi quando le persone fisiche, siano essi apici o sottoposti, abbiano agito nell interesse esclusivo proprio o di terzi La colpa di organizzazione Nei casi e alle condizioni sopra indicate, l ente risponde del reato commesso nel suo interesse o vantaggio se è ravvisabile la c.d. colpa di organizzazione, da intendersi quale comportamento omissivo ascrivibile all ente, consistente nel non avere predisposto un sistema di organizzazione, gestione e controllo delle attività (un modello) idoneo a prevenire il reato che si è verificato L esenzione da responsabilità: il modello di organizzazione, gestione e controllo Il Decreto prevede la possibilità per l ente di essere esonerato dalla responsabilità amministrativa qualora provi di aver adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo, idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi (art. 6 e 7 d. lgs. 231/2001). Il legislatore, agli artt. 6 comma 2, e 7 comma 4 del Decreto, statuisce che il modello deve soddisfare le seguenti esigenze: a) individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi i reati che impegnano la responsabilità dell ente (la cosiddetta mappatura delle attività sensibili); b) prevedere l adozione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l attuazione delle decisioni dell ente in relazione ai reati da prevenire; c) individuare le modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati; d) prevedere l istituzione di un apposito organo interno all impresa, il c.d. Organismo di vigilanza 14, con compiti di vigilanza e controllo sul funzionamento e l osservanza del 12 Perché il reato possa considerarsi compiuto nell interesse dell ente non è richiesto che l ente abbia tratto anche un vantaggio dall illecito. Gli artt. 12, comma 1, e 13 comma 3 del Decreto prevedono, tra i casi di riduzione della sanzione pecuniaria e di esclusione della sanzione interdittiva, l ipotesi in cui l autore del reato abbia commesso il fatto nel prevalente interesse proprio o di terzi e l ente non ne ha ricavato vantaggio o ne ha ricavato vantaggio minimo. Il legislatore riconosce dunque, espressamente, che il reato possa essere commesso nell interesse dell ente e così fondare un ipotesi solo attenuata di responsabilità anche se l ente non ne ricavi vantaggio alcuno o ne ricavi un vantaggio minimo. 13 Come precisato dalla Relazione al Decreto, la norma stigmatizza il caso di rottura dello schema di immedesimazione organica; si riferisce cioè alle ipotesi in cui il reato della persona fisica non sia in alcun modo riconducibile all'ente perché non realizzato neppure in parte nell'interesse di questo. 14 Come si avrà modo di evidenziare nel prosieguo, la funzione che l Organismo di Vigilanza è chiamato ad adempiere, nell ambito del modello di organizzazione, gestione e controllo, è particolarmente delicata, in quanto lo stesso dovrà vigilare sull effettiva operatività del modello, verificarne l adeguatezza anche alla normativa vigente, monitorare costantemente l attività sociale ed individuare eventuali nuove esigenze che richiedono un aggiornamento del modello. 13
14 modello; e) contemplare obblighi di informazione nei confronti dell organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l osservanza del modello; f) prevedere una verifica periodica del modello e l eventuale modifica dello stesso quando siano scoperte significative violazioni delle prescrizioni ovvero intervengano mutamenti nell organizzazione o nell attività (aggiornamento del modello); g) introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. L adozione ed efficace attuazione di un modello è sufficiente ad esonerare l ente da responsabilità per il reato commesso dai soggetti sottoposti alla direzione e vigilanza degli apici. Secondo l art. 7, infatti, per i reati dei sottoposti, l ente risponde solo se la commissione del reato è stata resa possibile dall inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza. E tali obblighi si presumono osservati qualora, prima della commissione del reato, l ente abbia adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi (art. 7 commi 1 e 2 del Decreto). Per i reati dei dirigenti apicali, le condizioni dell esonero non si esauriscono nella predisposizione ed efficace attuazione di un idoneo modello di organizzazione: l esonero dell ente da responsabilità si ha soltanto se il soggetto apicale ha commesso il reato eludendo fraudolentemente il modello. Questa ulteriore restrizione tende a circoscrivere l esonero a situazioni limite, nelle quali il soggetto apicale, che normalmente impersona l ente, abbia chiaramente agito (sia pure nell interesse o a vantaggio dell ente) non semplicemente in contrasto con le regole, ma in modo da frustare, con l inganno, il rispetto delle regole da parte dell ente nel suo complesso. L effetto di esonero dell ente, per i reati commessi dai soggetti apicali, è in ogni caso incompleto: prevede il comma 5 dell art. 6 che è comunque disposta la confisca del profitto che l ente ha tratto dal reato, anche nella forma per equivalente. L adozione di un modello preventivo è una possibilità che la legge ha introdotto, rimettendola alla scelta discrezionale dell ente. Esso, tuttavia, è l unico strumento che ha l ente per svolgere un azione di prevenzione dei reati, dimostrare la propria non colpevolezza ed evitare le sanzioni previste dal Decreto Le sanzioni Il Decreto prevede sanzioni severe nei confronti dell ente riconosciuto responsabile di un illecito dipendente da reato ed attribuisce la competenza in ordine all accertamento al giudice 15 Oltre ad un effetto di esonero (con il limite visto a proposito del reato commesso dai soggetti apicali), il modello può condurre ad una sensibile riduzione di responsabilità. L adozione del modello, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, consente all ente di evitare l applicazione delle più gravi sanzioni interdittive (art. 17 lett. b), di ottenere una sensibile riduzione della eventuale sanzione pecuniaria (art. 12, comma 2, lett. b e comma 3). Anche la semplice dichiarazione di voler predisporre ed attuare i modelli, unitamente alle altre condizioni enunciate nell art. 17, può giustificare la sospensione delle misure cautelari interdittive eventualmente adottate in corso di causa (art. 49, comma primo); misure destinate ad essere revocate in caso di effettiva attuazione del modello e delle altre condizioni richiamate (art. 49, comma 4; art. 50, comma 1). 14
INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300
INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300 La norma applica a tutti i casi di omicidio colposo o lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme sulla salute e sicurezza sul
DettagliDlgs D.lgs. 231/01. e Modelli di organizzazione, gestione e controllo
Dlgs D.lgs. 231/01 Responsabilità amministrativa delle società e Modelli di organizzazione, gestione e controllo 1 D.lgs. 231/2001: introduce 2 grandi novità per l ordinamento italiano (Necessità di allinearsi
DettagliLA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/2001. 28 aprile 2009
LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/2001 28 aprile 2009 Relatore: Co-relatore: Avv. Riccardo Nalin Ing. Andrea Semino D. LGS. 231/2001 Responsabilità Amministrativa Persone Giuridiche
DettagliDECRETO LEGISLATIVO 8 giugno 2001 n. 231 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 140 del 19 giugno 2001)
DECRETO LEGISLATIVO 8 giugno 2001 n. 231 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 140 del 19 giugno 2001) Disciplina della responsabilita' amministrativa delle persone giuridiche, delle societa' e delle
DettagliAvv. Carlo Autru Ryolo
Gestione della responsabilità amministrativa L'apparato organizzativo della D.Lgs. 231/01 e il Sistema di Gestione della Responsabilità Amministrativa L'APPARATO ORGANIZZATIVO DELLA D.LGS. 231/01 Disciplina
DettagliICT SECURITY N. 52 Gennaio/Febbraio 2007 Sicurezza informatica e responsabilità amministrativa degli enti. Autore: Daniela Rocca
Sommario - I fatti illeciti a vantaggio o nell interesse dell organizzazione - Le fattispecie di reato rilevanti - I modelli di organizzazione e controllo e la mappatura dei processi a rischio Il D. Lgs.
DettagliDECRETO LEGISLATIVO 231/01
DECRETO LEGISLATIVO 231/01 Il Decreto Legislativo 231/2001 ha introdotto per la prima volta nell ordinamento giuridico italiano il principio della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche
DettagliSISTEMA DISCIPLINARE. Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A.
SISTEMA DISCIPLINARE Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A. Versione: 3.0 Approvato con determinazione dell Amministratore Unico il 7 novembre 2014 MO231 - pag. 1 di 5 SISTEMA DISCIPLINARE 1. PREMESSA
DettagliModello di ORGANIZZAZIONE GESTIONE e CONTROLLO
Pag. 1 di 4 Consorzio Train Modello di ORGANIZZAZIONE GESTIONE e CONTROLLO conforme ai requisiti del D.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, e smi Indice Pag. 2 di 4 I) PARTE GENERALE INTRODUZIONE 1 PRESENTAZIONE
DettagliARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE
ARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE ELENCO DELLE REVISIONI REV. DATA DESCRIZIONE APPROVAZIONE 00 28/07/15 Codice _Disciplinare
DettagliMODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE
Presentazione MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE ex D.Lgs. 231/01 Pag 1 di 6 PREMESSA Con l introduzione nell ordinamento giuridico italiano del D.Lgs. 8 giugno 2001, n.231 qualsiasi soggetto giuridico
DettagliTECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N.
TECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N. 231 PARTE SPECIALE C: REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO ED IMPIEGO
DettagliSezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita
Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 Parte Speciale Sezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ELENCO DELLE
DettagliApprovazione CDA del 25 giugno 2009. Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.
Approvazione CDA del 25 giugno 2009 Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Regolamento U n i p o l G r u p p o F i n a n z i a r i o S. p. A. Sede
DettagliStudio legale Avv. Paolo Savoldi Bergamo, Via Verdi, 14. SEMINARIO C.S.E. s.r.l IL TRASFERIMENTO DEL RISCHIO
SEMINARIO C.S.E. s.r.l IL TRASFERIMENTO DEL RISCHIO PERCHE NON SMETTERE DI FARE L IMPRENDITORE EDILE? Mozzo(BG) 27 Marzo 2009 Hotel Holiday Inn Express MANABILE PER LE IMPRESE EDILI SUGLI ADEMPIMENTI PREVISTI
DettagliIl sistema delle sanzioni per le violazioni delle norme sulla sicurezza
Il sistema delle sanzioni per le violazioni delle norme sulla sicurezza Milano, 21 ottobre 2010 Conseguenze derivanti dalla inosservanza delle norme sulla sicurezza NORMATIVA SANZIONE CODICE DEI CONTRATTI
DettagliModelli ex d.lgs. 231/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012. Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015
Modelli ex d.lgs. 21/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012 Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015 L impatto immediato e diretto della L. 190/2012 sul d.lgs. 21/01 La Legge 190
DettagliSistema Disciplinare e Sanzionatorio
Sistema Disciplinare e Sanzionatorio Contenuti 1. Introduzione... 3 1.1 Lavoratori dipendenti non Dirigenti... 3 1.2 Lavoratori dipendenti Dirigenti... 4 1.3 Misure nei confronti degli Amministratori e
DettagliModelli Organizzativi di controllo e di gestione ex D.Lgs. 231/01
Studio Porcaro Commercialisti Modelli Organizzativi di controllo e di gestione ex D.Lgs. 231/01 La responsabilità amministrativa dipendente da reato delle persone giuridiche Studio Porcaro Commercialisti
DettagliLa responsabilità penale dell amministratore e del legale rappresentante di una società
La responsabilità penale dell amministratore e del legale rappresentante di una società Se non vi è prova certa su queste condizioni, il proprietario di un azienda. risponde anche penalmente dell operato
DettagliCorso di formazione Il ruolo e l adeguatezza dei modelli organizzativi previsti D. Lgs 231/2001. Presentazione
Corso di formazione Il ruolo e l adeguatezza dei modelli organizzativi previsti D. Lgs 231/2001 Presentazione Il decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231 Disciplina della responsabilità amministrativa
DettagliModifiche al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231
Articolo 300 D.Lgs. 81/08 Modifiche al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 1. L articolo 25-septies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è sostituito dal seguente: «Art. 25-septies (Omicidio
Dettaglideleghe di responsabilità Roberto Frigerio Presidente Comitato Affari Legali Federchimica
D.Leg. 231/01 e Testo Unico sulla Sicurezza; deleghe di responsabilità Roberto Frigerio Presidente Comitato Affari Legali Federchimica Schema della Presentazione 1) Il Comitato Affari Legali di Federchimica
DettagliDisciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica,
Decreto Legislativo 231/2001 Decreto Legislativo 8 giugno 2001 n. 231 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità
DettagliModello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D. Lgs. 231/2001. Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO
Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO 1 01.00 PREMESSA Recordati è un gruppo farmaceutico europeo fondato nel 1926, quotato alla Borsa Italiana, che si dedica alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione
DettagliIl Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale
Il D.Lgs 231/01 : riflessi sul ruolo dell' OdV e del Collegio Sindacale ndacale Il Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale 27 febbraio 2012 Prof. Daniele Gervasio Università degli
DettagliCITTÀ DI AGROPOLI. Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente
CITTÀ DI AGROPOLI Regolamento per la pubblicazione delle Determinazioni sul sito internet istituzionale dell Ente Approvato con deliberazione della Giunta comunale n 358 del 06.12.2012 Regolamento per
DettagliREGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l.
REGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l. Approvato all unanimità dagli Amministratori con decisione del 21 aprile 2009 SOMMARIO Art. 1 - Scopo e ambito di applicazione Art. 2 - Composizione
Dettagli- PARTE SPECIALE D- I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITA DI PROVENIENZA ILLECITA
75 - PARTE SPECIALE D- I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITA DI PROVENIENZA ILLECITA 75 76 D.1. I reati di cui all art. 25 octies del D. Lgs. n. 231/2001. Esemplificazione
Dettagli4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro
4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro 4.1 Previsioni del d.lgs. 81/2008 Il d.lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 ha sostanzialmente innovato la legislazione in materia di sicurezza e salute
DettagliPiaggio & C. S.p.A. Relazione Illustrativa
Piaggio & C. S.p.A. Relazione Illustrativa Autorizzazione all acquisto e disposizione di azioni proprie, ai sensi del combinato disposto degli artt. 2357 e 2357-ter del codice civile, nonché dell art.
DettagliIl D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio
Il D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio 1 La normativa Il D. lgs. 231/07 ha dato attuazione
DettagliD.lgs. 231/2001 Modelli di Organizzazione. CONFAPI Bari, 19 novembre 2010
D.lgs. 231/2001 Modelli di Organizzazione CONFAPI Bari, 19 novembre 2010 Decreto Legislativo 231/2001 Ha introdotto la c.d. responsabilità amministrativa e penale delle Società. Reato Responsabilità individuale
DettagliModello di Organizzazione Gestione e Controllo ex D.Lgs. n. 231/2001
Studio Bolzoni Modello di Organizzazione Gestione e Controllo ex D.Lgs. n. 231/2001 Introduzione Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 ha introdotto nell ordinamento italiano la responsabilità degli
DettagliPIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELL ILLEGALITA
PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELL ILLEGALITA Approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 22 dicembre 2014 INDICE PREMESSA Oggetto del piano Il Responsabile della prevenzione
DettagliMODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO. DI TRENITALIA S.p.A. Sintesi
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO DI TRENITALIA S.p.A. Sintesi Luglio 2014 Il Consiglio di Amministrazione di Trenitalia S.p.A. ha approvato con delibera del 23 febbraio 2005 il Modello di
DettagliREGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE
REGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE GIUGNO 2015 Articolo 1 - Ambito di applicazione 1.1 Il presente regolamento interno (di seguito
DettagliPiaggio & C. S.p.A. Relazione Illustrativa
Piaggio & C. S.p.A. Relazione Illustrativa Autorizzazione all acquisto e disposizione di azioni proprie, ai sensi del combinato disposto degli artt. 2357 e 2357-ter del codice civile, nonché dell art.
DettagliSistema Disciplinare relativo al MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO ai sensi del D.lgs. 8 giugno 2001 n. 231
Sistema Disciplinare relativo al MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO ai sensi del D.lgs. 8 giugno 2001 n. 231 di Fujitsu Technology Solutions S.p.A. Vers. 2.0 approvato dal CdA il 21/01/2015
DettagliDocumento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente
Commissione Consultiva Permanente Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Prima di procedere
DettagliAdottato da TECAM Srl in ottemperanza al Decreto legislativo 231 del 2001
Adottato da TECAM Srl in ottemperanza al Decreto legislativo 231 del 2001 6 marzo 2015 INDICE Articolo 1 Finalità del Codice comportamentale Articolo 2 Regole di comportamento generali nei confronti di
Dettagli1/2 (e non può comunque essere superiore ad Euro 103.291,38)
FAQ sul MOG 1. Che cos è il D. Lgs. 231/2001? Il D. Lgs. 231/2001 entrato in vigore il 4 luglio 2001, individua le disposizioni normative concernenti la disciplina della responsabilità amministrativa delle
DettagliREGOLAMENTO RELATIVO AL FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO ISPETTIVO
102 REGOLAMENTO RELATIVO AL FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO ISPETTIVO APPROVATO DALLA GIUNTA COMUNALE CON DELIBERAZIONE N.350 Reg./369 Prop.Del. NELLA SEDUTA DEL 19/10/2011 Art. 1 Servizio ispettivo 1. Ai sensi
DettagliCOMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI
COMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI Approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 2 del 06.02.2013 1 Articolo 1 OGGETTO
DettagliBENEFICI DEI SISTEMI DI GESTIONE QUALITA E SICUREZZA CERTIFICATI
BENEFICI DEI SISTEMI DI GESTIONE QUALITA E SICUREZZA CERTIFICATI CERTIQUALITY Via. G. Giardino, 4 - MILANO 02.806917.1 Armando Romaniello Direttore Marketing CERTIQUALITY D.LGS. 231/01 Legge 123/07 BS
DettagliComune di Falconara Marittima (Provincia di Ancona)
CONSIGLIO COMUNALE Seduta del Comune di OGGETTO N 0: MODIFICA DEL REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DELLA RACCOLTA, DEL TRASPORTO E DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI AGLI URBANI:
DettagliREGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
COMUNE DI VIANO PROVINCIA DI REGGIO EMILIA REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Approvato con deliberazione di G.C. n. 73 del 28.11.2000 INDICE TITOLO 1 ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART.
DettagliDecreto legislativo 231/01 e Sistemi di Gestione
Decreto legislativo 231/01 e Sistemi di Gestione Ivo Caldera Coordinatore Gruppo di Studio AFI Sicurezza e Igiene Ambientale RISK MANAGEMENT E BUSINESS CONTINUITY Milano, 26 marzo 2015 26/03/15 Ivo Caldera
Dettaglifra questi in particolare sono da ricordare
La responsabilità penale è quella in cui incorre un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio che compia uno dei reati contro la pubblica amministrazione previsti dal codice penale, fra questi
DettagliREGOLAMENTO COMUNALE SUI CONTROLLI INTERNI
COMUNE DI VALLIO TERME - Provincia di Brescia - REGOLAMENTO COMUNALE SUI CONTROLLI INTERNI Approvato con Delibera di Consiglio Comunale n. 1 del 30.04.2013 Articolo 1 OGGETTO 1. Il presente regolamento
DettagliREATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE GESTIONE E CONTROLLO ai sensi del D.lgs 8 giugno 2001 n. 231 Parte Speciale E REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO di Fujitsu Technology Solutions S.p.A. Vers.
DettagliPROCEDURA PER L AFFIDAMENTO DI INCARICHI ALLE SOCIETÀ DI REVISIONE NELL AMBITO DEL GRUPPO ENEL
PROCEDURA PER L AFFIDAMENTO DI INCARICHI ALLE SOCIETÀ DI REVISIONE NELL AMBITO DEL GRUPPO ENEL Documento approvato dal Consiglio di Amministrazione di Enel S.p.A. nella riunione dell 11 settembre 2012.
DettagliFONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO - ONLUS. Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D. Lgs.
FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO - ONLUS Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D. Lgs. 231/2001 MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL D. LGS.
DettagliAllegato n. 6. Allegato n. 6 SISTEMA DISCIPLINARE
Allegato n. 6 SISTEMA DISCIPLINARE 1 Premessa Un punto qualificante nella costruzione di un Modello di organizzazione e gestione, ex art. 6 e 7 del D.lgs 231/01, (di seguito Modello) è costituito dalla
DettagliModello Organizzativo ex D.Lgs. 231/01
Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231/01 1 1. PREMESSA Il presente documento costituisce il Modello di Organizzazione e di Gestione ex D.Lgs. n. 231/2001, che sarà adottato dal CORISA- CONSORZIO DI RICERCA
DettagliModello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001. Sistema Disciplinare
Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 Sistema Disciplinare ELENCO DELLE REVISIONI 2 INDICE Introduzione... 4 Sistema disciplinare... 4 Dirigenti... 5 Amministratori...
Dettagli4 Punto. Assemblea ordinaria e straordinaria degli Azionisti Unica convocazione: 11 giugno 2014 ore 11,00. Parte ordinaria
Assemblea ordinaria e straordinaria degli Azionisti Unica convocazione: 11 giugno 2014 ore 11,00 Parte ordinaria 4 Punto Autorizzazione all acquisto e disposizione di azioni proprie, ai sensi del combinato
DettagliACAM Ambiente S.p.A.
ACAM Ambiente S.p.A. Modello di organizzazione e controllo ex D.Lgs. 231/2001 Impiego di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare Approvato con determinazione A.U. del 23.12.2014 1/10 Sommario
DettagliAGGIORNAMENTI SU GIURISPRUDENZA E NORMATIVA. Torino 12 maggio 2015
2. MAGGIO AGGIORNAMENTI SU GIURISPRUDENZA E NORMATIVA INCONTRO A CURA DEL GRUPPO DI LAVORO EX D.LGS 23/200 Torino 2 maggio AVV. STEFANO COMELLINI 2 2. MAGGIO GIURISPRUDENZA 3 PROFITTO (art. 9) Cass. n.
DettagliAIFI. CODICE INTERNO DI COMPORTAMENTO per Investment Companies di private equity (contenuto minimo)
AIFI ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL CODICE INTERNO DI COMPORTAMENTO per Investment Companies di private equity (contenuto minimo) Indice LINEE GUIDA PER L ADOZIONE DEL PRESENTE
DettagliOrganismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi
Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi Circolare n. _/15 contenente disposizioni inerenti alle modalità di verifica dell avveramento delle
DettagliCAPITOLO 12 - SISTEMA DEGLI INCARICHI E DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE
CAPITOLO 12 - SISTEMA DEGLI INCARICHI E DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE 12.1 Individuazione delle Strutture Semplici e Complesse Nell individuare le strutture complesse di cui all allegato n. 2
DettagliCAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE GRIMOLDI, MATTEO BRAGANTINI
Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N. 1079 PROPOSTA DI LEGGE D INIZIATIVA DEI DEPUTATI GRIMOLDI, MATTEO BRAGANTINI Istituzione del Registro nazionale delle guardie particolari
DettagliFORMAZIONE E DIFFUSIONE. Codice Documento: MOG 231 PFD
FORMAZIONE E DIFFUSIONE Codice Documento: MOG 231 PFD 1 COPIA CONTROLLATA N 1 REV. BREVE DESCRIZIONE E COMMENTO DATA 0 EMISSIONE 22/02/2012 1 REVISIONE 03/12/2013 2 3 4 5 Tutti i cambiamenti sono sottoposti
DettagliFONDAZIONE PONTIROLO ONLUS INTERCOMUNALE Via Alessandro Volta n. 4-20090 Assago (MI) Tel 02/45.700.758. - Fax 02/89.77.06.74.
MODELLO DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE EX D.Lgs. n. 231/01 DELLA FONDAZIONE PONTIROLO ONLUS INTERCOMUNALE Approvato dal Consiglio d Amministrazione con deliberazione n. 16 del 06.10.2015 1 Cronologia delle
DettagliVigilanza bancaria e finanziaria
Vigilanza bancaria e finanziaria DISPOSIZIONI DI VIGILANZA IN MATERIA DI POTERI DI DIREZIONE E COORDINAMENTO DELLA CAPOGRUPPO DI UN GRUPPO BANCARIO NEI CONFRONTI DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO
DettagliISTITUTO COMPRENSIVO P. CARMINE CANNOBIO. Regolamento volontari. Regolamento. a scuola. volontari a scuola
ISTITUTO COMPRENSIVO P. CARMINE CANNOBIO Regolamento volontari a scuola Regolamento volontari a scuola REGOLAMENTO PER L UTILIZZO DI VOLONTARI PER IL MIGLIORAMENTO DELL OFFERTA FORMATIVA Art.1 Oggetto
DettagliAssociazione Comunità IL GABBIANO ONLUS
Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS Sede Legale: Loc.Cascina Castagna, 4-26854 Pieve Fissiraga (LO) Cod.Fisc. 07124640157 Uff. Amministrativi: Via Bonfadini, 11-23100 Sondrio - 0342-200844 Fax 0342-216702
DettagliCODICE ETICO DELLA SOCIETA ISI ITALIA
CODICE ETICO DELLA SOCIETA ISI ITALIA 1. Premessa ISI Italia srl ( di seguito ISI e/o Società ) adotta il seguente Codice di comportamento al fine di promuovere l insieme dei principi etici a cui la società
DettagliOrganismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi
Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi Circolare n. 23/15 contenente disposizioni inerenti alle modalità di verifica dell avveramento delle
DettagliRegolamento di attuazione degli articoli 20, comma 2, e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196,
Regolamento di attuazione degli articoli 20, comma 2, e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196, relativo alla individuazione dei tipi di dati e delle operazioni eseguibili in tema di trattamento
DettagliCERTIQUALITY STEFANO ALDINI
CERTIQUALITY Procedure semplificate, D.Lgs. 231 ed efficacia dei Modelli Organizzativi per la prevenzione delle responsabilità: il ruolo delle verifiche indipendenti dei sistemi di gestione della salute
DettagliBenefici della Certificazione Sicurezza OHSAS 18001:2007
Benefici della Certificazione Sicurezza OHSAS 18001:2007 Premessa Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 "Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle
DettagliArticolo 1 - Modifiche alla disciplina sanzionatoria in materia di delitti contro la pubblica amministrazione
Legge 27/5/2015 n. 69 (G.U. 30/5/2015 n. 124) Disposizioni in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, di associazioni di tipo mafioso e di falso in bilancio Articolo 1 - Modifiche alla disciplina
DettagliIL CONSIGLIO COMUNALE
IL CONSIGLIO COMUNALE Visto l articolo 3, comma 133 legge 662/1996, recante delega al Governo per l emanazione di uno o più decreti legislativi per la revisione organica ed il completamento della disciplina
DettagliIL SISTEMA GIURIDICO ITALIANO
Studio Legale Associato Tosello & Partners Modello D.Lgs. 231/01 integrato con l art. 30 D.Lgs. 81/08 La responsabilità degli amministratori per mancata adozione del Modello 231 secondo la giurisprudenza
DettagliPARTE SPECIALE Sezione VII. Sicurezza e salute sul lavoro
PARTE SPECIALE Sezione VII Sicurezza e salute sul lavoro PARTE SPECIALE Sezione VII Sommario 1.Le fattispecie dei reati presupposto (Art. 25 septies D. Lgs. 231/01)... 3 2.Processi Sensibili... 4 3.Regole
DettagliCOMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE
COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE DELIBERAZIONE 21 marzo 2007 Direttive recanti chiarimenti operativi circa l applicazione del decreto ministeriale del 30 gennaio 2007, adottato ai sensi dell
DettagliNufarm Italia S.r.l MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO. ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001
Nufarm Italia S.r.l MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 Il presente documento ha lo scopo di illustrare il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo adottato
DettagliCodice di comportamento in materia di Internal Dealing. Codice di comportamento di Internal Dealing
Codice di comportamento di Internal Dealing 1 Reply S.p.A. Codice di comportamento in materia di Internal Dealing relativo alle operazioni su strumenti finanziari emessi da Reply S.p.A. compiute da Soggetti
DettagliREGOLAMENTO INTERNO DI AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ. Approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 10 giugno 2015 1/50
REGOLAMENTO INTERNO DI AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ Approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 10 giugno 2015 1/50 REGOLAMENTO INTERNO DI AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ Articolo 1 - Oggetto
DettagliProtocollo D.Lgs. 231/2001 n. 11. Gestione ed elaborazione della contabilità e del bilancio di esercizio
Pag. 1 di 5 Sommario 2 Scopo e applicabilità... 1 3 Riferimenti... 1 4 Aree interessate... 2 5 Reati potenziali e rischi da presidiare... 2 6 Modalità operative... 2 6.1 Principi di prevenzione... 2 6.2
DettagliIL DIRETTORIO DELLA BANCA D ITALIA
REGOLAMENTO DEL 18 LUGLIO 2014 Regolamento per l organizzazione e il funzionamento della Unità di Informazione Finanziaria per l Italia (UIF), ai sensi dell art. 6, comma 2, del d.lgs. 21 novembre 2007,
DettagliQUESITO SOLUZIONE INTERPRETATIVA PROSPETTATA DAL CONTRIBUENTE
RISOLUZIONE N. 169/E Direzione Centrale Normativa e Contenzioso Roma, 1 luglio 2009 OGGETTO: Consulenza giuridica - Trattamento IVA applicabile alla gestione del patrimonio immobiliare. Art. 4, primo comma,
DettagliDATALOGIC S.P.A. RELAZIONE ALL ASSEMBELA DEGLI AZIONISTI
DATALOGIC S.P.A. RELAZIONE ALL ASSEMBELA DEGLI AZIONISTI ACQUISTO E DISPOSIZIONE DI AZIONI PROPRIE DELIBERAZIONI INERENTI E CONSEGUENTI Consiglio di Amministrazione 1 aprile 2016 Signori Azionisti, l Assemblea
DettagliSTANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 81/2008
DECRETO LEGISLATIVO n. 81 del 9 aprile 2008 UNICO TESTO NORMATIVO in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori STANDARD OHSAS 18001:2007 E CORRISPONDENZE CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO
DettagliREGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELLE NORME IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELLE NORME IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI PARTE I - Disposizioni generali... 2 ART. 1 - Ambito di applicazione... 2 ART. 2 - Circolazione dei dati all'interno dell'università...
Dettagli( PROCEDURA REGISTRO PERSONE RILEVANTI )
( PROCEDURA REGISTRO PERSONE RILEVANTI ) PROCEDURA RELATIVA ALLA TENUTA E AGGIORNAMENTO DEL REGISTRO DELLE PERSONE CHE HANNO ACCESSO AD INFORMAZIONI PRIVILEGIATE IN GIOVANNI CRESPI SPA Approvata dal Consiglio
DettagliPOLIS FONDI IMMOBILIARI DI BANCHE POPOLARI SGR.p.A. CODICE ETICO E DI CONDOTTA. Novembre 2012
POLIS FONDI IMMOBILIARI DI BANCHE POPOLARI SGR.p.A. CODICE ETICO E DI CONDOTTA Novembre 2012 Premessa 1. Il Codice etico aziendale contiene i principi di comportamento per la conduzione dell attività di
DettagliL amministratore di sistema. di Michele Iaselli
L amministratore di sistema di Michele Iaselli Definizione L Amministratore di sistema viene definito dal provvedimento dell Autorità Garante del 27 novembre 2008 come una figura professionale destinata
DettagliMedico (assi)cura te stesso. Milano - 26.3.2011 www.studiolaplacagriva.it. www.studiolaplacagriva.it
Medico (assi)cura te stesso. Milano - 26.3.2011 AMBITO ASSICURARSI COME. CIRCA IL PROBLEMA DELLA COLPA GRAVE NELL'ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO: PROBLEMI DI COPERTURA ASSICURATIVA. Responsabilità del
DettagliCircolare N.24 del 07 Febbraio 2013. Sicurezza sul lavoro. Obblighi e scadenze
Circolare N.24 del 07 Febbraio 2013 Sicurezza sul lavoro. Obblighi e scadenze Sicurezza sul lavoro: obblighi e scadenze Gentile cliente, con la presente desideriamo informarla che, il D.Lgs n. 81/2008
DettagliSTUDIO BD e ASSOCIATI Associazione Professionale Cod. Fisc. e Partita Iva 01727930354 web: www.bdassociati.it e-mail: info@bdassociati.
Circolare n. 5/2013 Pagina 1 di 6 A tutti i Clienti Loro sedi Circolare n. 5/2013 del 7 marzo 2013 SICUREZZA SUL LAVORO OBBLIGHI IN VIGORE E DI PROSSIMA SCADENZA PER I DATORI DI LAVORO Come noto, il D.Lgs
DettagliREGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE, INTEGRITA E TRASPARENZA DELLA PERFORMANCE
COMUNE DI GAGGIO MONTANO Provin cia di Bologn a REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE, INTEGRITA E TRASPARENZA DELLA PERFORMANCE Approvat o c on De libe raz ione Giunt a Munic ipale n. 1 5 6 in dat
DettagliRegolamento per la formazione professionale continua del Consiglio Nazionale
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA degli iscritti negli Albi tenuti dagli Ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
DettagliRoma, 11 aprile 2013 C NOTA
Direzione Centrale Accertamento Roma, 11 aprile 2013 C NOTA Adempimenti all Archivio dei rapporti finanziari da parte di soggetti che svolgono in Italia attività di prestazione di servizi di pagamento
DettagliISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE
ORGANISMO DI VIGILANZA PER L ATTUAZIONE DEL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO DE ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE STATALE GALILEO GALILEI CREMA (CR) Nomina componenti OdV edizione dicembre
DettagliAzienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona
PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA La trasparenza è uno strumento per il controllo diffuso da parte dei cittadini dell attività amministrativa e un elemento dell azione di prevenzione
DettagliL Organismo di Vigilanza e l individuazione dei rischi aziendali
L Organismo di Vigilanza e l individuazione dei rischi aziendali Milano, 5 dicembre 2011 Docente: Dott.ssa Tiziana Vallone Dottore Commercialista e Revisore Legale Partner Studio Vallone tiziana.vallone@studiovallone.it
DettagliIL MINISTRO DELL ECONOMIA E DELLE FINANZE
Regolamento di disciplina dei requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza e patrimoniali per l iscrizione all albo delle persone fisiche consulenti finanziari. IL MINISTRO DELL ECONOMIA E DELLE
Dettagli